Le religioni e il tempo - Insegnanti di...

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Le religioni e il tempo La ricerca delle origini e l’attesa del futuro

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Le religionie il tempo

La ricerca delle origini e l’attesa del futuro

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Fin dalle sue origini l’uomo si è interrogato sul senso della propria esistenza e sulleorigini proprie e dell’universo. Alla domanda “Da dove veniamo?” ha da semprefatto da complemento quella “Dove andiamo?”, determinando una riflessione suldestino dopo la morte e ipotizzando possibili mondi ultraterreni. Il culto dei morti,in alcune culture, ha assunto la forma di una vera e propria cura, nel corso dellavita dell’aldiqua, della vita dell’aldilà.Vedremo ora come alcune delle principali civiltà, abbiano risolto il problemadelle origini e delle “cose ultime”, non solo prendendo atto di un ciclo natu-rale, ma, nel rispondere alle domande riguardanti da dove veniamo e dove an-diamo, formulando vere e proprie teorie sul significato dell’esistenza.

L’antico EgittoGli egizi ritenevano che la loro esistenza dipendesse da un dio primordiale, undio creatore che avrebbe dato ordine al caos originario. Questo dio creatore è statoidentificato in Ra, il dio solare, il cui centro di venerazione era la città sacra diEliopoli. Ra possedeva due tipi di forza creatrice: sia (cioè la conoscenza, la sa-pienza) e hu (la parola creatrice, atto di volontà).

Oltre che dell’origine dellavita Ra si occupava anchedella sua conservazione edera l’ artefice del prosegui-mento della vita in una vitaultraterrena felice.

La civiltà egizia fu tra le primead elaborare una riflessioneapprofondita sui destini ultra-terreni dell’uomo e presentauna caratteristica poi fonda-mentale in tutte le escatologieevolute: il giudizio divino del-l’anima del defunto sul limitaredell’aldilà.

Il defunto dopo un lungo viaggionell’oscurità arrivava nelle re-gioni dell’aldilà, nelle quali po-teva entrare solo se la sua animarisultava più leggera di quella diuna piuma e il suo corpo eraperfettamente conservato: perquesto motivo era diffusa la pratica dell’imbalsa-mazione. A questo punto veniva condotto in unagrande sala, il tribunale di Osiride, al cospetto di

L’anima del de-funto, in forma diuccello, vola dallatomba, mentre lasua ombra apparesulla porta; partico-lare di un dipintodella tomba di Ari-nefer a Deir el-Me-dineh.

Nell’antico Egittoil sarcofago era lostrato esterno di pro-tezione per la mum-mia imbalsamata,con diversi strati disarcofagi uno dentrol’altro. Nell’immagi-ne: sarcofago di Se-ramon, XXI dinastia,1080-950 a.C. (Be-sançon, Museo del-le Belle Arti e di Ar-cheologia).

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quarantadue giudici (uno per ogni distretto del-l’impero egiziano) di fronte ai quali si confessavasui suoi comportamenti in vita. Il defunto si difen-

deva, ricorrendo all’aiuto di formule ritualicontenute nel Libro dei morti, il più celebre

testo funerario della civiltàegizia. Il dio Anubi (con latesta di cane) procedeva,quin-di, alla pesatura del

cuore del defunto, po-nendolo sul piatto diuna bilancia; sull’al-tro piatto poneva lapiuma di Maat, la deadella verità. L’equili-brio della bilancia in-dicava la bontà el’onestà del defunto e,quindi, la possibilità diottenere la tranquillitàeterna; viceversa il pesoeccessivo del cuore de-nunciava le malvagitàdel defunto, che veniva immediatamente sbranato da un mostro con la testadi coccodrillo che assisteva alla pesatura.Questa concezione apriva all’uomo esplicite prospettive di una vita dopo la morte,concepita come un “doppio della vita terrena” e quindi con strette analogie dimodalità ed esigenze. Ne sono una te-stimonianza le pareti coloratissimedelle tombe, che rappresentano

scene varie di vita quotidiana.La mummia imbalsamata veniva posta in un sar-cofago e questo in una tomba insieme a viveri,gioielli, armi, oggetti vari appartenu- ti aldefunto quando era in vita. Le tombe eranospesso dei veri appartamenti, decorati eammobiliati in modo da dare al defunto lapossibilità di continuare a vivere una se-conda vita.

Il defunto viene imbalsamato per affrontare il viaggio nell’aldilà sotto la supervisionedi Anubi (con la testa di cane); dal Libro dei morti di Hunefer (Londra, British Museum).

Dopo la morte, due coniugi raggiungono i campidell’aldilà, proiezione ultraterrena della vita quotidia-na, che i fedeli speravano di poter continuare. Si notiHorus nella veste di divinità solare (Deir el-Medineh,tomba I).

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Greci e romaniNella cosmogonia greca il mondo aveva incominciatoad esistere in forma di caos e si sarebbe successiva-mente trasformato, dando origine anche agli dei. Da questo stato primordiale e informe di caos, sa-rebbe sorto progressivamente il cosmo ordinato.Prima si costituì il Tartaro, luogo dell’oscurità edella notte; poi sorse la terra (Gea), e da essa nac-quero il cielo (Urano) e il mare (Ponto). Dall’unionedel cielo e della terra nacquero quindi Crono e Reae da questi ebbero origine Zeus, che divenne poi ilsignore dei cieli, Poseidone, a cui fu affidato il do-minio dei mari, e Ade, che regnò nell’Oltretomba.

Il regno di Ade, il mondo sotterraneo abitato dalleanime dei defunti, era circondato da mura di ferrocon portali che i defunti potevano varcare, accom-pagnati da Hermes, ma solo se avevano ricevutosepoltura, perché in caso contrario le loro animeavrebbero dovuto vagare senza pace per centoanni. Superata la soglia degli inferi, le anime at-traversavano i fiumi Stige e Cocito, per approdare

Nella tradizione greco-latina il traghettatore che porta le ani-me nelle sede definitiva, è denominato Caronte. Figlio di Erebo edella Notte, ha la barba irsuta, un mantello a brandelli e a volteun cappello rotondo. L’illustrazione proviene da un affresco con-servato al Museo Archeologico di Paestum.

Zeus, divenuto signore del mondo, si insediò sull’Olimpo, da dove,successivamente, combatté, insieme alle altre divinità, i giganti chesi erano ribellati al nuovo ordine cosmico. Nel corso di questa gi-gantesca lotta (la gigantomachia) i giganti furono sconfitti e se-polti nelle isole vulcaniche. Fu così che il mondo si assestò sottoil dominio di Zeus.

al lago Acheronte. Qui il vecchiobarcaiolo Caronte (dietro il pa-gamento di un obolo, una mo-neta posta dai parenti sotto lalingua del defunto) li trasbor-dava sulla riva opposta, doveCerbero, il cane infernale, li fa-ceva entrare nel vero e proprioregno dei morti e sorvegliavache non uscisse nessuno.

Secondo le concezioni più anti-che (giunte a noi grazie ai rac-conti epici di Omero, per i greci,e di Virgilio, per i romani), tuttii defunti restavano nell’Ade con-sumati dal ricordo e dal deside-rio della vita terrena. In seguitoprese forma l’idea di una sortedifferenziata, proporzionata al-la moralità espressa in vita efu previsto il giudizio di frontea un tribunale previsto dallostesso Ade.

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In base all’esito del processo, i giu-sti potevano accedere ai CampiElisi, o Isola dei Beati, luogo diprimavera dove ci si poteva dedi-care alle occupazioni preferite.L’isola era circondata dalle acqueargentee del fiume Lete, che con-cedevano l’oblio a coloro che le be-vevano e assicuravano quindi lafelicità.I malvagi, invece, venivano pre-cipitati nel Tartaro, una voragineoscura circondata da un triplicemuro, attorno al quale scorrevail fiume di fuoco Flegetonte. Equi subivano pene spaventosecorrispondenti all’empietà dellepene commesse.

Per entrare nelmondo della mortesi doveva varcare lasoglia della portadegli inferi, che sepa-rava definitivamenteil mondo della vita,in cui ci sono stati co-lori, emozioni, affet-ti e introduceva in unmondo buio, di om-bre, in cui non c’eraconsistenza del cor-po. Accanto alla por-ta, due sacerdoti inatteggiamento dicommiato; pitturaparietale del 530 a.C.circa (Tarquinia,Tomba degli Auguri).

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Europa del NordNelle religioni e nelle mitologie dell’Europa del Nord, fra i popoli germanici e scan-

dinavi, si veneravano le divinità degli Asi, dominate da figure quali Odino, Thor,le Valchirie, che rispecchiano le abitudini guerriere di quei popoli.

Per quanto riguarda la cosmogonia il mondo si sarebbe formato dalcorpo del gigante progenitore Ymir: dalla sua carne le divinità avreb-bero creato la terra, dal sangue il mare, dalle ossa le montagne, dal cra-

nio il cielo, dalla fronte le nuvole e dai capelli gli alberi e la vegetazione.Il mondo dove vivevano gli uomini si chiamava Midgard (“reggia inter-media”); all’esterno c’era Utgard, il regno turbolento dei giganti e deidemoni; al di sopra di questi due regni si ergeva Asgard, il mondo deglidei con i dodici castelli degli Asi.

Il Walhalla (che in nordico antico significa “dimora dei morti”) era la re-sidenza dei guerrieri caduti eroicamente in battaglia; al centro di esso si

trovava il trono di Odino e la sede delle divinità. I caduti venivano presidalle Valchirie (le giudicatrici dei morti) sul campo di battaglia e por-tati nel Walhalla, una sorta di paradiso chiamato dai norvegesi la Sala

Statuetta normanna (risalente all’anno 1000 d.C.) del dio paganoThor, custode del mondo, dio del tempo, del tuono, delle nubi, del ven-to e della guerra, ma anche protettore della terra coltivata e della fa-miglia (Reykjavik, Museo Nazionale dei Normanni).

La pietra di Hun-ninge, probabile sim-bolo solare connes-so al viaggio delleanime nell’oltretom-ba; particolare, VIIIsecolo (Visby, isola diGotlands in Svezia,Chiesa di Klinte).

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degli eroi benedetti. La sala aveva 540 porte, il tetto for-mato da scudi, le travi fatte con le lance, i sedili conle corazze. Qui ogni giorno si organizzavano com-battimenti e i guerrieri si facevano a pezzi l’un l’al-tro; al tramonto, alla fine degli esercizi,ricomposti e guariti da tutte le ferite, banchet-tavano con Odino bevendo birra e idromele neicrani dei loro nemici, serviti dalle Valchirie. Illoro compito era quello di prepararsi allagrande battaglia cosmica finale, nella qualeavrebbero dovuto difendere Odino e gli Asi.

Contrapposto al Walhalla vi era l’altro regnodei morti, Helheim, gli Inferi, destinato atutti gli altri defunti, periti per cause natu-rali. Si trattava di un luogo molto scuro, dovele anime dei morti vagavano smarrite, comeombre senza corpo.

Le Valchirie, alcentro di questa ste-le funeraria del X se-colo, cercavano suicampi di battagliagli eroi caduti e li ac-compagnavano nelWalhalla, il paradisodelle popolazioninordiche. In alto sinota la coppia divinaOdino e Friga, cheaccoglieva i guerrie-ri caduti valorosa-mente sul campo.

In alto, il dio Odi-no, signore dei mor-ti, è in groppa alsuo cavallo a ottozampe. In basso èvisibile la tipica im-barcazione vichin-ga, il drakkar, con lavela quadrata. Stelevichinga rinvenutanell’isola di Gotlanddel mar Baltico(Stoccolma, MuseoStorico Statale).

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Civiltà precolombianeCiviltà incaIl racconto inca della creazione è conosciutograzie a miti e leggende sopravvissute fino adoggi. Secondo questi racconti, nei tempi antichila terra era immersa nell’oscurità, fino a quandodal lago Titicaca emerse il dio Virachoca, portandocon sé alcuni esseri umani; Virachoca creò il sole(Inti), la luna e le stelle per illuminare il mondoe poi plasmò con l’argilla alcuni esseri umani,che furono mandati in ogni angolo della terra.Inti era venerato come Essere supremo del regno.Uno dei due regni dell’aldilà veniva chiamato Ha-nakpanchga (il mondo di sopra), dove si potevanoincontrare tutte le divinità, una sorta di paradisonella sfera del dio del sole. L’altro era il regno diUku Pacha (mondo di sotto), ovvero il mondo deimorti e dei bambini mai nati, un luogo di freddoe fame nella sfera della dea della terra.

Virachoca, creatore del sole e della luna presso gli inca,raffigurato con un simbolo del potere tra le mani: il bastone.

Nella civiltà atze-ca i sacrifici umani,come quello raffigu-rato nell’immagine,erano un atto religio-so, necessario perla sopravvivenza de-gli dei che si nutriva-no di sangue. Senzaquesti sacrifici gli at-zechi ritenevano chela vita sulla terra sisarebbe estinta (Fi-renze, Biblioteca Na-zionale).

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Civiltà mayaLe fonti che aiutano a capire il pensiero cosmologico e religioso dei maya sono poche; ricordiamo soprat-tutto il Popol Vuh, un testo sacro scritto dal popolo Quiché.L’Essere supremo era Hunabku, creatore del cielo e della terra e padre degli dei. Secondo la tradizione,la terra venne plasmata e formata dagli dei prima della creazione di tutti gli altri esseri viventi. Venneropoi create le montagne, gli alberi e gli animali; infine fu la volta dell’uomo, generato da una pannocchiadi mais dopo due tentativi falliti, uno con l’argilla e l’altro con il legno. Il mondo inferiore era quello degli inferi.

Civiltà atzecaLa cosmogonia azteca articola incinque grandi età dominanti ilmito della genesi del mondo: etàdei quattro giaguari, dei quattroventi, delle piogge, delle acque edei terremoti. Ciascuna di questeere inizia e finisce con la vita delsole. Ogni dio ha il compito di reg-gere il sole e, quando questo andràdistrutto, l’età si potrà considerarefinita. La morte di ciascun solecoincide con il fallimento della di-vinità, sconfitta da un altro dio econdannata alla caduta sulla terra.Il dio vincitore ha quindi il com-pito di occuparsi del nuovo sole. Èun universo caratterizzato dalladistruzione e dall’incapacità deglidei di garantire un ordine armo-nico e stabile.Gli atzechi credevano nell’esistenzadi tre differenti regni dei morti.Nel primo, Ichan tonatiuh ilhui-cac, dimoravano coloro che veni-vano uccisi nei sacrifici, i cadutiin battaglia e le donne morte diparto; nel secondo regno, Tlalo-can, corrispondente al regno deldio della pioggia Tlaloc, si trova-vano gli annegati e coloro cheerano stati colpiti dai fulmini, i leb-brosi e i paralitici; nel terzo regno,Mictlàn, si trovavano tutti gli altridefunti e corrispondeva al regnosotterraneo del dio Mictlantecutli.

Il paradiso di Tla-loc, signore dell’aldi-là atzeco: il dio veni-va spesso rappre-sentato con il simbo-lo dell’albero dellavita; particolare diun affresco di Tepan-tila (Città del Messi-co, Museo Naziona-le di Antropologia).

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Ebraismo e cristianesimoUn elemento fondamentale della fede ebraica e di quella cristiana è che il mondo, tutti gli esseri animatie inanimati sono stati creati da Dio. La creazione, a partire dal caos originario, è narrata nel primo librodella Bibbia, Genesi. Nel corso della creazione, che si compie in sette giorni, Dio opera tre separazioni(notte e giorno, cielo e terra, terra e mare) e tre abbellimenti (gli astri, gli animali e l’uomo). Dio creal’uomo il sesto giorno, plasmandolo con la polvere del suolo e soffiando nelle sue narici un “alito di vita”affinché diventi un essere vivente. L’uomo, in quanto vertice della creazione, è creato a immagine e so-miglianza di Dio. Il settimo giorno il Signore si astiene dal lavoro e benedice questa giornata comesegno della conclusione dell’opera di creazione.

L’aldilà nell’ebraismoPer gli ebrei, dopo la morte fisica esiste una sopravvivenza ultraterrena fondata su duecapisaldi: l’immortalità dell’anima e la retribuzione. Sciolta dal corpo dopo la morteterrena, l’anima sopravvive in eterno e deve affrontare il giudizio di Dio, cui seguela ricompensa o il castigo. La ricompensa permette di entrare nel Gan Eden (pa-radiso), luogo di delizie sublimi; il castigo caccia leanime in un luogo di sofferenza e dannazione,il Gehinnom o Sheol (inferno).Secondo le credenze, entrambi questiluoghi sono suddivisi al loro internoin sette reparti o gironi riservatia ciascuna delle sette catego-rie di buoni o di cattivi chevi dimorano.

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L’aldilà nel cristianesimoLa suddivisione dell’aldilà cristiano in tre regni (paradiso, purgatorio e inferno), riservato rispettiva-mente agli spiriti beati, agli spiriti penitenti, ma destinati al paradiso, e agli spiriti malvagi e dannati, cor-risponde alle convinzioni della dottrina cristiana dalle sue origini fino ai giorni nostri (cfr. Catechismodella Chiesa cattolica – Compendio, 207-216)). Unica parziale eccezione riguarda la dottrina riferita al purgatorio, approfondita nei secoli medioevalie definita nel Concilio di Lione del 1274. Il purgatorio è il luogo della purificazione, nel quale transi-tano tutti quei defunti che al momento della morte erano liberi da colpe gravi, ma che dovevano ancora

scontare alcuni peccati con pene temporanee. Secondo la dottrina cattolica la pena del purgatoriopuò essere abbreviata dall’indulgenza (riduzione di una pena temporale concessa dall’auto-

rità ecclesiastica).Il paradiso, o eterna beatitudine, è la condizione di diretta visione di Dio nel cielo, col-

legata alla grazia perfetta e alla felicità assoluta dell’uomo.Nell’inferno, condizione di lontananza da Dio, scontano la dannazione eterna gli an-

geli scacciati da Dio (diavoli) e gli uomini defunti in stato di peccato mortale (co-loro che non si sono pentiti o la cui colpa non è stata rimessa).

Moltissime sono state le rappresentazioni iconografi-che dei tre regni; solitamente nel giardino

del paradiso sono presenti angeli e san-ti a simboleggiare l’eterna felicità

dei beati, mentre nell’inferno leanime dei dannati vengono

sottoposte alle più crudeli eatroci torture.

Beato Angelico,Il giudizio universa-le, 1432-1435 (Fi-renze, Museo delconvento di SanMarco). A sinistra: èraffigurato il giar-dino del paradiso,con il girotondo diangeli e santi. Alleloro spalle, sullosfondo, si intrave-dono le mura dellaGerusalemme cele-ste, prefigurazionedel paradiso. A de-stra: sospinte e tra-scinate dai diavoli leanime dei dannatientrano nell’infer-no, fra di loro cisono esponenti diogni categoria so-ciale: uomini e don-ne, poveri e ricchi,monaci e soldati,vescovi e infedeli.

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IslamL’islam condivide con il cristianesimo la fede in una creazione del mondo ad opera di Dio, con uno svol-gimento temporale: «Veramente il vostro Signore è Allah, che creò il cielo e la terra in sei giorni ed èsaldamente stabilito sul trono, a regolare e governare tutte le cose» (Corano, 10, 3).In numerosi versetti del Corano è chiaramente identificato come la “prima causa” e a Lui è attribuita laproprietà di qualsiasi atto creato.

L’elaborata concezione dell’aldilà nella religione e nella cultura musulmana trova una sua esplicita rappre-sentazione nel Corano, dove si descrive la condizione beata dei fedeli in paradiso e le atroci punizioni riser-vate ai malvagi nell’inferno. Si tratta di una concezione che si evolve nel corso della rivelazione profetica. Alla fine dei tempi avrà luogo il Giudizio Universale, che sarà preceduto da immani catastrofi naturali(terremoti, incendi, caduta delle stelle…), nel corso del quale le buone e le cattive azioni degli uomini,che sono state registrate su un libro, saranno posate su una bilancia. Gli infedeli diventeranno schiavidell’inferno e bruceranno tra le sue fiamme; i credenti invece potranno giungere in paradiso. Il paradiso islamico, dove scorrono ruscelli d’acqua, latte, vino e miele, è un luogo di piacere, dove si puògodere anche della visione di Allah. Tutti coloro che muoiono prima del Giudizio Universale sono destinatiad attenderlo nelle loro tombe;solo chi cade per la causa di Allahnella “guerra santa” va in paradisoimmediatamente dopo la morte.

Un momento del viaggio notturno in cielo di Maometto: la visita del paradiso, mi-niatura del XIV secolo.

In questa miniatura del XVI secolo, uno dei predecessori di Maometto, nel ruolo del pro-feta Ezechiele, risuscita i morti durante il Giudizio Universale (Istanbul, Museo di arte Tur-ca e Islamica).

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Il palazzo di Mao-metto, sopra il qua-le sono rappresenta-ti i sette cieli del pa-radiso secondo lareligione islamica.Da notare la scalache poggia sul tettodella moschea e checonduce diretta-mente al primo cie-lo. Miniatura per-siana di “commen-to” al Libro dellaScala di Maometto(sec. IX-X), che nar-ra il viaggio nottur-no del Profeta inparadiso (Parigi, Bi-blioteca Nazionale).

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InduismoL’induismo ha una complessa visione della creazione delmondo. Dai testi indù e vedici si evince che il primo es-sere vivente creato si chiama Brahma eha il compito di creare a sua volta lavarietà di ambienti e forme di vita diquel particolare universo. Brahma èeterno e immutabile; al momento dellacreazione emana da sé il mondo della appa-renze, che possiede attributi e forme specifi-che ed è destinato a trasformarsi e a perire;poi, in un ciclo successivo, a rinascere.

Queste convinzioni sembrerebbero escluderela credenza nell’oltretomba, che invece è pre-sente tanto come fase di passaggio da uno statoall’altro dell’esistenza, quanto come rappresentazioneantropomorfica, simbolica e popolare della condi-zione ultraterrena, quanto ancora come corrispet-tivo di un giudizio divino e morale sui retti o empicomportamenti in vita.

Così, l’uomo buono e liberato dalle passioni terrene vivrà nella com-pagnia del Signore: godrà della vita eterna, della felicità eterna e dellaperfetta conoscenza in un mondo di luce.

Più dettagliato e circostanziato è l’immaginario infernale, riservatoai malvagi e agli impuri. La cosmologia induista prevede, infatti, 28inferni per le varie categorie di dannati. Per esempio: Tamusra èl’oscura regione dove vengono torturati i ladri e gli adulteri. Rau-rava è l’inferno dove i sadici sono tagliati a pezzi, ma non uccisi.Kumbhika è il luogo dove gli uomini che hanno commesso atti moltocrudeli vengono bolliti nell’olio. Krimibhoja è un’enorme sala dovegli inospitali, i padroni di casa egoisti, saranno trasformati in vermie si divoreranno l’un l’altro.A presiedere il regno infernale è il dio Yama.

La “ruota dellavita” in un arazzodel XIX secolo.

Il dio Brahma, rap-presentato solitamen-te con quattro volti,X secolo a.C.; Angkor(Cambogia).