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1 Le tre virtu’

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Patrizia Crescenzi

A Gaia e Jacopo perché

vivano nella verità e nell’amore

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“L’amor che move il sole e

l'altre stelle (Dante Paradiso

XXXIII,145)”.

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I luoghi e le persone non hanno riferimento con la realtà ma sono invenzioni della

fantasia dell’autore.

Le tre virtu’

“Fede, Speranza e Carità sono nel catechismo cristiano le tre virtù teologali.

Per S. Agostino la Fede è il credere a ciò che non si vede.

In Hume la Fede o Credenza è un tipo di conoscenza non razionale,

dipendente dall’abitudine. Per Kant è l’accettazione di ideali (le idee della

ragione, ed in particolare i postulati della ragion pratica) non dimostrabili

teoreticamente, ma necessari per l’esistenza della legge morale, come le idee

di Dio, libertà ed immortalità dell’anima.

La Speranza consiste nella convinzione ferma e nella fiduciosa attesa della

resurrezione e della beatitudine eterna. Simbolo della Speranza è l’Ancora:

"Chi perde denaro perde qualcosa, chi perde l’onore perde molto, chi perde

la Speranza perde tutto".

La Carità è la più alta delle tre virtù teologali, da cui procede l’amore di Dio

e del prossimo. San Paolo ha esaltato il valore della Carità rammentando

che, qualunque opera buona l’uomo compia, se non vi è la Carità resta come

un bronzo risonante o come un cembalo squillante (I Corinzi 13, 1), San

Tommaso dimostra che nella Carità si trovano i caratteri della vera amicizia

che ci lega a Dio: "Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta

l’anima tua, con tutto il tuo spirito", cui è legato il secondo precetto: "Amerai

il prossimo tuo come te stesso" (Matteo 22, 37). Per il cristiano la Carità è la

partecipazione alla vita propria di Dio che questi gli accorda: è la Grazia

abituale o santificante”.

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Cap. I

- Omicidio nel Palazzo

- The day after

- Arriva il Commissario

- L’appuntamento

- Una svolta

- Incontri aristocratici

- La Fede

- Furto di documenti

- Lo strappo

- Il nuovo incontro

- Sospetti

Cap. II

- Mussa

- La paura

- Iniziazione

- Le strategie di Guido

- Mussa parte in causa

- Furto in casa

- Sospetti

- Nuovo incontro a casa Sax

- Appuntamento urgente

- Secondo omicidio

- Riflessioni

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Cap. III

- L’addestramento

- Contro - iniziazione

- Contromosse

- Operazione Molet

- Nuovo incontro

- I primi risultati

- Prime ammissioni

- Riunione a Bruxelles

- L’ira di Guido

- L’ora della verità

Allegati:

- Sintesi dello studio "La rete globale del controllo societario" Politecnico

federale di Zurigo.

- Andrea Fumagalli: docente di economia all'Universita' di Padova (estratto da un

articolo del wall street Italia).

- Le vie di uscita dalla crisi e la costruzione di un mondo più coeso. Riassunto dei

presidenti Jean-Paul Fitoussi e Joseph Stiglitz.

- Banche, debiti, popoli schiavi. Diciamo la verità: è la crisi del sistema

capitalistico «Capitalismo in crisi?» è il titolo di una serie di articoli che

appaiono sul quotidiano inglese «The Financial Times».

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Cap. 1

Omicidio nel Palazzo

Un pomeriggio assolato, di quel sole di Roma che ti avvolge come in un abbraccio,

un cielo eccezionale, a contrasto con il rosso dei palazzi!. Stupendo pensavo assorta,

dietro la finestra della stanza al piano terra del mio Ufficio (un importante ufficio del

Ministero dell’economia, il punto di snodo di incroci complessi).

Mi sentivo stanca della continua lotta per la sopravvivenza individuale…una battaglia

persa contro i mulini a vento. Ma se sei afflitta dalla sindrome di David, non c’è

niente che conti di più della sfida con il potere…attenzione, non con l’istituzione in

quanto tale, ma con il Potere, quello dei complotti e delle strategie che governano

malamente il mondo.

Avevo voglia di andarmene e di chiudere tutto li’, di farla finita con la stupida ed

inutile idea di cambiare qualcosa, di lasciare comunque una impronta.

Basta! è ora di finirla con questa tiritera mi ripetevo, ma guerrieri si nasce anche nel

DNA, forse non è neanche una scelta ma una necessità biologica.

Ad interrompere le profonde, quanto inutili, meditazioni, squillo’ il telefono.

- Pronto, ciao, si ti porto i dati, sono aggiornati e commentati. Vuoi altro? tra un

minuto salgo.

Era il “capo”, Guido Mitralis, un ragazzone di mezza età, alto quasi 2 metri, dall’aria

falsamente mite.

L’avevo capito subito, appena conosciuto, che era un cane, di quelli bionici, che

eseguono i comandi, basta impostarli, senza emozione e senza intelligenza.

Salgo in fretta le scale, piena di fogli sotto il braccio e, comunque, con quella sottile

agitazione che ti prende quando il capo ti chiama.

Busso.

- Ciao ti ho portato tutti i dati aggiornati sull’economia italiana, eccoli,

- silenzio,

- cosa ne pensi ?

- Non c’è da stare molto allegri, le cose non vanno, o, per meglio dire, vanno a

singhiozzo. Bisogna commentarli bene, essere ottimisti.

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E mentre parlava mi scrutava dagli occhiali. Sapeva che non ero di alcuna scuderia e

questo in qualche modo lo eccitava. Aveva le narici leggermente dilatate e quella

faccia tipica dei giovanottoni cresciuti alla Bocconi, Mit di Boston etc….

Tutti uguali, inespressivi e privi di emozioni.

- Commenta bene, mi raccomando è importante, ottimisti, dobbiamo essere ottimisti!.

Mentre parlava mi guardava tutta, con aria curiosa e perplessa. Forse gli piaccio come

curiosità storica, pensavo.

Dal corridoio si cominciava a sentire un forte tramestio, prima sussurri, poi il volume

si alza…..

Ero allarmata e curiosa, in quei corridoi del 1° piano si camminava in punta di piedi,

come in un tempio, non si parlava, si sussurrava leggermente piegati in avanti.

Al contrario era un via vai di uscieri in marsina e personaggi in blu, direttamente dal

corridoio del Ministro. Le parole sussurrate prendevano corpo in una sola..

…HANNO UCCISO IL MINISTRO.

Guido si dirige di corsa verso la stanza del Capo dipartimento e scompare tra le tende

di velluto.

Mi sentivo insieme sovraeccitata e spaventata, non sapevo cosa fare....i corridoi si

andavano movimentando.

Un evento che non aveva precedenti nella nostra democrazia, se escludiamo

l’assassinio di Moro, ma le circostanze storiche erano troppo diverse, il periodo

difficile….non riuscivo a fare collegamenti immediati, era una sorta di 11 settembre

italiano.

Mi inoltro nel corridoio del Ministro, le guardie di finanza mi salutano, anche gli

uscieri mi salutano.

- Dott.ssa ha sentito? È assurdo! in Italia non era mai accaduto!.

Riesco a superare anche l’ultimo corridoio. Non è difficile, mi conoscono tutti da anni

e non mi fermano.

Via la prima, la seconda e poi…ecco la stanza, è immensa, quasi un santuario del

potere: marmi dappertutto, drappi alle finestre e quella grande, immensa scrivania

appartenuta anche a Quintino Sella, il padre della contabilità statale moderna e

dell’equilibrio dei conti.

Alla base della scrivania, rovesciato, un corpo vestito di scuro con la faccia nascosta e

il sangue sparso lungo il corpo.

E’ tutto perfetto, tranne quel corpo.

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Ho paura, ho veramente paura.

- Dott.ssa vada via, non si puo’ né entrare, né sostare, vada via subito.

La Guardia di finanza mi richiama all’ordine ed è perentoria. Un ultimo sguardo

rubato all’insieme alla ricerca istintiva di sensazioni ed indizi.

Mi allontano in fretta, sconvolta.

Il Ministro era di nomina recente, un personaggio eccellente del Gotha della finanza

internazionale. Incarichi di prestigio e gestione del potere in nome della finanza, l’alta

finanza…quella che conta.

Torno indietro, con il tramonto i corridoi si riempiono di ombre allungate, fa freddo,

o perlomeno, io ho freddo.

Sono scossa, molto scossa e penso al senso di questo omicidio mentre scendo per le

scale buie piena di paura.

Avevo passato anni a studiare cercando di conoscere le dinamiche economiche di un

sistema, avevo partecipato a riunioni internazionali, meeting all’Ocse, al FMI e alla

Commissione europea e mi ero convinta che l’economia era la vera grande forza, il

vero grande potere.

Attraverso un sistema economico passa la vita intera di una società, uno stile di vita e

di valori. Nell’800, quando l’economia è stata inserita di diritto tra le discipline

universitarie, si chiamava scienza etica. Ne è passato di tempo e le cose sono

cambiate, troppo.

Tornata a casa, assorta, cercavo di capire cosa mi si muoveva intorno. Ripensavo al

colloquio con Guido “il capo”, al suo pallore mortale alla notizia dell’omicidio e al

suo sparire improvviso dietro le porte del Direttore Generale, senza una parola né un

commento.

L’espressione era quella di chi sa e riconosce un segnale preciso, ma quale?!.

Il sonno, ecco, il sonno avrebbe sistemato tutto lo stress di questa giornata.

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The day after

All’indomani non si discuteva d’altro sui giornali, in tv e nelle strade, per non parlare

del Ministero. Ed era tutto un elogio della figura del personaggio, delle sue doti ed

una formulazione dell’identikit del presunto assassino e/o mandante. Terrorismo

arabo? frange di brigate rosse? no global?. Una ridda di ipotesi confermate dai

colleghi.

Io, da parte mia, avevo più la sensazione di un regolamento di conti tra il Prof.

Marconi (il Ministro) e altre fazioni ostili.

Girava la voce, infatti, che il Prof. fosse il Gran Maestro di una potente loggia

massonica e questo istintivamente mi portava a trasferire i miei sospetti sui membri

del mondo segreto delle logge, completamente negato ai profani, ma che, a mio

parere, istintivamente, avrebbe potuto rappresentare la vera chiave di lettura sia

dell’assassinio che di tante incomprensibili scelte.

All’indomani, nella mia stanza mi attendeva Virginia, la mia più stretta collaboratrice,

anche lei scioccata dagli eventi. Aveva appreso la notizia, in verità poco commentata,

dal TG3 delle 6,30 e ora voleva ragguagli da me.

Non sapeva ancora che la sera prima ero riuscita a vedere la stanza del delitto, si

perché su questo non c’era più alcun dubbio, la polizia aveva già diramato un

comunicato ufficiale affermando che si trattava di un omicidio, più precisamente di

colpi di pistola sparati a bruciapelo (probabilmente con un silenziatore).

Parliamo a voce bassa come se qualcuno potesse ascoltarci, in effetti non è

impossibile, e le racconto della sera prima, della chiamata del capo, della corsa verso

la stanza e dell’immagine dell’uomo riverso sul tappeto vicino alla scrivania, sporco

di sangue.

E’ terrorizzata, non riesce a credere alla mia intraprendenza!

Ci guardiamo negli occhi e confondiamo i nostri interrogativi che si incrociano

veloci.

L’accesso al Ministero non era assolutamente facile con mille filtri, figuriamoci per

arrivare al Ministro!. Permessi, contropermessi! Come poteva essere accaduto?.

In teoria l’indagine avrebbe dovuta essere condotta tra il personale interno che aveva

accesso alle stanze, o verso un esterno dotato di un accesso non registrato.

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Le due ipotesi sono intriganti e insieme spaventose…..forse d’istinto mi sarei buttata

sulla seconda !!!!!.

Virginia, finalmente, sembrava più tranquilla e insieme esaminavamo i possibili

motivi cercando di analizzare quelli di natura personale da quelli pubblici.

Assorte nei pensieri sentiamo a mala pena squillare il telefono.

Era Guido!

Si, salgo ..hai indetto una riunione ? no, non ho ancora guardato l’ e-mail, solo due

minuti e sono da te.

Salgo con il cuore in gola. Che vorrà Guido?, perché di questa riunione improvvisa?.

- Ciao Guido e ciao a tutti.

Era presente lo staff dei dirigenti al completo, con la faccia che la situazione

imponeva.

Guido prende la parola, austero nel vestito blu scuro e cravatta in tinta. Anche la voce

è austera.

- Siete tutti a conoscenza del dramma che ci ha colpito, è inutile che io vi esponga il

mio personale dolore per questa morte ingiusta ed ingiustificata. La polizia ha aperto

le indagini e ci interrogherà tutti, senza eccezioni. Vi prego quindi di collaborare a

tutto tondo, riservandovi, se possibile, gli aspetti più delicati della nostra

collaborazione.

Forte! penso, dobbiamo riservarci la “parte più delicata della nostra collaborazione” .

Cosa vuoi Guido che ignoriamo, forse gli incontri con gli austeri funzionari delle

agenzie di rating che esaminano i dati della nostra economia, forse gli aspetti più

delicati delle privatizzazioni ?, o forse il via-vai di banchieri e faccendieri?!.

Finito di parlare Guido si rivolge verso di me:

- puoi fermarti un attimo Beatrice, dobbiamo parlare.

Il tono era perentorio. Gli altri salutano con sussiego, e rimaniamo di nuovo soli (la

seconda volta in 24 ore!).

Senza preamboli, con fare brusco:

- voglio le tue impressioni, cosa pensi della faccenda?, ho saputo che sei riuscita ad

arrivare nella stanza del Ministro!.

Il tono non era simpatico. Voleva sapere che idea mi fossi fatta della cosa.

- Guido, non penso niente, sono disorientata e, poi, non ho visto niente. Si, è vero

sono arrivata quasi d’istinto nella famigerata stanza, ma ero e sono troppo spaventata

per pensare qualcosa.

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- bene, tienimi aggiornato e, mi raccomando, riservatezza.

Mi alzo e guadagno la porta.

Finalmente un po’ d’aria, ho capito di avere di fronte, inspiegabilmente, un avversario

e dovro’ stare attenta a quello che dirò o farò.

Scendo veloce, la mia collaboratrice mi attendeva in stanza, piena di quelle domande

che non aveva avuto il tempo di fare. Ma, irrompo e:

- c’è qualcosa che non va Virginia, mi sono sentita minacciata da Guido, credo di

rappresentare in qualche modo un pericolo, anche se non sono perfettamente

cosciente del perché. C’è qualcosa che mi sfugge !.

- mettiti tranquilla e raccontami tutto.

Sintetica al massimo, desideravo solo mettere a fuoco le idee e le sensazioni, perchè

già sento che questa vicenda è destinata a cambiarmi la vita.

Virgi sembrava valutare con attenzione gli avvenimenti e desiderava approfondirli

con un sopralluogo personale sui luoghi, non si fa per dire, del delitto.

La sua aria tranquilla e pacata la rendevano eccezionale per accogliere informazioni

in tutti gli ambienti. Aveva sempre funzionato!.

In quanto a me, si susseguivano nella mattinata le visite dei colleghi che avevano il

solo scopo di testare il terreno per raccogliere le mie impressioni e, possibilmente,

fare chiacchiere. Non mi piacevano, non avevo mai legato con loro.

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Arriva il Commissario

Nel pomeriggio prima convocazione del Commissario Marno. E’ inutile che descriva

la mia situazione personale.

Il Commissario, assistito da un agente in borghese, aveva occupato una stanza del

Ministero, al primo piano, una piccola stanza confortevole, con il caffè fumante sul

piccolo tavolino al lato della scrivania.

L’atmosfera era stranamente serena e l’atteggiamento del Commissario naturalmente

accattivante.

Tiro un respiro di sollievo, in queste circostanze ci si sente comunque colpevoli.

Anche l’agente aveva un’aria simpatica. Entrambi sembravano serenamente volti ad

una soluzione rapida del “caso”.

- Dott.ssa si accomodi e si rilassi. Le presento il dott. Dambro che collabora alla

ricerca della verità. E’ un agente dell’AISI e la sua presenza è richiesta dalla gravità

politica del caso.

Ho saputo che si trovava in sede quando è successo il fattaccio e che si è anche recata

nella stanza del Ministro. La avverto che questa conversazione sarà registrata. E’ una

prassi in situazioni complesse come questa.

- Ieri nel pomeriggio ero nella stanza del capo per mettere a fuoco i dati necessari a

commentare lo stato dell’economia italiana, quando abbiamo sentito un vociare

sempre più alto e abbiamo appreso la notizia della morte del Ministro.

- Mi sono trovata, sconvolta, ad andare verso la famosa stanza come un automa.

- Ha notato niente di particolare?,

- No!.

- Ha delle cose da segnalare?

- No, non in particolare, ho cercato di fare il punto della situazione ma ero troppo

agitata e perplessa.

- Sicura che non ha niente da segnalare?

- La cosa che mi lascia più perplessa è relativa all’accesso al Ministero. E’

veramente impossibile entrare senza passi. Questo mi porta a pensare che

l’omicida è da cercare all’interno della struttura e questo mi turba profondamente.

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L’agente dell’AISI a bruciapelo:

- cosa ne pensa della struttura? Possono esserci motivi che giustifichino questo

delitto?

- No, non credo, mi sembra tutto regolare.

- Il rapporto con il suo capo è buono?

- Si! (ma che c’entra?).

Bene, le domande per oggi sono terminate. Si tenga a nostra disposizione, avremo

ancora bisogno di lei.

Saluto ed esco.

Pensavo peggio, ero stata abbottonata, avevo preferito non condividere per il

momento le mie vere perplessità. Avevo paura, non sapevo più dove era il bene e

dove il male.

All’inizio del mio inserimento nel mondo economico del Ministero non era cosi’. Il

mio entusiasmo e la mia speranza erano totali.

Poi con gli anni le cose erano drammaticamente cambiate, avevo capito cose che non

volevo e dovevo capire, che mi avevano reso difficile l’esercizio della speranza e non

solo.

Tornata in stanza, avevo trovato Virginia carica di notizie. Era forte come avevamo

sviluppato insieme la tecnica dell’informazione, utilizzando le semplici armi della

benevolenza trasandata. Era un veicolo incredibile!.

- Bea è tutto un subbuglio, la gente è agitata e commenta, non vuole fare altro.

Secondo la voce più diffusa il Ministro è stato ucciso da qualcuno all’interno,

molto vicino a lui. Si parla di forti contrasti su operazioni finanziarie

assolutamente rilevanti e, poi c’è chi parla di cappucci e di squadre…mi hai

capito. Qui si fa il botto! Teniamoci alla larga è troppo pericoloso, c’è poco da

essere curiosi, potrebbe costare troppo cara questo tipo di curiosità.

- Non puoi lasciarmi sola in questa situazione, abbiamo affrontato tutto insieme.

Dai, anche tu sei curiosa di conoscere e sapere. Ti assicuro che sarò prudente,

molto prudente.

- Non so se ti seguirò questa volta, per il momento sto a guardare.

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I giornali confermavano operazioni finanziarie spericolate. Che strano, operazioni

spericolate fatte da quell’uomo dall’aria severa e onesta. Non sembrava credibile.

La tesi più accreditata era quella di un omicidio compiuto da un soggetto esterno con

accesso al Ministero o, cosa più probabile, con possibilità di accesso falsificato. In

effetti un omicidio dall’interno creava possibilità estreme e combinazioni di nomi non

accettabili e destabilizzanti.

Come si poteva credere che uno degli strumenti più qualificati dell’Amministrazione,

il cuore pulsante della democrazia indiretta attuata attraverso la trasparente gestione

della spesa potesse essere sconvolto da una situazione cosi’ incredibile?….o forse di

trasparente non c’è più molto e il sistema lobbistico/ affaristico aveva coinvolto anche

gli strumenti più alti della democrazia ?!.

La mia sensazione era quella di un degrado progressivo evidente ad un testimone (io)

del tempo. Avevo visto di tutto, ma ora l’atmosfera era veramente cambiata. Lo Stato

sembrava lontano, a tutto vantaggio di gruppi non meglio definiti che accorpavano

finanzieri con imprenditori, banche ed interessi finanziari esteri, il tutto in un disegno

dai contorni forti ed oscuri.

“Aridatece er puzzone” avrebbe detto qualcuno, ma non era il caso mio.

Ma la cosa più pesante nella mia situazione era quella di capire come sarebbero

evolute le cose e quale atteggiamento assumere.

Nella mattinata, poco prima del break del pasto, venivo chiamata dalla segreteria del

Capo Dipartimento (il capo diretto di Guido), il Prof. Liuti, nella cui stanza Guido si

era infilato, subito dopo l’omicidio, per un colloquio.

La giornata era trascorsa sostanzialmente in modo abbastanza normale, tra Virgi, i

colleghi, le telefonate. Ero fortunata a non avere una vera famiglia, la paura era tutta

mia e non dovevo condividere le scelte pericolose.

Giunta l’ora della convocazione ero salita di nuovo verso il corridoio, ovattato dalla

moquette, del Direttore e attendevo nell’anticamera ricca di stucchi d’oro e di quadri

preziosi.

Ero contenta di parlare con il gran capo. Avevo un debole per lui che, a differenza di

Guido, mi sembrava nella sostanza una brava persona, oltre ad essere estremamente

intelligente e preparata, Un cavallo di razza.

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Il professore mi chiama per nome e mi invita ad entrare. E’ quasi affettuoso e, come

sempre, sono contenta di vederlo.

E’ anche preoccupato, molto preoccupato, si vede dallo sguardo e dall’aria tirata, non

deve aver dormito molto nelle ultime ore.

- Dott.ssa l’ho chiamata perché ho bisogno di parlare con una persona di totale

fiducia e so che lei è la persona giusta. Dai primi anni di collaborazione ho

sempre saputo che potevo contare su di lei, le grandi diversità non mi hanno

impedito di apprezzare la sua profonda onestà e la sua professionalità. Se non ha

nulla in contrario desidero incontrarla fuori da questo ufficio. Lei capisce… è

opportuno avere un ambiente asettico.

E mi mostra con l’indice i possibili siti di possibili cimici.

- Professore, se ritiene opportuna e utile una mia collaborazione mi metto a sua

disposizione, come sono a disposizione dell’Amministrazione. Faccia assoluto

affidamento e, in quanto all’incontro, lo fissi quando ritiene opportuno.

A questo punto mi mette un bigliettino tra le mani e si congeda con un .. a presto.

L’incontro era durato in tutto pochi minuti, l’atmosfera affettuosa, anche se provata,

mi da un senso di serenità, dopo la pesantezza del delitto e del resto.

Nel biglietto, l’appuntamento era fissato per la sera stessa alle 21, al “ Guru” un

ristorantino un pò fuori mano dal tiro dei ritrovi menageriali.

Avevo il tempo di rientrare a casa, restaurarmi e, poi…… di nuovo in pista.

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L’appuntamento

Il taxi mi aveva lasciata a pochi metri dall’appuntamento. L’aria era fresca,

piacevolmente fresca e la serata bella, di quella bellezza che hanno le sere di Roma

quando il cielo stellato le avvolge e le piccole strade del centro sono illuminate dai

vecchi lumi. Non mi ci abituerò mai.

Ero stanca, ma questo incontro mi dava un certo ottimismo. Era un incontro strano,

curioso. Non avevo mai pensato di vedere il Prof. Liuti fuori dal Ministero.

Entrata mi guardo intorno con un pizzico d’ansia.

In un tavolo appartato vedo il grande capo quasi irriconoscibile in tenuta sportiva.

- Dott.ssa si sieda. Le ho chiesto di vederci fuori dal palazzo per essere più libero di

esprimermi, per non correre rischi. La situazione è grave, molto grave, si sta

combattendo una guerra sporca e sotterranea tra gruppi di potere, e la morte del

Ministro è il segnale inequivocabile che questa guerra ha assunto toni ancora più

aspri e devastanti. Le chiedo di avere fiducia in me e, se vuole, di aiutarmi,

sempre che voglia fare quest’atto di fede. E’ un aiuto importante che può esporla

a seri rischi. Non le serberò rancore se non si sentirà di affiancarmi. Anche io ho

esitato a chiederle aiuto, ma a questo punto debbo rischiare tutto. Il valore in

gioco è troppo alto.

- Professore, vorrei sapere perchè. Se rischio debbo sapere perché.!

- Lasci che le spieghi. Prendo le cose con un minimo profilo storico, è essenziale

perché capisca come siamo arrivati a questo punto.

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale i vincitori si sono messi all’opera

per la creazione di un “mondo nuovo”, un nuovo sistema di stati, di potenze e di

rapporti internazionali, come è normale alla fine di qualunque guerra da parte dei

vincitori. Nacque però un progetto tronco, teso al raggiungimento parziale di tale

obiettivo, perché la presenza sovietica, dividendo di fatto e di diritto il mondo in due

blocchi, ha permesso solo in parte la creazione del nuovo mondo economico, militare

ed energetico.

Ma dal 1989, con la caduta del muro di Berlino e del mondo sovietico, ha avuto inizio

la vera svolta, in nome del profitto e del potere, gestiti da una ristretta elite di politici,

banchieri, militari e affaristi senza scrupoli, per i quali gli esseri umani sono solo

merce di scambio.

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Non creda, anch’io ho subito il fascino del potere in se e sugli altri, ma non avevo

percepito in pieno il baratro umano e ideologico nel quale stiamo cadendo. Quando

con consapevolezza ho cercato di intervenire modificando leggermente le traiettorie

sono stato minacciato pesantemente e ho capito che è necessario fare qualcosa. Poi la

morte del Ministro, cosa assurda solo da immaginare, ha completato l’opera.

Questa è l’essenza della verità non ancora tutta la verità, ma per il momento non

posso dire di più.

Sta a lei decidere.

– Cosa debbo fare? (avevo accettato di correre i rischi)

– il dott. Guido Mitralis, il suo capo, è un uomo della corrente più sfrenatamente

liberista ed occupa un posto di primo piano nella nomenclatura del nuovo ordine

economico mondiale. Le stia il più possibile vicino e, se può, ne spii carte e

movimenti. Questo incontro non c’è mai stato. Troverò il sistema per avvicinarla

di nuovo, ma non sarà nel Ministero. Non usi per comunicare su questi argomenti

il telefono, internet o altra strumentazione elettronica. E’ tutto controllato. Non si

fidi di nessuno, io cercherò di proteggerla ma non posso al momento dirle come.

Sappia che sta onorando una giusta causa.

Dopo un rapido saluto mi ero affrettata verso l’uscita, rossa in faccia, o almeno cosi’

mi sentivo. In fondo, nonostante i rischi, ero onorata di essere stata scelta per un

compito difficile ma strategico. Sapevo che non sarebbe stato facile avvicinare Guido

e, in qualche modo, attivarne la fiducia. Le idee mi sarebbero venute, e, poi, la

motivazione ideologica era troppo forte, non avrei rinunciato per niente al mondo.

Quindi le cose stavano come avevo pensato. Spesso mi ero sentita un extra terreste

paranoico, invece……

La notte era bella e dolce, camminare a piedi mi era sempre piaciuto e mi sentivo

leggera nella mia completa incoscienza.

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Nella settimana che segui’, shock a parte, il mio solo pensiero era diventato quello di

mettere a punto una strategia credibile che mi permettesse in qualche modo di stare

più vicina a Guido.

Avevo evitato di parlarne apertamente con Virginia e questo per due motivi: la

riservatezza richiesta e la paura di coinvolgerla troppo pericolosamente nella vicenda.

Lei da parte sua aveva sicuramente capito e mi stava vicino in modo discreto ed

efficace, come al solito.

L’atmosfera al Ministero era di forte controllo delle informazioni, mentre le orecchie

dei corridoi e le gole profonde riferivano che le indagini andavano avanti in varie

direzioni.

La sorte, come al solito, mi venne incontro.

Il Commissario Marno mi convocò nuovamente e, al cospetto del solito agente, mi

interrogò, questa volta in modo approfondito, su tutta la vicenda, spulciando le

situazioni personali e i rapporti professionali alla ricerca di qualche elemento

prezioso. Mi sembrò particolarmente interessato a Guido e ai nostri rapporti di lavoro.

Voleva sapere se le nostre decisioni avevano un peso sul Paese, se le strategie

potevano favorire alcuni settori dell’economia a scapito di altri… etc.

Io cercai di collaborare quanto potevo, non sottraendomi alle domande, anche quelle

più complesse. Il quadro che veniva fuori non era eccezionale e, anche nella

frammentazione, si riusciva a capire che esisteva un motivo conduttore comune nelle

scelte esercitate da Guido.

Alla fine dell’interminabile settimana riuscii finalmente a fare il punto e ad

inventarmi un pretesto per contattare Guido.

Il lunedi’ mattina, all’inizio della tornata lavorativa dell’ultima settimana di ottobre,

avevo telefonato alla segreteria di Guido e fissato un incontro per il pomeriggio.

Guido mi aspettava con l’aria un po’ sorpresa e stranamente agitato.

- Beatrice sono curioso di conoscere il tema dell’incontro. E’ la prima volta che lo

proponi tu, dimmi in cosa posso esserti utile.

- Guido, mi ha convocato il Commissario e mi sembra corretto informarti che la

quasi totalità delle domande verteva sui nostri rapporti professionali, sul tuo ruolo

internazionale e la tua capacità di incidere sui tavoli che contano. Mi sono formata

la convinzione che abbiano in mente qualcosa di preciso in merito al tuo ruolo di

consigliere del Ministro. Forse esagero ma ho ritenuto corretto da parte mia

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informarti (bleffavo alla grande, ma desideravo creare un clima di confidenza)

della situazione. Attendo tue disposizioni.

- Non so cosa dire, rimango di stucco…… …lo sai che il nostro è un ruolo di

analisti (era vero solo in parte!) non incidiamo sulla realtà più di tanto. E’ vero

che sulla carta sono Consigliere del Ministro, ma di fatto sono stato convocato

poche volte e non ho mai avuto un potere contrattuale con lui.

- Ricordati che mi atterrò alla riservatezza e cercherò di esserti d’aiuto (mentii in

modo vergognoso). Mi metto a tua disposizione.

- Beh ecco, potresti riferirmi tutto quello che accade al di fuori della stanza,

chiacchiere, sensazioni….sarebbe tutto molto prezioso per me ed io ti potrei

dimostrare praticamente la mia riconoscenza….capiscimi……

Ci salutiamo quasi affettuosamente e capisco che l’amo è andato, il pesce ha

abboccato e posso tirare…piano…piano..piano !.

Sono quasi esaltata dalla facilità con la quale è andata la cosa…..forse pure troppo

facile!. La prudenza era d’obbligo se volevo ottenere dei risultati, del resto anche per

Guido potevo essere una risorsa visto che, probabilmente, ero l’unica del suo tim che

non era inquadrata in un “sistema” e, quindi, poco affidabile.

Intanto ripensavo alle parole del Prof. Liuti e al disegno che in parte avevo intuito di

mettere tutto il mondo nelle mani di pochi individui senza scrupoli…sembrava la

trama di un thriller avvincente, se non fosse stata la pura verità.

In effetti gli anni trascorsi nel settore economico del Ministero mi avevano portato ad

ipotesi e riflessioni.

Avevo visto cambiare il mondo un poco alla volta.

Dagli anni settanta, dopo la prima crisi petrolifera, era stato tutto un susseguirsi di

impegni internazionali che avevano progressivamente condizionato la democrazia nel

nostro paese, come negli altri paesi industrializzati e non.

Attraverso l’economia si era ridisegnata una mappa del potere nella società, a tutto

svantaggio della parte debole, in nome di un liberismo che, a mio parere, dava

vantaggi a chi già ne aveva e…tanti. La ricomposizione della ricchezza, infatti,

avveniva a favore di queste classi.

Quando poi si era intensificato il processo di aggregazione europea…..era stata

l’apoteosi. Un Parlamento, il nostro, lasciato solo per sbrigare faccende

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amministrative e, comunque, attuare strategie di pura convergenza agli obiettivi

fissati dalla Banca centrale europea. Un ruolo dominante era infatti svolto dalle

Banche Centrali, strutture sostanzialmente private, con consigli di amministrazione

privati e con un potere enorme affatto democratico.

Quando avevo appreso questa pesante realtà le cose per me erano cambiate in

maniera drammatica sia da un punto di vista personale che professionale.

I tentativi di evidenziare nei seminari, giusto luogo di incontro e di dibattito tra

economisti, e nei convegni. un punto di vista critico su questi aspetti era

miserevolmente fallito e per me era stato tutto un sopravvivere tra minacce più o

meno velate.

Ma non avevo mai perso la speranza. Ed ora il Prof. Liuti mi faceva capire che,

nonostante tutto, non bisognava lasciarsi andare alla disperazione perché c’era la

possibilità di cambiare ancora le cose. Ed in tutto questo potevo avere un ruolo.

Ora era necessario agire con la necessaria calma e procedere in modo scaltro.

La cosa più difficile per me era quella di non potermi confidare e di decidere da sola,

anche se il grande capo mi aveva fatto capire che non sarei stata sola e che mi

avrebbe affiancato una persona di sua fiducia. Ma chi?.

Lavoravo con tante persone, avevo tanti contatti, ma non riuscivo a capire quale di

queste avesse un profilo adeguato a farmi da angelo custode, eppure…doveva esserci!

Aspettavo qualche segnale particolare che mi permettesse di capire, ma quale?.

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Una svolta

Le indagini proseguivano in apparenza con una certa lentezza. Ma le voci del

Ministero parlavano di passi avanti significativi e spesso mi capitava di incontrare il

dott. Marno che con fare indifferente cercava di insinuarsi nella vita più riservata

della grande struttura.

Virginia, con la quale continuavo a confidarmi, pur conservando, purtroppo, un black

out sui temi più riservati e personali, mi era costantemente vicina e, ne ero convinta,

percepiva quello che mi era e che mi stava accadendo e, anche, l’origine della mia

nuova chiusura.

In una apparente calma piatta, una telefonata di Guido cambiò improvvisamente tutte

le carte in tavola.

Beatrice c’è Guido al telefono…….

- Beatrice, ho pensato di portarti con me ad un incontro formale questa sera. Se ti

interessa posso passare a prenderti alle nove.

- Guido, ciao, sono sorpresa, si, non ci sono problemi; sono veramente contenta di

poter venire se a te fa piacere. A più tardi.

Virginia era preoccupata perlomeno quanto io ero sorpresa. Aveva paura per me.

Un cenno per farle capire che era meglio uscire. Non mi fidavo più di parlare

apertamente nella stanza, dopo quello che mi aveva detto il grande capo.

- Stai attenta, con Guido non si scherza. Lo sai che è pericoloso, veramente

pericoloso. Con lui rischi veramente.

- Lo so, ma so anche che voglio essere della partita. Sono anni che aspetto che

qualcosa si muova e cambi le regole di questo gioco mondiale. Il momento è

prossimo….voglio esserci.

- Qualunque sia la tua decisione e il tuo disegno, so che non puoi dirmi tutto, ti

chiedo solo di essere prudente, tanto prudente e sappi che sono con te “

comunque”.

Lo sapevo, avevo vissuto questa realtà fatta di solidarietà, a volte giustamente critica,

per tanti anni e conservavo questo affetto sincero con cura particolare, come si fa con

i fiori rari.

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Sarei stata prudente, ma per nulla al mondo mi sarei privata di questa possibilità.

Dovevo andare e poi possibilmente riferire. Ero molto eccitata e aspettavo il

trascorrere delle ore con un misto di ansia e di curiosità.

Alle ventuno in punto la telefonata di Guido che mi avvertiva di essere sotto casa.

Scendo un po’ trafelata, vestita con cura, ma sostanzialmente in modo semplice e mi

avvio con il cuore in gola verso la macchina nera e aggressiva che mi aspettava.

Era una mercedes spider, ultimo modello, con il tetto chiuso.

Guido, tirato a lucido, mi sembrava più squallido di sempre, ma mi sforzavo di essere

gentile e interessata a tutto quello che diceva.

- E’ un invito particolare il mio, ma la disponibilità che mi hai dimostrato dopo

l’assassinio del Ministro, mi ha spinto a sfidare la mia normale prudenza. Voglio

metterti alla prova e vedere se è possibile una nostra collaborazione. Questa sera

conoscerai persone importanti, molto importanti e una visione delle cose e del

mondo completamente diversa. Io rischio, rischio molto, ma tu di più. Ricordati

che se verrà fuori qualunque cosa relativa a questo incontro, per te sarà difficile

uscirne. E’ una minaccia e tale la devi percepire, è inutile e dannoso non essere

chiari su questo punto. Ma so anche che sei una donna ambiziosa e intelligente.

Hai una chance, una grossa chance.

Rannicchiata nella poltrona della vettura mi sentivo più piccola del solito. Era

scomparsa la mia normale incoscienza e quel pizzico di arroganza che mi

contraddistingue. Per la prima volta avevo veramente paura…ma la curiosità forse era

più forte.

Guido ferma la macchina davanti ad un palazzo splendido. Siamo sul lungo Tevere, la

serata è bella, leggermente frizzante e pigra. Come sanno essere pigre le serate

romane.

Con assoluta galanteria Guido mi apre lo sportello. Un lungo respiro ed entriamo. So

che non ci sarà un ritorno.

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Incontri aristocratici

L’ingresso era magnifico, il lusso semplice ma efficace, una gran classe in tutto

quello che vedevo. Stranamente non c’era volgarità.

Siamo annunciati ai padroni di casa, i coniugi Sax, padroni di banche ed agenzia di

rating. L’aria di entrambi era gradevole e, volendo, sottotono rispetto al lusso

dell’ambiente. Fuori del contesto li avrei definiti due anziani filantropi.

I saluti veloci e formali. Guido mi presenta a molta gente importante, dai nomi

altisonanti: banchieri, imprenditori, giornalisti, avvocati e alti prelati. L’atmosfera era

ovattata e la gente parlava prevalentemente usando toni bassi.

Ero confusa e imbarazzata. Nei volti che mi circondano non c’è traccia di violenza o

di avidità, come avevo sempre immaginato. Si trattava di persone garbate, dall’aria

consolidatamente signorile.

Che non abbia compreso, che sia caduta in un risentimento ingiustificato?!

Sui banchieri Sax e i suoi uomini ne erano circolate di tutti i colori. Molti sospettano

che fossero proprio i banchieri d’affari americani e inglesi, di concerto con quelli

italiani, i direttori d’orchestra delle privatizzazioni. Con l’obiettivo di far passare i

nostri migliori prodotti sotto le insegne del grande capitale internazionale.

I camerieri offrivano prelibatezze e vini di annata e io, dopo essermi ripresa,

cominciavo ad assaggiare e bere il meglio. Guido mi era cautamente vicino ma non

era assillante, le signore mi guardano con un pizzico di curiosità.

Dopo qualche tempo un maggiordomo ci aveva invitato ad entrare nella sala della

conferenza ed iniziava una nuova fase di conoscenza con l’ambiente.

Aveva preso la parola il padrone di casa ed era tutto un elogio alla nuova politica, al

nuovo ordine, alla nuova classe dirigente, nel quadro di una ricollocazione delle classi

sociali che vedeva delinearsi una nuova aristocrazia dominante.

Non mi ero sbagliata, era un sollievo. Avrei potuto accorgermi di aver sprecato tanto,

troppo tempo. I discorsi si susseguivano simili, senza spunti critici e finivano per

annoiarmi. Se non avessi conosciuto il peso politico ed economico dei presenti avrei

pensato ad una parata di nostalgici.

Finalmente dopo tante chiacchiere un po’ di silenzio.

La riunione era finita e, seguita da Guido, salutiamo i padroni di casa e, finalmente,

usciamo.

- Cosa ti sembra Beatrice di quello che hai ascoltato e visto questa sera?,

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- Sono stordita, non mi aspettavo questa gente e questa cornice. E’ tutto molto

interessante (mentivo spudoratamente) e penso che dovro’ rivedere molti

parametri della mia vita. Il profilo di una società aristocratica nel senso greco

della parola (aristos = migliore) mi sembra interessante.

Guido mi accompagnava velocemente a casa, mentre il silenzio ci divideva

profondamente.

- Grazie per la serata interessante,

- è’ solo la prima, al momento sei stordita, è normale….le prossime volte sarà più

semplice ed insieme più interessante. Ricordati che non devi fare menzione di

questa esperienza che è negata ai più. Non si tratta di un consiglio.

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La Fede

Avevo salutato frettolosamente e salivo le scale di fretta. Non vedevo l’ora di

togliermi la maschera dal viso e di sdraiarmi sul letto. Sapevo che questo invito era

l’inizio di una vita da brivido.

La notte avevo dormito agitata e, verso l’alba mi ero svegliata sudata. Avevo avuto un

incubo. Avevo sognato la stanza del Ministro e… riconosciuto un oggetto che avevo

completamente rimosso, vicino al corpo.

L’oggetto, il simbolo ebraico della fede, l’avevo visto infatti nella stanza

dell’omicidio, e subito dimenticato. Ora l’inconscio me lo rimandava violentemente

ed io non potevo più ignorarlo.

All’indomani la prima visita sarà per il Commissario Marno, mi dissi, prima di

riaddormentarmi.

Qualche ora di sonno ristoratore mi aveva riporta alla vita e mi domandavo come

avevo potuto non ricordare. Era sotto i miei occhi in bella vista, vicino al corpo del

Ministro, io l’avevo registrato mentalmente e insieme accantonato nell’inconscio.

Forse non volevo complicarmi troppo la vita.

Giunta in ufficio molto presto, mi ero affrettata nella stanza del Commissario, prima

che gli uffici pullulassero di vita. Era li’, da solo, che guardava dalla finestra il

traffico già tumultuoso della città.

- dott.ssa si accomodi e mi dica, sono incuriosito dalla sua visita mattiniera. Il dott.

Dambro non c’è, ma possiamo procedere lo stesso.

- Commissario, questa notte sono finalmente riuscita a ricordare un oggetto che ho

visto accanto al corpo del Ministro. Si tratta di un simbolo che rappresenta la fede

come virtù teologale. Non riesco a capire come ho potuto dimenticare, e non so

quale peso possa avere nell’ambito di questa inchiesta, ma ho sentito il dovere di

comunicarle questo particolare. Ne faccia l’uso che crede, io non so che

significato dare alla cosa.

- In effetti è stato rinvenuto questo “segnale”, ma non abbiamo ancora saputo

individuarne le motivazioni. Lei è sicura di non saper collocare questo segnale nel

contesto complessivo?

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- L’unica cosa che mi è venuta in mente è che il concetto di fede appartiene a una

delle virtu’ teologali. Se questo fosse vero, il segnale sarebbe tremendo perché

potrebbe annunciare che il delitto è l’inizio di una triologia, l’assassino non può

averlo dimenticato.

Lasciai il Commissario, di solito loquace, senza parole. Del resto anche io ero

sconvolta, ma dovevo apparentemente controllarmi per poter portare avanti in

maniera credibile la mia azione ed il mio personaggio.

Tornata in stanza trovai Virginia, tra le carte, che mi aspettava.

Le feci cenno di uscire, e ci incamminammo lungo il corridoio, luogo sicuro per

affrontare, anche se con un poco di censura, la realtà straordinaria e terribile.

Le trasmisi tutto il mio pathos e le chiesi se sarebbe stata disposta a mettere mano

tra le carte di Guido, in sua assenza (Virgi era amica della segretaria particolare).

Annui’ subito con entusiasmo (non si dava mai per vinta) dicendo però di aspettare

una delle numerose missioni che l’avrebbero portato all’estero. Aveva saputo dalla

segretaria che nel fine settimana, a partire da Venerdi’, sarebbe stato a Bruxelles.

Momento buono per agire, aspettando l’uscita degli altri dagli uffici.

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Furto di documenti

Aspettando con ansia il venerdi’, i giorni passavano sostanzialmente tranquilli,

senza che Guido si facesse vivo. Solo il giovedi’ mi venne a trovare il Prof. Lanave

con il quale avevo a lungo collaborato in situazioni spesso critiche.

Persona che stimavo, contraccambiata.

La visita era stata particolarmente affettuosa e qualcosa mi faceva pensare alle

ultime parole del Prof. Liuti che, prima di accomiatarmi, mi aveva detto che non

sarei stata sola.

Era sembrato interessato a me, più del solito, e io l’avevo ricambiato con slancio

inconsueto, in virtù anche della particolarità del momento che richiedeva tanto

controllo e una qualche forma di solidarietà, anche inconsapevole, che tonificasse il

cuore. Poi, prima di uscire dalla porta, il Professore mi aveva porto un biglietto con

un numero super segreto dicendomi …non si sa mai!.

Il commiato era stato molto affettuoso.

Venerdi’ nel pomeriggio, io e Virginia avevamo trascorso le ore nell’attesa che il

Ministero si spopolasse e, soprattutto, che la stanza di Guido fosse di libero accesso.

Verso le 18 era quasi tutto buio e i corridoi erano percorsi solo dal passo delle

guardie di finanza.

Aspettammo che tutto fosse calmo, per attraversare con fare indifferente il

corridoio, e poi salire le scale che ci portavano nel piano nobile degli uffici.

La luce nel corridoio era accesa e il silenzio pesante. Avrei avuto paura se Virginia

non fosse stata con me.

La segreteria era vuota, nonostante la luce, anche se un p.c. era ancora aperto. La

stanza di Guido sapeva di chiuso e tabacco.

Alla svelta ci eravamo messe a frugare sulla scrivania e nei cassetti, alla ricerca di

una traccia che qualificasse maggiormente lo status di Guido, servitore dello stato

part-time, visto che per la gran parte del tempo era occupato a servire interessi altri.

C’era una grande quantità di carte e relazioni del tutto consuete, ma non vedevo

niente di interessante per me. Anche Virgi aveva messo sottosopra la stanza, senza

risultato alcuno.

I cassetti erano pieni delle solite carte interessanti, ma non rivelatrici di aspetti

particolari.

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Alla fine l’attenzione di entrambe era stata attratta da una documentazione inserita

dentro un faldone comune, dall’aria innocua: avevamo fatto centro!.

Dentro trovai quello che volevo, la conferma di quanto in tanti anni ero venuta

progressivamente a conoscere.

All’improvviso, col cuore in gola, sentimmo alcune voci che sembrava provenissero

dalla segreteria. Poi le voci si allontanarono e riprendemmo a respirare.

Il buio ci aveva inghiottito fino alla nostra stanza. Insieme facemmo le copie con la

fotocopiatrice, pronte a rimettere la documentazione al suo posto.

Virginia si propose per il reinserimento nel fascicolo e nella stanza. Io lasciai fare

troppo provata dalle emozioni degli ultimi giorni.

Con fare disinvolto, infine, ci avviamo all’uscita. Un piccolo rischio

ancora……usciamo con un solo budget, è una forma di cautela per me che sono la

più esposta. Le carte erano nelle nostre borse, parimenti suddivise, in attesa di

essere esaminate con cura.

La sera ci avvolse e la paura sembrava meno forte con il cuore che riacquista

progressivamente il suo ritmo normale.

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La doppia storia

Insieme ci indirizzammo a casa di Carla, una cara amica, per un istintivo caso di

depistaggio virtuale, convinte che il rientro nelle rispettive case avrebbe

rappresentato una sorta di pericolo. Avevamo bisogno di tempo per decantare

l’emozione del pomeriggio.

Carla ci accoglie con affetto, come al solito, ed in modo concitato le raccontiamo

gli eventi delle ultime ore. Sembrava curiosa ed eccitata.

I segreti vanno condivisi, per essere meno pericolosi. Ero dell’idea che un

atteggiamento aggressivo potesse garantire più della remissione.

Nessuna delle due era a conoscenza dell’antefatto del Prof. Liuti e della mia

missione “speciale”. Tutte e due con sfumature diverse sapevano che volevo capire

qualcosa di più dell’omicidio e delle cause che erano a monte del tragico evento.

Ci mettiamo a scorrere le fotocopie delle carte che avevamo trafugato dallo studio

di Guido, il clima è di intensa complicità e compartecipazione.

I documenti, tutti rigorosamente in inglese, datavano 2005 e 2006, quindi recenti, e

avevano intestatari di istituzioni e non.

Ad una prima vista non sembrano particolarmente importanti: si trattava di

previsioni economiche dei principali paesi dell’area industrializzata, di strategie di

coordinamento e di intervento delle politiche economiche.

Gli obiettivi erano uguali per tutti: fine delle politiche di solidarietà e di sostegno,

privatizzazione di aziende e strutture pubbliche, liberalizzazione dei mercati. Niente

di misterioso dal momento che giornali e televisioni non parlavano d’altro, in modo

monotono e acritico.

L’elemento nuovo però c’era, e leggendo le carte appariva sempre più evidente.

Le carte, in effetti, facevano costante riferimento al Gruppo Bilderberg, definito

detentore del potere materiale nel mondo. Ne avevo sentito parlare come gestore

delle guerre civili e religiose in ogni continente, finalizzato a favorire la condizione

di povertà in continua espansione in tutto il mondo, il senso di ingiustizia diffuso,

gli scandali che coinvolgono i personaggi che occupano posizioni di potere.

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Nelle carte, inoltre, veniva specificato che il Gruppo Bilderberg non era il vertice

della gerarchia, rappresentato da tredici delle più ricche famiglie del mondo che

veramente comandano il mondo da dietro le quinte.

Queste famiglie vengono definite la Nobiltà Nera, i Decision Makers.

La loro caratteristica è quella di essere nascosti agli occhi del pubblico. Possiedono

tutte le Banche Internazionali, il settore petrolifero e tutti i più potenti settori

industriali e commerciali; ma soprattutto sono infiltrati nella politica e comandano

la maggior parte dei governi e degli organi sovranazionali.

Dai documenti si delinea una strategia che appare basata su principi spietati:

arrivare alla soppressione dei Governi Nazionali e alla concentrazione del potere in

Governi ed Organi Sovranazionali gestiti da uomini selezionati.

Tra gli obiettivi definiti urgenti: la divisione delle masse in campi opposti attraverso

la politica, l’economia, gli aspetti sociali, la religione, l’etnia etc; provocare

incidenti in modo che si combattano e si indeboliscano. Corrompere (con denaro e

sesso) e quindi rendere ricattabili i politici o chi ha una posizione di potere

all’interno di uno Stato.

Come programma non c’era male!. Siamo tutte accaldate, rosse in faccia e, perché

no, spaventate. Aver visionato queste carte ci rendeva consapevoli e quindi

vulnerabili perche’ esposte.

La facilità incontrata nell’individuare i documenti nella stanza di Guido, comunque,

mi lasciava perplessa, avevo la sensazione che stavano li’ per essere presi e

visionati, pronti a fare paura, tanta paura.

Tra di noi oltre alla paura c’è anche quel tipo di euforia che coglie quando hai

individuato un avversario e finalmente puoi studiarlo e affrontarlo.

Guido forse intuiva che avrei scrutato tra le sue carte e che sarei rimasta spaventata

da quello che avrei scoperto. Forse pensava proprio questo……che mi sarei

spaventata.

Non volevo credere a quello che leggevo ..non volevo credere!.

In fondo all’anima avevo sempre sperato di sbagliarmi ad interpretare alcune

circostanze. Mi rifiutavo di pensare ad un progetto sistematico, ma l’omicidio del

Ministro, il colloquio con il Direttore, la visita alla Famiglia Sax e, ora, i documenti,

non mi lasciavano scampo.

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Ci guardammo negli occhi, le parole stentavano ad uscire, una improvvisa

stanchezza mi prese tutta. E’ la reazione allo stress e alla paura.

Ci accomuna un misto di impotenza e di sgomento: cosa si può fare di fronte ad una

situazione cosi’ radicata e controllata?, che strumenti ha un sistema politico ed

economico attaccato da un cancro cosi’ insidioso ed apparentemente ingestibile?.

Cercavamo solo di ipotizzare delle risposte senza, peraltro, riuscirci.

Intorno alle 23 decidiamo di sciogliere la riunione e di aggiornarci, Carla ci assicura

il silenzio e la riservatezza sulle cose che avevamo appreso.

Io e Virginia scendiamo le scale, immerse ciascuna nelle personali riflessioni. Era

stata una giornata pesante e ci gratificava il pensiero di un bagno caldo.

Ci lasciammo a pochi isolati, abitavamo tutte sufficientemente vicine da

raggiungere a piedi le rispettive abitazioni.

Dopo averla salutata cominciai a camminare in fretta. Le strade erano scarsamente

illuminate, come si conviene ad un quartiere residenziale, e in fondo non mi sentivo

sicura. I passi risuonavano sull’asfalto, più frequenti del solito, ed anche la mia

respirazione era vagamente asmatica.

Arrivata a casa cominciai a guardami intorno come per un riflesso condizionato. Mi

sembrava di vivere in un giallo. Salii le scale e, finalmente, infilata la chiave ed

entrata in casa mi spogliai in fretta, buttando all’aria i vestiti e immergendomi

nell’acqua della vasca. Avevo assoluto bisogno di rilassarmi.

Nell’acqua, come in un abbraccio caldo, la testa si snoda dai pensieri e dalle

emozioni. Volevo pensare solo a me stessa e lasciarmi alle spalle una giornata tanto

difficile.

Dopo qualche tempo, non so quantificare con precisione, sentii di nuovo il telefono

squillare e, scattata la segreteria, sentii la voce di Guido che mi annunciava il suo

rientro per lunedi’ e mi fissava un appuntamento nel primo mattino.

Era stata una fortuna non aver potuto rispondere.

Stavo sfidando la storia già scritta dalle lobby potenti del mondo, ma esisteva nella

società un contrasto profondo che doveva essere utilizzato per tentare di far cessare

questa vendita dell’umanità a prezzi stracciati, questo ritorno alla perdita della

consapevolezza e della dignità.

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Era ora di attaccare usando le contraddizioni degli altri. Era una sfida impossibile,

ma sarebbe stato impossibile anche vivere in un mondo sopraffatto dalla negatività

e dalla perdita di umanità.

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Lo strappo

Lunedi’ pensando all’appuntamento serale ancora da definire arrivai presto al

Ministero. Virginia mi avverte che la segreteria di Guido mistava cercando.

Trafelata salgo le scale tre a tre, anche per giustificare il fiatone, e mi presento un

po’ sconvolta a Guido che, impeccabile come al solito nel suo abito blu ministero,

mi attendeva con l’aria distaccata e vagamente cinica che portava sempre addosso

insieme all’abito …come una divisa.

Prima che potesse parlare lo investo con la mia pseudo confessione sul famigerato

fascicolo.

- Guido ti prevengo, sono entrata venerdi’ nel tuo studio e ho cercato tra le carte

qualcosa che mi indicasse in modo più preciso la gerarchia nella quale ti muovi.

Ho diritto di sapere se vengo coinvolta …….ho trovato il fascicolo in bella

vista….. la storia dei Builderberg …sono confusa perché mi incontro con una

parte dei miei pensieri….non sapevo come stavano veramente le cose, ma ora la

mia visione del mondo è totalmente cambiata e penso che una sinergia

consapevole tra noi sia effettivamente possibile.

- Bea sapevo che saresti venuta a frugare, i Sax non ti sono bastati e neanche le mie

rivelazioni. Sei una donna decisa a farsi una sua idea sulle cose, per questo ho

lasciato a bella vista il fascicolo…….perchè lo trovassi e prendessi atto della

verità. Opporsi non ha nessun senso, è fatica inutile, ormai le sorti sullo sviluppo

del mondo sono decise e ottimizzate. Le resistenze che alcuni pongono in essere

non hanno nessun senso. Sono tentativi romantici destinati al fallimento. Meglio,

molto meglio assecondare e trovare uno spazio degno.

- Bene, dimmi cosa vuoi esattamente che io faccia.

- Con calma, una cosa per volta…..devi assimilare i cambiamenti se vuoi essere

veramente utile. Domani c’è un altro incontro a casa dei Sax e devi venire.

Mi congedo da Guido in fretta, sono incapace di mentire, o almeno credevo di esserlo,

sono confusa perché sto perdendo i punti di riferimento……nel tentativo di essere

un’altra.

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Nella mattinata cerco di riorganizzare le idee, di comprendere la tattica giusta per

affrontare questa intricata matassa. Non è nel mio temperamento giocare su due

piani diversi e soprattutto affrontare, in contemporanea, due ruoli cosi’ antitetici.

Debbo superare il naturale disgusto per Guido e recitare la parte, non so quanto

convincente, della complice di una strategia che detesto profondamente, proprio io

che ho sempre cercato l’autenticità dei comportamenti e dei sentimenti,……. senza

considerare i rischi a cui vado incontro!.

E’ un momento critico e anche le motivazioni più profonde sembrano scosse dal

senso di inutilità di una sconfitta annunciata.

Verso le 13, nell’insolito silenzio della stanza, una telefonata mi riporta alla realtà

con un invito a pranzo del Prof. Lanave. E’ simpatico e cordiale, non giovanissimo

e non bello, ha quell’ironia romana cha aiuta a vedere in modo distaccato il corso

della storia.

Smitizzare il presente e prendere le distanze dall’angoscia del momento……

potrebbe essere la risposta giusta.

L’appuntamento è vicino all’ufficio, in una piccola trattoria di Via Sallustio che

sembra ritagliata in un vecchio borgo romano. Le tovaglie sono di carta e l’odore

invade l’area antistante. E’ l’odore buono di cose fatte in casa.

Il Professore mi aspetta sulla porta con aria cordiale, quasi affettuosa, è vestito in

modo un po’ trascurato, ma sa di sapone Marsiglia, non è difficile immaginarlo con

una spazzola di crine a sfregarsi tutto. Mi viene un po’ da sorridere tra me e me.

Ha un atteggiamento leggermente galante e protettivo che non mi dispiace, anzi

sembra assolutamente adatto alla situazione.

Ci accomodiamo sulle sedie di paglia al riparo dal sole e ordiniamo un pasto

frugale.

- Dott.ssa la vedo stanca, cosa c’è che non va?, lei che è sempre sorridente …la

fanno arrabbiare?...cosa è ..forse Guantanamo? (è il nome che ho dato alla mia

stanza), oppure è Guido?

Non volevo parlare ma sapevo che era molto amico del Prof. Liuti, e comincio a

pensare che l’incontro sia finalizzato, ma debbo essere cauta.

- Professore, sono sconvolta dalla morte del Ministro e, poi, tira una brutta aria,

un’aria pesante, con la polizia, gli interrogatori, la gente che si sospetta

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reciprocamente. Ha saputo che sono entrata nella stanza del Ministro?, che ho visto

un segnale vicino al corpo ..ho paura perché le cose stanno prendendo una brutta

piega e non so come difendermi.

- Si, so tutte queste cose e penso che dovrebbe girare alla larga da situazioni come

queste. Ma lei ha la caratteristica, anche affascinante, di essere imprevedibile e di

ficcarsi naturalmente nei guai. Ma so anche che in lei è autentica la ricerca del

bene comune e questo giustifica l’esposizione al rischio che le è naturale. Ho

parlato con il Prof. Liuti, so che vi siete incontrati.

- Ma allora Professore lei è il mio angelo custode…e io che pensavo di essere sola

e già disperavo…

- Sia calma, non è sola a salvare il mondo, siamo in tanti e disponiamo di mezzi

assolutamente autorevoli. Come le avranno già detto, è un momento cruciale,

oserei dire storico…..una specie di lotta tra il bene e il male. Forse le parole sono

enfatiche, ma creda, si adattano alla situazione. Non vogliamo usarla senza

coscienza….. lei potrà darci sicuramente un aiuto, ma sarà costantemente

monitorata da nostri agenti che sono dislocati tutti in modo strategico.

- Sono stata invitata già una volta da Guido, a casa dei Sax, e a breve ci sarà un

nuovo incontro. Le confesso che sono stordita, quello che sto imparando in questi

giorni va molto oltre la mia pur fervida fantasia. Si è fatto una idea di chi sta

dietro alla morte del Ministro?

- Si!. Il delitto è maturato fuori il Palazzo, ma è all’interno che si trovano gli

esecutori, la manovalanza.

- Cosa pensa del ritrovamento del simbolo della fede? Quale può essere il senso?

- La Fede è la prima delle tre virtu’ teologali. Questo preannuncia, a mio parere, sia

il primo di tre delitti che, simbolicamente, l’attacco alla fede. Io mi sento laico per

formazione e scelta, ma ciò non mi esclude dal senso religioso ed etico che ho del

mondo. Non sono quindi oscurantista e reazionario, ma profondamente legato al

senso della vita e alla scelta del bene come corollario indispensabile dell’armonia

universale ed umana. Ci troviamo di fronte a gente senza scrupoli che idolatra il

male e la sopraffazione come valori unici. Che vuole che le dica, per me non ci

sono scelte, il percorso è obbligato se non vogliamo annullarci e soccombere allo

strapotere e all’arroganza di un gruppo di delinquenti. Quindi vada a questo

nuovo appuntamento con Guido e sappia che in ogni momento ci saremo.

Abbiamo molta gente infiltrata e sicura anche tra i Sax, mi creda non andiamo alla

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guerra con i sassi, ma con la giusta attrezzatura. Abbia fiducia e finisca di

mangiare, altrimenti diventerà brutta e…..non la potremo utilizzare per i nostri

scopi.

Il tono era molto affettuoso, quasi paterno.

Alla fine dell’incontro ero più serena, avevo capito che ero stata scelta, che nulla era

affidato al caso e che ero sorvegliata costantemente.

Ora pero’ dovevo staccare la spina e ricaricarmi con una bella passeggiata e, magari,

con un po’di shopping.

Dopo un saluto ed un abbraccio mi avviai verso Villa Borghese, ero molto più leggera

e mi sarei volentieri messa a correre.

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Il nuovo incontro

Il fatidico momento del secondo incontro con Guido si avvicinava, ma una notte di

sonno profondo e le parole del Prof. Lanave mi avevano ristorato.

La mattina in ufficio avevo sbrigato il lavoro che si era andato accumulando, avevo

parlato con Virgi del pranzo del giorno prima, in modo sfumato, e avevamo messo a

punto alcune strategie per la serata, molto femminili, nonostante il contesto.

La sera alle otto ero pronta e attendevo con un poco d’ansia l’arrivo della potente

macchina di Guido.

Alle otto in punto la citofonata, scendo le scale con calma, ho l’aria di chi si è

preparata a lungo per l’appuntamento, lo noto dallo sguardo di Guido....è la prima

volta che mi guarda come una donna……strano!, non avevo mai pensato a lui come

ad un uomo, eppure il comportamento era inequivocabile !!!!.

Dai Sax la cornice era stupenda e non cessava di stupirmi per la bellezza ed il gusto

degli oggetti. Vedevo visi che avevo già notato ed altri sconosciuti. Nel secondo

salone c’erano personaggi autorevoli che conoscevo dai giornali: scrittori, economisti,

gente di spettacolo, politici e banchieri, alcuni li avevo conosciuti in occasione di

incontri internazionali, di altri avevo solo sentito parlare, altri ancora erano spesso

alla tv, ospiti graditi di trasmissioni ad alta audience.

L’atmosfera era decisamente più mondana della volta precedente. Ma il clou della

festa rimaneva la sala delle conferenze e l’inno confermato alla nuova politica, al

nuovo ordine, alla nuova classe dirigente, nel quadro di una ricollocazione delle classi

sociali che vedeva delinearsi la nuova aristocrazia dominante……..

Sempre le solite cose, come se dovessero convincersene loro stessi!

Poi la parola passa agli illustri presenti che tratteggiano la filosofia delle

privatizzazioni, la scelta eccellente della politica monetaria come unico strumento

della politica economica.

Basta, non ne posso più…penso, poi il mio sguardo è attratto da un salone contiguo,

apparentemente chiuso al pubblico, dove vedo entrare in modo molto cauto una

piccola parte dei presenti, sia uomini che donne, tutti eleganti e particolarmente

raffinati, come si addice all’aristocratico contesto.

Un uomo giovane e aitante, mi guarda e mi sorride. Che sia uno dei nostri?, ma non

voglio distrarmi, quel discreto via vai cattura la mia attenzione. Ma come faccio a

sapere di cosa si tratta?.

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Mi allontano da Guido che non mi perde d’occhio un istante e mi avvicino, con fare

distratto, all’ingresso del salone coperto da un tendaggio fittissimo. Scosto per un

attimo le tende pesanti, ma non vedo quasi niente perché la sala è illuminata da rare

candele ed io ho gli occhi abituati ad una luce forte.

Tengo la tenda scostata per qualche secondo, mi sforzo, stringo gli occhi e distinguo

appena una sorta di piccolo altare e le ombre dei presenti coperte da drappi rossi,

almeno cosi’ mi sembra. Richiudo subito perché sento Guido che si avvicina, e faccio

finta di niente.

Ma la mia apparente disinvoltura non convince nessuno e tanto meno lui che mi

afferra in modo quasi violento per il braccio e mi strattona fuori dal salone delle

conferenze.

- Cosa ti è venuto in mente, quando sei con me devi fare quello che dico io. Non

puoi permetterti di mettermi in difficoltà con i Sax. Già ho osato

portandoti………..piccola borghesuccia da strapazzo…………., provaci ancora e

sei fuori, hai capito..fuori!. Non ti intromettere in cose che non ti riguardano, sei

appena arrivata e non puoi capire l’essenza esoterica che ci lega.

Scendiamo in fretta le scale, Guido è fuori di se, è la prima volta che lo vedo perdere

la sua calma fredda. Entriamo in macchina, mi sento i brividi addosso, sono scossa..è

più di quanto potessi aspettarmi o solo immaginare.

Che dico adesso ?, che faccio ?....cerco di recuperare la calma e di affrontare Guido.

- Guido, non ho visto niente..ero solo curiosa ..ho osservato alcuni che entravano di

soppiatto. Del resto mi hai portato tu in questo luogo e mi hai coinvolto in un

gioco pericoloso. Ho diritto di sapere, di conoscere questa realtà alla quale mi sto

legando.

Guido era assorto e guidava nervosamente, il collo teso.

- Senti, piantala di fare la cretina!. Ci sono cose che appartengono solo agli iniziati e

non ti devi permettere di ficcare il naso dove non ti è consentito. Rimani a cuccia e

muoviti solo su mie disposizioni. Tu non ti rendi conto dell’occasione che ti sto

offrendo…entrare nell’olimpo dell’aristocrazia intellettuale, poter accedere ad un

gruppo di privilegiati che governerà il mondo. Non farti troppe domande, non ora, è

troppo presto .

Poi il silenzio.

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Non mi stancherò mai di osservare le stelle anche in momenti assurdi come questo.

La macchina procede veloce e a Castel Sant’Angelo rallenta per un semaforo. Dietro

di noi rallenta anche un’altra vettura, e ho la sensazione che ci abbia seguito

dall’uscita di casa Sax. No, credo proprio di non essere sola. Respiro di sollievo e

guardo il Castello, il ponte e la notte stellata. Basta questo per riempire il cuore e

sperare.

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Sospetti

La settimana scorre veloce, non ci sono novità particolari, è un momento di pausa e

riflessione anche da parte degli inquirenti che pare siano riusciti a fare un identikit

dell’assassino.

Di Guido nessuna notizia.

Il Venerdi’ mattina mi chiama il Commissario Marno per un “colloquio amichevole”,

come lui lo definisce, sono stanca e vado a malincuore. L’atmosfera è effettivamente

amichevole. Il Commissario mi bersaglia di domande e insieme cerchiamo nella mia

memoria tutto quello che può servire all’indagine.

La mia sensazione conferma lo stato avanzato dell’inchiesta. Le domande sono molto

circostanziate e riguardano alcune persone della mia Direzione. Una in particolare. E’

un dirigente di un ufficio che ha rapporti con le delegazioni estere e che rappresenta

l’Italia nei consessi internazionali. Non so molto di lui perché i contatti tra colleghi,

anche per scelta di Guido, sono rari e sostanzialmente poco collaborativi, anzi forse è

meglio dire antagonisti.

Ma in fondo cosa ho mai veramente avuto a che fare con questa realtà ?!…..niente o

quasi. Ho vissuto tutti questi anni in una sorta di sogno protratto, per salvarmi da una

realtà troppo dura per essere accettata. Una realtà spesso alienata ed alienante, nella

quale l’unica salvezza è stata la fuga.

Rifugiarsi in una sorta di mondo ideale e parallelo per riuscire a salvaguardare il

patrimonio di sogni e di ideali, totalmente scollato dal resto. Se non ci fosse stata

Virginia non ci sarei mai potuta riuscire, ma la sua presenza ha reso tutto più facile,

anche il confronto con la propria “pazzia”.

Il rapporto con lei mi aveva fatto comprendere che la vera diversità non era la mia,

ma quella degli altri, e che continuare a sognare un mondo positivo da un senso

esistenziale alla vita.

Dal colloquio con il Commissario concludo che i sospetti si stavano accentrando forse

proprio nella mia Direzione ed in particolare sulla figura di Mussa.

Mussa era uno stretto collaboratore di Guido, del tutto anonimo, se si eccettua il fatto

che parlava quasi solo in inglese, anche nelle riunioni interne, e che molti

sospettavano che nella realtà sapesse più l’inglese che l’economia. La cosa mi aveva

sempre fatto sorridere, forse perché nel campo degli economisti questo atteggiamento

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provinciale o da provincia d’impero, è molto diffuso e, a volte, un po’ patetico,

italianamente patetico, oltre ad offrire una potente esclusività alla circolazione di idee

ed obiettivi di cui l’economia è magico strumento.

Anonimo, dunque, nel comportamento e nell’intelligenza, ma un ottimo intermediario

da utilizzare ai propri scopi. Un incarico di prestigio, soldi, e Mussa fa quello che

vuoi, come un piccolo soldatino obbediente. Alla riunione internazionale esporrà la

posizione italiana come hanno deciso Giudo e i suoi compari e, voilà, il gioco è fatto,

che piaccia o no!.

Sono soddisfatta del lavoro che sta portando avanti il Commissario. La sua aria

trascurata nasconde un fiuto sottile se in poche settimane è riuscito a capire il

meccanismo e le leve di trasmissione di questa Amministrazione complessa. Il

problema ora per me è di capire il ruolo di Mussa in questo “affaire”.

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Cap. II

Mussa

L’indagine, almeno apparentemente, ristagna. I giorni passano e l’atmosfera sembra

tornata quella di sempre. Si fa l’abitudine a tutte le cose anche alla morte violenta dei

potenti.

Forse vogliamo solo dimenticare o ignorare la pesante realtà dei fatti.

Continuo con il mio solito lavoro di analisi, costatando con amarezza che le mie

previsioni erano quasi profetiche. La situazione è tutt’altro che positiva, come per

mesi si è andato sbandierando nelle sedi più prestigiose e autorevoli. La realtà è

drammatica anche se nessun economista è veramente in grado di dire come andrà a

finire, se ci sarà l’effetto domino e la catastrofe globale, o se ancora per un po’ di

tempo le situazioni dei mercati si salveranno, lasciando l’illusione che le cose vadano

avanti. Non so cosa augurarmi o augurare perché saremo tutti coinvolti attori e registi,

ricchi e poveri. Sono convinta che una gestione del potere economico miope ed

egoista possa solo generare catastrofi, anche politiche.

Vado avanti, ma senza quell’entusiasmo che per anni mi ha sostenuto. Sono stanca e

depressa. Intorno a me solo silenzio.

Poi d’improvviso tutto torna a girare.

Mi chiama il mitico Mussa che con fare ruffiano cerca di fare il simpatico con me,

questa volta con un italiano solo leggermente deformato da una leggera aspirazione

inglese.

- So che ti vedi con Guido e che sei stata dai Sax. Bella gente..vero? Lo sai che

Guido ha fatto una eccezione per te, deve stimarti tanto se ti ha data questa

opportunità!.

- Si ne sono convinta. anche se, come saprai, l’ultima volta non è andata troppo

bene. Credo di aver messo il naso dove non dovevo.

- Guido è una persona intelligente e sa anche perdonare comportamenti sciocchi.

Basta solo che tu ti faccia viva con lui per fargli capire che hai sbagliato. Devi

capire…..nei sistemi si entra gradualmente …è più rassicurante per te e per lui. Non

mancherà occasione anche per te di comprendere come stanno le cose, ma devi avere

pazienza..tanta pazienza.

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- Ti ringrazio per la disponibilità, mi fa piacere parlare con te. I nostri rapporti sono

sempre stati superficiali, ma chissà..forse la tua apertura può cambiare le cose. Tu in

che rapporti sei con Guido?!

- A Guido debbo tutto quello che sono professionalmente. Anche per me

l’iniziazione è stata graduale..ma ho sempre dato ascolto al Capo e non me ne sono

mai pentito.

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La paura

Dovevo farmi viva con Guido e riprendere i contatti in modo disinvolto. Questa la

sostanza del messaggio. Era un gioco pericoloso e non sapevo se sarei stata capace di

portarlo fino in fondo, ma al punto in cui ero non potevo più tornare indietro…era

troppo tardi.

Ero sola nella mia stanza e non avevo più voglia di lavorare sui dati. Dovevo distrarmi

per rendere l’atmosfera più leggera.

Spengo il p.c. prendo le mie cose e mi avvio verso l’uscita.

Era un pomeriggio caldo di inizio estate!. Imbocco l’uscita laterale solita, quando si

precipita su di me, come un bolide, una macchina che riconosco essere quella ufficiale

di Guido. Sono attimi di terrore per me che, con la lucidità residua, faccio un piccolo

salto indietro e mi salvo per il “rotto della cuffia”.

Nelle frazioni di secondi riconosco l’autista di Guido.

Ora non posso più avere dubbi, il gioco si fa duro e cambia di qualità…...in ballo c’è

qualcosa di più della paura e dei sospetti.

Il messaggio era chiaro: stai attenta perché per te finisce male. Sono convinta che non

si tratta di un vero tentativo…ma di un segnale ben preciso che viene dal mio capo.

Proseguo atterrita fino a casa, in una situazione di simil-schok, senza avere la capacità

di formulare un piano benché minimo.

Arrivata a casa chiamo Virgi e decidiamo di vederci per la cena. Non voglio parlarle

del fatto ..non perlomeno usando il telefono.

Cerco di tranquillizzarmi convincendomi che è stato solo un avvertimento…ma non è

che la cosa mi consoli molto.

Il locale che abbiamo scelto è piccolo e familiare e per arrivarci si attraversano i vicoli

di Roma vecchia, che costeggiano lungotevere.

Nonostante la paura mi godo i platani, il fiume,…Castel Sant’Angelo….che fu l’antica

dimora dei miei avi,..e l’atmosfera pigra e sonnolenta del Tevere, appena interrotta dal

flusso modesto delle macchine.

E’ incredibile come, nonostante tutto, riesca a cogliere ancora l’atmosfera magica di

questa città.

Il localino si chiama le “Streghe”, un posto adatto per me e per Virginia che, puntuale

come sempre, mi aspetta affettuosa.

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Di fronte ad una entrecote ed un buon bicchiere di vino, le tensioni si allentano e

riferisco quanto mi è capitato. Decidiamo che è il caso di parlarne con il Commissario

Marno e di avvertire il Professor Lanave.

Prendo dalla borsa il numero riservato che mi aveva dato in occasione di un

precedente incontro e decido di chiamare subito il Prof.

La risposta è immediata e sollecita. Anche lui raccomanda di riferire il fatto al

Commissario e mi fissa un incontro per la mattina seguente.

Il pasto è frugale perchè ad entrambe è passato l’appetito.

La mattina dopo, appena rientrata al lavoro, mi rapporto al Commissario Marno e gli

espongo i fatti, a cominciare dall’incontro con Mussa e dai sospetti che nutro nei

confronti di questo individuo, per poi specificare sul presunto tentativo di investimento

da parte dell’autista-finanziere di Guido.

Il Commissario non mi sembra particolarmente sorpreso, mi avverte solo di essere

estremamente prudente e condivide l’analisi che si tratti di un avvertimento legato,

probabilmente, all’esigenza di ottenere una qualche affidabilità da parte mia..a

qualunque prezzo.

Non mi sento di parlare del doppio gioco che sto portando avanti…non ancora.

Dopo l’incontro, trovo ad attendermi nella stanza il Prof. Lanave affettuoso e paterno

come sempre. E’ un conforto per me saperlo presente e vicino nei momenti difficili.

Non nascondo un interesse speciale per lui che sento corrisposto, ma gli eventi

sembrano più incalzanti delle emozioni.

Anche lui condivide l’analisi del Commissario e mi invita alla prudenza confermando

la presenza costante di persone destinate alla mia protezione, nonostante questa

“piccola” defaillance.

L’episodio del tentato incidente non sembra, comunque, meravigliarlo più di tanto.

Appare preoccupato soprattutto della mia reazione, mentre insiste sulla necessità che

la strada intrapresa non sia troppo pesante per me, incoraggiandomi anche a cambiare

idea se non mi sento di proseguire oltre.

Io da parte mia, nonostante la paura, sento che debbo andare avanti. Forse non sono

nenche io a scegliere, è una sorta di imperativo categorico che sfugge sostanzialmente

al mio controllo, penso anche per l’accumularsi della rabbia e, a volte, della

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disperazione di tutti questi anni in cui mi sono trovata a confrontarmi con una violenza

di velluto che picchia senza lasciare traccia ma, non per questo, fa meno male.

A fine colloquio confermo la mia disponibilità e l’intenzione di tenerci a stretto

contatto.

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Iniziazione

Cerco di trattenere quella collera sorda che sento montare e consolidare dentro di me,

perché il peggiore errore che posso fare è proprio quello di non saper gestire la rabbia

e la paura.

Sono in ballo e debbo ballare.

Quindi, con trattenuto disgusto, chiamo la segreteria di Guido e, in un attimo, parlo

con lui. Gli racconto del colloquio con Mussa e mi scuso ancora per l’intemperanza a

casa dei Sax.

- Non ti preoccupare, mi fa Guido, sono cose che possono capitare, del resto sei nuova

a queste esperienze e hai bisogno di imparare ancora tanto. Ci sarà un nuovo incontro

e anche la tua curiosità sarà soddisfatta. Mi faccio sentire al più presto, diciamo entro

la settimana, tieniti pronta.

Sentivo aggressività nella sua voce e, forse, anche da parte mia non riuscivo a celare il

mio profondo disgusto.

In una sorta di partita a scacchi, ognuno studiava l’avversario e predisponeva le sue

mosse.

Non avrei mai pensato che sarei arrivata a questo punto. Di natura dialettica e curiosa

del tutto, non immaginavo di essere trascinata in una avventura più grande di me.

Ma, siccome, come ha detto il filosofo Pascal: “il cuore ha delle ragioni che la mente

non conosce”, penso che questo enunciato possa applicarsi alla mia determinazione

emotiva di un ideale laico finalizzato al bene, dove il singolo ha pari opportunità e

l’”aristocrazia dei migliori” come fine abbia il bene comune.

Non può esserci tolleranza per l’inganno e per la distruzione pianificata attuata da un

gruppo di portatori di interessi personali che hanno come obiettivo il profitto e la

schiavitù di massa.

Immersa nelle intense elucubrazioni prendo la strada della mia stanza, dove trovo ad

aspettarmi Mussa.

- Ciao, sono venuto a farti una visita, volevo sapere se ci sono novità,

- torno adesso da in incontro con Guido, ho pensato alle tue parole, mi ha riammesso

alla possibilità di accompagnarlo ad un nuovo incontro…

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- sono contento, ma non devi ringraziarmi, la disponibilità di Guido è dovuta alla

stima che ti porta. Sono convito che questo nuovo incontro non sarà come gli altri.

Guido si è troppo esposto con te e con le persone alle quali ti ha presentato. Una nuova

presenza comporta da parte tua l’accettazione di una nuova dimensione…una sorta di

iniziazione …Insomma se accompagnerai Guido sarai iniziata esotericamente in una

sorta di gruppo di privilegiati ai quali è concessa la verità!.

- Non so cosa rispondere, sono attratta e impaurita da questa prospettiva, pensi che sia

all’altezza?,

- qui non si tratta di essere all’altezza, Guido ti presenta e si fa garante per te, questa è

la tua altezza. Sei già troppo avanti per tirarti indietro, a questo punto non ti resta che

proseguire…….sarebbe troppo pericoloso evitare questo passo. Sai……hai cominciato

a capire troppe cose e questo ha un costo molto alto.

(Io non ho veramente più parole…..sembra che le minacce siano l’unico mezzo di

comunicazione!)

- Ora scusami ma sono veramente troppo stanca, le emozioni si intensificano ed io ho

bisogno di riprendere fiato e di riflettere. Ti terrò comunque informato….

Mussa se ne va e rimango finalmente sola con i miei pensieri e le mie paure. Il fatto è

chiaro: o mi schiero dalla loro parte, o mi fanno fuori!!! Il resto è noia.

Ma il mio doppio gioco…come si inserisce, come è possibile portarlo avanti??.

E’ vero dietro di me ci sono il Prof. Liuti e il Prof. Lanave e gli altri invisibili angeli

custodi, ma, forse, mi sono dimenticata di essere solo una donna che si è messa in un

casino dal quale ora non può più uscire.

In certi momenti rimpiango di non essere una moglie devota, circondata da un po’ di

bambini. Ruolo classico…ma funziona, o, perlomeno, ha funzionato per milioni di

anni. Perché proprio a me va stretto ?

Basta, vado a casa, ho bisogno di riposo....sono troppo stanca.

Arrivata a casa, mi sono stesa sul letto, mi sono addormentata subito……ed è stato

tutto un incubo. Ho sognato drappi rosso, improbabili altari e sangue, tanto sangue

dappertutto.

Al risveglio ero più stanca di prima, senza che niente mi fosse di conforto.

-Ora

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La telefonata di Guido non si è fatta attendere e, prima che potessi argomentare, mi

sono trovata con un appuntamento per il fatidico venerdi’ sera, quello del’iniziazione.

Dire che mi sentissi terrorizzata non è abbastanza e decido di chiamare il Prof. Lanave

che mi convoca nel suo ufficio per la mattina successiva.

L’indomani trovo il Professore un po’ stanco e preoccupato e con tono concitato e

impaurito gli comunico la data dell’incontro iniziatico.

- Deve stare al gioco. Guido è convinto che la sua paura lo garantisca e che lei non

abbia scampo. Questo per noi rappresenta un punto a favore per entrare in modo più

sottile ed efficace in questo sistema corrotto e pericoloso.

- cosa mi trovero’ davanti? Ho paura di non sapere trattenere la mia rabbia.

Lascio l’ufficio solo un poco più serena ma profondamente scossa dagli avvenimenti

…mentre inizia il mio conto alla rovescia.

Scavando dentro di me c’era solo una risposta: Disprezzo.

Avevo paura di pronunciare questa parola perché non fa parte della mia cultura, perché

è la negazione della speranza e dell’armonia…ma è la verità. Dolorosa, scomoda

….ma è la verità.

Del resto quale emozione puo’ essere generata dalla violenza, dalla sconfitta

annunciata, perché il mostro ha tante teste che rinascono costantemente.

Forse, dico forse, con un “trend” in leggera salita per il benessere economico delle

popolazioni occidentali, ma a quale prezzo?. E gli altri? che ne è degli altri?, della

dignità, della speranza degli altri calpestata dall’indifferenza?.

Ci sono uomini la cui vita vale qualche migliaia di euro e uomini la cui vita non vale

un euro. Come non si puo’ disprezzare chi, per un proprio stupido, immorale

tornaconto condanna la vita degli altri.

Non ho come risposta che il disprezzo e la disperazione. Ma la somma delle

disperazione puo’ cambiare la storia?.

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E, finalmente, anche il fatidico venerdi’ arriva. Guido è puntuale come un orologio

svizzero e io scendo le scale di casa come una condannata al patibolo, ma cercando di

sfoderare il migliore dei miei sorrisi.

Mi sono vestita con cura e in modo sobrio, per essere adeguata all’ambiente.

La Mercedes fila veloce per le strade di Roma ancora piene di gente. C’è vento e gli

alberi che costeggiano il lungotevere sono tutti un fruscio, ma sono troppo tesa per

sentirne le voci, voglio solo che tutto finisca presto.

Guido è silenzioso nella sua aria falsamente cortese. Se non lo conoscessi bene lo

confonderei con un “commis di Stato” onesto e fedele. Come dice Virginia…….mai

fidarsi delle apparenze!.

Entriamo nello splendido palazzo dei Sax ricevuti direttamente dagli ospiti. Questa volta

non ci sono altre persone e siamo fatti accomodare in un salotto attiguo alla famosa

stanza dai drappi rossi. Poi …..ci fanno entrare nel ”tempio”!.

L’ambiente è enorme e fastoso.

Marmi, lampadari di cristallo che pendono dal soffitto come ricami di neve, colonne

corinzie e doriche …….stupendo!. Per qualche secondo sono attratta solo dalla bellezza

del luogo e dimentico il motivo della mia presenza.

Poi si manifesta il celebrante. Parla della mediazione ermeneutica, dei simboli, della

pregnanza esoterica, del perfezionamento interiore. Sarei affascinata se non conoscessi

cosa si nasconde dietro la bellezza di questi paramenti e come vengono strumentalizzati

ideali e finalità affascinanti.

Al centro, la luce debole di una candela illumina il triangolo equilatero a oriente e il

cerchio a occidente. Vengo adagiata supina su un telo rosso quadrato. Dall’alto si accende

una luce fioca che diventa sempre più forte fino a farsi accecante. Tutto intorno è avvolto

dalle tenebre.

Il Gran Maestro spiega il significato dell’iniziazione: “da tempi immemorabili si compie

il rito della morte-resurrezione, quando il neofita è pronto per ricevere la luce. Attraverso

di essa le energie cosmiche penetrano in lui e lo preparano alla morte del suo essere

profano. Una pace atarassica lo avvolge”.

Dopo queste parole conclude il rito con una frase in greco antico: “Ora che la luce è in te,

io ti creo illuminato”.

Bene, pensai, ora sono …..illuminata!!.

Ancora non ero in grado di capire esattamente cosa significherà per me, anche se sono

consapevole che la strada percorsa non avrà ritorno.

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La cerimonia finisce e discretamente esco dal tempio tra il compiacimento dei pochi

presenti.

Io e Guido ripercorriamo in assoluto silenzio i corridoi per riguadagnare la strada del

ritorno.

Gli illuminati sono una società segreta, in cui è difficile distinguere la realtà dalla

leggenda, la storia dal mito. L’origine risale ai tempi dell’Inghilterra elisabettiana, un

periodo florido per la filosofia occulta, dalla cabala cristiana all’alchimia,

all’ermetismo. Allora nascono i rosacroce e l’illuminismo esoterico, poi trasferito in

America” dove si diffonde la leggenda che l’establishment, i rampolli delle principali

famiglie, siano illuminati. Tra loro non mancherebbero alcuni ex presidenti, già iscritti a

società segrete di origine universitaria.

Si stima che negli Usa non siano meno di 200, capaci però di governare la finanza

mondiale.

La storia che conosciamo, quindi, è solo una parte della storia dell’umanità. Solo alcune

élites di iniziati conoscono “tutta” la storia. Questo sapere e queste conoscenze, a cui è

possibile attingere con pratiche e riti occultistici, trasmettono un particolare potere agli

iniziati i quali devono svolgere anche un ruolo politico per gestire il futuro di una

umanità decaduta cui occorre restituire le doti e le caratteristiche andate perdute nel

tempo. I componenti di queste società si ritengono, insomma, depositari di un’antica

sapienza primordiale che si manifesta spesso in riti particolari.

Nella cultura esoterica esiste pero’ una differenza fondamentale tra “iniziazione” e

“controiniziazione”. L’iniziazione sarebbe positiva. La controiniziazione avrebbe invece

qualcosa di diabolico.

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Le strategie di Guido

Guido manteneva l’attenzione vigile. Non lo dava a vedere, ma teneva tutto sotto controllo.

All’uscita dal “tempio” decise di fare il galante con lei.

Voleva diversificare, lanciando segnali che definissero una sua attenzione sessuale verso

Beatrice. Doveva costringerla a cedere per poterla ricattare, e, poi, in fondo, …quella

donna lo intrigava.

Dobbiamo fregarla pensava. Debbo farla compromettere. Aveva ben chiaro il suo compito,

ma… si sentiva un po’ immorale. IMMORALE, una parola per lui sconosciuta. E sentiva

qualcosa che poteva definirsi rimorso. Doveva sedurla, ma voleva anche sedurla. Le due

cose non gli sembravano compatibili e si sentiva a disagio..

Beatrice aveva preso a parlare. Lui non l’ascoltava, ma annuiva con aria apparentemente

interessata. I suoi occhi seguivano i movimenti delle labbra. Quelle labbra erano molto più

importanti delle parole che pronunciavano.

- “Pensi che sia fattibile?”. Silenzio. “Pensi che sia fattibile?”.

Guido improvvisamente si rese conto che la donna lo guardava interrogativa. Cosa stava

dicendo?. Con fatica frugò nei ricordi incoscienti della memoria recente. Cosa intendeva

per pensi sia fattibile?, sicuramente stava parlando della iniziazione, o forse di economia,

ma … di cosa? Frugava nei file recenti del suo cervello, ma nulla. Come poteva uscirne?

Poi le parole gli uscirono senza una reale presa di coscienza. In automatico. “Senti, basta

parlare di queste cose. Time out, facciamo riposare i cervelli e godiamoci un attimo di

tregua”. Geniale, pensò!

Bea lo guardò incerta. Si capiva che non era convinta. Cercava di scrutare nei suoi occhi in

cerca di una risposta. Ma lui, ormai, aveva ripreso il controllo della situazione, e non le

dette modo di insistere.

Quella donna gli produceva un’alternanza di sensazioni che non poteva permettersi. Aveva

un compito e doveva portarlo a termine. Buon per lui che gli fosse gradito!

Ecco. Sì, questa doveva essere la sua prospettiva. Doveva assolvere ad un compito che in

fin dei conti era migliore di quanto avesse pensato.

Non era la prima volta che doveva sedurre qualcuna per poterla avere, poi, in pugno. Ma

erano sempre state situazioni asettiche. Aveva pianificato. Aveva eseguito. Aveva

archiviato.

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Mentre era immerso nel filo dei suoi pensieri, un rumore improvviso lo risvegliò di colpo.

Era di fronte ad una gru che stava lavorando per tirare su un palazzo. Era il palazzo che

stavano costruendo proprio a fianco dell’appartamento. L’appartamento in cui si doveva

svolgere una parte del suo compito.

Quel rumore era stato provvidenziale, altrimenti avrebbe continuato a guidare la macchina

ascoltando distrattamente la voce della donna che continuava a parlare.

- “Senti, stiamo vicino al mio appartamento e dovrei ritirare alcune carte…,ti dispiace se

saliamo?”

-“Saliamo ……?”

-Se non ti va, resta pure qui. Salgo io e in 20 minuti sono di ritorno.”

“Mah, non so. Non so se è il caso. Mi pare … poco professionale”.

“Che c’entra la professionalità? Ti ho detto, time out. Saliamo e basta. Così potremo

parlare delle nostre questioni delicate. E’ un vero colpo di fortuna essere capitati qui. In

qualunque altro posto sarebbe pericoloso.”

-“Senti, ma non è che ci stai provando? Non mi sembri il tipo, ma … così, salire in un

appartamento, noi due soli… sembra … programmato per qualcosa di illecito: “Il capo e la

sottoposta”.

Cavolo, e ora? Se insisteva troppo, poteva confermare i sospetti della donna. Ma se non

salivano…che guaio! Però valeva la pena di un altro piccolo tentativo.

-“Senti, va bene, ci voglio provare………non resisto a starti accanto senza provare un

irresistibile desiderio. Ho studiato tutto per farti cedere. Mi hai scoperto” .

In quel preciso istante sentì lo scoppio delle risate di lei.

Doveva sembrarle talmente assurdo da lasciarsi convincere.

Fermarono la vettura sotto il portone e, con fare disinvolto si incamminarono per

l’androne.

L’uomo era un po’ frastornato. Quasi non credeva che l’avesse spuntata. “E ora?” pensò tra

sé e sé.

Cercava di ripassare i movimenti che avrebbe dovuto effettuare. Creare l’atmosfera.

Mettere a proprio agio. Fare finta di essere interessato alle tesi che lei gli avrebbe

sottoposto. Poi… l’agguato! Semplice, pulito, a colpo sicuro.

Ma … con quella donna non si poteva stare certi di andare a colpo sicuro. Ingenua, era

ingenua, ma … non scontata. Doveva essere molto furbo per essere sicuro di vincerla .

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Si stava ponendo troppe domande. Si disse che non era da lui. Possibile che quella donna

gli interessasse davvero? Di colpo ebbe un lampo. Le telecamere.

L’appartamento era disseminato di telecamere per riprendere sempre e dovunque. Certezza

del ricatto, veniva definita.

Si sentiva a disagio. Per la prima volta. Non voleva essere dato in pasto ad occhi indecenti

ed indiscreti. Ma… come evitarlo? Impossibile. Nemmeno lui sapeva dove erano

posizionati gli occhi artificiali. Aveva solo la certezza che era impensabile eluderli.

Salirono a piedi i due piani che li separavano dal bersaglio.

Arrivati, aprì la porta simulando di non riuscire a trovare la chiave giusta.

-“Complimenti al tuo amico. E’ una casa bellissima!” lo apostrofò lei.

L’associazione non aveva badato a spese. Come suo solito. Nulla era troppo per ottenere.

Nulla era troppo per gli obiettivi da raggiungere. Nulla era troppo per i suoi consociati.

L’appartamento era di grandi dimensioni, più o meno 200 metri quadrati. Luminoso,

funzionale, discreto ed elegante. Nulla di ostentato, ma il costo traspariva tutto. Unico

appunto che gli si poteva fare era che era troppo perfetto per essere vero. Un numero di

Vogue casa. Piante ovunque, a creare l’effetto di giardino tropicale. Felci incapsulate in

reti di ottone, con zolle a vista, pendevano qua e là nel salotto, dominato da un enorme

divano di pelle bianca componibile. 12 posti modulabili. Seduti, reclinati e …. stesi,

all’occorrenza. Un’alcova comoda e trasgressiva.

Si ricordò improvvisamente dell’ultima donna sedotta. Si chiamava … il nome proprio non

lo ricordava. Quella donna proprio non gli piaceva. Era stato un dovere. Orgasmatico, ma

dovere.

Bea era stupita, in parte divertita e in parte preoccupata, ma, di sicuro, non rilassata.

L’atteggiamento di Guido non la rassicurava. Era pieno di sorprese…non immaginava che

dopo la cerimonia ci potesse essere una……. nuova “prova”.

Non era sicura delle reali intenzioni di Guido, ma non si sentiva di escludere che l’avrebbe

messa in difficolta’ cercando un approccio sessuale, e già stava pensando a come uscire da

questa situazione mantenendo comunque quel filo necessario a svolgere la sua funzione tra

“ il gruppo di eletti”.

Come di rito….un flute di champagne e fragole emerse magicamente dal frigo bar!.

Sorrideva tra se pensando ad alcune scene di “pretty women” che l’avevano cosi’

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affascinata da adolescente, ma ..con Guido era tutta un’altra cosa, una situazione squallida

da cui uscire il piu’ rapidamente possibile, in modo indolore.

Dopo due bicchieri, Guido comincia ad avvicinarsi in modo voglioso …il disgusto era alle

stelle e il tempo poco….

Bea improvvisa un attacco di tosse da allergia allo champagne (ipotesi probabile anche se

non vera) e comincia a contorcersi sotto i colpi di tosse che cominciano a freddare gli

ardori.

Guido si allontana, sommerso dalle conseguenze e dagli scossoni poco romantici, anche se

cerca di improvvisare un interessamento, poco riuscito, alla situazione paradossale. Una

situazione potenzialmente intrigante che naufraga tra presunte allergia, ma……non sembra

ci sia una uscita e, a fatica, ricompone “gli ardori” tra i dubbi, verosimili, di essere preso in

giro da quella sciocca, insolita, stupida donna.

La sosta era durata solo qualche minuto.

All’uscita Beatrice continua a tossire e chiede di essere accompagnata in una farmacia per

un cortisonico che l’aiutasse ad uscire dalla “crisi”.

Guido è rassegnato e dubbioso sul vero significato di quella pantomima, ma tant’è, doveva

simulare un credibile interessamento, anche se era quasi sicuro di essere stato preso in giro

e già meditava un modo per vendicarsi.

Risaliti in macchina l’allergia di Beatrice sembrava placarsi e cosi’ gli accessi di

tosse…….

Era il momento di scambiare le ultime parole con il partner di cui non le erano sfuggite le

occhiate piene di collera e sospetto. Questo round l’aveva vinto, ma ….fino a quando.

Quanto poteva durare questo scontro impari e a quale prezzo?. Domande senza risposta,

almeno per ora.

Rientrata nel suo appartamento dopo un formale “riguardati” ed un “a presto”, Bea si butta

sul letto e cede alla fatica di quella giornata fatale.

Viene risvegliata dopo un tempo non definito dal trillo del campanello che sembra venire

da tanto lontano..perchè lei era veramente tanto lontana, persa negli oscuri meandri della

mente..tra sogni e incubi.

- Buona sera Prof. Lanave,…la voce era impastata di sonno,

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- mi scusi se mi presento a quest’ora e senza avvertire, ma la cerco da tempo senza fortuna.

Ero veramente preoccupato. Voglio conoscere l’esito dell’incontro e, soprattutto le sue

condizioni. Immagino che sara’ stressata e anche impaurita. Mi racconti…..

In poche parole Bea sintetizza gli eventi, compresi i tentativi di Guido di sedurla.

Il Professore non sembra stupito, anzi. Si tratta, commenta, di strategie di mestiere tutte

tese a condizionare la situazione personale di Bea, per renderla sempre più malleabile e

impossibilitarne l’uscita dagli “eletti”.

Forme di condizionamento psicologico sostanzialmente normali che sarebbero aumentate

in corso d’opera, il punto era quello di decondizionarsi e, al contrario, di trarre il massimo

profitto dagli incontri, per riportarne nominativi, oggetti di discussione, modalità degli

incontri.

Non si trattava di informazioni del tutto nuove, ma gli agenti infiltrati avevano una visione

ancora parziale del tutto, mentre mancava una preziosa visione d’insieme.

Al termine della visita il Prof. Lanave saluta con un generico arrivederci, a presto…anzi a

prestissimo, raccomandando di adottare ogni precauzione possibile per conferire tra loro e

Bea, ricambiando in modo sbiadito i saluti, prosegue il suo travagliato sonno.

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Mussa parte in causa

Il giorno dopo Beatrice si reca presto al Ministero e viene a sapere dagli inservienti del

piano che nel pomeriggio Mussa era stato convocato come informato sui fatti.

Quindi il Commissario Marno, con la sua aria trasandata ed innocua, aveva fatto centro!. Il

mitico Mussa avrebbe potuto anche essere sospettato di essere l’autore dell’omicidio del

Ministro…non potevo crederci!!!!.

Appena il tempo di riflettere, uno squillo e la voce del Commissario che la convocava con

urgenza, mentre Virginia, arrivata trafelata in ufficio, confermava l’avvenuto fermo.

Il Commissario Marno l’accolse con cortese disponibilità.

- Dott.ssa, come vede stiamo facendo passi avanti. Non è facile perché l’ambiente è

omertoso. La gente non parla. O ha paura o è connivente. Le sarei grato se volesse

rispondere alla mie domande. Lei lavora da anni nel settore economico e

sicuramente è una fonte preziosa di informazioni, come ha già avuto modo di

dimostrarmi. Puo’ delinearmi la figura di Mussa? I suoi legami e le sue reali

possibilità di influenzare gli eventi?.

- Dott. Marno, come le ho gia’ detto, la gestione del dott. Mitralis è tutta tesa ad una

gestione selettiva delle competenze, di cui solo lui conosce la portata complessiva.

Il rapporto tra i dirigenti lo gestisce incrementando il sospetto e la rivalità, in modo

da dominare i singoli. Con il resto del personale è bonario e si conquista, con poco,

la fama spicciola di “brava persona disponibile”. Ma quello che veramente gli

interessa è il controllo delle persone che rappresentano strumenti della leva del suo

potere e che controlla, sicuramente, anche con l’informazione di persone a lui

fidate. Mussa è uno di quelli. Un solerte devoto informatore. La sua posizione a

livello internazionale non è di gran rilievo, ma con la sua presenza nelle

sottocommissioni che contano porta, in modo anonimo, le posizioni della cricca di

cui fa parte Guido, e le fa passare con note spesso troppo analitiche per essere

comprese da tutti. In sintesi un uomo a mio parere che puo’ essere utilizzato per

qualunque azione.

- Quindi lei pensa che potrebbe essere utilizzato anche per un omicidio?

- Si!. Senza esitazione. Del resto già era emerso che è praticamente impossibile

accedere dall’esterno senza lasciare traccia. Propendo comunque per una soluzione

dall’interno.

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- Quale potrebbe essere la causa a suo parere?

- I motivi sono tanti…….gli ultimi, in ordine di tempo, tra le

privatizzazione,…quella dell’acqua e la svolta a favore dell’energia atomica. So di

sicuro che il Ministro e il dott. Liuti erano assolutamente contrari. Il diritto

all'alimentazione, così come quello all'acqua, in particolare, riveste un ruolo

importante per il conseguimento di altri diritti. Difendere questo "dono all'umanità"

è irrinunciabile. Come puo’ intuire, il dott. Mitralis è di tutt’altro avviso come

portavoce dei tanti interessi (miliardari in euro) che cercano di imporsi nelle

Segreterie dei partiti, negli scanni del Parlamento e in tutte le sedi che contano. Il

Sistema è sempre lo stesso. Si inseriscono uno o piu’ uomini di “fiducia” nel

sistema e si cerca di corrompere con i soldi e/o con i ricatti per ottenere queste, nel

caso di specie, preziose privatizzazioni che comportano incremento dei prezzi e

nessuna tutela. Questo è già stato abbondantemente fatto con le scuse più nobili e

l’abuso della parola “libertà”.

- Dott.ssa, la sento particolarmente arrabbiata. Riacquisti la serenità necessaria, la

strada è ancora lunga e anche se vincessi una prima battaglia non avrei vinto la

guerra. Comunque grazie per la sua preziosa collaborazione. Il colloquio rimarrà un

segreto tra noi, come vede il dott. Dambro non è presente.

Mi alzo irritata, anche se per la prima volta ho parlato senza riserve. C’è un limite a tutto e

il mio sembra essere prossimo.

Sono scossa, troppo scossa, le cose si sovrappongono e ho paura di non farcela a

mantenere il controllo della situazione. Debbo fare ricorso a tutta la mia razionalità…ma la

pressione è troppa.

Esco dal “Palazzo” ho bisogno di aria fresca e mi dirigo a passo veloce verso Villa

Borghese, sede di tati ricordi, specie d’infanzia. Mio padre mi ci portava spesso e ogni

volta che varco questo splendido parco ritorno la bambina che aveva paura dei leoni di

marmo che adornano alcuni punti della villa.

Ero soddisfatta dell’incontro con il Commissario Marno con il quale ho una buona

sinergia. Del resto di qualcuno bisogna pure fidarsi e, insieme al Prof. Lanave, mi sembra

la persona giusta per questa fiducia. Ora il problema serio è gestirsi il tutto con Guido … e

uscirne indenni.

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Il Ministero era di nuovo sotto pressione per la chiamata come persona informata sui fatti

di Mussa. Pur non essendo una accusa esplicita, esprimeva la perplessità degli inquirenti

rispetto al suo ruolo nell’omicidio. Gli atteggiamenti erano diversi, pur prevalendo la

prudenza.

Mussa era, comunque, un dirigente di rango attorniato da un piccolo stuolo di adulatori

come si conviene a chi, anche di striscio, è a contatto con il potere.

Aldila’ delle considerazioni di rito, i rumors di fondo non mi sembravano poi cosi’ stupiti

come mi sarei aspettata. L’ambiguità del personaggio suscitava dubbi sull’effettivo ruolo

avuto nell’omicidio. Del resto la possibilità, se non la certezza, che l’omicida fosse un

interno era la piu’ accreditata e in piu’ si trattava di una persona che aveva accesso ai

documenti che contano e agli intrecci complessi di strategie perverse.

Anche Virgi era d’accordo con me e, con la sua aria incurante, riusciva ad avere in tempo

reale il polso della situazione e confermava i tanti dubbi della gente.

Nel pomeriggio la telefonata di Guido non si fa attendere, e veloce salgo nella stanza del

Capo. Guido è estremamente nervoso e si rivolge a me in modo aggressivo. Non deve aver

accettato il mio rifiuto, sia per un sistema vanificato di strategie che per una vanità

personale. Io cerco di essere indifferente e, quando mi chiede esplicitamente del mio

incontro con il Commissario, di cui era già stato velocemente informato, rispondo in modo

credibile che non mi ero esposta in considerazioni e sospetti, negando quanto in realtà era

avvenuto.

Guido mi saluta convocandomi per un incontro dai Sax per la settimana prossima, e con

aria minacciosa, mi ingiunge di non parlare di Mussa, né di quanto era successo a casa Sax

ne……del dopo iniziazione, facendomi chiaramente capire che qualunque tradimento del

mandato avrebbe avuto conseguenze terribili.

Esco dalla stanza stanca, ma, in un certo senso, rassegnata perché non mi aspettavo niente

di diverso da quello che mi stava succedendo. Osservo tra me e me che Guido doveva

sapere benissimo il ruolo del suo dirigente in questa intrigata vicenda.

Ora debbo aspettare e riuscire ad entrare nei meccanismi del “sistema” per poter ottenere

tutte le informazioni possibili.

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Furto in casa

Tornata a casa metto la chiave nella toppa e……la porta non era chiusa ma semplicemente

appoggiata…semichiusa. Ho il cuore in gola, scendo velocemente le scale e torno in strada.

Sono entrati, sono entrati mi ripetevo e vedevo di nuovo la scena della macchina che aveva

tentato di investirmi. Incidente che poteva costarmi la vita!.

Sono di nuovo loro, è chiaro che non sono affatto convinti della mia fedeltà e cercano in

tutti i modi di mettermi paura.

Ed io ho paura.

In strada chiamo subito Virginia e Clara alle quali racconto dell’effrazione e del fatto che

non ho avuto il coraggio di entrare. Ci diamo appuntamento a breve…il tempo necessario

per arrivare, visto che abitiamo vicine.

Nel giro di dieci minuti arrivano al portone di casa, ci abbracciamo e non mi sento piu sola.

Saliamo le scale di corsa con l’affanno che accompagna la paura e…entriamo.

L’appartamento è tutto sottosopra, è chiaro che hanno cercato dappertutto, erano sicuri di

trovare documenti interessanti. In realtà avevo dei dossier di documenti raccolti negli anni,

molta stampa e documentazione relativa alla Trilaterale e miei appunti di commento.

L’unica vera ricchezza di questa raccolta era la sequenza temporale dei testi e la possibilità

di fornire una visione unitaria dell’insieme che permetteva di mettere a posto i vari tasselli

di per se sufficientemente anonimi.

In poco, nella ricostruzione delle cose mancanti appare evidente che sono stati sottratti

proprio quei documenti…il lavoro di anni, e la copia che avevamo fatto dei documenti di

Guido.

Non avevo dato troppa importanza al materiale raccolto ma, evidentemente, doveva essere

di un qualche interesse, oppure non avevano trovato altro .……

Non ho particolari segreti se non la determinazione di affermare con un credo

indistruttibile la virtu’ del bene, di cui mi sto facendo strumento. Negli anni non mi era

sfuggito il particolare legame tra personaggi delle istituzioni e scelte di politica economica,

come la mancanza, sempre più presente, di dibattito nei seminari e nei comitati e mi ero

gradualmente trovata ad assumere un ruolo di cui avrei fatto volentieri a meno.

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Preso atto della situazione, decidemmo insieme che non era opportuno che rimanessi in

casa, e Clara si era messa a disposizione per accogliermi per un certo periodo di tempo,

fino a quando la situazione non fosse divenuta più gestibile e trasparente.

Arrivata a casa di Clara avevo preso possesso a malincuore, anche se grata, della mia

nuova stanza, non senza aver prima avvertito il Prof. Lanave dell’incursione subita ed

essermi tranquillizzata per le parole di conforto e di rassicurazione.

A volte mi domando se il Prof. sia veramente convinto che non andranno oltre, spero solo

di essere protetta dagli sconosciuti angeli custodi (?).

La Trilateral Commission (Commissione Trilaterale) è un'organizzazione fondata il 23

giugno del 1973 per iniziativa di David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan

Bank, e di altri dirigenti del gruppo Bilderberg e del Council on Foreign Relations. La

Trilaterale conta come membri più di 200 influenti privati cittadini (uomini d'affari,

politici, intellettuali) dall'Europa, dal Giappone e dal Nord America, con l'obiettivo

dichiarato di promuovere una cooperazione più stretta tra queste tre aree. Ha sede sociale

a New York.

L'atto costitutivo spiega: «Basata sull’analisi delle più rilevanti questioni con cui si

confrontano l'America e il Giappone, la Commissione si sforza di sviluppare proposte

pratiche per un'azione congiunta.

Il numero di membri è determinato da quote proporzionali a ciascuna delle aree.

L'organizzazione è stata oggetto di molte analisi e critiche, da parte di attivisti politici e

accademici che lavorano nel settore delle scienze politiche e sociali. La Trilateral

Commission è presente in molte teorie del complotto.

Lo scrittore francese Jacques Bordiot affermò, riguardo ai membri della commissione, che

"il solo criterio che si esige per la loro ammissione, è che essi siano giudicati in grado di

comprendere il grande disegno mondiale dell'organizzazione e di lavorare utilmente alla

sua realizzazione" e che "il vero obiettivo della Trilaterale è di esercitare una pressione

politica concertata sui governi delle nazioni industrializzate, per portarle a sottomettersi

alla loro strategia globale".("Prèsent", 28 e 29 gennaio 1985).

Per altri la Trilaterale è semplicemente l'espressione di una classe privilegiata di

tecnocrati: «La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la techné è legge e dove

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sentinelle, dalle torri di guardia, vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è

affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a sé stessa. Il

maggiore benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano

criteri per poi inviarli verso il basso» (Gilbert Larochelle, «L'imaginaire technocratique»

Montreal, 1990, p.279)

Il giornalista Richard Falk, che già nel 1978 - quindi a pochissimi anni dalla nascita -

scrive sulle colonne della Monthly Review di New York: «Le idee della Commissione

Trilaterale possono essere sintetizzate come l’orientamento ideologico che incarna il

punto di vista sopranazionale delle società multinazionali, che cercano di subordinare le

politiche territoriali a fini economici non territoriali». E’ la filosofia delle grandi

corporation, che stanno privatizzando le risorse di tutto il pianeta, a cominciare dai beni

primari, come ad esempio l’acqua: non solo riescono a ricavare profitti stratosferici ma

anche ad esercitare un controllo politico su tutti i Sud - e non solo - del mondo. La logica

della globalizzazione. E i bracci operativi di questo turbocapitalismo sono proprio due

strutture che dovrebbero invece garantire il contrario: ovvero la Banca Mondiale e il

Fondo Monetario Internazionale.

«Entrambi - scrive uno studioso, Mario Di Giovanni - sotto lo stretto controllo del

‘Sistema’ liberal della costa orientale americana. Agiscono a tutto campo nell’emisfero

meridionale del pianeta, impegnate nella conduzione e ‘assistenza’ economica ai paesi in

via di sviluppo». E proprio sull’acqua, la Banca Mondiale sta dando il meglio di sé: con la

sua collegata IFC (Internazionale Finance Corporation) infatti sta mettendo le mani sulla

gran parte delle privatizzazioni dei sistemi idrici di mezzo mondo, soprattutto quello

africano e asiatico, condizionando la concessione dei fondi all’accettazione della

privatizzazione, parziale o più spesso totale, del servizio. Del resto, è la stessa Banca a

calcolare il business in almeno 1000 miliardi di dollari

Il Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma viene ufficializzato due anni più tardi, a giugno

del 1954. I primi incontri si sono svolti esclusivamente nei paesi europei, ma dall’inizio

degli anni ’60 anche negli Usa. Tra i promotori - precisano alcuni studiosi della semi

sconosciuta materia - occorre ricordare due nomi in particolare: sua maestà il principe

Bernardo de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, che ha guidato il gruppo per oltre un

ventennio, fino a quando, nel 1976, è stato travolto dallo scandalo Lockheed; e Joseph

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Retinger, un faccendiere polacco al centro di una fittissima trama di rapporti con uomini

che per anni hanno contato sullo scacchiere internazionale della politica e dell’economia.

«La loro ambizione - viene descritto - era quella di costruire un’Europa Unita per arrivare

a una profonda alleanza con gli Stati Uniti e quindi dar vita a un nuovo Ordine Mondiale,

dove potenti organizzazioni sopranazionali avrebbero garantito più stabilità rispetto ai

singoli governi nazionali. Fin dalla prima riunione vennero invitati banchieri, politici,

universitari, funzionari internazionali degli Usa e dell’Europa occidentale, per un totale di

un centinaio di personaggi circa».

Ecco cosa hanno scritto alcuni giornalisti investigativi inglesi nel magazine on line di Bbc

News: «si tratta di una delle associazioni più controverse dei nostri tempi, da alcuni

accusata di decidere i destini del mondo a porte chiuse. Nessuna parola di quanto viene

detto nel corso degli incontri è mai trapelata. I giornalisti non vengono invitati e quando

in qualche occasione vengono concessi alcuni minuti a qualche reporter, c’è l’obbligo di

non far cenno ad alcun nome. I luoghi d’incontro sono tenuti segreti e il gruppo non ha un

suo sito web.

Il più grosso problema è quello della segretezza. Quando tante e tali personalità del

mondo si riuniscono, sarebbe più che normale avere informazioni su quanto sta

succedendo».

Ed ecco cosa scrive un altro studioso di ordini paralleli e di gruppi e associazioni che

agiscono sotto traccia, Giorgio Bongiovanni. «Bilderberg rappresenta uno dei più potenti

gruppi di facciata degli Illuminati (una sorta di super Cupola mondiale). Malgrado le

apparenti buone intenzioni, il vero obiettivo è stato quello di formare un’altra

organizzazione di facciata che potesse attivamente contribuire al disegno degli Illuminati:

la costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale e di un Governo Mondiale entro il 2012.

Sembra che le decisioni più importanti a livello politico, sociale, economico-finanziario

per il mondo occidentale vengano in qualche modo ratificate dai Bilderberg». «Il Gruppo -

scrive ancora Bongiovanni - recluta politici, ministri, finanzieri, presidenti di

multinazionali, magnate dell’informazione, reali, professori universitari, uomini di vari

campi che con le loro decisioni possono influenzare il mondo. Tutti i membri aderiscono

alle idee precedenti, ma non tutti sono al corrente della profonda verità ideologica di

alcuni membri principali». I veri ‘conducator’- secondo questa analisi - i quali a loro

volta fanno anche parte di altri segmenti strategici nell’organigramma degli Illuminati.

Due in particolare: la Trilateral e la Commission of Foreign Relationship, nata nel 1921,

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la quale riunisce a sua volta tutti i personaggi che hanno fra le loro mani le leve del

comando negli Usa. «Questi membri particolari - prosegue Bongiovanni - sono i più

potenti e fanno parte di quello che viene definito il ‘cerchio interiore’. Quello ‘esteriore’,

invece, è l’insieme degli uomini della finanza, della politica, e altro, che sono sedotti dalle

idee di instaurare un governo mondiale che regolerà tutto a livello politico e economico:

insomma, le ‘marionette’ utilizzate dal cerchio interiore perché i loro membri sanno che

non possono cambiare il mondo da soli e hanno bisogno di collaboratori motivati e mossi

anche dal desiderio di danaro e potere».

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Arresto di Mussa

Nella settimana la chiamata come persona informata dei fatti di Mussa si era trasformata in

arresto per omicidio premeditato e il prestigioso dirigente viene tradotto a Rebibbia. Il

Commissario Marno sa il fatto suo e procede come un treno per la soluzione dell’omicidio

del Ministro.

I fatti, secondo i giornali che leggo con avidità e i “rumors” sarebbero questi.

Mussa avrebbe raggiunto la stanza del Prof. Marconi (il Ministro) verso le ore 18 per una

convocazione ufficiale e sarebbe uscito verso le 18,15. Questo lo confermavano gli usceri.

Ma sarebbe rientrato, secondo il Commissario, verso le 18,30-19, da un ingresso laterale

che permetteva un accesso anonimo muniti di una chiave che, probabilmente, Mussa si era

procurato. Il nastro della telecamera che vigilava l’accesso era stato opportunamente tolto.

Compiuto l’omicidio con una pistola con silenziatore, sarebbe uscito dalla stessa porta

dopo averla di nuovo chiusa a chiave e ritornato in modo silenzioso, sparendo per i

corridoi. A quell’ora del resto il Ministero è quasi vuoto ed è possibile sparire tra i meandri

senza avere riscontri.

Le prove in possesso del Commissario non potevo conoscerle ma non dubitavo della

fondatezza dei dati e delle deduzioni.

Quanto ai moventi si parlava soprattutto di privatizzazioni e di mancati consensi e appoggi

in sede internazionale del Prof. Marconi. La cosa per la “cricca” era impossibile da

accettare perché comportava il venir meno di accordi già presi tra i vertici mondiali

attraverso gli oscuri rappresentanti delle istituzioni coinvolte e poteva costituire un

pericoloso precedente.

Il Ministro, pur appartenendo al sistema, doveva aver rifiutato questa logica perversa per

motivi che dovevano essere sopravvenuti in una coscienza che non aveva cancellato ma

solo assopito il senso etico delle scelte pubbliche.

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Sospetti

Guido Mitralis era spaventato per l’arresto di Mussa. Aveva paura che la detenzione

potesse indebolirlo impedendo l’omertà assoluta che il “Sistema” richiedeva e, soprattutto,

aveva paura che si profilassero ruoli e responsabilità suoi.

Fino a quel momento tutto era andato per il meglio e l’omicidio del Ministro era stato un

incidente necessario vista l’assoluta indisponibilità dell’uomo ad accettare alcune delle

regole imposte dagli illuminati. Per alcuni versi, infatti, l’uomo si era dimostrato

disponibile, per altri aveva posto un freno incompatibile con l’avidità sfrenata che

motivava la cricca.

In questo contesto in rapida e pericolosa accelerazione, Guido era irritato da Beatrice.

I segnali forti che le erano stati inviati, compreso il furto, sembravano non avevano sortito

effetto, almeno per ora, e continuava a muoversi come una scheggia impazzita senza una

vera direzione.

Era evidente la sua inaffidabilità e Guido stava valutando anche altre soluzioni estreme per

togliere di mezzo il problema, anche se in fondo le dispiaceva. Era intricato da quella

donnetta e in un certo senso ne ammirava il coraggio e la determinazione.

Bisognava valutare tutti i rischi e attendere i risultati degli interrogatori di Mussa che

sapeva bene di essere legato ad un silenzio assoluto…….altrimenti….

Per l’immediato sarebbe stato importante il nuovo incontro in casa Sax, il primo di

Beatrice dopo il rito e, secondo gli esiti, valutare ogni possibile soluzione.

Intanto l’arresto di Mussa si protraeva senza che fosse possibile conoscere gli esiti degli

interrogatori, coperti dal più assoluto segreto.

Bea, chiamata di nuovo dal Commissario, aveva cominciato ad aprirsi gradualmente

parlando oltre che dei suoi sospetti, anche degli avvicinamenti di Guido, senza arrivare

ancora a raccontare del suo ruolo nell’intricata faccenda. Dopo l’ultimo episodio, in

particolare, relativo al furto di documenti, il dott. Marno insisteva perché stesse attenta ad

ogni sua mossa e gli riferisse qualunque timore o riflessione.

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Nuovo incontro a casa Sax

L’atmosfera al Ministero era incandescente, del tipo tutti contro tutti, e la soluzione

migliore era quella di far decantare le chiacchiere ed i sospetti.

La sensazione era che si fosse rotto un patto tra “parti” e che la mancanza di nuove regole

favorisse l’anarchia di individui spregiudicati pronti a tutto.

Bea era angosciata dal nuovo incontro in casa Sax, non sapeva quale comportamento

assumere con Guido e si rendeva conto di essere in un gioco troppo grande per lei, di cui

intuiva solo il pericolo e i prezzi da pagare.

Rimpiangeva in parte di essersi lasciata trascinare in questo gioco di cui non intravvedeva

ancora le soluzioni. E poi non si sentiva rassicurata da alcuna presenza, visto che era stato

possibile sia l’incidente che il furto.

L’ospitalità di Clara era affettuosa e confortevole. Le amiche non l’avevano lasciata sola e,

a rotazione, si incaricavano di starle il più possibile vicine anche se questo, data la

situazione, poteva costituire un pericolo potenziale anche per loro.

Alla fine comunque Bea aveva deciso di far ritorno a casa. Non poteva fuggire, sarebbe

stato inutile e avrebbe veramente messo in pericolo le sue inconsapevoli “sorelle”.

E cosi’, in modo agitato, passava anche la settimana dell’arresto e del furto e si avvicinava

il nuovo fatidico incontro. Alla fine della settimana, infatti, Guido l’aveva fatta chiamare e

gelido e stentoreo le aveva dato appuntamento per il mercoledi’ successivo.

Sarebbe andato a prenderla alle 21. L’incontro sarebbe stato diverso dal solito: poche

persone, altamente qualificate, avrebbero illustrato un programma di massima, per poi

passare ad una sorte di interrogatorio, ma …….(rassicurante).…niente di

particolare..….giusto per testare l’orientamento dei presenti.

Il temuto e atteso mercoledi’ finalmente arriva. Alle 21 precise Guido citofona e Bea

scende le scale rapida e affannata dall’ansia. La curiosità sta cedendo alla paura. E’

stressata e vorrebbe sparire, se solo potesse. Con dei respiri profondi cerca di riacquistare il

controllo di se. Si è preparata con cura e l’aspetto riusciva a non tradire le forti emozioni.

Il percorso per casa Sax è silenzioso e non è rimasta traccia del comportamento licenzioso

di Guido che ha riacquistato la sua aria composta da commis di Stato. Le parole sono

poche e laconiche… non c’è più traccia di qualsivoglia rapporto amicale.

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Roma è sempre tragicamente bella….la cornice ideale di questo giallo intricato che

confonde dinamiche antiche, come il potere, e nuove, come le strategie per comandare la

globalizzazione.

Casa Sax, accogliente e raffinata, come ormai Bea aveva imparato a conoscere dagli

incontri precedenti, si apre ai nuovi ospiti. Gli invitati in parte sono già arrivati o stanno

arrivando discreti. Tutto appare perfetto. Un incontro tra persone di qualità

dell’etablischment internazionale, in una cornice sobria e affascinante.

Poi, dopo le presentazioni di rito, apre l’incontro il padrone di casa che invita alcuni dei

presenti a prendere la parola. Si tratta di personalità di primo livello tutti esponenti di

governo, delle banche centrali, dell’apparato militare, del mondo scientifico e della carta

stampata.

L’ideologia che compare dalle parole è chiara, anche se camuffata da citazioni filosofiche e

idealità nobili condivisibili. La globalizzazione deve procedere con accelerazione, a

qualunque costo, quale strumento per definire nuovi ordini mondiali al servizio della

finanza internazionale protagonista assoluta della storia attuale.

Ridisegnare un ordine, quindi, per ricollocare classi sociali e redditi. In nome della

liberalizzazione debbono cadere le varie forme di tutele sociali, in un quadro che mette il

denaro e la speculazione al centro del mondo.

Poche parole chiare che distruggono una gran parte del novecento e tutte le conquiste

faticosamente guadagnate nel mondo occidentale. Per la teoria dei vasi comunicanti il

nuovo equilibrio baserà proprio sulla perdita dei valori positivi della civiltà industrializzata

con un conseguente impoverimento generalizzato.

Per arrivare a questo obiettivo servono uomini senza scrupoli….. pronti a tutto e,

soprattutto fidati. La parte interessante di questa teoria si poggia sull’appartenenza a

determinate logge di potere degli uomini “giusti”. La fideità delle persone è quindi lo

strumento idoneo per raggiungere lo scopo e ogni atto contrario sarà punito con

annientamenti mirati attraverso scandali e minacce, fino alla eliminazione fisica

dell’infedele.

Per questo il Ministro era stato eliminato, pensava Bea, perché non aveva condiviso fino in

fondo la logica dei super poteri. Ora era chiaro, l’infedeltà, o la parziale fedeltà del Prof.

Marconi era stata giudicata e condannata con la morte e Mussa era stato l’esecutore

dell’omicidio. Questo induceva a pensare a tutte le regie occulte che animavano il Palazzo.

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Bea era annichilita mentre Guido ne osservava di nascosto i comportamenti e cercava di

leggerne le emozioni.

Alle dichiarazioni era seguito un dibattito. Tutti sembravano in armonia con i relatori,

pronti a spendersi totalmente per la “causa”, ciascuno con la potenza di fuoco di cui

disponeva in Parlamento, nelle banche, nella cultura scientifica e sulla carta stampata.

Insieme rappresentavano una forza violenta che solo un ingenuo poteva pensare di scalzare

minimamente.

Poi, come aveva preannunciato Guido, le erano state indirizzate alcune domande, per la

verità abbastanza blande, alle quali aveva risposto in modo generico, senza comunque

innescare un dibattito, ne un confronto dialettico.

La serata volgeva al termine e Bea cercava di riprendere il controllo per affrontare il

ritorno con Guido. Nei fatti la cosa non era sconvolgente, si trattava di conferme di quello

che in tanti anni passati a studiare carte e documenti internazionali, le era già noto. Ma

prendere atto in diretta che tutte le sue peggiori valutazioni erano una realtà la faceva star

male. Aveva sperato fino all’ultimo di essere smentita e che tutte le sue paure fossero

legate in parte ad una forma di paranoia.

Il ritorno si delineava pesante. Guido non faceva nessuno sforzo per nascondere la sua

ostilità e Bea si chiedeva per quale motivo avesse voluto coinvolgerla, visto che era chiara

la sua estraneità all’ambiente e alle idee. Forse, in qualche modo pensavano di spaventarla

e di usarla a proprio vantaggio. Una piccola donna inaffidabile da usare per gli strani e

tortuosi tornaconti della cricca.

In macchina Guido le rivolse a stento qualche parola, perlopiù di conferma delle idee

centrali della riunione, suggerendole, sornione, di parlare con il Prof. Liuti di questa ultima

esperienza e riferirne a lui.

Ecco forse questo era il suo ruolo…riferire ad altri potenti per inviare messaggi e, forse,

spaventarli.

Il ritorno a casa era stato insomma tranquillo, se si esclude la pesante incombenza di

entrare in contatto con il Prof. Liuti e quindi riferire sui contenuti del colloquio.

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Appuntamento urgente

Il giovedi’ mattina Bea, appena arrivata in Ufficio, aveva chiamato la segreteria del

Direttore generale, chiedendo con urgenza un appuntamento. La segretaria l’aveva registra

per le 12 della mattina stessa. Bea cominciava a convincersi che il Prof. Liuti era in

pericolo e che la richiesta di Guido di sollecitarlo rappresentava, a tutti gli effetti, un

avvertimento, forse l’ultimo.

Le resistenze di Liuti a sottomettersi e a mitigare, come leva di trasmissione, il volere dei

“poteri forti” rappresentava, come già rilevato, una sfida insostenibile per i padroni del

mondo. Questo pensava Bea mentre si recava all’appuntamento.

Arrivata nella stanza, dopo aver superato l’anticamera, Il Direttore fece cenno a Bea di

uscire insieme, confermando verosimilmente che la stanza non era “pulita”.

Si incamminarono veloci verso una parte del palazzo piu’ sicura, dove era più facile

parlare al di fuori di orecchie indiscrete.

Bea cominciò a raccontare tutto quello che era successo dal loro ultimo incontro,

soffermandosi sugli ultimi avvenimenti, compresa la sua affiliazione e la pretesa di Guido

di utilizzarla per lanciare severi avvertimenti.

Liuti era visibilmente stanco e spaventato per la forte opposizione che registrava nei ambiti

stessi degli “illuminati”, di cui anche lui, in modo del tutto personale e non isolato, faceva

parte. Nel colloquio la sollecitava a fare molta attenzione per l’accrescimento dei rischi,

anche a seguito dell’arresto di Mussa che occupava nell’ambito della gerarchia occulta un

posto di tutto rilievo. I suoi compari avevano in effetti paura che potesse parlare delle

“connections” e che la magistratura potesse ampliare il numero delle persone informate sui

fatti e arrivare gradualmente a nuovi arresti.

Anche se la “Cupola“ era praticamente intoccabile, c’era il rischio, infatti, che l’opinione

pubblica potesse venire a conoscenza di fatti inconfessabili che avrebbero minato

qualsivoglia rapporto fiduciario e necessario tra il popolo e le istituzioni.

Il Professore ammetteva di avere aderito alla cricca per ambizione e di aver sottovalutato la

portata delle decisioni mondiali, convinto in una forte mediazione con le esigenze

democratiche e popolari.

Questa convinzione l’aveva condivisa con il Ministro ucciso.

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Ma, quando si era verificata una netta frattura tra le direttive e la speranza di mediazione,

la posizione dei dissidenti era divenuta insostenibile e, al momento, si era conclusa con

l’omicidio che rappresentava la minaccia concreta per tutti i dissidenti.

Liuti si sentiva ormai in grave pericolo, convinto che gli spazi di trattativa fossero modesti

e che Guido, capo riconosciuto per l’Italia degli illuminati, avrebbe colpito ancora.

Quanto a Bea, le raccomandava prudenza, anche se era convinto che non sarebbe servito a

niente.

Di positivo c’era la lotta intestina al “sistema”.

Come aveva detto il Prof. Lanave, infatti, Liuti confermava la forte presenza di dissidenti

che mettevano a rischio la compattezza delle decisioni e l’efficacia stessa della

trasmissione fedele della volontà dissennata e assoluta dei vertici.

Il Direttore era convinto che l’asservimento assoluto a queste volontà avrebbe condotto alla

recessione mondiale con conseguenze inimmaginabili. Ed era proprio questa convinzione a

fare da collante tra i dissidenti, consapevoli dei rischi collaterali delle decisioni

verticistiche.

Il saluto di commiato era stato affettuoso, ma Bea aveva la sensazione che più che di un

saluto si trattasse di un commiato. Non cessava pero’ di sperare che, come spesso accade

nelle situazione più difficili, si inserisse nella Storia la famosa variabile stokastica

(incontrollabile) di economica memoria, in grado di modificare, nella sostanza, un

cammino all’apparenza ineluttabile.

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Secondo omicidio

Nel pomeriggio la chiamata di Guido per riferire. E Bea riferisce.

Nella stanza immacolata e fredda, Guido la riceve più algido della stanza stessa. Ormai non

faceva piu’ neanche finta di provare simpatia, gli bruciava il fallimento del possibile

incontro “sentimentale”, e l’ostilità di pelle che avvertiva. Ma quella indomita donnetta

doppiogiochista poteva ancora servire per mandare messaggi trasversali, ……poi si

sarebbe valutata la possibilità di una sua eliminazione.

- Bea, dimmi ….hai avuto altre informazioni, c’è qualcosa di importante che puoi

riferirmi?,

- Ho trovato il Prof. Liuti stanco, ma desideroso di avere un incontro con te. Credo

che sia urgente che vi spieghiate e che recuperiate un rapporto fiduciario. Il

Professore è mortificato dalla distanza che si è creata tra di voi e, a quello che ho

capito, è alla ricerca di una riabilitazione. Ha un grande rispetto nei tuoi confronti e

vorrebbe appianare le divergenze che sono sorte. Le considera superate ed è deciso

a collaborare. Mettilo alla prova, penso che meriti un appello.

- Quello che mi dici mi stupisce. Come avrai saputo, Liuti ha osteggiato alcune

privatizzazioni ed operazioni finanziarie sul debito, compresa la collocazione dei

CDS presso gli enti locali. Per noi è insopportabile. Si tratta di soldi, tanti, e il fine

è quello di assoggettare e limitare, anche tramite questi strumenti, il ruolo dello

Stato, a tutto vantaggio della nuova elite, o come meglio desideri, nuova

aristocrazia. Devi capire che il concetto di “uomo centrale alla Storia” è

superato…stiamo andando velocemente verso il “capitalesimo”. L’uomo è e sarà

sempre piu’ soggetto al capitale. Sogniamo una società di impari in mano ai pochi

veramente illuminati e..(ghignando)… cosa illumina di piu’……. dell’oro!.

Mentre parlava il suo viso si accendeva dal consueto pallore e si animava di una luce

sinistra.

Bea era atterrita, ormai Guido non aveva piu’ freni e sembrava in preda ad un delirio

orgasmatico. Aveva pensato spesso, ma senza trovare spiegazioni, alla violenza di cui

era strapiena la Storia, al succedersi di avvenimenti tragici come l’avvento del nazismo

e non era mai riuscita a capire come tutto questo era stato possibile.

Ora cominciava a capire………

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Era uscita dalla stanza consapevole che si trovava davanti ad un disastro annunciato e che

non era che una piccolissima pedina di un gioco malvagio.

Al rientro nel suo ufficio, Virginia l’aveva avvertita che il Commissario la stava cercando.

Di fronte al dott. Marno aveva manifestato tutto il suo dolore e le sue paure, prima ancora

che il commissario avesse il tempo di farle domande. Il commissario l’aveva lasciata

parlare senza interromperla. Non sembrava sconvolto dalle rivelazioni e dalla rabbia.

Alla fine, tranquillizzatasi, Bea aveva chiesto scusa della sua irruenza giustificata

dall’evolversi degli avvenimenti. Recuperato il controllo della situazione, era stata

incalzata da una serie di domande sul Direttore generale e sul suo ruolo attivo nelle

decisioni di politica economica e sulla sua influenza sui policy makers.

Bea sembrava non capire l’interessamento nei confronti di Liuti……., ma venne informata

che Mussa stava riversando sul Direttore tutte le responsabilità, compresa la decisione di

eliminare il Ministro. Mussa cercava di salvare la sua situazione, diminuendo il suo ruolo e

salvando Mitralis.

Il Prof. Liuti usciva di consueto dal Ministero la sera sul tardi, quando tutto il personale era

ormai a casa. Quel ruolo di Capo del Dipartimento l’aveva dapprima onorato, poi

totalmente compreso per il potere e il prestigio che gli conferiva. Non era stato facile

arrivarci ma ce l’aveva fatta per la sua competenza e per gli appoggi politici e non, di cui

godeva, oltre alla fama consolidata di tecnico competente.

In effetti il suo “curriculum” era di tutto rispetto. Economista liberista eccellente, formatosi

nelle università elitarie, era apprezzato in tutte le riunioni internazionali che ne

ammiravano anche l’intelligenza e le capacità menageriali.

Un uomo arrivato, dunque. Ma la consuetudine a trattare le tematiche economiche piu’

delicate lo avevano progressivamente coinvolto e reso sensibile alle conseguenze umane

che ne conseguivano. Suo malgrado si era reso conto del peso delle scelte e spesso aveva

dialetticamente contrapposto il senso etico agli indirizzi che gli venivano “consigliati” in

alto.

E per “alto” si deve intendere sia l’assetto gerarchico amministrativo che gli oscuri

meandri del vero potere, spesso coincidenti con la cupola economico-finanziaria che

sovrasta il mondo.

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Gli scontri si erano di conseguenza manifestati nelle sedi idonee e lo avevano reso meno

affidabile, se non pericoloso. Ed ora il “potere” si doveva vendicare pensando di eliminare

anche questo personaggio scomodo che poteva in qualche modo mettere in crisi un disegno

perfetto: quello della globalizzazione addomesticata agli interessi di pochi delinquenti.

Come definire infatti un manipolo di persone che con trame oscure tentano di sottomettere

milioni di uomini, compromettendo l’acquisizione di diritti santificati dalle Costituzioni

degli Stati occidentali che, dal secondo dopoguerra, avevano avuto accesso al benessere e

alla dignità.

La globalizzazione si era manifestata alla rovescio. Non esportare la dignità e i diritti, ma

perderli…… a favore di cosa? a favore di ricchezza e potere per pochi. Milioni di

disgraziati pronti a lavorare per niente, in nome di un liberismo manipolato assurdo e

perverso.

Anche quella sera il Prof. Liuti era uscito furtivamente dal Palazzo, salutato dai finanzieri

di guardia. Aveva rinunciato alla macchina e pregato l’autista di andare a prenderlo la

mattina successiva alle otto. Voleva passeggiare per quelle strade familiari e ritrovare un

suo equilibrio sconvolto dal succedersi degli avvenimenti.

Non aveva scorta ne l’aveva sollecitata. Sapeva infatti che i suoi “compari”, se volevano,

l’avrebbero eliminato comunque. Tanto valeva accettare il rischio e pensarci il meno

possibile.

Il fascino di quelle strade di notte era innegabile e, nonostante tutto, non voleva

rinunciarci. A passo veloce si era dunque incamminato verso la sua abitazione.

L’atmosfera era tranquilla, mentre vedeva davanti ai suoi occhi passare il Quirinale,

maestoso, fontana di Trevi, impareggiabile, e via via fino a Piazza di Spagna.

Arrivato a quel punto tutto era piu’ animato, con i ragazzi lungo le gradinate, le coppiette

abbracciate e i bar pieni ancora di vita.

Abitava in un appartamento in Via della Vite, piccolo ma splendido, con le scale larghe ed

eleganti che conducevano all’ingresso.

Aveva aperto la porta e si era spogliato del solito abito; una rapida doccia e l’abito da casa

per poi mettersi davanti al suo p.c. e controllare i suoi interessi quotidiani specifici.

Mentre era assorto e avvolto dalla luce chiara del suo Apple, aveva udito un leggero

fruscio provenire da una tenda posta dietro le sue spalle.

Poi,….. piu’ niente …………!

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Lo avevano trovato all’indomani con una pistola nella mano destra, il capo riverso

all’indietro e un rivolo di sangue.

Sul tavolo la lettera enciclica “Spe Salvi” di Papa Benedetto XVI .

L’allarme era stato dato la mattina dall’autista che non aveva avuto risposta ai ripetuti

solleciti.

Subito si era parlato di un suicidio che la stampa riportava legato alla situazione personale

del Prof. Liuti. Tutti i mezzi di comunicazione avevano evidenziato la grande

professionalità e il tratto umano del personaggio.

Bea sapeva che era stato ucciso, come aveva potuto ”annusare” nell’ultimo incontro.

Aveva anche colto con disperazione il segnale dell’enciclica……che testimoniava, a suo

parere, la seconda tappa di un percorso ideale, da parte degli assassini, finalizzato a

distruggere gli elementi etici di una società non confessionale come quella occidentale: la

Fede (prof.Marconi) e la Speranza (prof.Liuti).

La terza tappa doveva essere la distruzione della Carità che avrebbe coronato l’immagine

disperata di una società alla Hobbes, inquadrata in una un'ontologia deterministica e

materialistica sintetizzata dalla frase: “homo homini lupus”.

Bea era disperata anche perché aveva perduto uno dei pochissimi referenti. Non sapeva

cosa sarebbe successo e prevedeva un futuro nerissimo anche per lei.

Decise di staccare i telefoni e di chiudersi in casa, lontana dall’ufficio e con la sola

compagnia di Virginia. Bisognava far sedimentare il dolore e l’ansia per poter agire nel

modo giusto. Ma quale era il modo giusto?, cosa doveva fare?.

Virginia, da parte sua, le riferiva gli aspetti più salienti della vita del Ministero e i molti

inviti di Guido a contattarlo con urgenza, oltre alla richiesta formale del Commissario

Marno di un incontro a metà della settimana, in sede altra dal Ministero.

Bea non ne voleva sapere di sentire Guido, non in quel momento, non avrebbe retto

l’impatto ……..non era ancora padrona delle sue emozioni. Era come una diga in procinto

di crollare.

Doveva prendere tempo, era fondamentale!

Si mise, al contrario, in contatto con il dott. Marno che la convoco’ nella sede del

Commissariato in via Nazionale.

Staccarsi dalla quotidianità e dalle tensioni le aveva giovato, e quando il giovedi’ si

presento’ al Commissario, Bea aveva ritrovato una parte del suo precario equilibrio.

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L’accoglienza del dott. Marno era, insieme, di grande disponibilità e preoccupazione. Non

nascondeva a Bea la difficoltà del momento e la incapacità di controllare la situazione,

vista la capillarità e la diffusione degli affiliati alla “cupola” anche nella istituzione piu’

affidabili, polizia compresa. Ma non aveva perso la speranza.

Era convinto, nonostante tutto, di riuscire, se non a sconfiggere, almeno a condizionare il

disegno criminoso e di arrivare a colpire alcuni centri nevralgici. Quanto a Mussa, questo

continuava a fornire versioni diverse sulla sua partecipazione all’omicidio del prof.

Marconi, accreditando, con fermezza, il ruolo del prof. Liuti confermato nella circostanza

specifica, a suo parere, dal suicidio dello stesso.

- Bea, mi racconti del suo ultimo incontro con il capo dipartimento,

- Commissario, il Professore era distrutto, anche se cercava di mostrarsi ancora forte.

Io ho avvertito il suo profondo disagio e la sua disperazione. Come è umano, i

contrasti tra la paura e il dubbio erano tangibili.

- Sa se aveva rifiutato la scorta?.

- Sapeva che era del tutto inutile….e voleva evitare di coinvolgere persone innocenti.

In fondo da parte sua era stata una scelta quella di aderire agli illuminati, dettata

dall’ambizione e, forse, anche dal convincimento di una azione complessivamente

positiva, anche se accomodata in alcune sue parti. Sono comunque sicura del suo

omicidio. La sua situazione nella cupola, i difficili rapporti con i vertici degli

affiliati e le sue stesse confessioni mi hanno convinto in questo senso. Di più, come

lei avra’ osservato….sulla scrivania, è stato trovata l’enciclica sulla speranza. E’ il

secondo segnale …..dopo quello della fede rinvenuto vicino al cadavere del

ministro. Per me è chiaro! Si tratta di un simbolo solo parzialmente criptico che

delinea un comportamento pragmatico e insieme metafisico. Agli omicidi, si

affianca la perdita delle virtu’ fondamentali, non solo religiose (le tre virtu’

teologali) ma anche sostanziali di un procedere umano laico. Gli umani, infatti, non

hanno solo bisogno di soddisfare le necessità primarie, ma anche quello di appagare

le necessità dell’anima: la Fede nel procedere dell’uomo, la Speranza nel senso

della vita, la Carità come amore da soddisfare e da restituire. Senza queste virtu’ la

vita perde la qualità esistenziale e diventa sopravvivere.

- Non avrei saputo descrivere meglio la situazione. La sua analisi mi sembra perfetta.

Ora è necessario tradurre i pensieri in azione. Ma questo spetta istituzionalmente a

me e ai miei collaboratori. Chiedo a lei pero’ un contributo. Abbiamo la necessità

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di “ incastrare” il suo capo e lei puo’ aiutarci ancora registrando le conversazioni

che avrà con lui. Infatti, nonostante l’uso di rilevatori ambientali, non siamo riusciti

ad evidenziare niente che in qualche modo posso coinvolgere Mitralis e i suoi

collegamenti con Mussa ed altri. Siamo nella impossibilità di procedere con accuse

di qualche spessore. So che le sto chiedendo molto, ma a quanto ho capito non mi

sembra sconosciuta a questa sorta di funzione di “prestatore di ultima istanza” per

intaccare in qualche modo questa congrega a delinquere. Fino ad ora non abbiamo

avuto fortuna, ma so che la tenacia e la perseveranza portano buoni frutti. Abbiamo

poco tempo ancora a disposizione prima che si compia questo disegno nefasto….La

Storia è piena di avvenimenti apparentemente ineluttabili che sono stati vanificati

da “resistenti”. Non so se la Provvidenza c’entri qualcosa in questa storia, ma so

che niente puo’ darsi per scontato. Teniamoci in stretto contatto e sia

prudente……non è sola ..lo sa.

A quelle parole Bea si ricordo’ del prof. Lanave, improvvisamente consapevole della rete

di legami, positivi questa volta, che legavano anche quei tanti che si opponevano al

disegno strategico della “cupola”. Ora cominciava ad avere un poco piu’ chiara la visione

della sua partecipazione al disegno complessivo.

Se ne ando’ dal Commissariato frastornata, anche se un poco piu’ speranzosa. Il dolore per

l’assassinio di Liuti e i segnali sulla “speranza” erano troppo forti per permetterle di

dimenticare e superare. Anche l’entusiasmo per una sua diretta collaborazione a questa

impresa disperata si erano molto attenuati, in presenza di tutte le difficoltà e dei pericoli

che aveva dovuto affrontare, ma non vedeva alternative. Neanche una sua ritirata l’avrebbe

salvata dalle possibili ritorsioni e dai rischi inevitabili che correva.

L’odio di Guido era palpabile e lei era consapevole che l’avrebbe colpita appena possibile

e, con qualunque mezzo.

Comincio’ quindi ad incamminarsi verso il Ministero a” passi tardi e lenti”, pensando agli

ultimi avvenimenti e cercando di pianificare, con un residuo di razionalità, possibili

comportamenti ed opzioni.

Immersa nei pensieri, nella cornice di una Roma ventosa e insolitamente fredda, sobbalzo’

sentendosi stringere la spalla destra. Ormai aveva paura di tutto, anche delle ombre.

Si girò spaventata e vide il Prof. Lanave sorridente e accogliente come sempre. Sembrava

spuntato dal niente. Bea quasi si rannicchio’ in una sorta di abbraccio che la sollevava dalle

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ultime e piu’ pericolose paure. Il Prof. le propose una colazione che lei accetto’ di buon

grado. Aveva la sensazione che l’avesse seguita e che sapesse piu’ di lei su di tutta la

dolorosa vicenda.

Entrarono in un sala da te’, vagamente di stile inglese, riservata e silenziosa e si sedettero

nell’angolo piu’ appartato della sala.

Il Prof. Lanave le prese le mani tra le sue con un fare affettuoso e consolatorio. Quindi

parlarono degli ultimi avvenimenti concordando sulla versione dell’omicidio del prof. Liuti

e sulla ipotesi di un terzo omicidio che avrebbe concluso la triade. Con la morte del

Ministro si era voluto dare un segnale forte a tutti coloro che avessero osato contrapporsi al

disegno criminoso. Il “suicidio “ del capo dipartimento aveva confermato l’intenzione che

la vendetta avrebbe riguardato tutti gli oppositori alle strategie del piano di globalizzazione

finanziaria.

Il Prof. la rassicuro’ che non era sola e che era costantemente monitorata. I rischi ai quali

era esposta erano stati valutati e affrontati attentamente.

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Riflessioni

Tornata a casa Bea cercava di mettere insieme tutti i pezzi del puzzle e di inquadrare il

tutto nel contesto economico che si era profilato negli ultimi mesi, anche per capire le

connessioni con la situazione assurda che stava vivendo.

La situazione economica dall’inizio dell’estate era diventata progressivamente disastrosa,

soprattutto nell’area euro, senza che nella prima metà dell’anno si fossero profilati

elementi di tensione particolare in termini anche di finanza pubblica. Al contrario, le borse

giravano a pieno ritmo e le economie sembravano aver superato gli schoks della crisi

statunitense del 2008, legata ai mutui “subprime” che aveva coinvolto anche l’Europa

tramite l’esposizione delle banche ai titoli tossici Usa e l’andamento critico delle borse.

Poi, all’improvviso e senza una ragionevole motivazione, erano iniziati gli attacchi

furibondi ai debiti sovrani dei cosiddetti “PIIGS“ (i Paesi piu’ fragili dell’area euro, Italia

compresa), e una caduta drammatica delle Borse. Il tutto aggravato da misure recessive

messe in atto dai Governi per ridurre l’esposizione debitoria degli Stati colpiti dalla

speculazione, causata anche dall’aumento delle spese per gli elevati interessi richiesti dai

sottoscrittori del debito.

Ora, guardando con freddezza e razionalità agli eventi, per Bea era chiaro che gli attacchi

erano di natura speculativa.

Il livello del debito in Europa era al di sotto di quello Usa e di quello del Giappone, ma

aveva una caratteristica interessante: La BCE era l’unica Banca centrale a non essere

prestatore di ultima istanza, la qualcosa assicurava lo speculatore sulla sua rendita finale.

Se infatti la Banca centrale avesse agito come una Banca centrale qualsiasi, in un caso di

attacchi, la cosa logica da fare sarebbe stata quella di intervenire immediatamente

svalutando l’euro. Questo intervento non avrebbe piu’ consentito la speculazione perche’

gli investitori avrebbero perso il guadagno sul rendimento dei titoli sovrani, compensato, in

negativo, dalla svalutazione.

Esempi in questo senso li aveva forniti la Banca d’Inghilterra che nel 1992, in occasione di

un attacco speculativo alla sterlina, aveva subito svalutato sterilizzando la speculazione, al

contrario dell’Italia che aveva fatto fronte agli attacchi con misure draconiane e si era

mangiate tutte le riserve in valuta.

Ma c’era dell’altro a preoccupare Bea. Le misure che si andavano prendendo avrebbero

inciso tutte sulla crescita, rendendo la situazione ancora piu’ grave, se possibile, sia in

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quanto questo avrebbe comportato la recessione, sia in quanto i valori di debito e

indebitamento, anche di fronte ad una riduzione nominale effettiva, essendo espressi in

rapporto alla crescita (prodotto interno lordo=crescita) avrebbero matematicamente

registrato un aumento.

Ad aggravare la situazione il ruolo dei credit default swap (CDS), i derivati creditizi

normalmente utilizzati come metro di misura del rischio di fallimento di uno stato sovrano.

Attraverso questi crediti non regolamentati è possibile, infatti, lucrare scommettendo sui

fallimenti sovrani come se si trattasse di un “ normale game “ e incidendo indirettamente

sull’evoluzione stesso dello “spread”.

Era chiaro che qualcosa non tornava perche’, in un sistema finanziario non regolamentato

come l’attuale, gli attori del mercato potevano incidere sulle realtà socio-economiche con

disinvolta crudeltà, vanificando la sovranità democratica e la ricchezza degli Stati,

passando con disinvoltura dalla speculazione sui beni primari, ai debiti sovrani.

Era comunque difficile pensare che gli eventi fossero senza regia perché sembravano

rispondere ad una strategia in grado di decidere della ricollocazione della ricchezza e del

potere internazionale.

Bea era sicura che l’euro non sarebbe saltato e che, alla fine della fiera, i Paesi colpiti si

sarebbero ritrovati piu’ poveri, con perdita di parte dei diritti sociali conquistati in anni di

lotte anche in tema di diritto del lavoro.

Quindi, sempre secondo Bea, la speculazione sarebbe progressivamente cessata, pur

permettendo ai sottoscrittori dei titoli di mantenere il margine di guadagno ottenuto, le

Borse avrebbero recuperato la ricchezza distrutta perché gli investimenti sarebbero ritornati

sui titoli azionari, mentre le modifiche legislative sarebbero rimaste, e cosi’ la povertà e la

riduzione dei diritti che ne conseguiva.

Si trattava di ipotesi, non campate in aria pero’, che dovevano confrontarsi con lo svolgersi

dei fatti…….ma Bea dal suo recente e travagliato osservatorio cominciava a pensare che

non si trattasse di sue specifiche paranoie su eventi casuali.

Non trattandosi di eventi casuali e occasionali era pertanto ipotizzabile una regia occulta

che per Bea andava a ricollegarsi con la sua esperienza degli ultimi mesi nei contesti oscuri

e scarsamente decifrabili che Guido le aveva esplicitato anche negli incontri in casa Sax.

La lotta sarebbe stata durissima e impari e bisognava impegnarsi personalmente per

impedire questa “atomica sociale“ studiata per distruggere la dimensiona storica degli

ultimi cento anni.

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Con queste amare riflessioni Bea, ancora addolorata dalla perdita cruente del Prof. Liuti, si

preparava ad affrontare quella ennesima notte, convinta che a partire dal giorno successivo

le cose sarebbero di nuovo cambiate per quello che, secondo il suo pensiero, poteva essere

l’ultimo atto della tragedia iniziata solo qualche mese prima.

Per Bea era infatti intuitivo che la saga delle “tre virtu’ ” si sarebbe conclusa con un terzo

omicidio: quello simboleggiato dalla Carità.

Ma chi sarebbe stato ucciso? e quando?......non aveva risposte per nessuna delle domande.

E se fosse successo a lei?, non poteva escluderlo…..anzi……

Con questi pensieri si addormento’ sopraffatta dalla stanchezza…nonostante tutto.

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Cap. III

L’addestramento

La mattina dopo Bea si svegliò nuovamente piena di energia e di volontà di andare avanti.

La situazione era grave e la sua posizione compromessa, ma non voleva mollare convinta

che il suo senso dell’esistenza la portasse ineluttabilmente verso quella scelta che ormai

sentiva parte di se.

Ci sono situazioni nelle quali la fragilità e la paura lasciano luogo al coraggio, questo

succede quando la violenza delle cose che succedono è tale da sconfiggere le resistenze.

Il coraggio non si sceglie ma deriva dalla libertà dalla paura. Il coraggio come forma di

libertà dalla violenza. Ecco Bea si trovava in questa situazione.

Si era domandata tante volte e con commozione come aveva fatto l’avv.to Ambrosoli ad

accettare con dignità e coraggio la sua condanna a morte, commissionata dal banchiere

Sindona, per la sua attività di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.

Ecco…. ora …. capiva!.

Di fronte alla violenza di cui era testimone cadevano le sue resistenze e diventava una

“resistente”…..a qualunque prezzo.

Le cose da affrontare erano tante, a cominciare dalla richiesta del Commissario di cercare

di registrare le parole sensibili di Guido. Strano che, nonostante le rilevazioni ambientali,

non fosse stato possibile evidenziare nulla di compromettente…almeno che Guido non

usufruisse di strumentazioni talmente sofisticate da annullare le registrazioni stesse.

Del resto, parlando con lei, non si era fatto scrupolo circa il suo ruolo e la sua

appartenenza, forse la sua arroganza dipendeva proprio dal fatto che era consapevole della

sua totale impunità.

L’altra cosa che richiedeva di essere affrontata era quella di puntare ad un addestramento

puntuale che le permettesse di affrontare i rischi a cui era esposta, ormai, costantemente.

Bea a venti anni si era arruolata come volontaria nell’arma dei carabinieri e aveva ricevuto

una formazione eccellente. Era quindi in grado di cavarsela con le armi. Ma da troppo

tempo era lontana dai poligoni e la sua preparazione richiedeva di essere aggiornata.

Decise quindi, come prima cosa, di iscriversi al poligono di tiro di Tor di Quinto per il tiro

con pistola.

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Senza perdere tempo, di prima mattina si reco’ al poligono, consapevole che avere una

pistola e saperla usare con abilità e velocità l’avrebbe resa piu’ sicura. Frequenze serali

ravvicinate potevano farle riaquistare, in breve, una padronanza che le permettesse di

proteggersi.

Si rese conto già dalle prime battute che non aveva perso lo smalto di un tempo e che,

nonostante la sua avversione per le armi, era in grado quanto meno di difendersi, anche se

la sorpresa era in mano all’avversario.

Bea non aveva dimenticato il tentativo di investirla, o quanto meno di spaventarla, di cui

era stata oggetto qualche tempo prima, nè il tentativo andato a vuoto di sedurla. Qualunque

scrupolo da parte sua sarebbe stato inutile e dannoso.

Informò il Commissario del percorso che stava intraprendendo, ricevendone

l’approvazione, e cerco’ di affrontare quanto aveva davanti con pragmatica serenità,

consapevole che al punto in cui era mancavano le alternative.

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Contro-iniziazione

L’atmosfera al Ministero era sempre piu’ confusa. La ridda delle voci piu’ insistente, come

era comprensibile dopo due omicidi eccellenti. Stavano venendo meno tutti i punti di

riferimento fondamentali, ne potevano essere somministrate storielle inverosimili, dopo

che era stato arrestato uno dei piu’ stretti collaboratori del Ministro ucciso (il mitico

Mussa).

Guido Mitralis, pur preoccupato dalla possibilità che Mussa potesse parlare, ostentava

sicurezza, convinto della fedeltà dell’omicida, e quasi sperava di poter occupare la poltrona

del Prof. Liuti per avere mano libera in altre malversazioni.

Dal “suicidio” del Direttore non aveva piu’ avuto notizie di Beatrice e stava valutando se

utilizzarla e come eventualmente eliminarla. Odiava quella donnetta che non era riuscito a

condizionare. Sapeva che era antagonista, nonostante i suoi tentativi di coinvolgerla piu’

che altro per spaventarla.

Da quando aveva avuto in mano la gestione del settore di programmazione economica, il

rapporto con Beatrice si era presentato anomalo. Professionalmente valida, era totalmente

inaffidabile per la sua mancata appartenenza a gruppi di potere, caratteristica che ne

consigliava l’emarginazione anche per il pericolo che la sua conoscenza del sistema

economico e delle scelte dissennate compiute ne facessero un testimone pericoloso.

E cosi’, progressivamente, era iniziata una operazione di dissuasione costante che doveva

portare Bea alle dimissioni spontanee.

Ma, nonostante le vessazioni fossero costanti e psicologicamente persuasive, i risultati

stentavano a venire. Bea resisteva, forte della convinzione ostinata del suo ruolo di

servitore dello Stato, della necessità della solidarietà sociale come strumento di crescita

condivisa e di avversione ad un capitalismo finanziario antidemocratico e distruttivo.

A nulla era servito l’avvertimento che le era stato dato con il tentativo di investimento che,

al contrario, l’aveva in qualche modo rafforzata.

Solo allora Guido aveva deciso di coinvolgerla con inviti dai Sax nel tentativo di stupirla

con la ricchezza e con il potere ostentati o, comunque, di spaventarla a fronte di una

struttura cosi’ consolidata e potente.

Ma non si era fatto illusioni ed era consapevole che non era riuscito nella sua opera di

dissuasione.

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A questo punto si imponeva una soluzione radicale, anche se bisognava studiarne con

puntualità tutti gli aspetti perché non si risolvesse in un bumerang.

Mitralis era consapevole che Bea non aveva appoggi importanti, ma che comunque godeva

di stima e credibilità e diffondeva senza ipocrisia le sue idee.

Di sicuro aveva cercato qualche sistema per difendersi anche nel caso in cui le fosse

successo qualcosa di grave.

La cupola, infatti, usava l’omicidio come estrema ratio contro gli avversari interni al

sistema e contro quelli esterni. Non voleva pubblicità e incidenti di percorso pericolosi,

consapevole che l’uso dei mezzi di informazione, quasi totalmente infiltrati, facevano

passare presso l’opinione pubblica qualsiasi scelta come positiva e ineluttabile. La sacralità

delle istituzioni e il tono moderato e discreto facevano il resto.

Già l’omicidio di Marconi era stato scongiurato fino all’impossibile, ma l’ostinazione del

Ministro non aveva lasciato scelta. Idem per Liuti……ma non si poteva insistere oltre.

Il rischio che l’opinione pubblica cominciasse a comprendere era troppo grave per il

sistema e rischiava di compromettere il lavoro di anni. Quindi bisognava intervenire il

meno possibile e usare la prudenza come norma di comportamento. Queste erano le

direttive.

Ma chi era veramente Guido Mitralis?.

Fino allo scoppio della crisi del 2008 era stato un alto dirigenti di alcune delle piu note

banche d’affari americane.

Dal 2008 gli era stato cambiato il nome, costruito un nuovo curriculum, e mandato in Italia

dove era stato nominato responsabile dell’Osservatorio economico del Dipartimento del

Tesoro, con lo scopo di esercitare pressioni sia con analisi che con interventi nelle sedi

internazionali, informare i suoi capi e favorire i big della finanza a Wall Street (Un

membro dello staff dei vertici dell’economia italiana che lavorava per la "piovra della

finanza" !!).

Ma soprattutto era un contro-iniziato e, in questo specifico “status”, stava operando….

contro.

Ogni pensiero può essere sviluppato secondo prospettive diverse, le cui gradazioni

dipendono dalle scelte del singolo.

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Contro-iniziazione è l’inizio di un percorso che ha come scopo il potere sugli esseri e le

cose esterni al SE. Sia l’Iniziazione che la Contro-iniziazione possono avvenire con gli

stessi mezzi, rituali o no dell’iniziazione. Spesso però la Contro-iniziazione avviene per via

di riti effettuati da persone a loro volta Contro-iniziati.

Con lo stesso rituale che può (ma non in via esclusiva) portare (in presenza di un Maestro

positivo e con un soggetto adatto) all’Iniziazione, la Contro-iniziazione conferisce il gusto

del Possesso, del Potere, dell’Apparenza, della Vanità.

Nelle Contro-iniziazioni si ha sempre un processo di morte e rinascita, ma volto ad

incrementare a dismisura l'Ego, e rendere quindi insaziabili i bassi desideri materiali.

A volte non è facile distinguere il Contro-iniziato dall’Iniziato. Spesso il “maestro”

Contro-iniziato è un sapiente conoscitore consapevole delle energie spirituali ed abile

nell’usarle per i propri fini. Fini che lo condurranno alla perdita della via dell’altro da

SE.

Con la contro-iniziazione Guido aveva fatto una scelta precisa…. quella del male che non

consente spazi ad una concezione altra dal Se, in un’orgia individualista in cui si annullano

il concetto dell’altro, della solidarietà, e di una visione umanistica della Storia.

E’ strano come dietro le scelte di politica economica ci sia sempre un pensiero che incide

sullo “status delle persone” senza che queste nel abbiano consapevolezza.

Guido ostentava sicurezza, ma qualcosa si stava sgretolando. Niente di particolare al

momento, ma la sensazione fastidiosa che le cose si potessero complicare e che l’omertà

che era l’essenza stessa della ”cupola” potesse essere violata.

La concezione di un “capitalesimo” assoluto che proprio in quei giorni stava vivendo la

sua massima gloria nella vittoria dei mercati finanziari sulla vita reale, lo inquietava come

se fosse il presagio di una vittoria effimera.

Guido da buon economista sapeva che i cicli dell’economia, come quelli della storia,

hanno forma sinusoidale e che i picchi massimi sono l’inizio della fase discendente,

bisognava solo cercare di capire l’ampiezza del ciclo. O, forse, per la prima volta, si

sarebbe sfidata la legge matematica dei cicli economici?.

Era importante per lui consolidare la sua posizione all’interno e all’esterno della cupola, e

impostare una strategia nell’ambito del Ministero che lo portasse a sfruttare l’attuale

debolezza dei vertici, consolidando la sua posizione.

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Contromosse

Bea non sapeva niente di tutto questo, ma aveva intuito la perversione di Guido, la totale

assenza di scrupoli, la mancanza di umanità che gli dava qualcosa di bestiale, nonostante le

apparenze moderate e discrete. Per mettere in atto una strategia efficace era necessario

pianificare le contromosse insieme al prof. Lanave e al commissario Marno che

considerava i suoi unici e veri referenti.

Comincio’ con il contattare il Prof. Lanave per aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti e, in

particolare, per informarlo sulle proposte di collaborazione del commissario.

Il Prof., come al solito, si mostro’ disponibile e sollecito, evidenziandole solo di averlo

preceduto. Del resto i tempi erano maturi per concertare una soluzione che quanto meno

contenesse le mosse di Mitralis che sembrava ormai posseduto di un’orgia distruttiva.

Decisero di recarsi insieme dal Commissario Marno e di trovare le giuste sinergie per

tentare una soluzione a tutto l’”affaire”.

Recatisi al Commissariato centrale furono ricevuti subito e comincio’ una vera messa a

punto di un piano strategico articolato in modo capillare.

Il Commissario Marno e il Prof. Lanave si conoscevano bene facendo entrambi parte dei

“servizi” . Il contesto era infatti delicatissimo e quindi era di estrema importanza l’attività

per tutto ciò che riguardava le strategie, gli impegni, le scelte da intraprendere.

La crisi colpiva tutti, ma in particolar modo i ceti medi e più umili…con un alto livello di

disperazione e una “rabbia pronta ad esplodere”.

Nei mesi a venire, sia in Italia che in altri Paesi della comunità europea, si ipotizzavano

manifestazioni di protesta realmente sentite dai cittadini e bisognava essere pronti ad

affrontare le incognite che questo comportava. Ma di piu’ bisognava affrontare le cause

artificiali ed esterne che avevano portato a questo. E qui entravano in ballo direttamente i

nostri protagonisti.

Alla riunione era stato chiamato anche il dott. Dambro che Bea aveva conosciuto nei primi

giorni dopo il delitto del Ministro e che era esperto nell’uso degli strumenti piu’ sofisticati

in materia di rilevatori ambientali e di campi magnetici. Infatti, nonostante gli strumenti di

cui i servizi si erano serviti per controllare la vita e le relazioni di Guido, i rilevatori usati

non avevano evidenziato alcunchè. Questo faceva supporre che esistessero spie all’interno

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dei servizi che avevano avvertito Guido e che fossero usati rilevatori o annullatori di campi

magnetici sconosciuti ai nostri sistemi di sicurezza.

Il dott. Dambro suggeri’ che era necessario ricorrere ad elementi di memoria “moletronici”

in grado di immagazzinare e trasformare informazioni che, coinvolgendo la luce, si

comportano come molecole antenna in grado di emulare i sistemi elettronici comunemente

usati nei circuiti.

Il sistema, ancora in via di sperimentazione, sarebbe stato in grado di registrare, con un

grado accettabile di rischio, immagini e parole senza emettere onde magnetiche comuni a

tutte le altre forme di rilevatori. Era pero’ necessario inserire le memoria moletronica nel

soggetto attivo per poi provvedere a tradurla opportunamente.

I rischi che nella traduzione ci fossero delle “defaillances” esistevano, ma non c’erano

strade alternative.

A questo punto era di importanza strategica il consenso di Beatrice per dare avvio

all’operazione “Molet” (cosi’ simultaneamente nominata) nella massima segretezza.

L’inserimento sottocutaneo del microelemento era, infatti, determinante per l’avvio

dell’operazione. E Bea decise di non tirarsi indietro nella convinzione che non ci fossero

alternative e che l’esperienza che stava vivendo doveva comunque concludersi.

Fu quindi deciso che si sarebbe proceduto positivamente e di dare conseguentemente inizio

a quella che, in totale accordo, era considerata l’ultima fase di quel percorso disgraziato.

Incastrare Guido significava avere le prove del sistema perverso che stava uccidendo il

processo democratico del Paese e delle conseguenze socialmente e umanamente

drammatiche che questo comportava.

Bea era legata alla massima segretezza ed era consapevole che quasi tutto dipendeva da lei

e dalla sua capacità di operare nella massima discrezione ed efficacia, del resto il profondo

risentimento che provava verso Guido e la possibilità che le era offerta di poterlo incastrare

le davano, nonostante tutto, un senso di eccitazione profonda.

Conclusasi la riunione con gli accordi di massima, fu stabilito l’appuntamento per il giorno

dopo in una sede ufficiosa dei “servizi”. Si trattava di una sede secondaria situata nella

periferia romana.

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Operazione Molet

L’indomani, all’ora stabilita, Bea si trovo’ davanti ad una palazzina dall’aria innocua,

vagamente fatiscente, decorata da una grande targa d’ottone intestata ad una fondazione

non meglio identificata a favore della fame nel mondo.

Penso’ a quante situazioni assurde aveva affrontato nel giro di poco tempo. Era

incredibile…….erano saltate tutte le sue sicurezze e i suoi punti di riferimento, si trovava a

confrontarsi con una realtà che credeva confinata nei film di spionaggio e nei libri di Le

Carre’.

Stava cambiando profondamente per la violenza della realtà che ormai affrontava

quotidianamente e che rischiava di distruggere la speranza…

Rischiava …senza riuscirci.

Era convinta, infatti, che la malvagità di pochi, attraverso i condizionamenti della

psicologia di massa, non potesse condizionare il bene che è insito in ciascuno di noi.

Era fondamentale che si recuperasse una coscienza critica e il senso etico che si era andato

perdendo un poco alla volta in un’ondata di narcisismo estetico.

Se avesse saputo della contro-iniziazione di Guido e dei suoi compari forse avrebbe piu’

chiaramente compreso ….ma in lei una speranza salda, nonostante tutto, era il vero

miracolo e la sua vera forza!.

Superato il portone trovo’ il dott. Dambro ad attenderla, quasi affettuoso. Si affrettarono

nell’area posta sotto il livello della strada e qui si apri’ un laboratorio fantascientifico che

la lascio’ senza parole, anche per il paradosso tra la palazzina assonnata e la tecnologia

eccezionale e d’avanguardia che le si era parata davanti.

La fecero sedere e, in condizione sterile, le inserirono il microcip sul lato destro del viso tra

l’orecchio e la tempia. Bea non senti’ niente e vide solo un leggero gonfiore coperto

peraltro dai capelli.

Fatto!!

Ora era in grado di incastrare Guido e di dare il suo contributo alla Storia.

Non riusciva ancora a capire come si era ritrovata in quella faccenda, tutto le sembrava

irreale eppure tutto era cominciato in quel pomeriggio assolato…! Sembrava che fossero

passati secoli e….invece…..

Ma nel suo interno era come se fossero passati anni.

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Il grado di consapevolezza l’aveva cambiata profondamente dandole uno spessore che non

le apparteneva fino a poco tempo prima.

Se avesse potuto scegliere avrebbe preferito vivere con maggiore superficialità, con tante

domande non risolte. Ora la speranza era diventata una professione di fede in cui la

razionalità aveva una buona parte nella scelta esistenziale…..non rimaneva che prenderne

atto.

Dopo l’inserimento del microchip le fu consegnata una penna tipo “roll on”, del tutto

anonima, che le avrebbe permesso di attivare la funzione di registrazione visiva. Bisognava

solo aspettare il momento propizio per dare inizio alla parte piu’ importante del percorso.

In fondo per dirla con le parole di Popoff (agente segreto cui sono ispirate le avventure di

“007”, noto per essere stato insieme spia a favore dei nazisti e, insieme, informatore di

USA e Regno Unito nella seconda guerra mondiale): “il modo migliore per distruggere

una squadra è farne parte” e di sicuro lui se ne intendeva visto che aveva contribuito alla

distruzione del nazismo con il suo doppiogiochismo.

Per Bea con le dovute differenze, c’erano punti di contatto tra loro, soprattutto per il

doppiogiochismo, ma c’era anche una differenza fondamentale: Popoff aveva scelto

consapevolmente le sue strategie, lei era entrata nella storia sostanzialmente senza sapere a

cosa andava incontro.

Era ora necessario ricontattare Guido e affrontarlo in modo rassicurante, per trarne il

vantaggio utile alla causa. Questo significava ritornare al Ministero dal quale mancava da

qualche giorno, nonostante le sollecitazioni di Virginia e le telefonate della segreteria di

Guido che lei aveva volutamente ignorato.

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Nuovo incontro

L’atmosfera al Ministero si confermava rovente. I due omicidio/suicidio e l’arresto di

Mussa avevano creato un clima surreale, dove la fantasia e la realtà si mischiavano in un

coktail micidiale e incontrollabile. Se l’omicidio aveva scioccato l’ambiente, di solito

pacato a volte al limite dell’indifferenza, l’arresto e, soprattutto il “suicidio” del prof. Liuti

avevano completamente modificato il modus vivendi.

Bea tornava in ufficio dopo i giorni di assenza resi necessari dal suo coinvolgimento

personale, anche se attraverso Virginia aveva comunque monitorato gli eventi, comprese

le reiterate telefonate della segreteria del suo capo.

L’incontro con Virgi e la sua affettuosa discrezione rendevano tutto piu’ facile. Bea non

era costretta a spiegare cose che l’altra era, comunque, in grado di percepire. Un abbraccio

solido e l’amore che sentiva erano il viatico migliore per questa fase, la piu’ pericolosa.

La storia tra lei e Guido doveva concludersi in qualche modo e questo, non solo per

l’incarico che le era stato affidato, ma per sentimenti personali che solo la sua capacità di

controllo, esercitata in tanti anni, le permetteva di gestire accuratamente. Niente di quello

che le passava per la mente doveva trapelare, ma solo un distacco ai limiti

dell’indifferenza. Ora la cosa piu’ importante era quella di far parlare Guido e di dare

inizio all’ operazione “molet” .

Dopo qualche minuto di permanenza nella stanza, era stata subito raggiunta dall’ennesima

telefonata della segreteria e questo le dava un vantaggio, quello di avere di fronte a se una

persona inquieta e desiderosa di domande.

Salendo le scale che la portavano alla stanza di Guido si ripeteva: “il modo migliore per

distruggere una squadra è farne parte”. Questo ritornello la caricava e le permetteva di

sentirsi una specie di Popoff nostrano, cosa che, date le circostanze, le dava una sorte di

allegria disperata.

Fu accolta con fare solo parzialmente distaccato. Bea percepiva l’atmosfera elettrica e le

tante domande che affollavano la mente del suo avversario e, davanti a Guido ostento’

indifferenza.

- Bea, ti ho cercato spesso in questi giorni. Ho volutamente rinunciato a chiamarti su

altri recapiti perché avvertivo la complessità della tua situazione. In fondo avevi

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parlato con Liuti solo qualche giorni prima del tragico evento…… ne .avevamo

parlato , se non sbaglio !?

- Si Guido, ti ricordi? Ne abbiamo parlato insieme, ti avevo anche detto di averlo

trovato stanco e desideroso di comunicare con te. Ma credo che già pensasse al

suicidio. Era troppo stanco e provato, forse anche spaventato. Ma sai, è difficile

entrare nelle dinamiche personali e, poi, in fondo, conoscevo troppo poco il Prof.

Liuti per dare giudizi di qualunque natura su di lui. Comunque, se lo vuoi sapere, la

sua morte mi ha profondamente addolorata anche per il contesto generale. Ho

sentito la necessità di staccare la spina e di evadere per qualche giorno. Ora sono di

nuovo calma e desiderosa di esserti utile. Ho anche riflettuto sulle cose che mi hai

detto e sento di condividerle. Penso proprio che hai ragione. Ormai le cose vanno

come vanno e, considerata la fortuna che ho avuta ad essere ammessa al “tempio”,

credo proprio che cerchero’ di consolidare la tua stima assecondando i tuoi disegni.

(Guido sembrava un po’ sbigottito, forse ero stata troppo arrendevole, ma dovevo

giocarmela tutta e poi mi ripetevo come un mantra: “il modo migliore per distruggere

una squadra è farne parte”. Dovevo farlo parlare a qualunque costo.)

- Guido ti vedo incerto. I fatti sono andati troppo avanti e mi hanno maturata.

Del resto non avrei preso parte all’iniziazione se non fossi stata convinta di

quello che facevo, non è nel mio carattere.

- Va bene, ti credo. Ora siamo una squadra (?!) ed è necessario che tu venga dai

Sax alla prima occasione che si presenterà, per mettere a punto alcuni dettagli e

il tuo ruolo. Ti contatterò appena possibile e comunque presto. Tieniti pronta.

Bea usci’ un po’ stupita, era stato tutto troppo facile, anche se le parole di Guido non

offrivano spunti di alcun tipo per l’operazione molet, e non si illudeva che veramente le

avesse creduto. Ma in un certo senso sentiva di averlo in pugno anche perché non le

interessava piu’ l’esito finale, aveva superato la paura ed era pronta a tutto. Adesso veniva

il bello e cominciava ad intravvedere una qualche soluzione.

Nei giorni che seguirono, non ci furono novità importanti e Bea cerco’, per quanto

possibile, di rilassarsi in attesa della nuova decisiva chiamata del capo.

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Ci furono anche contatti informali con il Prof. Lanave che le era vicino con fare affettuoso

e responsabile, facendole capire quanto tenesse alla sua persona, oltre che alla riuscita

dell’operazione. Tutta la vicenda li aveva avvicinati creando una intesa che, in tempi

diversi, avrebbe potuto essere qualcosa di diverso. Ma il momento era pieno di troppe

tensioni e adatto a sviluppare sentimenti di forte solidarietà, per un fine che vivevano come

doverosamente perseguibile.

Come era prevedibile la chiamata non tardo’ e nel giro di qualche giorno si rinnovo’ il

nuovo, famigerato incontro a Casa Sax, punto di convergenza ambito da tutta la borghesia

che conta.

Si preparo’ con cura, come al solito, e intorno alle nove arrivo’ la potente macchina di

Guido.

L’aria tra loro era pesante, nonostante le ultime disponibilità ostentate. Era chiaro che non

si fidava e che era pronto a distruggere quella improbabile antagonista.

Bea aveva preferito guardare attraverso il finestrino.

Non si era mai stancata di osservare quella Roma sacrale e sfacciata che si snoda sul

Tevere. Luogo antico di potere, di gloria e di sconfitte, dove si impara la pochezza degli

uomini, anche quelli potenti, e la forza riequilibratrice della Storia: “memente homo……”.

La macchina scivolava veloce verso l’appuntamento cruciale. Bea aveva fatto appello a

tutta la sua razionalità con lo scopo di raccogliere con freddezza tutte le informazioni utili

alla causa. L’operazione “molet” dipendeva in gran parte proprio dalla sua capacità di

cogliere e trasmettere le informazioni piu’ interessanti, al fine di riuscire a smascherare

protagonisti e scopi della “cupola” internazionale.

Arrivata all’androne attivo’ in modo distratto la penna ed entro’ seguita dal silenzioso

Guido.

Furono accolti, come al solito, da ospiti compiti, in un clima particolarmente eccitato e

compiaciuto. La sala delle riunioni era occupata dal Gotha della finanza e dai

fiancheggiatori di questo sistema malato.

Il padrone di casa prese per primo la parola illustrando ai presenti la situazione dei mercati.

Il panico era evidente, le popolazioni coinvolte erano terrorizzate dalla paura di perdere

tutto, dai risparmi, al tenore di vita cui erano abituate.

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Il momento era il piu’ adatto per introdurre misure recessive che avrebbe, loro si, ridotto

drasticamente i redditi e il potere d’acquisto. Ma pur di recuperare la serenità perduta, la

gente sembrava pronta a qualunque sacrificio.

La strategia si era dimostrata efficace!.

Era quindi il momento di affondare il coltello senza pietà e di piegare le poche resistenze. I

mass media stavano facendo il loro lavoro in modo eccezionale!!!.

Gli astanti battevano le mani con euforia, insolita in quell’ambiente molto “britisch”.

Fu quindi la volta del padrone del quotidiano piu’ letto. Fu spiegato nei dettagli come

venivano somministrate le notizie, il giusto risalto, le carezze e le bastonate che si

alternavano sui lettori al fine di spaventare….ma di dare anche un poco di speranza, per

rendere piu’ credibile il tutto…..

Poi prese la parola il masmediologo e, via di seguito, l’industriale, il banchiere…..

Il tono era sempre lo stesso, il consenso totale.

Bea sapeva di star riprendendo, anche se era consapevole che le informazioni ottenute

erano solo uno sfondo ideologico alle accuse precise che stava cercando, ma era importante

introdurre i comportamenti delittuosi di cui era stata spettatrice nell’humus in cui

maturavano.

Si sentiva osservata da piu’ parti, in un certo senso sorvegliata, forse, sperava, anche

protetta.

Guido da parte sua era sempre piu’ circospetto, attento a quella donnetta dall’aria

falsamente innocua e, al contrario, determinata e testarda.

Ma in fondo cosa voleva?, le aveva offerto una possibilità unica, quella di entrare in un

mondo privilegiato cui tanti aspiravano inutilmente. Lo aveva fatto per neutralizzarla, per

asservirla all’idea del denaro e del potere. E si era esposto con la cupola perché sulla sua

iniziazione c’erano stati molti dubbi di cui si era assunto la totale responsabilità.

Del resto aveva valutato la sua pericolosità e si era convinto che era meglio per tutti

decidere di coinvolgerla, sicuro che il fascino dei luoghi e delle persone avrebbero fatto il

resto.

E, invece,…..invece eccola, ancora falsamente coinvolta, in una sorta di doppiogioco che

non comprendeva. In virtu’ di che resisteva, dove pensava di andare, cosa pensava di fare?.

Era già tutto deciso da tempo e le strategie stavano dando, finalmente, i frutti copiosi che

tutti attendevano. La resistenza era inutile e dannosa per la causa e……..andava eliminata.

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Ne avrebbe parlato al prossimo incontro ufficioso e….dovevano trovare una soluzione,

come era già stato fatto per le altre due eliminazioni. Ma sapeva che la cupola ci andava

cauta, non voleva troppo clamore e già ce ne era stato, anche troppo!.

Bea e Guido ripresero la strada del ritorno, falsamente cortesi.

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I primi risultati

Il giorno dopo, di prima mattina, Bea riferiva al Commissario Marno sulla riunione e

insieme si recavano nella sede dove erano attesi dal dott. Dambro per cercare di

decodificare le informazioni della sera precedente.

La procedura era estremamente semplice e consisteva nell’applicazione di una sorta di

mini-decodificatore da applicare sul lato del viso dove era stato inserito il microchip.

Il piccolo strumento era in grado di rilevare tutte le informazioni e di trasformarle in

immagini e suoni su un apparecchio super sofisticato, ancora in corso di sperimentazione.

Nella stanza si respirava una certa tensione da parte di tutti per un risultato che non era del

tutto scontato.

Quando il tecnico esegui’ l’operazione di rilevazione, l’attenzione si fece piu’ forte e per

qualche secondo l’esitazione fu palpabile, poi, le voci e le immagini presero vita su un

piccolo schermo e il respiro della stanza riprese regolare.

Era fatta!

Lo strumento rivelava tutta l’evoluzione della serata e risultava idoneo per quella che era la

vera “mission” dell’operazione: far confessare a Guido il suo ruolo internazionale e quello

nei due omicidi.

L’essenza della serata dai Sax, in effetti, non indicava nulla che non fosse noto ai servizi e,

quindi, insignificante da un punto di vista procedurale. La sostanza del tutto era tradurre in

fatti la vera funzione di Mitralis come rappresentante di alto livello della cupola.

Era la parte piu’ difficile nella quale il ruolo di Beatrice diveniva fondamentale e

strategico. Non sarebbe stato facile infatti arrivare ad una sorta di confessione e questo per

la naturale diffidenza di Guido nei confronti di Bea e per la normale prudenza di chi era

investito, come lui, di un compito fondamentale e complesso.

I suggerimenti, pur necessari ed utili, cedevano il passo alla sensibilità e all’audacia di Bea

che sola doveva e poteva decidere strategie e momenti.

Oltre ai suggerimenti quindi non si poteva andare, anche se rimaneva costante la presenza

di agenti infiltrati che avrebbero provveduto a proteggerla.

Bea, da parte sua, era euforica per il risultato raggiunto che la rassicurava sull’esito della

registrazione, e il fatto di “incastrare” Guido non le sembrava poi cosi’ impossibile. Del

resto si stava abituando ad affrontare e superare difficoltà che le sarebbero sembrate

impossibili solo qualche tempo prima.

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L’esperienza le stava dimostrando che la resistenza motivata valeva piu’ di qualsiasi arma.

Decisero quindi che doveva cercare di stare il piu’ possibile vicino a Guido, senza dare

troppo nell’occhio e che doveva approfittare di qualunque cedimento anche utilizzando

come arma impropria la provocazione.

Di sicuro Guido non si aspettava l’uso di un sistema cosi’ sofisticato, capace di registrare

quanto era ritenuto impossibile e questo dava un enorme vantaggio a Bea.

Ora una buona dose di fortuna e una circostanza positiva divenivano gli ingredienti

essenziali per la soluzione dell’ ”affaire”.

Bea si allontano’, sufficientemente serena, dalla struttura periferica dei Servizi e torno’ al

Ministero. Sul posto era tutto normale, se si puo’ definire normale una situazione come

quella che stava vivendo la struttura.

Era chiaro che solo la confessione di Mussa avrebbe restituito una qualche normalità e la

possibilita’ augurata di iniziare una seconda nuova fase politica ed economica che avrebbe

fatto pulizia dei responsabili a qualunque livello.

Ma, per il momento, si trattava solo di utopia, visto che tutto, apparentemente, continuava

in quella confusione programmata che portava a considerare ormai consolidate le posizioni

di potere.

Cerco’, nei modi possibili, di cercare ispirazione e conforto in Virginia. La informo’ che la

situazione era ancora ingarbugliata, anche se si stavano aprendo alcune possibilità di

soluzioni.

Doveva pero’ cercare occasioni di incontro con Guido per avere alcune fondamentali

conferme di un suo coinvolgimento.

- Bea, stai attenta, Guido è un uomo pericoloso, non avrà scrupoli e porrà in

essere qualsiasi sistema ritenga valido per eliminare possibili avversari.

Prudenza, sei giovane e non potrai cambiare il mondo.

- Lo so, ne sono consapevole, ma mi sono spinta troppo oltre e non posso piu’

tornare indietro.

Poi tra loro il silenzio, non c’era molto altro da dire, se non sentire la solidarietà e la

comprensione.

Virgi decise di vagolare nei corridoi per rastrellare l’umore del Palazzo.

Al ritorno, la situazione descritta era questa: le persone erano convinte del coinvolgimento

di Mussa e non credevano al suicidio del Prof. Liuti. Quanto a Mitralis, gli umori erano

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ancora ondivaghi, ma prevaleva un certo disgusto all’idea che macchinasse per prendere il

posto del defunto Capo. Non era chiaro il suo ruolo ed esisteva il sospetto che non potesse

non sapere.

Le persone quindi cominciavano a capire.

Bene, non rimaneva che attendere una convocazione o, comunque, provocarla, le

circostanze erano favorevoli ora che il capo sicuramente cominciava a sentire la terra

franare sotto i piedi, nonostante le sue illegittime aspirazioni.

Bisognava attendere il maturare degli eventi prima di dare qualsivoglia segnale,

preparandosi ad un confronto non facile ma che doveva volgere a proprio vantaggio.

L’attesa non fu lunga, dopo qualche giorno infatti, Guido mando’ a chiamarla e Bea si

reco’ all’ennesimo incontro con il cuore in gola, ma decisa a tutto.

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Prime ammissioni

Sali’ le scale con il cuore che andava a mille…era la prima volta che si sentiva cosi’

turbata. Prima di entrare in stanza passo’ dalla segreteria per rilassarsi con qualche breve

chiacchera salottiera, poi, posizionata la penna, entro’ cercando di essere il piu’ disinvolta

possibile e, a giudicare dall’accoglienza di Guido, doveva in qualche modo esserci riuscita.

All’inizio il discorso fu’ tutto improntato all’esame e al commento degli ultimi disastrosi

dati economici. L’economia infatti evidenziava chiari segni di recessione e questo

comportava che, nel giro di un tempo relativamente breve, si sarebbe manifestato un

circolo vizioso caratterizzato da diminuzione della domanda, aumento della

disoccupazione, distruzione di ricchezza. Un quadro negativo che aveva la sua origine

sostanzialmente nelle defaillance della globalizzazione fatta a tappe forzate e nel

progressivo forte aumento del potere finanziario.

Prendendo spunto dai dati Bea prosegui’ la conversazione coinvolgendo Guido nell’analisi.

- Guido, nella riunione dai Sax ho sentito solo elogi relativi al nuovo corso. Non

credi che l’entusiasmo non rispecchi la realtà?, la distruzione di ricchezza che

si sta evidenziando in che modo costituisce un elemento di forza?

- Continui a non capire, a noi interessano solo i soldi e il potere, non siamo

coinvolti in diatribe di solidarietà e di benessere. La cosa non ci riguarda. Una

massa di disgraziati da utilizzare rappresenta uno strumento, un passaggio

necessario, costi quel che costi. Siamo interessati ad altro. Tanti nella storia

hanno cercato il potere assoluto senza pervenire a questo obiettivo, mentre noi,

senza l’uso di armi, ci stiamo riuscendo. Sgombra la testa da tutte le

sciocchezze di cui è stata piena fino ad ora. Sei tra noi e devi cercare di

rimanerci. Presto ti useremo per un servizio delicato e…..non potrai dirci di no.

Altrimenti……

- Lo sai che ormai sono dei vostri e sono disposta a tutto quanto mi chiederete.

Ma che intendi con “altrimenti”?

- Ti ripeto siamo pronti a tutto. Puoi capire cosa intendo. Per noi una persona

non è niente.

- Vuol dire che una persona che in qualche modo tradisca la vostra fiducia corre

seri rischi?

- Mettiamola cosi’…è meglio che non ci provi……potrebbe essere pericoloso

per lei.

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- Ho una domanda che desidero farti gia’ da tempo. Siete coinvolti in qualche

modo nella morte del Ministro e nel suicido di Liuti? (mi stavo lanciando….ma

tant’è!).

La faccia di Guido cambio’ improvvisamente, forse mi ero spinta un poco oltre.

- Ti consiglio di andare cauta con queste domande. Cosa ti viene in mente!.

Mussa è innocente il vero colpevole è Liuti, come dimostra il suo suicidio.

Abbiamo una ideologia di potere, ma non siamo assassini.

Poi mi congedo’ in fretta. Si, mi ero spinta un po’ oltre. Portavo a casa l’ennesima

conferma della strategia di quei delinquenti e una qualche ammissione di percolo per chi

tradiva, ma non era sufficiente.

Bea, tornava in effetti con le “pive nel sacco”, cosa del resto abbastanza scontata.

Far ammettere a Guido un coinvolgimento nei delitti era per lo meno ingenuo, ma non

disperava, le occasioni non sarebbero mancate. E poi non le aveva detto che le avrebbero

affidato un compito delicato? Era la prova per testare la sua affidabilità…….bisognava

attendere con pazienza che i tempi maturassero.

L’incarico “delicato” non si fece attendere troppo, ma questa volta Giudo non la chiamo’,

ma la fece convocare da un altro “fedelissimo”, noto per le sue posizioni ultraliberiste che

esibiva con protervia nelle riunioni internazionali. Si trattava di uno dei consiglieri del

Ministro deceduto, il dott. Satis.

L’incontro avvenne dopo qualche giorno, nel pomeriggio.

Segreteria indaffarata, stanza prestigiosa e il dott. Satis, dietro una scrivania, dall’aria

falsamente cortese. Fu’ tutto un complimentarsi della scelta del dott. Mitralis per quello

che doveva essere un compito delicatissimo.

Si trattava di sostenere in sede comunitaria, nelle riunioni preparatorie, la posizione

dell’Italia in merito ad alcune direttive relative al mercato del lavoro. Nella sostanza Bea

doveva confermare la disponibilità del Paese ad avallare decisioni sull’abolizione delle

garanzie in materia di lavoro. La cosiddetta flessibilità in entrata ed in uscita.

Si trattava di incontri che preparavano la strada ai Consigli, ma era pur sempre un

passaggio strategico.

Bea ascolto’ con interesse, annuendo su tutti i punti, fu’ quindi confermato che avrebbe

partecipato alla prima riunione preparatoria che si sarebbe tenuta a metà del mese.

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Finita la riunione, Bea conservo’ la calma, e si trattenne in ufficio per alcune pratiche di

ordinaria amministrazione che erano da tempo sul suo tavolo.

All’uscita chiamo’, in successione, il Prof. Lanave e il dott. Marno, convenendo un

incontro per il pomeriggio del giorno dopo. Tutte le comunicazioni avvenivano, da qualche

tempo, su una scheda speciale che le era stata fornita dal dott. Dambro, anch’essa

sperimentale, che la rassicurava da possibili intercettazioni.

Nel pomeriggio del giorno dopo si incontrarono in un appartamento messo a disposizione

dai servizi. Bea aveva avuto la sensazione di essere stata seguita.

L’incontro fu’ incentrato sulla missione a Bruxelles e sulla posizione che avrebbe

verosimilmente assunto nella discussione e, al contrario di quanto richiestole dal dott.

Satis, fu deciso che avrebbe tenuto tutt’altro comportamento. Questo con lo scopo preciso

di far succedere un “caso”, di destabilizzare la “cupola” e farla uscire allo scoperto, per lo

meno nei confronti di Bea.

Era infatti impensabile che a fronte di un tradimento cosi’ evidente Mitralis sarebbe

rimasto indifferente. Ma la cosa piu’ importante era quella di provocarlo e portarlo a

comportamenti estremi, per poterlo incastrare.

La chiave di tutto anche in questo caso era Bea che consapevole correva rischi

elevatissimi, anche se poteva contare sull’appoggio di tutti quelli che la sostenevano.

Sarebbe bastato?.

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Riunione a Bruxelles

Il dott. Satis la chiamo’ altre volte per mettere a punto l’intervento e insieme concertarono

il testo ufficiale che avrebbe portato a Bruxelles come capo della delegazione italiana.

Di Guido nessuna notizia e la cosa non le dispiaceva, anche per la difficoltà di fingere cosi’

spudoratamente, cosa che ancora non riusciva a dominare completamente.

Il giorno stabilito Bea prese il volo da Fiumicino alle 6 di mattina, in compagnia di un

funzionario del servizio, incaricato da Guido, e di un rappresentante della Banca Centrale

che abitualmente componeva la delegazione. Il viaggio si svolse tranquillamente con

scambi di cortesia abituali e alle 10,30 la delegazione italiana entrava nell’edificio

Berlaymont sede della riunione.

All’inizio, come di consueto, il giro di tavola in cui ogni delegazione, in ordine

rigorosamente alfabetico, evidenziava la posizione del suo Paese.

L’accordo sulle misure era completo, con l’eccezione di alcune sfumature che non

cambiavano la sostanza dell’approccio: il mercato del lavoro andava modificato

sostanzialmente, senza lasciare spazi a forme di protezione (Il lavoro come strumento di

produzione, punto e basta!).

Arrivato il turno della delegazione Italiana, Bea prese la parola assumendosi tutta la

responsabilità di quanto sarebbe andata dicendo e, senza giri di parole, illustro’ un pensiero

diverso che si contrapponeva totalmente agli indirizzi della Commissione.

- Parlare di lavoro come strumento produttivo e strategia di competizione

globale non solo è ingiusto dal punto di vista dei valori umani e delle conquiste

faticosamente cumulate nel ventesimo secolo, ma è stupido e controproducente

perché innesca un sistema di povertà destinato a distruggere il sistema sociale

attuale e il livello di ricchezza. Quali sono i vantaggi? in virtu’ di che? e a

vantaggio di chi?. Non ho risposte per queste domande che giro a lei signor

Presidente e a voi delegazioni presenti.

A seguito di queste parole, si sentiva crescere il brusio da parte del contesto, in simultanea

con la traduzione del breve intervento nelle lingue dei partecipanti.

Il Chairman, sbiancato in volto, decise di sospendere la riunione.

Bea da parte sua si allontano’ dalla sala, dopo aver salutato frettolosamente gli altri

membri della delegazione italiana che erano rimasti senza parole.

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Chiamo’ un taxi e si allontano’ da palazzo Berlaymont alla volta dell’aeroporto,

chiedendosi se la stampa sarebbe stata informata, perché, in quanto a Guido, non c’era

dubbio che la notizia le era stata riportata in tempo reale.

Ormai il dado era tratto e non rimaneva che attendere le reazioni per portare a termine

l’operazione “Molet”.

Alle venti di quella sera memorabile era di nuovo a Roma e, senza indugio, si fece portare

a casa di Virginia che aveva provveduto ad avvertire per tempo. Non le sembrava

opportuno tornare a casa, aveva paura e non voleva essere sola in un momento che non

esitava a definire il piu’ delicato e difficile della sua vita.

Poi ricordo’ una frase di Paulo Coelho “nessun cuore ha mai provato sofferenza quando ha

inseguito i propri sogni” e si senti’ un poco piu’ serena.

L’accoglienza di Virgi fu’ piu’ calorosa del solito e, nel corso della serata fu informata di

tutta l’operazione, anche per renderla consapevole del rischio che correva ospitandola.

Oltre alla trepidazione e alla paura, non ci fu’ che calore e consolazione per l’amica

coraggiosa suo malgrado. Ascoltava coinvolta e il viso assumeva via via posizioni diverse,

testimone della sincerita’ e della passione sociale che condividevano.

La loro notte passo’, tutta, tra pianti e risate, nel tentativo reciproco di una normalità

impossibile date le circostanze.

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L’ira di Guido

La mattina all’alba si prepararono un caffe’ forte e ristoratore per affrontare quella che

sarebbe stata sicuramente una giornata memorabile, e alle otto uscirono avviandosi, non

senza ansia, verso il Ministero dell’economia.

L’atmosfera negli uffici era apparentemente calma, un giro su internet non aveva

evidenziato notizie di particolare rilievo e Bea, per un momento, ebbe paura che la

strategia fosse fallita e che la notizia sarebbe stata emarginata tra le tante sepolte dai

comportamenti burocratici.

Del resto a chi faceva comodo rilevare differenti posizioni di fronte a scelte strutturali?

Perché era chiaro che Bea non aveva potuto scegliere da sola di differenziarsi in sede

ufficiale dalle scelte degli altri e che, comunque, la Commissione Europea avrebbe chiesto

spiegazioni certe al nostro Governo.

Ma la tensione di Bea duro’ poco perché nel breve fu’ convocata del dott. Satis.

Sali’ le scale con la rassegnata serenità di chi non ha piu’ niente da perdere e che sente di

avere operato il bene.

Se l’operazione avesse avuto successo, infatti, il cancro che Guido rappresentava sarebbe

stato sconfitto, non annientato, su questo non vi erano dubbi, ma sconfitto e

questo……..non era poco!

Entro’ nella stanza del consigliere, pronta a registrare,…ma questa volta l’accoglienza fu a

dir poco devastante.

Satis la prese a maleparole, minacciando di farla licenziare. Lei rimase fredda e non cerco’

di scusarsi, anzi confermo’ il suo approccio, sostenendo e argomentando i perchè del suo

diverso punto di vista.

Poi Satis cambio’ strategia e, a bruciapelo, le chiese conferma della sua iniziazione e dei

rapporti con il dott. Mitralis e se fosse consapevole di quello che comportava, confermando

che i contrasti all’interno della cupola prima erano valutati e contenuti poi, se

necessario,………eliminati.

Bea non si fece ripetere la battuta e di seguito:

- Come eliminati?

- Non sia ingenua, la struttura della cupola è capillare e ferrea, non consente

sgarri. Questi sono pagati…a caro prezzo. Del resto chi aderisce, e questo vale

anche per lei, sa che non ci sarà uscita se non…orizzontale! Questa condizione

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è indispensabile per mantenere un consenso ferreo. La nostra è una struttura

piramidale che non consente defezioni. Ha pensato a questo? Cosa crede che

l’aspetti?....... clemenza?...... un’altra prova?. Lei è dentro e non ha scampo.

- Lo so ! (cercava di prendere tempo e di farlo parlare dei due omicidi…visto

che Satis sembrava cosi’ aperto,…forse perché pensava che le rimaneva poco

da vivere….). Mi chiedo se gli omicidi di Liuti e di Marconi siano da collocarsi

in questo humus?.

- Perché ha dei dubbi? E’ chiaro che la posizione dei due era divenuta

incompatibile e che rappresentavano un pericolo per i nostri disegni. Non erano

piu’ affidabili e, guardandola dritta negli occhi, questa è la fine naturale di chi

tradisce.

- Ma il dott. Mitralis e il dott. Mussa che ruolo hanno avuto?...

- Rispettivamente del mandante e dell’esecutore, perché ne ha dubitato?

- No!...... Per questo ho accettato di entrare in questa storia.

Era fatta, aveva ottenuto quello che voleva. Ora il problema era quello di uscire viva dal

Ministero e raggiungere il dott. Marno e il Prof. Lanave che aveva provveduto ad avvertire

della convocazione del dott. Satis.

Si alzo’ per guadagnare l’uscita e fu subito affiancata dal consigliere che le ingiunse di

andare insieme dal Dott. Mitralis che li attendeva.

La segreteria era deserta, fatto insolito, c’era soltanto il finanziere che aveva avuto parte

attiva nel tentativo di investimento di cui era stata destinataria all’inizio della storia. Bea si

domandava cosa sarebbe successo ora e, stranamente, era ancora in grado di controllare la

paura che le cresceva dentro.

Guido era furioso, anche se cercava con scarso successo di contenere la rabbia….

- Cosa ti è saltato in mente, perché sei stata cosi’ ingenua, ti ho offerto una

occasione unica….potevi aspirare ad una brillante carriere e, al contrario, ti sei

buttata via per niente. Cosa pensavi di cambiare?, la tua è una mossa senza

speranza destinata a lasciare le cose come sono. Cambieranno solo per te!. Tu

sparirai, semplicemente sparirai, diranno che dopo l’esposizione avuta nel

consesso europeo, hai preferito dileguarti e…tutti crederanno a questa

versione.

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Il tono era minaccioso e Bea sapeva di rischiare la vita.

- Guido ti sbagli, persone influenti sono al corrente di tutto, compreso

l’appuntamento con il dott. Satis e, perché no, il nostro incontro. Non credo che

in questo caso riuscirai a farla franca. Sei tu che non hai speranza. Rassegnati!

Guido non si aspettava questa reazione, e reagi’con la rabbia di chi è abituato a vincere

sempre e non ama i contraddittori.

- Sono al corrente dei tuoi giochetti…ma non ti serviranno…stupida donnetta..

E si scaglio’ contro Bea cercando di colpirla.

Satis lo trattenne, ricordandogli che non era prudente compromettersi in prima persona

e le ricordo’ che era arrivato il momento di coinvolgere il finanziere che era postato

nell’anticamera.

Guido si calmo’ e ripreso il controllo della situazione affido’ Beatrice al finanziere-

autista. Questo l’avrebbe condotta in un posto segreto e di li’ sarebbe misteriosamente

scomparsa. Tutto liscio e pulito.

Nessuno si sarebbe accorto di niente. Semplicemente sarebbe stato detto che l’autista

aveva accompagnato Bea a casa, ancora turbata dall’intervento del giorno precedente e

desiderosa di riprendersi dallo stress di un possibile licenziamento.

Gli incontri con Satis e Mitralis sarebbero stati giustificati proprio dal normale

contraddittorio di un rapporto gerarchico, anche per l’oggettiva violazione del mandato

di cui era stata incaricata.

Tutto liscio, quindi,…..si trattava di agire nel piu’ breve tempo possibile.

Bea si accingeva a lasciare il Ministero seguita dal finanziere che le puntava un’arma

alle spalle, ma apparentemente solo scortata, chiedendosi come sarebbe andata a finire

e in che modo i suoi si sarebbero fatti vivi…sempre che si fossero fatti vivi.

Giunti alla macchina un altro finanziere in borghese si mise al posto di guida, mentre

l’altro le si accosto’ sul sedile posteriore della vettura.

Era in trappola!!.

Da quel momento non capi’ piu’ nulla sopraffatta dall’emozione, in una sorta di semi-

incoscienza che aveva molto a che fare con la paura.

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L’ora della verità

Tenne gli occhi chiusi, non voleva piu’ vedere o sapere. Sperava in un miracolo…!

Le rivennero in mente, come in un film, i fatti degli ultimi mesi. Se fosse stato possibile

sarebbe tornata indietro e si sarebbe tenuta alla larga da tutto quel casino.

In fondo non aveva ragione Guido? Cosa pensava di cambiare!…non era che una donna

piena di sogni che si scontrava con una realtà dura e impietosa. E poi era troppo

giovane….voleva vivere…che senso aveva trovarsi in quella situazione disperata.

Ora ne era sicura…. non era un’eroe……e se lo stava divenendo era solo ....per caso.

La macchina procedeva per le strade di Roma nel silenzio piu’ assoluto portando il suo

carico di morte, Bea era sempre piu’ rannicchiata e non aveva voce per fare domande tanto

era il terrore. A volte, soprattutto nell’ultimo periodo, le era capitato di pensare alla sua

morte e aveva sempre sperato che, nella situazione piu’ avversa, le fosse risparmiata

l’angoscia dell’attesa. Sperava di essere colpita a tradimento e, poi……….

Era passato del tempo quando senti’ che la macchina si accostava …….il finanziere che le

era accanto urlo’ all’altro cosa stesse facendo….. Poi uno sparo soffocato alla testa senza

che questo potesse fare il minimo gesto di difesa.

La sorpresa era stata tale da negare qualsiasi reazione.

Beatrice al rumore sordo ebbe un sussulto……..aveva paura di esser stata colpita…c’era

sangue anche su di lei che ma a mala pena riusciva a capire …..

Il corpo del suo “custode” fu sollevato di peso e trascinato sulla strada ormai senza vita.

La macchina riprese la corsa senza che ci fosse una parola di commento….nel silenzio piu’

assoluto.

Bea aveva ricominciato a sperare……..

Dopo un tempo non precisato la macchina si arresto’ di nuovo e l’autista, con voce ferma,

le ingiunse di scendere.

Apri’ gli occhi per capire dove si trovasse……..

La macchina si era fermata davanti alla sede periferica dei servizi.

Era salva…!..

Riprese a respirare con regolarità mentre la paura lasciava posto all’euforia di chi ha visto

la morte e torna incredibilmente a vivere.

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Ad accoglierla nella sede trovo’ il dott. Dambro…….. era troppo stanca per commentare.

Si recarono nel laboratorio per decodificare le immagini preziose che avrebbero dato

l’opportunità unica di arrestare Mitralis e di dare un colpo importante alla “cupola

italiana”.

Le immagini erano perfette e nulla avrebbe potuto scagionare Mitralis, Satis e Mussa. Le

ammissioni sulle responsabilità del delitto del Ministro e del finto suicidio di Liuti non

lasciavano dubbi, come pure l’esistenza di un gruppo mafioso infiltrato nel sistema che

aveva mano libera nelle decisioni dei “policy makers” attraverso una rete di consensi

comprati con prestigio e denaro, complicità e ricatti.

In sequenza arrivarono il dott. Marno e il Prof. Lanave, tutti euforici per i risultati che

Beatrice aveva consentito. Il commissario ora era in grado di chiedere al giudice

l’emissione di un mandato di cattura circostanziato contro Mitralis e i suoi collaboratori,

mentre la posizione di Mussa era definitivamente compromessa.

La situazione non era semplice perché gli accusati avrebbero esibito gli avvocati migliori

che avrebbero utilizzato tutti i cavilli possibili per distruggere o ridimensionare le accuse,

ma un passo importante era stato fatto, a cominciare dall’esistenza stessa della cupola,

ufficialmente negata e relegata tra le deprecate “ipotesi complottistiche” .

Sarebbero andati avanti con coraggio e determinazione proprio sulla base della

documentazione che ora erano in grado di esibire. L’euforia collettiva stava lasciando il

passo ad una consapevolezza ragionata…..

Quanto a Bea, voleva solo riposare e tornare alla sua vita di sempre, anche se sapeva che

non sarebbe stato facile.

Dopo che le era stato estratto il microchip rimase nell’edificio e ci sarebbe rimasta fino a

quando le volanti della polizia non avessero tratto in arresto Guido.

In contemporanea la clamorosa notizia sarebbe stata data alle stampe con dovizie di

particolari e, in questo modo, sarebbe stata neutralizzata l’intenzione possibile di tentare di

eliminarla di nuovo.

Un segreto svelato cosi’ oscuro…non era piu’ un segreto e questo rendeva inutile e

dannosa qualsiasi azione negativa.

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Per la cupola era un duro colpo…avrebbe dovuto ricomporre le parti lacerate della tela .ma

nessuno dei presenti si illudeva che sarebbe finita……

Ottenuto il mandato, il commissario, insieme ad altre volanti, si reco’ al Ministero

dell’economia e arresto’ Mitralis e Satis.

Guido urlava come un pazzo minacciando non si sa bene quale rappresaglie.

Il suo self-control era scomparso per far posto ad un ometto spaventato che non credeva ai

suoi occhi. Un gruppo di invincibili sconfitto da una donnetta…non ci poteva credere…ma

sarebbero venuti a salvarlo…ne era sicuro………o no!..

Forse si sarebbero liberati di lui sacrificandolo alla causa.

Aveva paura perché conosceva la crudelta’ della cupola e….la sua crudeltà…che non

concedeva appelli.

Del resto aveva chiesto di eliminare Beatrice…ma non gli avevano voluto dare retta,

speravano che tutto sarebbe rientrato…un errore di calcolo pagato tragicamente…….da

lui!!!

Intanto le prime notizie uscivano sulla stampa nazionale ed estera.

Il mondo politico-affaristico era in subbuglio e l’opinione pubblica veniva informata di una

realtà oscura e dominante. Una rivoluzione fatta da una piccola donna determinata e

coraggiosa, suo malgrado.

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Allegati:

- Sintesi dello studio "La rete globale del controllo societario" Politecnico

federale di Zurigo.

- Andrea Fumagalli: docente di economia all'Universita' di Padova (estratto

da un articolo del wall street Italia).

- Le vie di uscita dalla crisi e la costruzione di un mondo più coeso. Riassunto

dei presidenti Jean-Paul Fitoussi e Joseph Stiglitz

- Banche, debiti, popoli schiavi. Diciamo la verità: è la crisi del sistema

capitalistico «Capitalismo in crisi?» è il titolo di una serie di articoli che

appaiono sul quotidiano inglese «The Financial Times».

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Sintesi dello studio "La rete globale del controllo societario" Politecnico federale di

Zurigo.

Il Politecnico federale di Zurigo (ufficialmente Eidgenössische Technische Hochschule

Zürich, da cui l'acronimo ETH Zürich), è considerato il più prestigioso istituto

universitario politecnico della Svizzera e uno dei più importanti centri di ricerca del

mondo.

Il Times Higher World University Rankin l'inserto settimanale del Times dedicato

all'istruzione superiore, riporta il politecnico tra i massimi posti a livello continentale.

Nella classifica generale si piazza al 15º posto. Tra le prime 10 università nel mondo per

l'ingegneria e scienze applicate, al 4º posto in Europa e al 1º nell'Europa continentale.

Fondato nel 1855, forma studenti in campo scientifico e tecnico, si dedica alla ricerca,

offre corsi di perfezionamento per specialisti e mette a disposizione servizi di natura

tecnica e scientifica.

Grazie alle sue attività altamente qualificate nei settori già menzionati, il Politecnico ha

acquisito fama mondiale. Sin dall’inizio si è cercato il dialogo con i migliori docenti e

studiosi di tutto il mondo. Oltre una ventina di premi Nobel sono legati a questa scuola, fra

cui il chimico Peter Debye, il fisico Albert Einstein e, negli ultimi anni, i chimici Kurt

Wüthrich e Richard F. Heck.

Alcuni studiosi del politecnico hanno elaborato uno studio, pubblicato da New Scientist,

che prende in esame le connessioni fra 43.060 multinazionali evidenziando un piccolo

gruppo di 1.318 società transnazionali (la cui punta di diamante sono proprio 147) che

esercita un potere enorme, "sproporzionato" lo definiscono i relatori, sull'economia

globale. Goldman Sachs, Barclays Bank e JPMorgan sono solo alcuni dei nomi delle

corporation, quasi tutte finanziarie, che figurano ai primi 20 posti della "mappa del

tesoro".

Non si tratta della solita tesi complottistica utilizzata dagli analisti per spiegare il

saliscendi di titoli che, più che seguire una logica, sembrano obbedire ai comandi della

mano di un burattinaio. In questo caso ci troviamo di fronte ad un'analisi che non concede

nulla alla speculazione e agli schemi ideologici, ma si basa esclusivamente su dati

statistici.

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Lo studio, infatti, intreccia modelli matematici con un database delle aziende mondiali

(Orbis 2007) ricostruendo reti di relazioni e partecipazione che costituiscono nodi di

potere sui mercati globali, senza essere frutto di accordi sottobanco.

I tre autori (Stefania Vitali, James B. Glattfelder e Stefano Battiston) infatti hanno

precisato che tali collegamenti tra compagnie, in una prima fase di crescita economica,

possono risultare vantaggiosi per la stabilità dell'intero sistema. In tempi di crisi come

quelli che stiamo attraversando, però, queste correlazioni potrebbero risultare molto

pericolose perché, come in tutte le concentrazioni di potere, il collasso di una compagnia

può avere ripercussioni disastrose sul resto dell'economia del pianeta. "Quali sono le

implicazioni per la stabilità mondiale?", si chiedono gli autori. "Si sa che le istituzioni

costituiscono contratti finanziari, con diverse altre istituzioni. Questo permette loro di

diversificare il rischio, ma, allo stesso tempo, li espone al contagio. In una situazione così

interrelata, connotata da forti rapporti di proprietà, perciò il rischio di una

contaminazione a catena è dietro l'angolo".

Per quanto riguarda l'Italia, oltre a Unicredito Italiano Spa tra i primi 50 gruppi di

controllo, lo studio effettua uno screening della struttura del gruppo Benetton che mostra

le diramazioni del controllo della capogruppo alle subsidiaries, alle consociate a livello

internazionale.

Si tratta di un nucleo piccolo ma solido di aziende che, dettando le regole, strozzano la

concorrenza e gli Stati. Una rete di controllo di banche e multinazionali che tiene sotto

scacco i mercati influenzandone la stabilità. 147 imprese nel mondo che sono in grado di

controllare il 40% di tutto il potere finanziario.

L’analisi delle relazioni tra 43.000 aziende transnazionali ha infatti identificato un gruppo

relativamente piccolo di aziende, soprattutto banche, con un potere sproporzionato

sull’economia globale.

Le ipotesi dello studio hanno suscitato alcune critiche, ma i tre analisti di sistemi

complessi autori dello studio, lo definiscono uno sforzo per districare i fili del controllo

dell’economia globale. I tre ricercatori dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di

Zurigo sostengono anche che spingendo l’analisi più avanti si potrebbe contribuire a

identificare i metodi per rendere più stabile il capitalismo globale. L’idea che alcuni

banchieri controllino gran parte dell’economia mondiale potrebbe non sembrare una

notizia nuova al movimento newyorchese Occupy Wall Street e agli altri manifestanti

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sparsi per il mondo. Ma lo studio condotto dal trio di teorici di sistemi complessi è il

primo ad andare aldilà dell’ideologia per tentare di identificare empiricamente la rete di

potere.

La ricerca svizzera combina la matematica da tempo usata per creare modelli di sistemi

naturali con i dati aziendali completi al fine di mappare le reali proprietà delle aziende

transnazionali. “La realtà è così complessa che dobbiamo liberarci dal dilemma che si

tratti di teorie complottiste o di libero mercato – ha affermato James Glattfelder, uno degli

autori – la nostra analisi è basata sulla realtà”. Precedenti studi avevano già scoperto che

alcune aziende possiedono larghe fette dell’economia mondiale, ma nelle ricerche era

incluso solo un numero limitato di società e veniva omesso il concetto di proprietà

indiretta. Pertanto non riuscivano a spiegare l’impatto di questo stato di cose

sull’economia globale (per esempio se ciò la rende più o meno stabile). Il team di Zurigo

può. Da Orbis 2007, un database che contiene 37 milioni di aziende e investitori di tutto il

mondo, hanno estratto tutte le 43.060 transnazionali e le proprietà condivise che le

collegano. Poi hanno costruito un modello che descrivesse quali aziende ne controllino

altre attraverso le reti di partecipazione azionaria, accoppiando a questo i dati relativi ai

ricavi operativi di ogni azienda, per mappare la struttura del potere economico. Lo studio

che sarà pubblicato su PloS One, ha rivelato un nucleo di 1318 aziende di proprietà

interconnesse. Ognuna delle 1318 ha avuto legami con due o più altre aziende e, in media,

ciascuna aveva venti collegamenti. Inoltre, anche se l’insieme di queste aziende

rappresenta il 20 per cento dei ricavi operativi globali, queste collettivamente possiedono,

attraverso le loro azioni, la maggior parte dei blue chip e delle aziende manifatturiere del

mondo (la cosiddetta economia reale) che a loro volta rappresentano un ulteriore 60 per

cento dei ricavi globali. Quando i ricercatori svizzeri hanno districato ulteriormente la

rete delle proprietà, hanno scoperto che una super-entità di 147 aziende legate ancora più

strettamente delle altre controlla il 40 per cento della ricchezza totale. In buona sostanza

ciò significa che meno dell’uno per cento delle aziende mondiali è in grado di controllare

il 40 per cento della rete economica.In maggior parte si tratta di istituti finanziari.

Nella Top 20 sono incluse Barclays Bank, JPMorgan Chase & Co e Goldman Sachs

Group. John Driffill un esperto di macroeconomia della University of London, sostiene che

il valore dell’analisi non è solo quello di avere individuato un piccolo numero di persone

che controlla l’economia globale, ma anche l’avere approfondito questioni legate alla

stabilità economica.

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Secondo gli autori della ricerca la concentrazione di potere in sè non è né buona né

cattiva, ma le strette interconnessioni del reale nucleo di controllo potrebbero essere fonte

di problemi. Come il mondo ha appreso nel 2008, queste reti sono instabili. “Se

un’azienda entra in sofferenza – ha spiegato Glattfelder – questa si propaga”. “È

sconcertante vedere come le cose sono collegate davvero” ha commentato George

Sugihara un esperto di sistemi complessi della Scripps Institution of Oceanography di La

Jolla (California) ed ex consigliere di Deutsche Bank. Yaneer Bar-Yam, a capo del New

England Complex Systems Institute (NECSI), avverte che l’analisi presuppone che la

proprietà equivalga al controllo, il che non è sempre vero. La maggior parte delle azioni

della società sono detenute da gestori di fondi che possono o non possono controllare ciò

che le aziende fanno effettivamente. Ma secondo lo studioso statunitense l’impatto di tutto

ciò sul comportamento del sistema economico richiede ulteriori approfondimenti.

Fondamentalmente lo studio mettendo a fuoco l’organizzazione del potere economico

mondiale, potrebbe fornire valide indicazioni per renderlo più stabile. Inoltre

individuando gli aspetti vulnerabili del sistema consentirebbe agli economisti di suggerire

misure per evitare futuri crolli che si diffondano nell’intera economia. Glattfelder sostiene

che potremmo aver bisogno di regole antitrust globali, che ora esistono solo a livello

nazionale, per limitare l’eccesso di connessioni tra aziende transnazionali. Secondo Bar-

Yam l’analisi suggerisce una possibile soluzione: per scoraggiare questo genere di

atteggiamento le imprese dovrebbero essere tassate per eccesso di interconnessione. Di

certo una cosa non convincerà i manifestanti che in questi giorni marciano su Wall Street:

è improbabile che la super entità sia il risultato di una cospirazione che mira a governare

il mondo. “Questo genere di strutture sono comuni in natura,” ha detto Sugihara. I nuovi

arrivati in qualunque rete si connettono preferenzialmente con membri altamente connessi.

I vertici delle aziende transnazionali acquistano le proprie azioni a vicenda per motivi

commerciali, non per dominare il mondo. Nel caso della connessione dei gruppi economici

il denaro scorre verso i membri più altamente connessi. Lo studio di Zurigo è una prova

evidente del fatto che le semplici regole che disciplinano le società transnazionali danno

luogo spontaneamente a gruppi altamente connessi. Braha ritiene che il fatto che il

movimento Occupy Wall Street sostenga che l’1 per cento delle persone detiene la maggior

parte della ricchezza rifletta “una fase logica dell’economia auto-organizzante”. Quindi

la super-entità non può essere il prodotto finale di una cospirazione. La vera questione -

puntualizza il team svizzero – è comprendere se questo si possa tramutare in strategie

politiche concordate. Secondo Driffill 147 aziende sono troppe per sostenere la collusione.

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Braha sospetta che queste competano nel mercato, ma agiscano di comune accordo sugli

interessi comuni. E resistere a eventuali modifiche della struttura di rete può essere un

interesse comune.

La Top 50 delle 147 che formano la super-entità

1. Barclays plc

2. Capital Group Companies Inc

3. FMR Corporation

4. AXA

5. State Street Corporation

6. JP Morgan Chase & Co

7. Legal & General Group plc

8. Vanguard Group Inc

9. UBS AG

10. Merrill Lynch & Co Inc

11. Wellington Management Co LLP

12. Deutsche Bank AG

13. Franklin Resources Inc

14. Credit Suisse Group

15. Walton Enterprises LLC

16. Bank of New York Mellon Corp

17. Natixis

18. Goldman Sachs Group Inc

19. T Rowe Price Group Inc

20. Legg Mason Inc

21. Morgan Stanley

22. Mitsubishi UFJ Financial Group Inc

23. Northern Trust Corporation

24. Société Générale

25. Bank of America Corporation

26. Lloyds TSB Group plc

27. Invesco plc

28. Allianz SE 29. TIAA

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30. Old Mutual Public Limited Company

31. Aviva plc

32. Schroders plc

33. Dodge & Cox

34. Lehman Brothers Holdings Inc

35. Sun Life Financial Inc

36. Standard Life plc

37. CNCE

38. Nomura Holdings Inc

39. The Depository Trust Company

40. Massachusetts Mutual Life Insurance

41. ING Groep NV

42. Brandes Investment Partners LP

43. Unicredito Italiano SPA

44. Deposit Insurance Corporation of Japan

45. Vereniging Aegon

46. BNP Paribas

47. Affiliated Managers Group Inc

48. Resona Holdings Inc

49. Capital Group International Inc

50. China Petrochemical Group Company

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Andrea Fumagalli: docente di economia all'Universita' di Padova

(estratto da un articolo del wall street italia)

Le grandi società finanziarie hanno un comportamento che possiamo definire da oligopolio

collusivo. Il loro scopo è fare plusvalenze. In questa fase, le plusvalenze più elevate sono ricavabili

dallo scambio dei derivati Cds, in particolare quelli relativi al rischio di default privato e pubblico.

La natura collusiva dell’oligopolio finanziario viene garantita dall’intermediazione svolta dalle

società di rating. A partire dalla crisi dei sub-prime (fine 2007), si è assistito ad un ulteriore

processo di concentrazione nei mercati finanziari. Ecco alcuni dati.

Se il Pil del mondo intero nel 2010 è stato di 74 mila miliardi di dollari, la finanza lo surclassa: il

mercato obbligazionario mondiale vale 95 mila miliardi di dollari, le borse di tutto il mondo 50

mila miliardi, i derivati 466 mila miliardi. Tutti insieme questi mercati muovono un ammontare di

ricchezza otto volte più grande di quella prodotta in termini reali: industrie, agricoltura, servizi.

Tutto ciò è noto, ma ciò che spesso si dimentica è che tale processo, oltre a spostare il centro della

valorizzazione e dell’accumulazione capitalistica dalla produzione materiale a quella immateriale

e dello sfruttamento dal solo lavoro manuale anche a quello cognitivo, ha dato origine ad una

nuova "accumulazione originaria" caratterizzata da un elevato grado di concentrazione. Per

quanto riguarda il settore bancario, i dati della Federal Reserve ci dicono che dal 1980 al 2005 si

sono verificate circa 11.500 fusioni, circa una media di 440 all’anno, riducendo in tal modo il

numero delle banche a meno di 7.500. Al 2011, cinque Sim (Società di Intermediazione Mobiliare e

divisioni bancarie: J.P Morgan, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs, Hsbc Usa) e cinque

banche (Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse, Citycorp-Merrill Linch, Bnp-Parisbas) hanno

raggiunto il controllo di oltre il 90% del totale dei titoli derivati. Nel mercato azionario, le

strategie di fusione e acquisizione hanno ridotto in modo consistente il numero delle società

quotate. Ad oggi, le prime 10 società con maggiore capitalizzazione di borsa, pari allo 0,12% delle

7.800 società registrate, detengono il 41% del valore totale, il 47% del totale dei ricavi e il 55%

delle plusvalenze registrate. In tale processo di concentrazione, il ruolo principale è detenuto dagli

investitori istituzionali (termine con il quale si indicano tutti quegli operatori finanziari – da Sim, a

banche, a assicurazioni – che gestiscono per conto terzi gli investimenti finanziari: sono oggi

coloro che negli anni ’30 Keynes definiva gli "speculatori di professione"). Oggi, sempre secondo i

dati della Federal Reserve, gli investitori istituzionali trattano titoli per un valore nominale pari a

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39 miliardi, il 68,4% del totale, con un incremento di 20 volte rispetto a venti anni fa. Inoltre, tale

quota è aumentata nell’ultimo anno, grazie alla diffusione dei titoli di debito sovrano.

Non credo che ci sia qualcuno che consigli le strategie dei manager delle grandi società

finanziarie, men che meno qualcuno di "politico". Come dirò più avanti, il potere economico-

politico è nelle loro mani e lo possono esercitare senza che ci sia qualche "suggeritore". La molla,

è come sempre nel capitalismo, il guadagno e la ricchezza, in presenza di nessun comportamento

"sopra le righe". Il problema non è la sete di guadagno dei mercati finanziari, quanto piuttosto

coloro che fungono da vassalli e sudditi.

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Le vie di uscita dalla crisi e la costruzione di un mondo più coeso

Riassunto dei presidenti Jean-Paul Fitoussi e Joseph Stiglitz

(Shadow GN (Governo ombra) è un'iniziativa che ha lo scopo di raccogliere esperti e politici di tutto il

mondo, per analizzare il lavoro dei G8/G20 ufficiali, per evidenziare i temi che sono stati trascurati e per

fornire raccomandazioni per approcci alternativi su alcune questioni.)

Quest'anno i "G"(Grandi) si incontrano in un momento critico della storia, almeno della

storia sociale ed economica. Si devono misurare con la più grave crisi economica e

sociale degli ultimi 80 anni. Per parafrasare Keynes, il destino del mondo è nelle mani dei

membri dei "G". Questi possono agire in modo da permetterci di uscire da questa

situazione, creando un futuro dove la crescita sia più sostenibile, più amica dell'ambiente,

è nel quale i suoi frutti vengano distribuiti in modo più equo, sia all'interno, sia tra i Paesi.

Essi si assumerebbero diversamente una enorme responsabilità di fronte alla storia, quella

di non avere adempiuto ai doveri che gli sono stati assegnati dai loro popoli, nonostante si

siano trovati in circostanze eccezionali che hanno loro dato molto più spazio di manovra

di quanto avrebbero avuto in tempi 'normali'.

E' per questo che un gruppo di 'esperti', con il solo impegno di essere cittadini del mondo,

hanno deciso di incontrarsi per riflettere su cosa si dovrebbe fare, nella speranza che dalle

loro riflessioni possano emergere raccomandazioni utili per i potenti di questo mondo.

Questo gruppo, che si è autobattezzato GN, è stato costituito sotto la leadership di Joseph

Stiglitz e Jean-Paul Fitoussi, grazie alla partnership tra la Luiss e la Columbia University.

Il gruppo si è incontrato due volte, una a New York alla Columbia University il 4 e 5

Febbraio 2009, e una a Roma il 6 e 7 Maggio 2009

INTRODUZIONE: LE ORIGINI DELLA CRISI GLOBALE

La crisi iniziata nel 2007 in un piccolo segmento del mercato USA del credito (i mutui

subprime [di bassa affidabilità), è diventata oggi una recessione globale. La crisi ha

quattro caratteristiche distinte. La prima è quella di essere realmente globale, essendo

iniziata proprio nel centro del sistema. La seconda è che, molto di più che nel caso di crisi

passate, quella presente è dominata da un diffuso senso di iniquità. La terza peculiarità è

che le sue radici si situano molto di più in cause strutturali che nella mancanza di una

cornice di regolamentazione del settore finanziario. La quarta è che è stata "fatta dalla

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dottrina". La credenza nelle capacità di autoregolazione dei mercati ha portato alla

deregulation e ad un diffusa sfiducia nell'intervento pubblico [governativo, NdT].

La crisi finanziaria, scatenata da un piccolo numero di insolvibilità dei mutui subprime, si

è evoluta in una crisi sistemica a causa della catena di innovazioni finanziarie permesse

da una politica monetaria lassista e dalla mancanza di una cornice di regolamentazione,

che hanno moltiplicato gli effetti dello shock iniziale. Il contagio all'economia reale è

avvenuto principalmente attraverso l'inasprimento dei vincoli di credito per le famiglie e le

aziende. Nel tentativo di ritornare a rapporti [esposizioni, NdT] più ragionevoli, le banche

o hanno accumulato liquidità, o hanno prestato a tassi più elevati. D'altra parte, le

aziende hanno avuto la tendenza ad usare la loro stessa liquidità per ripristinare rapporti

più prudenziali tra debito e capitale, posponendo dunque gli investimenti. Le famiglie

hanno patito di un effetto negativo sulla ricchezza. Il risultato è stato un calo generalizzato

della domanda aggregata che ha condotto la maggioranza degli economisti a prevedere

una recessione proprio nel mezzo del 2010, con effetti eccezionalmente elevati sulla

disoccupazione e sulla povertà in tutto il mondo. Sembra oggi plausibile che lo scenario

"di caso peggiore' dell'ILO [International Labour Organization - ONU: Organizzazione

Internazionale del lavoro dell'ONU, NdT] sulla crescita della disoccupazione di 50 milioni

di unità in tutto il mondo nel 2009 stia diventando molto ottimistico. Più di 200 milioni di

lavoratori corrono il rischio di essere spinti in uno stato di estrema povertà, soprattutto

nei paesi emergenti e in via di sviluppo dove non esistono reti di protezione sociale, il che

significa che il numero di lavoratori a basso reddito, sotto i 2 USD al giorno per membro

della famiglia, può arrivare a 1,4 miliardi. Il 60% dei poveri del mondo sono donne.

La crisi ha radici strutturali. La caduta della domanda aggregata ha preceduto la crisi

finanziaria ed è dovuta a cambiamenti strutturali nella distribuzione del reddito. Dal 1980,

in molti paesi avanzati il salario mediano ha stagnato e sono emerse disuguaglianze a

favore dei redditi alti. Questo è parte di un processo più ampio che ha implicato parti

diverse del mondo in sviluppo. Il trend ha diverse cause, tra le quali una globalizzazione

asimmetrica (con più liberalizzazione del capitale che dei mercati del lavoro), deficienze

nella corporate governance e il crollo delle convenzioni sociali egualitarie che erano

emerse dopo la seconda guerra mondiale. Dato che la propensione al consumo è maggiore

tra i redditi bassi, questa tendenza di lungo periodo nella redistribuzione dei redditi in

quanto tale avrebbe avuto anche da sola l'effetto macroeconomico di deprimere la

domanda aggregata.

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Negli USA la compressione dei redditi bassi è stata compensata dalla riduzione del

risparmio delle famiglie a dal crescente indebitamento che ha permesso agli schemi di

spesa di restare virtualmente invariati. Nello stesso tempo, le limitate reti di sicurezza

hanno spinto il governo a perseguire politiche macroeconomiche attive per combattere la

disoccupazione, aumentando il debito pubblico. La crescita è stata quindi sostenuta al

prezzo di aumentare l'indebitamento pubblico e privato.

Molti paesi Europei hanno seguito un cammino diverso. La redistribuzione verso i redditi

alti ha provocato un aumento del risparmio nazionale e ha depresso la crescita. Negli

ultimi quindici anni l'assetto istituzionale, particolarmente i vincoli di debito inclusi nei

criteri di Maastricht e nel Patto di Stabilità, ha condotto ad una scarsa reattività delle

politiche di bilancio e ad una politica monetaria restrittiva. Assieme ad un settore

finanziario meno portato all'innovazione, questo ha portato ad un limitato indebitamento

dei consumatori. Lo spostamento nella redistribuzione ha provocato una crescita ridotta.

Questi due differenti percorsi si sono vicendevolmente rafforzati, perché i risparmi della

zona UE hanno contribuito a finanziare l'indebitamento USA, assieme ai surplus di altre

regioni che, per differenti ragioni - essenzialmente per assicurarsi contro l'instabilità

macroeconomica provocata dalle crisi della Bilancia dei Pagamenti e dalla conseguenza

perdita di sovranità dovuta agli interventi delle IFI - avevano anch'esse alti tassi di

risparmio (in particolare l'estremo oriente e i paesi produttori di petrolio del Medio

Oriente). Quella combinazione di disequilibri strutturali che va sotto il nome di sbilancio

globale ha provocato dunque un fragile equilibrio che ha temporaneamente risolto il

problema della domanda aggregata su scala globale a spese della crescita futura. Una

componente importante di questo fragile equilibrio è stata una politica monetaria lassista.

In effetti, senza una politica monetaria di continua espansione la caduta della domanda

aggregata avrebbe influito sulla attività economica. In un certo senso la politica

monetaria è stata endogena al disequilibrio strutturale nella distribuzione dei redditi.

RACCOMANDAZIONI

I - Raccomandazioni proposte relativamente alle cause strutturali della crisi

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Per invertire il trend nella distribuzione, e dunque per contribuire a sostenere la domanda

aggregata a medio e lungo termine, si propone quanto segue.

1 - Aumento della progressività del sistema fiscale, in particolare per i redditi molto alti.

Questo deve essere fatto in modo coordinato per evitare eccessivi spostamenti di

lavoratori altamente specializzati.

2 - Lotta ai paradisi fiscali - distinguendo tra giurisdizioni a bassa imposizione che

cooperano e gli altri - e, in generale, aumento delle risorse destinate alla lotta all'evasione

fiscale e alla mancanza di condivisione di informazioni.

3 - Introdurre qualche forma di cooperazione tra Paesi per evitare la competizione fiscale,

la deflazione dei salari e il dumping sociale, le versioni moderne delle politiche beggar-

thy-neighbour [frega il tuo vicino, politiche che risolvono problemi economici a spese di

un altro paese, NdT] che erano pratica comune negli anni '30.

4 - Ridare un ruolo più importante agli stabilizzatori automatici, e più in generale ad un

maggiore ruolo di protezione sociale per l'intervento pubblico per facilitare il

mantenimento di una crescita stabile e alti livelli di occupazione.

5 - Implementare una ridefinizione complessiva del sistema della sicurezza sociale

[welfare], finalizzato alla ridistribuzione e alla formazione di capitale umano. Questo

dovrebbe significare in particolare:

a. La generalizzazione del sistema sanitario universale e del sistema scolastico;

b. Il rovesciamento del trend dal sistema pensionistico distributivo [defined benefit] al

sistema contributivo [defined contribution], che nel passato a grandemente ridotto il ruolo

redistributivo della sicurezza sociale. [il defined contribution pension scheme nella

definizione anglosassone implica anche il ricorso alla capitalizzazione, NdT]

II - Stimolo di bilancio

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1 - la crisi ha natura globale e i Paesi devono mettere in atto una risposta che sia la più

coordinata possibile per evitare una disoccupazione di massa e il rischio di crescenti

tensioni sociali. Una grande prudenza richiedere più stimoli. L'economia mondiale

richiede uno stimolo globale e non dovrebbe permettere incursioni da parte di alcuni

paesi. Questo significa un'equa suddivisione dell'onere degli stimoli tra i Paesi, ed un

particolare sforzo per aiutare quei paesi che non hanno risorse per mettere in atto

politiche fiscali anticicliche. A nostra conoscenza, non è ancora stato raggiunto uno stato

di equa suddivisione: gli sforzi fatti dalla UE, in particolare, sembrano essere molto al di

sotto di quanto potrebbero tenendo conto del suo PIL e dei suoi alti tassi di risparmio.

2 - I paesi in sviluppo e le economie in transizione sono state fortemente colpite dalla crisi.

Secondo molte proiezioni, L'Europa centrale e orientale è la regione che sta soffrendo di

più, ma anche l'America latina, l'Africa Subsahariana e qualche paese dell'estremo oriente

subirà un rallentamento della crescita economica simile o anche peggiore di quella dei

paesi industriali. Le iniziative più aggressive proposte dal G20 in questo Aprile a Londra

si sono concentrate su iniezioni di liquidità fornite dalle nuove iniziative del FMI, in

particolare la Flexible Credit Line [Linea di credito flessibile. NdT] per le economie

emergenti. Questo deve trovare un complemento in un importante aumento della Official

Development Assistance [Assistenza Ufficiale allo Sviluppo, NdT] e ulteriori finanziamenti

allo sviluppo, specialmente per i Paesi a basso reddito, per aumentare gli investimenti. Gli

investimenti in infrastrutture, nella spesa sociale nell'area della nutrizione, della scuola di

base e nell'assistenza sanitaria devono essere al centro delle politiche fiscali dei paesi in

via di sviluppo. Programmi indirizzati ai poveri, come i trasferimenti di danaro

condizionati, sono più efficaci nei paesi a medio reddito mentre nei paesi poveri, dove la

povertà è diffusa, sono preferibili programmi universali.

3 - Il collasso del commercio internazionale è uno dei più drammatici effetti della crisi

attuale. Questo è il riflesso sia di un calo aspettato dell' 11% nel volume degli scambi sia

di un ripido calo dei prezzi dei prodotti. E' per questo che reazioni protezionistiche da

parte dei paesi industriali sarebbero pericolose e che la cooperazione internazionale deve

indirizzarsi specificamente verso economie dipendenti da prodotti a basso reddito.

4 - La disponibilità di finanziamenti esterni ai paesi in sviluppo è un fattore critico. Molti

dei prestiti del FMI concessi in risposta alla crisi finanziaria sono stati troppo legati a

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"vecchie" condizioni. Quel che serve è un nuovo servizio senza condizioni, dentro e fuori il

FMI. Uno dei più rapidi e più efficienti modi per finanziare questo nuovo servizio potrebbe

essere una nuova allocazione degli SDR [Special Drawing Rights, Diritti speciali di

prelievo, NdT]. Un particolare vantaggio di una immediata riallocazione dei Diritti

speciali di prelievo consiste nel fatto che le strutture istituzionali esistono già. La maggior

parte di questo finanziamento dovrebbe essere destinato ad investimenti nell'economia

verde o in corrispondente capitale umano (sanità, istruzione). Il finanziamento da questo

servizio dovrebbe essere, in altre parole, l'elemento che garantisce la compatibilità tra

stimoli a breve termine e strategie di sviluppo a lungo termine dei paesi implicati.

Diritti speciali di prelievo

Una forma di patrimonio internazionale di riserva, creato dal Fondo Monetario

Internazionale nel 1967, il cui valore è basato su di un portafoglio delle valute più

utilizzate.

5 - I timori su di una crescita insostenibile del debito pubblico e le preoccupazioni

sull'inflazione che ne conseguirebbe sono nelle circostanze presenti molto esagerate. In

effetti, lo stimolo dovrebbe aumentare quanto più possibile il patrimonio pubblico per

compensare il deficit e il debito e per minimizzare l'onere sui contribuenti e spingere la

crescita potenziale. Le spese in infrastrutture, per esempio, quando siano compatibili con

tempi ragionevoli (progetti pronti) devono essere preferite alle spese correnti. E' possibile

implementare rapidamente investimenti nel restauro degli edifici per diminuire i consumi

di energia delle case private e degli edifici pubblici. Anche il patrimonio dovrebbe, in

modo generale, essere considerato come un indicatore di "sviluppo", e non solo il PIL.

Sono dunque adeguati gli investimenti nelle nuove tecnologie ambientali e dell'energia, ma

anche le spese per ridurre le disuguaglianze o per incrementare il capitale umano (riforma

della sanità e della scuola).

6 - Segue dalle precedenti raccomandazioni che quanto maggiore è l'aiuto fornito ai paesi

in sviluppo o emergenti, tanto più efficiente sarà lo stimolo globale, dato che questi paesi

plausibilmente spenderanno tutto il finanziamento ricevuto.

III - Politica monetaria

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1 - Le preoccupazioni sull'inflazione dovute ad un eccesso di liquidità iniettata nel sistema

per mezzo di politiche monetarie sembra essere più immaginaria che reale. La deflazione,

e non l'inflazione, è per il momento la minaccia più plausibile. Sembra stia iniziando la

deflazione dei salari anche nei paesi industrializzati. Se dovesse continuare, deprimerà

ulteriormente la domanda aggregata. L'inflazione dei valori patrimoniali è stata uno dei

fattori di destabilizzazione nelle origini immediate della crisi.

2 - Una delle lezione da trarre dalla crisi è che dobbiamo ridefinire cosa significhi

stabilità finanziaria e stabilità macroeconomica globale. La stabilità finanziaria e

macroeconomica è un concetto molto più ampio di quello di stabilità dei prezzi, e a volte

con questa si trovano in conflitto. Controllare l'inflazione a prezzo di una crescente

instabilità reale e finanziaria si è mostrato miope ed ha portato alla attuale crisi. la

stabilità macroeconomica è un concetto multidimensionale che include la stabilità dei

prezzi ma va oltre. Essa richiede dunque una molteplicità di strumenti e una significativa

coordinazione con altre misure politiche. Il controllo dei valori patrimoniali, misure di

regolamentazione e facilitazioni (o restrizioni) possono essere tutti strumenti da usare

insieme (o al posto dei) tassi di interesse per perseguire molteplici obiettivi.

IV - Salvataggi

1 - La maggioranza degli stati stanno salvando aziende, specialmente nel settore bancario.

Così facendo, gli stati devono fare attenzione agli impatti fiscali e all'equità, e soprattutto

agli effetti che i salvataggi hanno sul credito. In particolare, abbiamo imparato che la

ricapitalizzazione può non condurre affatto a maggiore credito.

2 - I salvataggi sono diventati uno dei pilastri principali dell'intervento politico nel

tentativo di evitare il collasso del sistema finanziario. Nel reagire alla crisi finanziaria, si

deve fare una distinzione tra a) preservare il flusso di credito alla economia reale; b)

tenere a galla le istituzioni finanziare; e c) proteggere gli azionisti, i funzionari di banca ,

e altri pretendenti delle risorse bancarie. La principale preoccupazione nei salvataggi

deve essere ovviamente la prima di queste, e che cosa può essere fatto al costo minimo per

il contribuente. Diversamente la redistribuzione effettuata dal salvataggio tra i detentori di

obbligazioni a lungo termine e gli azionisti, da una parte, e dall'altra i contribuenti, andrà

a detrimento di questi ultimi.

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3 - Sfortunatamente queste preoccupazioni non sono state sempre presenti nella crisi

attuale, e i piani di salvataggio sembrano spesso progettati con l'obbiettivo di salvare le

banche e di minimizzare i costi per gli azionisti.

4 - In molti casi la nazionalizzazione di istituzioni finanziarie fallite associata con la

conversione debito-partecipazione [debt-equity] rappresenta un'opzione migliore rispetto

ad un salvataggio. In molti paesi gli stati sono diventati proprietari di molte istituzioni, pur

esercitando poco o nessun controllo su di esse. Prenderne il controllo assieme alla

proprietà può avere una serie di conseguenze positive. Prima di tutto, la cosa più

importante: la gestione pubblica può far ripartire il credito immediatamente, servendo

l'interesse generale invece che quello degli azionisti o dei creditori. Secondo, il costo per

il contribuente deve essere in linea di principio minimizzato se non addirittura trasformato

in guadagno perché strategie proprietarie più orientate alla redditività di medio e lungo

periodo possono plausibilmente beneficiare della attuale sottovalutazione patrimoniale. Il

settore pubblico è più in grado di assorbire i rischi nel breve periodo e può guadagnare

nel medio e lungo periodo dalla detenzione di patrimoni non liquidi ridicendo il costo

reale sistemico che ci sarebbe altrimenti stato. La proprietà privata ha inoltre ostacolato

la protezione finanziaria delle banche e fornisce incentivi perversi riguardo alla

risoluzione dei problemi dei mutui.

V - Regolamentazione

1 - Il sistema di regolamentazione deve concentrarsi sull'identificazione e la

regolamentazione delle istituzioni finanziarie che rappresentano un rischio sistemico, ivi

incluse quelle che adesso sono fuori del raggio di azione della regolamentazione, come gli

hedge fund. Queste istituzioni si trovano più facilmente dei paesi sviluppati che in quelli in

sviluppo. E' necessaria una nuova task force ministeriale o interministeriale per

regolamentare il rischio sistemico su base continuativa. Bisogna riconoscere inoltre che la

regolamentazione è un processo dinamico.

2 - E' necessario rendere più stringenti i requisiti di regolamentazione per ridurre il

rischio di crisi finanziarie, tenendo conto delle potenziali correlazioni endogene del

rischio. Si dovrebbe limitare un uso eccessivo dell'effetto leva [leveraging] nelle

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istituzioni finanziarie, per esempio utilizzando requisiti di capitale correlati agli obbiettivi,

requisiti sull'uso dell'effetto leva e requisiti di capitale anticiclici o disposizioni

lungimiranti.

3 - Il sistema finanziario ombra deve essere controllato per assicurare la congruità della

regolamentazione sugli strumenti che attualmente vi operano. E' inoltre necessario

aumentare la trasparenza nei mercati dei derivati OTC [Over The Counter, Fuori del

mercato borsistico, NdT]. Si devono considerare diverse opzioni: agenzie di scambio

[clearinghouse] regolamentate, requisiti sui derivati commerciati e sulla pubblicità dei

resoconti.

4 - Un compito importante della regolamentazione è quello di creare i giusti incentivi.

Essa deve ad esempio proporre schemi di remunerazione dei dirigenti che scoraggino

prese di rischio eccessive. Un'azione proposta consiste nello spingere i regolamentatori

finanziari ad esercitare una sorveglianza contro metodi di pagamento asimmetrici nelle

istituzioni finanziarie, come ad esempio opzioni combinate a 'paracadute d'oro'

[severance, trattamenti di fine rapporto elevati e garantiti per gli alti dirigenti, NdT]

5 - Il sistema di quotazione del credito deve essere riformato per limitare i conflitti di

interesse. Le agenzie di valutazione del credito devono devono soddisfare una serie di

norme e devono essere autorizzate da una entità pubblica.

6 - La maggior parte delle proposte di regolamentazione non considerano i rischi di

cambio con l'estero, uno dei rischi più importanti per i Paesi in sviluppo in una tempesta

del genere. Questi rischi possono essere gestiti meglio attraverso la regolamentazione del

'Capital Account' [movimento di valuta attraverso le frontiere di un paese, NdT]. Le

riforme della regolamentazione dovrebbero tenere in considerazione questa materia, in

particolare tentando di evitare flussi molto volatili e vietando il credito agli agenti che

non hanno redditi in valuta estera.

7 - C'è il rischio di riforme cosmetiche, e che le banche continuino ad essere "troppo

grandi per fallire" e troppo grandi per essere regolamentate.

8 - Si deve creare anche una Commissione sulla sicurezza dei prodotti finanziari.

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VI - Global Governance

Una nuova architettura deve concentrarsi su quattro punti principali.

1 - La costruzione di un efficace e credibile meccanismo di coordinamento internazionale

delle politiche. E' necessaria la partecipazione non solo dei principali paesi sviluppati, am

anche delle più importanti istituzioni rappresentative della global governance. Questo

significa una revisione dai fondamenti della struttura e delle funzioni della governance del

Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

2 - Riforma del sistema internazionale della riserva, per muoversi verso una riserva di

valuta globale sostenuta multilateralmente.

3 - Riforme dei meccanismi di approvvigionamento di liquidità sostenuti, tra l'altro, da

una migliore composizione multilaterale delle riserve di scambi esteri nazionali, evitando

l'onerosa politica collegata condizionalmente ai meccanismi esistenti.

4 - Le istituzioni attuali devono essere riformate perché, come la crisi dimostra, hanno

fallito e/o sono poco adatte al mondo così com'è.

5 - Riforme fondamentali degli attuali sistemi di regolamentazione e controllo finanziari

per prevenire il ritorno degli eccessi. Non è sufficiente dare nuovi nomi a quelle istituzioni

che non si sono mostrate efficaci nel prevenire la crisi.

6 - Dato che agire è urgente, e dato che molte iniziative sono già in corso e altre sono in

preparazione, è importante stabilire immediatamente qualche meccanismo per superare i

difetti della global governance. E' un'esigenza resa ancora più pressante dal fatto che il

diavolo si nasconde nei dettagli (ad esempio, la revisione dei concetti di sostenibilità del

debito utilizzati dal FMI). Il G8 dovrebbe quindi stabilire un "comitato ad interim" che

agisca da forum per esaminare i dettagli delle proposte da preparare o negli stadi iniziali

di implementazione. Questo dovrebbe essere costituito da un gruppo adeguatamente

rappresentativo, ivi inclusi Paesi africani e altri a basso reddito, che dovrebbero seguire e

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verificare i dettagli delle misure concordate a livello dei capi di stato e contenute nei

communiqués del G-20 e G-8.

VII - Cambiamenti climatici

1 - Nel contesto della attuale crisi economica, è cruciale rendere chiaro non solo che le

politiche sul cambiamento climatico non devono essere compromesse, ma che al contrario

possono giocare un ruolo importante nell'evitare il collasso della crescita economica. Le

iniziative contro i cambiamenti climatici possono per la verità avere impatti economici sia

a breve che a lungo termine. Il G-8 e le riunioni collegate offrono un'opportunità

irripetibile e cruciale per i leader dei paesi sviluppati di dimostrare che la leadership può

cambiare il tono dei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici e aumentare le

prospettive di successo a Copenhagen.

2 - L'economia, l'ambiente e la società sono legati e interdipendenti. L'attuale crisi

economica è una sfida significativa - ma anche un'opportunità - per i politici perché

influiscano contemporaneamente sulla stabilità economica, l'occupazione e gli

investimenti in fonti di energia e in attività economiche che riducano l'emissione di gas

serra. i leader dei G-N dovrebbero impegnarsi a fare dei cambiamenti climatici un

importante criterio di priorità nei finanziamenti di stimolo, con investimenti in energie

pulite evitando investimenti in attività intensive in gas serra.

3 - Recenti studi hanno riconfermato il pericolo rappresentato dalle continue emissioni di

gas serra. Tra i sintomi preoccupanti documentati dalle recenti ricerche ci sono

l'improvvisa diminuzione dei ghiacci marini Artici in estate, l'aumento delle emissioni di

metano dovute allo scongelamento del permafrost, l'intensificazione di precipitazioni e

temporali, l'aumento degli incendi delle foreste, una veloce diminuzione dei ghiacciai e

nevi montane, riduzione dell'assorbimento di carbonio da parte degli oceani, l'incidenza di

malattie e infezioni in nuove aree, e un accelerato innalzamento dei livelli dei mari. Molto

scienziati e molti stati hanno individuato la soglia per un cambiamento climatico

pericoloso e non gestibile in un aumento di 2 °C della temperatura media del suolo

rispetto alle epoche preindustriali. Anche un tale livello di cambiamento minaccia

l'esistenza di nazioni costituite da piccole isole. Per raggiungere l'obbiettivo di 2° C con

un livello ragionevole di probabilità, i leader del G-8 dovrebbero impegnarsi a ridurre le

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emissioni dell'Allegato 1 del 25-40% rispetto al 1990 entro il 2020 e almeno dell'80%

entro il 2050. Dovrebbero riconoscere pubblicamente che c'è un limite ad un ulteriore

quantitativo di anidride carbonica nell'atmosfera e che per ragioni di equità la maggior

parte deve essere allocata al mondo in via di sviluppo basandosi sul principio della

passata responsabilità (ovvero, paga l'inquinatore) e della attuale capacità di ridurre le

emissioni e di finanziare la mitigazione.

4 - I paesi sviluppati hanno una particolare responsabilità morale nelle misure di

adeguamento nei paesi vulnerabili dato che hanno emesso la maggior parte del volume di

gas serra atmosferici. Le misure di adeguamento devono includere strategie progettate per

migliorare la tenuta dei sistemi economici, sociali e ambientali ai cambiamenti climatici e

meccanismi simili alle assicurazioni per coprire i costi del recupero da disastri collegati ai

cambiamenti climatici. I leader dei G-N dovrebbero annunciare che forniranno circa 2

miliardi di dollari attraverso il 5° Global Environment Facility per finanziamenti

immediati per i NAPA (National Adaptation Plans of Action [Piani di adeguamento

nazionali, NdT]) che sono stati completati dai più vulnerabili paesi in sviluppo.

Dovrebbero impegnarsi in piani di finanziamento a lungo termine per l'adeguamento

dell'ordine di 9-86 miliardi di dollari l'anno (gli attuali limiti di stima) oltre agli attuali

ODA [Official Development Assistance, Assistenza ufficiale allo sviluppo, NdT] e in

meccanismi specifici in grado di generare finanziamenti in modo che producano flussi

predicibili e sostenuti. I negoziati sulla gestione di questi fondi devono andare avanti nello

UNFCCC [United Nations Framework Convention on Climate Change, Convenzione

quadro dell'ONU sul cambiamento climatico, NdT] con la piena partecipazione dei paesi

in sviluppo.

5 - Programmi di intervento sulle tecnologie possono accelerare le ricerche, lo sviluppo e

la diffusione di tecnologie di mitigazione. Questi programmi dovrebbero concentrarsi sulle

tecnologie di importanza strategica per uno sviluppo pulito nei paesi in sviluppo.

Dovrebbero esplorare le opzioni per affrontare i temi dei diritti di proprietà intellettuale

per proteggere e condividere le nuove tecnologie e fornire incentivi per innovazioni future.

L'efficienza energetica è un'area che sembra particolarmente promettente per interventi di

cooperazione. I leader dei G-N dovrebbero sviluppare un processo di revisione per

migliorare l'efficienza energetica nei trasporti, degli edifici, nell'industria e nelle forniture

di energia con meccanismi esistenti quali l'Agenzia internazionale per l'energia.

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Dovrebbero anche dedicarsi a piani di intervento tecnologico per le energie rinnovabili, la

ricattura e l'immagazzinamento dell'anidride carbonica, l'elettrificazione dei trasporti e

nelle tecnologie per ridurre rapidamente le emissioni di anidride carbonica. Il carbone è

spesso trascurato ma è un importante contributo al cambiamento climatico che ha un

breve tempo di residenza atmosferico, e può quindi rapidamente rallentare i cambiamenti

climatici. Ridurre queste emissioni proteggerebbe la salute assieme ad altri benefici.

6 - Molte tecnologie a bassa emissione sono più costose delle attuali a combustibile

fossile. Il finanziamento di uno sviluppo a basso tenore di anidride carbonica ai paesi in

sviluppo richiede che venga erogato in un modo "misurabile, verificabile e resocontabile",

come stabilito dal Piano di intervento di Bali dello UNFCCC. Un punto chiave da

esplorare è la mobilizzazione dei finanziamenti e degli investimenti del settore pubblico e

privato. I leader del G-8 dovrebbero identificare le caratteristiche di una architettura

efficace di finanziamento sul clima includendo meccanismi per generare i necessari flussi

finanziari su base sostenibile, segnalando così ai paesi in sviluppo che i loro sforzi per

ridurre le loro emissioni verranno aiutati.

7 - Una questione importante è dunque l'accordo sugli schemi da adottare per la riduzione

delle emissioni. Soluzioni basate sul mercato conducono per la verità ad un livello dei

prezzi tale da comportare grandi trasferimenti dai paesi sviluppati ai paesi in sviluppo. C'è

inoltre il rischio di distorsioni dovute a speculazioni e ai problemi relativi alle incertezze

dei prezzi, che potrebbero influire negativamente sugli affari. Una carbon tax [tassa sulle

emissioni di ossido di carbonio, NdT] è rivolta alla correzione di una esternalità, nella

misura in cui è sensato tassare cose cattive e non cose buone. Un meccanismo cap-and-

trade con un limite inferiore e superiore potrebbe in realtà funzionare come un sistema

ibrido tra uno di puro mercato e una tassazione.

8 - Non solo lo stimolo verde può creare un assetto patrimoniale che corrisponde ad una

responsabilità, ma può anche stimolare investimenti privati in un momento in cui la

sensibilizzazione della gente può condurre ad un grosso mercato.

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Principi socialdemocratici in vista di una nuova architettura finanziaria

Lavoro preparato da Joseph STIGLITZ nel quadro della cooperazione tra FEPS e la

Columbia University, basato su conversazioni con Pour Nyrup RASMUSSEN

13 ottobre 2008

Preambolo:

Principi generali riguardanti i Mercati finanziario e il ruolo dell'intervento pubblico.

1. I mercati finanziari non sono un fine in sé stesso, ma un mezzo: si suppone svolgano

alcune funzioni vitali che permettono alla economia reale di essere più produttiva:

a. Mobilizzando i risparmi;

b. Allocando capitale;

c. Gestendo il rischio, trasferendolo da coloro che sono meno in grado di affrontarlo a

coloro che ne sono più in grado.

E' difficile avere una moderna economia efficiente senza un buon sistema finanziario.

In America, e in alcuni altri Paesi, i mercati finanziali non hanno adempiuto correttamente

a queste funzioni:

a. Hanno incoraggiato comportamenti spendaccioni, che hanno condotto a risparmi vicini

a zero.

b. Hanno mal allocato il capitale

c. Hanno creato rischi, non li hanno gestiti bene, e hanno lasciato grandi rischi addosso

agli americani medi, che affrontano oggi alti costi a causa di questi errori. Questi

problemi si sono presentati in modo ripetitivo e sono pervasivi, evidenza che questi

problemi sono sistemici e sistematici. Gli errori nei mercati finanziari hanno effetti che si

diffondono all'intera economia.

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2. Mentre i mercati sono al centro di ogni economia efficiente, i mercati lavorano bene

solo quando i ritorni privati sono allineati con quelli sociali. Gli incentivi contano, ma

quando sono distorti, ne conseguono comportamenti distorti.

Nonostante la loro incapacità di adempiere alle funzioni sociali chiave, i mercati

finanziari si sono garantiti negli USA e in qualche altro paese industriale avanzato il 30%

o anche più di profitti, per non citare i grandi compensi ricevuti dai loro alti dirigenti.

3. Mercati efficienti richiedono un bilanciamento tra intervento pubblico e mercati. I

mercati spesso sbagliano, e i mercati finanziari dal loro canto hanno sbagliato in un modo

che ha avuto conseguenze sistemiche. La filosofia deregolatoria che è prevalsa in molti

paesi occidentali nell'ultimo quarto di secolo non ha fondamento nella teoria economica o

nell'esperienza storica; al contrario, la moderna teoria economica spiega perché

l'intervento pubblico deve avere un ruolo attivo, specialmente nel regolamentare i mercati

finanziari.

Una buona regolamentazione può aumentare la fiducia degli investitori nei mercati, e

dunque serve ad attrarre capitali nei mercati finanziari.

La regolamentazione pubblica è particolarmente importante perché, inevitabilmente,

quando i problemi diventano seri, ci saranno salvataggi; dunque l'intervento pubblico,

implicitamente o esplicitamente, fornisce un'assicurazione. E tutte le compagnie di

assicurazioni devono essere sicure sia che i premi che fanno pagare per i rischi siano

commisurati alla loro entità, sia che l'assicurato non intraprenda azioni che aumentano la

possibilità che l'evento accada.

Regolamentazioni chiave, come il Glass Steagall Act, sono state abolite negli Stati Uniti.

In altri casi, le strutture di regolamentazione non si sono fatte carico dei cambiamenti

nella struttura finanziaria. Le strutture internazionali di regolamentazione bancaria

(Basilea II) sono basate sul concetto di autoregolamentazione, un ossimoro.

I salvataggi sono stati un aspetto pervasivo del moderno capitalismo finanziario. I mercati

finanziari hanno ripetutamente mal gestito i rischi, con grandi costi per i contribuenti e la

società.

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Quando, un centinaio di anni fa, Upton Sinclair descrisse graficamente le stalle

americane, e ci fu un moto di ripulsa verso il consumo di carne, l'industria si rivolse al

governo per una regolamentazione, per rassicurare i consumatori che la carne era sicura.

La riforma della regolamentazione può aiutare nel ripristinare la fiducia nei nostri

mercati finanziari.

4. Approvare una regolamentazione non è però sufficiente. Deve anche essere applicata.

La FED ha dei poteri di regolamentazione che non usa. Gli addetti all'applicazione della

regolamentazione sono stati influenzati dalla medesima filosofia deregolatoria che ha

condotto ad abolire ogni regolamentazione.

5. L'Innovazione è importante, ma non tutte le innovazioni conducono a un contributo

sociale positivo. Quelle che lo fanno devono essere incoraggiate, e l'intervento pubblico

può avere un ruolo catalitico.

Gran parte dell'innovazione negli anni recenti è consistita nell'arbitraggio in materia di

regolamentazione, di contabilità e fiscale, mentre i mercati finanziari hanno mancato di

introdurre innovazioni che avrebbero aiutato gli individui e la nostra società a gestire i

rischi meglio; in qualche caso, si sono opposti a questo genere di innovazioni.

Storicamente, l'intervento pubblico ha avuto un ruolo importante nel promuovere

innovazioni chiave.

6. Il successo di un'economia di mercato è basato sulla concorrenza. Ma le aziende

cercano di ridurre la concorrenza. C'è bisogno di leggi rigorose riguardanti la

concorrenza applicate rigorosamente.

Quando un'azienda viene salvata perché è troppo grossa per fallire, vuol dire che le leggi

sulla concorrenza non sono state efficacemente applicate. Oggi le istituzioni finanziarie

sono diventate così grandi che sono praticamente troppo grandi per essere salvate. E nel

processo di gestione della crisi attuale, stiamo creando istituzioni ancora più grandi,

gettando il seme per ulteriori problemi. Gli alti costi e altre pratiche abusive delle aziende

di carte di credito sono il risultato di comportamenti anticoncorrenziali.

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7. Il successo di un'economia di mercato richiede una buona informazione e trasparenza.

Ma ci sono spesso incentivi, specialmente nel capitalismo manageriale (dove c'è una

separazione tra proprietà e controllo) per una mancanza di trasparenza.

I problemi di mancanza di trasparenza sono pervasivi nei mercati finanziari, i quali si

sono opposti a miglioramenti, come una maggiore trasparenza nella comunicazione dei

costi delle stock option. Le stock option hanno in cambio fornito incentivi per una

contabilità che gonfia i profitti, incentivi dunque ad una contabilità distorta e poco

trasparente. Le istituzioni finanziarie hanno creato prodotti così complessi e non

trasparenti che persino le aziende che li hanno creati non capiscono fino in fondo le loro

implicazioni. Mettono fuori bilancio le obbligazioni finanziarie, rendendo difficile una

valutazione precisa del loro patrimonio netto.

8. I problemi di asimmetrie di informazione sono pervasivi nei mercati finanziari.

La cartolarizzazione e molte altre "innovazioni" hanno aumentato le asimmetrie di

informazione. Il riconoscimento dell'importanza delle limitazioni dell'informazione ha

giocato un ruolo importante nella crisi attuale.

9. I mercati finanziari hanno spesso sfruttato le persone poco informate o poco colte.

Questa è una delle ragioni della necessità di una rigorosa difesa dei consumatori e degli

investitori. Non è sorprendente sapere che i primi problemi si sono manifestati tra gli

individui meno colti e di minore reddito. C'è stato un esteso credito predatorio e i mercati

finanziari hanno fatto resistenze alle leggi che limitavano queste pratiche abusive.

10. Non si può pretendere che le persone medie siano in grado di controllare la posizione

finanziaria delle banche. Questo controllo è un bene pubblico, ed una responsabilità

pubblica. Il govegente dalla incapacità nell'adempiere alla propria fnte. Servono ampie

assicurazioni sui depositi, finanziate completamente da tasse sui depositi.

Senza una tale assicurazione sui depositi ci possono essere delle bolle nel sistema

bancario. L'argomento che fornire questa assicurazione sui depositi porterebbe ad un

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"moral hazard" è assurdo. Se tuttavia lo stato fornisce una tale assicurazione, deve

sincerarsi che l'assicurato operi in modo che l'evento non succeda, esattamente come

un'assicurazione contro gli incendi normalmente richiede che l'assicurato installi degli

estintori.

11. Il comportamento finanziario è influenzato da diverse altre parti delle nostre strutture

fiscali e legali. La riforma del mercato finanziario non può essere separata dalla riforma

in questi altri settori.

La legislazione fiscale ha incoraggiato l'uso dell'effetto leva [leveraging]. La nuova

legislazione fallimentare che ha reso difficile ai poveri lo scaricarsi dei propri debiti può

avere incoraggiato pratiche di credito predatorie.

12. Si deve obbligare coloro che impongono costi ad altri (esternalità) a pagare questi

costi. Non si tratta solo di una questione di equità, ma di una questione di efficienza

economica. Più in generale, i costi della regolamentazione e dei salvataggi dei sistemi

finanziari sono parte dei costi dell'intermediazione finanziaria. E' un presupposto che

l'efficienza richieda che questi costi siano inglobati nel settore.

Nell'economia ambientale c'è un principio fondamentale, chiamato principio

del'inquinatore che deve pagare. Wall Street ha inquinato la nostra economia con mutui

tossici. Adesso dovrebbe pagare le operazioni di disinquinamento.

Esternalità.

Conseguenza (positiva o negativa) non intenzionale dell'azione di un soggetto nella sfera

di altri soggetti, senza che a questo corrisponda una compensazione in termini monetari

(ovvero ve nga pagato un prezzo definito attraverso una libera contrattazione di mercato).

Un'esternalità è dunque un bene per il quale non esiste un prezzo di mercato.

La non intenzionalità è condizione essenziale: un agricoltore che coltivando migliora il

paesaggio agricolo produce una esternalità positiva, mentre un individuo che cura il suo

orto per il piacere del vicinato non produrrà alcuna esternalità.

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L'esternalità è quindi l'effetto di una transazione fra due parti che ricade verso una terza

(soggetto esterno), che però non ha avuto alcun ruolo decisionale nella transazione stessa.

13. Il ruolo della FED non è solo quello di difendere la stabilità dei prezzi, ma anche

quello di promuovere la crescita e l'occupazione. Una focalizzazione monocorde sulla sola

stabilità dei prezzi può portare ad una grande instabilità economica. La stabilità

economica richiede un sensato sistema finanziario.

La FED e i banchieri centrali del mondo si concentrano su inefficienze di secondo ordine

associate con la bassa inflazione, mentre crescono i problemi di instabilità del mercato

finanziario, cosa che comporta cadute reali di output ed inefficienze economiche molto più

importanti.

14. Vi sono grandi conseguenze distributive delle politiche finanziarie (sia

macroeconomiche che regolamentatorie). Queste non possono essere delegate a

tecnocrati, ma costituiscono parte fondamentale dei processi politici.

Mentre l'economia richiede un sistema finanziario che funzioni bene, ciò che è l'interesse

dei mercati finanziari può non coincidere con gli interessi dei lavoratori o delle piccole

imprese. Servono dei compromessi. Il compito della FED non è quello di massimizzare il

benessere dei mercati finanziari; il suo mandato è più ampio. E' essenziale che questi più

ampi interessi si riflettano nell'impianto istituzionale.

I principi di un calendario di regolamentazione

Obbiettivi.

E' necessaria una regolamentazione per:

(a) Assicurare la sicurezza e la sensatezza delle singole istituzioni finanziarie e del sistema

finanziario complessivo.

(b) Proteggere i consumatori.

(c) Mantenere la concorrenza

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(d) Assicurare a tutti l'accesso al credito

(e) Mantenere la stabilità economica complessiva

Progetto

1. Ci saranno sempre asimmetrie tra regolamentatori e regolamentati. I regolamentati

saranno pagati meglio e ci saranno significative asimmetrie nell'informazione. Questo non

significa però che non possa esistere una regolamentazione efficace. Gli stipendi e le

capacità di quelli che inventano nuove medicine possono essere diversi da quelli di coloro

che ne controllano la sicurezza e l'efficacia. Non c'è nessuno che affermi però che questi

controlli siano infattibili o indesiderabili.

Strutture di regolamentazione ben progettate prendono però in considerazione queste

asimmetrie: alcune regolamentazioni sono più facili da implementare e più difficili da

aggirare.

2. Ci saranno sempre elusioni delle regolamentazioni. Questo non significa che si debba

abbandonare la regolamentazione. Un ombrello bucato può sempre fornire un parziale

riparo dalla pioggia. Nessuno suggerirebbe mai, dato che la legislazione fiscale viene

spesso aggirata, che allora bisogna eliminarla. Uno degli argomenti per l'eliminazione

della legge Glass-Steagall è stato ancora una volta quello che in realtà veniva aggirata.

La risposta avrebbe dovuto consistere prima di tutto nel mettere in evidenza le ragioni per

le quali fu approvata, e di verificare come questi obbiettivi, se ancora validi, potessero

essere perseguiti in modo più efficace.

3. Questo non significa che si debba essere così sofisticati nel progetto delle

regolamentazioni. Regolamentazioni semplici possono essere più efficaci, e più applicabili

di regolamentazioni riguardanti i comportamenti in sé stessi.

4. Questo significa anche che le regolamentazioni devono essere continuamente

aggiornate, sia per tenere conto dei cambiamenti nel contesto esterno, sia per adeguarsi

alle innovazioni nell'arbitraggio sulle regolamentazioni.

Arbitrage (Arbitraggio)

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Pratica che consiste nell'acquisto e vendita simultanee di una security a prezzi diversi su

diversi mercati, realizzando quindi un profitto senza rischi. Mercati perfettamente

efficienti, secondo la teoria, sono quelli che non forniscono la possibilità di arbitraggio.

5. Ci sono importanti differenze nelle istituzioni finanziarie che svolgono un ruolo centrale

nel funzionamento del sistema economico, e i cui malfunzionamenti possono

compromettere il funzionamento dell'economia, tra quelle che si occupano del danaro dei

comuni cittadini, e quelle che forniscono servizi di investimento ai molto ricchi. Le prime

comprendono le banche commerciali e i fondi pensione. Queste istituzioni devono essere

rigorosamente regolamentate, per proteggere la nostra economia e il danaro degli

individui dei quali si suppone debbano curarsi. Agli adulti consenzienti si dovrebbe

permettere di fare quel che vogliono, nella misura in cui non danneggiano gli altri. Ci

deve essere un confine rigoroso per queste istituzioni finanziarie di base: non devono

potere prendere in prestito danaro per acquistare prodotti dal settore "rischioso", a meno

che questi prodotti non siano stati singolarmente approvati da una commissione sulla

sicurezza dei prodotti finanziari. (Nella discussione seguente chiameremo queste istituzioni

finanziarie come 'entità finanziarie molto regolamentate').

Il fatto che due banche di investimento si siano convertite in holding bancarie deve essere

fonte di preoccupazione. Esse hanno affermato che questo gli avrebbe fornito una

maggiore possibilità di finanziamento stabile. Ma non si dovrebbe loro permettere di

utilizzare depositi assicurati per finanziare le loro attività rischiose. Loro pensano

evidentemente di poterlo fare. Questo significa che o la regolamentazione prudenziale

delle banche commerciali si è così indebolita che c'è una differenza minima tra le due,

oppure che queste credono di potere usare i loro depositi per finanziare le loro attività

rischiose. Nessuna delle due interpretazioni ci conforta.

6. Si deve presupporre che i mercati finanziari funzionino bene e in modo equo, e come

risultato non sia possibile guadagnare senza fare niente. Le innovazioni finanziarie

presentate come capaci di ridurre i costi di transazione ma che conducono ad un aumento

delle commissioni per le istituzioni finanziarie devono essere guardate con sospetto.

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Molti nuovi prodotti finanziari (derivati) sono stati venduti come capaci di abbassare i

costi di transazione e di fornire nuove possibilità di gestione dei rischi, ma le quotazioni

erano basate su informazioni relative alle situazioni esistenti, e di fatto hanno portato ad

alte commissioni.

7. I modelli utilizzati per fornire valutazioni di rischio sono altrettanto buoni quanto lo

sono le assunzioni sulle quali si basano. In passato ci sono stati ripetuti errori

sottostimando rischi e correlazioni (per esempio, tra asset, tra il credito e i rischi dei tassi

di interesse, ecc.) e la probabilità di eventi rari (una volta al secolo, successi però ogni

dieci anni). I modelli di rischio utilizzati dalle entità finanziarie molto regolamentate e da

quelle che le regolamentano devono essere consapevoli di questo e dei rischi sistemici.

8. I moderni mercati finanziari sono complessi, con interrelazioni complesse tra diverse

istituzioni di differenti tipi, come evidenziato nella crisi attuale. Serve una authority di

regolamentazione, una authority per la stabilità dei mercati finanziari, per valutare i rischi

globali. Mentre la Commissione per la Sicurezza per Prodotti Finanziari controlla i

singoli prodotti, e verifica la loro appropriatezza per una particolare categoria di

acquirenti, la Commissione per la Stabilità dei Mercati Finanziari [FMSC] controlla la

stabilità dell'intero sistema finanziario., e come risponderebbe a vari tipi di shock. Una

commissione del genere avrebbe identificato, per esempio, i rischi posti dallo scoppio

della bolla immobiliare. Tutte le authority di regolamentazione (quelle che regolamentano

le security, le assicurazioni e le banche) dovrebbero rispondere alla FMSC. Abbiamo

potute vedere come tutte le istituzioni finanziarie siano interconnesse, e come le aziende di

assicurazione siano diventate degli attori sistemici. Funzioni del genere possono essere

svolte da differenti tipi di istituzioni. Ci deve essere un controllo sull'intero sistema per

evitare l'arbitraggio sulle regolamentazioni.

9. Parte del problema dell'attuale crisi sta in una inadeguata applicazione delle

regolamentazioni esistenti. Non deve sorprendere: se lo stato nomina come

regolamentatori persone che non credono nella regolamentazione, è verosimile non si

abbia una rigorosa applicazione della regolamentazione. Questo significa che si deve

progettare un sistema di regolamentazione robusto, nel quale difetti di applicazione siano

trasparenti. Sistemi di regolamentazione relativamente semplici (si veda il punto 3 qui

sopra e gli esempi specifici che seguono) possono essere più facili da implementare e più

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robusti. Si deve essere sensibili ai rischi di evasione della regolamentazione. E' anche

ottimo avere sistemi di regolamentazione duplicati: il costo di un errore sopravanza i costi

supplementari di regolamentazione. E bisogna guardarsi dalla concorrenza

regolamentatoria, permettendo ai regolamentati la scelta dei regolamentatori, cosa che

condurrebbe ad una corsa verso il basso.

Robusto.

Nel linguaggio tecnico (statistica, teoria dei controlli, teoria dei sistemi) indica un metodo

poco sensibile alle deviazioni delle condizioni rispetto alle assunzioni sulle quali è

costruito. Un sistema robusto degrada le sue performance in modo morbido rispetto al

discostarsi delle condizioni di funzionamento da quelle di progetto. Si tratta di un concetto

diverso da quello di affidabile, che indica invece un sistema poco soggetto a

malfunzionamenti (ma che può degradare le sue prestazioni in maniera catastrofica al

variare di un parametro).

10. Quando si guarda ai problemi del passato nel non assicurarsi di evitare problemi nel

futuro, quel che emerge sui sistemi finanziari occidentali è che sembrano essere molto

poco capaci di apprendere. Problemi simili emergono ripetutamente: la sottostima di

rischi a bassa probabilità, la sottostima delle correlazioni, la mancanza di attenzione ai

problemi della liquidità e ai rischi sistemici, ai problemi posti da insolvenze del rischio di

controparte. Qualunque sistema di regolamentazione deve porre una particolare

attenzione a questi errori di valutazione apparentemente persistenti sui rischi dei mercati.

Deve anche essere sensibile ad altri errori dei mercati, specialmente quando non ci si fa

carico di rimedi efficaci, come nel caso della sottostima di certi rischi da parte delle

agenzie di rating [valutazione, NdT].

11. L'aggiramento della regolamentazione non è solo un fatto di "comperare" i

regolamentatori, o anche di "porte girevoli" [spostamenti rapidi da una istituzione ad

un'altra, assunzione dalla propria parte di regolamentatori, NdT], ma anche di influenza

sulle idee e i modi di pensare. Se coloro che si suppone debbano regolamentare

approcciano il problema dal punto di vista dei mercati finanziari, non forniranno mai un

adeguato bilanciamento di poteri e contropoteri. Molta parte della inadeguatezza delle

attuali regolamentazioni e delle strutture di regolamentazione è il risultato dell'influenza

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politica dei mercati finanziari, in molti paesi attraverso contributi alle campagne

[elettorali, NdT]. Profonde riforme politiche sono dunque parte essenziale di qualsiasi

riforma dei regolamenti.

Un nuovo contesto di regolamentazione

1. Maggiore trasparenza ed apertura, in una forma comprensibile alla maggioranza degli

investitori.

Anche se trasparenza e apertura sono stati al centro degli appelli per una migliore

regolamentazione, queste non sono sufficienti, e sono più complicate di quanto possa

sembrare.

a. L'America era orgogliosa di sé stessa per la trasparenza dei suoi mercati finanziari, e

criticava gli altri (come ad esempio l'estremo oriente) per i loro errori. E' successo che

non fosse questo il caso.

b. Anche l'avere reso pubblici i termini dei prodotti finanziari avrebbe potuto essere

inutile; alcuni sono così complicati che anche gli emittenti non capiscono pienamente i

rischi implicati.

c. Maggiore affidamento su prodotti standardizzati invece che su prodotti fatti a mano può

aumentare la trasparenza e l'efficienza dell'economia. Questo ridurrebbe il carico di

informazione sui partecipanti al mercato e aumenterebbe la concorrenza (la

differenziazione dei prodotti è uno dei mezzi per le aziende per ridurre la forza della

concorrenza). C'è un costo associato (presumibilmente prodotti fatti a mano possono

essere progettati per aderire meglio alle esigenze della clientela) ma i costi sono inferiori

ai benefici, specialmente dato che si è visto che il confezionamento a mano è stato in molti

casi assai inferiore a quanto avrebbe dovuto.

d. Qualche anno fa c'era una certa resistenza da parte di alcuni dell'industria finanziaria

all'introduzione di aste più trasparenti e migliori come sistema per vendere buoni del

Tesoro.

e. Più di recente, c'è stata una resistenza verso requisiti di maggiore trasparenza dei costi

delle stock option. Le aziende spesso non riferiscono in modo trasparente su altri aspetti

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delle remunerazioni degli alti dirigenti, e in genere non rivelano in quale misura le

remunerazioni siano legate al rendimento. (Troppo spesso, quando il rendimento delle

azioni è cattivo, le stock option sono rimpiazzate con altre forme di remunerazione,

cosicché di fatto c'è ben poca remunerazione legata ai risultati). Le stock option

incentivano gli alti dirigenti a fornire informazioni distorte. Questa circostanza può avere

giocato un ruolo importante nell'attuale crisi finanziaria. Come ultima risorsa, si dovrebbe

richiedere maggiore trasparenza sulle stock option.

Stock option

Opzione non cedibile concessa ad un dipendente di una azienda quotata in borsa di

comperare azioni della compagnia ad un certo prezzo, generalmente molto favorevole. Si

tratta di un sistema per remunerare i dirigenti di alto e medio livello di aziende quotate. Se

il prezzo sale, le stock option possono essere fonte di alti redditi. Sono soggette a regole

sul come e quando l'opzione può essere esercitata.

f. L'aggiustamento dei valori di libro è ritenuto essere un mezzo per fornire una migliore

informazione agli investitori sulla situazione economica delle banche. Ma adesso ci si

preoccupa che questa informazione potrebbe contribuire ad esacerbare la discesa. Mentre

i mercati finanziari si sono sempre vantati dell'importanza dell'azione di "scoperta dei

prezzi" svolta dai mercati, adesso pretendono che i prezzi di mercato a volte non

forniscano un'informazione corretta, e che usare i prezzi delle transazioni potrebbe dare

una rappresentazione distorta della posizione economica della banca. Il problema

riguarda solo parzialmente gli aggiustamenti dei valori di libro, ma riguarda anche il

sistema di regolamentazione, che richiede la disposizione di maggiori capitali quando il

valore degli asset scende. (Si legga la discussione più sotto). Non utilizzare gli

aggiustamenti dei valori di libro non solo dà la possibilità di giocare (vendendo gli asset

che sono aumentati di valore, trattenendo quelli che sono calati, cosicché questi vengono

valutati al prezzo di acquisto), ma fornisce anche incentivi ad assumersi rischi eccessivi.

Se si capisce che non è possibile avere un sistema di informazioni perfetto, è auspicabile

che si abbiano entrambe le informazioni.

g. Serve una chiara visibilità sui possibili conflitti d'interesse e, finché possibile, questi

devono essere limitati (vedi sotto).

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h. Alle entità finanziarie molto regolamentate non dovrebbe essere permesse transazioni

fuori bilancio.

2. Regolamentare gli incentivi è essenziale. Il sistema attuale incoraggia l'assunzione di

rischi eccessivi, una concentrazione sul breve periodo, e pessime abitudini contabili.

a. Una riforma chiave è quella di smettere di remunerare gli alti dirigenti con stock option

(si veda la discussione qui sopra).

b. Tutti gli incentivi dovrebbe essere a lungo termine, o almeno su di un termine più lungo

dell'orizzonte attuale. I bonus dovrebbero essere basati sui risultati di un periodo di

almeno cinque anni. Se una parte delle remunerazioni è su breve termine, ci devono essere

rigorose clausole revocatorie.

c. Qualunque sistema di incentivi non deve indurre l'assunzione di rischi eccessivi, ci deve

quindi essere poca asimmetria nel trattamento dei guadagni e delle perdite.

d. Ogni sistema di remunerazione che si dichiara essere basato su incentivi ai risultati

deve dimostrare di esserlo. Le remunerazioni medie e quelle dei singoli dirigenti devono

mostrare di essere legate ai risultati.

e. Coloro che emettono mutui e altri prodotti finanziari devono subire una parte delle

conseguenze se i prodotti falliscono. Ci dovrebbe essere una regola che impone gli

emettitori di mutui di trattenerne almeno una quota del 20%.

f. E' chiaramente un problema che le agenzie di rating siano pagate da coloro che vengono

valutati, e che vendano consulenze su come migliorare le valutazioni. Non è semplice

capire come progettare soluzioni diverse, ed è questo il motivo per cui in molti settori le

ispezioni sono fornite dallo stato (Food and Drug Administration) [L'amministrazione

federale USA che controlla il cibo e le medicine, NdT]. La concorrenza tra agenzie di

valutazione può generare incentivi perversi, ovvero una corsa verso il basso. Come ultima

risorsa, le agenzie di rating dovrebbero essere molto più rigorosamente regolamentate. Si

dovrebbe creare una agenzia di rating pubblica.

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g. C'è un chiaro conflitto d'interesse quando una azienda che eroga mutui è proprietaria

anche di quella che valuta il valore delle case. Questo dovrebbe essere proibito.

3. La concorrenza è fondamentale per il funzionamento di un'economia di mercato.

a. Le istituzioni finanziarie sono diventate troppo grandi per fallire. Sono diventate così

grandi che molte di loro sono anche troppo grandi per essere salvate. In molte comunità,

le piccole imprese hanno solo uno o due finanziatori a cui rivolgersi. Ci sono stati errori

nella applicazione efficace di una politica di concorrenza. In risposta alla attuale crisi la

concorrenza è stata ancora ulteriormente erosa, soprattutto nelle banche di investimento,

e le banche sono diventate ancora più grandi. Quando la crisi sarà passata, queste banche

dovranno essere partizionate.

b. Le banche hanno applicato commissioni eccessive rispetto ai livelli concorrenziali nel

caso delle carte di credito. C'è una chiara dimostrazione di comportamenti anti

concorrenziali. E' necessario creare la concorrenza nelle carte di credito. E' necessaria

maggiore trasparenza e visibilità nelle commissioni praticate sia ai consumatori, sia ai

commercianti. Le pratiche anticoncorrenziali devono essere limitate. Si deve permettere ai

rivenditori che vogliono praticare sconti a chi paga in contati di poterlo fare.

4. Le pratiche rischiose e speculative del settore finanziario devono essere ridotte.

a. Questo riguarda i prestiti a breve [payday loan], il credito predatorio, l'affitto di mobili,

e altre schifezze del genere.

Payday loan (prestito a breve).

Un prestito a termine brevissimo, detto anche anticipo di cassa, concesso usualmente ad

un debitore fino al successivo giorno di paga. In genere si praticano interessi dell'ordine

del 390-900% su base annua.

b. Ci deve essere una legge sull'usura (cosa che riguarda anche le carte di credito) che

limiti il tasso effettivo di interesse pagato dagli utenti dei servizi finanziari.

c. Nel settore dei mutui, si dovrebbero vietare mutui a tasso variabile nei quali le rate

varino in modo significativo (al contrario delle variazioni di scadenza), almeno per quegli

individui i cui redditi sono al di sotto di una certa soglia. Dovrebbero essere prescritte

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quelle pratiche che risultano in eccessivi costi di transazione (e che comportano frequenti

rifinanziamenti di crediti o mutui).

d. Devono essere imposti limiti di velocità del tasso di espansione degli asset. In

alternativa, maggiori requisiti di capitale, oppure maggiori conferimenti di capitale, e/o

maggiori premi sull'assicurazione dei depositi applicati alle banche che aumentano i loro

prestiti (di qualsiasi categoria) a tassi eccessivi sono provvedimenti che possono fornire

incentivi per scoraggiare questi comportamenti pericolosi.

e. I derivati e i prodotti finanziari simili non devono mai essere né emessi né acquistati

dalle entità finanziarie molto regolamentate, a meno che non siano state approvate per un

uso specifico da una commissione per la sicurezza dei prodotti finanziari (fpsc), e purché il

loro uso sia conforme alle indicazioni d'uso stabilite dalla fpsc.

5. Le banche commerciali e istituzioni similari devono avere adeguati capitali e dotazioni

di rischio.

a. Si devono progettare standard di adeguatezza del capitale e delle dotazioni di rischio

(riserve) in modo che siano anticicliche. C'è altrimenti il rischio che contribuiscano alle

fluttuazioni cicliche. Quando il valore degli asset diminuisce durante le fasi negative,

questo può spingere a ridurre i prestiti, esacerbando in questo modo la fase negativa; in

periodi di boom, l'aumento di valore degli asset permette maggiori prestiti. In entrambi i

casi le fluttuazioni cicliche vengono amplificate.

b. Gli standard di adeguatezza del capitale da soli non bastano. Standard crescenti di

adeguatezza dei capitali possono indurre una maggiore assunzione di rischi. Mentre la

dotazione pubblica di capitali può inoltre fornire un tampone contro le bancarotte, nella

misura in cui il management si concentra sui ritorni a sé stesso e ad azionisti non pubblici,

in dipendenza dalla forma di dotazione di capitale, i rischi, o l'assunzione di eccessivi

rischi potrebbero non essere affatto mitigati. Gli standard di adeguatezza dei capitali non

sono un sostituivo di una rigorosa supervisione delle pratiche di prestito e di rischio delle

banche. Le banche saranno incentivate verso pratiche d<<\\ai arbitraggio sulle

regolamentazioni e sulla contabilità, e i regolamentatori devono essere allertati su questa

possibilità. Questi devono avere l'autorità sufficiente a proibire simili comportamenti. Le

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cattive pratiche di prestito possono aumentare durante le fasi crescenti del ciclo, e hanno

quindi bisogno di un rigoroso controllo proprio in quei periodi. i regolamentatori devono

essere particolarmente sensibili ai rischi connessi all'uso dell'effetto leva durante i boom.

c. I regolamentatori devono essere consapevoli dei rischi posti da diverse pratiche

all'interno del sistema finanziario che contribuiscono ai rischi e alla ciclicità (movimenti

ciclici nell'uso dell'effetto leva, dei prezzi, nelle valutazioni delle agenzie di rating). Queste

devono essere contrastate da requisiti di adeguatezza di capitale e di dotazione anticiclici,

da limiti corretti ciclicamente sul rapporto debito-valore, da regole per l'aggiustamento

dei collaterali alle variazioni cicliche dei prezzi.

d. Requisiti di dotazione meglio progettati possono aiutare a stabilizzare il sistema

finanziario. Si potrebbe richiedere alle banche di fare dotazioni obbligatorie per

l'insolvenza dei bond, che dovrebbero crescere al crescere dei prezzi degli asset. Le

banche dovrebbero aumentare le dotazioni (riserve) quando i prestiti vengono rimborsati,

invece che quando ci si aspetta vengano pagati (o piuttosto, che venga a mancare il

pagamento).

6. Il sistema di regolamentazione deve essere progettato in modo da facilitare un'efficace

applicazione e da resistere all'evasione.

a. La regolamentazione finanziaria deve essere globale, altrimenti i fondi fluirebbero

verso le parti meno regolamentate. I requisiti di trasparenza su una parte del sistema

possono aiutare a assicurare la sicurezza e la sensatezza di quella parte del sistema, ma

forniscono poche informazioni sui rischi a livello di sistema. Questa è una cosa

particolarmente importante dal momento che diverse istituzioni hanno iniziato ad

assumere funzioni simili. E' per questo che serve una commissione sulla stabilità del

mercato finanziario, che abbia visibilità complessiva sull'intero sistema finanziario, e che

fornisca una regolamentazione integrata di tutte le parti del sistema. Una commissione del

genere dovrebbe inoltre osservare attentamente le interrelazioni tra le diverse parti del

sistema, come l'esposizione al rischio di borsa delle imprese e a quali prestiti di quali

banche possono esporre le banche a rischi verso l'estero. Specialmente nei paesi in

sviluppo, le regolamentazioni bancarie possono limitare le posizioni scoperte verso

l'estero. Sia questa, sia la crisi del 1997-98 hanno evidenziato l'importanza del rischio di

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controparte, e i regolamentatori devono tenerne conto più di quanto abbiano fatto nel

passato. Una Commissione per la Stabilità del Mercato Finanziario dovrebbe prestare

particolare attenzione ai rischi sistemici che nascono quando molte banche utilizzano

modelli simili, facendo le stesse azioni contemporaneamente.

Rischio di controparte

Rischio che la controparte in un contratto non onori gli obblighi o sia insolvente.

b. Coloro che patiscono gli effetti di errori di regolamentazione, quali i lavoratori che

perdono il lavoro, i pensionati che vedono diminuite le loro pensioni, i contribuenti che

devono sostenere il costo dei salvataggi, devono avere molta voce in tutte le strutture di

regolamentazione.

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Banche, debiti, popoli schiavi. Diciamo la verità: è la crisi del sistema capitalistico

«Capitalismo in crisi?» è il titolo di una serie di articoli che appaiono sul quotidiano

inglese «The Financial Times».

«La grande trasformazione: dare forma a nuovi modelli» è invece il tema delle discussioni

che si sono tenute al Simposio di Davos. La convinzione di molti, che l’attuale crisi non sia

solamente un incidente di percorso facilmente superabile, diventa dunque argomento di

riflessione delle élite del mondo occidentale.

Anzi, l’apertura di questo dibattito riconosce implicitamente che non è auspicabile

rimettere in sesto le nostre economie per farle ritornare a funzionare come accadeva

prima dello scoppio di questa crisi. In buona sostanza, molti riconoscono che l’attuale

forma di capitalismo dominato dal capitale finanziario debba essere considerato un

capitolo da chiudere e che ora si tratta di perseguire «nuovi modelli più adatti ai nostri

bisogni», come ha sostenuto il fondatore del Forum di Davos, Klaus Schwab.

E in effetti il capitalismo non è un sistema unico e soprattutto possiede la straordinaria

capacità di reinventarsi. Di capitalismi vi sono diverse versioni che vanno dall’attuale

modello dominato dal capitale finanziario all’economia sociale di mercato, che è prevalsa

nei decenni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, al capitalismo darwiniano cinese,

che è però diretto dalla mano ben visibile dello Stato, alle socialdemocrazie scandinave.

Quella che stiamo vivendo è la crisi di un sistema dominato dalla finanza globale, che si è

imposto chiaramente nel mondo occidentale a partire dagli anni Novanta. Gli interessi dei

grandi gruppi finanziari sono stati politicamente legittimati grazie alle dottrine

economiche neoliberiste, diventando l’unico criterio di pensiero (o, se si vuole, il

paradigma) delle politiche economiche degli ultimi anni. Questo modello è oggi in crisi,

ma continua a determinare le scelte dei governi e delle banche centrali e anche il modo di

pensare di larghe fasce della popolazione. La sua capacità di sopravvivenza è dovuta non

solo e non tanto ad un’inevitabile inerzia, quanto soprattutto alla mancanza sia a livello

politico, sia economico, sia sul piano intellettuale di chiare proposte di cambiamento. Per

il momento si moltiplicano le analisi e i giudizi critici, ma non si intravedono luci che

indichino la strada per uscire dal tunnel di questa crisi e che propongano alternative

all’attuale capitalismo finanziario.

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Questa assenza di proposte e di idee è preoccupante, poiché crea un pericoloso vuoto

politico. Come è sempre accaduto nella storia, un grande vuoto politico è destinato ad

essere ben presto riempito. Oggi sulla scena si stagliano quattro correnti di pensiero che

si stanno candidando a riempire questo vuoto. Dal profilo strettamente politico, vi sono i

contestatori del potere della finanza e del processo di globalizzazione che, seppure da

sponde opposte, denunciano i medesimi comportamenti ritenuti responsabili dell’attuale

crisi. Essi sono il movimento degli «indignados» in Europa e quello autodenominatosi

«Occupy Wall Street» negli Stati Uniti (che con una definizione impropria possiamo

sostenere che si rifacciano alla sinistra) e, dall’altra parte, i movimenti nazionalistici di

destra (come il Fronte Nazionale in Francia).

Quanto accomuna questi movimenti è nettamente superiore a quanto li divide. Dal profilo

economico, abbiamo invece la contrapposizione tra i keysnesiani, che propugnano un

maggiore intervento dello Stato per uscire dalla crisi, e i neoliberisti, che si rifanno alla

Scuola economica austriaca, i quali sostengono che l’attuale crisi è il fallimento non del

mercato, ma dell’insano asservimento della politica ai voleri dei grandi gruppi finanziari

(quindi, si condannano – ad esempio – i salvataggi statali delle grandi banche considerate

troppo grandi per fallire). Un aspetto accomuna queste diverse correnti di pensiero: una

crescente insofferenza nei confronti dell’attuale sistema economico e politico e una chiara

e forte opposizione all’attuale gestione sia politica sia economica della crisi, che non

riesce a rimettere in riga i grandi potentati finanziari.

Esse esprimono, seppure in modi diversi, la diffusa convinzione che in questo modo non si

può più andare avanti e che quindi bisogna al più presto imboccare strade nuove. E questa

necessità è evidente: occorre innanzitutto superare questa crisi e cercare di costruire un

modello economico, sociale e politico attraverso il quale l’economia non diventi un

obiettivo in sé e per sé, ma uno strumento indispensabile per creare occupazione, per

avere una maggiore giustizia sociale (combattendo l’esplosione delle disuguaglianze

registratasi negli ultimi decenni), per dare maggiore stabilità e sicurezza e possibilmente

per costruire anche la prospettiva di un futuro migliore non solo a livello materiale. Per il

momento, non si odono ancora voci che, sia a livello economico sia a livello politico,

propongano una strada (una sintesi) praticabile e convincente per raggiungere questi

obiettivi. Ciò deve preoccupare.

Articolo di Alfonso Tuor, tratto da Corriere del Ticino

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Le tre virtu’ Ambientato nel Ministero dell’economia, nella tragica cornice dell’estate 2011 caratterizzata da attacchi speculativi e da misure di politica economica sostanzialmente recessive adottate dai governi coinvolti, il noir si sviluppa progressivamente attraverso la narrazione di omicidi eccellenti. La protagonista, economista nel settore studi del Ministero, si troverà coinvolta negli avvenimenti in un ruolo strategico contro la “cupola finanziaria” di cui si rivela esponente di spicco il capo della sua Direzione: un “controiniziato”. E proprio la controiniziazione e la conseguente visione volta ad incrementare a dismisura l'Ego e i desideri materiali piu’ bassi, si dimostreranno la chiave di interpretazione delle strategie globali di una guerra economica dagli effetti dirompenti e insondabili. Nel corso degli eventi, infatti, si consoliderà, da parte della protagonista, la consapevolezza della tragedia e la necessità di scelte che portino a riscoprire il senso profondo della vita anche attraverso le tre virtu’ fondamentali del procedere umano: la fede, la speranza e la carità, virtu’ che gli assassini, anche simbolicamente, tenteranno di eliminare attraverso l’uccisione degli oppositori e di chiunque possa in qualche modo fermare la “irresistibile ascesa” fondata anche sulla negazione del senso esistenziale del procedere umano. Non piu’ “umanesimo”, ma ”capitalesimo”.