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LE PROPOSIZIONI CONSECUTIVE Esse esprimono la conseguenza dell’azione presentata nella reggente. In latino la proposizione consecutiva è introdotta da: a) ut (“che”) spesso in correlazione con sic, ita (“così”), tam, tantum, tantopere (“tanto”), tantus, a, um (“tanto grande”) is, talis (“tale”), totiens (“tante volte”), eo, adeo (“a tal punto”) b) ut non (“che non”). ed è espressa con tutti i tempi del congiuntivo. Per quanto riguarda più specificamente l’uso dei tempi del congiuntivo, va sottolineato che essi possono essere anche liberi dalla subordinazione temporale propria del congiuntivo. Le consecutive non seguono quindi la consecutio temporis. Es: Ita est a me consulatus peractus, ut nihil sine consilio senatus egerim “Il consolato è stato gestito da me in modo tale (ita) che non ho fatto nulla senza il parere del senato” In questo caso la consecutio temporum non viene applicata, in quanto si ha un perfetto congiuntivo (egerim) in dipendenza da un perfetto indicativo. Le norme della consecutio temporum vengono però osservate quando la consecutiva esprime una stretta connessione con la reggente. Il congiuntivo delle consecutive latine si rende per lo più con l’indicativo (di massima nello stesso tempo del congiuntivo latino) oppure, se il soggetto è lo stesso della principale, in forma implicita con da + infinito. Es: Atticus ita vixit ut universis Atheniensibus esset carissimus. 1) Attico visse in modo tale che era carissimo a tutti gli Ateniesi. (traduzione con indicativo imperfetto in luogo di un congiuntivo imperfetto latino) 2) Attico visse in modo tale da essere carissimo a tutti gli Ateniesi. (forma implicita con da + infinito) Es: Tam bonus es ut omnibus diligaris “Sei tanto buono da essere amato da tutti” IL PARTICIPIO Il participio si chiama così per il fatto che esso è partecipe sia della natura del verbo sia di quella del nome. Esso possiede 3 tempi: presente, perfetto e futuro. Va precisato che questi tempi non sono usati con valore assoluto, ma con valore relativo, cioè in relazione con il verbo della reggente 1. PARTICIPIO PRESENTE ( amans, amantis )serve per indicare un’azione contemporanea rispetto a quella espressa nella proposizione principale, anche se questa è espressa da un tempo storico. Video te venientem “ Vedo che tu vieni”; vidi te venientem “ Vidi che tu venivi”; videbo te venientem Vedrò che tu verrai”. Il participio presente è posseduto da tutti i verbi ed ha sempre forma e valore attivo.

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LE PROPOSIZIONI CONSECUTIVE

Esse esprimono la conseguenza dell’azione presentata nella reggente. In latino la proposizione consecutiva è

introdotta da:

a) ut (“che”) spesso in correlazione con sic, ita (“così”), tam, tantum, tantopere (“tanto”), tantus, a, um

(“tanto grande”) is, talis (“tale”), totiens (“tante volte”), eo, adeo (“a tal punto”)

b) ut non (“che non”).

ed è espressa con tutti i tempi del congiuntivo.

Per quanto riguarda più specificamente l’uso dei tempi del congiuntivo, va sottolineato che essi possono

essere anche liberi dalla subordinazione temporale propria del congiuntivo. Le consecutive non seguono

quindi la consecutio temporis.

Es: Ita est a me consulatus peractus, ut nihil sine consilio senatus egerim

“Il consolato è stato gestito da me in modo tale (ita) che non ho fatto nulla senza il parere del senato”

In questo caso la consecutio temporum non viene applicata, in quanto si ha un perfetto congiuntivo (egerim)

in dipendenza da un perfetto indicativo.

Le norme della consecutio temporum vengono però osservate quando la consecutiva esprime una stretta

connessione con la reggente.

Il congiuntivo delle consecutive latine si rende per lo più con l’indicativo (di massima nello stesso tempo

del congiuntivo latino) oppure, se il soggetto è lo stesso della principale, in forma implicita con da + infinito.

Es: Atticus ita vixit ut universis Atheniensibus esset carissimus.

1) Attico visse in modo tale che era carissimo a tutti gli Ateniesi. (traduzione con indicativo imperfetto in

luogo di un congiuntivo imperfetto latino)

2) Attico visse in modo tale da essere carissimo a tutti gli Ateniesi. (forma implicita con da + infinito)

Es: Tam bonus es ut omnibus diligaris “Sei tanto buono da essere amato da tutti”

IL PARTICIPIO

Il participio si chiama così per il fatto che esso è partecipe sia della natura del verbo sia di quella del nome.

Esso possiede 3 tempi: presente, perfetto e futuro.

Va precisato che questi tempi non sono usati con valore assoluto, ma con valore relativo, cioè in relazione

con il verbo della reggente

1. PARTICIPIO PRESENTE ( amans, amantis )→ serve per indicare un’azione contemporanea rispetto a

quella espressa nella proposizione principale, anche se questa è espressa da un tempo storico.

Video te venientem “ Vedo che tu vieni”; vidi te venientem “ Vidi che tu venivi”; videbo te venientem “

Vedrò che tu verrai”.

Il participio presente è posseduto da tutti i verbi ed ha sempre forma e valore attivo.

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2. PARTICIPIO PERFETTO ( amatus, -a, -um )→ serve per indicare un’azione anteriore rispetto a quella

della reggente, qualunque sia il tempo di essa.

Debellati hostes fugiunt “ Essendo stati sconfitti, i nemici fuggono “.

Non tutti i verbi possiedono il participio perfetto ma solo i verbi transitivi attivi e da tutti i verbi

deponenti ( verbi con forma passiva ma significato attivo es: hortor = esortare n.d.r. ).

3. PARTICIPIO FUTURO ( amaturus, -ura, -urum ) → serve per indicare un’azione posteriore rispetto alla

reggente, qualunque sia il tempo di essa. E’ molto raro.

Currebam vos visurus “ Correvo per vedervi”

Il participio futuro ha valore attivo ed è posseduto da tutti i verbi a condizione che abbiano il supino.

GLI USI DEL PARTICIPIO

1. Funzione nominale del participio

Il participio, quando è usato in funzione nominale, può svolgere il compito di attributo o quello di predicato:

a) Attributo

Quando è unito a un sostantivo per meglio determinarlo: equivale a un aggettivo o a una proposizione

relativa. In tal caso può anche avere le forme del comparativo e del superlativo. Come tutti gli aggettivi

anche il participio può essere sostantivato.

Nihil est periculosius in hominibus mutata [participio perfetto] subito fortuna “ Niente è più pericoloso

negli uomini della sorte mutata all’improvviso”.

b) Valore di predicato

Quando è usato come predicato nominale in unione con un verbo copulativo (come sum ) o quando è

usato come complemento predicativo in unione con verbi di percezione (video, sentio = percepire) o

verbi come facio, invenio, accipio.

Vidi consulem in senatum venientem “ Ho visto il console che veniva in senato”.

2. Funzione verbale del participio.

Il participio in latino è adoperato anche in funzione verbale e in tal caso può svolgere il compito di

participio congiunto o far parte del costrutto dell’ablativo assoluto, di cui ci occuperemo a fine anno.

PARTICIPIO CONGIUNTO : quando il participio esprime circostanze temporali secondarie rispetto

all’azione espressa dalla reggente. Congiunto in quanto “congiunto”, collegato con il soggetto o con un

nome al quale è riferito. Condizione indispensabile è il legame tra l’elemento della proposizione

principale e il participio congiunto (accordato in genere, numero e caso). I valori che il participio

congiunto può assumere nella frase sono temporale, causale, ipotetico , concessivo, finale (in grassetto i

participi).

1) valore temporale

Catilina longe a suis inter hostium cadavera repertus est, paululum etiam spirans

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“ Catilina fu trovato (repertus est) lontano dai suoi, tra i cadaveri dei nemici, mentre ancora spirava un

po’ ”

2) valore ipotetico

Victi proelium renovabimus “ Se saremo stati sconfitti (victi), riprenderemo lo scontro”

3) valore concessivo

Vulnerati, milites acriter pugnaverunt “ Benché feriti, i soldati combatterono con accanimento” (valore

concessivo).

4) valore causale

Catilina, senatores metuens, Roma exiit “Catilina, poiché temeva i senatori, fuggì da Roma”

MORFOLOGIA:

Il participio presente, in particolare, si forma aggiungendo alla radice del tema del presente terminazioni

o uscite che variano a seconda delle coniugazioni nel modo seguente:

1° CONIUGAZIONE 2°

CONIUGAZIONE

CONIUGAZIONE

CONIUGAZIONE

AM- ANS MON- ENS LEG-ENS AUD - IENS

AM- ANTIS MON- ENTIS LEG- ENTIS AUD- IENTIS

Il participio presente si declina come un aggettivo della seconda classe a una uscita.

1. Quando il participio presente è adoperato con valore di nome o di verbo, presenta nell’ablativo

singolare la desinenza –e-.

Facilis est via cum sapiente

2. Quando invece è adoperato con valore di aggettivo, presenta nell’ablativo singolare la desinenza –i-

Facilis est via cum homine sapienti (sapiente, dunque “che sa”).

L’ABLATIVO ASSOLUTO

L’ablativo assoluto è un costrutto tipico della lingua latina (il greco possiede quello del genitivo assoluto con valore simile) formato da un nome (o un pronome) e da un participio (presente, perfetto o, più raramente, futuro) concordato col nome in caso ablativo. La definizione di ablativo assoluto è dovuta al fatto che tale costrutto deve essere “assoluto”, e cioè completamente sciolto da legami grammaticali con la proposizione reggente. Tale struttura consta di un participio presente, per indicare la contemporaneità, di una participio passato, per indicare l’anteriorità, unito ad un nome o ad un aggettivo o ad un pronome, posti entrambi all’ablativo. La struttura è abbastanza riconoscibile in un contesto, poiché manca di veri legami morfosintattici: infatti condizione essenziale perché si possa avere il costrutto dell’ablativo assoluto è che il soggetto dell’ablativo assoluto sia diverso da quello della reggente e tale indipendenza è spesso marcata da due virgole che chiudono l’espressione. Esempio: Libris perlectis, ad ludos scaenicos contendimus “Dopo aver finito di leggere i libri, andammo alle rappresentazioni teatrali”. In sostanza quindi perché non ci sia legame grammaticale con la reggente occorrono due requisiti:

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1) che soggetto della reggente e nome (o pronome) dell’ablativo assoluto siano diversi; 2) che la reggente non contenga un pronome riferito al nome dell’ablativo assoluto. (Es: Letti i libri, te li

restituii) Pertanto in latino non si dirà mai: Cesare, duce facto, bellum contra Gallos gessit. ma se mai Caesar, dux factus, bellum contra Gallos gessit. Qui i due soggetti coincidono e si usa un participio congiunto. L’ablativo assoluto equivale a una proposizione dipendente e può esprimere valore temporale, causale, concessivo, condizionale e modale. Per quanto riguarda l’uso dei tempi del participio nell’ablativo assoluto, questo costrutto può aversi in latino: a) Con il participio presente, che indica contemporaneità con la proposizione reggente. In questo caso il

costrutto è sempre possibile, qualunque sia il tipo di verbo adoperato (attivo o deponente, transitivo o intransitivo). Omnibus laudantibus, discipuli laeti erant “Poiché tutti facevano lodi, gli allievi erano contenti” Plaudentibus spectatoribus, consul ex teatro exibit “Mentre gli spettatori applaudiranno, il console uscirà da teatro”

b) Con il participio perfetto , che indica anteriorità rispetto alla proposizione reggente. In questo caso il

costrutto dell’ablativo assoluto è possibile solo se il verbo è deponente intransitivo o transitivo attivo (regola delle D.I.T.A). Es: Hostibus debellatis, nostri domum reverterunt “Sconfitti i nemici, i nostri ritornarono in patria”. Perfecto bello, exercitus Romam rediit. “Portata a termine la guerra, l’esercito ritornò a Roma”.

Con gli altri verbi si hanno costrutti diversi: cum + congiuntivo, participio congiunto, frase temporale. Oltre che da un nome e da un participio, l’ablativo assoluto può essere costituito da:

I. Nome + nome (o aggettivo) Cicerone consule = essendo console Cicerone, durante il consolato di Cicerone. Vivo Catone = mentre Catone era ancora in vita.

II. Nome + pronome Te duce = “sotto la tua guida, essendo tu comandante” Te absente = “durante la tua assenza” Te invito = “contro la tua volontà” Me consule = “sotto il mio consolato”. A volte manca il nome e il costrutto stesso consta del solo participio, nella forma ablativale in –o, usato quasi in maniera avverbiale. È tipico delle costruzioni formulari . Ecco alcuni esempi: augurato (presi gli auguri), auspicato (presi gli auspici), explorato (fatta una ricognizione), litato (compiuto favorevolmente il sacrificio) debellato (conclusa la guerra), certato (dopo aver combattuto). Alcune volte il participio fa da soggetto a una frase intera: in tal caso, participi come audito = corsa la voce; cognito = venutosi a sapere; comperto = essendosi scoperto; explorato = essendo stati accertato; nuntiato sono costruiti con l’accusativo e l’infinito. Lucullus audito Q. Marcium cum tribus legionibus in Ciliciam tendĕre, auxilium ab eo petit. Come tradurre l’ablativo assoluto in italiano evitando il latinese? La traduzione di un ablativo assoluto con participio passato con un participio in italiano è forse la meno rischiosa e, per così dire, neutra. È preferibile quando non si ricava dal contesto la sfumatura causale, temporale, concessiva o condizionale. Es: Dictis his verbis, Cicero in senatum revertit “Dette queste parole, Cicerone ritornò in senato”. Altre possibili traduzioni : � Dopo che queste parole erano state dette (valore temporale); � Poiché queste parole erano state dette (valore causale); � Benché queste parole fossero state dette (valore concessivo);

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Es: Plaudentibus spectatoribus, reverti domum « Applaudendo gli spettatori, ritornai a casa » Altre possibili traduzioni: � Mentre gli spettatori applaudivano; � Poiché gli spettatori applaudivano; � Sebbene gli spettatori applaudissero.

LE PROPOSIZIONI INFINITIVE

Sono delle proposizioni subordinate nelle quali l’infinito si trova insieme con l’accusativo che segnala il

soggetto:

dico / te honeste vivere “dico che tu vivi onestamente”;

vos parere magistro / mihi gratum est “che obbedite al maestro mi fa piacere”

nel primo caso honeste vivere funge da complemento oggetto (proposizione infinitiva oggettiva); nel

secondo caso, vos parere magistro funge da soggetto (proposizione infinitiva soggettiva).

In latino L’ INFINITIVA OGGETTIVA è retta da verbi come dico, cogito, puto, declaro, cupio… nella forma

personale.

L’ INFINITIVA SOGGETTIVA è retta invece da locuzioni impersonali (sempre alla 3° persona senza soggetto)

come oportet “è opportuno”, refert “interessa”, necesse est “è necessario”, constat “si sa” etc, oppure da un

aggettivo neutro unito a una forma del verbo sum.

Oportet / milites proelium committere “È opportuno che i soldati attacchino battaglia”

Est utile / puellas ad me venire “È utile che le ragazze vengano da me”

Nella resa in italiano “dico” e “mi fa piacere” reggono una proposizione dichiarativa introdotta dalla

congiunzione “che” ed espressa nel modo congiuntivo ( o talvolta all’indicativo); il latino invece pone il

soggetto della dipendente all’accusativo e il verbo all’infinito nei tempi:

1. PRESENTE, nel caso di contemporaneità con la reggente;

2. PERFETTO, in caso di anteriorità;

3. FUTURO, se in rapporto di posteriorità.

In italiano la proposizione oggettiva può essere formulata implicitamente (ovvero all’infinito) nel caso in

cui il soggetto della reggente coincide con quello della subordinata ad es. dite di scrivere poesie (di +

infinito). In latino si mantiene il costrutto dell’accusativo con l’infinito (dicitis vos carmina scribere) e

nell’infinitiva si esprime sempre il soggetto che in italiano invece è sottinteso.

Quando il soggetto dell’infinitiva è costituito da un pronome di terza persona sing. o plur. e coincide col

soggetto della reggente, si usa il pronome riflessivo se.

Discipulus adfirmabat se grammaticae non studuisse (regge il dat.)

“L’alunno affermava di non aver studiato (che non aveva studiato) la grammatica”.

LE PROPOSIZIONI SOGGETTIVE SONO RETTE DA:

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a) verbi impersonali: decet, interest, necesse est, constat, oportet;

b) locuzioni costituite dal verbo sum alla terza persona singolare, accompagnato da un aggettivo neutro

(iustum est, verum est, turpe est…) o da un nome come mos est “è costume”, lex est “è legge”;

c) da forme impersonali dei verbi che significano “dire”, “percepire”: traditum est “è stato tramandato”,

nuntiatum est “è stato annunciato”.

LE PROPOSIZIONI OGGETTIVE SONO RETTE DA:

a) i cosiddetti verba sentiendi, che esprimono una percezione o una conoscenza, come scio, cogito,

cognosco, censeo “credo”;

b) i verba voluntatis, che esprimono una volontà, come nolo, volo, malo, cupio, studeo, opto, iubeo, veto,

prohibeo;

c) i verba affectuum, che esprimono uno stato d’animo, come gaudeo, doleo, fero “sopporto”;

d) i verba dicendi o declarandi, che esprimono un giudizio, un’opinione, come dico, adfirmo, suadeo,

respondeo, scribo, permitto, narro

Homerum Colophonii civem esse dicunt suum “Gli abitanti di Colofone affermano che Omero è loro

concittadino”.

Da ultimo, a titolo esemplificativo, riporto l’infinito del verbo amare

RAPPORTO REGGENTE /

SUBORDINATA ATTIVO PASSIVO

CONTEMPORANEITÀ AMARE “amare” AMARI “essere amato”

ANTERIORITÀ AMAVISSE “avere amato”

AMATUM , AM, UM;

AMATOS, AS, A ESSE

“essere stato amato”

POSTERIORITÀ AMATURUM , AM, UM; AMATUROS,

AS, A ESSE “essere per amare”

AMATUM IRI (uso limitato*)

“essere per essere amato”

* Spesso infatti al posto di amatum iri si usa la perifrasi fore (o futurum esse) ut + congiuntivo.

Puto fore ut ab omnibus lauderis “penso che sarai lodato da tutti” invece di laudatum iri

IL SUPERLATIVO Mentre l’italiano esprime due forme di superlativo:

1. superlativo assoluto: “ Luca è bravissimo” 2. superlativo relativo “ Luca è il più bravo studente della classe”

Il latino con una solo forma esprime entrambe le nozioni. Il superlativo REGOLARE di un aggettivo si forma aggiungendo al tema del grado positivo il suffisso – issĭmus, -issĭma, -issĭmum e si declina come un aggettivo della I classe del tipo bonus, -a, -um. Es: clarus, -a, -um → tema clar- → clarissimus, -a, -um.

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turpis, -e → tema turp- → turpissimus, -a, -um. Il superlativo, in quanto aggettivo, concorda col nome a cui si riferisce nel genere, nel numero e nel caso. Il latino possiede solo una forma per esprimere sia il superlativo assoluto che quello relativo, solo il contesto può suggerire il valore del superlativo latino. Quando però compare il complemento partitivo il superlativo è sicuramente relativo. Modi per esprimere il COMPLEMENTO PARTITIVO :

1. genitivo 2. e, ex + ablativo 3. inter + accusativo

Miles omnium ( ex omnibus, inter omnes ) fortissimus. “ Il soldato più forte fra tutti”. Ex Britannis longe sunt humanissimi qui Cantium incolunt “Fra i Britanni sono di gran lunga (longe) i più civili quelli che abitano Canzio” Croesus inter reges opulentissimus fuit “Cresu fu il più ricco dei re”.

IL COMPARATIVO E IL SUPERLATIVO - PARTICOLARITÀ

1) AGGETTIVI IN –ER. Formano il comparativo in maniera regolare, mentre il superlativo si ottiene aggiungendo al nominativo stesso la terminazione –errimus, -a, -um. POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO Es: miser, -a, -um miserior, -ius miserrimus, -a, -um. 2) AGGETTIVI IN –ILIS Comparativo regolare, superlativo ottenuto aggiungendo –ill ĭmus, -a, -um. Sono 6 aggettivi della seconda classe a due uscite: facilis, difficilis, similis, dissimilis, gracilis, humilis. POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO Es: facilis facilior facillimus 3) AGGETTIVI IN –DICUS, -FICUS, -VOLUS Formano il comparativo aggiungendo la terminazione -entior, -entius e il superlativo aggiungendo la terminazione entissĭmus, -a, -um. POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO Es: maledicus maledicentior maledicentissimus 4) AGGETTIVI IN –EUS, -IUS, -UUS Presentano una vocale dinnanzi alla desinenza –us e dunque formano il comparativo ricorrendo ad una perifrasi. Al grado positivo premettono magis per il comparativo e maxime per il superlativo . POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO Es: idoneus magis idoneus maxime idoneus.

COMPARATIVI E SUPERLATIVI IRREGOLARI � CAMBIAMENTO DI TEMA NELLA FORMAZIONE DEL COMPARATIVO E DEL SUPERLATIV O

GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO

bonus «buono» melior, melius optimus malus «cattivo» peior, peius pessimus

magnus «grande» maior, maius maximus parvus «piccolo» minor, minus minimus multus «molto» plus plurimus

� COMPARATIVI E SUPERLATIVI DI IUVENIS E SENEX

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Gli aggettivi iuvenis ( “giovane”) e senex (“vecchio”) presentano le seguenti forme di comparativo e di superlativo.

GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO

iuvenis, is “giovane” iunior maxime iuvenis minor natu admodum iuvenis

minimus natu

senex, senis “vecchio” senior maxime senex maior natu admodum senex

maximus natu

� COMPARATIVI E SUPERLATIVI RICONDUCIBILI AD AVVERBI O PREPOS IZIONI

Non hanno il grado positivo corrispondente e indicano per lo più un’idea di spazio o di tempo

AVVERBIO O PREPOSIZIONE COMPARATIVO SUPERLATIVO

infra “al di sotto” inferior infimus ultra “di là” ulterior ultimus

supra superior supremus o summus � AGGETTIVI PRIVI DI COMPARATIVI E SUPERLATIVI PROPRI

Mancano di forme proprie di comparativo e di superlativo o dell’una e dell’altra, la prendono da altri aggettivi di significato simile.

GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO ferus «feroce» ferocior ( da ferox ) ferocissimus

sacer sanctior ( da sanctus) sanctissimus vetus «antico» vetustior ( da vetustus) vetustissimus o veterrimus

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Esercizi svolti in classe Esercizi di integrazione. Inserite nei seguenti enunciati l’opportuno pronome personale richiesto dal senso della frase: 1. ………………….. in studia severa incumbo (= mi dedico), ………. ludos et iocos amas. 2. Fili mi, mea praecepta …………. utilissima erunt. 3. Cum …… video, amice carissime, valde laetor (=mi rallegro). 4. Cum ………… video, amici carissimi, valde laetor. 5. ...................... , milites, salus omnium civium commissa est. 6. Magister operam dat ut ………….. discipuli, sapientiores sitis. 7. …………cum, mi frater, libenter iter faciam. 8. …………cum, mi fratres, libenter iter faciam 9. Multis ……………… discipuli, reprehensiones (f. = i rimproveri) magistri molestae fuerunt. 10. Semper memoriam ………….. tenebo, amici carissimi.

Traducete:

1. Si tu et Tullia valetis, ego et suavissimus Cicero valemus. 2. Tu dominus, tu vir (= marito), tu mihi frater eras. 3. Mihi cum Murena et magna et vetus amicitia est. 4. Nemo est generosior te. 5. De re publica breviter ad te scribam. 6. Multa bona nostra nobis nocent. 7. Pompeius amat nos carosque habet. 8. Patria communis est parens omnium nostrum. 9. Nec tecum possum vivere, nec sine te. 10. Pater, ego fratresque mei pro vobis arma cepimus.

Esercizio di integrazione. Inserite in luogo dei puntini il pronome is, ea, id, pronome determinativo usato per la terza persona.

1. Amica mea prudens est; …….. laudo. 2. Amici mei prudentes sunt; …………. laudo. 3. Amicus meus prudens est; ………. laudem tribuo. 4. Amica mea prudens est; ………….laudem tribuo. 5. Milites magna virtute pugnaverunt; …………. laudem tribuimus. 6. Discipuli negligentes fuerunt; …………… magister reprehendit. 7. Discipulae negligentes fuerunt; ………. magistra reprehendit. 8. Pueri turbolentiores sunt; ………… clamores audio. 9. Puellae turbolentiores sunt; ………. clamores audio. 10. Orator multa sapienter dixit; …….. orationem omnes laudant. 11. Magister noster admodum severus est; …………… saepe reprehendimur.

Completamento.

Solone e Pisistrato

Solon ………………………. (l’ateniese) in magna veneratione …………………………… (presso i suoi cittadini) erat; nam …………………………… (con saggezza) urbem administrabat, ………………………………… (le discordie dei cittadini) aequabili animo componebat, iustitiam alacri

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mente colebat. ………………… (Nel frattempo) Pisistratus, vir …………… (ricco) et callidus, summa potestatem optabat et corporis custodes petebat. Solon ……………………… (di Pisistrato) procax consilium intellegebat atque …………………… (il popolo) audacibus verbis ……………………. (ammoniva) et dicebat: «Pisistratus per corporis custodes ……………………… (la tirannide) ………………… (otterrà) et ………………………… (gli Ateniesi) libertate privabit». Sed Athenienses …………………….. (alle parole di Solone) non praebent atque Pisistrati consiliis adnuunt. ……….. (Così) Pisistratus ……………………….. (con i suoi alleati) brevi tempore ………………….. (la rocca) occupat et tyrannidem ………………….. (ad Atene) instituit.

Ulixes

Agamennon et Menelaus, …………………… (figlio di Atreo), ad Troiae oppugnationem coniuratos ………………… (come comandanti) duxerunt et in insulam Ithacam ad Ulixem, …………………… (figlio di Laerte)………………… (giunsero). Ulixes …………………… (rifiutava, usa recuso, as) iter ad Troiam: nam, ut ………………….. (l’oracolo) dicebat, socios amittere ……………. (doveva) et solus revertere in patriam. Itaque ……………….. (gli oratori) …………………… (da Ulisse) venerunt, sed ………… (egli) insaniam simulavit, pileum sumpsit et equum cum bove iunxit ad aratrum. …………. (Non appena) Ulixem Palamedes vidit, sensit ……………………. (la finzione, usa simulatio) atque Telemachum filium Ulixis cunis sublatum aratro subiecit et dixit: «Simulationem ………………….. (termina, usa depone) et inter coniuratos ……………. (vieni). Tunc Ulixes …………………… (confermò) adventum et ex eo Palamedi infestus fuit.

Traducete:

1. Legatus Rhodiorum orationem habuit invisam Senatui inutilemque sibi et civitati suae. 2. Fortes quidam (quidam = certi uomini) paratissimi fundere suum sanguinem, alienum (=quello degli

altri) videre non possunt. 3. Helvetii iam per angustias et fines Sequanorum suas copias traduxerant et in Haedorum fines

pervenerant eorumque agros populabantur (=devastavano). 4. Erat in Carnutibus Tasgetius, cuius maiores in sua civitate regnum obtinuerant. Huic (= a questo)

Caesar pro eius virtute atque in se benevolentia, quod in omnibus bellis singulari eius opera fuerat usus (fuerat usus + abl. = si era servito di…) maiorum locum restituerat.

5. Alexandrum, qui apud Phereos in Thessalia tyrannidem occupaverat, uxor sua noctu occidit. 6. Timoleon civibus veteribus sua restituit. 7. Carthaginienses Magonem cum classe sua in Hispaniam mittunt. 8. Pro patriae libertate et pro bono nostro milites arma contra hostes capiunt. 9. Reus sua sponte in tribunal venit. 10. Avarus sua divitias in arca custodit. 11. Hodie mihi cras tibi. 12. Hannibal conflixerat apud Rhodanum cum P. Cornelio Scipione eumque pepulerat. 13. Epaminondas fuit etiam disertus ut nemo Thebanus ei par esset eloquentia. 14. Romulus invitavit ad spectaculum ludorum vicinas urbi Romanae nationes atque earum virgines rapuit. 15. Finis vitae eius nobis luctuosus, amicis tristis, extraneis etiam ignotisque non sine cura (= non senza

inquietudine) fuit. 16. Aristides, Lysimachi filius, Atheniensis, aequalis ( = coetaneo) fere fuit Themistocli. Itaque cum eo de

principatu contendit. 17. Hannibal, quia fessum militem (traduci con il plur.) habebat, paucorum iis dierum quietem dedit. 18. Numquam, quamvis obscura, virtus latet, sed mittit sua signa. 19. Saepius vos laudatis.

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20. Cibyratae sunt fratres quidam ( = ci sono due fratelli di Cibira), Tlepolemus et Hiero: eos Verres secum in Siciliam duxit.

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Esercizio di integrazione. Inserite, in luogo dei punti, il pronome idem o ipse a seconda che il senso richieda: 1. Ego et frater meus libros ……………………… legimus. 2. ……………..amici te obiurgant. 3. Cum ……………………. fratribus litem habes. 4. Pueri et senes saepe ………………………… spectacula amant. 5. In ………….. domo servi et domini vivunt. 6. Mihi ………………., amice clarissime, non credis? 7. ………………………….. anno Athenas et Romam, urbes pulcherrimas, visimus. 8. Ab …………………… inimicis verba tua probantur. 9. ……………………Agrippinae matri Nero insidias paravit. Esercizio di integrazione. In luogo dei puntini inserite il dimostrativo hic, haec, hoc ……………………….. hominis verba improbo (=disapprovo); ………………..... dona pulchra sunt. …………………….puellarum venustas ab omnibus laudatur ………………libros saepe legimus. ……………………..puero libenter ……………. librum donabo. …………………… puellae libenter ……………. pupam (bambola) donabo. …………. donum mihi gratum est. iste, ista, istud ………………….. hominis verba improbo. ……………………..consilium improbo. …………….. hominum virtutem laudo. ……………………. homines dicunt te mendacem esse. ……………………… puero libenter …………….. librum donabo. …………………. verba, amice carissime, stulta sunt. ille, illa, illud ………………….. hominum verba improbo. ……………….. donum mihi gratum erit. ………………..magistro libenter oboediam. ………………………. puellam Marcus vehementer amat. …………………. amicis de multis rebus disputavi.

Midae, vero, cui Phrygia fuit subiecta, puero dormienti ………………. (“le formiche”) ……………… (“nella bocca”, usa os) grana tritĭci congesserunt. Augŭres, quos …………………. (“i genitori”) ……………….. (“avevano interrogato”) ut …………………… (“sapere”) quorsum (a che fine) prodigium tendĕret, ita ………………… (“risposero”): «Puer ………………………. (“fra tutti i mortali”) ………………….. (“il più ricco”) …………………. (“sarà”)». Nec vana ………………….. (“predizione”) exstĭtit: nam Midas opes ……………………… (“di tutti i re”) maxima abundantia pecuniae …………………..(“superarono”, usa antecello). …………………….. (“riguardo a Platone”) quoque ……………………….. (“un incredibile prodigio”) fabulae narrant et, mehercŭle, multo mirabilius. Cum parvŭlus in cunis ………………….. (“dormendo”), apes …………………… (“del miele dolcissimo”) ………………… (“sulle labbra”, usa labella,ae) eius inseruerunt. Prodigiorum interpretes Platonis praedulcis eloquii suavitatem ………………………(“predissero”): nam illae (quelle) apes non flore tymi in colle Hymetto …………………….. (“erano state nutrite”, usa nutrio, is, ivi, itum, ire), sed ……………………………. (“con la dottrina delle Muse”) per colles Heliconios. Ideo Midae formicis apes Platonis …………………… (“antepongo”), quia vaticinium ………………. (“delle api”) maius fuit quam formicarum: ………………….. (“le formiche”) enim felicitatem cadūcam et …………………. (“fragile”), ………………. (“le api”) contra solidam et aeternam …………………. (“predissero”, usa portendo, is, portendi, portentum, ere).

Cloze n. 6

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Bias, cum patriam eius Prienen …………………….. (“i nemici”) invasissent et cives omnes, onusti pretiosarum rerum pondere, fugerent territi, ……………………… (“fu interrogato”) cur nihil ex bonis suis secum portaret. «Ego vero – inquit- …………………(“ogni mia cosa”) mecum porto». Bona quippe sua pectore gestabat, non humeris: quae quidem (quae quidem = e i beni che) animo (“sono conservati”, usa gesto, as, avi, atum, are) neque ……………… (“da dèi”) neque ……………… (“da mortali”) …………………. (“essere tolti”) possunt, neque umquam, ne in fuga quidem, deserunt homines.

Cloze n. 7 ……………………………….. (“fra la popolazione della Macedonia”) duo multo ceteros (“superarono”, usa antecello) rerum gestarum …………………. (“per la gloria”): Philippus, ………………………. (“figlio di Aminta”), et Alexander Magnus, horum alter Babylone (“da una malattia”) ……………………. (“fu consumato”, consumo, is, consumpsi, consumptum, ere), Philippus Aegiis a Pausania, cum spectatum ludos …………………..(“si dirigeva”), iuxta theatrum ………………….. (“fu ucciso”). Unus Epirotes, Pyrrhus, qui cum populo Romano …………………… (“combattè”). Is, cum Argos oppidum oppugnaret in Peloponneso, ………………….. (“da una pietra”, usa lapis) ictus interiit. Unus item Siculus, Dionysius prior. Nam et manu fortis et ……………….. (“dell’arte militare”) peritus fuit et, id quod ( = cosa che) in tyranno non facile (“è rinvenibile”), minime libidinosus, non luxuriosus, non avarus, nullīus denique rei ……………………. (“desideroso”) nisi singularis perpetuique imperii ob eamque rem crudelis; nam, dum id …………………. (“cercò”, usa studeo, es, studui) munire, nullīus ……………………. (“risparmiare”) vitae, quem eius insidiatorem putaret. Hic ………. virtute tyrannidem sibi…………………. (“dopo ver partorito”, usa pario), magna ………………………. (“tenne”, usa retineo) felicitate: maior enim annos sexaginta natus …………………. (“morì”) florente regno. Neque in tam multis annis cuiusquam ex sua stirpe ………………….. (“un funerale”, usa funus, funeris, n.) vidit, cum ….. tribus ………………..(“dalle tre mogli”) liberos …………………… (“avendo generato”, usa procreo) multique ei nati essent (= “e essendogli nati”) ……………………… (“nipoti”). Tradurre dall’italiano al latino Romolo, dopo che fondò la città che chiamò dal suo nome Roma, fece all’incirca (fere) queste cose. Accolse nella città una moltitudine di popoli confinanti, elesse cento tra gli anziani, che (quos) nominò senatori a causa della loro vecchiaia, affinché tutte le cose andassero (usa ago) secondo la loro decisione. Poi, dal momento che egli stesso e il suo popolo non avevano delle mogli, invitò agli spettacoli le nazioni vicine alla città di Roma e rapì le loro vergini affinché i Romani le potessero avere in matrimonio. A causa dell’ingiuria delle donne rapite (raptarum) fu intrapresa una guerra: i Sabini e i Veienti furono sconfitti dai Romani. Nel ventisettesimo anno, durante una tempesta, Romolo svanì dalla vista di tutti. I Romani consacrarono quindi nel numero degli dei Romolo, che chiamarono dio Quirino. Tradurre dall’italiano al latino Consideriamo Virgilio il più grande tra i poeti epici. Nell’età augustea, per lunghi anni, Virgilio scrisse un poema epico, che è chiamato Eneide, ma non completò il suo mirabile libro. Vide infatti arrivare la morte (usa adventare) e decise (usa opto) di distruggere il libro, ma i suoi amici, Vario e Tucca, conservarono il poema e lo consegnarono ad Augusto, che divulgò (usa divulgo, as, avi, atum) il grande libro di Virgilio. Virgilio tuttavia non è il primo poeta della letteratura latina. Infatti, dopo la battaglia di Taranto, giunse a Roma Livio Andronico, poeta greco. Livio tradusse (usa corverto) dalla lingua greca in quella latina l’ Odissea di Omero e per il suo talento (usa ingenium) è considerato da tutti il fondatore (auctor) della letteratura latina. In seguito Nevio celebrò la famosa vittoria dei Romani nella prima guerra punica e scrisse un libro che è chiamato La guerra punica. Ma gli antichi Romani fra i poeti adorano anche Quinto Ennio. Ennio scrisse gli Annali sulla storia dei Romani, e non celebra un solo uomo, bensì l’intero (usa universum) popolo Romano e il suo libro è letto nelle scuole attraverso i secoli. Tradurre dall’italiano al latino Dagli antichi poeti è narrata la storia di Protesilao e Laodamia, storia degna di misericordia. Protesilao, uomo greco, nato da una stirpe nobile, sposò (in matrimonium ducere) Laodamia, bella figlia di Acasto (Acasti) e fu amato ardentemente dalla moglie; ma, all’inizio della guerra di Troia, navigò con le truppe di Tessaglia verso Troia, mentre Laodamia temeva per la vita di Protesilao. Quando scese a terra dalla nave, il povero Protesilao fu subito (usa statim) ucciso. La cattiva notizia è comunicata (usa trado) a Laodamia: ella desidera andarsene dalla vita, ma prima chiede agli dei un ultimo desiderio (usa beneficium) che viene esaudito con benevolenza: per tre ore Protesilao è riportato (usa restituo) in vita e può trascorrere (usa dego) il tempo concesso (spatium constitutum) con Laodamia. Quando terminarono le ore rimaste, Protesilao fu ricondotto in eterno agli Inferi. Allora Laodamia morì (usa exanimo al passivo) per l’eccessivo dolore.

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Esercizi sulle infinitive. Esaminate i seguenti enunciati e indicate a fianco se la subordinata oggettiva sia in un rapporto di contemporaneità, anteriorità rispetto alla sovraordinata. Traducete alla fine in latino tutti gli enunciati. 1. So di dire la verità rapporto: contemporaneità

soggetto dell’infinitiva: ego traduzione: Scio me verum dicere

2. So che tu dicevi la verità

3. Sapevo che tu dicevi la verità.

4. So che tutti diranno la verità.

5. Sapevo che avreste detto la verità.

6. Sapevamo di aver detto la verità.

7. Sapevo che Marco aveva detto la verità.

8. Dico di essere offeso dalle tue parole.

usa offendo, is, offendi, offensum, ere, 3^

9. Tu dici di essere stato offeso dalle mie parole.

10. Ho detto che sareste stati offesi dalle mie parole.

11. Ho detto che i tuoi amici erano stati puniti giustamente.

12. Non dirò che sono stato punito giustamente.

usa punio, is, punivi, punitum, punire, 4^. 13. Non dirò di essere punito giustamente.

14. Non dirò di essere arrivato tardi (tarde).

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Esercizio di composizione. Con ogni coppia di enunciati, componete un unico enunciato, costituito da una sovraordinata e da una consecutiva, secondo lo schema presente: Marius bonus est. Ab omnibus laudatur. Mario è buono È lodato da tutti. Marius tam bonus est ut ab omnibus laudetur. 1. Magister benevolus est Ab omnibus discipulis amatur.

2. Longum iter fecit. Defatigatus sum.

3. Stultus est Vana et inepta dicis.

4. In gravem errorem incidisti Merito magister te obiurgavit.

5. Acris fuit pugna. nullus miles incolumis decessit.

6. Caligula pavidus fuit. Minimis tonitribus terrebantur.

7. Cicero magna prudentia rem publicam defendit. Pater patriae dictus est.

Individua i diversi valori di ut e traduci:

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Il pronome relativo qui, quae, quod