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LE SERIE TV COME ENCICLOPEDIA TRIBALE DEL MONDO OCCIDENTALE DEL TERZO MILLENIO Vale la pena riflettere sull’affermazione provocatoria ed estremistica di uno scrittore svedese Dag Solstad nel suo romanzo La notte del professor Andersen( 1996): « Certe rappresentazione ( allude ai drammi di Sofocle e di Ibsen) hanno potuto turbarci unicamente in virtù della loro attualità, dello scalpore che suscitavano, ma non hanno mai avuto la capacità di andare oltre. Ora la nostra folle corsa ci ha portato al punto in cui possiamo privarci di un’altra illusione» L’illusione a cui si riferisce l’autore è che le grandi opere, i cosiddetti classici, possano parlare in eterno all’umanità. https://youtu.be/8WavVmAUMTY Illustri studiosi riuniti a convegno concordano sulla difficoltà di insegnare e parlare di letteratura oggi. Il video è molto lungo ma interessante per chi vuole recuperarlo. Sicuramente non possiamo ignorare i sintomi di una crisi epocale e neppure indovinarne gli esiti, tuttavia difficile pensare che l’invenzione narrativa intesa come bisogno di dare risposte al senso dell’esistere non ci sia più.. Allora se non è morta dov’è andata a finire? Soffermiamoc i su due piccoli spezzoni di due serie tv Mad Men https://youtu.be/T-sd2rX1D24 The Whire https://youtu.be/VmxWdSfFyAg In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad esempi di scrittura drammatica ovvero finalizzata alla messinscena. Qui le tematiche letterarie sono evidenti: Mad Men: siamo nella N.Y. del 1960 l’oscurità come rappresentazione del mondo interiore. Odissea, nostalgia, la ricerca di identità, il tempo, il flusso di coscienza, la messa in abisso ( la serie nella serie) la messa in scena consente una sintesi di tutte queste tematiche. The wire: scacchi e scacchiera sono metafore consuete in letteratura, a indicare un conflitto ( Nabokov) o un‘ ossessione. Il turco di Poe ad esempio. Essa è stata definita la “passione inutile” da un noto critico Cockburne il che rimanda alla visione pessimistica della serie. Anche in pittura troviamo spesso l’immagine della scacchiera. Duchamp rappresenta il destino dell’art e con una scacchiera Qui sotto sono rappresentati Re e Regina. Ma la tematica è presenta nel cinema di Bergman la partita a scacchi con la morte. https://youtu.be/d2S9VVeGNkA e prima ancora è presente nel Dramma elisabettiano del ‘600 Thomas Middelton ma compare anche in Eliot e Becket Nella scena che abbiamo visto è importante lo spazio: il quartiere viene concepito come un campo aperto, una sorta di arena a cielo aperto, dove per l’interiorità non c’è spazio alcuno. L a luce forte

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LE SERIE TV COME ENCICLOPEDIA TRIBALE DEL MONDO OCCIDENTALE DEL TERZO MILLENIO

Vale la pena riflettere sull’affermazione provocatoria ed estremistica di uno scrittore svedese Dag

Solstad nel suo romanzo La notte del professor Andersen( 1996): « Certe rappresentazione ( allude ai

drammi di Sofocle e di Ibsen) hanno potuto turbarci unicamente in virtù della loro attualità, dello scalpore

che suscitavano, ma non hanno mai avuto la capacità di andare oltre. Ora la nostra folle corsa ci ha portato al

punto in cui possiamo privarci di un’altra illusione» L’illusione a cui si riferisce l’autore è che le grandi

opere, i cosiddetti classici, possano parlare in eterno all’umanità.

https://youtu.be/8WavVmAUMTY Illustri studiosi riuniti a convegno concordano sulla difficoltà

di insegnare e parlare di letteratura oggi. Il video è molto lungo ma interessante per chi vuole

recuperarlo.

Sicuramente non possiamo ignorare i sintomi di una crisi epocale e neppure indovinarne gli esiti,

tuttavia difficile pensare che l’invenzione narrativa intesa come bisogno di dare risposte al senso

dell’esistere non ci sia più.. Allora se non è morta dov’è andata a finire? Soffermiamoci su due

piccoli spezzoni di due serie tv

Mad Men

https://youtu.be/T-sd2rX1D24

The Whire

https://youtu.be/VmxWdSfFyAg

In entrambi i casi ci troviamo di fronte ad esempi di scrittura drammatica ovvero finalizzata alla

messinscena. Qui le tematiche letterarie sono evidenti:

Mad Men: siamo nella N.Y. del 1960 l’oscurità come rappresentazione del mondo interiore.

Odissea, nostalgia, la ricerca di identità, il tempo, il flusso di coscienza, la messa in abisso ( la serie

nella serie) la messa in scena consente una sintesi di tutte queste tematiche.

The wire: scacchi e scacchiera sono metafore consuete in letteratura, a indicare un conflitto (

Nabokov) o un‘ossessione. Il turco di Poe ad esempio. Essa è stata definita la “passione inutile” da

un noto critico Cockburne il che rimanda alla visione pessimistica della serie. Anche in pittura

troviamo spesso l’immagine della scacchiera. Duchamp rappresenta il destino dell’arte con una

scacchiera Qui sotto sono rappresentati Re e Regina.

Ma la tematica è presenta nel cinema di Bergman la partita a scacchi con la morte.

https://youtu.be/d2S9VVeGNkA

e prima ancora è presente nel Dramma elisabettiano del ‘600 Thomas Middelton ma compare

anche in Eliot e Becket

Nella scena che abbiamo visto è importante lo spazio: il quartiere viene concepito come un campo

aperto, una sorta di arena a cielo aperto, dove per l’interiorità non c’è spazio alcuno. La luce forte

non lascia scampo, abbaglia. I panni stesi rappresentazione il degrado prodotto dalla realtà

contempreana sul mondo illusorio della letteratura.

Nel cosiddetto “catalogo del mondo” le serie tv hanno un loro posto? La risposta non è difficile

da darsi: nella misura in cui le serie tv condizionano fortemente il nostro immaginario collettivo e

si fanno veicolo di problemi sociali, politici ed esistenziali sono meritevoli di diventare oggetto di

studio. Non solo se io mi faccio la domanda” A che servono le serie tv?” la risposta è la medesima

che mi posso fare per un libro e anche la domanda fa formulato in termini più precisi: la

narrazione in genere può dirmi qualcosa sul mio mondo reale, sulla realtà nella quale vivo io?”

Occorre per le serie tv fare uno sforzo maggiore che per un libro: le serie tv mostrano, lo scrittore

spiega, illustra il proprio mondo concettuale. Io devo individuare gli aspetti del mondo fittizio che

tornano invariati nel mondo reale. La sfida consiste sempre nel trovare il denominatore comune fra

mondo inventato e mondo reale.

La scuola non si occupa di serie tv solo da poco ha scoperto il cinema ( ma non è materia scolastica

ed è spesso trascurato dai docenti) e soprattutto in Italia il fenomeno è poco studiato, come si

evince dalla maggior parte dei prodotti di Rai e Mediaset caratterizzati da approssimazioni e

appiattiti su vecchi modelli.

Si sostiene del resto che le serie tv sono la sintesi delle forma narrative che hanno dominato nei

secoli precedenti: la forma epica del romanzo e la forma drammaturgica del teatro e del cinema.

C’è anche chi afferma che le serie tv hanno reso anacronistico il romanzo, forma d’arte destinata a

perdersi. Quest’ultima ipotesi va considerata, ovviamente, con molta cautela: il romanzo non è

morto, in ogni angolo del pianeta si pubblicano romanzi di qualità. E’ vero che la paraletteratura,

condizionata fortemente da prodotti cinematografici e televisivi, la fa da padrona negli scaffali

della nostre librerie, ma la maggior parte di questi testi presenta con risultati stilistici vari e in

misura diversa contaminazioni con la narrativa “classica”, il che è tipico del post moderno.

Comunque si voglia porre la complicata questione, le serie tv entrano nelle nostre vite a gamba

tese, molto più di quanto non entrino le tragedie di Eschilo, i romanzi di Flaubert, i sofisticati film

di Lynch, il cui messaggio universale è più potenziale che immediato.. Significativo che si parli

addirittura di “empatia internazionale” per mettere in rilievo la diffusione planetaria del

fenomeno: se film come“ La grande bellezza” o il romanzo “La Ferocia “ di Lagioia, ultimo premio

Strega, presuppongono un contesto tipicamente italiano, le tematiche e le problematiche di serie

come Games of Thornes o Transparent coinvolgono un pubblico internazionale.

Potremmo azzardarci allora a porre come premessa del nostro discorso che come l’epos omerico

costituiva “l’enciclopedia tribale” della civiltà greca antica le serie tv nel loro insieme e nel loro

essere espressione di una collettività costituiscono l’enciclopedia tribale del mondo occidentale del

terzo millennio? E potremmo anche supporre che le serie tv, figlie del citazionismo, costruite sulla

tecnica delle contaminazione del post moderno, ne costituiscono nelle forme e nei contenuti anche

il superamento? E possiamo anche trarne la conclusione, esaminando in una prospettiva più ampia

il fenomeno, che la cosiddetta crisi della cultura umanistica dipende soprattutto dal fatto che essa

per molteplici ragioni non ha trovato un modo efficace per farsi riconoscere come tale e per

rivendicare la sua insostituibilità nel catalogo del mondo. In conclusione letteratura e serie tv sono

alleate, non nemiche se viste nella giusta prospettiva.

DESCRIVIAMO UNA SERIE TV.

SERIE TV vs FILM

A livello formale l’avvento del digitale ha annullato le differenze fra serie tv e cinema. Si tratta

sempre e comunque di immagini in movimento, ovvero non solo di fotografare la realtà ma anche

di riprodurne la sua peculiarità fondamentale ovvero la continua trasformazione, il continuo

spostarsi nel tempo e nello spazio e l’inevitabile tensione che l’inarrestabile condizione di

metamorfosi inarrestabile.

I film e le serie tv in quanto immagini in movimento, ci dicono gli studiosi, appartengono al

medesimo genere ontologico.

Film https://youtu.be/J-z9UOZJC44 Il signore degli anelli.

Serie tv: https://youtu.be/sdu7SW7_RMk Games of Thrones 5 stagione vista cosi potrebbe essere la

sequenza di un film

Fra le due scene dal punto di vista formale non vi è differenza. Possiamo operare delle distinzioni?

Definire le serie tv solo immagini in movimento è limitante: in esse le immagini in movimento

raccontano una storia e descrivono un mondo/ ambiente e non in un unico testo filmico. Loro

peculiarità è infatti la struttura a più livelli:

Il racconto filmico si svolge in un solo livello. Quando esco dal cinema ho una conclusione, per

quanto aperta essa sia, per quanto ci siano rimandi a sequel o prequel. Possiamo dire che la

serialità cinematografica ( Harry Potter, The avengers ecc) prevede delle parti in sé concluse che

vanno a costituire un intero( modalità bottom-up) invece la serialità tv prevede un intero che si

articola in parti non concluse in sé. ( modalità top-down)

Riassunto di Games of Thrones https://youtu.be/6k8Xj4uQnjA

Riassunto di The walking dead https://youtu.be/82_WdLRAwb4

Struttura di Mad Men: Stagione 1-3- Trilogia della Sterling Cooper e della famiglia Draper.4-5 reset

familiare e riunione aziendale. 6-7 la fine di un mondo.

Pertanto il racconto seriale si svolge su più livelli: la puntata, la stagione e la serie nella sua

interezza. Chi realizza la serie presuppone uno spettatore che guarda a capitoli, che si ferma a ogni

puntate, riflette, fa collegamenti con il passato, si immagina il futuro dei personaggi, si identifica

con loro, ne sente la mancanza a stagione ultimata e ne attende la nuova apparizione con ansia,

immerso come loro in una realtà metamorfica in continua evoluzione che lo condiziona come

condiziona loro. Da questo punto di vista il fenomeno era analogo a quello che avveniva per i

romanzi a puntate che hanno contribuito non poco alla fortuna del genere.

Ma che tipo di spettatore è quello che si mette davanti alla tv o al pc a guardare le varie puntate di

Mad Men di Masters of sex? E qual è il suo orizzonte di attesa? Chi nelle piazze della Grecia antica si

fermava ad ascoltare la performance dell’aedo aveva grande familiarità con i personaggi evocati,

ne condivideva la visione del mondo, ne conosceva vicende passate, amori e peripezie: la

contemporaneità con la sua esuberanza di immagini e la sua capacità mitopoietica pervasiva ha

plasmato uno spettatore non troppo dissimile da quello della civiltà aurale. Le avventure di

Odisseo attraevano un pubblico indifferenziato che pure doveva essere dissimile per classe sociale

e cultura e che verosimilmente doveva apprezzare aspetti diversi dell’esibizione del cantore.

E per le serie? https://youtu.be/Lo89_23GrHo

lo spettatore di ottime letture riconoscerà la metabole( il rovesciamento della norma)

rappresentata dallo storico greco Tucidide nella descrizione della peste di Atene del 431 a. C, il

cinefilo le reminiscenze del capolavoro del 1968 di Romero la nostte dei morti viventi. tuttavia la

figura dello zombie e l’archetipo della persona normale calata in una situazione eccezionale e

costretta a farsi eroe è familiare a tutti.

La differenza più significativa rispetto a quel lontano passato non sta tanto nel canale e nella

modalità di fruizione( si pensi al concetto di piazza virtuale, alla tv e alle sue propaggini digitali)

quanto piuttosto nella flessibilità esistenziale dell’uomo del terzo millennio. Siamo abitatori di un

villaggio senza confini, viaggiamo almeno virtualmente da un’esperienza all’altra, e il nostro

universo immaginario è una democrazia estrema sconfinante nell’anarchia dove visioni del mondo

e punti di vista antitetici hanno pieno diritto di cittadinanza e di rappresentanza. Le serie tv sono

inconcepibili senza l’interazione di questo tipo di pubblico dall’orizzonte di attesa scevro da

moralismi che né accetta né impone limiti ideologici o etici.

Esempio presentazione di Dexter https://youtu.be/LZ3m5gGIrWA

Tony Soprano: https://youtu.be/RbHc774cL5o

Monologo di Frank in House of Cards https://youtu.be/yh-wVWjGOlg

L’accoglienza riservata dal pubblico pare quasi una legittimazione del mondo del crimine o del

cinismo al potere. Difficile pensare sia semplice catarsi: l’amoralità è piuttosto il terreno di incontro

fra spettatore e personaggio complici nel vivere sulla propria pelle l’inadeguatezza delle vecchie

morali consolidate di fronte al caos di una realtà labirintica, piena di mostri ma anche di possibilità

e scoperte. Le vecchie gerarchie sono state sconvolte, il precariato è diventato stabile forma di vita

per intere generazioni, il mondo impazzito si è ridotto a un cumulo di macerie, un disordine, in

mezzo al quale in fondo se ci si adatta si sopravvive e non necessariamente infelici. L’”aeroe” della

serie tv è un lontanissimo erede dell’”uomo senza qualità”, protagonista dei grandi romanzi del

‘900, di cui però non ha né la propensione alla speculazione metafisica né l’oscuro senso di colpa

per essere precipitato da chissà dove in un universo enigmatico ( elementi non scomparsi, si

prenda True detective stagioni prima, https://youtu.be/mM9KRCNIpZ8

ma essi non sono mai gerarchicamente prevalenti, fanno per cosi dire parte del corredo di

citazioni colte di personalità dalle mille sfaccettature): se nulla è certo, perché prendersi la briga di

interrogarsi su se stesso e su ciò che ci circonda? Di qui l’ironia, la disponibilità all’esperienza

spinta all’estremo, di qui una visione del mondo perennemente in fieri, spesso disinvoltamente

scevra da imperativi morali. Non è che l’etica sia scomparsa, ma la nostra morale è frammentata, a

valori intrescambiali, con le porte spalancate ai mutamenti e alle rivoluzioni di fronte alle

circostanze.

Esempi: https://youtu.be/D9xi87b0pg8 Io sono Maura

https://youtu.be/4PvxJJYhq2M Il bullismo secondo Frank Shameless

https://youtu.be/cA4CJyLsYV0 Frank sfida Dio Shameless

Sei la mia ragazza …trentasette minuto di Shameless 2x10

https://youtu.be/oiAR34krJL0 Breaking Bad Walt e Jess

Prendiamo il protagonista di Breaking Bad:il professor Walter White insegna chimica in un liceo,

vive una vita normale almeno all’apparenza con una moglie e un figlio adolescente affetto da

paresi cerebrale, quando gli viene diagnosticato un tumore esiziale. La rivoluzione copernicana

che lo coinvolge a quel punto è quanto di più inaspettato per chi è avvezzo grazie a migliaia di

libri e film sul tema ad associare il cancro a una riconsiderazione dell’esistenza, che porta a

rivalutarne i lati affettivi prima marginali: al contrario White disseppelle la parte cinica del

proprio ego, si mette a spacciare droga e diventa un efferato criminale conducendo una doppia

vita. L’archetipo del “doppio” è letterario, ma qui siamo ben lontani dal libro del 1886 Stevenson

Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hydee: in Breaking Bad non c’è alcun conflitto fra personalità divise,

l’individuo si riarmonizza,, si riconosce e si trova perfettamente a proprio agio nel genio del

crimine, anzi l’attività delinquenziale pare essere addirittura l’occasione attesa da anni di inerzia

per essere finalmente se stessi. E’ vero solo mr Hyde, il dottor Jekyll è solo maschera apparenza.

Forse era cosi anche nel romanzo di Stevenson ma qui il problema della doppia identità è per gli

altri, i famigliari non per Walter.

Sequenza da film di Fleming https://youtu.be/IcwTfN0pXRM

Breaking bead https://youtu.be/8h-iAZBtNrs

II PARTE

TUTTI GLI SCENEGGIATI CHE PASSANO IN TV POSSONO ESSERE ANNOVERATI COME

SERIE TV?

https://youtu.be/CVMOrM8I-TI Provaci ancora Prof il bacio

https://youtu.be/-Ty4DgGTIus Mad Men

E’ una scena topica in entrambi i casi: la cena fra persone che stanno per avere una storia. la

distanza non è solo contenutistica, o di stile ma anche nella struttura. Nel primo caso la storia

d’amore ha una funzione sostitutiva: il caso non basta a generare tensione, quindi in maniera

contraddittoria le vicende sentimentali e familiari edulcorano le potenzialiallità eversive.

Nella seconda scena l’intesa fra i due è esistenziale, non sentimentale anzi Don forse neppure la

vuole a conferma dell’incomunicabilità. L’attenzione degli autori è rivolta ad altro…Nel

primo caso la coppia è a distanza ravvicinata (banale

inquadratura campo contro campo e descrittiva), nel

secondo invece sono lontani..la sigaretta è il modo di

fumarla attesta che si tratta di una donna sofisticata ma

anche la barriera di fumo fra i due..ciascuno ha la propria

solitudine..non c’è possibilità di intimità.

Sono molte le produzione televisive) che non rientrano nelle serie anche se prevedono tantissimi

episodi: la divisione in episodi ha solo valore potremmo dire pragmatico, nel senso che è una

semplice convenzione comoda per chi fa questo tipo di lavoro per la tv. l’articolazione in

più stagioni non ha valore né estetico né narrativo: la figura del detective

che indaga ha scarsi mutamenti di personalità, gli si chiede per lo più di affrontare un caso umano

ogni volta diverso con lo stesso stile, la stessa visione del mondo ecc.

Per esempio Non uccidere recentissima discreta serie prodotta a Torino e trasmessa su rai 3 aspira

ad essere qualcosa di più di uno sceneggiato, proprio nel considerare il capoluogo piemontese e i

suoi dintorni come paradigma della realtà urbana contemporanea in cui le famiglia nascondono

dramma e patologie sotto l’apparenza di normalità in interazione con la complicata storia

familiare e la personalità sfaccettata dell’ispettrice protagonista. Per il momento ci è riuscita. Il

banco di prova saranno però le prossime stagioni. https://youtu.be/mRjxdSJ07ic

Come vedremo il modello è quello di CS1 ma l’ambientazione è piemontese qui siamo a La Morra .

Emerge il lato nascosto della nostra provincia.

Altre serie italiane sono: Romanzo criminale, Gomorra, 1992. e tutte hanno come filo conduttore il

ritratto di un paese profondamente malato che non crede più alle proprie istituzioni e alla

possibilità di riformare la società attraverso la politica e i rapporti umani in genere teme comune

alle serie USA del resto.

Boris https://youtu.be/P_m_4PszrEc è la parodia del linguaggio televisivo. 16 ‘

La filosofia di Gomorra: https://youtu.be/w-JgjZcOzu8 siamo lontani dalle fiction televisive sulla

mafia per crudezza del linguaggio e per l’italiano non omologato. 3 puntata 39 minuto avvezzo a

fare lo spaccone piuttosto che a sporcarsi le mani o dare ordini. Il suo chiodo fisso è trovare una

ragazza, così è Ciro (Marco D’amore) che con una semplice telefonata sistema tutto. Il piccolo boss

esce così con Noemi, la ragazza che aveva incontrato in discoteca tempo prima e che desiderava

ardentemente. Conquistarla, quando si ha così tanto potere, è un gioco da ragazzi.

https://youtu.be/yGwlpKL5shc

“Grazie per essere venuta..”

“Allora? Che mi dovevi dire?”

“Io stasera mi sento un Re. Vuoi essere la mia Regina?”

Ed è qui che “Gomorra – La Serie” regala al pubblico una delle scene finora più emozionanti.

Mentre Alessio (un famoso cantante neomelodico) fa per Genny e Noemi una serenata sotto al loro

balcone, nel duro carcere di Poggioreale Don Pietro vive il suicidio del giovane Pasqualino, a cui

avevano appena dato 10 anni di reclusione. Le immagini cozzano l’un l’altra per contenuto e

intensità emotiva. Da un lato il clima festoso e colorato di una canzone vivace, dall’altro il dolore e

l’oscurità di una morte notturna.

https://youtu.be/0Nn90D6mgII 1992 anche qui il dialogo padre figlia mentre camminano: niente

smancerie affettiva, la cinica confessione del proprio mestiere. E il degrado dell’ambiente urbano e

della politica e del modello educativo: il padre non vuole trasmettere valori alla figlia.

CRONOTOPO DELLE SERIE TV

IL TEMPO CONDIVISO E “IPERPECITO/ VISSUTO” COME CIFRA DELLE SERIE TV.

ILTEMPO CONDIVISO: In ogni forma d’arte il rapporto fra fruitore e creatore è fondamentale

per comprenderne le specificità. Un elemento cardine del dialogo autore/ realizzatore e il lettore/

spettatore è l’arco di tempo messo in comune.

Nel teatro classico la coincidenza di tempi fra la folla che assisteva alla rappresentazione di una

tragedia di Sofocle o di Euripide è una simulazione artificiosa, dovuta alle convenzioni dell’epoca:

gli accadimenti mitici evocati sulla scena, il susseguirsi

vertiginoso di eventi interrotti da monologhi e dagli

intermezzi corali chiarificatori sono nella loro astrazione il

corrispettivo temporale dello spazio spoglio “metafisico”

richiesto dallo spirito speculativo, connaturato al dramma

ateniese del V-VI a. C https://youtu.be/XO-SKqRlh3w

Lo spazio e il tempo nel cinema sono in genere maggiormente fedeli alla realtà, ma neppure loro

sfuggono alla sensazione di forzature ad hoc: il presente di un frenetico action movie non corre

alla stessa velocità del presente “vero”. https://youtu.be/lTRftZx2tAo

Il tempo mitico del sogno : Kurosawa: https://youtu.be/3OTj5Qv153U

Il tempo pensato della rievocazione memoriale Kar-wai: https://youtu.be/2NMmgKPiAhw

Drammaturgo e regista hanno operato a lungo con accorgimenti e mezzi diversi proprio per

provocare tale effetto estraniante: visibile è la loro impronta personale nell’opera, ma il tempo

speso per la creazione non è percepibile direttamente né deve esserlo.

Nella letteratura, il rapporto fra autore e lettore è certamente più diretto. Lo scrittore scrive il

romanzo durante un periodo preciso della propria vita, il lettore legge quel romanzo durante un

periodo più o meno lungo della propria vita. I personaggi del libro poi vivono le loro vicende in

un arco di tempo ancora diverso. Trattandosi però di un‘opera letteraria, parlare di tempi di

scrittura e di lettura è esercizio gratuito: si tratta sempre di entità astratte, non quantificabili e

confrontabili. Si hanno tempi di scrittura e di lettura variabili, soggettivi. E anche qui il tempo è

sempre il tempo della rievocazione memoriale, è sempre un tempo pensato come nella poesia:

i racconti di Cechov riassumono in poche pagine una vita

Alice Munro”Quello che si ricorda” in poche pagine si condensa il tempo di un intera esistenza per

ricavarne il senso o la mancanza di senso .

Il caso delle serie tv è completamente diverso: qui il tempo è effettivamente quantificabile e in

questo senso condivisibile. Una serie tv composta di cinque stagione

di dodici puntate l’una dalla durata di cinquanta minuti

richiede allo spettatore un investimento temporale ben

preciso di 3000 ore. Alle 3000 ore della visione

corrispondono molte più ore in genere della vita dei

personaggi e molte più ore sul set ove vengono allestiti i

vari capitoli. Questa condivisione di spazi temporali differenti è un unicum: le 3000 ore

della mia vita si intrecciano con le tot ore dei personaggi della serie e l’effetto

simulazione artificiosa scompare quasi totalmente e là ove

permane è elemento assolutamente marginale Nessun altra forma

d’arte consente questo: le serie tv non solo riproducono in modo

fedele il tempo vissuto nella sua totalità e completezza, ma

anche ne valorizzano il senso e gli impongono un valore

particolare evidenziandone l’intreccio fra tempo interiore e

tempo oggettivo. Mad men è insieme ritratto di un’epoca storicamente connotata ma la

coralità di personalità ritratti vive immerso in un’interiorità esasperata ove ore e giorni trascorrono

in maniera non uniforme. Significativo è il fatto che il trascorrere del tempo sia il tema

ossessivamente riproposto da queste produzioni. Ci sono intere puntate-analessi in cui nel

presente si aprono squarci attraverso cui i personaggi rivivono momenti fondamentali del loro

passato: i Soprano 1x07,

https://youtu.be/3jeul4TOX48?list=PLVBE_uv3GV2SIsSi22vtF4eMk3IAlVYLn

Il fatto di non vivere unicamente nel presente, ma in

continua tensione verso il passato e verso il futuro ci

accomuna ai protagonisti delle suddette serie. L’analisi

psicologica nella sua acutezza traduce sullo schermo le

pagine mirabili sul medesimo tema di tanti scrittore, da

Seneca, a Virginia Woolf fino alla Egan di Il tempo è un

bastardo.

Ma a proposito del tempo occorre aggiungere ancora un altro fattore fondamentale, ovvero una

sorta di temporalità “iperpercepita/vissuta che garantisce una maggior profondità rispetto al

semplice effetto verità del documentario che si proponga di registrare momenti singoli di una

vicenda accaduta a determinati personaggi. Nella serie tv i personaggi condividono con i loro

spettatori crescita, maturazione ed invecchiamento. Cerchiamo di chiarire con l’esempio di Orange

is new black: qui le donne protagoniste vengono viste secondo tre prospettive. Il presente della

cella, il loro passato ( attraverso il flash-back/ analessi), e il futuro, nel senso che lo spettatore

percepisce nitidamente e sul momento la metamorfosi interiore ed esteriore che la condizione del

carcere presente sta per produrre su di loro.

Il cast quasi tutto femminile. Dove si parla di carcere, razzismo, sesso, omofobia, violenza e

speranza. La prima serie in cui una trans, Laverne Cox, non recita il ruolo di una prostituta, ma

semplicemente quello di una trans. Stiamo parlando di “Orange is the new black“, la serie

dell’estate 2013, una comedy-drama creata da Jenji Kohan (Weeds), prodotta e distribuita online

da Netflix.

Piper Chapman, interpretata da Taylor Schilling, è una Waspy (bianca, bionda, classe alto-

borghese) di 34 anni, vive a New York, ha una sua ditta di saponi artigianali ed è fidanzata con il

dolcissimo e inconcludente Larry (Jason Biggs, Jim di American Pie). Una vita quasi perfetta.

Quasi.

Piper dovrà scontare 15 mesi di carcere in una prigione federale femminile. È accusata di aver

trasportato una valigia carica di soldi sporchi, aiutando la sua ex fidanzata Alex Vause (Laura

Prepon), una trafficante internazionale di droga. Una vecchia storia, tornata a galla

improvvisamente. Una storia vera. “Orange is the new black” è tratta dal libro autobiografico

scritto da Piper Kerman, che per lo stesso reato ha scontato tredici mesi nella prigione federale di

Danbury, nel Cunnecticut.

Il libro è uscito nel 2010 e quando Jenji Kohan l’ha letto non ha avuto dubbi. “Se vai da un grosso

network e dici ‘vorrei raccontare la vita delle donne afroamericane, sudamericane e anziane in

prigione’ sicuramente non otterrai nulla. Ma con questa questa ragazza bionda dietro le sbarre

potrai raccontare la sua storia e quelle di tutte le altre detenute”.

Come quella di Red (la grandissima Kate Mulgrew, che negli anni novanta era il capitano Janeway

di Star Trek), ex ristoratrice finita dentro dopo aver scoppiato un seno rifatto a una russa molto

ricca, che lavora nella cucina della prigione e può decidere della sorte delle altre detenute. O Nicky,

una ragazza lesbica cresciuta con una madre assente e cinica che non si è curata di lei quando è

entrata nel tunnel della droga. E la sua quasi-fidanzata Morello, che sta pianificando il matrimonio

perfetto col suo ragazzo fuori dalla carcere. O Sophia Burset, una ragazza trans, sposata con un

figlio, che è finita dentro per una frode con carte di credito e che tutti i giorni deve fare i conti con

un sistema carcerario che non si cura delle necessità mediche delle detenute.

Non si conoscono i reali dati d’ascolto di “Oitnb” ma sicuramente la serie si sta imponendo nel

dibattito pubblico. Introducendo nei talk e nei salotti televisivi temi spesso tabù. Sam Chambers,

professore associato alla John Hopkins, ha dichiarato al Time che il personaggio di Sophia e “il suo

ruolo drammatico sta cambiando il volto della televisione”. I racconti dei frequenti abusi

perpetuati dal personale carcerario (in maggioranza maschile) sulle detenute sta facendo discutere

della riforma dell’intero sistema. La vera Piper Kerman: “il mio consulente in prigione era davvero

ossessionato dalle lesbiche”. E il telespettatore lo capisce fin dalla prima puntata. Come capisce

quanto sia facile e imprevedibile finire in isolamento o essere ulteriormente punite mentre si

sconta la pena.

“Orange is the new black” è una serie scritta davvero bene, grazie alle battute ciniche di Piper e le

altre detenute in pochi minuti si è immersi in un ambiente drammatico in cui le persone lottano per

mantenere la propria dignità, coltivare affetti sinceri e superare i propri errori. E le riprese della

seconda stagione sono già iniziate.

The orange is the new black 1x01

Analessi e prolessi in realtà sono elementi tipici fin dai tempi di Omero di opere letterarie, ma

hanno sempre costituito un elemento di rottura o di interruzione rispetto alla diegesi (

racconto). Il primo a farne abbondante uso, per quanto ne sappiamo, è Apollonio Rodio ne

“Le Argonautiche” (III a. C.), ove la narrazione dell’impresa eroica degli Argonauti viene

continuamente turbata da riferimenti al passato o da allusioni al futuro. L’intersezione di piani

temporali fa parte delle strategia di innovazione adottate dal poeta greco per svecchiare un genere

logoro. Tuttavia la novità porta a una ramificazione del

racconto nella quale passato, presente e futuro restano entità

ben distinte e non arrivano mai a costituire un insieme

organicamente fuso. Ancora una volta si tratta del tempo

della riflessione, del pensiero filosofico che resta entità

astratta. Le cose non cambiano, mi pare, nel romanzo

moderno e contemporaneo. Nel caso editoriale del 2010 Il tempo è un bastardo della

Egan la scrittrice comunica al lettore il destino futuro di qualche personaggio, e la consapevolezza

avvolge il racconto in un’atmosfera estraniante, destabilizzante, adatta a mettere in luce il

traumatico scarto fra l’oggi e il lontano domani, il tradimento insomma del tempo nei nostri

confronti. Ma lo spazio intermedio viene totalmente omesso, non c’è gradualità, logoramento, il

trascorre invisibile dei giorni, su cui insiste il pensatore latino d’epoca neroniana Seneca, non si

avverte ed è inevitabile sia cosi. Il verso o la pagina scritta non arrivano per loro stessa natura di

opere concluse a fotografare e cristallizzare l’effetto verità di un tempo iperpercepito/vissuto in cui

l’individuo è nello stesso tempo il suo presente, il suo passato e il suo futuro, entità imprescindibili

l’uno dall’altro e in perenne movimento e interscambio

ANALISI The orange is the new black 1x01

Il personaggio ci viene presentato attraverso il contatto: l’intimità della vasca da bagno e la doccia

del carcere. La doccia è il connettivo. Costruzione dello spazio. Dialogo lei è ridotta a “belle tette” e

le ciabatte dimostrano la sua capacità di adattamento. La scelta di un personaggio simile dipende

dalla volontà di traumatizzare il pubblico costringendolo all’identificazione. La quotidianità della

vasca da bagno. Forse perché non è propriamente un pilota, ma un inizio, molto più

semplicemente. Non è fatto per convincere, la serie è già tutta lì, è fatto per spingere il pubblico a

continuare e assolve completamente al suo compito. La scrittura di Orange è miracolosa.

Un'altalena tra leggerezza e brutalità, sensualità e goffaggine totale. Piper incarna la serie, e il

pilota è Piper. Con gli occhi sgranati davanti ai cancelli del penitenziario, per niente preparata a

quello che sta per succedere

Titoli di testa volti vissuti struttura corale. La sigla, musicata da Regina Spektor, mette in evidenza,

tramite dettagli del volto delle protagoniste, tutte le imperfezioni naturali che accentuano l’unicità

del carattere. Si allude anche alla struttura corale: il ritratto classico viene frammentato, fatto a

pezzettini, lacerato. La durezza della vita ha plasmato i lineamenti del volto e si è concentrata su

alcuni dettagli deformato. Sembrano maschere, ci aspettiamo maschere ma sono volti.

Al minuto 17 punto di raccordo la foto su you tube detta da Morello…noi di Morello sapremo

qualcosa di più preciso solo nella seconda stagione….per ora la vediamo cosi….lei si immagina di

fare una vita in prigione …leggerò, lui le promette di sposarla ( lo spazio è quello romantico della

spiaggia e la dichiarazione d’amore…andrà davvero cosi)…l’ingresso in prigione…l’accoglienza e

non ero pronta per la fotografia ( siglia) Piu avanti una compagna di cella le chiderà stupita se ha

letto prima di entrare in prigione

Al minuto 27’ le viene illustrato la comunità prigione ( prigione federale) …le spiega raccordo

detta dal direttore ( io so tutto quello che avviene qui dentro) che si contrappone al suo mondo

incantato ( fidanzato scrittore, il bel negozio)

Minuto 31 le vengono mostrati gli spazi. Le differenze razziali contanto

Minuto 35 raccordo ( tu cosa hai fatto)

Minuto 40 incontro con Red ( il perché reagisca cosi lo veniamo a sapere attraverso un connettivo

racccordo…ma è il primo incontro angosciante con la prigione…conclusione trauma….

III PARTE

LE SERIE TV NASCONO DALLA CONTAMINAZIONE DI CINEMA E LETTERATURA,

MEDIUM DECADUTI?

Il secolo scorso è indubbiamente stato caratterizzato dal trionfo del cinema. Il cinema ha avuto i

suoi Maestri, dal Giappone all’Europa e agli Stati Uniti, ha partecipato da grande protagonista al

dibattito teorico, è stato fenomeno di massa e di nicchia. Non si può sicuramente avere un quadro

esaustivo del ‘900 senza includervi la cosiddetta settima arte.

Ma oggi? Gli studiosi parlano di inerzia, di incapacità di

proporre linguaggi e tematiche nuove. Se noi diamo uno

sguardo alle nostre città constatiamo ancora da un lato

multiplex destinata alla massa a cui si offrono grandi

spettacoli pieni di effetti speciali con personaggi tratti dai

fumetti e dall’altro festival, rassegne, sale particolari

affollate a un’èlite intellettuale che esige ed apprezza opere

sofisticate. Questa divisione ha avuto una sua ragione ancora negli anni ’90, ai nostri giorni

si limita a sopravvivere. Questo significa che ci troviamo di fronte a una crisi sistemica per alcuni

irreversibile, se non altro per le sale costretta a trovare alternative per non chiudere. Ed è altresì

significativo che l’ultimo festival di Roma includa nella rassegna in uno spazio apposito la seconda

stagione di Fargo e la prima di una serie dedicata alla questione palestinese.

Per quale ragione il cinema è arroccata sul suo glorioso passato e gli stessi grandi giganti non

richiamo più in sale grandi masse e comunque solo eccezionalmente riescono a entrare nel

dibattito culturale contemporaneo: ( il ritratto di Roma ne La grande bellezza)si pensi alla fortuna di

una serie come House of Cards citata da saggisti e politologi. E si pensi all’effetto

imitazione che le serie hanno: basta una visita nei laboratori

di You Tube a N. Y. per accorgersi che il Maestro dietro la

macchina da presa non hanno più moto da dire a questa

folla di artigiani entusiasti. E’ una male forse, ma difficilmente si tornerà indietro.

E’ indubbio che i quindici anni alle nostre spalle ( 2000-2015) sono stati i più poveri di

risultati sul fronte del cinema. I film più significativo appartengono ad autori figli della cultura del

secolo precedente: si pensi a Tarantino, espressione del postmoderno, ai Fratelli Dardenne e Ken

Loch, che rivisitano il neo realismo, a Clint Eastwood ed Almodovar che rinnovano ciascuno a suo

modo i generi classici, e ad altri che ripongono artificiosamente gli stilemi dell’avanguardia.

Nessun regista ha saputo imporre una poetica davvero originale. La spettacolarità garantita dal 3D

non cambia sostanzialmente la situazione: un film come àvatar di Cameron ha costituito un evento

certo ma non ha lasciato dietro di sé una grande eco, ed è difficile dire che dal punto di vista

contenutistico ed estetico essa abbia costituito una svolta epocale nella settima arte.

Nei medesimi anni è stata la televisione a cambiare radicalmente. Prima di allora il prodotto

televisivo è considerato di scarso valore da tutti i punti di vista: telefilm e soap opera si limitano a

riproporre la stessa ricetta destinata per lo più a un pubblico scarsamente esigente dal punto di

vista culturale. Negli anni Novanta vale ancora la contrapposizione fra il cinema considerato

genere nobile da accostare alla letteratura e la tv da considerare invece sottocultura. Contribuisce

alla scarsa considerazione del tubo catodico la costrizione al piccolo schermo

che in qualche modo sottrae alla visione ogni potenzialità

spettacolare.

Poi avviene che la tv in cerca di legittimazione culturale e di nobilitazione chiede soccorso al

cinema e ai suoi grandi autori: David Lynch è l’autore di Twin Peaks). Seguono X ( eks) Files che

condividono ancora molto con il vecchio telefilm ma che sicuramente se ne distaccano per qualità e

struttura. https://youtu.be/GPCH3cXOPGE

Ma è un po’ tutta la Tv a mutare radicalmente nel suo complesso. Negli anni Novanta si diffonde

le pay-tv ( in Italia sky arriva tardi ) che avanzano proposte innovative e coraggiose: la prima è

Home Box Office HBO( “non è la tv, è HBO il suo slogan) che osa presentare Sex and the city. (1996-

2004) https://youtu.be/qxddkZpPQ2c

A que punto anche critici e intellettuali si rivolgono al medium televisivo con altri occhi. E’ iniziato

quel processo che porta la tv a essere qualcos’altro. La locuzione piccolo schermo non ha più

ragione d’essere e le tecniche permettono archiviazioni di contenuti, scelta di orario e quant’altro.

Ovvio che anche lo spettatore sia mutato. Ha contribuito a questo facendo compiere un grande

passo in avanti, l’enorme piattaforma telematica: si trova di tutto ed è disponibile in qualunque

momento e per quante volte io voglia usufruirne. Il concetto di “medium flessuale”

viene mutato dal concetto di rete visione: le piattoforme digitali

dove si archivia per permettere a ciascuno di costruirsi il proprio

palinsesto. Esiste certo ancora ( soprattutto in Italia) lo spettatore legato alla programmazione

dei canali della tv generalista, tuttavia si fa avanti un pubblico più giovane, più sofisticato che si

accosta al prodotto televisivo o lo cerca come il lettore di romanzi. Significativo che l’Auditel in

questi giorni sia stato accantonato. Ovvio in conclusione che il termini serie tv oggi è improprio.

LE SERIE SONO UNA FILIAZIONE DEL CINEMA MA ANCHE DELLA LETTERATURA.

Se io devo collocare in qualche ambito le serie non posso far altro che scegliere la narrazione. Ed è

proprio il primo grande trattato di critica e metodologia, la

Poetica di Aristotele ad aiutarci a consentirmi una

definizione esaustiva di tale forma d’arte. Il filosofo greco

distingue fra epopea e drammaturgia: la prima consiste in

una narrazione estesa ed articolata in una pluralità di

intrecci ed episodi ( Iliade), la seconda invece è una

narrazione concisa ed unitaria. Aristotele poi continuando la

sua trattazione sostiene la netta superiorità della seconda

sulla prima in base al fatto che la messa in scena rende vivi e

direttamente percepibili i suoi contenuti, per di più

organizzati in maniere organica. Dunque teatro e il suo discendente, il cinema,

sono pìù efficaci del romanzo. La serie televisiva mette insieme l’uno e

l’altro: recupera l’epos ovvero la narrazione complessa

dell’antico poema epico e nello stesso tempo la mette in

scena. In conclusione si dice chela serie tv è epopea e

drammaturgia al tempo stesso. E non è difficile accorgersi che una serie come The

Wire nel ritrarre in tutta la sua complessità Baltimora ha il medesimo respiro di un romanzo di

Dickens e nello stesso tempo ha la stessa forza drammaturgica di un film di Scorsese. Lo scrittore

ha la capacità di farci immaginari i mondi fittizi ispirandosi alla realtà, il regista ha la capacità di

farceli vedere, di farci entrare con i nostri occhi in essi: noi abbiamo la sensazione di assistere

direttamente a fatti che non appartengono al nostro universo. Ora se il romanziere, per quanto sia

in grado di potenti affreschi, deve fare appello alla nostra immaginazione e il regista è obbligato a

restringere il suo campo d’osservazione, il creatore di serie tv pare in grado di far fronte a questa

antinomia ( cfr. 1x01 Mad Men, 1x01 Trono di spade) tornando alle grandi costruzione romanzesche

del passato ma senza rinunciare all’immediatezza della rappresentazione cinematografica. Il

risultato ovviamente apre la strada a qualcosa di completamente nuovo.

LA SCRITTURA

La prima cosa che connota una serie tv è la qualità della scrittura ( cfr. Mad Men “La giostra”, The

wire “ la scacchiera” 1x03 11’)…E’ alla fine degli anni 90’ che si completamente rivalutato quello

che gli antichi definivano “drammatizazione” contrapponendola alla diegesi racconto puro e che

noi chiamiamo scrittura drammaturgica ovvero scrittura finalizzata alla messa in scena. La

riscoperta è forse dovuta alla necessità di trovare un codice per leggere un mondo che alle soglie

del terzo millennio si avvia a essere “età del caos” e una forma d’arte che la rappresenti in tutta la

sua totalità e complessità. Il teatro non poteva rispondere a tale istanza, in quanto gli spazi angusti

di un palcoscenico non sono conformi alla vastità d’orizzonti in cui noi inglobiamo il reale.

Significativo è che anche il teatro senta l’esigenza di contaminarsi con altri linguaggi. Del cinema e

della letteratura abbiamo già detto.

Il risultato della rivalutazione fu che la scrittura drammaturgica riguadagnò la sua centralità nel

sistema produttivo statunitense che del resto ne aveva tenuto conto a fasi alterne per il cinema

Non si verifica una convivenza/sovrapposizione fra epopea/ racconto e

drammaturgia, bensì a una fusione totale dei due elementi. E vediamo in che

modo.

Possiamo dire che l’epopea si concretizza in un racconto che si sviluppa

linearmente di puntata in puntata: orizzontalità ovvero racconto che segue

una linea dritta da A. a Z.

La drammaturgia si concretizza in un racconto drammaticamente

strutturato che hai i vertici in un solo episodio/ dramma: verticalità. I vecchi telefilm ( ancora molto presenti nella tv italiana) sono molto “verticali” e realizzano un

depauperamento della tragedia classica di cui riprendono semplicemente la concentrazioni in un

unico evento: tutte le “porte” aperte vengono chiuse e nell’episodio

successivo tornano i medesimi personaggi in una altra situazione

completamente diversa. L’elemento orizzontale qui è solo il

protagonista che torna sempre con cambiamenti minimi.

Si pone in alternativa alla verticalità l’orizzontalità piatta delle soap

opere e di prodotti che gli assomigliano ( Onore e rispetto, Orgoglio ):

qui la vicenda non finisce mai, si affastellano fatti su fatti, situazioni

su situazioni, personaggi nuovi entrano in scena, altri scompaiono e

ricompaiono improvvisamente. Tutto è subordinato dalla

psicologia dei personaggi al contesto alle giravolte dell’intreccio,

secondo una vecchissima formula già presente nel panorama

complesso delle letterature classiche.

La serialità al contrario per lo più combina orizzontalità e verticalità. Ogni episodio ha una

sua verticalità secondo le modalità narratologiche già presenti nella narrativa:

premessa narrativa precisa, un punto di rottura dell’equilibrio/ crisi, svolte,

un climax, finale. Tuttavia il racconto prende forza e senso dalla presenza di

riferimenti costanti alla macro storia e qui abbiamo l’orizzontalità.( X files la

terza stagione è la prima serie a sperimentare la formula)

Da qui la novità: il cinema è costretto a chiudere tutte le porte aperte durante il racconto, raccoglie

tutti gli spunti narrativi seminati ( in gergo pay off e set up), risolve i conflitti tutti, la serie chiude

solo alcune porte ma altre le lascia spalancate. Qualcosa deve restare in sospeso, perché la

macchina si rimetta in moto. Con quale meccanismo? (il più classico è il cosiddetto cliffhanger:

l’episodio si conclude con l’eroe in bilico fra la vita e la morte. L’archetipo è letterario: la tencnica

ad incaatro, l’entrelacement ) Nella serie però i meccanismi di rimando e richiamo sono molto più

sofisticati e non sono necessariamente collocati alla fine https://youtu.be/LdPf4kd9qzA

Dal 6 minuto l’esempio di Lost

Se prendiamo True detective e Amercan Horror story vediamo come veramente i rimandi, le allusioni

fra una stagione e l’altra siano davvero estremamente raffinati: cambiano vicenda e contesto,

eppure a costituire un saldo trait-d’union è il fatto che ci troviamo di fronte a una vera e propria

galleria di situazioni tipiche del noir e dell’horror. Insomma una vera e propria enciclopedia

dell’immaginario. Ed è questa la dimostrazione che il rapporto dialettico fra

apertura e chiusura è alla base della serialità e ne costituisce uno degli

elementi fondamentali.

Il sipario mai calato implica necessariamente la varietà dei soggetti narrativi.

Le serie tv certamente si richiamano alle convenzioni dei generi, che

rispettano, tuttavia ne allargano confini e territori, ne sfruttano al massimo le

potenzialità implicite, in quanto non sono costretti alle elissi e alle sottrazione

dei tempi concentrati del cinema. Infatti se si guardano certi prodotti (

Transparent, Veep, Boris, The american Horror story ecc)

https://youtu.be/0HZ3hOuhid4

Figura 1 jannucci cinema verita parodia

ancora oggi si vede chiaramente un instancabile sperimentazione nelle

strutture narrative.

La serialità aspira alla totalità narrativa che era tipica dell’epos omerico; anche certo cinema adotta

accorgimenti per ottenerla ( sequenze a episodi, elissi, eliminazione dei tempi morti ma

soprattutto il regista deve evidenziare sia quando gli attori dialogano sia quando

agiscono il memorabile, il solenne, ( come il drammaturgo).

L’intreccio di un film si articola per lo più in climax: è il

punto culminante di massima concentrazione drammatica

che lo spettatore deve raggiungere, relegando tutto il resto

spesso a cornice o a sfondo. E’ la medesima strategia

adottata dal teatro antico: si tiene lo spettatore con il fiato

sospeso fino all’azione e al dialogo verso cui convergono ed

avanzano tutte le tappe in cui si articola la trama. La serie

può permettersi il lusso di presentare dei caratteri

individuali più stratificati, meno soggetti all’eccezionalità e

alla causalità serrata degli eventi; può anche presentare un

personaggio, lasciarne intravedere qualche aspetto e poi

rimandarne la conoscenza più oltre, può sviluppare il tema

diluendolo gradualmente episodio dopo episodio ( American

Horror Story, The wire, House of Cards, 1992), può analizzare

gli effetti di un evento traumatico ( Rescue me esempio)

considerandolo da una pluralità di punti di vista.

“L’OPPOSIZIONE QUADRANGOLARE: IL SISTEMA DEI PERSONAGGI.

L’atto di nascita della letteratura è un conflitto: Achille e Agamennone si dividono e il loro

conflitto è l’autentico motore dell’Iliade. Come in letteratura e ben più che in letteratura il cinema

costruisce tendenzialmente le sue storie opponendo a un protagonista un antagonista ( non

necessariamente un individuo ma anche società distopiche come nei film di fantascienza o società

reali come nei film di Ken Loach o dei fratelli Dardenne).

Ma per rappresentare una realtà narrativa in una prospettiva ben più ampia occorre andare oltre

la schematica opposizione eroe-antieroe. Nel 2009 John Truby ha elaborato

la cosiddetta “opposizione quadrangolare” schema che vede

tre antagonisti ( o anche più) contro un protagonista.

Possiamo anche proporre un capovolgimento dello schema

proposto da Propp: spesso l’aiutante magico dell’eroe

evolvendosi diventa antagonista ( Claire e Frank in House of

cards) e l’antagonista primaria diventa aiutante magico.

Quale conseguenza si ha nella narrazione se si prende come riferimento il modello di Truby? Gli

antagonisti colpiscono il protagonista in modo non uguale e non prevedibile.

L’esempio lo trovo in Game of trones stagione prima:

protagonista: Ned Stark, leale, uomo del Nord ( Grande Inverno)

Antagonisti: la regina Cersei (sersei)

il fratello amante di lei,

il consigliere sleale

Scontro: mai a viso aperto, sempre fra i corridoi del palazzo, sempre con l’intrigo e mai in campo

aperto dove Ned potrebbe sconfiggerli facilmente. Ma su questo sfondo ognuno dei tre avversari

agisce in modo diverso: la regina intriga per metterlo in cattiva luce, il fratello amante di lei lo

ferisce a tradimento, l’ultimo gli si finge amico.

Lo stesso schema possiamo proporlo per The walking dead dove gli zombi non sono gli antagonisti

principali ma ad ogni stagione il laeder deve affrontare difficoltà diverse.

https://youtu.be/77Ie1dvbOog

L’altra importante conseguenza è però che i tre antagonisti siano anche in conflitto fra di loro e i

loro rapporti siano sempre tesi. Particolarmente interessante da questo punto di vista è il sistema

dei personaggi di serie come House of Cards o The americans dove i rapporti fra i personaggi sono

difficili da definire e questo ci consente di arrivare al punto che Truby precisa: lo scontro deve

essere sui valori, sui modi di vedere la vita. Tuttavia nelle serie televisive dove i valori vacillano le

conflittualità sono molto più sfumate soprattutto i ruoli sono molto meno fissi e stabiliti una volta

per tutti. Gli antagonisti della copia sovietica di The americans sono il sistema statunitense contro

cui lottano ma anche i loro capi del KBG con le loro imposizione

https://youtu.be/2ZP9ogwKl6I

. Non basta perché anche il marito per la moglie e la moglie per il marito lo sono, per non parlare

dei figli. E lo stesso schema possiamo proporlo per House of Cards.

Truby suggerisce anche di passare dal quadrato al cubo. Che

significa? Ovvero la conflittualità non deve riguardare solo gli

individui ma anche i gruppi sociali di cui gli individui fanno o si

sentono parte, le comunità a cui questi gruppi appartengono e

infine le epoche in cui queste comunità si trovano a vivere. E per

questo l’orizzonte del film è tropo angusto per poter rappresentare

questa conflittualità ad ampio raggio, quella di cui invece serie

come Games of trones, Mad Men, Masters of sex, Sons of Anarchy,

Empire, 1992, Gomorra si alimentano.

Bisogna precisare che geni della settima arte sono riusciti a portare sullo schermo lo scontro fra

epoche, gruppi sociali, ecc, basta citare 2001 Odissea nello spazio, ma nelle serie tv tutto ciò è

elemento costitutivo del genere.

Risulta molto chiaro nelle serie televisive come nei grandi romanzi

di Balzac o Sthendal è che l’eccezionalità individuale può porsi

come tale solo in un determinato contesto di relazioni e in un dato

mondo storico: gli eroi come Dexter della serie omonima o Donald Draper di Mad Men o il

giovane Savastano di Gomorra non sono mai figure solitarie, la loro grandezza da questo punto di

vista non è mai epica. Le persone che stanno loro intorno infatti hanno ampio margine di

autonomia, il plot si ramifica in varie storylines e ognuna di esse porta il suo contributo, non sono

mai semplici comparse cosi come elementi come l’arredamento, l’abbigliamento, gli spazi in

genere non sono un semplice sfondo e per questo vengon ricostruiti con grande accuratezza.

LE SERIE COME “CRONOTOPI” ( Bachtin) “ OPERA MONDO” ( opere polifoniche Moretti).

Si può pensarlo visto la complessità del mondo rappresentato che fa pensare alle grandi

architetture romanzesche. La differenza però è che la serie tv fornisce un accesso percettivo diretto:

quando guardiamo abbiamo l’impressione di essere nell’universo rappresentato ( incipit Mad Men

gli uffici)

https://youtu.be/LfuMhXcLa-Q

entriamo e percorriamo l’ambiente come i corridoi di scuola.

. Il che spiega l’enorme forza attrattiva di tali prodotti, nel senso che l’esperienza che si fa del

mondo fittizio è analoga a quella che si fa del mondo reale e quindi diviene esperienza ordinaria al

limite della banalità ( persino di più de “Il grande fratello” e simili)

Tuttavia nella letteratura è lo stile di uno scrittore che mi mette di fronte all’evidenza che fra

esperienza ordinaria ed esperienza reale vi è uno scarto:

Salinger Il giovane Holden ( 1951) inizia così:

Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere

prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che

cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e

tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio

di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli

verrebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale

sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto

mio padre. Carini e tutto quanto -chi lo nega – ma anche maledettamente

suscettibili.

Tuttavia considerato che le serie tv aspirano ad essere forma d’arte ovvero vogliono essere anche

un’esperienza estetica occorre che lo spettatore faccia un lavoro aggiuntivo di “decodifica” per

comprenderne appieno qualità. Ci può limitare come per i libri a una visione epidermica ma

occorre andare oltre-

Occorre tenere conto di una serie di fattori che determinano la serie come tale e che sono parte del

cosiddetto allestimento audiovisivo.

Essi sono:

sceneggiatura-scrittura finalizzata alla messa in scena

scenografia, recitazione e regia: il modo in cui riempio lo

spazio/ scena

design di luci e suono

l’inquadratura: ovvero l’operazione complessa per cui la m.d.p

capta lo spazio e lo trasforma in “immagine audiovisiva”.

grafica e montaggio: organizzazione delle immagini e

manipolazione.

Tutte questi fattori contribuiscono alla connotazione dell’universo narrato dalla serie, proiettano

una certe luce sul medesimo, forniscono al lettore una chiave di lettura, a esplicitare una visione

del modo che si articola in immagini e suoni.

SCENEGGIATURA.

Non è semplicemente il copione scritto dagli sceneggiatori( che pure esiste ed ha la sua

importanza). Essa è invece un progetto narrativo che si ha in mente prima dell’inizio delle riprese

ma che è sempre in fieri. Chi se ne occupa? Nei titoli di testa leggiamo spesso scritto created by,

una formula che indica l’Omero della situazione ovvero il demiurgo dell’operazione, colui che ha

in mente tutto il progetto nelle sua articolazioni che deve preoccuparsi della coerenza tematica fra

le parti e il tutto.

A che serve la sceneggiatura in una serie? Da un lato deve edificare puntata per

puntata l’intero universo narrato, dall’altro deve concentrarsi sulla singola

puntata che deve avere una sua autonomia e nel contempo essere fedele alla

tematica complessiva della serie. La dialettica fra la parte e il tutto è specifica delle serie.

L’analisi della singola puntata deve partire dal titolo che ne indica e ne riassume il tema: le diverse

storyline devono coordinarsi per sviluppare tutti il tema portante dell’episodio. Esempio: Games of

trones 3X 06 the climb la scalata..dove tutti i protagoniste sono accomunati dalla scalata verso il

potere o verso la barriera un viaggio più esistenziale che fisico.

ANALISI DELLA SCENEGGIATURA:

The Climb si focalizza sul viaggio dei nostri protagonisti, non tanto fisico quanto esistenziale, tutti

uniti sotto il comune denominatore della “scalata”, che sia essa al potere o alla Barriera. L’episodio

è una riflessione:

frasi chiave: 1)Più legno , più grande è il fuoco minuto 2’-4.50

inizia in una spelonca buia

L’episodio ha inizio in un antro oscuro nelle profondità del bosco, in cui Samwell, spostando un

ceppo, permette al fuoco di nascere, di squarciare il buio, di riscaldare e dare vita (“It needs to

breath“). Siamo in un momento di intimità tra due esseri umani che ancora conservano una loro

ingenuità e purezza primordiale, andando a comporre un’immagine quasi religiosa (con tanto di

bambinello) di una famiglia intorno al focolare (con la canzoncina a rimarcare proprio l’amore

genitoriale nei confronti dei bambini). La vita è come se qui iniziasse il suo corso. Ancora si sogna,

si raccontano storie, si fantastica su luoghi leggendari. Per Samwell e Gilly, la Scalata deve ancora

iniziare.

2-L’occhio sa dove andare, Fidatevi dell’occhio 12’poi minuto 19’

Le sequenze immediatamente successive sono dedicate ai personaggi più piccoli della serie: Bran e Arya. In entrambi i

casi, c’è un elemento specifico ad accomunarli: la visione, lo sguardo, ovvero il primo strumento con il quale l’essere

umano esce dall’oscurità iniziale ed esplora il mondo. Arya deve ancora imparare a fidarsi dei propri occhi quando tira

con l’arco. Esemplare, qui, il successivo confronto con Melisandre, una donna che ha fatto del “vedere” lo strumento

principale del suo potere, affinato nel corso degli anni durante la propria Scalata La vita non è altro che un sadico gioco,

a volte bello, a volte crudele. Superata l’infanzia, è questo che si apprende durante l’adolescenza, quando, appena

all’inizio della tua arrampicata, ti trovi già di fronte alla scottante verità: la Scala è il Caos. Per gestirlo, bisogna sapersi

muovere, in un gioco di strategie da adulti, che adolescenti come Robb, Theon, Jon e Sansa ancora non sono in

grado di comprendere e che, per questo, subiscono. Neanche il tempo di iniziare la scalata, che già sono in difficoltà. E

gli adulti non li aiutano anzi recidono i cordono ombelicali.

. Immagine della scalata 21’ minuto e poi ripetuto a unire le sequeeza

4 io vinco 22’ minuto -24

Per tutti loro, il gioco di troni è ancora ad uno stadio infantile e il potere è ancora qualcosa che si dimostra sul piano

fisico. Lo si vede nei “teneri” modi di Joffrey di dimostrare la propria virilità, così come nella tortura fine a se stessa del

carceriere di Theon, impegnato in un atto quasi di “bullismo medioevale“, volto solo a sottolineare la supremazia di

uno nei confronti dell’altro. Il successo è effimero e di breve d urata

6-noi non faremo più l storia -40 42

il mondo degli adulti compare solo 30 minuti dopo l’inizio dell’episodio. Lentamente, entriamo così nel mondo di

Cersei, Tyrion, Varys e Littlefinger, dove la lotta per il potere non passa più per guerre o scontro fisici, ma per

intrighi, matrimoni combinati e strategie di ogni sorta. Siamo proprio ad un passo dalla cima della scala, in un punto in

cui tutti possono vedere il Trono di Spade, simbolo del potere, chimera cui tutti aspirano senza sapere neanche bene

cosa sia. “Power is a curious thing, a shadow on the wall” sibillava un tempo Varys; “Power is power” proclamava

Cersei, che anche qui, nel momento più difficile per lei e per Tyrion, sfoggia tutto il suo “spicciolo pragmatismo”:

Sansa e Loras sono un problema? “We can have them both killed“. Per Cersei e Tyrion, la Scalata è sull’orlo del

precipizio

Ai vertici della scala minuto 33-36

. Sulla vetta (al momento) ci sono Olenna e Tywin, i veri burattinai di questa stagione. Eppure, possiamo davvero dire

che abbiano raggiunto il loro scopo? Alla fine di tutto, giunti alla vecchiaia, ci si ritrova seduti a punzecchiarsi, sempre

ad ordire trame su trame, sorseggiando vino e lanciando velate minacce in un esercizio di pura retorica, ancora

perennemente insoddisfatti nonostante ci si trovi in cima alla catena alimentare. La vetta non basta, perché è un posto

angusto e non c’è spazio per più di una persona. Per Olenna e Tywin, la Scalata non è ancora finita

frase portante al minuto 46’la scala il caos il reame è un illusione.

7-io e te minuto 48

E arriviamo così al finale, sfacciatamente smielato e romantico (L’immagine di Jon e Ygritte sulla cima della

barriera costituisce il ritorno, in perfetta opposta simmetria, alla dimensione intima iniziale di Samwell. Dalle oscure

profondità dei boschi siamo arrivati all’apice del cielo, dal fuoco che prende vita dal basso, al Sole che fa capolino dalle

nuvole. Jon raggiunge così una nuova consapevolezza: non c’è scalata che tenga finché sei subordinato a qualcuno, ma

allo stesso tempo, da solo non sopravvivi. Jon sarebbe morto in passato tra i ghiacci se non fosse stato per Ygritte.

Ygritte sarebbe morta precipitando dalla Barriera se non fosse stato per Jon. Per Snow, questa era la presa di coscienza

definitiva, una sfida, un rito di iniziazione simile per certi versi alla nascita. Come la regina dei draghi è pronto a

entrare nei continente occidentale. La sua scalata è terminata.

SCENOGRAFIA:

La prima cosa che accade quando inizia un film o una serie tv è che percepisco uno spazio. Lo

spazio può essere costruito ad hoc oppure può essere prresistente.

Può essere neutro ( denotativo) ovvero non avere un valore particolare ( la maggior parte delle

fiction di casa nostra)

Può essere fortemente caratterizzato tanto da assumere valore di personaggio( Mad Men, Games of

Trones, Detective true, Orange is the new black …)

Può limitarsi ad accogliere la storia.

Nel cinema la costruzione dello spazio si definisce scenografia e ha le radici nel teatro ( apparato

scenico che ha una sua storia a partire dalla nudità “metafisica” del teatro classico)

Cosi come la scenografia non è un semplice copione, costruire uno spazio non significa

semplicemente arredare una stanza. In un film esistono gli ambiente urbani o i paesaggi ( en plain

air), costituito dagli ambiente attraversati dai personaggi.

La costruzione dello spazio nelle serie tv è un’aspetto fondamentale, tenuto conto della pluralità

degli spazi: si ricorre agli esterni e anche quando lo spettatore non li vede la dialettica fuori/ dentro

è un elemento costitutivo della storia ( Mad Man, The walking dead)

Si può delineare una differenza da questo punto di vista fra serie tv e cinema? Al cinema siamo

sempre in un set: nei film di James Bond l’ambiente non ha una sua autonomia ma è solo lo

scenario del virtuosismo fisico dell’eroe. Se io lo confronto con quello di Gomorra recepisco subito

la diffenza:) lì mi trovo in un mondo, la discensio ad inferos dei protagonisti acquista una

concretezza proprio perché calata negli spazi angusti e degradati di Napoli di cui costituisce a sua

vol

Figura 2 le vele

ta la discensio ad inferos.

Figura 3 la casa del cammorista

Idem per la Baltimora di The wire

Dunque l’ambiente in una serie tv non è solo lo sfondo ma è un elemento dinamico, concepito

nella sua evoluzione, visto da una molteplicità di punti di vista, che determina e sicuramente

compenetra le azioni dei protagonisti.

Si tratta come abbiamo visto dagli esempi di uno spazio sociale: è ciò

che rende riconoscibile immediatamente le istituzione, le aggregazione e le gerarchie. Gli uffici

della Sperling Cooper in Mad men, il Wertham Comunity Center in Misfits, . Si tratta sempre di

archietettura non neutre ma destinate a essere parte dell’esistenza dei personaggi. Sono luoghi

vivi, che eccedono la funzione pratica, si prestano a usi anomali, soggetti ad intrusioni esterne: lo

studio di avvocati di The good wife e gli uffici della Sperling Cooper sono presi d’assalto da varie

personaggi a volte ostili.

Figura 4 il prestigioso studio di avvocati a Chicago

Questi luoghi assorbono a mano a mano la vita dei personaggi: lì si lavora ma soprattutto ci si

comprende, ci si odia, ci si ama, addirittura si muore ( Mad men 4x09).

La scenografia connota lo stile di una serie: gli sceneggiatori lo concepiscono dotato di una

personalità e gli scenografi traducono in termini architettonici. In Casalinghe diseperate la casa di

Bree Van der Kamp è il suo campo d’azione per il suo maniacale perfezionismo.

L’altra categoria scenografica basilare è è quella dei grandi spazi esterni effettivi, spesso all’insegna

di un realismo urbano molto spinto: esemplare è la Los Angeles di 24,

dove la metropoli offre molteplici situazioni. Esemplare è lo scontro fra Bauer e Drazen presso il

porto ( 1 ultimo episodio). Interessante è il caso di Lost: lo spazio è concepito

in modo tale da farne risaltare l’ambiguità e da portare lo spettatore

a chiedersi “dove siamo?”.

RECITAZIONE:

Anche in questo caso intendiamo qualcosa di complesso. Anche le cose di servizio tipo aprire una

porta fanno parte della recitazione.

Di un attore solitamente di considera:

adesione al personaggio( metodo Stanislaski)

capacità di adattamento a ruoli diversi

la sua dimensione gestuale

la sua dimensione vocale

la sua relazione con la macchina da presa

la sua relazione con la luce

il suo rapportarsi agli altri attori

Il minimo è che gli attori si attengono alla maschera/ ruolo che è stato loro assegnato: in serie

come Games of Trones, Criminal minds, The walking dead sono previsti personaggi perfettamente

tipizzati ( evoluzione della maschere del teatro antico) in un modo o nell’altro. Tuttavia si noti

come un gesto, uno sguardo, il modo di pronunciare una frase diano alla recitazione dell’attore un

valore aggiunto e ci permette di concepire qualcosa di più delle serie della sua personalità che non

potremmo dedurre dalla storia e dalla sceneggiatura. Jack Bauer è il protagonista della serie 24

e…è il protagonista di The walking dead: in entrambi i casi la teoria di fondo è che una comunità

può basarsi solamente sull’eseercizio della forza ( storiografia classica Tucidide) ma è la recitazione

degli attori che fa comprendere agli spettatori quanta dedizione e sofferenza interiore comporti in

chi ha maggiori responsabilità nell’esercizio della forza. L’eroe nasce sulle ceneri dell’uomo: il

motivo è letterario, costituiva la personalità del Giasone di Apollonio Rodio e dell’Enea di Virgilio

ma lì erano i versi del poeta e le situazioni studiate a far risaltare il conflitto, qui è appunto il

talento dell’attore che deve farlo recepire attraverso gli strumenti che ha a disposizione.

Nella definizione del talento dell’attore, vengono individuati due elementi fondamentali per le

serie televisive:

1-la parsimonia espressiva / understatement che significa estrema sobrietà

nell’esprimere passioni e stati d’animo( versus declamazione ed enfasi nel

teatro classico), il cui modello è Gary Cooper

) https://youtu.be/f68TdgErXkE

2-la capacità di far conoscere il personaggio nella sua normalità, escludendo

lo sconvolgente e il memorabile ( modelli film di Cassàvetes). Del resto una

recitazione caricata e tesa per tutte le ore in cui dura una serie tv

stancherebbe e considerata la varietà di situazioni sarebbe anche poco

verosimile. https://youtu.be/dJvRmGQgXs0

Cosa richiede all’attore l’interpretazione in una serie tv? In primo luogo la gestione delle

trasformazioni e questo vale anche per i personaggi fortemente tipizzati. Non si verifica mai la

poco verosimile e sciatta conversione improvvisa in cui ad eempio il malvagio nega se stesso.

L’esempio è Bree van der Kam che pur passando attraverso vari stati non nega mai la propria

natura, non si “converte” mai ma piuttosto sposa sentimenti quali la pietà l’amore di madre con

una rigidità che il neutralizza. Il carattere risulta cosi un mix contraddittorio mai schematico.

Le trasformazione che il ruolo impone all’attore sono a più livelli. Via via che

le puntate si susseguono il personaggio deve far sentire il passato lontano di

quanto la stagione è iniziata, senza un banale intervento narrativo ( la

protagonista di Orange is new black video). Inoltre è

importante considerare che le trasformazioni del

personaggi ricadono sul contesto, sull’insieme e lo

condiziona, provocando a sua volte trasformazioni a

catena. Dalla capacità del team di attori di gestire le

trasformazioni dipende l’efficacia della serie (

Revenants). L’insieme del resto non è mai dato come

un a priori ma va continuamente ridefinito,

riconquistato, ridefinito. Questo “fare squadra”

perennemente instabile è alla base di serie come CSI,

Gray’s anatomy, Revenants) dove a una squadra si

contrappone una controparte altrettanto instabile(

poliziotti/ criminali, medici/pazienti, vivi/ morti).

REGISTA COME L’AEDO.

Il concetto è molto complesso, come attestano la varietà di definizioni, nonché i tanti luoghi

comuni con cui se ne parla.

Le cose si complicano per le serie tv, perché qui la paternità di una serie tv è del suo creatore/

demiurgo/ protosceneggiatore. Più che la regia occorre considerare dunque nei titoli di testa il

“created by”.

Quali sono allora le operazioni propriamente registiche? Nella serie tv il regista è colui che

presiede all’allestimento della singola puntata. Attenzione però che il suo ruolo è simile a quello

del cantore dell’epos omerico che interveniva su un materiale già elaborato. Il regista della singola

puntata, deve essere fedele al mondo narratavo in cui è chiamato a lavorare, rispettando il lavoro

del regista che lo ha preceduto e impegnandosi a consegnarlo integro nella spirito al regista

successivo, senza tuttavia rinunciare a dare la sua impronta personale. Esemplare è The shield: lo

sceneggiatore Ryan e rigisti Brazil e Jonsohn hanno fissato un stile visivo, in base al quale la realtà

va ripresa direttamente esattamente cosi com’è. I registi ospiti devono attendersi a questo stile, ma

ad esempio nella stagione seconda Horton si attengono alla casualità imprevedibile del reale, (

Carte Blanche); altri invece cercano di introdurre strumenti di controllo e di mediazione sul reale

che pertanto non risulta altrettanto come spontaneo frutto di eventi casuali.

LUCE

Bisogna partire dalla definizione di campo visivo in un film/ serie tv” la

porzione di spazio immaginario a tre dimensioni percepito in un

immagine filmica”.( Aumont 1990) La fotografia è la costruzione del campo visivo.

La fotografia opera in modo da trasformare la scena in campo visivo basandosi su due scelte:

come illuminare la scena

come inquadrarla.

La fotografia è un atto creativo ovvero è ciò che consente alla spettatore di vedere il mondo

narrativo.

Dietro una serie tv vi è sempre un’elaborazione formale prodigiosa: movimenti di macchina, luci,

ecc

Per ciò che concerne la luce si hanno questi casi:

Stilizzazione estrema ( virtuosismo luministico): la prima serie tv a lavorare

su questo fu la terza stagione di X files ove l’effetto luminoso rimandava a

un’entità extraterrestre di cui era la manifestazione reale. Nel doctor Who i

protagonisti viaggiano nello spazio e nel tempo e i loro vertigonsi

spostamenti richiedono una tavolozza cromatica variegatissima e una luce

continuamente cangiante, sembra sempre di essere catapultati al centro di un

vortice iridescente, una sorta di arcobaleno cangiante a seconda delle epoche

e dei luoghi.

La luce può essere finalizzata alla ricerca di unitarietà, fissando una

dominante cromatica, esplorata in tutta la sua complessità: in House of Cards

il buio come simbolo dell’anima avviluppata nella propria cattiva coscienza (

video Claire e Frank vivono in un mondo privo di luci solo la notte consente

loro di esprimere i loro impulsi erotici amorosi che pure hanno)

1x08 minuto 20’

SUONO.

In un film esiste anche il campo sonoro, concepito come porzione di spazio

immaginario a tre dimensioni costruito dalla colonna sonora..

Nel cinema si intende in genere il commento musicale il commento musicale, destinato solamente

agli spettatori e appunto costituire una sorta di sfondo emotivo al film. Il modello è l’opera di

Wagner, ( tecnica del leitmotiv temi legati a persone, luoghi o sentimenti) che continua a dominare

per il cinema che in alcune serie viene ripreso senza particolare originalità con risultati

apprezzabili. https://youtu.be/J-qoaioG2UA

La musica in una serie tv rifiuta il ruolo di mero commento lirico dell’azione: essa è parte di un

complesso sonoro articolato, di cui fanno parte la recitazione e tutto il resto. Si prendano due serie

recenti: Empire dove la storia della famiglia, versione contemporanea e volutamente kitsch di Re

Lear si riflette nei testi delle canzoni o Mozatr in the Jungle dove la musica classica costituisce

l’altrove a cui i vari personaggi, invischiati nella N.Y contemporanea e nelle meschinità

dell’ambiente, aspirano. La musica è un prodotto stratificato, imprescindibile dai dialoghi e dai

rumori. Ovvio che i compositori sono integrarsi con il contesto narrativo, essi devono creare una

partitura non che commenti ma che si integri. In Lost il suono si distingue per una

sratiticazione sbalorditiva: l’isola produce un rumore sinistro ed

evidente la sua funzione strutturale. Dell’evoluzione in questo

senso ci si rende conto guardando ad esempio l’incipit dell’episodio

16 della prima stagione lo si ode come una partitura di rumori reali:

pioggia esterna,

rumore dei tacchi sul pavimento di un garage

le chiavi tintinnanti in mando al personaggio

effetti sonori ad ogni stacco di montaggio.

La voce umana che risuona all’interno di un ambiente. (

Un’altra caratteristica sonora di tante serie è la cosiddetta voce over. Essa si caratterizzata per

l’alto livello della scrittura e per gli effetti. Si pensi alla voce dall’oltretomba in Casalinghe disperate

quella che esattamente come il coro nella tragedia greca fornisce la chiave di lettura della storia

https://youtu.be/EYjHSxwPAEc

Vale la pena citare Mad Men: qui il tema musicale si riduce al minimo, nell’intento di annullare la

distanza fra il campo sonoro della narrazione e il campo sonoro della realtà, talora però interviene

per evidenziare i momenti cruciali e per trasfigurare il senso delle immagini

https://youtu.be/yXoILGnHnvM

INQUADRATURA

La fotografia ci dice come apparirà l’immagine, l’inquadratura invece l’immagine stessa quale sarà.

Inquadrare significa scegliere: quale porzione di spazio mostrare

Con quale messa a fuoco

Da quale punto di vista ( dal punto di vista di chi guarda da lontano, da vicino, di chi sta fermo, di

chi invece si muove)

Alcuni sostengono che dietro ogni inquadratura vi sia una filosofia: io prendo posizione sulla

scena stessa. Godard “il carello è unq questione di morale”. Inquadra a distanza ravvicinata il volto di

una donna morente è sintomatico secondo costoro dell’abiezione morale del regista( leziosità

stilistica)

E nelle serie tv? La frase di Godard è stata cosi corretta da Terrone/Bandirali “il carello è una

questione di ontologia”. Che significa? È la capacità di fare entrare lo spettatore nello spazio

narrativo come un mondo di cui è chiamato a fare esprienza e non come un palcoscenico senza più

la quarta parete ma con le poltrone della platea al suo posto. Ciò significa che carrelli e movimenti

di macchina si incaricano di fare recepire lo spazio nella sua pienezza volumetrica nella sua

osservabilità e percorribilità a 360 gradi. Il travelling lungo e articolato diventa una caratteristica:

può dare l’impressione di un’esuberanza espressiva, in realtà ci si accorge che tale stilizzazione è

stile, cifra distintiva che serve a rendere un mondo e farne sentire parte lo spettatore.

Esempio: episodio 7 de Una mamma per amica…l’inizio è connotato da movimenti molto raffinati

ma all’inizio abbiamo la percezione che Stars Hollow è una realtà concreta.

In genere si cerca sempre di cogliere ciò che nella scena in quel momento è più saliente. Come

quando entro in una stanza. Qualcosa mi colpisce oppure se il posto è irrilevante nulla mi

colpisce…La reatà di una serie tv in questo senso è romanzesca per il mio occhio.

GRAFICA

Sono le operazione che modificano, completano e in certi caso sostituiscono

il contenuto fotografico dell’inquadratura. Sono i cosiddetti effetti speciali.

Nelle serie tv la grafica interessa soprattutto il blocco dei titoli di testa. Oggi

ci troviamo di fronte a una eccezionale intensificazione stilistica. Qui la

musica conserva la sua importanza, ma soprattutto qui i personaggi vengono

allegorizzati, astrazioni di stile di vita ( Shamless, Fargo). Vale la pena di

visionare Casalinghe disperata: ci troviamo di fronte a un ironica “storia della

pittura”in cui noti dipinti ballano sulle note di Danny Elfan in uno spazio

domestico. https://youtu.be/B0BA2FUa85o oppure mad men

https://youtu.be/ayYW6Zmycn4 effetto retrò, allusione a grafica diIntrigo

internazionale con riferimenti alla musica contemporanea. Si racconta il

viaggio di un uomo da casa all’ufficio fino al suo precipitare da un grattacielo

lo spazio è costituito da icone della pubblicità. Alla fine l’uomo si trasforma e

lo troviamo seduto sulla poltrona di casa con la sigaretta. E’ l’allegoria della

storia di Dan Draper che oscilla fra precipizio e quiete apparente e indica noi

che da lui deriviamo.

MONTAGGIO

E’ l’operazione che mette insieme i frammenti. Il montaggio non è mai automatico, non è un

semplice combinare i pezzi ma risponde a precise scelte di stile e di significato. Tanto è vero che se

l’inquadratura rispondendo al mio sguardo è realistica il montaggio è antirealistico: il montaggio

manipola la percezione al fine di ottenere significati aggiuntivi, che vadano oltre quelli meramente

raffigurativi. Il montaggio risponde all’organizzazione del materiale in un romanzo o nel poema

epico ( Odissea)

Il montaggio dà un ritmo e quindi implica una scelta di stile. Nelle fiction di bassa qualità si

rinuncia a una funzione espressiva: campo e controcampo nei dialoghi, inquadrature descrittive,

campi né troppo lunghi né troppo brevi.

Le serie invece sfruttano tutte le possibilità del montaggio. Ad esempio le sequenze a episodio

sono generalmente caratterizzate da fluidità ed eleganza. Prendiamo la sigla di The Wire:immagini

di videocamera qualunque con zoom a scatti, il ritmo del montaggio non coincide con le

inquadratura. E’ come se un documentarista rozzo si limitasse a un reportage sulla metropoli di

Baltimora, poi però il montaggio ci porta su tutt’altra strada, ovvero ci accorgiamo di trovarci di

fronte a una storia costruita ad arte come un romanzo. Infatti il montaggio va d’’accordo (

sincrono) con le musiche e il clima per cosi dire più lirico e romanzesco che esse delineano.

Altre figure di montaggio segnano la chiave stilistica dell’intera serie. Il montaggio ha sempre una

funzione strategica. Il montaggio delle serie contemporanee coordina molteplici linee narrative

nello spazio e nel tempo si configura come un sistema retorico ( filosofia del linguaggio)

finalizzato a mostrare un mondo, vasto, ma anche organico, strutturato attorno a un mondo

concettuale a una visone del mondo.

Quali sono le due figure di montaggio più emblematiche?

1- la sequenza a episodi

2- la puntata mono-plot

1-Il montaggio utilizza una canzone come raccordo e ci mostra frammenti della vita dei vari

personaggi, di fatto lontani gli uni dagli altri, ma miracolosamente resi agli occhi dello spettatore

integrati e composti in un quadro unico. Sequenze di chiusura in Mad Men

2- qui il montaggio nega la coralità tipica della serialità e si concentra eccezionalmente su un’unica

vicenda. Perché il creatore rinuncia a coordinare più vicende. Il perché è chiaro: lo spettatore sa che

l’evento è cruciale, che non c’è spazio per nient’altro.

Seconda stagione, penultima puntata Games of thrones 2x09 l’assedio alla capitale del regno. Cosi

anche nelle altre stagioni.

SPAZIO E TEMPO NELLE SERIE TV.

La narrazione televisiva tradizionale segue due modelli:

1-accumulo ( come nel feuilleton) la storia è interminabile

2-iterazione (una storia che ciclicamente ripete se stessa, forma, tipica del poliziesco)

Entrambi hanno grossi limiti: nel primo la storia come si dice è tirata per i capelli, è strampalata, si

attorciglia su se stessa, fino all’inverosimiglianza ( la soap opera). Nel secondo l’assuefazione, la

noia, la prevedibilità.

Negli anni novanta questo schema vecchio è stato superato e le nuove serie hanno introdotto il

modello della

Spirale realizzabile in molti modi a seconda di come interagisce con l’iterazione e l’accumulo. Da

questo punto di vista hanno svolto una funzione importane CSI, Alias,

Blocco la narrazione è pensata al di fuori degli schemi consolidati. Qui tempo e spazio

costituiscono un blocco compatto: esempio tipico è 24 in cui il tempo dell’azione coincide con il

tempo sullo schermo. Le 24 ore dell’agente Bauer e del candidato Palmer alle primarie in

California corrispondono a 24 episodi di un ‘ora ciascuno ( le elissi di pochi minuti sono segnalate).

Il tempo unifica la varietà dispersiva dello spazio.( c’e il quadrante di un orologio e il pulsare

implacabile del suono)

ESEMPIO CS1 ( crime scene investigation)

Schema di ogni episodio:

prologo: viene mostrato fatto delittuoso al centro dell’indagine

in parallelo: seconda indagine di cui l’evento originario resta fuori campo.

Il modello investigativo è quello dell’abduzione: l’archetipo è Conan Doyle Sherlock Holmes. iL

cinema ha ripreso questo schema aggiornando con registrazione audiovisive, ma confinandolo ai

casi limite, all’eccezione. CSI è tornato a Conan Doyle riportando il modello alla routine quotidiana

del lavoro di una squadra investigativa e in diverse città. CS1 Miami, CSI New york.

Lo scopo della spirale è costruire un mondo narrativo, la cui caratteristica predominante è una

relazione particolare fra tempo e spazio.

Lo spazio è presentato come interfaccia fra due piani

temporali che si interescano nella scena del crimine:

realtà dal presente al passato vs indagine dal passato al

presente

Il montaggio assembla due tipi di immagine:

l’indicativo presente con immagini che si riferiscono

all’indagine. Si parla di indicativo perché è il tempo

dell’oggettività: la luce rende le immagini nitide chiare, ma

da notare che dell’azione non restano che labili indizi non

chiaramente decifrabili( ciò che resta della realtà è ben poco)

condizionale passato flash mentali che illustrano il

progredire delle ipotesi esplicative. Qui invece la azioni

sono tante, ma le immagini sono caratterizzate da durate

fulminea e colori desaturati. Siamo nel regno della

soggettività e dell’approssimazione.

La verità ristabilita dall’indagine mira a una ricucitura, a

una fusione: gli indizi si saldano alle ipotesi. Lo spazio alla

fine risulta essere la cucitura di un tempo scisso in passato e

presente.

CSI indaga sul rapporto fra sguardo e mondo, pensiero e

sguardo che si approssimano alla verità dei fatti attraverso

le apparenze. La verità è ciò che sta nascosto e non appare.

CSI con la sua freddezza tende a marcare la differenza fra

pubblico e privato che resta in ombra ai margini, altre serie

fanno al contrario. In 24 sia l’agente Bauer sia il candidato Palmer si trovano di fronte

all”antinomia di Antigone” che impone la scelta fra i sentimenti e lo Stato. il taglio dell’immagine

nell’ultima inquadrature della prima stagione sancisce la vittoria sul versante pubblico e la

sconfitta sul versante privato.

QUALE MONDO CI RACCONTANO LE SERIE TV

Se il cinema ci consente uno sguardo sul reale, le serie tv compiono un passo avanti nel senso che

non si limitano a cogliere un aspetto della realtà e a cristallizzarlo nel presente cinematografico,

bensì riescono a descrivere la dimensione specifica dell’esistenza umana che è la realtà sociale.

Esse dato il tempo a disposizione sono un contenitore molto più capiente: non si limitano a

illustrare le vicende di un solo personaggio ma seguono i percorsi di più personaggi, li fanno

interagire fra loro e il loro intrecciarsi finisce per rappresentare le entità superiori chiamate in

linguaggio filosofico oggetti sociali. Ma cosa intendiamo in concreto per oggetti sociali:

la coppia

la famiglia

le aziende

le istituzioni

le nazioni

il denaro

le leggi

le frontiere.

Si tratta dunque di entità che entrano nei nostri discorsi e che determinano la nostra felicità o

infelicità. Il problema è che esse non facilmente descrivibili, perché non hanno una localizzazione

precisa nello spazio.

Gli oggetti sociali sono entità dall’identità sfuggente: le serie tv ci consentono di entrare in

profondità e di averne un’esistenza più approfondita. The good wife ci fa comprendere in maniere

perfetta il funzionamento dei tribunali e delle legge in genere. Le serie tv proprio questo fanno: ci

raccontano le dinamiche all’interno di un gruppo, come si distribuiscono i ruoli e il potere al suo

interno, quale rapporto si sviluppa fra il gruppo sociale e i suoi componenti.

Dunque occorre dire che i protagonisti delle serie tv non sono gli individui ma le aggregazioni. In

una fiction come Provaci ancora prof o Fuori orario è tutto incentrato sull’attrice e sul suo

personaggio e anche per questo non sono vere e proprie serie. Sono un mero tributo all’attrice che

si ritiente in grado di richiamare il pubblico. Al contrario le serie per quanto abbiano al loro

interno personaggi carismatici come Donald Draper in Mad Men o Frank Underwood in House of

Cards non gravano sulle loro spalle interamente anzi il contestano in cui operano non resta mai in

ombra. Anzi la loro eccezionalità si concretizza propria nella dialettica fra le loro individualità

fuori dal comune e il microcosmo di cui fanno parte. Neppure il giovane protagonista di Sons of

anarchy per quanto appaia dotato di etica in un universo basato sulla violenza non eroe senza

macchia. Dall’altro lato non abbiamo neppure il superuomo o il nichilista prototipo di tante

narrazioni delle letteratura moderna e contemporanea. La loro eccezionalità può essere pertanto

definita superomismo umanista: sono sempre consapevoli che la loro esistenza ha senso all’interno di

una comunità e anche nel caso in cui vogliano ( House of Cards, Games of Thrones) o debbano ( i

Soprano) esercitare un ruolo di dominio, sono sempre condizionati dal senso di un’appartenenza. Il

celebre detto attribuito a Cesare “ preferirei essere piuttosto che secondo a Roma” non potrebbe

mai valere per Frank Underwood: lui vuole essere lì a Washington D.C. e la sua esistenza fuori dal

cupo microcosmo delle stanze del potere non avrebbe senso.

Lo stesso discorso va fatto quando le serie raccontano le aggregazioni famigliari. Le relazioni

familiari hanno una complessità pari a quella dei gruppi di lavoro. Serie come Californication,

United States of Tara ( significativo il nome), Shameless, mostrano con chiarezza i meccanismi che

regolano la vita in famiglia nelle società contemporanee evolute in tutta la loro complessità e

problematicità. La visione di queste opere ci consente di comprendere come la famiglia non sia

solo un’entità naturale, ma come essa sia davvero il nucleo primario della società come ci

spiegavano le filosofie classiche, con i suoi rapporti di forza, le sue regole costitutive e le sua

evoluzione storica. La famiglia tradizionale analizzata nella serie tv rivela tutto il suo anacronismo:

neppure la famiglia Soprano ancorata ai valori ancestrali dell’Italia del Sud rispetta più i vecchi

canoni. Vedi rapporti conflittuali di Tony con madre e zio. Anche nelle fiction italiane compaiono

le novità ma sono mere concessioni al political correct manca l’analisi ( In Fuori orario l’amico del

figlio della protagonista è figlio di due genitori maschi ma li intravediamo soltanto e ci vengono

descritti mentre fanno le torte)

Interessante notare come le aggregazioni sociali si basino sulla forza per conservare la propria

stabilità: serie come Dexter, The whie, CSI ci dicono che esistono aggregazione speciali votate alla

stabilità di altre aggregazioni, ma in ogni aggregazione qualcuno teme il timone( Fiona in

Shameless)

Un altro aspetto interessante è che perché l’aggregazione familiare possa continuare, devono

formarsi nuove aggregazioni familiari, nuove coppie. Il cinema ha indagato abbondantemente la

coppia nella commedia e nel melodramma. Le serie tv usano dramma, commedia e melodramma

ma loro peculiarità è l’attenzione alla figura dell’adolescente. Serie come Misfits e Glee: mostrano

adolescenti in conflitto fra i loro istinti e la necessità di adeguarsi alle regole dell’aggregazione a

cui appartengono. Il teen drama assomiglia al poliziesco perché indaga e sperimenta il modo in un

cui un’aggregazione può funzionare solamente se gli adolescenti accettano le sue regole e

diventano adulti.

L