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Le Politiche del Lavoro Corso di Politiche Sociali Facoltà di Scienze della Formazione Università Milano Bicocca Anno Accademico 2011-12

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Le Politiche del Lavoro

Corso di Politiche SocialiFacoltà di Scienze della Formazione

Università Milano BicoccaAnno Accademico 2011-12

Le politiche del lavoro sono: insieme di interventi pubblici rivolti alla

tutela dell’interesse collettivo all’occupazione.

politiche pubbliche che operano direttamente nel mercato del lavoro e si rivolgono a soggetti in difficoltà occupazionale (criterio selettivo).

Le politiche del lavoro: si propongono di promuovere l’inserimento

lavorativo di tutti coloro che sono in condizioni anagrafiche compatibili con il lavoro (non meno di 15 anni e non oltre l’età pensionabile) e che aspirano a lavorare, tutelando la loro posizione nel mercato del lavoro e il loro reddito nel passaggio da una occupazione ad un’altra.

mirano ad attivare e facilitare l’inserimento lavorativo dei soggetti che si trovano al margine del mercato o a sostenere il reddito delle persone in cerca di lavoro o a facilitare l’uscita dal lavoro.

Politiche del lavoro hanno compiti di:

Regolamentazione del mercato del lavoro:disciplina dei rapporti di lavoro, norme sulla sicurezza

e la salute, quadro istituzionale di controllo delle dinamiche retributive, concertazione di politiche economiche e sociali, ecc.

Promozione dell’occupazione: misure che favoriscono l’inserimento lavorativo

Garanzia del reddito: forme di sostegno monetario del reddito

Sovrapposizione con politiche fiscali, sociali ed economiche

In base alla classificazione OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ed Eurostat si distingue tra:

POLITICHE PASSIVEe

POLITICHE ATTIVE

Politiche passive: prestazioni monetarie a favore di lavoratori che hanno perduto l’occupazione (disoccupati) o che subiscono una sospensione temporanea dell’orario di lavoro e della retribuzione (pur restando in vigore il rapporto di lavoro).

Sussidi transitori e selettivi volti ad “ammortizzare” le ripercussioni sociali della disoccupazione (da qui la definizione di ammortizzatori sociali): sono essenzialmente “indennità” di disoccupazione.

Politiche passive: impostate sulla riparazione del danno, pensate cioè per produrre un’attenuazione delle conseguenze – in particolare di tipo economico - della perdita del lavoro.

Le conseguenze di carattere sociale - in termini di perdita o indebolimento dell’identità e del ruolo sociale, delle relazioni personali, della fiducia in sé stessi e nelle istituzioni – non sono adeguatamente affrontate.

Le principali POLITICHE PASSIVE :

Sussidi di disoccupazione e sostegno al reddito dei disoccupati.

Schemi di prepensionamento

Politiche attive: interventi diretti sulla struttura complessiva del mercato del lavoro, favorendo l’attivazione di nuovi posti di lavoro.

5 gruppi di intervento:

1. incentivi all’occupazione2. creazione diretta e temporanea di posti di lavoro3. formazione professionale 4. sostegno finanziario e servizi per la nuova

imprenditorialità5. servizi per l’orientamento e il collocamento

Le politiche attive sono rivolte alla promozione dell’occupabilità, cioè delle capacità e opportunità di inserimento lavorativo.

Mirano a migliorare le condizioni di accesso al lavoro, il mantenimento del posto di lavoro, la stabilizzazione e regolarizzazione delle condizioni lavorative.

Tre principali modelli istituzionali di intervento nel mdl

Contesto europeo: tre specifici modelli istituzionali di intervento:

1. Liberista2. Corporativista – familista3. Social-democratico

Modello liberista (UK)

ruolo pubblico limitato al sostegno contro i rischi individuali principali (povertà, disoccupazione, esclusione sociale,). Spesa sociale relativamente elevata.

common law assicura diritti individuali contro licenziamento senza giusta causa.

relazioni industriali decentrate e non coordinate (ma salario minimo).

Modello corporativista - familista (Europa continentale e meridionale)

protezione sociale ed occupazionale frammentata che garantiscono il capofamiglia. Spesa sociale e per politiche del lavoro non elevata.

la famiglia sostiene le componenti secondarie ed influenza salari di riserva e disponibilità mobilità territoriale

contrattazione di settore. Livello di coordinamento medio-elevato

Modello social-democratico(Paesi scandinavi)

diritti di cittadinanza: sostegno pubblico generoso contro i rischi sociali

politiche attive del lavoro e servizi pubblici per garantire elevata occupazione, mobilità del lavoro e prevenzione disoccupazione.

contrattazione centralizzata (ma tendenza decentralizzazione) ed elevato livello di coordinamento.

Il caso italiano

Le prestazioni di disoccupazioneDue linee di intervento:

Interruzione involontaria del rapporto di lavoro: - Indennità ordinaria di disoccupazione- Indennità di disoccupazione a requisiti ridotti- Indennità ordinaria di disoccupazione per gli operai agricoli- Trattamento speciale di disoccupazione per gli operai agricoli- Trattamento speciale di disoccupazione per gli operai edili- Indennità di mobilità

Interruzione involontaria dell’orario di lavoro:- Trattamento ordinario di integrazione salariale (Cassa

Integrazione Guadagni Ordinaria = CIGO)- Trattamento straordinario di integrazione salariale (Cassa

Integrazione Guadagni Straordinaria = CIGS)- Trattamento di integrazione salariale per i lavoratori agricoli

Inclusi: lavoratori dipendenti licenziati o che si sono dimessi per giusta causa (mancato pagamento retribuzione, modifica mansioni, molestie, mobbing, ecc.) che possano vantare periodi di contribuzione più o meno estesi.

Esclusi: lavoratori autonomi, lavoratori irregolari, lavoratori para-subordinati, persone in cerca di occupazione senza precedenti esperienze lavorative (inoccupati), lavoratori dipendenti senza sufficienti periodi di contribuzione.

Le diversità nei trattamenti Le diversità nei trattamenti riservati alle varie

categorie di lavoratori sono legate in primo luogo ai diversi settori di attività economica e alle dimensioni delle imprese: i lavoratori delle grandi imprese dell’industria ed alcuni comparti del terziario godono di un altro livello di protezione.

Le diversità derivano dalle diverse condizioni che determinano la perdita del lavoro e/o del reddito: nel caso di un licenziamento individuale i lavoratori beneficiano di una tutela più ridotta rispetto a quella prevista nel caso di licenziamenti collettivi.

In particolare …..

Le Politiche passive in Italia:Ammortizzatori sociali:1)schema di protezione del reddito in caso

disoccupazione totale (involontaria): indennità ordinaria (= 40%) e per alcune categorie (agricoltura, edilizia, liste di mobilità

2)disoccupazione parziale o temporanea: CIG ordinaria (transitoria) o straordinaria (aziende in crisi, ristrutturazioni); durata max.; provvedimento politico: negoziazione con parti sociali

Sistema complesso, particolaristico, molte difformità (settori, dimensioni imprese; fra lavoratori anziani e giovani)

Le Politiche attive in Italia:1) incentivi assunzione, auto-impiego, mantenimento,

stabilizzazione Occupazione2) formazione professionale (Regioni)3) inserimento particolari categorie (donne, giovani,

immigrati)4) contratti causa mista (apprendistato, formazione

lavoro)Competenza: Regioni: collocamento e avviamento lavoro

attraverso sistemi regionali di servizi pubblici per l’impiego (SPI); commissioni di concertazione con parti; Agenzie regionali del lavoro

Province: Centri per l’impiego (min. 100.000 ab.)

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5

Belgium

Denmark

Netherlands

Germany

Spain

France

Austria

EU (15 countries)

Sw eden

Ireland

Portugal

Italy

Norw ay

Greece

United Kingdom

Spesa totale per Politiche del lavoro % su PIL anno 2007

Font

e: E

uros

tat

Principali interventi di politica del lavoro in Italia

Fino al 1970Passive:

assicurazione obbligatoria (1919); inizialmente limitata lavoratori industria

1945: CIG; nelle intenzioni transitoria, ma da anni ’70 ammortizzatore sociale e strumento di politica industriale; anni ’90 tentativo di riportarla al carattere temporaneo, ma in realtà nuova estensione

1949: sussidio straordinario (alcune zone)

Attive: 1949: monopolio pubblico collocamento (prima Camere del

Lavoro) ’50-’60: introduzione apprendistato (14-20 anni); contratto tempo

determinato ’60: estensione categorie protette e aumento prestazioni (es. CIG

straordinaria) ‘scala mobile’; revisione metà anni ’70 (inflazione);

- 1969: abolizione ‘gabbie salariali’

Dal 1970 1970: Statuto diritti lavoratori: libertà individuali, libertà

sindacali, tutela posto, formazione, salute, tutela giurisdizionale (art. 18: licenziamenti) - da ‘Autunno caldo’

Anni ’70: crisi economica, aumento disoccupazione Clima politico di collaborazione PCI-DC: innovazione

legislativa: 1977: occupazione giovanile (incentivi, formazione);

riconversione industriale; 1978: formazione professionale fine anni ’70 modello italiano: disparità fra settori e

categorie (es. CIG), assenza tutela persone 1a occupazione, sperequazioni insiders/outsiders (es. procedure avviamento al lavoro), indennità sotto media europea

Dal 1980 Problemi disoccupazione in tutta Europa più acuti in

Italia Vertenza FIAT 1980 Mutamento posizioni parte Sindacati (CISL, UIL) 1984: occupazione (contratti solidarietà, formazione e

lavoro, part time), maggiore flessibilità procedure assunzioni

Metà anni ’80: crescita economia, ma anche disoccupazione (specie giovani e

donne); leggi imprenditoria giovanile Sud (incentivi) e riorganizzazione

mercato lavoro (parziale liberalizzazione collocamento; Agenzie per l’impiego regionali);

aumento indennità connesse salario

Anni 1990 Nuovo aumento disoccupazione (12%), calo tasso di

occupazione (-5%) 1992-93 (Amato e Ciampi): concertazione su politica dei

redditi, inflazione e costo lavoro (misure sottrattive!) obiettivo: contenere retribuzioni entro tetto programmato inflazione; 2 livelli contrattuali (centrale e aziendale) non ripetitivi, distinti per materia

Norme a favore occupazione: aumento indennità, formazione, incentivi all’assunzione, patti territoriali (negoziali);

Influenza Strategia europea per l’occupazione (SEO): occupabilità, imprenditorialità, flessibilità, pari opportunità uomo/donna.

Inizio riforme modello italiano: contenimento dinamiche salariali; flessibilizzazione, Legge TREU (1997); fine monopolio pubblico collocamento; promozione occupazione.

Anni 2000 Riforme su occupabilità (formazione, flessibilità,

nuove tipologie contrattuali) Tentativo di revisione art. 18 - opposizione sindacati Legge Biagi 2003: flessibilizzazione in entrata (nuovi

tipi contratti; occupazione vs. precarizzazione e tutela insufficiente), liberalizzazione servizi impiego

– Tutelare occupabilità e non il posto di lavoro In questi anni (2000) Il Consiglio Europeo definisce i

parametri comunitari su occupazione e formazione per il 2010 (Obbiettivi di Lisbona) per es. tasso di occupazione al 70%.

In conclusione L’Italia spende poco per le politiche del lavoro, + per

quelle passive - per quelle attive Il sistema di ammortizzatori sociali è largamente

tarato sui caratteri del mdl di 30-40 anni fa Si privilegia l’erogazione di sussidi (ai lavoratori) o

incentivi (alle imprese) più che la fornitura di servizi diffusi ed efficienti (formazione, rete centri per l’impiego, sostegno tecnico x attivazione imprese)

Le nuove figure di lavoratori e lavoratrici sono totalmente escluse da ogni forma di protezione in caso di perdita del lavoro e/o del reddito