Le Scienze 11/2013 La scienza del cibo

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Andrea Atzori http://www. novambiente . it / 18/11/2013 Le Scienze – Novembre 2013 Speciale – La scienza del cibo

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Alla scoperta del cibo. La scienza di quello che mangiamo e come. Una sintesi de "Le Scienze 11/2013"

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Andrea Atzori http://www.novambiente.it/ 18/11/2013

Le Scienze – Novembre 2013

Speciale – La scienza del cibo

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IL CIBO DEL FUTURO di Giovanni Sabato http://www.linkedin.com/profile/view?id=76616374&locale=it_IT&trk=tyah2&trkInfo=tas%3Agiovanni%20sabato%2Cidx%3A1-1-1La crescita della popolazione globale e quella dei redditi in diversi paesi del mondo cambieranno il nostro modo di mangiare.In breveIl nostro modo di mangiare cambierà. Certezze su come non ne abbiamo ma possiamo delineare scenari di massima. Le forze che spingono al cambiamento di due tipi: una è di carattere demografico e sarà sempre più pressante con la crescita della popolazione globale, l’altra è socio economica e riguarda l’aumento dei redditi nei paesi in via di sviluppo, con conseguente aumento dei consumi. L’aumento delle rese non basterà, dovremo cambiare anche i consumi, in una sfida che coinvolgerà fattori tecno,ogici, per esempio innovando la catena di produzione alimentare, e culturali, per esempio con una maggiore attenzione agli sprechi.Rapporti 2012/2013 FAO sullo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo:840 milioni di persone non assumono la quantità minima giornaliera di calorie;2 miliardi sono denutrite per deficit di micronutrienti come vitamine e Sali minerali;1,4 miliardi sono in sovrappeso di cui 500.000.000 di obesi.Nel 2050 la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere i 9 miliardi

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PRODURRE DI PIU’ NON BASTA

La relazione fra ricchezza e consumi di cibo e complessa e difficile da prevedere.Per 1 Kg. di carne bovina, servono tipicamente 7/8 kg. di foraggio.Discorso analogo per H2o, energia ed emissioni di gas serra.Le stime prlando di un passaggio dagli attuali 32 Kg. di carne procapite/anno nel mondo a 52 kg. per metà secolo, anche se restano dei dubbi su:quanto proseguirà la crescita cinese: 48 kg/anno a testa nel 2000 e 58 nel 2009;se il Brasile si fermerà ai livelli europei da poco raggiunti (80/90 kg/anno, in Italia 90) o proseguirà verso quelli USA che sono 120 Kg/anno;restano incerti gli incrementi in Africa e soprattutto in India dove il 40% della popolazione è vegetariana (i consumi si attestano sui 4/5 kg. di carne anno procapite).Si deve tenere conto, inoltre, del crescente consumo di pesce e dei biocarburanti che competeranno anch’essi per quote crescenti di biomasse agricole.The future of Food and Farminghttp://arstechnica.com/science/2011/03/how-to-feed-9-billion-people-the-future-of-food-and-farming/

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Per tenere il passo varie fonti stimano che la produzione agricola debba crescere fra il 60 e il 110% da qui al 2050. Deepak Rey e Joathan Foley dell’Institute on the Environment dell’università del Minnesota stimano che la produzione dovrà raddoppiare.L’analisi di oltre 2 milioni di dati sulla produzione agricola, raccolti negli ultimi vent’anni in distretti di ogni livello, dalle nazioni ai comuni, mostra che proseguendo ai tassi attuali nel 2050 le rese di mais, riso, grano e soia, le quattro colture che forniscono i due terzi delle calorie prodotte dall’agricoltura, saranno cresciute solo del 67, 42, 38 e 55 per cento rispettivamente.La situazione potrebbe poi peggiorare anche a causa del cambiamento climatico.I modelli concordano sulla diminuzione delle rese specie in arre già in difficoltà come Africa e Sudest asiatico, e un aumento dell’instabilità dei rifornimenti e dei prezzi. Per colmare il divario si possono estendere le terre coltivate a discapito di foreste, praterie e paludi, ma con pesanti costi in emissioni di gas serra e perdita di biodiversità.La FAO prevede che le superfici coltivate aumenteranno del 10% ma la produzione deve aumentare soprattutto migliorando le rese. Se nel nordest dell’India, nell’est europeo, in alcune zone del Sud America e gran parte dell’Africa le rese arrivassero al 75% del loro potenziale, la produzione globale di cibo crescerebbe del 28%; portandole al 95% del potenziale, la produzione salirebbe del 58%. Anche un aumento delle rese a colpi di fertilizzanti, pesticidi e irrigazione senza freni non sarebbe meno problematico per l’ambiente, né durevole nel tempo. La sfida è quindi un’agricoltura che produca di più senza pesare ulteriormente sull’ambiente, la così detta intensificazione sostenibile.

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CAMBIA LA SOCIETA’Secondo The Futre of Foof and Farming: “L’Agricoltura cambia, ma il modo in cui compriamo, preparia e consumiamo il cibo sta cambiando ancora di più. Gran parte del valore economico, specie nei paesi ricchi, è aggiunto negli alimenti dopo la raccolta, nelle fasi di lavorazione e vendita, e quindi l’industria, la distribuzione e le scelte dei consumatori hanno un’influenza altrettanto profonda, se non di più, sul sistema alimentare”.Barilla Centre for Food & Nutrition: L’alimentazione nel 2030: tendenze e prospettivehttp://www.barillacfn.com/position-paper/alimentazione-nel-2030-tendenze-prospettive/Dai cinque grandi trend che stanno cambiando il volto del pianeta: 1) cambiamenti demografici 2) equilibri geopolitici 3) connettività totale 4) questione ambientale 5) gamma delle nuove tecnologie, scaturiscono le otto forze del cambiamento o della conservazione: 1) globalizzazione e finanziarizzazione dell’economia 2) esasperazione dei divari economici fra le classi 3) nuovi media 4) calo della coesione sociale e della fiducia 5) identificazione in gruppi che esulano dalle categorie sociali tradizionali (“tribalisimi”) 6) edonismo sostenibile 7) stili di vita da single 8) personalizzazione dei consumi. In Italia in 10 anni le famiglie con bambini sono calate del 7%, mentre i single sono cresciuti del 39% e in media spendono in cibo il 70% in più. Le donne che lavorano dedicano alla casa (cucina inclusa) sette ore settimanali in meno, ma anche per quelle che non lavorano il calo è di 6 ore. La polarizzazione dei redditi è cresciuta anche in paesi come la Germania e la Svezia, dove il rapporto fra la ricchezza del 10% più ricco e di quello più povero è passato da 5 a 1 a 6 a1, mentre in Italia tocca il 10 a 1, come nel Regno Unito, e negli Usa il 14 a 1. Così, se da un lato la ricerca di qualità e gratificazione premia i cibi di fascia alta , e si spende volentieri di più per i cibi rapidi, o “naturali” e tradizionali, dall’altro cresce anche la fascia low cost.

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RECUPERARE GLI SCARTI

La FAO stima che 1/3 del cibo prodotto nel mondo si perda prima di essere consumato.Per il Food Wastage Footprint: Impact on Natural Resource http://www.fao.org/news/story/en/item/196220/icode/ queste 1,3 miliardi di tonnellate annue di derrate sarebbero sufficienti a cancellare la fame nel mondo e, se le derrate fossero una nazione, sarebbe la terza produttrice di gas serra dopo USA e Cina, mentre l’estensione delle terre usate per produrli sarebbe seconda solo alla Russia.Progetti per il risparmio:Namastè congiunto Unione europea e governo indianohttp://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=NEWSLINK_IT_C&RCN=35790&ACTION=DProspare, coordinato da Arnaldo dossena dell’Università di Parmahttp://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=IT_NEWS&ACTION=D&RCN=35880

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LA SORPRENDENTE STORIA MULTIMILLENARIA DELLA PRODUZIONE DEL CIBOdi Evelyn Kim http://www.edo-ergo-sum.com/

•1,8 milioni di anni fa carne arrosto;

•30.000 anni fa il pane, l’Agricoltura ha avuto inizio circa 12.000 anni fa ma i primo abitanti

dell’Europa facevano il pane già da diversi millenni;

•7.000 a.C la birra come sotto prodotto della preparazione del pane;

•6.700 a.C. le Tortillas;

•5.400 a.C il vino, le prime indicazioni dai monti Zagros nell’Iran ei Feinci l’hanno diffuso

nel Mediterraneo;

•5.000 a.C il formaggio;

•4.500 a.C l’olio d’oliva;

•3.000 a.C. l’olio di palma;

•2.400 a.C. i sottaceti;

•2.000 a.C. i tagliolini;

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•1.900 a.C il cioccolato;

•1.500 a.C. la pancetta;

•1.000 a. C. Jiang precursore di condimenti come il miso;

•500 a.C. lo zucchero;

•400 d.C. la senape;

•700 d.C. Kimchi inizialmente cavolo fermentato con sale poi, in Corea, al piatto nazionale

sono stati aggiunti ingredienti molto piccanti;

•700 d.C. Sushi;

•956 d.C. Tofu;

•X secolo baccalà il merluzzo essiccato ha nutrito i Vichinghi fin dal IX secolo;

•XV secolo burro di arachidi/peanut butter, gli Atzechi preparavano una pasta di arachidi

crude e tritate già nel XV secolo;

•Meta del XV secolo il caffè affonda le sue radici nel mondo arabo;

•1767 l’acqua frizzante;

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•1.894 i fiocchi d’avena;

•1908 i dadi da brodo;

•1926 la carne in scatola;

•Anni cinquanta i bocconcini di pollo;

•1957 sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio;

•1959 Tang bevanda al gusto di frutta;

•1996 Plumpy’nut alimento nutriente e arricchito di vitamine, fabbricato a partire da

arachidi, oli vegetali, latte in polvere e zucchero progettato per aiutare i bambini denutriti ad

aumentare rapidamente di peso;

•2013 Carne di laboratorio, i primi test pubblici di assaggio di carne fatta crescere in vitro

hanno presentato hamburger ottenuti a partire da cellule staminali bovine.

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I CIBI OGM SONO IL MALE di David H. Freedman http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=the-truth-about-genetically-modified-food

I sostenitori dell’uso degli organismi geneticamente modificati in agricoltura sono convinti che questa tecnologia sia l’unico per nutrire un mondo sempre più caldo e più affollato. Per i critici stiamo giocando con la natura a nostro rischio e pericolo.Chi ha ragione?

In breve: quasi tutte le ricerche sulle coltivazioni geneticamente modificate (GM) indicano che sono sicure per l’alimentazione e potrebbero dar da mangiare a milioni di persone che oggi, in tutto il mondo, soffrono la fame. Tuttavia non tutte le critiche possono essere facilmente respinte, e gli scienziti favorevoli alle piante genticamente modificate sono spesso sprezzanti e persino antiscientifici nella confutazione delle prove contrarie.Un’attenta analisi dei rischi e dei benefici consiglia una maggior diffusione delle piante genticamente modificate, ma anche maggiori test sulla loro sicurezza.

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Come produrre una nuova specie vegetaleLa modifica genetica e la selezione convenzionale di varietà di piante hanno molto in comune entrambe sono metodi per produrre nuove piante offrendone il genoma. Le differenze sono negli strumenti usati, nel numero di geni modificati e nella tranquillità del consumatore medio.

Incrocio convenzionaleFin dagli albori dell’agricoltura gli esseri umani hanno selezionato piante con tratti desiderabili e le hanno incrociate tra loro per ottenere piante nuove, ancora migliori.

Modifica geneticaFin dagli anni ’70 sono stati sviluppati metodi per inserire rapidamente specifici geni di una pianta nel DNA di un’altra: uno strumento veloce e preciso per lo stesso scopo dell’incrocio tradizionale

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Cinquanta sfumatore di biotech di Anna Meldolesihttp://www.einaudi.it/libro/scheda/(isbn)/978880615952/

Nuove tecniche con cui modificare il patrimonio genetico delle piante rendono ancora più incerto il confine tra culture OGM e convenzionali

Le polemiche degli ultimi 15 anni ci hanno abituato a vedere il mondo del cibo in bianco e nero: convenzionale e transgenico. Spiacenti di complicarvi la vita, ma tra l’uno e l’altro ci sono cinquanta sfumature di grigio.

In breve: uno dei dibattiti più accesi del mondo del cibo riguarda la polarizzazione tra convenzionale e transgenico, ovvero culture alimentari geneticamente modificate grazie all’inserimento di uno o più geni prelevati da altre specie. Fin dagli albori dell’agricoltura, nel Neolitico, la domesticazione delle piante è andata di pari passo con la modificazione genetica, che ha eliminato caratteri scomodi e ha rimescolato geni di varietà diverse.Inoltre, a tecniche già in uso con cui modificare il patrimonio genetico, se ne stanno per aggiungere altre di ultima generazione che non riguardano la transgenesi. Lo status normativo di queste biotecnologie agrarie ancora non è chiaro a livello europeo, ovvero non è stato deciso se catalogarle o meno come tecniche che portano a OGM.

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OGM, TRA MITI E REALTA’ 10 vero o falso di Dario Bressaninihttp://www.ilfattoquotidiano.it/blog/dbressanini/

1) Gli OGM sono sterili: falso. Alcune piante comunemente coltivate, come il banano o l’uva senza semi, sono sterili. Al contrario nessun OGM in commercio è sterile

2) I semi OGM si devono ricomprare ogni anno: dipende. E’ quasi un secolo che in agricoltura sono stati introdotti i semi ibridi. Questi semi, altamente produttivi, sono un incrocio tra due linee genetiche pure. Purtroppo, riutilizzando i semi del raccolto per una nuove semina buona parte delle piante ottenute non avrebbe le caratteristiche di quelle originale. Per questo motivo gli agricoltori preferiscono riacquistare i semi ibridi ogni anno. La ricerca pubblica ha prodotti semi OGM non ibridi, come il cotone o la papaya, che gli agricoltori possono utilizzare liberamente.

3) Gli OGM sono resistenti ai diserbanti: falso. La resistenza a un particolare diserbante è solo uno dei tratti che possono acquisire le piante geneticamente modificate.. Gli OGM resistenti ai diserbanti sono tra i primi OGM messi in commercio. A oggi, la resistenza a particolari diserbanti ad ampio spettro come il glifosate è la principale caratteristica introdotta, perché è particolarmente apprezzata dagli agricoltori. La soia resistente ai diserbanti per esempio rappresenta l’81% della soia mondiale (fonte ISAAA). Di contro, esistono colture non GM, come il frumento, in cui la resistenza a un diserbante è stata ottenuta attraverso altre tecniche.

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Oltre alla resistenza ai diserbanti esistono OGM con altre caratteristiche come la resistenza ad alcuni insetti, una composizione chimica e nutrizionale modificata, una difesa dagli attacchi di alcuni virus vegetali, una maggior sopportazione degli stress idrici ed altro ancora.

4) La tossina prodotta dagli OGM di tipo Bt è innocua per l’uomo: vero. Il Bacillus thuringiensis, un batterio comunemente presente nel suolo, produce una seria di proteine tossiche per diverse specie di insetti. Queste tossine sono totalmente innocue per i mammiferi e altri animali superiori grazie al loro particolare meccanismo d’azione, perché l’ambiente acido del nostro sistema digerente degrada queste proteine. Data l’innocuità per l’uomo, l’agricoltura biologica utilizza ampiamente questo batterio, o le sue spore, come insetticida sotto forma di spray o povere.

5) In Italia è vietato utilizzare OGM: dipende. In Italia è proibito coltivare OGM. Alcuni agricoltori ritengono che questo sia in conflitto con il diritto comunitario, e pensano che si possano seminare anche in Italia tutti gli OGM approvati per la coltivazione nell’Unione europea, in particolare il mais MON810 resistente alla piralide: un insetto parassita. L’importazione di OGM approvati dalla UE, una trentina, è invece autorizzata. In particolare l’Italia importa una gran quantità di soia GM per produrre mangimi per uso zootecnico. Nel 2011 l’Italia ha importato 3.350.000 tonnellate di soia GM resistente agli erbicidi, pari all’84% della soia utilizzata per produrre mangimi per animali. Le filiere di molti prodotti italiani anche DOP come il Parmigiano Reggiano, utilizzano ampiamente mangimi contenenti soia geneticamente modificata.

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6) Gli OGM non aumentano le rese: vero. Nessun OGM in commercio ad oggi è stato modificato esplicitamente per aumentare direttamente le rese per ettaro. Gli scienziato non hanno ancora trovato il modo di aumentare le rese semplicemente inserendo uno o pochi geni, e non è detto che questo si potrà fare in futuro.

7) Gli OGM sono indispensabili nella lotta alla fame nel mondo: falso. La fame nel mondo è un problema principalmente economico e sociale, e non esiste un singolo strumento o una singola tecnologia che possa risolverlo. E’ più corretto pensare agli OGM come a uno dei possibili utensili in una cassetta degli atrezzi, ognuno da usare nel modo più appropriato e congiuntamente agli altri.

8) Gli OGM sono incompatibili con i prodotti tipici: falso. Sin dal 1996, anno che segna l’inizio delle coltivazioni transgeniche, le grandi multinazionali agribiotech si sono concentrate nel produrre OGM adatti alle grandi monocolture, come la soia, il mais o il cotone, introducendo caratteristiche desiderabili per quegli agricoltori. Tuttavia è possibile utilizzare le tecniche di ingegneria genetica anche per modificare le piante di colture tipiche, allo scopo di risolvere particolari problemi agronomici su piccola scala.

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9) Con l’introduzione degli OGM l’uso mondiale dei pesticidi è aumentato: falso. E’ necessario distinguere tra erbicidi e insetticidi, e tenere presente le diverse tossicità degli agrofarmaci considerati. L’introduzione delle piante geneticamente modificate resistenti ai diserbanti ha portato come effetto princiale una sostituzione di erbicidi più tossici, come l’atrazina, con altri a largo spettro meno tossici, come il glifosate, congiuntamente ad una riduzione del trattamento per ettaro. Tuttavia la facilità d’impiego di questi OGM ne ha aumentato molto la diffusione, e quindi il consumo globale di glifosene è aumentato. Se invece si considerano le piante modificate per resistere ad alcuni tipi d’insetti, queste per definizione necessitano di molti meno trattamenti insetticidi, e quindi la loro diffusione, specialmente per il cotone e il mais, ha portato una considerevole riduzione dell’uso di insetticidi.

10) Gli OGM rappresentano una minaccia per la biodiversità: dipende. Per biodiversità s’intende l’insieme delle diverse specie viventi. In questo caso possiamo considerare le diverse specie che vivono su un campo coltivato. Nel valutare l’impatto di una coltivazione sulla biodiversità è necessario prendere in esame le caratteristiche della pianta, indipendentemente dalla tecnologia adottata per ottenerla. Per esempio esistono piante resistenti ai diserbanti sia ottenute per transgenesi – GM, quindi – che attraverso mutagnenesi., che la legislazione non considera OGM. L’uso di diserbanti ad ampio spettro può ridurre la biodiversità, rappresentata anche dalle piante infestanti di altre specie presenti in un campo e dagli animali che se ne cibano.

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SI FA PRESTO A DIRE BIOLOGICO 10 vero o falso di Dario Bressanini

http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/dbressanini/

1) L’agricoltura biologica non fa uso dei pesticidi: falso. L’agricoltura biologica non può fare uso di pesticidi di sintesi, ma ne utilizza alcuni di origine naturale. Alcuni prodotti natuali ammessi sono la famiglia di molecole chiamate: piretrine, lo spinosad,, il batterio Bacillus thuringienis, oppure alcune sostanze usate tradizionalmente quali il solfato e l’idrossido di rame, lo zolfo, alcuni oli minerali e così via.

2) L’agricoltura biologica ha rese confrontabili a quella convenzioneale: dipende. Le rese per ettaro dell’agricoltura biologica sono solitamente più basse di quelle dell’agricoltura convenzionale, ma molto dipende dal tipo di coltura e dalle condizioni ambientali.

3) I prodotti biologici hanno migliori proprietà nutrizionali: falso. Nel 2010 è stata pubblicata una rassegna sistematica, commissionata dalla Food Standard Agency britannica, di tutti gli articoli scientifici pubblicati dal 1958 di confronto del contenuto nutrizionale tra prodotti biologici e convenzionali. I risultati mostrano una certa variabilità, ma a parte casi specifici – per esempio i cerali biologici sono mediamente più poveri di proteine mentre i pomodori biologici sono più ricchi di vitamina C – non ci sono prove che dimostrino sostanziali differenze nutrizionali tra alimenti biologici e convenzionali.

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4) I prodotti biologici hanno meno residui di pesticidi: vero. Nel 2009 (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che ha sede a Parma) ha pubblicato un rapporto sui residui dei pesticidi che si trovano sugli alimenti dell’Unione Europea. Sono stati analizzati 74.305 campioni di circa 350 prodotti alimentari diversi. Il 96% dei campioni è risultato conforme ai limiti di legge, mentre nel 4% dei casi sono stati superati i limiti legali per uno o più pesticidi. Se si considerano gli alimenti biologici, le percentuali di prodotti con residui nella norma è del 98,76% mentre l’1,24% era fuori legge.

5) I prodotti biologici sono più sicuri di quelli convenzionali: falso. La certificazione biologica di un prodotto garantisce che durante la coltivazione o la produzione siano state rispettate le varie normative e i regolamenti. Tutti i prodotti agricoli in commercio, siano essi convenzionali o biologici, devono rispettare rigorosi criteri di sicurezza e devono quindi essere sicuri per il consumatore indipendentemente dal metodo di coltivazione.

6) L’agricoltura biologica promuove la biodiversità: vero. Uno deli obiettivi espliciti dell’agricoltura biologica è la preservazione della biodiversità. Una rassegna pubblicata nel 2005 ha reso in esame 76 studi di confronto della biodiversità esistente in campi coltivati in modo biologico e convenzionale. Nonostante una grande variabilità l’analisi ha messo in evidenza una tendenza generale: spesso le coltivazioni biologiche supportano una maggiore biodiversità di quelle convenzionali.

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7) L’agricoltura biologica ha un impatto ambientale minore: dipende. Nel 2012 è stata pubblicata un’analisi che raccoglie i risultati di 71 studi. Indipendente sull’impatto ambientale dell’agricoltura biologica in Europa prendendo in esame vari aspetti: qualità del suolo, biodiversità, rilascio di composti azotati nella falda acquifera, consumo energetico e così via. I risultati dimostrano che è necessario distinguere caso per caso. Per esempio la produzione biologica di olive e carne manzo causa meno emissioni di gas serra della produzione convenzionale, mentre per latte, cereali e maiali è vero il contrario. Lo studio mostra come le pratiche dell’agricoltura biologica abbiano in genere un impatto positivo sull’ambiente per unità di superficie ma, a causa delle minori rese, non necessariamente per unità di prodotto.

8) I prodotti biologici sono più contaminati da micotossine: falso. Le micotossine sono sostanze tossiche prodotte da alcuni funghi o muffe in condizioni climatiche favorevoli che possono contaminare cerali e derivati, arachidi, semi oleosi e altri prodotti agricoli. Poiché alcuni cerali entrano a far parte della composizione dei mangimi, queste tossine si possono trovare anche in prodotti come il latte o i formaggi. Le micotossine più note sono le aflatossine, cancerogene e genotossiche. E’ diffuso i timore che i cereali biologici possano essere più predisposti alla contaminazioni da micotossine a causa della limitata protezione delle colture biologiche dall’attacco di funghi e muffe. Tuttavia i confronti pubblicati fino ad oggi in letteratura non mostrano mediamente una maggior contaminazione dei cerali biologici rispetto a quelli coltivati secondo i metodi convenzionali.

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9) La produzione biologica in Italia è in continua crescita: falso. L’agricoltura biologica in Italia ha avuto una crescita molto rapida per tutti gli anni ’90 del XX secolo, passando da 10.000 operatori nel 1995 a più di 60.000 nel 2001, con un corrispondente aumento della superficie agricola utilizzata da 200.000 ettari a più di 1.200.000 ettari. In seguito il numero degli operatori è diminuito, per arrivare a stabilizzarsi attorno ai 50.000 negli ultimi 8 anni, mentre la superificie coltivata si è stabilizzata a valori poco inferiori ai massimi raggiunti nel 2001. Nel 2012 l’agricoltura biologica rappresentava il 9% della superificie coltivata totale in Italia, la maggior parte della quale dedicata a produzione di foraggio per animali, di cereali, adibita a pascolo a alla coltivazione dell’olivo. In Italia i consumi di prodotti alimentari biologici rappresnetano l’1,45% del totale.

10) L’agricoltura biologica non può fare uso di OGM: vero. Le normative che regolano la produzione biologica vietano la coltivazione di piante geneticamente modificate. E’ altresì vietato l’uso di OGM come mangimi negli allevamenti biologici per la produzione di latte o carne. Alcuni OGM in commercio, per esempio quelli resistenti agli erbicidi, sono in totale contrasto con i principi dell’agricoltura biologica, perché sono pensati per essere utilizzati congiuntamente a un diserbante. Sarebbe però possibile produrre piante geneticamente modificate, per esempio resistenti naturalmente ad alcuni insetti o virus, che potrebbero essere coltivate in modo biologico senza vilare i principi a cui s’ispira questo tipo di agricoltura.

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L'INCERTO FUTURO DELLE PRODUZIONI CEREALI

Le Scienze dicembre 2013 Le Scienze

Secondo una nuova analisi, la produzione mondiale delle principali colture cerealicole, tra cui riso e grano, avrebbe raggiunto un tetto massimo di resa. Le previsioni sulla  capacità futura dell'agricoltura di sfamare una popolazione mondiale in continua crescita sarebbero quindi troppo ottimistiche, poiché si basano sull'ipotesi che le rese continuino a crescere allo stesso ritmo degli ultimi cinquant'anni.

Il 30 per cento circa delle principali colture cerealicole mondiali, tra cui riso e grano, potrebbe aver raggiunto la massima resa possibile, quindi le stime sulla capacità futura della  produzione alimentare di soddisfare una popolazione umana in continua crescita potrebbero essere troppo ottimistiche. L'analisi che ha condotto a questo preoccupante scenario è di un gruppo di ricercatori dell'Università del Nebraska a Lincoln che la illustra su “Nature Communications”. 

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Patricio Grassini e colleghi osservano che le attuali previsioni sulla produzione agricola si basano prevalentemente su proiezioni delle tendenze degli ultimi cinquant'anni, senza tener abbastanza conto  del fatto che il periodo è stato caratterizzato dalla rapida adozione e diffusione di nuove tecnologie, grazie a cui sono stati ottenuti aumenti relativi nelle rese per ettaro che potrebbero non essere più raggiungibili.

A sostegno di questa ipotesi, i ricercatori hanno esaminato l'andamento degli aumenti delle rese nei più importanti paesi produttori di cereali. I risultati hanno mostrato che in tempi recenti in un significativo numero di paesi il tasso di aumento dei rendimenti è progressivamente diminuito o  si è addirittura azzerato, dimostrando che la resa aveva ormai raggiunto un tetto difficilmente superabile. Questo fenomeno, osservano gli autori, interessa in particolare l'Asia orientale, l'Europa nord-occidentale e gli Stati Uniti.

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