Le Rime di Michelangelo Analisi delledizione critica a cura di Stella Fanelli, Garzanti Editori,...

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Le Rime di Le Rime di Michelangelo Michelangelo Analisi dell’edizione critica a cura di Stella Fanelli, Garzanti Editori, 2006

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Le Rime di Le Rime di MichelangeloMichelangelo Le Rime di Le Rime di

MichelangeloMichelangelo

Analisi dell’edizione critica a cura di Stella Fanelli, Garzanti Editori, 2006

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Altalenante e tortuosa vicenda redazionale delle Rime da parte di Michelangelo, in un continuo andirivieni di ripensamenti e cavillose meditazioni creative (1532/34–1547)

“Lo scrivere m’è di grande affanno, perché non è la mia arte, lo scrivere m’è di grande noia e fastidio. Quand’io vi scrivo, se io non scrivessi così rettamente come si conviene,

abbiatemi per iscusato”

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Sezioni riconoscibili all’interno delle RimeSezioni riconoscibili all’interno delle Rime

Componimenti per il giovane amico Tommaso dei Cavalieri (metà

anni ’30)

Sonetti e madrigali ispirati o dedicati a Vittoria Colonna (1536-

1547)

Testi concernenti motivi di amore contrastato

Cinquanta epitaffi per il sepolcro di Cecchino Bracci, nipote del

Riccio (ca 1544)

Poesie di argomento vario

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Elementi distintivi Elementi distintivi

Mancanza di un’idea razionalmente concepita dell’esistenza di un

Canzoniere

Marche di provvisorietà

Carattere di frammentarietà e disorganicità della produzione

Poesia allo stato selvaggio, confessioni solitarie ed immediate,

subitanei ed improvvisi sfoghi di dolore, amarezza, amore e miseria di

una grande anima titanica

Manifestazione di una zona dell’anima più appartata e recondita, non

equiparabile alle manifestazioni ufficiali dell’artista

Scarsa fortuna critica del testo

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Mancanza di progettualitàMancanza di progettualità

• Spontaneità e arbitrarietà

• Incompiutezza delle forme metriche

tradizionali in veste di abbozzo

occasionale

• Utilizzo di fogli volanti con conti,

schizzi, appunti, lettere, disegni

“I’ho già fatto un gozzo in questo stento”

(4, in Fanelli)

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Principali manoscrittiPrincipali manoscritti

1. Codice Vaticano Latino 3211 (Vc) Da c. 1 r. a c. 20 r. 58 poesie numerate da 1 a 40 e da 72 a 89 Numerose inserzioni di mano di Michelangelo Non integralmente autografo

2. Codice XIII dell’Archivio Buonarroti (AB XIII) Autografo tranne alcune poesie di mano del Giannotti e del Riccio Disposizione secondo generi metrici

3. Codice XIV dell’Archivio Buonarroti (AB XIV) 21 parti Rime nelle parti I, II e IV

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Codice XIV dell’Archivio Buonarroti (AB XIV)Codice XIV dell’Archivio Buonarroti (AB XIV)

1. Parte I Redatta da un copista al servizio del Riccio (cod. Riccio - R) 73 componimenti numerati da 1 a 70 (2 non hanno numerazione) Corrispondenza numerica con Vc per i componimenti da 1 a 40 Interventi di mano di Michelangelo (apografo)

2. Parte II Redatta dal Giannotti (cod. Giannotti - Gian) Rime da 1 a 34 alle cc. 35-56

3. Parte IV (Cod. Baldi - B) Posteriore rispetto alle precedenti 49 poesie numerate progressivamente Corrispondenza numerica con Vc e cod. Riccio

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Stemma codicumStemma codicum

A

R Vc Gian

R’ Vc’ x

BA antigrafo comune

R cod. Riccio (AB XIV) Vc cod. Vaticano latino

Gian cod. Giannotti (AB XIV) x quadernetto intermedio

Vc’ e R’ copie di Vc e R dopo le correzioni B cod. Baldi (AB XIV)

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Elenco delle principali edizioni critiche delle Elenco delle principali edizioni critiche delle RimeRime

o Edizione del nipote Michelangelo Buonarroti il Giovane (1623)

o Edizione di Cesare Guasti (1863)

o Edizione di Carl Frey (1897) concordia Fedi

opposizione Lucia Ghizzoni

o Edizione di Enzo Noè Girardi (1960)

o Edizione di Stella Fanelli (2006)

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Edizione Michelangelo il GiovaneEdizione Michelangelo il Giovane

• Sostanziale arbitrarietà nelle correzioni ed emendazioni

• Riscrittura di alcuni componimenti secondo caratteri, non

filologicamente corretti, di carattere formale e contenutistico

• Scarso valore filologico dell’edizione

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Edizione GuastiEdizione Guasti

≈ Edizione completa e uniforme

≈ Criterio di tipo metrico– Epigrammi ed Epitaffi

– Madrigali e Madrigali imperfetti

– Sonetti e Sonetti imperfetti

– Frammenti di altri Sonetti e Frammenti di Madrigali e Sonetti perduti, citati dal Varchi

– Capitoli

– Stanze

– Canzoni

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Edizione FreyEdizione Frey

Attenzione all’aspetto grafico e alla cronologia dei componimenti

Idea di un corpus unitario del Canzoniere

Fedi: componimenti fatti trascrivere in vista di una pubblicazione

a stampa

Ghizzoni: no traccia o accenno alla volontà di dare alle stampe

le rime

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Edizione GirardiEdizione Girardi

Salda ricostruzione cronologica ( cfr. edizione Residori)

Rappresentazione più razionale del processo elaborativo dei singoli

testi

Esigenza di fedeltà alla grafia originaria e loro moderna leggibilità

Varie forme metriche presentate in una serie indistinta

Testi compiuti affiancati ad abbozzi, redazioni provvisorie e

frammenti incompiuti

Immagine redazionale molto confusa

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Edizione Fanelli Edizione Fanelli

Impostazione di tipo metrico ( cfr. edizione Gorni)

Canzoniere: 89 componimenti fatti ricopiare da Michelangelo ai suoi

2 amici copisti presentati con numero romano progressivo– 72 madrigali

– 13 sonetti

– 1 epitaffio

– 2 epigramma (di cui il primo di Giovanni Strozzi)

– 1 ottava

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Edizione Fanelli Edizione Fanelli

Rime: numero arabo progressivo– 102 sonetti, semplici e caudati– 34 madrigali – 2 canzoni– 2 sestine– il gruppo di testi (48 epitaffi, 1 madrigale e 1 sonetto) per la morte di

Cecchino Bracci– 7 capitoli in terza rima– 5 fra ottave e rispetti– 1 barzelletta in ottonari– 4 distici– 2 terzetti– 10 quartine– 3 frammenti– 41 pezzi dell’appendice presenti anche a conclusione dell’edizione di

Girardi.

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Esempi di variantiEsempi di varianti

Vc R Gian B

M [I] 1r Il mio rifugio 2r Il mio refugio

Mano 3, corr. aut.

36r Il mio refugi’

Mano 5

77r Il mio rifugio

M [II] 1v Esser non puo giamai

2v Esser non puo giamai

Mano 3, corr. aut.

37r Esser non può giamai

Mano 5

77r-v Esser non puo giamai

M [III] 2r Ben vinci ogni durezza

Corr. aut.

3r Ben uinci ogni durezza

Mano 3, corr. aut.

38r Ben vinci ogni durezza

Mano 5, corr. aut.

77v Ben vinci ogni dureza

M [IV] 2v Non mi posso tener

Corr. aut.

3v Non mi posso tener

Mano 3

39r Non mi posso tener

Mano 5

77v-78r Non mi posso tener

M [V] 3r S’egli è che ‘l buon desio

4r S’gl’e chel’ buon desio

Mano 3, corr. aut.

S’eglie chel buon desio

Mano 5

S’egliè ch ’il buon desio

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Esempi di varianti 2Esempi di varianti 2

Vc R Gian B

M [VI] 3v Bench’alcun cor

4v Bench’alcun cor

Mano 3, corr. aut.

42v Bench’alcun cor

78r-v

Bench alcun cor

M [VII] 4r Te sola del mio mal

5r Te sola del mio mal

Mano 3

43r, 45r-v Te sola del mio mal

Mano 5

78v Te sola del mio mal

S [VIII] 4v Ben posson gli occhi miei

5v Ben posson gl’ochi mia

Mano 3

43v Ben posson gli occhi miei

Mano 5

79r Ben posson gli occhi miei

M [IX] 5r Dal primo pianto

6r Dal primo pianto

Mano 3

44r Dal primo pianto

Mano 5

79r Dal p.o pianto

M [X] 5v Ogni cosa, ch’io veggio

6v Ogni cosa chi veggio

Mano 3, corr. aut.

44v Ogni cosa, chi veggio

Mano 5

79v Ogni cosa, ch’io veggio

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Esempi di variantiEsempi di varianti 33

Vc R Gian B

M [XI] 5v-6r Ben tempo saria homai

6v-7r Ben tempo saria homai

Mano 3

44v Ben tempo sari’ homai

Mano 5

79v Ben tempo saria omai

M [XII]

6r-v Come non puoi non esser

7r Come non puoi non essere

Mano 3, corr. aut.

45r Come non puoi non esser

Mano 5

80r Come non puoi no(n) esser

• S e M indicano il metro (sonetto o madrigale)

• […] : numero dell’edizione Fanelli

• Carta con indicazione di recto e verso, incipit compendioso del componimento, indicazione della mano che trascrisse, eventuali correzioni autografe

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Madrigale 1 - edizione FanelliMadrigale 1 - edizione Fanelli

Amore e crudeltà m’han posto il campo:

L’un s’arma di pietà, l’altro di morte;

Questa n’ancide, e l’altra tien in vita.

AB XIV, II e IV: Bellezza e Crudeltà

AB XIV, I: verso mancante reintegrato a piè di pagina con Amore e Crudeltà

– Eco petrarchesca del Trionfi: “Amore e Crudeltà gli àn posto assedio”

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Manoscritto di San Marino (CA)Manoscritto di San Marino (CA)

Non è già furto se ‘l tuo non mi doni né furto è già quel che del tuo non doni

Ma poi che ‘l vulgo satii ma se ‘l vulgo ne satiiE’ bruti, e me ne spogli,A morte sol per ben amar mi sproni micidio è ben c’a morte

ognior mi sproniO Dio perché perdoniTuo somma cortesiaSie da costei qui toltaA chi gusta e desiaE data a gente stolta?Deh, falla un’altra voltapietosa dentro e sì bructa di fuoriC’a me dispiaccia e di me s’innamori

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Testo dell’edizione FanelliTesto dell’edizione Fanelli((H + Vc)H + Vc)

Gli sguardi che tu straziA me tutti gli togli;

Né furto è già quel che del tuo non doni;Ma se ‘l vulgo ne sazi

E ‘ bruti, e me ne spogli,Omicidio è, c’a morte ognor mi sproni.

Amor, perché perdoniTuo somma cortesiaSie di beltà qui tolta A chi gusta e desia,

E data a gente stolta?Deh, falla un’altra volta

Pietosa dentro e sì brutta di fuoriC’a me dispiaccia, e di me s’innamori.

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Sonetto 6 nell’edizione FanelliSonetto 6 nell’edizione Fanelli

Qua si fa di elmi di calici e spade E ‘l sangue di Christo si vend’a giumelleE croce e spine son lance e rotelle,E pur da Christo patientia cade. Ma’ non ci arrivi più ‘n queste contrade,Ché n’andre’ ‘l sangue suo ‘nsin alle stelle,Poscia c’a Roma gli vendon la pelle,E ècci d’ogni ben chiuso le strade. S’i’ ebbi ma’ voglia a perder tesauro,Per ciò che qua opra da me è partita,Può quel nel manto che Medusa in Mauro; Ma se alto in cielo è povertà gradita,Qual fia di nostro stato il gran restauro,S’un altro segno ammorza l’altra vita?

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Sonetto 6 nell’edizione GorniSonetto 6 nell’edizione Gorni

Qua si fa di elmi, di calici, e spade,E ‘l sangue (di) Christo si vend’a g[i]umelleE croce e spine son lance e rotelle,E pur da Christo patientia cade. Ma’ non c[i] arivi più ‘n queste contrade,Che nn’andre’ ‘l sangue suo ‘nsin alle stelle,Poscia ch’a Roma gli vendon lla ppelle,E èc[c]i d’ogni ben chiuso le strade. S’i’ ebbi ma’ voglia a perder tesauro,Per ciò che qua opra da mme è partita(e) Può quel nel manto che Medusa in Mauro; Ma sse alto in cielo è povertà gradita,Qual fia di nostro stato il gran restauro,S’un altro segno amorza l’altra vita?

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Sonetto 30 – lezione AB XIIISonetto 30 – lezione AB XIIILezione ripresa da Fanelli

Per c’al superchio ardore,Che toglie e rende poiIl chiuder e l’aprir degli occhi tuoi,In te per lor più duri la mie vita, AB XIV: lor > horFatto se’ calamitaDi me, dell’alma, o dolce mie signore. Tal c’a ferirme Amore,Forse perché pur cieco,Indugia trema e teme:C’a passarmi nel core,Send’io nel tuo con teco,Pungere’ prima le tue parte streme E perché meco insiemeNon muoia, non m’uccide, e tal martire AB XIV: uccide >

ancideD’una doglia mortal, senza morire,S’i’ fussi meco già ne sare’ fora.Deh, rendim’a me stesso acciò ch’i’ mora.

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Sonetto 31 - lezione AB XIIISonetto 31 - lezione AB XIII

Ben sarà ‘l fiero ardoreEl fin della mie vita,Se pietà non m’aitaDentr’al tuo pecto, ond’io non esca fore. Tal c’anciderm’ Amore Vc : ferirmiForse perché pur cieco,Indugia trema e teme:C’a passarmi nel core,Send’io nel tuo con teco,Pungere’ prime le tuo parte streme; Onde l’ mio morire insiemeDi me mercè, di te gran danno fora.Deh rendim’a me stesso acciò chi’ mora. < però rendimi a me

se vuo’ ch’i’ mora

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Sonetto 30 - lezione di VSonetto 30 - lezione di V

Lezione ripresa da Girardi

Per ch’all’ estremo ardore,Che toglie e rende poiIl chiuder e l’aprir degli occhi tuoi,Duri più la mia vita,Facti son calamitaDi me, dell’alma e d’ogni mie valore. Tal c’anciderm’Amore,Forse perché pur cieco,Indugia trema e teme:C’a passarmi nel core,Sendo nel tuo con teco,Pungere’ prima le tuo parte ‘streme E perché meco insiemeNon mora, non m’ancide. O gran martireC’una doglia mortal, senza morire,Raddoppia quel languireDel qual, s’i’ fussi meco, sare’ fora.Deh, rendim’a me stesso acciò ch’i’ mora.

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Fanelli vs GirardiFanelli vs Girardimadrigale VImadrigale VI

v. 7 l’ultimo, primo in più felice sorte (F) l’ultimo, primo in più tranquilla corte (G)

v. 10 dal suo morir che la propinqua morte (F) dal suo morir, c’un aspra e crudel morte (G)

v. 11 a pochi dolce, a molti amara e forte (F)

né contr’a morte è fortem (G)

v. 12 quel sol che rende al ciel fra l’alme dive (F) altro che morte, si c’ogn’altra aita (G)

v. 13 non muor, morendo, anzi per morte vive (F) è doppia morte a chi per morte ha vita (G)

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Madrigale 51Madrigale 51

Lezione ripresa da Fanelli

Non sempre al mondo è sì pregiato e caroQuel che molti contenta,Che non sie ‘lcun che sentaQuel ch’è lor dolce, spesse volte amaro. Il buon gusto è sì raro,C’a forza al vulgo cede,Allor che dentro di se stesso gode. Ond’io, perdendo, imparoQuel che di fuor non vedeChe l’alma à trista, e suo sospir non ode.Il mondo è cieco e di suo gradi o lodePiù giova a chi più scarso esser ne suole, AB XIV : ne vuoleCome sferza che ‘nsegnia e parte duole.

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Madrigale 52Madrigale 52

Lezione ripresa da Girardi

Sempre a tucti è sì pregiato e caro

Quel che ‘l senso contenta,

C’un sol non sie che ‘l senta

Se ben par dolce, pessimo e amaro.

Il buon gusto è sì raro,

C’al vulgo errante cede

In vista, allor che dentro di sé gode.

Così perdendo, imparo

Quel che di fuor non vede

Chi l’alma à trista, e suo sospir non ode.

El mondo è cieco e di suo gradi o lode

Più giova a chi più scarso esser ne vuole,

Come sferza che ‘nsegnia e parte duole.

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MadrigaleMadrigale 6666Lezione ripresa da Fanelli

Perché ‘n un tempo in cielo AB XIV: in cielo > al cieloL’alma mie mezzo vola,E d’una donna solaArdendo, l’altro qui resta con lei,Divengo in parte, e l’una a l’altra invola AB XIV :l’una a l’altra >

l’una e l’altraLa pace che d’un pezzo aver dovrei. Ma se già ma’ costeiCangia ‘l suo stile, e c’a lle grato i’ sia,E’ mie sì sparsi e stanchiPensier, fien tucti in questa donna mia;E se ‘lor che m’è pia,L’alma il ciel caccia, almen quel tempo speroNon più mezz’esser, ma suo tucto intero. < non più suo mezzo

essere ma tutto intiero

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MadrigaleMadrigale 6969

Perché ‘l mezzo di me che dal ciel vieneA quel con gran desir ritorna e vola,Restando io in una solaDi beltà donna, e giaccio ardendo in lei,In duo parte mi tieneContrarie, sì che l’una all’altra involaIl ben che non diviso aver devrei. Ma se già ma’ costeiPietà non muove al mio greve tormentoE che ‘n ciel più che ’n le cortesie trouvi,Fie tucto a’ desir meiO misurato o spentoIl fuoco, di quaggiù da pensier nuovi.E s’avien che rinnuoviSuo crudeltà ver’ me, quel mentre speroSalir non mezzo in ciel, ma tucto intero.

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Madrigale 70Madrigale 70Lezione ripresa da Girardi

Perché ‘l mezzo di me che dal ciel vieneA quel con gran desir ritorna e vola,Restando in una solaDi beltà donna, e giaccio ardendo in lei,In duo parte mi tieneContrarie, sì che l’una all’altra involaIl ben che non diviso aver devrei. Ma se già ma’ costeiCangia ‘l suo stile, e c’a l’un mezzo manchi,Il ciel, quel mentre c’a lle’ grato sia, E mie sì sparsi e stanchiPensier, fien tucti in questa donna mia; in questa donna mia >

in quella donna E se ‘lor che m’è pia,L’alma il ciel caccia, almen quel tempo speroNon più mezz’esser, ma suo tucto intero.

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Madrigale 71 – c. 5 AB XIIIMadrigale 71 – c. 5 AB XIII

Lezione ripresa da Girardi e Fanelli (LXXI)

Perché è troppo molestaAncor che dolce siaLa gratia c’altru’ fa preda e prigione,Mie libertà per questaTuo somma cortesia,Più che d’un furto al vero amor s’oppone. Di par passi è ragione;Ma se l’un dà più che l’altro non donaÈ ben giusta quistione variante autografa: anche fra

gli amici è questione Che l’un sormonta, e l’altro nol perdona.

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Madrigale 72 – c. 6 AB XIV e VcMadrigale 72 – c. 6 AB XIV e Vc

Lezione ripresa da Fanelli (LXXII)

Perché è troppo molestaAncor che dolce siaQuella mercè ch el’alma legar suole,Mie libertà di questaVostr’alta cortesia,Più che d’un furto si lamenta e duole. E com’ochio nel soleDisgrega suo virtù, ch’esser dovrebbeDi maggior luce, s’a veder ne sprona,Così ‘l desir non vuoleZoppa la gratia in me, che da vo’ crebbe.Chè ‘l poco al troppo spesso s’abandona,Né questo a quel pedona;C’amor vuol sol gli amici, onde son rari,Di fortuna e virtù simili e pari.