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Le politiche europee e nazionali per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica Edgardo Curcio Presidente AIEE Salerno, 13 aprile 2010

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Le politiche europee e nazionaliper lo sviluppo delle fonti

rinnovabili e dell’efficienza energetica

Edgardo Curcio

Presidente AIEE

Salerno, 13 aprile 2010

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1. Le politiche europee: il 20-20-20

2. Le implicazioni per l’Italia della direttiva sulle fonti rinnovabili

3. L’incentivazione nel settore delle fonti rinnovabili in Italia

4. La situazione in Italia delle fonti rinnovabili

5. L’efficienza ed il risparmio energetico

6. L’efficienza energetica ed il risparmio energetico in Italia

7. Uno sguardo al futuro: quali politiche per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica?

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Sommario

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1. Il pacchetto Clima-Energia: il 20-20-20

Il problema energetico è un nodo cruciale da sciogliere, in quanto rappresenta un elemento comune a diverse tematiche, tutte di fondamentale importanza:

disponibilità energetica per soddisfare esigenze fondamentali;

sicurezza degli approvvigionamenti energetici,

indipendenza del sistema Paese da altri Stati;

lotta ai cambiamenti climatici;

sostenibilità ambientale.

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Una risposta di tipo qualitativa è senza alcun dubbio fornita dall’analisi del mix delle diverse tipologie di fonti impiegate (combustibili fossili) e la loro, ove possibile, sostituzione con fonti rinnovabili.

Queste, infatti, rispondono positivamente alle esigenze di riduzione delle emissioni, in quanto più pulite, ma anche alle problematiche di sicurezza e di indipendenza essendo per loro natura fonti locali.

Una risposta di tipo quantitativa, invece, deriva dalla promozione di misure di efficienza energetica e di risparmio energetico volte a ridurre i consumi complessivi di energia.

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Domanda di energia in Europa

Mix energetico nell’EU-27

Fonte: European Commission DG TREN, Eurostat

Altri 0,1%

Solidi 18,2% Gas 24,0%

Rinnovabili

6,4%

Nucleare

14,4%

Petrolio

36,8% Solare 0,04%

Idro

1,5%

Eolico 0,3%

Biomasse e rifiuti

4,2%

Geotermia

0,3%

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EU-27: Mix per la produzione di energia elettrica

Fonte: European Commission DG TREN, Eurostat

Rinnovabili

14%

Altri

1%

Carbone 30%

Petrolio

4%

Gas

20%

Nucleare

31%

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Provenienza del petrolio e gas consumato nell’EU-27

Petrolio Gas Naturale

Fonte: Eu Energy Policy Data, European Commission

Produzione totale

18%

Produzione totale

37%

Altri 10%

Norvegia 13% Norvegia

17%

Altri 2%

Federazione Russa

29%

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Fonte: European Commission, DG TREN, Primes

Domanda di energia per fonti primarie nell'EU-27 al 2030Scenario tendenziale

0

500

1000

1500

2000

2500

1990 1995 2000 2005 2010 2015 2020 2025 2030

Mtep

Fonti rinnovabili

Importazionielettricità

Nucleare

Gas naturale

Petrolio

Carbone

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aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento; garantire la competitività delle economie europee e la

disponibilità di energia a prezzi accessibili; promuovere la sostenibilità ambientale e lottare contro i

cambiamenti climatici.

Gli obiettivi di Politica Energetica per l’Europa (PEE) sono stati cosi fissati:

Questi obiettivi sono stati poi incrementati ed ampliati nel summit sull’energia tenutosi a Bruxelles il 9 marzo 2007.

In questa riunione sono stati decisi nuovi e più impegnativi obiettivi soprattutto per combattere i cambiamenti climatici.

Essi sono 4 e rappresentano altrettante sfide per i Paesi membri per il periodo 2007-2020 e vengono indicati con l’acronimo 20-20-20.

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ENERGIE RINNOVABILI

Aumento del 20% della quota di fonti rinnovabili nel mix energetico globale dell’Unione Europea (attualmente ferma al 7% circa) entro il 2020: era il punto più controverso ed è il risultato più importante del vertice (vincolante)

EMISSIONI DI GAS SERRA

Riduzione di almeno il 20% dei gas serra entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990 (vincolante)

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EFFICIENZA ENERGETICA

Risparmio di energia pari al 20% del consumo attuale, entro il 2020 (indicativo e non vincolante)

BIOCARBURANTI

Aumento al 10% della presenza di biocarburanti in benzina e gasolio per trasporti, entro il 2020 (vincolante)

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L’accordo del 20-20-20 era stato siglato per facilitare un accordo globale “Post-Kyoto” alla Conferenza di Bali, dove bisognava definire gli obiettivi e le strategie per ridurre su scala globale le emissioni di anidride carbonica, coinvolgendo Paesi che non rientravano nel Protocollo di Kyoto.  Tuttavia la Conferenza di Bali e quella di Copenhagen poi, nonostante il riconoscimento della necessità di riduzioni significative delle emissioni globali, non hanno indicato alcun obiettivo concreto.Alla luce delle conclusioni di Bali, il “pacchetto” Clima/Energia o 20-20-20 accentua la posizione unilaterale dell’Europa, che dovrà sostenere uno sforzo economico e industriale che non ha riscontro in analoghi impegni delle economie sviluppate ed emergenti, con un risultato ridotto in termini di riduzione delle emissioni globali di CO2.

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Il 23 gennaio 2008, la Commissione Europea ha adottato un pacchetto su energia e cambiamenti climatici. La proposta oltre a comprendere una revisione sullo schema di scambio emissioni include una direttiva sulle fonti di energia rinnovabili che indica: 

1. Quote nazionali vincolanti per le energie rinnovabili;

2. Regole di flessibilità per quanto riguarda le garanzie d’origine e consente scambi nell’ambito delle fonti rinnovabili;

3. Un obiettivo vincolante del 10% per l’uso di carburanti biologici nel settore dei trasporti entro il 2020 e relative misure per una produzione sostenibile.

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Per conseguire effettivamente l’obiettivo del 20% di energie rinnovabili, ciascuno Stato membro dovrà dare il proprio contributo, il cui calcolo è composto da 5 steps:

1. la quota di energia rinnovabile nel 2005 (anno di riferimento per tutti i calcoli previsti dal pacchetto della Commissione) è modulata in modo da tenere conto del punto di partenza di ciascuno Stato membro e degli sforzi già compiuti dagli Stati membri che sono riusciti ad aumentare di oltre il 2% la quota delle rinnovabili tra il 2001 e il 2005;

2. alla quota modulata di energie rinnovabili per il 2005 si aggiunge il 5,5% per ciascuno Stato membro;

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3. lo sforzo restante (0,16 tep per abitante dell’UE) è ponderato per il PIL pro-capite, in modo da tenere conto dei diversi livelli di ricchezza dei vari Stati membri, ed è poi moltiplicato per la popolazione di ciascuno Stato membro;

4. sommando questi due elementi si ottiene la quota totale di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale totale di energia nel 2020 che ogni Paese dovrà attuare;

5. infine, per ciascuno Stato membro si applica un limite massimo globale alla quota di energie rinnovabili nel 2020.

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  Quota FER   Quota FER

  2005 Target al 2020   2005 Target al 2020

Austria 23% 34% Lussemburgo 1% 11%

Belgio 2% 13% Malta 0% 10%

Bulgaria 9% 16% Paesi Bassi 2% 14%

Cipro 3% 13% Polonia 7% 15%

Danimarca 17% 30% Portogallo 21% 31%

Estonia 18% 25% Regno Unito 1% 15%

Finlandia 29% 38% Rep. Ceca 6% 13%

Francia 10% 23% Romania 18% 24%

Germania 6% 18% Slovacchia 7% 14%

Grecia 7% 18% Slovenia 16% 25%

Irlanda 3% 16% Spagna 9% 20%

Italia 5% 17% Svezia 40% 49%

Lettonia 35% 42% Ungheria 4% 13%

Lituania 15% 23%      

Tabella riassuntiva degli obblighi per ciascun Paese

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Obiettivi di politica energetica dell’UE

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2. Le implicazioni per l’Italia della direttiva sulle fonti rinnovabili

L’Italia, aderendo all’Unione Europea, deve partecipare agli obiettivi imposti da quest’ultima. Così gli obiettivi della direttiva 2009/28/CE sono vincolanti e richiedono la partecipazione anche del nostro Paese.

Ciò significa per l’Italia il seguente obbligo:

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Secondo la direttiva, ogni Stato membro deve adottare un Piano d’Azione Nazionale per le energie rinnovabili nel quale:

• fissare gli obiettiviobiettivi settoriali di consumo di energia da fonti rinnovabili;

• indicare le misuremisure adottate e da adottare per raggiungere gli obiettivi e per rispettare le disposizioni della direttiva.

Il piano deve essere notificato alla Commissione Europea entro il 30 giugno 2010.

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2005 2020

Elettricità Power (MW)

Energy (TWh)

Power (MW)Energy (TWh)

Idro 17325 36,00 20200 43,15

Eolico 1718 2,35 12000 22,60

Solare 34 0,04 9500 13,20

Geotermico 711 5,32 1300 9,73

Biomassa 1201 6,16 2415 14,50

Maree e modo ondoso 0 0 800 1,00

Totale 20989 49,87 46215 104,18

Energia primaria risp. 4,29 Mtep 8,96 Mtep

*fattori di conversione Eurostat

Riscald./ Raffrescamento, biocarburanti

Power (TJ)Energy (Mtep)

Power (TJ)Energy (Mtep)

Geotermia 8916 0,21 40193 0,96

Solare 1300 0,03 47000 1,12

Biomassa 78820 1,88 389933 9,32

Totale Riscald./Raffrescamento 89036 2,12 477126 11,40

Biocarburanti 12600 0,30 25600 0,61

Totale Riscald./Raffr., biocarburanti

101636 2,42 502726 12,01

Obiettivi del Position Paper italiano sulle fonti rinnovabili

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  2007 2008 2010 2020

Combustibili solidi 17,2 16,7 18,0 18,0

Gas naturale 69,5 69,5 70,0 88,0

Imp.energia elettrica 10,1 8,8 8,5 8,0

Petrolio 82,5 79,2 73,0 62,0

Fonti rinnovabili 14,3 17,0 18,5 22,0

Totale 193,7 191,3 188,0 198,0

Previsione della domanda di energia in Italiamilioni di tep

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3. L’incentivazione nel settore delle fonti rinnovabili in Italia

Per le implicazioni positive che lo sviluppo delle fonti rinnovabili comportano, nonché per gli obblighi assunti ed attribuiti in sede europea, nel nostro ordinamento si sono susseguiti nel tempo alcune norme volte all’incentivazione di queste fonti energetiche più sostenibili.

Ma quali sono gli impianti a fonti rinnovabili??

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Esempi di impianti a fonti rinnovabili

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- Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n.387 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”.

- Decreto 19 febbraio 2007 “Disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente”, per l’incentivazione della produzione di energia elettrica da solare fotovoltaico.

- Legge 29 novembre 2007 n. 222, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale”, nella quale vi sono disposizioni a favore della condivisione di infrastrutture per la connessione alla rete per l’energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili.

Normativa italiana sulle fonti rinnovabili:

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- Legge 24 dicembre 2007 n. 244 (Finanziaria 2008), in cui si prevede:- un’aliquota ICI agevolata per gli immobili che installano

impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica;

- per le nuove costruzioni, l’installazione di impianti per la produzione elettrica da fonti rinnovabili non inferiore a 1kW per ciascuna unità abitativa (5kW per i fabbricati industriali);

- Modifiche al meccanismo di incentivazione dei Certificati Verdi introdotto nel 2002. (D.L. 159/07 come modificato dalla legge di conversione 220/07),

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I Certificati Verdi (C.V.)

I certificati verdi costituiscono una forma di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Il Decreto Bersani ha imposto un obbligo agli operatori che immettono in rete più di 100 GWhe/anno per il quale almeno il 2% dell'elettricità immessa provenga da impianti a fonti rinnovabili entrati in esercizio o ripotenziati, limitatamente alla producibilità aggiuntiva, in data successiva al 1/4/99. Tale obbligo è stato incrementato dello 0,35% dal 2004 al 2006 e dello 0,75% dal 2007 al 2012.

L’obbligo può o essere espletato direttamente dall’operatore o può essere rispettato acquistando sul mercato i certificati verdi.

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Il CV è emesso dal GSE su comunicazione del produttore e riguarda la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili dell’anno precedente o la producibilità attesa nell’anno in corso o nell’anno successivo e rappresenta 1 MWh di energia elettrica.

I CV possono essere contrattati direttamente fra i proprietari degli impianti stessi e gli operatori interessati, oppure servendosi dell'apposito mercato creato dal GME.

La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in impianti entrati in esercizio o ripotenziati a partire dal 1° aprile 1999 fino al 31 dicembre 2007, ha diritto alla certificazione di produzione da fonti rinnovabili (certificato verde) per i primi dodici anni di esercizio.

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Schema dei CV

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Modifiche ai Certificati Verdi (introdotte dalla Legge Finanziaria 2008)

Gli impianti a fonte rinnovabile entrati in esercizio dal 01/01/2008 a seguito di:

- nuova costruzione, - rifacimento o - potenziamento,

con potenza nominale media annua superiore a 1 MW e a 0,2 MW per gli impianti eolici, hanno diritto ai Certificati Verdi, della durata di 15 anni, pari al prodotto della produzione netta di energia elettrica da fonti rinnovabili moltiplicata per un coefficiente diverso da fonte a fonte.

Gli impianti di potenza inferiore a 1MWe, su richiesta del produttore, possono essere incentivati, in alternativa ai CV, con conto energia specifico per fonte, ovvero tramite una tariffa fissa omnicomprensiva per ogni kWhe prodotto.

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FonteCoeff. x determinare

il numero dei CVEolica per impianti di taglia superiore a 200 kW 1,00Eolica off-shore 1,10Geotermica 0,90Moto ondoso e maremotrice 1,80Idraulica 1,00Rifiuti biodegradabili, biomasse diverse da quelle di cui al punto successivo 1,10Biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali, ottenuti nell’ambito di Intese di filiera o contratti quadro oppure di filiere corte 1,80Gas di discarica e gas residuati dai processi di depurazione e biogas diversi da quelli del punto precedente 0,80

Tabella coefficienti introdotta dalla Legge Finanziaria 2008

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Il conto energia

Il conto energia fotovoltaico è il programma di incentivazione in conto esercizio per la promozione di elettricità da fonte solare, che attribuisce un incentivo economico in funzione dei kWh prodotti dall'impianto.

Possono beneficiare delle tariffe incentivanti: le persone fisiche; le persone giuridiche; i soggetti pubblici; i condomini di unità abitative e/o di edifici.

La tariffa incentivante, riconosciuta per 20 anni, varia a seconda della tipologia di impianto, al fine di favorire l’integrazione architettonica degli impianti.

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Infatti, l'impianto fotovoltaico può essere:

- "non integrato", quando i moduli sono ubicati al suolo, ovvero con moduli collocati, con modalità diverse dalle tipologie di cui agli allegati 2 e 3, sugli elementi di arredo urbano e viario, sulle superfici esterne degli involucri di edifici, di fabbricati e strutture edilizie di qualsiasi funzione e destinazione (art. 2, comma b1);

- "parzialmente integrato", quando i moduli sono posizionati, secondo le tipologie elencate in allegato 2, su elementi di arredo urbano e viario, superfici esterne degli involucri di edifici, fabbricati, strutture edilizie di qualsiasi funzione e destinazione (art. 2, comma b2);

- “con integrazione architettonica", quando i moduli sono integrati, secondo le tipologie elencate in allegato 3, in elementi di arredo urbano e viario, superfici esterne degli involucri di edifici, fabbricati, strutture edilizie di qualsiasi funzione e destinazione (art. 2, comma b3).

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A seconda della tipologia utilizzata dall'impianto fotovoltaico, le tariffe incentivanti possono essere riassumibili nella tabella sotto riportata, dove i valori sono espressi in €/kWh prodotti dall'impianto.

Le tariffe incentivanti dal 1 gennaio 2009 al 31 dicembre 2010 saranno ridotte del 2% per ogni anno successivo al 2008. Varranno sempre per 20 anni e rimarranno costanti nel medesimo periodo, senza quindi aggiornamenti con i tassi d'inflazione

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Le tariffe valide per gli impianti entrati in esercizio nel 2010 sono quindi le seguenti:

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4. La situazione in Italia delle fonti rinnovabili

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Contributo di ciascuna fonte alla formazione del Consumo Interno Lordo (CIL - 191,2 Mtep) nel 2008

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Bilancio elettrico nazionale - 2008

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Rapporto produzione elettrica lorda rinnovabile/produzione lorda totale & (produzione elettrica lorda rinnovabile +

estero rinnovabile)/produzione lorda totale

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Totale impianti a fonte rinnovabili in esercizioal 31/12/2009

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Produzione elettrica da fonti rinnovabili

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Al di là della produzione idroelettrica, strettamente legata alle condizioni climatiche, le fonti rinnovabili hanno un trend fortemente crescente negli anni. In specie per quanto riguarda il fotovoltaico e l’eolico.

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5. L’efficienza ed il risparmio energetico

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A differenza dell’obiettivo relativo alle fonti rinnovabili, quello relativo all’efficienza energetica (ossia risparmio di energia pari al 20% del consumo attuale entro il 2020) non è un obiettivo vincolante.

Tuttavia, la volontà di perseguire questo target è evidente dalle numerose indicazioni (libri verdi, piani d’azione programmi comunitari) e direttive dell’Unione Europea.

Infatti, noi non siamo interessati all’energia di per sé, quanto ai “servizi energetici”, cioè al soddisfacimento delle nostre necessità (condizioni di comfort nelle abitazioni, cottura dei cibi, produzione di beni e servizi, trasporto di persone e cose, telecomunicazioni, ecc.) che richiedono necessariamente l’impiego di energia.

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Spesso si sente parlare indifferentemente di risparmio energetico e di efficienza energetica, ma questi due nomi rappresentano due concetti distinti.

Per risparmio energetico si intende l’insieme di comportamenti, processi ed interventi che ci permettono di ridurre i consumi di energia necessaria allo svolgimento delle varie attività.

Ciò significa che il risparmio può essere ottenuto sia modificando il comportamento e le abitudini al fine di eliminare gli sprechi (ad esempio spegnendo il led della televisione), sia utilizzando tecnologie che richiedono un minor quantitativo di energia, e quindi migliorando l’efficienza energetica (esempio classico in tal senso è la sostituzione della comune lampada ad incandescenza con lampade a risparmio energetico).

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Per efficienza energetica si intende la capacità di utilizzare tecnologie in grado di trasformare l’energia da una forma all’altra col minor dispendio di energia, oppure soddisfare un bisogno o un servizio con il minor utilizzo di energia.

L’efficienza energetica è, quindi, la capacità di sfruttare l’energia fornita per soddisfare il fabbisogno considerato. La scelta della tecnologia (e non della fonte), quindi, è l’elemento chiave per realizzare politiche di efficienza energetica.

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Inoltre, esiste una relazione tra i due obiettivi qui analizzati – promozione delle fonti rinnovabili ed efficienza energetica – in quanto:

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Se, dunque, riuscissimo ad ottenere lo stesso servizio consumando meno energia, ne guadagneremo …

dal punto di vista ambientale

dal punto di vista climatico

dal punto di vista sociale

ed anche strettamente economico.

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L’energia viene consumata ovunque ed in ogni attività umana.

E’ quindi anche possibile risparmiarla (cioè usarla più efficientemente) in tutti settori e in tutte le attività…

… ciascuno grosso modo della stessa importanza e con simili margini di risparmio possibili

Consumi energetici

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Nel ridurre i consumi energetici, un ruolo fondamentale è giocato dalle tecnologie, il cui processo evolutivo è così schematizzabile:

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Tradizionalmente, le politiche di promozione dell’efficienza energetica hanno utilizzato:

strumenti di regolamentazione diretta, come ad esempio, l’etichettatura energetica o l’imposizione di standard obbligatori di efficienza energetica per apparecchiature o edifici;

oppure incentivi fiscali, contributi e finanziamenti; ma anche

tassazione,

campagne di informazione ed accordi volontari.

Accanto a questi strumenti di tipo tradizionale se ne stanno da ultimo sviluppando di nuovi basati sul mercato, i c.d. certificati bianchi.

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Misure legislative e regolatorie

Si tratta di norme o regole poste in essere dalle istituzioni, organi legislativi o autorità di regolazione, il cui scopo è quello di influire sul rendimento energetico di impianti, apparecchiature, ed edifici, imponendo ad esempio standards minimi, etichettature energetiche obbligatorie, codici per l’edilizia. Questi strumenti richiedono un costante monitoraggio, e un continuo aggiornamento che tenga conto dello sviluppo tecnologico e dell’evoluzione del mercato.

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Misure fiscali ed incentivi:

Tasse ed incentivi associati all’uso dell’energia o alle emissioni che l’uso dell’energia produce sono posti a capo degli utilizzatori al fine di incentivarli ad un uso più razionale dell’energia o per finanziare fondi pubblici destinati a promuovere l’efficienza energetica. La tassazione energetica può essere imposta dai Governi a vari livelli della filiera e può assumere differenti forme e finalità. Ma rientrano in questa categoria anche le esenzioni o detrazioni fiscali associati all’uso di alcuni prodotti o servizi, gli incentivi diretti e i finanziamenti.

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Accordi volontari e…

Gli accordi volontari si sostanziano in impegni assunti volontariamente dalle imprese, sentite le autorità di regolazione, o anche negoziati direttamente con queste ultime e normalmente riconosciuti dalle stesse autorità. Gli accordi volontari possono assumere diverse forme. La maggior parte si realizza in accordi tra le imprese e le autorità. Alcune volte, per favorire l’adesione delle imprese agli accordi volontari, sono previsti incentivi economici che generalmente si sostanziano in esenzioni da alcune tasse energetiche e ambientali o moratorie fiscali.

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…Campagne di informazione

Strumenti efficaci e poco costosi sono le campagne di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’efficienza energetica. Poiché il loro effettivo impatto sulla riduzione dei consumi è ridotto, spesso vengono affiancate da altri strumenti come ad esempio l’imposizione di standard sulle apparecchiature che, uniti ad una maggiore informazione, consentono mutamenti dei comportamenti nel lungo periodo. A questi strumenti possono essere assimilati anche i programmi di consulenza forniti alle imprese in materia di efficienza energetica. Ma le bollette che danno informazioni dettagliate sui consumi agli utilizzatori possono accrescere la consapevolezza e ridurre i consumi.

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Meccanismi di mercato

I certificati bianchi o titoli di efficienza energetica rappresentano uno nuovo strumento al servizio delle politiche di efficienza energetica. Generalmente non sostituiscono gli altri strumenti tradizionali ma li affiancano contribuendo al raggiungimento della riduzione dei consumi in modo più rispondente ai costi. Il sistema dei certificati bianchi segue sostanzialmente analoghi schemi già sperimentati con i certificati verdi per le fonti rinnovabili e con i diritti di emissione per le quote di CO2 che integrano elementi di regolazione diretta del tipo imposizione e controllo, ed elementi di mercato.

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L’attenzione dell’Unione Europea ai consumi energetici in edilizia riflette l’esigenza di controllarne i consumi legati al settore civile (residenziale + terziario), aumentati sia in valori assoluto sia in percentuale (anche se in misura inferiore ai consumi nel settore dei trasporti), grazie alla diminuzione dei consumi nel settore industriale, che oggi rappresentano circa il 40% della domanda di energia.

Di seguito si riportano le principali direttive UE emanate in materia di efficienza energetica.

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- Direttiva 2002/91/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell'edilizia.

La direttiva comprende quattro elementi principali:

1. una metodologia comune di calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici;

2. requisiti minimi sul rendimento energetico degli edifici di nuova costruzione e degli edifici già esistenti sottoposti a importanti ristrutturazioni;

3. sistemi di certificazione degli edifici di nuova costruzione ed esistenti e l'esposizione negli edifici pubblici degli attestati di rendimento energetico e di altre informazioni pertinenti;

4. l'ispezione periodica delle caldaie e degli impianti centralizzati di aria condizionata negli edifici e la valutazione degli impianti di riscaldamento dotati di caldaie installate da oltre 15 anni.

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- Direttiva 2003/66/CE della Commissione del 3 luglio 2003, sull’etichettatura indicante il consumo d’energia dei frigoriferi elettrodomestici, dei congelatori elettrodomestici e delle relative combinazioni.

La direttiva nasce dai risultati positivi ottenuti dall’introduzione dell’etichettatura introdotto dalla direttiva 94/2/CE della

Commissione e dalla considerazione che il 20% circa degli elettrodomestici del freddo venduti nel 2000 apparteneva alla classe più efficiente (A) e in alcuni mercati la relativa percentuale era superiore al 50%.

La quota di mercato degli elettrodomestici di classe A sta aumentando rapidamente.

Tuttavia, l’effetto dell’etichettatura sull’efficienza energetica è destinato a diminuire nel tempo o a cessare in assenza di ulteriori classi, sono state pertanto introdotte due classi addizionali, denominate A+ e A++.

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- Direttiva 2005/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 luglio 2005, sull’istituzione di un quadro per l’elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia.

La progettazione ecologica dei prodotti costituisce un fattore essenziale della strategia comunitaria sulla politica integrata dei prodotti.

La ratio è quella di eliminare le disparità esistenti tra le normative e le disposizioni amministrative dei diversi Stati membri al fine di pervenire ad un’impostazione volta all'ottimizzazione delle prestazioni ambientali dei prodotti conservando contemporaneamente le loro qualità di uso.

L'armonizzazione delle normative nazionali costituisce l'unico mezzo per evitare tali ostacoli al commercio e la concorrenza sleale.

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Il miglioramento dell'efficienza energetica — una delle cui opzioni disponibili è l'uso più efficiente dell'elettricità — è considerato un contributo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nella Comunità. La domanda di elettricità è quella che presenta la maggiore crescita tra le categorie di uso finale di energia e si prevede che essa aumenterà nei prossimi 20-30 anni, in assenza di un'azione politica che si opponga a tale tendenza. Una significativa riduzione del consumo di energia, come suggerito dalla Commissione nel programma europeo per il cambiamento climatico (ECCP), è possibile. Il cambiamento climatico è una delle priorità del sesto programma d'azione per l'ambiente, istituito con decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio. Il risparmio energetico è uno dei modi più efficaci, sotto il profilo dei costi, per aumentare la sicurezza dell'approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalle importazioni. Dovrebbero pertanto essere adottati misure e obiettivi sostanziali sotto il profilo della domanda.

(tratto da: Direttiva 2005/32/CE, considerando n.4)

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- Direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 aprile 2006, concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici.

La certificazione sul rendimento energetico nell'edilizia si considera equivalente a una diagnosi energetica destinata alle microimprese e alle piccole e medie imprese.Tale certificazione è inoltre di natura equivalente a una diagnosi energetica con le risultanti raccomandazioni ai fini di un buon rapporto costo/efficacia.

Inoltre, la direttiva prevede anche l’elaborazione di (tre) Piani di azione: 1) entro giugno 2007; 2) entro giugno 2011; 3) entro giugno 2014;

al fine di monitorare l’evoluzione delle politiche attuate e integrarle e/o correggerle.

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Anche in Italia, i consumi energetici in edilizia hanno superato quelli del settore industriale.

Nel 2008 ad esempio:

- il peso del settore industriale è stato 29%;

- il peso del settore trasporti è stato 34%;

- il peso del settore civile è stato 35%;

- il peso del settore agricoltura è stato 2%.

6. L’efficienza energetica ed il risparmio energetico in Italia

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Italia: consumi finali per settori

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Normativa italiana sull’efficienza energetica:

- Decreto Legislativo 19 agosto 2005 n. 192 (successivamente modificato ed integrato dal D.Lgs. 29 dicembre 2006 n. 311) “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia” ha permesso il recepimento nel nostro ordinamento della direttiva 2002/91/CE, e conseguentemente si è iniziato a parlare di consumi energetici degli edifici, introducendo le disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente.

Tuttavia, solo il 6 marzo del 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato, il regolamento che definisce le metodologie di calcolo e i requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici.

Il provvedimento è uno dei tre decreti attuativi che il Governo avrebbe dovuto emanare entro il 6 febbraio 2006, per completare l’attuazione dei Dlgs 192/2005 e 311/2006.

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- Legge 27 dicembre 2006 n. 296 (Finanziaria 2007), in cui si prevede a complemento di quanto previsto dal D.Lgs n.192/05, un incentivo fiscale quale la detrazione dell’IRPEF del 55% (fino ad un massimo di 100.000 euro, delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica complessiva degli edifici esistenti) che va a diretto beneficio di chi fa interventi che mirano a migliorare l’efficienza energetica.

- Decreto Legge n. 5 del 2008 (denominato Decreto Incentivi) diventato legge nell’aprile del 2009 che prevede una detrazione Irpef del 20% per l’acquisto di mobili, elettrodomestici di classe energetica non inferiore ad A+, computer e televisori.

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- Decreto Legislativo 30 maggio 2008 n. 115 “Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia”.Prevede anche dei premi volumetrici per murature e solai necessari al miglioramento dell’isolamento termico degli edifici, semplificazioni per l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici e attribuzione all’Enea delle funzioni di “Agenzia nazionale per l'efficienza energetica”.

In particolare, il provvedimento "definisce gli obiettivi indicativi, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico necessari ad eliminare le barriere e le imperfezioni esistenti sul mercato che ostacolano un efficiente uso finale dell'energia" e pone le basi per la promozione e lo sviluppo del mercato dei servizi energetici e per il miglioramento dell'efficienza energetica agli utenti finali.

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Inoltre, il D.Lgs. n.115/2008, prevede per i certificati bianchicertificati bianchi una graduale introduzione, tenendo conto dello stato di sviluppo del mercato della vendita di energia, di obblighi di risparmio energetico in capo alle società di vendita di energia al dettaglio.

A quanto visto fin’ora si deve aggiungere, infine, il Piano Piano d’Azione italiano per l’Efficienza Energetica 2007d’Azione italiano per l’Efficienza Energetica 2007, pubblicato dal MSE nel luglio 2007, come previsto dalla direttiva 2006/32/CE, in cui sono indicati gli orientamenti che il Governo italiano intende perseguire per il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica e dei servizi energetici.

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I Certificati Bianchi

I “certificati bianchi”, chiamati anche “Titoli di Efficienza Energetica” (TEE), attestano il conseguimento di risparmi energetici attraverso l’applicazione di tecnologie e sistemi efficienti.

Il meccanismo dei certificati bianchi è basata sull’obbligo imposto ai distributori di energia (ora venditori di gas ed energia elettrica) di effettuare interventi presso i propri clienti che portino a risultati di miglioramento delle tecnologie e di risparmio energetico, in quote definite dalla legge.

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I D.M. 20 luglio 2004 determinano gli obiettivi quantitativi nazionali di miglioramento dell’efficienza energetica per il quinquennio 2005 – 2009, come riportato in tabella:

Questi obiettivi sono perseguiti da ciascun distributore attraverso la predisposizione di progetti, misure e interventi indicati dalla direttiva e sottoposti al controllo dell’AEEG.

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La valutazione dei risparmi conseguiti dai diversi interventi, affidata all’Autorità, ha dato luogo all’emanazione di “Linee guida” per la preparazione, esecuzione e valutazione consuntiva dei progetti e i criteri e le modalità di rilascio dei titoli di efficienza energetica, compresa la documentazione comprovante i risultati ottenuti, che deve essere prodotta dai distributori.

Superata la valutazione e la verifica dei risparmi energetici realizzati dai singoli interventi, l’AEEG autorizza il GME ad emettere titoli di efficienza energetica (“TEE”) corrispondenti ai risparmi certificati.Alle quote di efficienza energetica ottenuta corrispondono pari Certificati Bianchi (uno ogni tep risparmiato). Se le quantità ottenute sono inferiori a quelle imposte, i soggetti obbligati devono acquistare da altri operatori i Certificati mancanti.

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I titoli possono essere scambiati tramite contratti bilaterali o in un mercato apposito istituito dal GME e disciplinato in base a regole di funzionamento stabilite dal GME stesso d’intesa con l’Autorità.

Tuttavia, i certificati bianchi, nati come obbligo per i distributori, sono anche meccanismi volontari a cui possono aderire altri soggetti. In tale ottica, si sono pian piano sviluppate le ESCo (= Energy Saving Companies), società che si pongono come controparte per la realizzazione di interventi energetici presso l’utente anticipando le risorse economiche necessarie e ripagandosi con i risparmi ottenuti dall’utente. Anche questi interventi danno luogo al rilascio dei certificati bianchi che contribuiscono alla liquidità del mercato.

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Schema dei TEE

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7. Uno sguardo al futuro: quali politiche per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica?

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Sulle fonti rinnovabili lo sforzo in atto è molto elevato soprattutto nel settore elettrico con l’eolico, il fotovoltaico, la geotermia, l’idroelettrico e l’uso di biomasse (e rifiuti) per la produzione elettrica.Molto più scarso è lo sforzo e l’incentivazione nel settore termico dove vi sono ancora molti spazi di crescita e sviluppo.Fra questi c’è da ricordare il basso livello di sviluppo del solare termico (pur essendo l’Italia uno dei Paesi con maggiore insolazione), delle biomasse (legno, residui di cartiere e di fabbriche e rifiuti), del biogas per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria e lo sviluppo della geotermia a bassa entalpia per usi termici. Infine, ci sarebbe il capitolo dei biocarburanti che però in Italia stenta a trovare sviluppo ed utilizzo.

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Un altro elemento non molto qualificante del forte aumento delle fonti rinnovabili in Italia è il grande utilizzo (per l’80-85%) di tecnologia, impianti e macchinari stranieri. I pannelli fotovoltaici vengono dalla Cina, dalla Germania e dal Giappone. Le macchine eoliche dalla Danimarca e dalla Germania, e così via.Anche se la tecnologia fa progressi ed i costi per kW prodotto sono in fase di riduzione, ancora non siamo vicini alla “grid parity” con le fonti fossili.Inoltre, i vantaggi della riduzione della nostra bolletta energetica per l’uso di fonti locali (e cioè rinnovabili) invece di fonti fossili di importazione, sono ridotti dall’aumento della nostra bolletta commerciale per l’importazione di macchinari per queste fonti dall’estero.

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Un’altra anomalia tipicamente italiana, del mercato delle fonti rinnovabili è il passaggio dei permessi dalle autorità competenti agli utilizzatori tramite gli “sviluppatori”, una categoria che si è molto affermata nel nostro Paese e che rappresenta dei veri e propri traders dei permessi.

Queste intermediazioni accanto ai lunghi tempi per allacciare gli impianti elettrici a fonte rinnovabile alla rete elettrica provocano forti ritardi ed aumenti dei costi di impianto di quasi tutte le fonti rinnovabili.

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Per questi motivi una politica di promozione delle fonti rinnovabili in Italia dovrebbe essere più attenta ad:

- un quadro regolatorio certo e non sottoposto a “manipolazione e sfruttamento” locale; - una rete di distribuzione elettrica più “magliata” e diffusa onde consentire allacciamenti rapidi;

- un sistema di incentivi che favoriscono la crescita di imprese manifatturiere locali per la produzione (oltreché ricerca) di impianti e generatori eolici e solari.

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Per l’efficienza energetica gli spazi di sfruttamento ed utilizzazione sono ancora molti.Basti pensare al settore edilizio dove si può risparmiare ancora un 40% di energia, al settore industriale, dove si può risparmiare un 30% di energia e quello dei trasporti (in fase di rapida evoluzione) dove l’ingresso di auto ibride o a GPL e metano abbattono il consumo di energia fossile e riducono l’emissione di CO2.

Occorre, però, avere una visione di lungo termine per assicurare una linea coerente e consistente nel settore dell’efficienza energetica:

• che permetta a tutti di fare piani e bilanci non solo annuali;• che induca progressivamente cambiamenti di comportamento

e trasformazioni di mercato;• che stimoli gli investimenti con un clima di fiducia nelle

persistenza degli obiettivi, nella coerenza e nella stabilità nel tempo degli strumenti legislativi, nella ragionevole possibilità di prevedere tempi e procedure.

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In Italia, ci sono molte norme, anche di derivazione europea, così come anche impegni a ridurre i consumi di energia nei settori a maggior intensità che possono dare buoni risultati.Molti concetti innovativi sulla promozione dell’efficienza energetica sono stati introdotti, anche se in maniera un po’ casuale: idee buone, ma raramente portate avanti fino in fondo.

Un esempio per tutti è la sostituzione dei motori elettrici nel settore industriale che può portare a risparmi anche del 30% con un costo del motore che incide solo per il 2%. La penetrazione dei nuovi motori però avviene molto lentamente per vari motivi di ordine burocratico e di cattiva informazione.Il problema dell’informazione è poi fondamentale perché se non si conoscono i risultati conseguibili con il risparmio non si attuano le misure necessarie ad ottenerlo.

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Si tratta di “fare sistema”, utilizzando e migliorando le esperienze maturate in Italia ed in altri Paesi e dando soprattutto un quadro certo e sufficientemente duraturo alle norme emanate in materia di efficienza energetica.

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soprattutto perché sussidiato in modo molto elevato dal c/energia (fotovoltaico) e dei C.V. per le altre fonti rinnovabili.

Attualmente il settore delle fonti rinnovabili cresce in Italia a tassi molto sostenuti:

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I sussidi però (salvo i C.V. che sono a carico per buona parte ai produttori elettrico con fonti fossili) li paga in bolletta elettrica il consumatore finale.

Essi tendono a crescere da 700 milioni attuali a qualche miliardo di euro nei prossimi anni.

Perciò è in atto una revisione (al ribasso) degli attuali sussidi. In particolare del livello di incentivazione del conto energia sul fotovoltaico.

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Pertanto è probabile che, anche se vi sono forti riduzioni di costi in atto (nel fotovoltaico e nell’eolico), la riduzione degli incentivi provocherà un minor sviluppo della crescita delle fonti rinnovabili nel nostro Paese, così come accaduto in Spagna ed in altre nazioni.Ciò nonostante si ritiene che l’obiettivo del 17% potrà essere raggiunto anche in funzione di una minore crescita del consumo finale di energia totale in Italia al 2020, a causa della crisi della domanda elettrica e delle politiche di risparmio ed efficienza energetica.Queste ultime, quindi, favoriranno non solo la minor dipendenza dall’estero e la riduzione delle emissioni di gas serra, ma favoriranno il raggiungimento degli obiettivi europei per le fonti rinnovabili al 2020.

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Grazie per l’attenzione