LE RIFORME. Le misure del governo Il lavoro Articolo 18...

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POLITICA INTERNA 2 DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012 LA CRISI FINANZIARIA Il premier ha incontrato il leader Cgil prima del viaggio in Usa. Obiettivo: individuare i cardini del compromesso La sospensione delle tutele attuali dovrebbe protrarsi per 3-4 anni. Coinvolti anche i titolari di partite Iva PREMIER E SINDACALISTA Il presidente del Consiglio Mario Monti con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso LE RIFORME. Le misure del governo Articolo 18 “congelato” per i precari da assumere e le imprese che aprono Vertice segreto Monti-Camusso, intesa più vicina Il lavoro CLAUDIO TITO I l premier sta studiando una soluzione che consenta al governo di presentare all’Unione europea e ai mercati una “moderna” riforma del lavoro. E ai sindacati tutti, compresa la Cgil, di non dover salire sulle barricate. Una mediazione che salvaguardi la sostanza dell’articolo 18 e al tempo stesso le esigenze del mondo occupazionale che rischia di diventare sempre più asfittico se non si interviene proprio su quella stessa norma. FACCIA A FACCIA IN “CAMPO NEUTRO” Il presidente del Consiglio e il capo della Cgil non si erano mai parlati faccia a faccia. Lo hanno fatto per la prima volta nei giorni scorsi. Un lungo colloquio prima che il presi- dente del Consiglio partisse per gli Stati Uni- ti. Un confronto serrato, diretto. Che si è chiuso con qualcosa di più una stretta di ma- no. Non un testo definitivo o un documento, ma la disponibilità reciproca a chiudere nei tempi stabiliti un’intesa. All’interno di un pe- rimetro composto da alcune direttrici prin- cipali: una normativa che «sospenda» e non cancelli l’articolo 18 per chi esce dal «preca- riato». E una «interpretazione» meno rigida del principio di «giusta causa» da parte dei tribunali del lavoro. L’incontro è stato richie- sto dal capo del governo. E si è svolto in «ter- ritorio neutrale». MONOTONIA DEL POSTO FISSO Le polemiche su quella frase sulla «monoto- nia del posto fisso» avevano provocato uno strascico di polemiche considerato troppo pericoloso per il prosieguo della trattativa e anche per conservare integro il rapporto con il Pd. Il Professore voleva spiegarsi, chiarire che l’obiettivo dell’esecutivo non sarebbe mai stato quello di boicottare la stabilità con- trattuale dei lavoratori. Come aveva fatto pubblicamente, ha riconosciuto che quella formula è stata «infelice», ma «involontaria». Le parole di Monti hanno in qualche modo rasserenato il segretario della la diffidenza iniziale si è rapidamente trasformata in «re- ciproca comprensione». Ma soprattutto hanno messo il confronto su binari che fino a quel momento apparivano impercorribili. I due — nella schiettezza reciproca — hanno iniziato a capirsi e a tenere conto delle rispet- tive necessità. Calando così la discussione su aspetti più concreti del negoziato. Che certo non può ritenersi concluso e che dovrà ora superare la prova della trattativa ufficiale. IL NODO DEI PRECARI «Noi siamo qui per fare le cose, altrimenti po- tevano rimanere ai nostri posti», ripete da giorni il presidente del consiglio. E quel «fare le cose» è riferito anche alla riforma del mer- cato del lavoro. Palazzo Chigi considera l’in- tervento sull’articolo 18 — non la sua cancel- lazione — un passo decisivo per adeguare l’I- talia alle nuove esigenze della globalizzazio- ne e renderla competitiva in una fase critica per la nostra economia. In questo scambio di opinioni allora uno dei punti valutati ha ri- guardato la «sospensione temporanea» del- l’articolo 18 per alcune categorie di lavorato- ri. Una soluzione che anche la Camusso ha accettato di soppesare. L’idea è quella di pre- vedere per chi ha una lunga esperienza di precariato la possibilità di passare alla «sta- bilità» accettando una prima fase in cui per tre o quattro anni non è vietato interrompe- re il rapporto. Un modo per far uscire molti giovani dalla transitorietà lavorativa. Magari associando una convenienza fiscale e previ- denziale al datore che «stabilizza» il dipen- dente. NUOVE IMPRESE E PARTITA IVA Stesso diScorso per le nuove iniziative im- prenditoriali. A Palazzo CHigi sanno bene che il 97 per cento delle aziende e il 67 per cento dei lavoratori sono già sottrattati alla STATUTO LAVORATORI L’articolo 18 disciplina le conseguenze dei licenziamenti illegittimi in tre casi: assenza di motivazione; ingiustificato motivo; intento discriminatorio 1 15 DIPENDENTI La norma riguarda le imprese con più di 15 dipendenti, oppure le unità produttive con meno di 15 addetti ma che superano la soglia considerando gli addetti nello stesso Comune 2 REINTEGRO In caso di licenziamento senza giusta causa, il giudice dispone che il lavoratore sia reintegrato nel posto di lavoro. Il lavoratore può optare per un risarci- mento del danno 3 Cosa prevede l’art.18 Il governo pensa a una norma interpretativa che eviti applicazioni troppo rigide: di questo aspetto si occuperà Severino Confermata l’intenzione di chiudere entro marzo Palazzo Chigi mette in conto proteste da parte del mondo del lavoro (segue dalla prima pagina) Repubblica Nazionale

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POLITICA INTERNA■ 2

DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012 LA CRISI FINANZIARIA

Il premier ha incontrato il leader Cgilprima del viaggio in Usa. Obiettivo:individuare i cardini del compromesso

La sospensione delle tutele attualidovrebbe protrarsi per 3-4 anni.Coinvolti anche i titolari di partite Iva

PREMIER E

SINDACALISTA

Il presidente delConsiglio

Mario Monti conil segretario

generaledella CgilSusanna

Camusso

LE RIFORME. Le misure del governo

Articolo 18 “congelato”per i precari da assumeree le imprese che apronoVertice segreto Monti-Camusso, intesa più vicina

Il lavoro

CLAUDIO TITO

Il premier sta studiando una soluzione che consenta al governo di presentareall’Unione europea e ai mercati una “moderna” riforma del lavoro. E ai sindacatitutti, compresa la Cgil, di non dover salire sulle barricate. Una mediazione che

salvaguardi la sostanza dell’articolo 18 e al tempo stesso le esigenze del mondooccupazionale che rischia di diventare sempre più asfittico se non si intervieneproprio su quella stessa norma.

FACCIA A FACCIA IN “CAMPO NEUTRO”

Il presidente del Consiglio e il capo dellaCgil non si erano mai parlati faccia a faccia.Lo hanno fatto per la prima volta nei giorniscorsi. Un lungo colloquio prima che il presi-dente del Consiglio partisse per gli Stati Uni-ti. Un confronto serrato, diretto. Che si èchiuso con qualcosa di più una stretta di ma-no. Non un testo definitivo o un documento,ma la disponibilità reciproca a chiudere neitempi stabiliti un’intesa. All’interno di un pe-rimetro composto da alcune direttrici prin-cipali: una normativa che «sospenda» e noncancelli l’articolo 18 per chi esce dal «preca-riato». E una «interpretazione» meno rigidadel principio di «giusta causa» da parte deitribunali del lavoro. L’incontro è stato richie-sto dal capo del governo. E si è svolto in «ter-ritorio neutrale».

MONOTONIA DEL POSTO FISSO

Le polemiche su quella frase sulla «monoto-nia del posto fisso» avevano provocato unostrascico di polemiche considerato troppopericoloso per il prosieguo della trattativa eanche per conservare integro il rapporto conil Pd. Il Professore voleva spiegarsi, chiarireche l’obiettivo dell’esecutivo non sarebbemai stato quello di boicottare la stabilità con-trattuale dei lavoratori. Come aveva fattopubblicamente, ha riconosciuto che quellaformula è stata «infelice», ma «involontaria».Le parole di Monti hanno in qualche modorasserenato il segretario della la diffidenzainiziale si è rapidamente trasformata in «re-ciproca comprensione». Ma soprattutto

hanno messo il confronto su binari che finoa quel momento apparivano impercorribili.I due — nella schiettezza reciproca — hannoiniziato a capirsi e a tenere conto delle rispet-tive necessità. Calando così la discussione suaspetti più concreti del negoziato. Che certonon può ritenersi concluso e che dovrà orasuperare la prova della trattativa ufficiale.

IL NODO DEI PRECARI

«Noi siamo qui per fare le cose, altrimenti po-tevano rimanere ai nostri posti», ripete dagiorni il presidente del consiglio. E quel «farele cose» è riferito anche alla riforma del mer-cato del lavoro. Palazzo Chigi considera l’in-tervento sull’articolo 18 — non la sua cancel-lazione — un passo decisivo per adeguare l’I-talia alle nuove esigenze della globalizzazio-ne e renderla competitiva in una fase criticaper la nostra economia. In questo scambio di

opinioni allora uno dei punti valutati ha ri-guardato la «sospensione temporanea» del-l’articolo 18 per alcune categorie di lavorato-ri. Una soluzione che anche la Camusso haaccettato di soppesare. L’idea è quella di pre-vedere per chi ha una lunga esperienza diprecariato la possibilità di passare alla «sta-bilità» accettando una prima fase in cui pertre o quattro anni non è vietato interrompe-re il rapporto. Un modo per far uscire moltigiovani dalla transitorietà lavorativa. Magariassociando una convenienza fiscale e previ-denziale al datore che «stabilizza» il dipen-dente.

NUOVE IMPRESE E PARTITA IVA

Stesso diScorso per le nuove iniziative im-prenditoriali. A Palazzo CHigi sanno beneche il 97 per cento delle aziende e il 67 percento dei lavoratori sono già sottrattati alla

STATUTO LAVORATORI

L’articolo 18 disciplinale conseguenze deilicenziamenti illegittimiin tre casi: assenzadi motivazione;ingiustificato motivo;intento discriminatorio

115 DIPENDENTI

La norma riguardale imprese con più di 15dipendenti, oppure leunità produttive conmeno di 15 addetti mache superano la sogliaconsiderando gli addettinello stesso Comune

2REINTEGRO

In caso di licenziamentosenza giusta causa,il giudice disponeche il lavoratore siareintegrato nel posto dilavoro. Il lavoratore puòoptare per un risarci-mento del danno

3Cosa

prevede

l’art.18

Il governo pensa a unanorma interpretativa cheeviti applicazioni tropporigide: di questo aspettosi occuperà Severino

Confermata l’intenzionedi chiudere entro marzoPalazzo Chigi mette inconto proteste da partedel mondo del lavoro

(segue dalla prima pagina)

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@DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012

PER SAPERNE DI PIÙ

www.governo.itwww.cgil.it

Monti: più determinato che mai su liberalizzazioni e mercato del lavoro

Napolitano: l’Italia non è la Greciai partiti non rovesceranno il tavoloUMBERTO ROSSO

ROMA — Rientra da Helsinki«confortato da tanti ricono-scimenti» europei agli sforziitaliani per uscire dalla crisi.Giorgio Napolitano ai paesidel «gruppo di Arraiolos» hachiesto, accanto ai sacrifici,di puntare adesso soprattut-to su «misure per crescita ecompetitività», se no dal tun-nel crisi non si esce.

Dalla missione americanaMario Monti torna «più de-terminato che mai su riformecome liberalizzazioni e mer-cato del lavoro».

Entrambi, il presidentedella Repubblica e il premier,si dicono convinti che i parti-ti non volteranno le spalle algoverno.

Sull’esecutivo guidato daMonti Napolitano non avvi-sta nuvoloni, nonostante leultime tensioni su riforme eliberalizzazioni, e lo dichiaraapertamente: «I partiti nonhanno interesse a rovesciareil tavolo». Guarda in positivoal confronto sul mercato dellavoro, e anche se la battagliaè dura confessa di «confidarein un accordo con i sindaca-ti». Infine rassicura tutti, ilnostro paese e l’Europa inte-ra: «L’Italia non è la Grecia». Ilcapo dello Stato lancia se-gnali di ottimismo sul nostropaese mentre Atene brucia.La rivolta che dilaga nellestrade greche lo preoccupa,«sono impressionato epreoccupato». Teme un ef-fetto-contagio per l’Italia?Dal capo dello Stato, nella

conferenza stampa finale delsummit degli otto capi di Sta-to, arriva un no secco. Intan-to perché noi abbiamo fattotutti i compiti a casa, «accol-to le richieste che ci venivanodall’Europa». E se poi il tavo-lo col sindacato si chiude conl’accordo, come l’inquilinodel Colle chiede, il rischiodelle tensioni svanisce sulnascere. I sindacati sono im-pegnati in quella che, fa nota-re Napolitano, qualcunochiama «discussione» equalche altro «negoziato»con il governo. Se arriva l’in-tesa, confida dunque che«possa non esserci controqueste misure una protesta,seppur ordinata legittima,tanto meno delle protesteche escono dal solco della le-galità e che non potrebberoessere tollerate».

Anche sul versante politi-co, il capo dello Stato non ve-de nero.

Facendo «forte affida-mento sul senso di responsa-bilità» che i partiti stanno di-mostrando nella discussionedei decreti del governo Mon-ti. «Non ho motivo per ritene-re — dice — che i partiti stia-no per rovesciare il tavolo eper mettere in crisi il governoe a rischio il clima politico».Non sarebbe nè nell’interes-se del paese nè delle stesseforze politiche che «stannoautonomamente concen-trando il loro impegno suriforme istituzionali su cui ilgoverno in quanto tale nonera in grado di impegnarsi».

disciplina dell’articolo 18 perché impiegatiin strutture con meno di 15 dipendenti. Dif-ficilmente nasceranno un numero consi-stente di medie e grandi imprese. Ma costi-tuisce soprattutto un segnale agli investitoriinternazionali. Un messaggio ai mercati chesi aspettano delle novità su questo terreno.Ragionamento analogo sulle partite iva.Molti lavoratori dipendenti sono «costretti»ad aprire quel regime fiscale per consentireal datore di mascherare il rapporto di dipen-denza (non a caso il numero di lavoratori au-tonomi appare troppo elevato in Italia, circa9 milioni).

QUANDO SI ARRIVA IN TRIBUNALE

«Per come viene applicato in Italia l’articolo18 sconsiglia l’arrivo di capitali stranieri e an-che di capitali italiani», aveva detto il premieril 3 febbraio. Un chiaro riferimento al pro-

cesso del lavoro, a una giurisprudenza trop-po rigida e a tempi di definizione delle causetroppo lunghi. Una questione affrontata dalProfessore e dal leader Cgil. E che potrebbeportare ad una «interpretazione ufficiale»della norma meno drastica e con modalitàtemporali meno dilatate. Una questione sul-la quale presto verrà coinvolta anche il mini-stro della Giustizia Severino.

IL FATTORE UNITÀ-SINDACALE

Uno degli aspetti che negli ultimi giorni ha fa-cilitato il dialogo con la Cgil riguarda la posi-zione del governo sulla «unità sindacale».«Non seguiremo la linea Sacconi volta a spac-care le organizzazioni dei lavoratori», è il re-frain che ripetono a Palazzo Chigi. Monti nonintende insomma lavorare per dividere CgilCisl e Uil. Soprattutto non rientra nei suoipiani aprire un canale privilegiato con uno o

ogni probabilità il governo riceverà nuova-mente mercoledì prossimo tutte le delega-zioni delle parti sociali. Anche il ministro La-voro, dopo la riunione di mercoledì scorsocon la Cgil, aveva manifestato un certo otti-mismo: «Vedo un bel sentiero largo». E in se-guito al chiarimento tra Monti e Camussoquel sentiero sembra essersi ampliato. Il pro-getto resta quello di chiudere l’intesa in ogniaspetto entro marzo. Escluso il ricorso al de-creto, gli uomini del premier e di Fornero sistanno sempre più concentrando sulla leggedelega. Un percorso comunque da comple-tare e che nessuno nell’esecutivo può imma-ginare senza ostacoli e future incomprensio-ni. Anche il Professore sa bene che nono-stante la «disponibilità» della Cgil, la riformadel lavoro difficilmente potrà essere appro-vata senza la protesta dei sindacati.

alcuni dei tre leader confederali. L’abitudinedel precedente governo di escludere siste-maticamente la Camusso da ogni trattativa odecisione sarà respinta dal premier e dal mi-nistro del lavoro Fornero. Una linea, peral-tro, che all’inizio di questa esperienza gover-nativa aveva provocato qualche incompren-sione proprio con la Cisl di Bonanni. «Non la-voro per spaccare i sindacati», dice Monti.Ma nemmeno per una «concertazione» oldstyle. Nell’esecutivo è maturata la convinzio-ne che per persuadere l’Unione europea e imercati non può essere avallata una politicadi totale condivisione. Anche perché proprioda Bruxelles Palazzo Chigi si aspetta un ri-chiamo esplicito sul mercato del lavoro ita-liano e sull’articolo 18.

MERCOLEDÌ INCONTRO UFFICIALE

Il negoziato ufficiale intanto va avanti. E con© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

REFERENDUM

L’articolo 18 è statosottoposto areferendum nel 2000e poi ancora nel 2003.In entrambi i casi non furaggiunto il quorume quindi la normaè rimasta valida

1 2PARLAMENTO

Tra le proposte dimodifica presentate inquesta legislatura c’èquella di Ichino (Pd):vietati i licenziamentidiscriminatori, più libertàper quelli dettati damotivazioni economiche

3BERLUSCONI-CGIL

Il governo Berlusconiinsediatosi nel 2001mise l’abolizionedell’articolo 18 tra lepriorità. La Cgil conCofferati portò 3 milionidi persone al CircoMassimo per dire “no”

I tentativi

di cambiare

la norma

Il caso

Il capo delloStato: impegnodella politicasulle riformeistituzionali

Il Colle fiducioso che non ci saranno“proteste fuori dal solco della legalità:non potrebbero essere tollerate”

Repubblica Nazionale

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ECONOMIA■ 4

@DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012 LA CRISI FINANZIARIA

PER SAPERNE DI PIÙwww.lavoro.gov.itwww.cgil.it

Sospeso temporaneamente l’articolo 18anche per le nuove aziende e per gliinvestimenti esteri, scesi del 53%

Per i lavoratori tutelati si toglieràdiscrezionalità ai giudici: reintegronei soli casi di discriminazione

Lavoro stabile per 4 milioni di atipicima per almeno 3 anni saranno licenziabili

I precari

ROBERTO MANIA

DOSSIER. Le misure del governo

La nuova proposta che il governosta mettendo in piedi sulla riformadel mercato del lavoro coinvolgequasi 4 milioni di precari, chevedrebbero la possibilità ditrasformare il loro rapporto dilavoro in contratto a tempoindeterminato, ma con lasospensione temporanea, per tre-quattro anni, delle garanzieofferte dall’articolo 18. Stessotrattamento verrebbe riservato ailavoratori assunti da nuove impreseitaliane o estere con oltre 15dipendenti

Incidenza %

donne sul totaleTotale

Dipendenti a termine involontari

Classe di età2.012.676 50,0%

Lavoratori part-time involontari

1.660.08115-24

tra 25-34anni

tra 15-24anni

oltre i 44anni

tra 35-44anni

25-34

35-44

45e oltre

73,7%

Collaboratori vincolati*

177.753 62,0%

55,6

23,8

1.193.721 1.070.334

694.401 982.964

30,3 27,2

17,6 24,9

14,7

10,6

Partite Iva vincolate*

90.910 43,4%

Totale precari

3.941.420 60,4%

Incidenza % precari su occupati

17,2%

I lavoratori precari in ItaliaDati 2010

Il peso dei precarisugli occupati totali

Dati in %

Come si distribuisconoi precari per etàDati in %

* Tre vincoli: monocommittenza, orari lavoro prefissati,lavoro nella sede del committente

Fonte: Elaborazioni Ufficio studi CGIA su dati Istat

A CIASCUNO la sua regola. Per oltre-passare l’articolo 18 dello Statuto deilavoratori il governo sembra pensarea un ventaglio di interventi distin-guendo diverse situazioni in base al-la tipologia contrattuale, all’anzia-nità e alla nazionalità dell’azienda, al-la fattispecie, infine, che ha portato allicenziamento. Resterebbe, tuttavia,immutata la soglia dei 15 dipendential di sopra della quale si applica lo Sta-tuto e, dunque, il vecchio l’articolo18, con il previsto reintegro nel postodi lavoro nel caso di licenziamentosenza giusta causa. Il reintegro, che èpoi il motivo per cui si vuole cambia-re la norma considerata un’anomaliatra i paesi europei, resterebbe semprein caso di licenziamento discrimina-torio (per motivi razziali, politici, reli-giosi o di maternità). Nelle piccoleimprese non cambierà nulla: anzichéil reintegro c’è il risarcimento econo-mico. Attualmente – secondo stimedella Cgia di Mestre – oltre il 65 percento dei lavoratori è tutelato dall’ar-ticolo 18, mentre solo il 3 per centodelle aziende supera l’asticella dei 15dipendenti e quindi fa i conti con il“rischio-reintegro”.

DA PRECARI A STABILI MA SENZA ART. 18

Il premier Mario Monti e il ministrodel Lavoro, Elsa Fornero, hanno sem-pre detto che l’obiettivo è quello di ri-durre l’area della precarietà dei lavo-ratori più giovani. A seconda delle sti-me, i lavoratori con un contratto ati-pico sono dai 3,5 milioni ai 4 milioni.Stabilizzare, insomma, i rapporti dilavoro per far uscire dall’incertezzaormai un’intera generazione. Senzaricorrere al contratto unico, il gover-no ipotizza di adottare una formulasimile, tuttavia, alla proposta deglieconomisti Tito Boeri e Pietro Gari-baldi (“recepita” in due disegni di leg-

ge presentati alla Camera e al Senatoda esponenti del Pd). In sostanza ailavoratori precari (oltre che alle nuo-ve assunzioni) il cui contratto vienetrasformato in un rapporto stabile atempo indeterminato non si appli-cherebbe l’articolo 18 per i primi tre oquattro anni, durante i quali eviden-temente saranno licenziabili previopagamento di un’indennità che nelprogetto Boeri-Garibaldi cresce congli anni di lavoro. Passato questo pe-riodo entrerebbero a far parte della

platea dei totalmente garantiti. Vadetto che secondo una recente inda-gine dell’Istat il 71,5 per cento delleassunzioni nel quinquennio 2005-2010 si è realizzata con un contratto atempo determinato. Le stesse previ-sioni dell’indagine Excelsior per l’U-nioncamere e il ministero del Lavoroconfermano che per il primo trime-stre di quest’anno le aziende sonoorientate ad assumere non più del 24per cento del personale con un con-tratto standard.

START UP E AZIENDE ESTERE

Start up aziendali e nuovi investi-menti industriali esteri in Italia libe-ri dall’articolo 18. L’idea è di incen-tivare gli investimenti stranieri nelnostro paese, crollati dall’inizio del-la crisi mondiale (-53 per cento nel2011) mentre nel resto dell’Europasi sono mantenuti sostanzialmentestabili. Tra i motivi dei mancati in-vestimenti in Italia, le multinazio-nali indicano pure il vincolo dell’ar-ticolo 18. Che non dovrebbe appli-carsi nemmeno alle nuove imprese.Nel 2011 in Italia sono nate 391 milaaziende (103 mila nel nord-ovest, 73mila nel nord-est, 87 mila nel centroe 129 mila nel mezzogiorno). Ma quisarà necessario precisare bene che ilcongelamento dell’articolo 18 ri-guarderà solo le start up per impedi-re che le grandi imprese già esisten-ti diano vita a delle newco per sca-vallare lo Statuto. Alitalia, prima, siala Fiat, dopo, infatti, hanno fatto ri-corso a due newco (Cai e FabbricaItalia Pomigliano) anche per cam-biare il contratto di lavoro da appli-care.

SENTENZE MENO DISCREZIONALI

Nonostante lo scontro che da or-mai un decennio scatena l’articolo18, negli ultimi cinque anni – secon-do dati della Cgil - ci sono state 31mila cause contro i licenziamenticonsiderati illegittimi e solo l’1 percento dei processi si è concluso conil reintegro nel posto di lavoro. Intutti gli altri episodi le parti si sonomesse d’accordo per un risarcimen-to. Il governo punta a restringere l’a-rea della discrezionalità interpreta-tiva del giudice. Si cercherà di limi-tare il diritto al reintegro ai soli casidi licenziamento discriminatorio.

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Gli interessati

PRECARI DA STABILIZZARE

Quasi quattro milioni sono iprecari. Molti di essi potrebberoessere stabilizzati ma restandoper 3-4 anni fuori dalle tuteledell’articolo 18

GLI ASSUNTI DA NUOVE IMPRESE

La stessa sospensione per tre oquattro anni dell’articolo 18dovrebbe applicarsi agli assuntidi nuove società con oltre 15dipendenti

I LAVORATORI GARANTITI

Novità anche per i lavoratori cherestano garantiti dell’articolo 18:verrà limitata la discrezionalità delgiudice nel valutare se scattil’obbligo del reintegro

Repubblica Nazionale

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ECONOMIA■ 6

DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012 LA CRISI FINANZIARIA

Auchan, Conad, Coop in pressing permodificare le nuove norme a tutela deiproduttori: si punta all’emendamento

Lo scontro è sui tempi di pagamentoe sull’introduzione dicontratti scritti tra fornitori e venditori

I consumiIL DOSSIER.Le misure del governo

Sfida ai big dei supermarketpiù garanzie agli agricoltorie in Senato si scatenano le lobbyRivolta della grande distribuzione contro il decreto liberalizzazioni

L’intervista

Il regime attuale

Contratti soltanto verbalie tempi incerti di pagamento

NON sono previsti contratti scritti neirapporti commerciali tra chi acquistada agricoltori o impreseagroalimentari. Si può fare con unastretta di mano. Non tutti lo fanno.Auchan, per esempio, afferma di faresempre i contratti, ma distingue tracontratto e ordine. Un uso che crea sia

agli agricoltori, che ai piccoliproduttori, brutte sorprese.Possono infatti trovarsi avendere meno di quanto gli erastato promesso all’inizio. Cisono anche “usi”, che vanno al

di là del buonsenso. Aziende dellagrande distribuzione che chiedonocontributi ai fornitori per adeguareimpianti, come ad esempio il sistemainformatico. Un investimento aziendaleche nulla a che fare con il rapportovenditore-acquirente. Sono poi incerti itempi di pagamento, che oggi arrivanoanche a superare i 150 giorni.

Il nuovo regime

Condizioni indicate per iscrittoe adeguamento agli altri Paesi

I CONTRATTI devono essere messinero su bianco e indicare tempi dipagamento certi, da 30 a 60 giornirispettivamente per le mercideteriorabili e non. I contratti devonopoi indicare la durata, le quantità e lecaratteristiche del prodotto venduto,il prezzo, le modalità di consegna e

di pagamento. Devono poiessere informati a principi ditrasparenza, correttezza,proporzionalità e reciprocacorrispettività delleprestazioni, con riferimento

ai beni forniti. Ci sono poi una seriedi limitazioni, per esempio , nonpossono esserci accordi diversi perbeni identici, non possono essereimposte condizioni di acquisto, népreviste clausole retroattive, opreviste prestazioni che nulla hannoa che fare con l’oggetto dellarelazione commerciale.

BARBARA ARDÙ

ROMA — «Trovo scandaloso che la Gran-de distribuzione abbia avuto una reazionecosì violenta contro norme elementari digiustizia». Mario Catania, ministro dellePolitiche agricole, non ha intenzione di fa-re retromarcia sull’articolo 62 del decreto,che dovrà ridisegnare contratti e regolecommerciali nel settore agroalimentare.

Stanno reagendo male un po’ tutte lecategorie, lo fa anche la Gdo. Perché lo re-puta scandaloso?

«Perché i rilievi che sollevano sono in-concepibili, perché il presidente di ungrande gruppo non può permettersi (co-me ha fatto), di minacciare di non vende-re più latte fresco se verrà approvato il de-creto. Ho proposto un contratto scritto, alposto di un accordo che oggi si basa su unastretta di mano; regole di trasparenza,

equità tra le parti, tempi di pagamentocerti per un settore che ogni giorno incas-sa soldi contanti e paga con 100-150 gior-ni di ritardo. Non mi sembrano penalizza-zioni insopportabili. E invece ho controtutta la Gdo, Coop comprese».

Le contestano troppo dirigismo, comel’articolo 2 che impone ferree pratichecommerciali.

«Non è vero, contestano tutto. Un gior-no le pratiche commerciali, l’altro i tempi

di pagamento». Temono che le nuove regole avvantag-

gino le multinazionali. «Anche loro sono multinazionali. Pren-

da Auchan, opera qui come in Francia, so-lo che Oltralpe segue la legge francese cheimpone più o meno quanto è scritto nel-l’articolo 62, in Italia no. Difendono rendi-te di posizione».

Stanno facendo pressioni in Parla-mento, ce la faranno?

È SCONTRO tra i colossi dellagrande distribuzione e il mini-stro dell’Agricoltura Mario Ca-tania. Un duello sulle nuovenorme inserite nel decreto sul-le liberalizzazioni (articolo 62),che regolamenta i rapporticommerciali di tutta la filieraagricola. Che comincia suicampi, passa per le imprese ditrasformazione (dove ci sonograndi marchi, ma anche pic-coli artigiani, da chi fa salumi achi sforna biscotti), fino ad arri-vare sui banchi dei supermer-cati, la Gdo appunto. Un mon-do un po’ oscuro, dove in alcu-ni passaggi vige una legge dafar-west. Sull’acquisto dei pro-dotti agricoli, per esempio, nonsono previsti contratti scritti. Cisi mette d’accordo con unastretta di mano, si fissa un prez-zo e una quantità, ma se al mo-mento della consegna il colossodella distribuzione, o il suo in-termediario (ci sono anche igrossisti), decide che la quan-tità che vuole ritirare è inferiore,può comprarne meno. O com-prare meno perché ha trovatoun contadino che fa un prezzopiù basso. Una corsa al ribassodove a pagare e a essere in qual-che modo “ricattate” sonoquelle aziende che produconoprodotti freschi o freschissimi.Fortissimi anche i ritardi sui pa-gamenti, fino a 100-150 giorni.

Mario Catania vuole correg-gere questi “usi” e altre storture.Come? Introducendo il con-tratto scritto, fissando regolecerte per le pratiche commer-ciali che impegnino la Gdo, eli-minando quelle scorrette, in-troducendo un contratto equoe trasparente, dove venganofissati prezzo, quantità e tempidi pagamento, 30 giorni per iprodotti freschissimi, 60 per glialtri. Ha dalla sua tutto il mon-do agricolo e quello della tra-sformazione agroalimentare.Contro ha invece la Grande di-stribuzione, nomi come Au-chan, Condad, Coop, per citar-ne alcuni. Due i punti più con-troversi, i tempi di pagamento ei contratti scritti, non tanto perla forma, ma per i paletti che ilministro ha fissato su alcunipunti e che tendono a metterealla pari compratore e vendito-re.

«Siamo d’accordo con unaregolamentazione — spiegaFabio Sordi — direttore acqui-

sti di Auchan — ma non si pos-sono mettere lacci e lacciuoli al-la negoziazione tra le parti. Siparla di un contratto ispirato aprincipi di trasparenza e corret-tezza, un concetto vago, cheaprirà un mare di contenziosi.

Ma soprattutto - aggiunge - nonsi possono fissare limiti alla ne-goziazione con le grandi impre-se. Va bene difendere il piccoloproduttore di agrumi della Sici-lia, ma in un contratto con uncolosso come la Coca Cola si de-

vono avere mani libere». Gli agricoltori da anni chie-

dono un intervento, anche se alamentarsi di più sembrano es-sere i piccoli produttori dell’a-groalimentare, strozzati dallacrisi. Ma la Gdo i piccoli dice di

Il ministro Catania: abbiamo introdotto tempi certi e regole di trasparenza

“Solo misure di equitàma la risposta è stataviolenta e ingiustificata”

Sul sito, ilpunto sullemodifichepossibili aldecretoliberalizzazioni

REPUBBLICA.IT

Repubblica Nazionale

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@DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012

PER SAPERNE DI PIÙwww.politicheagricole.itwww.confagricoltura.it

Il caso “Nessun bazar in aulaammesse poche correzioni”Vertice di Monti con Alfano, Bersani e Casini

ROMA — Poche correzioni al te-sto sulle liberalizzazioni. Il pre-mier Monti di rientro dalla mis-sione Usa tranquillizza i ministrigià allarmati dai 2.300 emenda-menti al Senato. Il decreto nonsarà stravolto. Le uniche modifi-che saranno possibili in commis-sione Industria, nessun «bazar» inaula. Si fa dunque sempre più lar-go l’ipotesi di una fiducia sul testoche uscirà da lì. E quando lunedìpomeriggio si riapriranno i lavoria Palazzo Madama, il presidentedel Consiglio avrà già incontrato o— molto più probabile — si ap-presterà a incontrare nelle oresuccessive i tre segretari di mag-gioranza: Alfano, Bersani e Casi-ni.

A loro ripeterà quello che ha so-

stenuto anche negli Usa: «Ci sonotutte le condizioni per andareavanti e fare bene col sostegno de-gli italiani e del Parlamento», po-nendo le basi per chi verrà dopo.Ma sulle liberalizzazioni, «non

può essere stravolta la filosofia delprovvedimento già varato». L’ariache tira sembra essere già chiaraal leader Udc che proprio ieri haannunciato il ritiro di tutti i 180

emendamenti centristi. Ma i par-titi maggiori non ci stanno ad ap-provare a scatola chiusa. La capo-gruppo Pd Finocchiaro difende«almeno i nostri cento emenda-menti» con le parole-chiave careai democratici, dalle farmacie aitaxi alla rete Snam. Il Pdl vuole in-tervenire su ordini professionali,banche, assicurazioni. «Occorreun approfondito esame in Parla-mento» dice Gasparri. Anche se, asentire la sua collega e relatrice Si-mona Vicari, non sarà molto com-plicato trovare un’intesa di mas-sima col Pd su molti punti, «pa-recchi emendamenti sono ripeti-tivi: in ogni caso, l’obiettivo è por-tare tutto entro il 28 in aula». Que-sto non vuol dire che i verticicongiunti e le intese apriranno a

un’alleanza politica, nonostanteci sia già chi, come il portavoceUdc De Poli, sostiene che nel 2013«i moderati potrebbero confluirein un unico contenitore per soste-nere un Monti bis».

Per il momento, assieme alle li-beralizzazioni, in cima all’agendaci sono le riforme costituzionali.Domani Casini presenterà la suabozza e intende illustrarla a Ber-sani e Alfano. ll segretario Pd so-stiene che sulla legge elettorale«non ci sono ostacoli insormon-tabili» e più in generale sulle rifor-me «è possibile fare passi avanti,non siamo su un binario morto:ma non bastano gli incontri, ilParlamento si deve attivare».

(c.l.)

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Il leader Pd: “Sulegge elettorale eriforme non siamosu un binario mortoma ci si attivi”

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«In Commissione ci sono 2000 emen-damenti e il testo ne uscirà con la fiducia.Incontrerò i rappresentanti della Gdomartedì, ma non ho intenzione di cederesul contratto scritto e le pratiche commer-ciali».

Il contratto scritto limiterebbe anchel’evasione?

«Certo, con un contratto basato su unastretta di mano, fare del nero è molto piùfacile, sulle quantità, come sul prezzo».

Ci sarebbero vantaggi per i consuma-tori con le nuove norme?

«Difficile quantificarli, ma certo final-mente ci sarebbe più trasparenza suiprezzi di tutta la filiera, cosa che oggi nonè possibile fare».

(b.ar.)

volerli difendere. «Certamentevanno tutelati, ma i limiti alcontratto tra le parti non vannobene nei rapporti con le multi-nazionali. Tra l’altro la Com-missione europea sta andandoverso un’altra direzione - so-

stiene Camillo De Bernardinis,presidente delle Coop di Conad- che è quella che i pagamentivanno fatti entro 60 giorni, sal-vo diversa contrattazione tra leparti».

IL MINISTRO

Mario Catania,ministro dellePoliticheAgricole

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POLITICA INTERNA■ 9

@DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012 POLITICA E SOCIETÀ

PER SAPERNE PIÙwww.camera.itwww.senato.it

Una liberatoria per superare l’ostacolodella privacy: l’hanno concessa 224su 945 tra deputati e senatori

Record di adesioni dal Pd: 139. Il Pdlsi ferma a 42. Solo 4 i leghisti. DaiRadicali la spinta alla web-trasparenza

Patrimoni online, prima breccia nel Palazzoma solo uno su quattro svela il portafogli

I parlamentari

ALBERTO CUSTODERO

IL DOSSIER. Introiti e beni materiali dei politici

Bersani

Il leader pd a quota 137 mila euroe allega lo stipendio della moglie

PIER Luigi Bersani dichiara nel2008 50 mila euro di spese eletto-

rali per approdare alla sedice-sima legislatura. Il segretarioPd pare non amare le automade in Italy visto che dichia-ra due auto d’Oltralpe (Re-nault Megane e Twingo). Ilsuo reddito oscilla da 163mila

euro nel 2007, a 150, 137 e 136 mi-la negli anni successivi. Il politico

democratico allega al suo anche il740 della moglie, che ha un reddi-to complessivo di 15mila euro. Al

netto delle tasse, la signora Bersaniguadagna all’incirca mille euro al me-se.

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Maroni

Una casa a Varese, un terrenoanche una barca per l’ex ministro

TRA i “beni mobili iscritti inpubblici registri” di proprietà di

Maroni Roberto-Ernesto ri-sultano, nel 2008, una barcadi sedici metri (una quotadel 33%) immatricolata nel

1980, due Fiat Panda eun’Audi A4. Dichiara fabbri-cato più terreno a Lozza, vici-no a Varese, e dichiara un im-ponibile di 220 mila euro (dicui 90 da lavoro autonomo).

Negli anni successivi acqui-sta un immobile a Varese

con la consorte. E vende un’auto. Men-tre è ministro non esercita la professio-ne di avvocato, e dunque il redditoscende a 170 mila euro.

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Brunetta

Da Ravello alle Cinque Terreproprietà con panorama-mare

RENATO Brunetta inizia la legi-slatura — ancora single — van-

tando una casa con terreno aRavello (Salerno), una a Mon-te Castello di Vibio (Perugia),una a Roma e un’altra a Vene-zia. Viaggia, a scelta, su unaFiat 500 del ‘68, su una Lada

Niva o una Jeep Wrangler. Esibi-sce un 740 da 228 mila euro. Nel2009, mentre è ministro dellaFunzione pubblica, acquista per40mila euro una casa di 40 metri

quadri, con giardino di 400 (da ristrut-turare), a Riomaggiore, alle CinqueTerre (La Spezia). Il reddito negli annisuccessivi passa a 182 mila, 310 mila e279 mila.

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Veltroni

Un reddito super fino al 2007poi nel 2011 scende a 136 mila

WALTER Veltroni viene elettonel 2008 presentando unreddito 2007 invidiabile,477 mila euro. Paga 198milaeuro di tasse. Con ogni pro-babilità, agli emolumentipolitici si sommano leroyalty delle vendite deisuoi libri. Una volta eletto,

l’imponibile dell’ex segreta-rio democratico ha un bru-sco calo, quasi si dimezzapassando nel 2009 (relativoall’anno prima) a 238milamila e a 214mila l’anno suc-cessivo. Ma nel 2011 (rispet-

to al 2010), il reddito si riduce a 136mila.

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Casini

Azioni del Monte dei Paschie quote in sei fabbricati

PIER Ferdinando Casini, appenaeletto, dichiara 150mila euro edi essere proprietario di sei fab-bricati (ma in quote che vannoda un sesto al 50%), a Bologna.

Nel 2008 ha 489 azioni San Pao-lo, 115 Unicredito Italiano e400 della Banca Alto Reno Liz-

zano in Belvedere. Ma negli an-ni successivi il leader Udc incre-menta il suo portafoglio aziona-rio acquistando 13 mila azionidel Monte dei Paschi di Siena. E

svariati titoli stranieri: dai te-deschi Solarword, Basf e Siemens aifrancesi Peugeot e Citroen, dagli spa-gnoli della Telefonica Sa ai lussembur-ghesi D’Amico Shipping Luxemburg.

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Di Pietro

Un appartamento a Bruxellese investimenti a Montenero

ANTONIO Di Pietro, nel 2008,denuncia di possedere sei fab-

bricati, uno persino a Bruxel-les (ma solo al 50%), uno aCurno (Bg), e poi a Montene-ro di Bisaccia (Cb). L’appar-tamento a Milano è di una Srl,Antocri, di cui è proprietario.

Viaggia su una Hyundai SantaFè, dichiara 219mila euro, ed ha

26mila azioni Enel. Negli annisuccessivi cessa l’usufrutto deifabbricati a Bergamo e Milano,vende Curno, compra e vende ter-

reni e fabbricati nella sua zona natia. Esi libera della Santa Fè. Il suo reddito siassesta alla fine intorno ai 190mila eu-ro.

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Bonino

Immobili e 217 mila euro di redditoma il 70 per cento va ai Radicali

EMMA Bonino, stando alsuo stato patrimoniale, nel2010 ha incassato un reddi-to complessivo di 217 milaeuro (compresa la pensio-ne da parlamentare euro-pea di 17 mila euro). Di que-sti, però, ne ha versati alpartito Radicale, stando al-la documentazione presen-tata, 158 mila. Per essereeletta, ha speso 447 euro involantini. Il suo patrimonioimmobiliare è composto da

un negozio a Roma, in piazza dellaMalva, un fabbricato a Roma, unbox a Bra (Cn), e una casa ad Alassio,in Liguria.

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Della Vedova

Un rustico da 200 metri, azionie un reddito da 126 mila euro

BENEDETTO Della Vedova(uno dei quattro di Fli ad averaccettato la pubblicazione on-line dei dati fiscali), nel 2008dichiara di aver un rustico aTirano, vicino a Sondrio, un

alloggio a Milano di sessantametri quadri e una Fiat Croma.Dichiara 126 mila euro. Gli an-

ni successivi acquista una Se-dici, il rustico cresce da 75 a 200metri quadri, e il portafoglio

azionario s’arricchisce diazioni del Credito Valtelline-

se, del Fondo Carmignac. Nel 2011,l’anno in cui i finiani furono cacciati dalPdl, stipula una polizza vita rivolgendo-si al Capital Progress di Allianz.

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Solo 224 parlamentari su 945, cioè uno su quattro, sono disposti ad alzare ilvelo sui loro patrimoni e redditi, accettando che siano pubblicati online sulsito di Camera e Senato. In questo modo sono in grado di consultarli tutti i50.276.247 elettori e non solo (com’è ora) quelli — pochissimi — che sirecano negli uffici del Parlamento per prenderne visione su documenticartacei. L’operazione trasparenza via web, promossa dalla deputataradicale Rita Bernardini, ha trovato, però, la resistenza dei Questori, ches’erano opposti appellandosi ad argomentazioni giuridiche. Il presidenteFini ha poi deciso di consentirne la pubblicazione previa la sottoscrizionedi una liberatoria. Ma appena una piccola parte di senatori e deputati haaccettato di firmarla: 139 del Pd, 42 del Pdl, 4 della Lega Nord, 12dell’Idv, 8 dell’Udc, 5 di Fli e i restanti del Gruppo Misto.

DOCUMENTI SUI SITI

Per prendere visione delledichiarazioni patrimoniali(sotto, alcuni stralci) bastaentrare nei siti online diCamera e Senato e cercarela scheda di un deputato o diun senatore

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@DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012

PER SAPERNE DI PIÙwww.imf.orgwww.ecb.int/ecb/html/index.it.html

UN SONDAGGIO del quotidiano gre-co Katimerini attribuisce al partitoNuova democrazia il 31% dei voti al-

le elezioni di marzo prossimo e al Pasok diPapandreu l’8%. In mezzo, con più del 30%,alcuni partiti di sinistra contrari alla soluzio-ne per il rifinanziamento del debito grecovotata ieri dal governo e che oggi si dice an-che il Parlamento approverà. Così il partitoche, guidato da Karamanlis, ha portato laGrecia al disastro economico, ha mentitoper anni sulla entità del deficit pubblico, di-chiarandolo al 6% e portandolo invece al15%, ha gestito in maniera irresponsabile lespese per le Olimpiadi, è ancora di gran lun-ga preferito a tutti gli altri dal popolo greco.

NON C’É ALTERNATIVA

Il primo ministro Papademos dice che, sela soluzione approvata dal governo non fos-se approvata dal Parlamento, ne seguireb-be l’immediata bancarotta sia del governoche delle banche, con e chiusura di banchee uffici governativi, stop agli stipendi, ai sa-lari, fallimento di imprese. Quindi, non c’èalternativa. Al punto al quale la inane ge-stione della crisi greca da parte della troikaUe-Bce-Fmi, ha fatto arrivare le cose, è evi-dente che ha ragione Papademos. Una boc-ciatura da parte del Parlamento greco pro-durrà un vero e proprio tsunami finanziarioin Grecia e un riflesso internazionale la cuientità è aggravata da un fatto non ancoraapprezzato nella sua gravità.

TRA RECESSIONE E DEPRESSIONE

L’Europa è infatti entrata nella secondafase della recessione iniziata a fine 2008 e re-pressa, temporaneamente, solo negli StatiUniti, nei paesi asiatici e sudamericani, e inGermania e suoi satelliti. Ma da questi ulti-mi, come Finlandia e Austria, arrivano noti-zie pessime per il 2012. E anche per la Ger-mania si prevede una stasi o un regresso. Unsegnale poco positivo viene dalle importa-zioni cinesi, che si prevedono in forte re-gresso nel 2012. E’ un segnale che la cresci-ta della domanda interna cinese sta affievo-lendosi, e questo si ripercuote sui grandiesportatori di materie prime ma anche suiproduttori di beni di investimento o di pro-dotti di lusso, come Germania e Italia. C’è laconcreta possibilità che dalla recessione,come negli anni Trenta, si passi ad una de-pressione.

LA POLITICA FISCALE RESTRITTIVA

Piove sul bagnato, dunque. A dicembre ilsummit europeo ha varato un documentoeconomico nel quale si carica l’aggiusta-

per il primo piano di aiuti, Fmi, Commissio-ne europea e Bce hanno continuato a insi-stere anche su tali misure deflattive, pur do-po aver compreso che da esse è derivato ilcrollo del Pil greco rispetto ai livelli del 2007in ciascuno degli anni successivi, e che adesso va attribuito il crollo del gettito fiscale.

LE RISORSE INSUFFICIENTI

In parallelo coi negoziati per organizzareuna insolvenza pilotata in Grecia, si è cerca-to da parte delle autorità europee, di mette-re in piedi una sorta di porta parafuoco, chetenga lontano dal resto dell’Europa il con-tagio di una possibile trasformazione dellacrisi greca in una insolvenza non guidata eselvaggia. Da una parte si è raggranellatauna quantità chiaramente insufficiente (e

fino a luglio solo in parte disponibile) di ri-sorse finanziare contro la potenza di fuocoillimitata dei mercati. Essa è affidata a dueenti di nuova creazione, EFSF e ESM, chedovrebbero venire in soccorso di Stati euro-pei in difficoltà. Allo stesso tempo si studiail Piano B, che contempla l’uscita della Gre-cia dalla UE.

LA DELEGITTIMAZIONE

La fiducia dei paesi europei in surplusnella continuazione della Grecia come sta-to sovrano, sia fuori che dentro la Ue, si di-mostra quindi molto ridotta. Il che, se si os-servano i comportamenti greci sopra ricor-dati, non è senza fondamento. Ma allora,perché delegittimare Giorgio Papandreu,come fecero Merkel e la sua eco francese,quando voleva proporre ai greci un referen-dum sulla permanenza del paese nella UE?A quei tempi il referendum lo avrebbe vin-to. Ed è il solo uomo politico greco con cul-tura economica e statura di uomo di stato.Ma ha il grande torto di avere sconfitto Ka-ramanlis, amico personale e protegé politi-co di Angela Merkel e di aver rifiutato la con-segna alla Marina Greca e il relativo paga-mento alla Krupp, di quattro sommergibilidi fabbricazione tedesca, facendoli dichia-rare incapaci di tenere il mare da un ammi-raglio greco, nominato perito dello Stato.

In queste condizioni,intestardirsi in politichedeflattive è suicida

Tagli e tasse invece di riformecosì la cura greca della troikacrea recessione e gonfia il debito

IL DOSSIER. Le risposte dell’Europa

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Lo scenario

Il nuovo

piano

LE MISURE

Atene taglierà 15mila dipendentipubblici, i salari del22% e le pensioni.In cambio riceveràaiuti per 130 miliardi

mento dei conti intra-europei solo sui pae-si in deficit, ponendosi addirittura comevirtù etiche le capacità della Germania digenerare surplus. Una soluzione condivisatra paesi in surplus e paesi in deficit non ènemmeno adombrata, pur avendo recentiricerche della più svariata provenienzachiarito che non è assolutamente possibileche la deflazione possa essere curata conuna politica fiscale restrittiva, se non è pos-sibile svalutare.

LA FAVOLA DI ESOPO

Dopo il summit di Bruxelles il mes-saggio inviato alla Grecia e a tutti i pae-si in difficoltà è stato quello della favo-la di Esopo. Le formiche europee han-no detto alle cicale europee, in par-ticolare alla cicala greca: “Haivoluto cantare tutta l’estate.Ora crepa”. Il fatto è che, a livel-lo macroeconomico questonon va affatto bene nemme-no per le formiche, e i satelli-ti della Germania se ne stan-no accorgendo, a partire dallaFinlandia. E comincia ad accor-gersene anche la Germania. Malo hanno capito anche i greci, equesto induce molti di loro adimenticare le ragioni che lihanno portati alla insolvenza.

Tanto da indurre il ministro tedesco Schau-ble ad affermare che se si continua così, nel2020 il debito pubblico greco non sarà il120% del Pil, come previsto dall’accordo coicreditori, ma il 146%, livello del tutto inso-stenibile. Perciò la signora Merkel, insiemealla sua eco francese, mellifluamente sug-gerisce che a garanzia del debito greco biso-gnerebbe istituire un fondo di ammorta-mento, non amministrato dai greci, nelquale versare i contributi della Ue alla Gre-cia e i cui proventi dovrebbero andare soloa ripagare il debito. Poco prima aveva sug-

gerito la nomina di uno straniero asupervedere i conti greci.

LA TROIKA FALLISCE MA INSISTE

Nell’ultimo rapporto sulla si-tuazione greca, l’Fmi si lagnadel fatto che la Grecia, anzichérealizzare una seria politica diriforme strutturali abbiaadottato misure di restrizio-ne della spesa e aumentodelle imposte che hanno co-me risultato la deflazione.

Malgrado questa aperta am-missione del fallimento dellaricetta imposta dalla troika al-la Grecia, dato che le misuredeflattive furono parte inte-

grante del pacchetto negoziato

La “riforma” europea carica tutto il pesodell’aggiustamento sui Paesi in deficit e nonimpone nulla a quelli in surplus. In più, lerisorse messe in campo nulla possono controla potenza di fuoco illimitata dei mercati

Per il vecchio continente è dinuovo recessione, che potrebbesfociare in grave depressione

MARCELLO DE CECCO

LE OBBLIGAZIONI

La Grecia potràemettereobbligazioni per 70miliardi da offrire incambio ai vecchirisparmiatori

LE PRIVATIZZAZIONI

Atene raccoglieràentro fine 20124,5 miliardi di euroda operazioni diprivatizzazione

La letteraai leader

Qualche settimanafa il “FinancialTimes” hapubblicato unalettera aperta aileader europeifirmata daMarcello De Ceccoe da altri treeconomisti, contro ilnuovo trattatoeuropeo

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