Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la ... · perduto che possa alimentare il...

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TomasoMontanariLepietreeilpopolo.Restituireaicittadinil’arteelastoriadellecittàitaliane©TomasoMontanari,2013©minimumfax,2013TuttiidirittiriservatiEdizioniminimumfaxpiazzalediPonteMilvio,28–00135Romatel.06.3336545/06.3336553–fax06.3336385info@minimumfax.comwww.minimumfax.comIedizionecartacea:marzo2013IedizioneeBook:marzo2013ISBN978-88-7521-508-8

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TOMASOMONTANARI

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LEPIETREEILPOPOLO

RESTITUIREAICITTADINIL’ARTEELASTORIADELLECITTÀITALIANE

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AllamemoriadiMiettaMannori,cittadinadiFirenze

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Negli ultimi anni ho cercato di articolare un discorso unitariosullamutazionegeneticadellecosiddettecittàd’arteitaliane:hotentato di farlo, per quanto possibile, su quotidiani (Il FattoQuotidiano, il Corriere Fiorentino, il Corriere delMezzogiorno)osulweb(nelmioblogsulsitodelFatto,esulblogLeparolee lecose).È lìchealcunibranidiquesto librosonoapparsi.

Per segnalazioni bibliografiche, critiche, scambi di idee einformazionidesideroringraziareFrancescoAceto,AlessandroAngelini, Mario Ascheri, Novella Barbolani di Montauto,Emanuele Barletti, Paola Barocchi, Mirella e MaurizioBarracco, Roberto Bellucci, Jan Bigazzi, Caterina Bon diValsassina, Mauro Campus, Maria Cristina Carratù, LuisaCiammitti, LucaCococcetta,MarioCuria,ConsueloDeGara,Rosanna De Gennaro, Nanni Delbecchi, Marco Demarco,Vittorio Emiliani, Elena Bianca Di Gioia, Paolo Fallai, GinoFamiglietti, Anna Fava, Cecilia Frosinini, Matilde Gagliardo,GiovannaGaetaBertelà,LouisGodart,MariaPiaGuermandi,Bernardo Isola, Giovanni Losavio, Paolo Macry, PaoloMaddalena,GerardoeMassimilianoMarotta,GuidoMazzoni,Franco Miracco, Maria Cristina Molinari, Elio e RobertaMontanari,AlessandraMottolaMolfino,GiuliaMariaMozzoniCrespi, Santa Nastro, Paola Pacetti, Roberta Pecci e Marco"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Moretti, Antonio Pinelli, Filippomaria Pontani, Paolo Rabitti,Maria Rita Signorini, Gian Antonio Stella, Eugenio Tassini,LorenzoVezzali,LucaVigni.

LamiagratitudineperFrancescoCagliotieSalvatoreSettisnonriguarda solo la genesi di questo libro (che deve molto aentrambi),maèlegataallecomunibattagliecivilidicuisiparlanelleprossimepagine.

SonomoltogratoaChristianRaimoper averlovoluto,questolibro.

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Il mercato, si sa, tende aduniversalizzare se stesso. Noncoesistefacilmenteconistituzioniche operano secondo principiantitetici ai suoi: scuole euniversità, giornali e riviste,organizzazionisenzafinidi lucroefamiglie.Prestootardi,tendeadassorbirle.Esercita una pressionequasi irresistibile su qualsiasiattività perché essa si giustifichinei soli termini che riconosce:diventando un’operazionelucrativa.

Christopher Lasch, La ribellionedelleélite

PREMESSA

Ilprimocittadinodiunadellepiùimportanti«cittàd’arte»delnostro paese ha recentemente trivellato gli affreschicinquecenteschi che ornano la più grande sala civica del suopalazzo comunale per tentare di trovare un «capolavoro»perdutochepossaalimentareilsuomitopersonale,ediventareilfeticciodiunsuper-marketingturistico.Matteo Renzi lo ha fatto contro ogni evidenza scientifica,

calpestandoilmetodoelacomunitàdellaconoscenza,usandoilpatrimonio storico e artistico come una clava, aggredendo edenigrando i dissenzienti. Ma, in tutto questo, la violenzamediatica è l’unica vera novità: da tempo, infatti,

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l’insopportabile retorica delle cosiddette «città d’arte» italianenascondelostadioavanzatodiunametamorfosifatale.Per secoli, anzi permillenni, la formadelloStato, la forma

dell’etica,laformadellaciviltàstessasisonodefiniteesisonoriconosciute nella forma dei luoghi pubblici. Le città italianesono sorte come specchio, e insieme come scuola, per lecomunità politiche che le abitavano. Le piazze, le chiese, ipalazzicivici italiani sonobelliperché sononati per essereditutti:lalorofunzioneerapermettereaicittadinidiincontrarsisuunpianodiparità.ÈperquestochelaRepubblica–loaffermal’articolo9della

Costituzione–nelmomentodellasuanascitahapresosottolapropria tutela il patrimonio storico e artistico della nazione:perché quel patrimonio è stato il luogo e lo strumento dellaformazione della comunità nazionale, visceralmente ancorataallecentocittàd’Italia.Lo storico e sociologo americano Christopher Lasch ha

scritto che fra le ragioni del deterioramento della democrazianegliStatiUnitivaannoveratala

decadenza delle istituzioni civiche, dai partiti politici ai parchi pubblici, ailuoghi d’incontro informali [...] su di loro, oggi, incombe la minacciadell’estinzione, man mano che i ritrovi di quartiere cedono il passo aglishoppingmalls,allecatenedifastfood,aitakeaway.[...]Glishoppingmallssonoabitatidacorporazioniditranseunti,nondaunacomunità.[1]

Commentando un famoso libro del sociologo urbano Ray

Oldenburg[2] dedicato alla funzione politica e democratica diquesti luoghi «terzi» (diversi, cioè, sia dall’abitazionedomestica che dal posto di lavoro), Lasch nota ancora che lecittàamericanehannoperso"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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le attrattive cittadine, la convivialità, la conversazione, la politica [...] inpratica quasi tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Quando ilmercato esercita il diritto di prelazione su qualsiasi spazio pubblico e lasocializzazione deve «ritirarsi» nei club privati, la gente corre il rischio diperderelacapacitàdidivertirsiediautogovernarsi.[3]

Questeparoledescrivonoconstraordinariaaderenzaciòche

èaccadutoancheallecittàitalianenegliultimitredecenni.Conla differenza che i luoghi terzi, da noi, erano stati plasmati econsacrati da una delle civiltà artistiche più alte della storiaumana.Ilvalorecivicodeimonumentièstatonegatoafavoredella

lororenditaeconomica,ecioèdel loropotenziale turistico.Losviluppo della dottrina del patrimonio storico e artistico come«petrolio d’Italia» (nata negli anni Ottanta di Craxi) haaccompagnato la progressiva trasformazione delle nostre cittàstoricheinlunaparkgestitidaunapletoradiavidiusufruttuari.Leattivitàcivichesonostateespulsedachiese,parchiepalazzistorici, in cui ora si entra a pagamento, mentre immobilimonumentalivengonoincessantementealienatiaprivati,chelichiudono o li trasformano in attrazioni turistiche.Come in unnuovo feudalesimo, le nostre città tornano a manifestareviolentemente i rapporti di forza, soprattutto economici: datraduzione visiva del bene comune a rappresentazione dellaprepotenzaedeldisprezzodelleregole.Tutto questo non mette a rischio solo le città di pietre,

condannateaunrapidoeirreversibiledeclino.Aesseredistruttaè in primo luogo la cittadinanza come condizione morale,intellettuale,politica.Ilprimosintomodiquestoletaleprocessoèlametamorfosidellafunzioneculturaledelpatrimonio,edella"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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scienza che ci permette di conoscerlo: la storia dell’arte.L’industria delle mostre (meglio: dei Grandi Eventi) e lecampagnemediatichesusingolicapolavori (spesso inesistenti)attaccano, esplicitamente e frontalmente, la conoscenza, lafilologia,lastoria,einneggianoinvecealle«emozioni»:nonsirivolgonoauncittadinoadulto,maaunospettatore,omeglioauncliente-bambino.Questamiserabileretoricaprevedechealleobiezioniscientifichedeglistoricidell’artechesioppongonoaisingoli abusi del patrimonio non si risponda con argomentirazionali e verificabili, ma con l’esaltazione demagogica diineffabili e incontrollabili «emozioni» dei comuni cittadini,contrapposteaunpresuntoelitismodellaconoscenza.Ed è una retorica tre volte menzognera: mente una volta,

perché tenta di ammantare di un anelito democratico ilmarketing;menteunasecondavolta,perchéilludedifargoderedell’arte senza nessuno sforzo intellettuale; mente una terzavolta, perché toglie ai cittadini l’unico mezzo per costruiredavvero la democrazia: e cioè proprio la conoscenza, che sidipingefalsamentecomeinconciliabileconl’emozione.Eppure, questa retorica ha espugnato i luoghi più simbolici

dell’educazionerepubblicana.Quandosiè trattatodicelebrareil centocinquantesimo anniversario dell’Unità italiana, ci si èrammentati del nesso fortissimo tra arte figurativa e identitànazionale,edelruolocentraledellecittà:masolopernegarloeannegarlo inuna terrificantemostra-evento(allestitaprimanelmostrificioincuièstataconvertitalaVenariaRealediTorino,poi aFirenze) ottenuta incrociandounmanuale di storia dellapittura e una raccolta di vedute (il tutto condito da pochescultureedaqualcheoggettosparso).AvisitareLabellaItalia.Arteeidentitàdellecittàcapitalimontavanounadepressioneeunarabbiachesiallentavanosoloquando,finalmente,siapriva"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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laportadiPalazzoPitti sulGiardinodiBoboli,e il solediunincredibile ottobre fiorentino ricordava che una bella Italiaesisteancora,eperfortunanonèquella.Il burocratico comunicato stampa diceva che «nel

centocinquantesimodell’Unitàd’Italia,Firenze[...]nonpotevamancare di rendere omaggio a tale felice ricorrenza». Mal’Italianonèantologizzabile.Ilnostrononè«ilpaesepiùbellodel mondo» (secondo un celebre giudizio di Stendhal citatodagliorganizzatori)perchépossiedemoltesingoleopered’arteeccellenti,maperchéconsiste inun tessutocontinuo,unicoalmondo, di chiese, palazzi, cortili, giardini, paesaggi. Sarebbestato più intelligente e morale spendere quei soldi (più di unmilione e mezzo di euro) per offrire un viaggio in questefamose città ai più meritevoli tra gli italiani che nel 2011compivano diciotto anni, omagari per finanziare un film cheripercorressecriticamente la stupefacente seriedell’ItaliavistadalcielorealizzatadaFolcoQuiliciquarant’annifa.Quellaeffimera,eperaltro trascurabile,mostrafiorentinaha

avuto il triste ruolo di riconoscere, anche ufficialmente eistituzionalmente, la perdita di ogni funzione civica delpatrimonio artistico urbano, ridotto alla servitù turistica eall’alienazioneintellettualeorganizzata.Proprio a Firenze, tuttavia, qualcuno torna a caricare di

significati politici la città di pietre, i suoimonumenti e la suastoria. La storia dell’arte sembra riacquistare uno spazio nellapropagandadelsindaco,giovaneeambizioso:masitrattadiunruolo strumentale a un cinico disegno dimarketing personale,privo di ogni nesso con la polis e con la sua vera storia. Ilpatrimonio fiorentino ridotto da generazioni a cadavere dacannibalizzare finisce ora tra le fauci di una politica che sirivolge a individui raccordati dalla televisione e dai social"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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network, in un rapporto senza mediazioni tra il leader e ilpubblico:senzapartiti,senzasaperecritico,senzacittadinanza.«Finchéquestoèriconosciutocomeunpericolo,comunque,

si può sempre sperare che la gente sappia invertire il trendsuburbanodellanostraciviltà,eriportarelearticivichealloroposto, cioè nel centro delle cose».[4] La conclusione di Laschrimarrà vera almeno finché le nostre città continueranno aospitarecittadinicapacidi interpretare,equindicombattere, lamutazionegeneticacheessestannosubendo.Èaqueicittadinichesirivolgequestolibro.Chenonè–non

saprebbe essere – un’inchiesta sistematica o esaustiva sullesingolecittàdicuiparla,néuntrattatodisociologiaculturale,otantomenodipolitologia.Èinveceil tentativodiraccogliere,connettereecomunicare

alcuni segnali di allarme che denunciano l’abuso dellecosiddettecittàd’arte:clamorosinelcasodiFirenzeedel suointraprendente sindaco,ma chiarissimi inmolte altre città delpaese.

[1] Christopher Lasch, La ribellione delle élite. Il tradimento della democrazia,Feltrinelli,Milano1995,pp.101,106.[2]RayOldenburg,TheGreatGoodPlace:Cafés,CoffeeShops,CommunityCenters,BeautyParlors,GeneralStores,Bars,HangoutsandHowTheyGetYouThroughtheDay,ParagonHouse,NewYork1989.[3]ChristopherLasch,Laribellione...,cit.,p.109.[4]Ibidem.

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Opatriamia,vedolemuraegliarchiElecolonneeisimulacriel’ermeTorridegliavinostri,Malaglorianonvedo.

Giacomo Leopardi,«All’Italia»

CITTÀSENZACITTADINI

EclissidiSiena

C’è un motivo per cominciare da Siena. Qui nel 1309 sideliberòdi

fare scrivereuno statutodelComune, di nuovo involgaredi letteragrossa,beneleggibileetbeneformata,inbuonecartepecorine[...]elqualestatutosiaet stare debia legato ne la Biccherna, acciocché le povare persone et altrepersonechenonsannogrammatica,etlialtrie’qualivorranno,possanoessovedereetcopiaindetrarreetaverealorovolontà.[5]

UnadellenormedelCostituto,cosìsichiamava,prescriveva

che

intra li studi e solecitudini e’ quali procurare si debianoper coloro e’ qualiànnoadintenderealgovernamentodelacittàèquellomassimamentechesiintenda alla belleza della città, perché la città dev’essere onorevolmentedotataetguernita,tantopercagionedidilettoetalegrezade’forestieriquantoperonore,prosperitàetacrescimentodelacittàede’cittadinidiSiena.

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Dunque,proprioneimesiincuiDantescrivevalaCommedia– dove innalzava la lingua figurativa di Cimabue e GiottoaccantoaquelladiGuinizelli,diCavalcantiedi luistesso–aSiena ci si preoccupava di dire che quella lingua di forme efigure era un fatto pubblico: la bellezza della città era legatadirettamente all’onore dei cittadini, e doveva essere al centrodellepreoccupazionidelgovernocomunale.Èproprio grazie a questa altissima e antichissima civiltà se

oggi Siena è, e appare, come una città in cui le pietre e icittadinihannoancoraunnessovitale:laconchigliadellapiazzadelCampo,laTorredelMangia,ilDuomosonoluoghichenonsolo rappresentano,ma in qualchemodo alimentano l’identitàcomunedeisenesi,senzaalcunaretoricapassatista,maanziconuno straordinario potere di attualizzare la storia nel sensomigliore.Lesingolecomunitàdellecontrade,poi,punteggianodi luoghi adaltadensità simbolica tutto il tessutocittadino: lefontaninedeibattesimicontradaioli,glioratori,lesedi,imuseidelle vittorie del Palio sono altrettante vive giunture checonnettonolacittà,elasuastoria,aicittadini.Eppurel’episodiopiùclamorosodiprivatizzazioneemessaa

reddito del patrimonio storico di una città, l’esempio piùdegradantedellatrasformazioneistantaneadicittadiniinclienti,haavutoluogopropriosull’acropolidiSiena.Se abbiamo ancora oggi il Duomo di Siena – con la sua

forestadistatue,lesuevetrate,ilsuopavimentounicoalmondo– non lo dobbiamo alla clemenza del caso, ma al lavorodell’Opera della Metropolitana, l’istituzione che da quasiottocentocinquant’anni si occupa dellamanutenzione del grancorpodellacattedrale,sededell’arcivescovometropolita.Oggi,tuttavia, nubi tempestose si affollano sul destino di quellagloriosa istituzione: dove non hanno potuto la Peste Nera, la"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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cadutadiSienaeladominazionemediceastacolpendoilcinicomarketingdelpatrimonioartistico.Un’interrogazione parlamentare della deputata del Partito

Democratico Susanna Cenni ha rivelato che il 29 aprile del2011 (festa di santa Caterina, la sanguigna patrona di Siena)l’Opera (che è unaonlus conunvolumed’affari annuodi seimilioni di euro) ha ceduto un ramo d’azienda (quello che sioccupadiaccoglienza,marketinge–teneteviforte–iniziativeculturali),conbendodicidipendenti(iqualihannofattoricorso,impugnandolacessione),aunasocietàprivataconfinidilucro:OperaLaboratoriFiorentini,unacontrollatadiCivita,cheè lapiùgrandeimpresaprivataitalianachesioccupidigestionedelpatrimonio artistico pubblico. La cessione è avvenuta per unprezzo incredibilmente esiguo (42.000 euro) e,contemporaneamente,l’OperadellaMetropolitanahaappaltatoa Opera Laboratori quelle stesse funzioni. L’interrogante hachiestoalministrodegliInterni(ilquale,attraversoilprefettodiSiena, nomina i vertici dell’Opera) se questa singolareoperazione non finisca per modificare occultamente la naturadell’ente, da onlus a normale azienda, rischiando inoltre «dimettere in discussione la centralità degli enti cittadini nellagestionedelpropriopatrimonioculturale,diminuendoattivitàeprestigio di una delle più antiche istituzioni italiane edeuropee».E i dubbi sono più che fondati, visto cheOpera Laboratori

Fiorentini è uno dei pilastri del discutibile sistema del PoloMuseale di Firenze così com’è stato costruito da AntonioPaolucci (l’ex soprintendente di Firenze, e dimenticabileministrodeiBeniculturali,attualevicepresidentedelConsigliosuperioredeiBeni culturali dellaRepubblica italiana anche sedirettore dei Musei Vaticani: e soprattutto presidente del"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Consiglio scientifico di Civita), e poi ereditato dall’attualesoprintendente fiorentina,CristinaAcidini. Pochi giorni primadell’interrogazione che ha svelato la clamorosa transazionesenese,uncronistadelGiornaledellaToscanahaannunciatodiessere stato assunto come addetto stampa dell’Acidini,specificandocheilsuostipendiosaràpagatopropriodaOperaLaboratori Fiorentini: così quest’ultima impresa parteciperà agare (permostre, gestionimuseali e servizi aggiuntivi) in cuidovrà essere selezionata dalla soprintendente a cui paga ilportavoce.Sarà il ministro dell’Interno, e poi forse la magistratura, a

dirci se è in corso una mutazione genetica dell’Opera dellaMetropolitana. Secondo Italia Nostra e i suoi giuristi questacessione è «palesemente illecita, illegittima e perciò nulla»,perché avvenuta in violazione dello statuto dell’Opera dellaMetropolitana. In sostanza, ItaliaNostradice chequest’ultimaistituzionenonèun’azienda,nonagisceperfinidilucroedevecontinuare a operare per l’interesse pubblico: può, al limite,diventare (come è successo) una onlus, ma non già vendereproprie parti a un’azienda. Insomma, sarebbe come se – perrimanere a Siena – il Liceo Piccolomini cedesse alcune dellesue sezioni alCEPU, o se tre reparti dell’OspedaledelleScottefossero ceduti a una clinica privata. È per questo che ItaliaNostra denuncia il fatto che tali contratti, «realizzando ilsoddisfacimento di un interesse privato», contrastano«clamorosamenteconl’interessepubblico».Maanche senonemergeranno implicazioni fiscaliopenali,

esiste un colossale problema culturale. L’Opera è un benecomune per eccellenza, chiamato da secoli a fare gli interessidella collettività, cioè a contribuire all’«onore, prosperità etacrescimento de la città e de’ cittadini di Siena», per usare le"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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parole del Costituto trecentesco: come si concilia con questalunga storia l’idea di appaltare, e addirittura cedere, le sueiniziativeculturaliaunasocietàprivataconfinidilucro?L’esperienza ventennale della concessione ai privati dei

cosiddetti servizi aggiuntivi dei musei italiani «assomiglia adunasoluzionediabdicazionerispettoacompetenzecentralidaparte degli enti pubblici di gestione» (così, già nel 2009,StefanoBaiaCurionieLauraForti,economistidellaBocconi).[6]Il mondo che vive delle concessioni del Ministero dei Beniculturali presenta molti lati oscuri, e non di rado appare unbizzarro ircocervo di clientelismo parastatale d’antan,marketingall’amatriciana,incompetenzaeimprovvisazione.Direcente, l’amministratore delegato di Opera LaboratoriFiorentinihadichiaratochegliparenormaleassumereiparentideidipendenti (magari illustri)delPoloMusealeFiorentinodicui è concessionario: «a parità di condizioni, scegliamoqualcunodicuicipossiamofidare».[7]SeilMibacnonfosseunaperpetua sede vacante, i tempi sarebbero maturi per unazzeramento generale delle concessioni, e per un’azione dimoralizzazioneetrasparenzachesmantelliimonopoliintornoacui ruota questa silenziosa e implacabile privatizzazione e«mercatizzazione»dellafunzioneciviledelpatrimonioitaliano.Lapiùgrandeholdingdel settore è proprioCivita, nata nel

1987–cosìsileggenelsito–dalla«straordinariaintuizionediconiugareilmondodellaculturaconquellodell’imprenditoria».Nell’estate del 2009, cioè nel momento in cui Civita Serviziacquista – è sempre il sito – «la maggioranza del capitale diOpera Laboratori Fiorentini, un’importante Società nel settoreculturale che, tra l’altro, gestisce la Galleria degli Uffizi», iverticidell’AssociazioneCivitasonocosìcomposti:presidenteonorario Gianni Letta, presidente Antonio Maccanico,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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vicepresidente Bernabò Bocca, segretario generale AlbinoRuberti, direttore Giovanna Castelli. Alla stessa data, ilpresidentediCivitaServizièLuigiAbete.Cosa vuol dire affidare a una simile piramide di interessi

economico-politici e di boiardi del para-Stato la «gestione»degli Uffizi? Cosa vuol dire cedere alla stessa struttura le«attivitàculturali»dell’OperadelDuomodiSiena?Vuol dire, per esempio, che quelle attività culturali non

obbediranno alle regole della conoscenza, ma a quelle delmarketing, e che non si rivolgeranno a cittadini,ma a clienti.Una prova? Pochi mesi dopo la cessione a Civita, nell’estate2011,nellacosiddetta«cripta»sottoilDuomoèstatoespostoilBattesimo di Gesù di Tiziano dei Musei Capitolini di Roma(gestiti da una società sorella di Civita, come vedremo).L’invitodiffusodaCivitaaffermavache«l’eccezionaleprestitodell’opera, che si allontana per la prima volta dalla suatradizionalesedeespositiva,è l’occasioneperundialogotra ilcapolavoro di Tiziano e le opere permanenti del complessomonumentaledelDuomodiSiena».E, se non ci fosse da piangere, ci sarebbedi che sbellicarsi

dalle risa. Un’opera del primo, giorgionesco Tiziano lascia lasua sede per sprofondarsi in un contesto da archeologiamedievale, a «dialogare» con gli affreschi duecenteschiattribuiti a Guido da Siena e compagni: il che ha lo stessovaloreculturaledi«fardialogare»unalaccagiapponeseconunalavatrice,ounasequoiaconunapizzamargherita.Ma è solo l’inizio.Dall’altra parte della piazza delDuomo

sorge l’antico ospedale di Siena, SantaMaria della Scala, unmonumento di rilievo internazionale. Tanto vasto e articolato(200.000metri cubi) da avere una dimensione più urbanisticache architettonica, il complesso nasce nel Medioevo come"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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ospizio per i pellegrini che percorrono la Francigena, e siaccresce fino a occupare tutta la sommità dell’«acropoli»senese. A Siena arte e cittadinanza sono sempre andate abraccetto, e nel corso dei secoli l’Ospedale della Scala si èrivestito di spettacolari opere d’arte: dagli affreschiquattrocenteschi che coprono il Pellegrinaio (la corsia per ipellegrini), a quelli delVecchietta e diDomenicoBeccafumi,finoallagigantescaPiscinaprobaticasrotolatasull’absidedellagrande chiesa interna daSebastianoConca.E poi il tesoro, lerarissimecorsieospedalieremedievali,cappelle,oratori,stradecoperte, sotterranei strepitosi. Che fare di tutto questo ben didio?Unavolta tantoglistoricidell’arteavevanoavuto le ideechiare. Nel 1968 il senese Cesare Brandi scrisse sulCorrieredella Sera che bisognava sloggiare gli ultimi apparati sanitaridall’ospedale: «E appunto perché unico al mondo dobbiamovederloinfunzione,conisuoilettieisuoiammalati?Insommaquesta indecenza deve finire. Il Pellegrinaio si deve potervedere: come un museo, perché è un museo». L’idea – poiabbracciata con straordinaria forza da un altro grande storicodell’arte,GiovanniPrevitali–eraquelladitrasformarelaScalanel Museo di Siena per eccellenza. Il progetto prevedeva diportarci la Pinacoteca Nazionale (ancora oggi in ambientiassolutamente inadatti, e ora anzi messa a rischio da undemenziale progetto di smembramento per epoche) e ildipartimentodiStoria dell’arte dell’università:mostrando cosìvisibilmentecos’èunmuseo,ecioèinprimoluogouncentrodiproduzionediconoscenza.ÈperquestocheilComunediSienacomprò e sistemò al SantaMaria la biblioteca di uno dei piùimportanti storici dell’arte italiani, Giuliano Briganti. Ed èsempre per questo che lì hanno sede anche il Museoarcheologicoeuncentrod’artecontemporanea."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Ma tutti questi frammenti non sono stati mai connessi traloro, e il grande progetto di Brandi e Previtali non si èrealizzato.Perché,auncertopunto,ilvirtuoso«sistemaSiena»si è involuto in un gorgo di clientelismo provinciale che hainghiottitoancheilSantaMaria.L’enormequantitàdiquattrinicheilMontedeiPaschifacevapioveresuibuoniesuicattivihaportatoaunadegenerazioneincuinoncontavanopiùlaqualitàdel progetto, o la qualità delle persone, ma l’affiliazione e laspartizione. È così che la Scala è divenuto uno scatolone pereventi emostre (alcune–comequelle suDuccio,o sulprimoRinascimentoaSiena–belleeimportanti,altrepessime,comeArte, genio, follia del 2009), finendo per trasformarsi in unafondazione controllata dal Comune, e non (come inveceavrebbe dovuto) in un istituto di ricerca finanziariamenteautosufficiente,e soprattuttoseparatodallapolitica.Orache ilComune è commissariato, l’università è semifallita, esoprattutto il Monte dei Paschi è sprofondato in un baratrofinanziario,l’acropolidiSienarischiadidiventarelasimbolicatombadell’ideadiculturacomebenecomune.E la lapide potrebbe scriverla ancora una volta Civita. In

un’intervista concessa alCorriere di Siena nell’ottobre 2012,l’economo della Curia di Sienamonsignor Giuseppe Acampahadettoapertamenteciòchemoltidicevano inprivato,ecioèche nel futuro dell’antico complesso ospedaliero potrebbeesserci una gestione unica con il Museo dell’Opera dellaMetropolitana, e con il Duomo stesso. Questo vorrebbe diretrasformare la Scala nell’ennesimo luna park di lusso delle«città d’arte»: qualcosa che serve non ai cittadini, ma a deiclienti, o a degli spettatori. Dunque si punterà sui cosiddetti«capolavori»dellaPinacoteca(ecisichiedeseilrestofiniràindeposito, o in un museo di serie B), sui Grandi Eventi, sulle"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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mostre-formatdicassetta,suiristorantiesulmerchandising.Inquesto caso non servono un progetto intellettuale, né uncomitato scientifico. Basta un progetto di gestione, meglio selegatoalledinamichedelgoverno(edelsottogoverno)locale.LapropostadimonsignorAcampava con tutta evidenza in

questasecondadirezione.Èpossibileaffermarloperchél’OperadellaMetropolitana, a cui si propone di conferire la gestionedella Scala, ha già fatto questa identica scelta cedendo le sueattivitàculturaliaunasocietàprivata:scartandocosìl’ipotesidifare ricerca e produrre conoscenza, e preferendo fareintrattenimento culturale a fini di lucro, come è apparsoevidente nell’ultima ostensione del pavimento del Duomo,rigorosamenteapagamento.In una dellemolte assemblee spontanee dei lavoratori della

conoscenza e dei cittadini che nell’autunno del 2012 hannocercato di opporsi alla chiusura e alla mutazione del SantaMariadellaScala, lostudentedistoriadell’arteGiulioBurresiha lettoalcunimagnificiversidedicati aVermeerdaWisławaSzymborska: «Finché quella donna del Rijksmuseum / nelsilenziodipintoeinraccoglimento/giornodopogiornoversa/il latte dalla brocca nella scodella, / ilMondo nonmerita / lafinedelmondo».Ma mentre la Donna che versa il latte di Vermeer è

conservata in unmuseo pubblico, il pavimento delDuomo diSiena presto potrebbe diventare privato: «Quanti, col pièfangoso,nullacuranticalpestano ilbellissimopavimentodellachiesa cattedrale di Siena?»,[8] si chiedeva, nel 1660, DanielloBartoli. Il grande scrittore gesuita si lamentava di coloro chenon facevano caso alle tarsie marmoree, calpestandole. Dopotrecentocinquant’anni, questa domanda torna terribilmenteattuale,anchesespostatasulpianometaforico:oggiè ilpiede"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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fangosodelmercatochecalpestauninestimabilebenecomune.

MilanosenzaStato

ChisarannoinuovipadronidellaPinacotecadiBrera?Nonpiùimilanesi,néilpopoloitaliano:oalmenononsolo.Il Decreto Sviluppo varato dal ministro dello Sviluppo

economico Corrado Passera il 26 giugno 2012, infatti, non sioccupa solo di edilizia, trasporti o settore energetico, ma –all’articolo8–stabilisceche

aseguitodell’ampliamentoedellarisistemazionedeglispaziespositividellaPinacotecadiBreraedel riallestimentodella relativacollezione, ilMinistroper i beni e le attività culturali nell’anno 2013 costituisce la fondazione didiritto privato denominata «Fondazione La Grande Brera», con sede inMilano,finalizzataalmiglioramentodellavalorizzazionedell’Istituto,nonchéallagestionesecondocriteridiefficienzaeconomica.

Il decreto prevede «il conferimento in uso alla Fondazione,

mediante assegnazione al relativo fondo di dotazione, dellacollezione della Pinacoteca di Brera e dell’immobile che laospita», e prevede l’ingresso, come soci, degli enti localilombardie,quindi,di«soggettipubblicieprivati».SololaprematurafinedelgovernoMontihaperorabloccato

il primo grande passo verso la privatizzazione di uno deiprincipalimusei italiani.Un passo sulla cui costituzionalità cisarebbemoltodadire:possibilecheconferirel’interacollezionediBreraaunafondazionedidirittoprivatononledal’articolo9dellaCarta?Maiprobleminonsono«solo»diprincipio.Esiste un unico precedente, quello del Museo Egizio di

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Torino: e non è un precedente brillante. E non tanto per lafolcloristica presidenza diAlainElkann, quanto per le gravi eparadossali conseguenze di una «privatizzazione all’italiana».Le collezioni dell’Egizio sono state devolute alla Fondazionesolo in parte (spezzando tra giurisdizioni diverse complessiarcheologici unici), il personale scientifico ha optato perrimanere nello Stato (privando il museo della più essenzialedelle sue componenti) e il Consiglio di amministrazione hanominato la direttrice senza nemmeno consultare il comitatoscientifico.Elecicatricidituttiquestigravierrori,soloinparterecuperati, sono ancora ben visibili: dal 2005 a oggi, per noncitarne che una, non è stato pubblicato un solo catalogoscientifico della collezione a spese e a cura della Fondazione,interrompendo la serie iniziata negli anni Sessanta delNovecento, ma soltanto guide turistiche: l’Egizio, in altreparole,èuscitodairadardell’egittologiamondiale,peravviarsiadiventareunlunaparkdell’antico.Ora, ci si chiede, come si comporteranno gli enti locali

lombardi, una volta insediatisi sulla plancia di comando dellanuova Fondazione? Sarà bene non dimenticarsi che fino aqualchetempofacisaremmopotutitrovareNicoleMinettiallapresidenzadiBrera:eoranonsarebbestranovedercisiinsediareunRobertoFormigoniinritirata.L’invadenzadeglienti localineimuseidi livelloe interesse

nazionale è un nodo cruciale: non a caso tra i sostenitori diquestotipodisoluzionesicontaDarioNardella,ilvicesindacodiMatteoRenzi a Firenze, che come giurista caldeggiava giànel2003lacessionedegliUffiziaunafondazioneincuiglientilocaliavesserounpesodecisivo.Altrochebaloccarsiconl’ideadi costruire la facciatamichelangiolesca di SanLorenzo, o dicercareilLeonardofantasmasottoilVasaridiPalazzoVecchio:"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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alla fine di questo libro potrete immaginare l’escalation distrumentalizzazionepoliticadellaculturaseunRenziavesselafacoltàdinominareildirettoredegliUffizi.Mailpuntopiùgraveèunaltro.IldecretodiPassera(inquel

momento ministro, di fatto, anche dei Beni culturali, vista lasostanziale sede vacante determinata dal sonno del professorLorenzoOrnaghi,titolarediqueldicasteronelgovernoMonti)dice che il fine della Fondazione saranno la valorizzazione(eventi,mostre,visibilitàmediatica)e ladiminuzionedeicostidigestione.MaunmuseocomeBreraèsoprattuttounistitutodiricerca: che riesce a comunicare il suo patrimonio ai cittadinisoloinquantoèingradodiprodurreeinnovarecontinuamentela conoscenza delle opere che conserva. E la stella polare delcda della Fondazione Brera non sarà certo la scienza, ma ilmarketing: e così un altro polmone di libertà intellettualepasseràsottoilferreodominiodelmercatoedeldenaro.Di fronte all’appello contro tutto ciò, sottoscritto da

moltissimiintellettualinell’estatedel2012,ilministroOrnaghiha smentito di voler privatizzare,ma ha contemporaneamentedichiarato che la suamissione principale, nel caso di Brera enon solo, è quella di «trovare finanziatori privati illuminati».[9]Ma quale progetto di nazione tradisce un’affermazione comequesta? Certo non il progetto che la nostra Costituzione hatracciato.Con l’articolo 9 dellaCarta il patrimonio storico e artistico

cambia funzione: dopo secoli in cui esso ha rappresentato ildominio dei sovrani degli antichi stati italiani, ora essorappresentavisibilmentelasovranitàdeicittadini.Dipiù:essoèuno straordinario strumento per costruire l’eguaglianzasostanziale dei cittadini e attuare l’unità nazionale. BreraappartieneaMarioMonticomealportieredelsuocondominio;"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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aunmilanesecomeaunpugliese.E logarantisce il fattocheBrera sia mantenuta con le tasse di tutti, e il fatto che siagovernata da storici dell’arte assunti, per merito, con unconcorsopubblico.ConferireBrera auna fondazionevuoldire spezzarequesto

fascio di significati. Quando l’assessore alla Cultura dellagiunta Pisapia, Stefano Boeri, plaude alla scelta del ministro,conformandosialla«Milanoornaghiana»,lofasostenendochein tal modo il museo sarà più vicino al territorio: ma questomiopecedimentoculturalealleghismonontienecontodelfattocheBreraappartieneinveceatuttalacomunitànazionale,anzine è un’epifania, un segno visibile. Quando gli enti localilombardi nomineranno i vertici della «loro» Brera, e quellicampani faranno altrettanto con il loro Capodimonte, cosarimarrà del progetto per cui i costituenti vollero il patrimonio«dellanazione»traiprincipifondamentalidell’Italianuova?EquandoOrnaghicerca«finanziatoriilluminati»faregredire

il patrimonio artistico a una condizione di dipendenza dallaricchezza privata: una minorità da ancien régime, aggravatatuttavia da un fatto capitale. La ricchezza privata, in Italia,drena la ricchezzapubblica attraversoun’evasione fiscale cosìmassicciadarenderciinterlocutorinoncredibiliagliocchideglialtri statimembri dell’Unione Europea.Dunque, da una partelasciamo illecitamente la ricchezza nelle tasche private adetrimento della cassa pubblica: e poi mendichiamo l’aiutodella ricchezzaprivataperpreservare ilpatrimonioartisticoditutti.Derubati,supplichiamoiladridimantenereibeniditutti.Maquestoaiutononsaràdatogratuitamente.IlMuseoEgizio

diTorinoèstatoprimapresiedutodaunmembrodellafamigliareale italiana, quella degli Agnelli, e ora dalla moglie delpresidentediTelecomItaliaeGenerali.Cosìilpatrimonioche"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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doveva servire alla costruzione dell’eguaglianza torna aveicolareelegittimaresignificatidiprofondedifferenzesociali.Non è difficile immaginareBrera nellemani dellaMilanogiàda bere, fino a ieri cupamente berlusconiana, e quindicrepuscolarmenteformigoniana.Unmuseoridottoaorpellodaaffidareaicadetti incapaci,o

allemogli, relegatedaunadelleborghesiepiùmaschiliste delmondo a occuparsi del «bello inutile e innocuo» dell’arte.Unmuseogestitocon lacondiscendenzadell’elemosina:un luogodacuibandireilrigoredelsapereelaformazionedeicittadini,edapiegare invece fino a ridursi a cornicedocileper i riti diautocelebrazionediunaricchezzaincivileeignorante.Il mito è, naturalmente, quello americano: ma si dimentica

che i musei americani sono collezioni di milionari infineconsacrateallaproprietàealgodimentopubblici,quelliitalianisaranno collezioni pubbliche privatizzate contra legem. Ladiffidenza–direil’odio–perloStatochetrasudadaicommentidei fautoridell’ingressodeiprivatinelgovernodiBreravienemotivata con un’esigenza di efficienza:ma è palpabile l’odiopertuttociòcheè«pubblico».«LoStatoèvissutocomenemicoinvadente, estraneo ai pragmatici bisogni della borghesiaimprenditoriale milanese. E di conseguenza sono nemici lapolitica,l’impegnocivile,ilMeridione».[10]La Fondazione di Brera non è solo uno sfregio alla

Costituzione e al Codice dei beni culturali, una lesione deidiritti dei lavoratori, una minaccia allo statuto scientifico delmuseoeallalibertàealprimatodellaconoscenza.No, è anche un passo drammatico verso la perversione del

patrimonioartistico:dastrumentopubblico(cioèditutti)perlacostruzionedell’eguaglianzacostituzionale,a trofeodelnuovofeudalesimo castale che sta nascendo dalle ceneri di un paese"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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senzaprogetto.

Roma,ilcircomassimo

«IlCircoMassimoè ilpostomiglioredelmondoper fareunoslalom parallelo». Così, nell’ottobre 2012, il delegato tecnicodellaFederazioneInternazionaledelloScihaannunciatol’ideadi costruire, per il successivo Natale, una pista da sci altasessantametridifrontealPalatino.Perqualcheoraèsembratoche il sindaco Gianni Alemanno facesse propria questabrillantissimaidea.Poilasmentita,appenaintempoperevitarel’ennesima catastrofe mediatica legata alla neve: «Escludol’areadelCircoMassimocomepossibilesedediunCityEventdiCoppadelMondodiscialpino».Masoloilfattochequalcunopossaaverciseriamentepensato

permettedicapirecosasialaRomapost-veltroniana:unasortadi grande villaggio turistico in cui il patrimonio culturale èun’attrazioneintellettualmentedisinnescata,eanimatadaeventiprodotti in serie da una oliatissima macchina politico-clientelare. Un circo, insomma. Anzi, il circo massimo delpatrimonionazionale.Autunno2011.IncimaalCampidogliosfolgoralamostrasu

Leonardo e Michelangelo. Capolavori della grafica e studiromani.ScesiinpiazzaVenezia,sipuòvisitarequellasuRomaal tempo di Caravaggio, e poi, imboccato il Corso, ecco ilRinascimentoaRoma.Nel segnodiMichelangeloeRaffaello.Quindi si può risalire verso il Quirinale, per vedere, alleinstancabiliScuderie,FilippinoLippi eSandroBotticelli nellaFirenzedel ’400.Un turista straniero potrebbe dedurre che lastoria dell’arte italiana attraversi una stagione"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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straordinariamente feconda, che il patrimonio storico-artisticonazionale sia in splendida forma, che il discorso pubblico delpaese metta al centro le arti figurative. E, invece, tutto ilcontrario: la storia dell’arte è una disciplina sempre piùautoreferenziale, e incapace di incidere sul mondo reale; ilpatrimoniocadeapezzi;ilMinisteroperiBeniculturaliècosìresidualecheperfinoungovernotecnicodialtoprofiloriesceasmistarcil’unicoministrochenonèuntecnicodellemateriedicui si dovrebbe occupare, e che anzi si rivelerà un incapaceradicale.Comesispiega,dunque,l’incredibilefiorituradimostreche

da anni infesta la Capitale? Si spiega con una verità tantosemplice,quantoelusa:oggi ilnovantapercentodellemostred’arte figurativa non è un’impresa intellettuale, ma è soloun’impresa commerciale, il prodotto di una fiorentissimafabbricadeglieventi,chenonhaloscopodieducare,maquellodi far soldi. Questo variopinto circo è foraggiato daamministratorilocali(ilsonnodelleregionigeneramostre),dapoliticinazionali,dasoprintendentiinfedeli,daaziendeincercadi visibilità, nonché dalla necessità di alimentare a ciclocontinuo un complesso circuito economico-clientelareincentrato sulla pletora di cooperative, sedicenti associazioniculturalieconcessionariediservizicheormaiorbitaintornoaiprincipalimusei.Prendiamo la mostra su Leonardo e Michelangelo, che è

prodotta daMetaMorfosi: un’associazione culturale nata dallametamorfosidelpoliticocomunistaPietroFolenainproduttoredimostre. In un suo intervento sull’Unità, Folena ha spiegatocheegliintendedifendereepromuovereilpatrimonioartistico,reperendofondipermantenerlo.Masulsitodell’associazionesipuò leggereche«MetaMorfosigestisce in esclusiva idiritti di"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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riproduzioneediesposizione temporaneadelleopered’artediproprietà della Fondazione Casa Buonarroti al di fuori delMuseodiviaGhibellinaaFirenze.Migliaiadidisegni,scrittiemanufatti dell’Artista che, nell’insieme, costituiscono circal’80% delle opere michelangiolesche nel mondo». Se Folenavolessedavveroaffiancare loStatonellasfidadi tutelaree farconoscere il patrimonio, non dovrebbe perseguire l’obiettivo(grottescamente predatorio) di avere l’esclusiva sull’80% diMichelangelo, ma dovrebbe semmai occuparsi delle opere«minori» e diffuse sul territorio, inappetibili all’industriablockbusterdell’intrattenimentostorico-artistico.Ma il mainstream nazional-commerciale prevede mostre di

modestissimovalore culturalededicate solo ainomidigranderichiamo.Indimenticabilelaprodigiosastaffettaromanachehamassacratoa tappeto tutte le stagionidelRinascimento.Primala memorabile Forma del Rinascimento. Donatello, AndreaBregno,Michelangelo e la scultura a Roma nelQuattrocentochesfoderòdue,senontre,ineditimarmidiMichelangelo(giàoggi difficili perfino da ricordare), poi la claustrofobica esurrealeIlRinascimentoaRoma.NelsegnodiMichelangeloeRaffaello, che provò a sdoganare un altro Michelangelo,stavoltaunMichelangelopittore:lacosiddettaPietàdiBuffalo(nomenomen).Ma l’apice si è toccato in Roma al tempo di Caravaggio,

l’ennesima kermesse caravaggesca promossa da RossellaVodretnellasuapermanenzaalverticedellaSoprintendenzadiRoma.LafrenesiacaravaggescadelladottoressaVodreterataleche, al posto del Bacco di Bartolomeo Manfredi, a PalazzoVenezia c’era un cartello che informava che l’opera sarebbearrivata solo dopo il suo ritorno dalla inconsistente mostraCaravaggio en Cuba, sempre realizzata su progetto della"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Vodret.MalacosapiùgravediRomaaltempodiCaravaggioèche

quasiquarantaoperesacresonostatestrappatedaglialtariveri,che ancora le accolgono nelle chiese, per essere esibite aPalazzoVenezia,rimontatesufintialtaridifintomarmo,inunaspeciedigalleriacimiterialepercuidavverononc’erabisognodi scomodare lo scenografoPierLuigiPizzi.Nell’autunnodel2011 le chiese diRoma erano dunque ridotte a un colabrodo,ancheperchéquellodiPalazzoVenezianonèl’unicolunaparkin attività: la stessa Vodret ha, per esempio, autorizzatol’espiantodallaCappellaCerasi (inSantaMariadelPopolo)ela spedizione a Mosca della Conversione di Paolo diCaravaggio, un atto che ha distrutto (pro tempore, grazieall’assenza di incidenti) uno dei pochi ecosistemi artistici deltempodiCaravaggiochecisiaarrivatointatto.E ai musei non va molto meglio: i pochi caravaggeschi

dell’appenainauguratoPalazzoBarberinichenoneranoaCubasono stati deportati in piazza Venezia, e anche la GalleriaBorghese e la Corsini hanno pagato un alto prezzo. D’altraparte, quale sia la considerazione della soprintendenza per imuseilodicelostatodeldisgraziatissimoMuseoNazionalediPalazzo Venezia, che sembra sempre il parente povero dellamostra di turno nello stesso palazzo: un degrado espressoperfettamente dal busto quattrocentesco di Paolo II ridotto adecorazione del guardaroba della mostra. O la chiusura delMuseoNazionaledegliStrumentiMusicali,abbandonatoaunadecadenzachegridavendettaalcielo.Tutto questo per fare mostre che non hanno nulla – ma

davveronulla – a che fare, nondico con la ricerca scientificadeglistoricidell’arteseri,manemmenoconunbuonprogettodidivulgazione. Nel catalogo, il presidente della Fondazione"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Roma, Emmanuele F.M. Emanuele, scrive che l’«assuntoscientificodell’esposizioneèilconfrontotraleduecorrentidelnaturalismo e del caravaggismo»: che, invece, sono la stessacosa.Manonbisognafarglienetroppocarico(einfattiOrnaghilo nominerà, poco dopo, suo consigliere personale per l’artesacra),perchéèdavverodifficilecapirequalesia,quelfamosoassunto: il «tempo di Caravaggio» (morto nel 1610) vieneinfattidilatatofinoal1630,obliterandounsecolodidistinzionistorico-critiche e ammannendo al pubblico un polpettoneindigeribile. Fin dalla prima sala (dove teneva banco unconfronto, malissimo impostato, tra un capolavoro diCaravaggio e una tela della bottega di Annibale Carracci), lamostra appariva dilettantesca, slabbrata, disinformata: unamostracomelasisarebbepotutafareneglianniVenti.In un libro sul rapporto fra patrimonio artistico e

cittadinanza, lamostra-mostro sul tempo diCaravaggio ha unpostoimportanteperduemotivi.Ilprimoècheessahaoppostonelmodopiùicasticopossibile

l’evento alla città, l’effimero al quotidiano, l’anti-storia delladecontestualizzazione alla densità storica del contesto,l’accalappiamento dei clienti alla formazione dei cittadini. Ilsecondo è che questa metamorfosi involutiva era in qualchemodoperfinodichiarata.Ildiavolosinascondeneldettaglio,edaquestopuntodivistaildettagliorivelatoreerailmarchiodiCivitaappostosuimanifestiesulcatalogo.L’organizzazionediuna mostra che mina alle fondamenta l’idea della funzionecivicadelpatrimoniosideveaunasocietàdiserviziilcuinome– come chiarisce diligentemente il sito – «trae origine dallaparola latina civitas che indica la città intesa come luogo diappartenenzaeconvivenzacivile».Quantummutatusabillo!Civitaprendeilpostodellacittà.EaRomalofaconunasua

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onnipresente filiazione: Zètema, nata nel 1998 come unapartecipatadiCivita.Nel2000laneonatasocietà–èsempreilsito ufficiale – «si aggiudica la gestione dei servizi aiMuseiCapitolini. La più importante esperienza di global service neimusei italiani». E, «a partire dal novembre 2005, ZètemaProgetto Cultura gestisce l’intero Sistema Musei Civici diRoma»: tutto, comprese l’editoria e «l’organizzazione dimostre».Dueannidopo,Zètemadiventa completamentepubblica: al

cento per cento appartenente al Comune di Roma. Tra i nonpiccolivantaggic’èquellodiaffidaregli incarichi«inhouse»,cioèsenzagara:tantononsiamosemprenelpubblico?Certo,ilfatto che l’amministratore delegato della Zètema divenutapubblica sia lo stesso amministratore delegato della privataCivita Servizi, nonché segretario generale dell’AssociazioneCivita (nella fattispecie si tratta di Albino Ruberti: figlio diAntonio,ministrosocialista),vorràpurdirequalcosa.Interminipolitici,vuoldirechenellaRomadiWalterVeltroni,FrancescoRutelli e Gianni Letta (presidente di Civita) il patrimonioculturaleèdiventatounimmensolunaparkapagamentogestitosecondologichedasottoboscopoliticoeconprofittidaimpresaprivata.Che, d’altra parte, sui musei romani si stenda sempre più

invadente e prepotente l’ombra della politica lo dimostra adusura la tragicommediadelMaxxi (MuseonazionaledelleartidelXXIsecolo).QuilalevadelcommissariamentoministerialeèstatausataperespellereunospecchiatofunzionariopubblicocomePioBaldi e sostituirlo conunababy-pensionatadi lussodel parco politico veltroniano. «Ho scelto come nuovopresidente delMaxxi l’exministro per iBeni culturali che haavuto il merito di avviarne il progetto ed intuirne le"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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potenzialità», ha dichiarato il ministro non-tecnico dei Beniculturali LorenzoOrnaghi, sommerso da un diluvio bipartisandi censure per l’inconsulta nomina diGiovannaMelandri allaguida del più ambizioso tra gli infiniti acronimi che ilcontemporaneo addusse all’Italia.Non fa una piega. Come seun ex ministro della Sanità laureato in economia (la stessalaurea dellaMelandri, del resto) venisse nominato direttore diunospedaledaluiasuotempocostruito.FilippoCeccarellisuRepubblicaeperfinoErnestoGallidella

Loggia sulCorriere hanno spiegato perché questa nomina siastata un clamoroso errore.[11] Lo hanno fatto con garbocavalleresco, perché soffermarsi sullo spessore culturale dellaMelandri sarebbe come sganciare un’atomica sulla CroceRossa. Ma c’è un lato della questione che non hannoconsiderato. Ed è che la prima, indispensabile condizione persalvareilpatrimoniostoricoeartisticodellanazione(cosachetutti,aparole,vorrebbero)nonsonoifondi,néleleggi:maèlacompetenza che dovrebbero avere tutti coloro che lomaneggiano. In Italia, gli studi di storia dell’arte dovrebberoesserepiùserieseveridiquelliiningegneriaspaziale(enonlosono: per colpa dellamia corporazione, quella accademica); iconcorsi per le soprintendenze e i musei dovrebbero esseredurissimi (e invece sono penosi colabrodi); il governo delpatrimonio dovrebbe essere lontano anni luce dalle invadenzepolitiche(einveceèsoffocato,colonizzatodallaclassepoliticapiùvorace,maanchepiùincolta,dell’Occidente).E Ornaghi, in tutto questo, si è trovato come un topo nel

formaggio.Unicoministroincompetenteinungovernotecnico,hamoltiplicatointornoasél’incompetenzacomefosseropaniepesci: ha nominato un suo affezionato creato nel Consigliod’amministrazione della Fondazione della Scala; ha affidato a"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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un ignaro filosofo del diritto la guida del Consiglio superioredeiBeni culturali, che poi ha popolato di psicologi, scienziatidella politica e rettorimilanesi (senz’altro ottime persone,madel tutto incompetenti inmateria); e giù per tutti i rami dellenomine, fino a fare soprintendente di Roma (al postodell’indimenticabileVodret) lamusealizzatricedei lucchetti diPonteMilvio.Se si parla di quel vago divertimento per ricche signore

svampite che è l’arte, la competenza non esiste. E siccomefinché i musei sono direttamente sotto il Mibac bisogna purvalutare dei titoli, la scorciatoia è quella di trasformarli infondazioni:AlainElkannapresiederelaFondazionedelMuseoEgizioèforsemegliodellaMelandrichepresiedeilMaxxi?Edunquesicapiscebenissimocheperconcorrereaunposto

di dirigente del Comune di Roma per i Beni culturali eambientali basti anche una laurea triennale in «disciplineumanistiche, letterarie o ambientali». Per il posto di avvocatodirigente bandito contemporaneamente, si richiede la laurea«vecchioordinamento»oquellamagistraleingiurisprudenzael’esame di stato per l’avvocatura. Chi avrà, invece, l’immaneresponsabilità dello sterminato e cruciale patrimonio di Romacapitale potrà anche essere laureato in letteraturacontemporanea giapponese o in linguistica computazionale.D’altra parte, all’orale gli si faranno domande di storiamedievale e moderna (ma non di quella antica, notoriamenteirrilevanteperRoma),mentredella storiadell’artebasteràcheconoscaqualche«elemento».La strada è dunque segnata, ancheper il futuro: al governo

delcircodelpatrimoniononservonocompetenze,mafedeltà.

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LadanzamacabradiNapoli

All’albadel23settembre2009sièspalancatounospaventosoabissoalcentrodellachiesabaroccadiSanCarloalleMortelle,sopraiQuartieriSpagnoli.Fossesuccessoladomenicamattina,sarebbe statauna strage: così, invece,dobbiamopiangere sologranpartedelpavimentosettecentesco.Matuttalastrutturahasubitodannigravi,elachiesaèancorasigillata.Seilparroco,giustamente,pensaalfattochelasuacomunità

non ha un luogo in cui pregare e celebrare i sacramenti, ilproblemaèancorapiùgrave,dalmomentochenelleimmediatevicinanzesisonoapertealtreduevoragini(unaperstrada,unaaddirittura in una casa), e non poche famiglie sono stateevacuate.Nelmarzodel2010,ilsacerdotehacoraggiosamentedenunciato a un cronista l’interruzione dei lavori diconsolidamento e restauro della sua chiesa: «Ilministro degliInternisen’èlavatolemanielostessohannofattolaRegioneeil Comune. Anche dal cardinale Sepe non abbiamo ricevutol’aiutopromesso:èvenutoatrovarcisettegiornidopoilcrollo,ci ha detto che avrebbe fatto pressioni sulle istituzioni laiche,manonèsuccessoniente».Anchevolendotralasciarelequestioniumanitarie,religiosee

politiche, e concentrandoci solo su quella culturale: perchénessunadelleistituzionichiamateincausadadonMimmosistaprodigandopersalvareunachiesabarocca?Sipotrebbepensarechehannodafarecosepiùurgentichepensarealbarocco.Ma il Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno

(proprietario della chiesa) non fa che organizzare mostre(pessime),spostandoisuoiCaravaggiointuttoilmondo,comefossero pacchi postali. Quanto agli enti locali, AntonioBassolino– all’epocapresidente dellaRegioneCampania– si"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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era appena dichiarato fiero di aver erogato «un grandefinanziamentotematicoperl’organizzazionedimostreedeventiculturali di grande impatto sul tema del Barocco». E dunque,perchénessunosimuovepersalvareSanCarlo?La risposta è racchiusa nelle parole di Bassolino: tutte le

energie (progettuali, culturali, economiche) sono diretteall’evento, alla mostra, alla massima visibilità mediaticapossibile. Già Leo Longanesi poteva dire che «allamanutenzione l’Italia preferisce l’inaugurazione»: ma oggi larealizzazionedieventiagettocontinuoèdivenutailprincipale,quasil’unico,obiettivodisoprintendenzeedentilocali.E mentre tutta l’Italia colta parla per qualche mese della

grande(einutile)mostrasulRitornoalBarocco,ilverobaroccodiSanCarloalleMortellesenevapersempre,nell’indifferenzagenerale.Lasituazionenonpotrebbeesserpiùsimbolica:l’arteche dà ancora forma alle città e ai cittadini non ci interessa,mentre esaltiamo quella che si può esibire a clienti apagamento.Letteralmente: mentre la chiesa è pericolante, i dipinti più

significativifraquellichefinoasettembre2010sitrovavanoalsuointerno(ilciclodellatribuna,conleStoriediSanCarlodiAntonioDeBellis)vengonoespostiaCastelSant’Elmo,proprionell’ambito del Ritorno al Barocco. Quei quadri furonocommissionatidaipadribarnabiti,iqualicostruironolachiesael’annesso collegio a partire dal 1616. Questi religiosi feceroconoscere a Napoli la spiritualità e la pastorale sociale dellaMilano di san Carlo Borromeo e di suo nipote Federico (sì,quello deiPromessi sposi), gettando un ponte tra due grandicapitali dell’Italia spagnola del Seicento. Il significato storico,artistico e civile di quei dipinti è indissolubilmente legatoall’ambienteeallastoriachelihaprodotti:sepermetteremoche"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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tuttoquestovadapersempreperduto,saràcomeseliavessimolasciati cadere in quella voragine. Anzi, sarà come se ce liavessimogettatinoistessi.Ma questo è esattamente ciò che accade a Napoli, dove

amministratori di ogni livello e di ogni colore si preoccupanosoloditrasformareunacittàeunterritoriodevastatiinunteatroperunavertiginosaecontinuadanzadieventi(dalForumdelleCultureall’America’sCup).Unaveradanzamacabra.Trascorrere unamattinata nella chiesa di SantaMaria delle

GrazieaCaponapoliepoileggereiquotidianiincuisicelebrala ritrovata vitalità della Città degli Eventi è un’esperienzadavvero estraniante. È difficile descrivere la rabbia e ladisperazione che si provano in quella chiesa: l’abbandono, ilterremoto, le iniezioni di cemento e un rosario spaventoso difurti vandalici hanno ridotto allo stato di cadavere uno deiluoghi chiave della scultura del Cinquecento napoletano. Lasperanza del recupero della sua straordinaria bellezza (unasperanza,nonostantetutto,ancoravivaeattuale)èaffidataallacapacità di intercettare le briciole che cadono dal banchettodegli Eventi: i pochi interventi ancora possibili si fannofrugando nelle pieghe di bilancio delle Grandi Mostre,immancabilmente finanziate dagli enti locali e dagli sponsorprivati.Perintenderci,ècomeseilserviziosanitarionazionalepassasse solo i soldi per la chirurgia estetica e i pazienti listornasseroperpagarsilachemioterapia.LaDeposizione di Giovanni Bernardo Lama è invece una

palad’altaredeltardoCinquecentocollocatadasempreinunachiesa principalissima: San Giacomo degli Spagnoli, che èconficcata nel cuore stesso di Napoli, inglobata dall’isola delpalazzo del Municipio. Oggi quel quadro è completamentesfigurato dall’umidità che risale dalle pareti, e che ha agito"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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indisturbata in anni di chiusura della chiesa. Questa chiesaimportantissimaèdiproprietàprivata,poichéappartieneancoraall’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento dei nobilispagnoli. Ma né questi residuali aristocratici né il Comune(benché così stretto vicino di casa) hanno risposto in alcunmodo ai pressanti appelli della Soprintendenza. Lo stato diabbandono è così grave che quest’ultima potrebbe addiritturaavviare una procedura di esproprio, o almeno di «ricoverocoatto» delle tavole in un luogo più sicuro: ma la situazionedella tutela pubblica è, a Napoli, così tragica che laSoprintendenza non ha più nemmeno i soldi per pagare iltrasportodellepaled’altare,senzaparlaredellororestauro.Di fronte a questo strazio si pensa subito a quante opere

d’artedelpassatohannofatto,stannofacendoefarannoquellastessa fine sotto i nostri occhi. E allora viene da dire: basta,chiudiamo i corsi universitari di storia dell’arte, chiudiamo lesoprintendenze, smettiamola con la retorica del patrimonioartisticonazionale,delqualeevidentementenonimportanienteanessuno.Tuttoèinutile,rassegniamociafarquelchecantanoiBaustelle:«rinnegarel’anima,comeisassieifilid’erbanonavere identità». Poi, però, parli con Flavia Petrelli, lafunzionariadellaSoprintendenzachehaseguitoperanniquestaparte di territorio (come Marina Santucci ha, esemplarmente,fattoperSantaMariadelleGrazie).Ecapiscichetaceresarebbecome sparare alle spalle ai pochi servitori dello Stato checombattonoognigiorno,einnomedituttinoi,lapiùfrustranteedisperantedelleresistenze.Ancora. Il monumento funebre di Isabella Guevara nella

ChiesadiGesùeMariaallasalitaPontecorvoappareinalcunistudisulbaroccomaturoaNapoli.Nellefotografiediqueilibrilo si vede ancora com’era fino a quindici anni fa (cioè nello"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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stessostatoincuiuscì,nel1673,dallemanidiAndreaFalconeeDionisio Lazzari): oggi, invece, è ridotto a una larva, dopouna rafficadi furti durata finoa ieri.Né il timordiDio,né ilrispettoperimortihannofermatoiladri,eimarmicoloraticheproteggevano il sonno eterno della duchessa sonoprobabilmente finiti a «decorare» il bagno di qualchecamorrista. Così, la statua di Isabella in preghiera, tantoberninianamente viva, è oggi (e forse per sempre) inclinatacomeunacosamorta,pateticamenteappesaaun’impalcaturaditubiInnocenti.Ma nella bibliografia scientifica si continua a stampare la

foto delmonumento com’era, e i colleghi stranieri rimangonotramortitiquandosimostralorociòcheèsuccessonegliultimianni.Ecco,chiaNapolisiturbaancoradifronteaun’immaginecosì?Chieseintereinghiottitedavoragini,paled’altaredivoratedalla muffa, affreschi lavati via dalla pioggia, palazzi storicisventratidallalottizzazione:tuttonoto,risaputo,perfinoovvio.Per non parlare dell’inesorabile, mostruosa dissoluzione diPompei.LaDeposizione di Lama o il sepolcro Guevara non sono

«capolavori», ma sono qualcosa di più importante: sono duedelle tante, indispensabili cellule di un corpo vivo che si stadisfacendo.QuelcorpoèNapoli.E chi pensava che con la giunta «arancione» di Luigi De

Magistris le cose sarebbero cambiate ha subito una cocentedelusione.Oraè anchepeggio: iGrandiEventi sono lanuovareligione,panemetcircensesperunpopoloridottoaplebe.Nonsolo lapoliticaculturale,maperfino lapolitica toutcourt:permesituttoaNapolièruotatointornoall’America’sCup.In un primo momento l’amministrazione ha pensato di

montare le tribune per il pubblico delle regate sulla colmata"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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illegale che copre i rifiuti tossici di Bagnoli: poi si è, perfortuna,decisodifarinvecesvolgerel’eventosulmaredifrontea Castel dell’Ovo. Ma questo spostamento ha comportato lacreazionediun’orribilescoglieraartificiale,cheviolailvincolopaesaggistico che tutela uno dei paesaggi più belli e celebratid’Italia,quellochesigodedallungomarediviaCaracciolo.Unmarziano potrebbe pensare che in una città amministrata nelnomedella legalità edelbene comune ladiscussioneverta sucome incarnare e rendere concreto lo spirito delle leggi,onorandone, e magari superandone, la lettera in nome deiprincipisuperioricheessetraduconoinnorma.Equelmarzianosi sbaglierebbe di grosso, perché – tutto al contrario – ladiscussionenonèsullospirito,masullaletteradellalegge:cioèsucomeesuquantosipossanoaggirareinumerosivincolichemettonoalsicuroilpaesaggio,etuttoquestononalserviziodiunariformacapacediriscattarelacittàdallasuadecadenza,maalserviziodelladanzadeglieventieffimeri.NonèmenodeprimentelavicendadelForumdelleCulture,

unGrandeEvento«culturale»che,dal2004,sisvolgeognitreanniinunadiversacittàdelmondo.NapolihaacquistatodaunafondazionediBarcellona(chevuolequattromilionidieuro!)ilformat e il brand di questa pomposa e banalissima kermesseinternazionale.La stolida retoricadel linguaggiodamarketingtelevisivononcopreilfattochesièsostanzialmentecomprata,acarissimoprezzo,unascatolavuota.Mailpeggiodeveancoravenire: i governi locali (Comune eRegione) hanno preteso diriempire direttamente quella scatola. E tramancanza di soldi,mancanza di idee e scontri tra cordate lottizzatrici, tutto si èarenatonelpiùimbarazzantedeimodi.Nelgiugno2012(amenodiunannodaltagliodelnastrodel

Forum, previsto per il maggio del 2013) finalmente si è"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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registrataunapresadiposizioneresponsabile:«Spenderesoldiper un evento di questo tipo non ci pare giusto e giustificato.Sono altre le priorità per i napoletani. Non si aiuta Napolifacendounagrandefestaofacendoveniremusicististranieri».Manonl’hadettoilsindaco,néilpresidentedellaRegione.Enemmeno il capodell’opposizione (inComuneo inRegione).No,l’hadettoStaffanDeMistura,ilsottosegretarioagliEsteridelgovernotecnicodiMarioMonti.Neglistessimesiincuialcentrodell’attivitàdellagiuntaDe

Magistris c’erano laCoppaAmerica e ilForumdelleCulture,l’Istituto Italianoper gli StudiFilosofici imballava i suoi libriper spedirli inundepositodiCasoria, allaperiferiadiNapoli:nessunodeigovernicampanierariuscitoatrovareunacasaperquei300.000volumidestinatiaunusopubblico.Sitrattavadidecidereseinunodeiprogettidicittàdellevarieforzepoliticheche governano Napoli e la Campania, l’Istituto e i suoi libriavesserounruolo,equale.Sequelruolofossestatointravisto,lasoluzionenonavrebbepotutocheessereunasedechetenesseinsiemelibrieistituto,comeaccadeintuttigliistitutidiricercadelmondo:perchéqueilibrinonsonomorticimelidelpassato,ma strumenti vivi che devono servire alla costruzione delfuturo. Nel centro di Napoli non mancano grandi complessireligiosi che potrebbero ben ospitare una simile, formidabile,officina di conoscenza. Certo: ci vorrebbero soldi perristrutturare,adattareallanuovafunzioneemantenereapertaefunzionantelanuovasede.Èproprioquestochesisarebbedovutodecidere:quantovale,

perilbenecomunedellacittàdiNapoli,unistitutocomequellodiStudiFilosofici?ChepercentualediunForumdelleCulture,diun’America’sCupodiunamostraeffimerasiamodispostiainvestire in questa fabbrica di futuro e cittadinanza? Per ora,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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menodizero.Purtropposivabenoltrel’indifferenzadelcetopolitico.Tra

letantecausedifataledegradodelpatrimoniostoricoeartisticodellecittà italianecen’èunaassaipocoanalizzataedibattuta:laviolenzaconcuiquelcetosiappropriadimusei,bibliotecheed enti culturali, calpestando, con ostentato disprezzo, ognicriterio di competenza, merito, trasparenza. La clamorosavicenda della biblioteca napoletana dei Girolamini, una dellepiù antiche e importanti d’Italia, ne è un esempiodrammaticamenteeloquente.Il 25 marzo del 2012 ricevetti un’e-mail da Filippomaria

Pontani,unamicoche insegna filologiaclassicaall’UniversitàdiVenezia. Pontani era appena stato aNapoli per studiare unprezioso codice del Quattrocento, testimone in parte unico dioperediGemistoPletone,conservatoproprioallaBibliotecadeiGirolamini.Manonmiscrivevaperparlarmidellesuericerche,bensìdellostatoincredibileincuiavevatrovatolabiblioteca,esoprattutto del fatto che i due bibliotecari, i fratelli MariaRosariaePiergianniBerardi(precaridaquasiquarant’anni),gliavevano confidato, disperati, che il nuovo direttore MarinoMassimo De Caro la stava sistematicamente saccheggiando.Sembravatroppoperfinoperildegrado,spintissimo,diNapoli:ma risposi a Pontani che, per puro caso, avevo già preso unappuntamentoconilconservatoredelmonumentonazionaledeiGirolamini,padreSandroMarsano,per il28marzo, tregiornipiùtardi.Avevoinfattisuggeritoaunmiodottorando,GianlucaForgione, di studiare il collezionismo e il mecenatismosecenteschidellaCongregazionedell’OratorioaNapoli(quellache, come vedremo, ha fatto e poi disfatto il complesso deiGirolamini),esperavodistrappareilpermessodifarloentrarenell’inaccessibilearchiviostorico."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Ciò che vidi quella indimenticabile mattina superava ogniimmaginazione. Incontrai il «professore» (come amava farsichiamare)MarinoMassimoDeCaroassortonelmaneggiodeivolumi più pregiati della collezione, tra pile di libri antichi epreziosi incongruamente poggiate sul pavimento, lattine vuotedi Coca-Cola che troneggiavano sugli antichi banconi,un’avvenente ragazza ucraina a condividere l’alloggioconventuale,unpastoretedesco(Vico:nonsisaseinomaggiooascornodelgrandissimofilosofochestudiavaaiGirolamini)chesiaggiravaperlesalemonumentalidellabibliotecaconunimmensoossodiprosciuttonelle fauci.E ancheameBerardiripetélestesse,inquietantissimecosecheavevadettoaPontani:e cioè che la sera venivano staccati gli allarmi, mentreautomobiliuscivanocarichedaicortilidellabiblioteca.Ancora scioccato dall’esito della visita, mi precipitai su

internet per cercare di capire chi fosse questo De Caro: civollero tre secondi per capire che era tra i protagonisti delSottobosco,unlibrodiFerruccioSansa(IlFattoQuotidiano)eClaudioGatti (IlSole24Ore)uscitodaappenaduegiorni.LìDe Caro è il mediatore in un losco affare di petroliovenezuelano, «uno dei casi più clamorosi di alleanza traberlusconiani e dalemiani».[12] E se i contatti con MassimoD’Alema sono stati preparati dalla sua carriera di portaborseparlamentare in area postcomunista, all’intima amicizia conMarcelloDell’UtriDeCaroarrivagrazieallasuapassionevera,quella per i libri antichi. Non che si tratti di un interesseculturale:DeCaroerastatotitolarediunalibreriaantiquariaaVerona, ma soprattutto era assai attivo nel commerciointernazionale,megliosedialto livelloedimemoriacorta. InunadellesueconversazionitelefonicheconAldoMiccichè(exdemocristiano,condannatoperbancarottafraudolentaelatitante"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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inVenezuela) intercettate dalla Procura diReggioCalabria, epubblicate da Sansa e Gatti, De Caro si lamenta perché icarabinieri del Nucleo di tutela per il patrimonio artistico glistanno addosso per la ricettazione di un prezioso esemplaredell’Hypnerotomachia Poliphili (un incunabolo del 1499)sottratto a una biblioteca milanese e venduto nel marzo del2005 alla Mostra del libro antico sponsorizzata da Dell’Utri.L’indaginefinirànelnulla,masoloperchélaProcuradiMilanoè costretta a chiedere il non luogo a procedere visto che«l’incunabolo non è stato rinvenuto fisicamente, malgrado lenumerosericerche».[13]Comesenonbastasse,Googlerestituisceuna inquietantemessedidati sulle implicazionidiDeCaro inclamorosi furti di libri importanti da biblioteche pubblichesudamericane e spagnole. È vero che non risultava maicondannato(e«solo»indagatoosospettato),ma–comehabendetto Pier Camillo Davigo – se la Giustizia è una virtùcardinale, lo è anche la Prudenza: virtù necessarissima a chigovernalacosapubblica,eibenidelloStato.EnonsimetteunsospettopiromaneacapodellaForestale.Ma, senza andare tanto lontano, c’erano motivi ancora più

elementaripernonaffidareaDeCarolaguidadiunadellepiùimportantibiblioteched’Italia.Costuinonavevaalcuntitolo:sieraiscrittoagiurisprudenzaaSiena,nel1992,doveerarimastoiscrittofinoal2002,senzatuttaviamailaurearsi.Incompenso,il 22 settembredel 2004 l’UniversidadAbierta Interamericana(privata)loavevanominatodottore«honoriscausa»incambiodel dono di quattro libri antichi e di unmeteorite piovuto nelSahara(sic).In un paese normale quante possibilità ha uno con questo

curriculum di arrivare a dirigere una delle quarantaseibibliotechepubblichestatali?Sedanoiciriesce,èsolograziea"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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una cosa: la politica. Proprio da quel fatidicomarzo del 2012De Caro era il segretario organizzativo dell’associazionepolitica«IlBuongoverno»,cheraccogliel’ereditàdeiCircolidiMarcello Dell’Utri: il presidente onorario è quest’ultimo, ilpresidente è il senatore Pdl Riccardo Villari, il segretario ilsenatorePdlSalvatorePiscitelli,vicesegretariisenatori(semprePdl)ElioPalmizioeValerioCarrara.È stato grazie all’antico legame (nato in Publitalia) tra

Dell’Utri e Giancarlo Galan, che quest’ultimo si è preso DeCarocomeconsiglierealMinisterodell’Agricoltura.EquandoGalan si è spostato ai Beni culturali, anche De Caro si èspostato(ovvio,no?),diventandoconsigliereperl’editoria.A quel punto il gioco era fatto. La Congregazione

dell’Oratoriodovevanominare ildirettoredellabiblioteca,mal’impoverimentonumericoeculturaledell’ordinediSanFilippoNerierataledanonconsentireditrovareuncandidatointerno:qualemigliorsoluzionecherivolgersiaunodeiconsiglieridelministroperiBeniculturali?CifosseundubbiosulruolocheilMinisterodeveavergiocatoinquellanomina,bastarammentarechi era il sottosegretario ai Beni culturali quando De CarodiventadirettoredeiGirolamini:ilnapoletanoRiccardoVillari,testénominato.Appurato tutto questo, chiamai il comando del reparto

operativodeicarabinieridelNucleodi tuteladelpatrimonio,esubito dopo un altissimo funzionario delMinistero: mettendoinsieme le risposte, al tempo stesso vaghe ed eloquenti,compresicheaRomaavevanoleideeabbastanzachiaresuDeCaro,echenoneranonemmenotropposorpresidelleenormitàche riferivo. E soprattutto che, essendo stato De Caroconfermato tra i consiglieri del regnante ministro Ornaghi (ilquale evidentemente non aveva nemmeno un mezzo"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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collaboratore cui far fare un giro suGoogle per capire chi sistessemettendoincasa),nonc’eraspazioperalcunintervento.Restava solo la possibilità della denuncia pubblica. Il Fatto

accettòsubitounmiopezzoparticolarmenteduro,cheuscì–coltitolo«Libri, uomini e topi»– il 30marzo, e in cui tra l’altroscrivevo: «Insomma: cosa succede davvero nella bibliotecadove andava a studiare Giovan Battista Vico? È tutto sottocontrollo,osiamoinunfilmdell’orrore?»Nelprimopomeriggiodiquellostessovenerdì,arrivòsulmio

cellulareprivatounachiamatadaunnumeronapoletano:eraDeCaro, che telefonava (dalMinistero, aRoma,ma attraverso ilcentralino della Prefettura di Napoli) per minacciarmi.Iniziarono giorni tesissimi, in cui il direttore della biblioteca,oltreadannunciarmiunaquerelaaffidataallostudiodiCesarePreviti, passò al contrattacco mediatico: fu Diana De Feo(senatrice Pdl e moglie di Emilio Fede) a difenderlo a spadatratta,efuIlMattino(alloradirettodaunnipotediDell’Utri)adaccogliere sue interviste a raffica.A rileggere oggi le risposteindignateetrucementeminaccioseinviateinqueigiornidaDeCaro ai vari blog (a partire da quello diMicheleDantini) cheavevanoripresoilmioarticolo,vieneperfinodasorridere.Lorenzo Ornaghi e il Ministero, invece, tacevano. E così,

mentreioandavodaicarabinieridelNucleoeallaProcuradellaRepubblica di Napoli per ripetere ciò che avevo visto,FrancescoCaglioti(miocollegaallaFederico II)scrissequestoappello,insiemealtissimoedurissimo:

AlMinistroperiBeniculturali,prof.LorenzoOrnaghi

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GentilesignorMinistro,

Lescriviamoapropositodellostranissimoe incresciosoaffareche riguardal’attuale direzione della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli, unadelle biblioteche storiche più gloriose d’Italia, nata dalla passione culturaledellacongregazionediSanFilippoNeri.PervolontàdiGiovanBattistaVico,inessaconfluironoilibridiGiuseppeValletta:pegnovivodiunastagioneincui Napoli era un crocevia del pensiero filosofico europeo e vera capitaledellaRespublicaliterariauniversale.Dopoleenormiperditeetrasformazionidialtrifondilibrariavutesinell’Ottocento,Napolipossiedeormaiquest’unicoesempio particolare di biblioteca pubblica di origine preunitaria,magnificamentecoerentenell’architetturaenelleraccolteinessaospitate:unorganismo che un tempo si affiancava perfettamente alle bibliotecheuniversitarieeallaNazionale,cosìcomeavvenivaeavvieneinaltreantichecapitali italiane, dove però le analoghe biblioteche di origine conventuale,principesca o erudita sono state meno decimate, e svolgono tuttora unafunzione preziosissima (si pensi all’Angelica, alla Casanatense, allaCorsinianaeallaVallicellianadiRoma,oallaLaurenziana,allaMarucellianaeallaMorenianadiFirenze).

Purtroppo le conseguenze drammatiche, mai piante a sufficienza, delterremoto del 1980 hanno contribuito massicciamente a far uscire iGirolamini dall’orizzonte culturale, e prim’ancora dal vissuto quotidiano,dellacittadinanzanapoletana,conisuoinumerosissimiintellettuali,studiosiestudenti. E ciò spiega perché, nella distrazione ormai consolidatasi, siacominciataunavicendacomequellacheèadessoincorso,echesiamoquiadenunciarLe.

Le chiediamo come sia possibile che la direzione dei Girolamini sia stataaffidata dai padri filippini, con l’avallo del Ministero che ne è ultimoresponsabile, a un uomo (MarinoMassimoDe Caro) che non ha i benchéminimi titoli scientifici e la benché minima competenza professionale peronorare quel ruolo. E perché questa scelta sia stata fatta in un Paese e inun’epocaaffollatifinoall’inverosimilediespertissimipaleografi,codicologi,filologi, storici del libro, storici dell’editoria, bibliotecari, archivisti, uscitidalle migliori scuole universitarie e ministeriali, e finiti sulle strade delladisoccupazione o della sotto-occupazione (call centers, pizzerie, servizi dicustodia).

Le chiediamo inoltre di spiegarci come mai Marino Massimo De Caro,sebbene del tutto estraneo almondo della biblioteconomia e della funzionepubblica,abbiaavutoeabbiacomunquecurioseimplicazioniconilibri,che

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lo portano tuttavia nel mondo del commercio, facendo emergere fin qui –sempreesoltanto–episodidegnidiesserevagliatinondaunacommissionedi concorso, ma dalle autorità giudiziarie (sia pure con l’auspiciodell’innocenza).

Le chiediamo inoltre come mai una figura dai trascorsi così poco chiari epocochiaritisiastatamessaacapodiunistitutocheoggicomenonmaihabisogno,tutt’alcontrario,nonsolodiunaguidaferreaeirreprensibile,madiunrappresentante–benfaciledatrovare–cherespingaadanni-lucedaséisospetti di ogni collegamento con quelle gravissime perdite più o menorecentidelloropatrimoniolibrariocheipadrifilippiniperprimidenuncianoinquestimesi.Lechiediamoinfine,nelriconsiderareconmoltaattenzionelascelta diMarinoMassimoDe Caro come direttore dei Girolamini (nonchécomeSuo consigliere personale), di voler creare una commissionepubblicad’inchiestasull’amministrazionepassataerecentediquestabiblioteca,primache la memoria storica dei Girolamini rimanga affidata soltanto a unamaestosaarchitetturaferitaeumiliata,tragicamentesolitarianelcuorediunaretemondialeditrafficirapaci.

Inpochigiornil’appellofusottoscrittononsolodaalcunidei

piùnoti intellettualinapoletani,maanchedapersonaggicomeSalvatoreSettis,GiulianoAmato,MarcelloDeCecco,EnnioDiNolfo,Dario Fo e FrancaRame, CarloGinzburg,GioacchinoLanza Tomasi, Lamberto Maffei (presidente dell’Accademiadei Lincei), Dacia Maraini, Stefano Parise (presidentedell’Associazione Italiana Biblioteche), Stefano Rodotà,Rosario Villari, Gustavo Zagrebelsky e molti altri. In pochesettimanesiarrivòacinquemilafirme.Lapolitica,invece,noncapì.IsenatoridellutrianiPiscitellie

Palmizio presentarono un’interrogazione al ministrodell’Università per sapere se quanto io e Francesco Cagliotiavevamo cercato di fare per difendere i Girolamini «siriconduca allo svolgimento delle normali attività accademicheloroimpostedallaleggeese–soprattutto–nonrischidigettarediscredito sulle istituzioni accademiche». Una (grottesca)"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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intimidazione che è interessante solo perché teorizzaesplicitamente che il legame politica-cultura si deve intenderecomelottizzazioneviolentadellaprimasullaseconda,giammaicome azione civile degli intellettuali per la difesa delpatrimonioculturale.A quel punto il ministro Ornaghi avrebbe avuto un’ottima

occasione per mostrare agli italiani che le cose possonocambiare.Einveceancheluisiègenuflessoall’eternoprimatodella consorteria politica.Alcune ordinanze dellamagistraturanapoletanaattestanoche,benprimachescoppiasseloscandalo,erano arrivate alMibac pesanti segnalazioni di irregolarità aiGirolamini:eche,addirittura,unaveraerigorosaispezioneerastataarchiviataacausadipressionipoliticheunmeseprimadelmioarticolo.L’ispettrice,invece,arriveràsoloil17aprile,cioèquasi venti giorni dopo il mio articolo sul Fatto. E ciò chescriverà supera ogni immaginazione: la biblioteca apparedevastata, probabilmente in modo irrimediabile. Due giornidopo, l’ispezione è bloccata: arrivano i sigilli dei carabinieri,perchésiamoalsequestrogiudiziario.Ornaghihataciutodopoilmioarticolo;hataciutodopoche

gli sono state inviate le prime cinquecento firme; ha taciutodopo che Gian Antonio Stella ha raccontato la vicenda sullaprima pagina delCorriere della Sera, il 17 aprile (tra l’altrorivelando che De Caro non era nemmeno laureato). Ilcoraggioso ministro ha parlato solo il giorno dopo che icarabinieri hanno sequestrato la biblioteca e indagato il suoconsigliere per peculato. Ma ha parlato per comunicare allaCameracheavevaaccettatonientemenoche l’autosospensionediDeCarodallacaricadisuoconsigliere.L’indomani–dopoaver ricevuto la visita del procuratore aggiunto di NapoliGiovanniMelillo–Ornaghihaavutounsoprassaltodidecenza,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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ehafinalmentedecisodirimuovereDeCarodairanghideisuoiconsiglieri:masièbenguardatodalcomunicarloalla stampa,limitandosiafarlocancellaredalsitodelMibac.Scandalosamente,Marsano eDeCaro rimangono ancora ai

loroposti napoletani:DeCaro si dimetterà solo il 15maggio,padreMarsano verrà rimosso (dai suoi superiori, finendo poiagli arresti domiciliari) il 21. E nella lettera in cui accetta ledimissioni di De Caro, il religioso scrive che, essendo statesuggerite dal direttore generale delle Biblioteche MaurizioFallace,egli ritiene ledimissioni«unordinesuperiore». Ilchefa cadere come un castello di carte le autogiustificazioni cheOrnaghi aveva esibito alla Camera, scaricando il barile sugliOratoriani: sappiamo con certezza che, se Ornaghi avessevoluto,avrebbepotutoindurreDeCaroadimettersisubito.Il24maggio,aduemesidallamiadenuncia,arrivalasvolta

clamorosa:laProcuradisponel’arrestodiDeCaroediquattrodei suoi complici, mentre viene indagata la segretaria diMarcelloDell’Utri.L’inchiestaguidatadalprocuratoreMelillo– che arriverà a emettere dodici procedimenti di custodiacautelare e che vedrà De Caro confessare una larga parte deisuoi crimini – si sta rivelando forse la più importante dellastoria repubblicana in fatto di commercio illegale di libriantichi, un commercio che estende i suoi tentacoli su scalamondiale.E,conlosviluppodell’inchiesta,ladevastazioneeilsaccheggio dei Girolamini appaiono una devastazione e unsaccheggiodiStato.Nell’ordinanzadelgipdiNapoliFrancescaFerri che conferma la detenzione in carcere, si legge che lanomina dello stesso De Caro alla direzione dei Girolamini èavvenuta«adontadiogniregolaegrazieall’influenzapoliticacorrelata all’incarico fiduciario di consigliere dell’ex ministroperiBenieleattivitàculturaliGianfrancoGalan».Talenomina"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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fu il passo decisivo di «un piano criminale studiato in ognidettaglio»,resopossibiledalla«perduranteassenzadicontrolloevigilanzadapartedegliorganidelMinisteroaciòdeputati».Galan ha chiesto pubblicamente scusa,ma poi si è appreso

che un altro consigliere ministeriale (Franco Miracco) diedel’allarme sulla figura e l’opera di De Caro fin dall’estate del2011:perché,allora,néGalannéilsuostaffnetenneroconto?E Maurizio Fallace ha riferito ai magistrati «delle insistentipressioni ricevute affinché rilasciasse il nulla osta della suadirezione generale alla nomina di De Caro, ciò che di fattoavvenne lo stesso giorno». La Corte dei Conti dovrà porsi ilproblemadelleresponsabilitàdell’enormedannoerariale(oltrecheculturale)provocatodaunasimilecondotta.Mailfattocheunpianodiabolicoper l’annientamentodiunmonumentocosìimportantesiacresciutoesisiaattuatonellestrutturestessedelMinisteroperiBeniculturalispingeariflessionipiùampie.LaProcuradiNapolièriuscitaagestireesemplarmentel’inchiestaperchéesisteunpoolspecializzatoinreaticontroilpatrimonioartistico: non sarebbe l’ora di applicare ovunque questomodello? Il patrimonio di ordini ecclesiastici ormai esausti siannuncia come una facile preda della criminalità e come unadelle prossime frontiere del riciclaggio di denaro sporco:occorreorganizzare,einfretta,uncontrastoalmenoaltrettantoqualificatoemotivato.Larapacitàdellaclassepolitica,l’omertàdiquasi tuttigliaddettiai lavorieungiroenormedi interessicongiurano nel tenere il coperchio sulla pentola: ma quando«Patrimoniopoli» scoppierà davvero, essa apparirà come lamadre di tutti gli scandali che nutrono il suicidio del nostropaese.Nonè,dunque,possibile lasciare icarabinieridelNucleodi

tutelasottoilcontrollodirettodelMinisterodeiBeniculturali:"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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troppe vicende degli ultimi tempi (dal crocifisso «diMichelangelo»,[14] al prezioso mobile settecentesco svincolatocontro ogni norma, fino a questo scandalo colossale)dimostrano che il patrimonio va difeso anche dalle troppedeviazionidelMibac.Nonostanteillietofine,secosìsipuòdire,questaincredibile

vicenda chiama in causa in modo drammatico il rapporto tracittàecittadini.Com’è possibile che tanti illustri intellettuali napoletani

abbiano frequentato (anche da oratori) gli «eventi» promossidalla«nuovagestione»deiGirolaminisenzanotarequalcosadistrano,senzafare laminimaverifica,senzachiedersichifossequell’improbabile direttore? Ed è proprio questa diffusarassegnazione, questo cinico disincanto che rasenta lacomplicità,adavercolpitogliosservatoriesternipiùsensibili:come Marcelle Padovani, che ha dedicato alla storia deiGirolamini un acutissimo articolo in apertura del NouvelObservateurdel12luglio2012.Eanchedopoladenuncia,nonpochihannoavutoilcoraggio

di sussurrare in privato che non vedevano alcuna notizia: «AiGirolaminisièrubatodasempre,saichenovità!»Unventodiindolenza,perfinovagamenteinfastiditodalfattochequalcunosi mettesse ad alzare la voce per l’ennesima denuncia. Neigiornicaldidellapolemica,sisarebberouditevolentierilevocidella Curia (che aveva certo tutti i mezzi per sapere, se nonaltro, cosa succedeva in quel convento), del Comune, dellevarie soprintendenze, biblioteche, musei etc. E, soprattutto,quelladellenumeroseuniversitàchesiedono(èilcasodidirlo)aNapoli.Pernonparlaredeimoltipadridellapatriache,dopoaver distrutto l’università, sono passati a pontificaredirettamente in politica. Perfino al decisivo appello scritto e"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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promosso da Francesco Caglioti sono mancate alcune firmeimportanti: quelle del sindaco, dell’arcivescovo, deisoprintendenti, dei rettori delle università napoletane. Quandol’interrogazionedeisenatoridiDell’UtrihachiestoalministroProfumo di prendere provvedimenti verso di me e versoCaglioti, avrei francamente apprezzato una presa di posizionedell’università:nongiàinnostradifesa,maatuteladellalibertàe della funzione costituzionale dell’università stessa. Più chedalle istituzioni (sclerotizzate, distratte: non di rado vili),l’appoggio immediato alla denuncia è venuto dall’avvocatoGerardoMarotta, e dai suoi giovani intellettuali, e daMirellaBarraccoconlasuaFondazioneNapoliNovantanove.Lamorale più importante di questa storiami pare, tuttavia,

quella che parla agli studenti. Chi oggi dedica la propria vitaaglistudiumanisticinonsceglieildisimpegno,olafuga,dallavitarealeedalladimensionecivile:comeinvecetroppospessosuggerisce la retorica delle «cose belle». Se una rigorosacompetenza si accompagnerà alla sollecitudine per il benecomune,allorasaràpossibiletrasformareancheunacittàcomeNapoli. E nella lotta alla criminalità, alla corruzione,all’illegalità diffusa e alla complice rassegnazione, lebibliotechesonoforsepiùutilieimportantideitribunali.A tutt’oggi Lorenzo Ornaghi non ha ritenuto di dover

chiedere scusa a Napoli e all’Italia per l’operato del suoconsigliere,mahaincompensopromossoun’azionegiudiziariarisarcitoria contro di me e contro Il Fatto, colpevoli di averdiffamato il Ministero (!). E all’apertura del processo a DeCaro,nelgennaio2013,ilMibacnonsiècostituitopartecivile,comeinveceavevaannunciatodivolerfare.Nei primi giorni del 2013, invece, il presidente della

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Repubblica Giorgio Napolitano ha visitato i Girolamini, esubito dopo ha nominato cavalieriMariaRosaria e PiergianniBerardi. E lo ha fatto citando il «coraggio» di questi «fedeliservitoridelloStato».Questosolennericonoscimentorimetteinordine le cose, e ribalta le gerarchie consacrate da un sensocomuneprofondamentecorrotto.IfedeliservitoridelloStatononsonoidirigentieiministridi

unMinistero in parte complice e deviato, incapace perfino dicostituirsipartecivile:maduebibliotecariprecariesottopagatida decenni, perduti nella periferia del Ministero stesso. Ilcoraggio non l’ebbero i soprintendenti, i rettori, i vescovi, isindaci. L’ebbero invece due comunissimi cittadini, dueimpiegatichecredevanonel«loro»Stato,nonostantetutto.ÈunmessaggioforteperNapoliepertuttoilMeridione.Un

messaggio contro la paura e il silenzio dell’omertà, e per ilcoraggio civile.Unmodo di affermare con forza che lo Statoesiste davvero, e non dimentica chi lo serve con fedeltà ecoraggio. Un modo di ricordare che – lo diceva PieroCalamandrei – «loStato siamonoi».Unmessaggio rafforzatodal fatto che il Comune di Napoli, al contrario delMibac, alprocessosiècostituitoperdavverocomepartecivile.Unatto importante,anchesulpianosimbolico:ma lastrada

cheportaafargiocareallaculturaunaverapartenellabattagliacivileperNapoliappareancoraassailunga.

IpadronidiVeneziaVenezia 2020. Il governo in carica sdemanializza PalazzoDucale, e ne conferisce la piena proprietà al Comune diVenezia, per compensarlo degli ulteriori, inevitabili tagli al"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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bilancio degli enti locali. Pochi mesi dopo, il sindaco(naturalmentedicentrosinistra)vende ilpalazzodeidogiaunmagnatearabochedesiderarestareanonimo,echesi impegnagraziosamente ad affittarne una parte ai Musei CiviciVeneziani. Pochi giorni dopo, il Domenicale del Sole 24 Orededicaunacopertinaosannanteall’esotico«mecenate».Fantapolitica? No, solo il possibile culmine simbolico del

processodiprivatizzazionediVenezia,teorizzatoinunvolumepubblicato da Marsilio nel 1995 (Privatizzare Venezia. Ilprogettista imprenditore) e oggi in avanzato stato direalizzazione. Come nota lucidamente Paola Sommanell’illuminanteBenettown,[15] nel 1995 il rappresentante dellaBenettonGroup poteva ancora dichiarare che «nell’acquistareimmobili a Venezia, la società ha fatto un puro e semplicecalcolo di investimento, dal quale si aspetta un ritorno, unbeneficio»,inun’operazioneche«certamentenonrientrainunalogica di puro restauro, ma in una logica imprenditoriale piùampia».Oggi la nuova retorica del connubio pubblico-privato

preferisce invece parlare di «mecenatismo».Ma forse sarebbemeglioparlaredinuovofeudalesimo.La meravigliosa Punta della Dogana è stata, per esempio,

«privatizzata» (certo, a suon di investimenti e restauri diarchistar) dal multimilionario francese François Pinault, chel’hatrasformatainunasupervetrinadellasuacollezione.Enonèsolo.C’è,peresempio,ancheMiucciaPradachecompraCa’CornerdellaReginadalComune:sipotràdiscutereall’infinitosu chi possagarantire lamiglior tutela e ilmiglior godimentodelpalazzo(se,cioè,ilricchissimoprivatoouncomunesempreinbolletta),mabisogna sottolineare che ilComunehausato iquarantamilionidiPradaperrisanareilbilancioordinario,non"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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perrealizzarequalcosadidurevole(unasiloounospedale,peresempio). In altri termini, la generazione presente decide disottrarre a quelle future un bene comune per ricavarne unfuggevole beneficio una tantum. E poi c’è il democratico eprogressistaBenetton, che acquistaun teatro e lo trasforma inristoranted’albergo(controilpareredelConsigliodiquartiere)e progetta di annullare l’identità architettonica e storica di unpalazzo-simbolocomeilFondacodeiTedeschiconscalemobilicoloratechesfondanoparapettidipietracinquecenteschi,econuna gigantesca terrazza. Dopo la bocciatura ministeriale diquest’ultimaedelle scalepostmoderne,Benettonhapensatoauna«super-altana»dapiazzaresultettodelFondaco.L’inconscio dei nuovi dominatori impone verticalità

manifestamente falliche: subito prima dell’altana deiTedeschi(alta quanto? in quali materiali?) è stata la volta del PalaisLumière, la supertorre di 250 metri (due volte e mezza ilcampanile di San Marco) che lo stilista Pierre Cardin vuoleconficcareaMarghera,inmodochesiabenvisibiledalBacinodiSanMarco.Nell’estate2012, ilministrodell’AmbienteCorradoClini, il

governatore del Veneto, il presidente della Provincia e ilsindaco di Venezia sono corsi a inaugurare la mostra che neesponevailfaraonicoprogetto.Ancorprimachel’Enacdicesseselatorredi250metrifosseonocompatibilecoltrafficoaereo,leistituzionihannocosìbenedettoilprogettoche–ildettaglioègrottesco – scaturisce dalla tesi del nipote dello stilista,laureatosiaPadovanel2011.Lestesseistituzionichenonsonostate capaci di aprire unvero confronto pubblico sul recuperodella zona industriale di Marghera, di pianificare unrisanamento urbano attraverso la partecipazione popolare, siprostranoall’istantedifronteaunsingoloprivatochepresenta"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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un progetto faraonico fatto in casa, che si basa sull’evidentedesiderio di «oltraggiare Venezia» (così Salvatore Settis),[16]modificandoneper sempre lo skylineconunagigantesca torreluminosadegnadelpiùcafonedegliemiri.Immancabilmenteildibattitopubblicosièconcentratosullaformadella torreesulsuovaloreestetico («èbellaononèbella,mipiaceononmipiace»), seppellendo sotto il soggettivismo dell’archistar (inquesto caso l’apprendista archistar) ogni idea di città, disvilupposociale,dicomunità.Allafinedelnovembre2012ilMinisteroperiBeniculturali

avevadichiaratochel’areadiMargherasucuiavrebbedovutosorgere ilPalaisLumière era sottoposta al vincolodella leggepercuinonsipuòcostruireamenoditrecentometridalmare.Inunpaesenormale sarebbebastatoquestoa fardesisterechiavesse voluto innalzare proprio in quella fascia, e in vista diVenezia,l’edificiopiùaltodiquellostessopaese.MaperfinoinItalialacosadiventavapressochéimpossibile,perchéseanchelaSoprintendenzadiVeneziaavesseconcessol’autorizzazione,in deroga al vincolo, associazioni come Italia Nostral’avrebbero subito impugnata, facendo impantanare il tutto intribunale per decenni. E il novantenne Pierre Cardin ha piùvolte chiarito di avere, comprensibilmente, fretta. Né questaovvia prospettiva, né l’appello di quattrocento intellettuali alpresidente Napolitano (il quale, peraltro, non ha ritenuto dirispondere in alcun modo) hanno minimamente spaventato ilsindaco Pd di Venezia, l’avvocato Giorgio Orsoni, che il 22dicembrehafirmatol’accordoconCardin,entrandointalmodonellastoriadellaSerenissima«comeunseguacenondeiDogi,madeibarbari»(cosìancoraSettis).[17]NellaParigidiCardinl’AcadémiedesInscriptionsetBelles-

Lettres ha approvato una duramozione in cui si legge che «a"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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proposito della salvaguardia del patrimonio storico e artisticoitaliano, oggetto di studio di molti dei suoi membri e benecomune della civiltà europea, l’Accademia è vivamentepreoccupata per leminacce che pendono su Venezia e la suaLaguna», e che «spera che il Palais Lumière non venga maicostruitoproprioacausadellasuaaltezzasmisurata».Mentre scrivo, la babelica torre di Cardin, tuttavia, non

sembrapoter essere arrestata nédalla forzadella legge, nédaquelle della cultura e del buon senso: ma forse, conprovvidenziale paradosso, potrebbe esserlo da quella deldenaro. L’emigrato trevigiano Pietro Cardin ci teneva adapparirecomeloziod’Americachetornainpatriaconletaschegonfiediquattrini,eavevadichiaratoformalmentecheavrebbeinvestitounmiliardoemezzodieuronellatorre,senzacontareimilionipromessiperilrisanamentodell’areaindustrialeequelliconcuiavrebbepatrocinatorassegneartistiche.Esicapiscecheuna buona parte dei cittadini di Marghera, abbandonati dadecenniasestessi,abbiasalutatoconciecofavorequestaspeciediemironostranochepromettevaunamagicafontanadilavoroebenesserealta250metri.E,invece,eccoilcolpodiscena:labancanonfacreditoalpaperoneCardin,chenonriescecosìatrovare, entro il 31 dicembre 2012, i ventimilioni di euro dadarealComunepercomprare i terreni sucuidovràsorgere latorre. E così il sedotto e abbandonato Orsoni si sfoga con laNuovaVenezia:«Noiabbiamofattoilnostrodovere.MaCardinsi è rivelato una delusione». La pochade appare davverogrottesca. Forse nessuno, nemmeno Orsoni, credeva davverochepotessesorgereunsimile,inauditomastodonte:maiprimimilioni di Cardin (pochi, maledetti e, soprattutto, subito)servivano a far rientrare il bilancio nel Patto di stabilità.Insomma,unapoliticafastfoodincurantediipotecareildomani"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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pur di sfangarla, in qualchemodo, oggi.AVenezia, patria disublimicortigiane, anche laprostituzioneeraun’arte:maogginonsiriescenemmenopiùascegliereunclientesolvibile.Ecco i sedicenti mecenati del «nuovo Rinascimento»

veneziano.Qualcosa, tuttavia, non quadra: i verimecenati delveroRinascimentoimpiegavanoilorocapitali(cheavvertivanodi aver in qualche modo sottratto alla collettività) in grandiimprese edilizie e artistiche a vantaggio del pubblico. Gliimprenditori del 2012, al contrario, si sono decisamenteemancipati dal senso di colpa, e usano le loro ricchezze perprivatizzare pezzi di città, cavalcando a proprio vantaggio losfascio delle finanze e dell’etica pubbliche. Più che di unRinascimento,si trattadiunnuovo,estavoltadavverooscuro,Medioevochevedeandareinfrantumiunpatrimoniocollettivoa vantaggio di nuovi, e spietati, feudatari le cui alte torrisimboleggiano nel modo più violento e indelebile il trionfodegliindividuisulbenecomune,espellendodalleveneesaustedell’urbanistica italiana le ultime gocce di linfa sociale (perusareparolediItaloInsolera).Nuovi riti, poi, celebrano questi nuovi mecenati. Dopo il

tragico naufragio dellaCostaConcordia alGiglio, il governoMonti ha vietato gli «inchini» delle grandi navi da crociera:ovunque, ma non a Venezia, dove il business impone di fartransitare questi pericolosi colossi a pochi metri dal PalazzoDucale e dalla Biblioteca Marciana «finché le autoritàmarittime non avranno individuato vie alternative di transito»(vieche,naturalmente,sonobenlungidall’esserecercate).Altririti sono decisamente più innocui, ma simbolicamente nonmeno contundenti: la sera del Martedì grasso 2012, peresempio, il campanile di San Marco appariva espropriato eumiliato da una gigantesca proiezione del marchio dell’Hard"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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RockCafé,maimedialeggevanolacosamoltodiversamente:«lacatenamondialedilocaliormaiconsideratauntempiodellamusica regala a Venezia il finale del suo straordinarioCarnevale [...] con uno show totalmente gratuito» (così l’ADNKronos).Ilmessaggioèchiarissimo:inuovifeudatarinonsolosi prendono la città, ma si aspettano anche la gratitudine deicittadini. E tutto questo non comporta solo la progressivaprivatizzazionedelbenecomunecheèVenezia,madeterminala sistematica perdita dell’identità storica a favore di unaomologazione ricreativa. La disneyficazione caldeggiata nel1981 dall’architetto Marco Romano sulla rivista Urbanistica(«la trasformazione di Venezia in una Disneyland potrebbesegnare il passaggio a un modo di vivere più creativo, piùallegro, più festoso») è oggi compiuta: la città storica (abitataormai da non più di 60.000maltollerati veneziani) è percorsaognigiornoda50.000turisti.Insomma,«unpaesedeibalocchiper i signori del cemento», come scriveRaffaeleLiucci in undurissimopamphlet (checircolaviae-mail inattesadi trovareun editore abbastanza coraggioso da pubblicarlo) dedicato al«politicodelladomenica»MassimoCacciari.La linea avanzata dell’assalto a Venezia passa nientemeno

chesulCanalGrande,comeharivelatoGianAntonioStellasulCorriere della Sera del 22 settembre 2012. I proprietaridell’Hotel Santa Chiara, all’imbocco del Canale da piazzaleRoma, desideravano da molto tempo raddoppiare la cubaturadell’albergo. E ora – dopo un interminabile percorso di cartebollate, ricorsi e giudizi – ci stanno riuscendo: lo scheletrod’acciaio luccica già sulla laguna. Non importa se il nuovoedificiosaràuncubo incementoricopertodivetri (ottimoperDallas, o per Canberra, magari), se andrà quasi a sfiorarel’imboccatura del peraltro infelicissimo ponte diCalatrava, se"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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coprirà la veduta del Canal Grande, «impallando» la cupolaverdediSanSimeonPiccolo, e tutto il resto. Importaassaidipiù che il proprietario dell’albergo sia il presidentedell’Associazione Pubblici Esercizi (alberghi, ristoranti,casinò...), nonché dell’Azienda di Promozione Turistica: aVeneziasettorinonpropriotrascurabili.Eforseimportaancheche l’architetto che ha firmato il progetto sia Antonio Gatto,presidente dell’Ordine degli architetti e dunquemembro dellaCommissione di Salvaguardia. Quest’ultimo dettaglio non èprivo di interesse: perché senza l’approvazione dellaSalvaguardia, sulCanalGrande non simette pietra. E, controogniragionevolezza,quell’approvazionec’èstata:davverounasingolarecoincidenza.SullaNuovaVenezia,AlbertoVitucci ha fatto notare che il

progetto dell’albergo è firmato anche da Dario Lugato, unodegliautoridellafaraonicatorrediCardin:unprogettochestasuscitandoindignazioneintuttoilmondo,mache–guardacaso– gode dell’incondizionata approvazione dell’autorevolepresidente dell’Ordine degli architetti di Venezia, ossial’AntonioGattocheco-firmailcubosulCanalGrandeesiedenellacommissionecheloautorizza.Giudizi e valutazioni assolutamente legittimi. Intrecci forse

inevitabili, in una città piccola come Venezia. E, tuttavia, ilrisultatoèchesonotutelatituttigliinteressi,manonl’interessedi tutti: per amara ironia, proprio la città che difese finoall’estremo il nome di repubblica (res publica) vede il piùferoce trionfo degli interessi privati. Venezia è oggi pereccellenza la città senza cittadini, una quinta sempre piùconsunta percorsa ogni anno da trenta milioni di turistialienatissimi, una terra di conquista dove non sventola più ilLeone di San Marco, ma sfolgorano i marchi di Benetton e"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Prada,oleinsegnediPinault.Fra tutti i poteri pubblici, il più fedele al bene dei cittadini

dovrebbe essere la Soprintendenza, lontana dal viluppo diinteressi che condiziona la politica locale.Eppure, alla fine lasoprintendente Renata Codello ha autorizzato lo scempio delCanal Grande. E di fronte alle domande e alle obiezioni diStella, la Codello è sbottata: «Lei è architetto? Non faccial’architetto!» Un vero capolavoro: un clamoroso «tradimentodeichierici»ritorcecontroicittadinilacompetenzatecnicacheli dovrebbe proteggere e garantire. E, per di più, lo fa conargomentigiàrisibilitresecolifa.Nel1719ilfilosofofranceseJean-BaptisteDuBosscrivevache

quandoèquestionedigiudicare l’effettogeneralediun’opera, ilpittoree ilpoetanonhannodirittodirespingerechinonconoscelaloroarte,quantounchirurgo non ha il diritto di respingere la testimonianza di chi ha subitoun’operazione, quando si tratta soltanto di sapere se l’operazione è statadolorosa,conlascusacheilmalatononconoscel’anatomia.

E che l’«operazione Hotel Santa Chiara» sia, per Venezia,

davverodolorosissimalopuòdirechiunqueabbiagliocchi.Omeglio,chiunquenonsiadispostoachiuderli.«Gliedificisonoilritrattodell’animadeiprìncipi»,dissenel

1665GianLorenzoBernini,commossoall’ideadi riprogettareilLouvreperilReSole.Anchenoioggipossiamodirequalcosadel genere: l’edilizia è uno specchio fedele della societàitaliana.Unasocietàcastale,anzineofeudale,incuileregolevengono

sistematicamentecalpestateavantaggiodeiprivilegideinuovipadronidellenostrecittà.

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L’Aquilanonc’èpiùCi ha messo quasi un anno ad andare all’Aquila,l’ombra-ministroperiBeniculturalidelgovernoMonti.Chissàsequestoprudenteassenteismosidovevaalfattocheunodegliuomini più discussi della «ricostruzione», il vicecommissarioAntonio Cicchetti (il gentiluomo di Sua Santità che si ècostruito, tra lemacerie, un super-resort di lusso),[18] è stato ildirettore amministrativo di quell’Università Cattolica di cuiOrnaghiè rimastoa lungo il rettore, ancheseufficialmente insonno. Ci fosse andato prima, all’Aquila, il ministro avrebbecapito in una frazione di secondo che tutte le ciance suiLeonardoperduti,sullecostituentidellacultura-che-fattura,sul«brand Italia»e sulle sponsorizzazionidelColosseo sonosolodiversiviindecorosi.La situazione dell’Aquila supera, infatti, anche la più

catastrofica immaginazione. Il centro storico è una cittàspettrale, dove solo da pochimesi sono partitimeno di trentacantieridirestauroedovealcunedellemeraviglioseeimmensechiesemonumentali (a cominciare dalDuomo) sono ancora acieloaperto,osonoprotettedaridicoli teli,edunque inpredaallapioggiaeallaneve.NelfamosodiscorsosullaCostituzionechetenneaMilanoil

26gennaio1955,PieroCalamandreidisseche«unapartedellanostra Costituzione è una polemica contro il presente»: ecco,camminare per l’Aquila permette di capire che l’articolo piùpolemicoè,oggi,l’articolo9.All’Aquila,infatti,laRepubblicahasistematicamentetraditosestessa,rinunciandoradicalmentea «tutelare il patrimonio storico e artistico della nazioneitaliana»."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Ma com’è possibile che quasi nessuno denunci più che apochichilometridaRomasientrainunmondoparallelo,dovela Costituzione, la legge e la civiltà semplicemente nonesistono?Quando – nel marzo del 2011 – gli chiesi come potesse

spiegare questa catastrofe, il vicecommissario con delega aiBeni culturali,LucianoMarchetti,mi rispose che i conflitti dicompetenze, la litigiositàdegli aquilani (sic) e lamancanzadifondibloccavanolaricostruzione.Melodissecontonosvagato,inunineffabilemistodirassegnazioneecinismoburocratico:esi capiva subito che, di questo passo, fra trent’anni il centrodell’Aquila sarà ancoranelle stesse condizioni.Avevadunqueragione da vendere Italia Nostra, che chiedeva il ritorno allecompetenzeordinariedellesoprintendenze(acuiilministrodeiBeniculturalidovrebbefaremassiccetrasfusionidipersonaleemezzi, se solo tutti i suoi predecessori non avessero ridotto ilMibac al lumicino), e l’avvio immediato dei lavori diricostruzione.All’Aquiladovrebberoandareancheglistoricidell’artedelle

università e delle soprintendenze italiane. Perché magari cirenderemmo conto che continuare a gettare denaro ed energianella spensierata industria dellemostre e dei Grandi Eventi èoradoppiamentecriminale:propriocomeorganizzareunafestada ballo mentre il cadavere di un fratello giace nella stanzaaccanto.Maèa tuttigli italianiche farebbebenevedere l’Aquila.È

terribilmenteilluminantevisitarenellestesseoreun’interacittàmonumentaledistruttaeabbandonata,elenewtownimpostedaBerlusconieBertolaso,cioègli insediamenti,sorti intornoallacittà, che accolgono quasimetà dei circa 30.000 aquilani chevivevano in quel centro. Sono non-luoghi di cemento che"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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sembranoimmaginatidaOrwell:anonimi,senzaservizi,senzanegozi,senzapiazze.Conimobiliugualiinogniappartamento,in comodato come tutto il resto. E con giganteschi televisori-alienatori che fanno da piazze e monumenti virtuali per unpopolo che si vuole senza memoria, senza identità e senzafuturo:e,dunque,senzalarabbiaperribellarsi.Deportarecirca13.000aquilaniinquestoinfernoècostato833milionidieuro.Inquesto sprawl di cemento (che ha distrutto per sempre unagranquantitàditerrenoagricolo)bambiniditreannisannocosasono le C.A.S.E. (Complessi Antisismici SostenibiliEcocompatibili:ec’èdasperarechesianoalmenoantisismici,perchétuttoilrestononèvero),manonsannocos’èunacittà:futuri non-cittadini, perfetti per la non-società immaginata daBerlusconi. Come ha efficacemente scritto l’antropologoculturaleaquilanoAntonelloCiccozzi,

il latooscurodiquesta (ri)fondazioneveicolatadaun’emergenza rimandaaun sistema di finalità in cui i propositi sociali di aiuto umanitario paionospessoeccessivamentecontaminatidacomplessid’interessevotatiausarelacatastrofe anche come pretesto per praticare strategie nazionali di profittoeconomico (nelle abbondanti plusvalenze consentite da certe scelte) e dipropaganda politica (nell’aura taumaturgica ottenuta attraverso laspettacolarizzazionedell’opera).[19]

Perché?Mancanzadisoldi?No:perlaricostruzionesonogià

disponibiliunpo’menodiottomiliardidieurosuiquasiundicistanziati dal governo (così la relazione del ministro FabrizioBarca, presentata il 18 marzo 2012). La verità è che lasovrapposizionedeipotericommissarialiaquelliordinari,eungetto continuo di «grida» contraddittorie, hanno portato a unasurrealeparalisi.ComedenunciaancoraItaliaNostra,solo«con

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molto ritardo ci si è resi conto che le ordinanze e le altrenormative elaborate all’indomani del sisma hannoimmobilizzatolaricostruzione».A gettare ombra sul futuro della ricostruzione del centro

storicononsonosologlioltre treannicompletamenteperduti,maanchelaprospettivachesiaffaccianellerigheincuiBarcaauspica «una modernizzazione e una funzionalizzazione delcentro a nuovi modi di vivere, mestieri e professioni». Ilriferimentoèalcosiddettoprogettoper«L’AquilaSmartCity»,uno studio dell’Ocse e dell’università olandese di Groningenchepropone(oltreamoltecosedeltuttocondivisibili)dipotercambiare la destinazione d’uso degli edifici, permettendo aiproprietari «di modificare la struttura interna delle loroproprietà(inparteointotalità)[...]conservandoemigliorandoallostessotempolefacciatestorichedegliedifici».ItaliaNostrahachiestodiaccantonarequesta«incautaproposta»,eVezioDeLucia–unodeipiùimportantiurbanistiitaliani–hascrittocheun’idea del genere rinnega la migliore scienza italiana delrecupero del tessuto antico delle nostre città, secondo cui(almeno a partire dalla Carta di Gubbio, del 1960) «i centristorici sono un organismo unitario, tutto d’importanzamonumentale,dovenonèpossibiledistinguere,comesifacevaprima, gli edifici di pregio (destinati alla conservazione), daltessutoediliziodibase».Ilrischioèchequalcunopensiditrasformarel’Aquilainuna

speciedisetcinematografico,odiDisneylandantiquariale,fattadi facciateeguscipseudo-antichi cheospitano servizi turisticiinmanoapotenti holding economiche.Si tratterebbe, cioè, difare all’Aquila in un colpo solo ciò che un lento processo stafacendoaVenezia,oaFirenze:deportareicittadiniinperiferieabbrutenti e mettere a reddito centri monumentali"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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progressivamente falsificati. E non è una metafora, né unaprospettiva lontana. Nel gennaio 2013 il sindaco dell’Aquila,MassimoCialente, ha proposto di realizzare un grande centrocommerciale sotterraneo proprio sotto Piazza delDuomo, conunparcheggiodacinquecentoposti.Invecediricostruirelacittàvera e storica, si mette letteralmente la testa sottoterra,immaginandounmagicoshoppingcenterconlevetrinealpostodellechiese,elaluceartificialealpostodelcielo.Emagari,undomani, si organizzeranno anche dei brevi tour per portare iclienti a visitare brevemente la «Pompei del XXI secolo» (ladefinizione è di Salvatore Settis) che li sovrasta. Ma bastavederelostruggentedocumentarioRadici.L’AquiladicementodiLucaCococcetta,oanchesologuardareinfacciagliaquilani,percomprenderecheunaprospettivadelgenereequivarrebbealsuicidiodelnostropaese:ilpaesaggioeiltessutomonumentaleitaliani non sono qualcosa di cui possiamo sbarazzarciimpunemente. Sono la forma stessa della nostra convivenzacivile, della nostra identità individuale e collettiva, del nostroprogetto sul futuro. Così L’Aquila non è solo la metaforadell’Italia,ma rischiadi rappresentarne anche il futuro:quellodiunpaesecheaffiancaall’inarrestabilestuprocementiziodelterritorio la distruzione, l’alienazione, la banalizzazione delpatrimonio storico monumentale, condannando cosìall’abbrutimentomoraleecivileleprossimegenerazioni.Antonio Gasbarrini racconta che la notte del 6 aprile 2009

(più o meno all’ora in cui qualcuno, a Roma, sghignazzavapensandoallapioggiadicementoedenaro),suafigliaarrivòsconvolta, dal centro della città, e gli disse solo: «L’Aquila

nonc’èpiù».[20]A quattro anni di distanza dal terremoto, è ancora così.

L’Aquilanonc’èpiù:erischiadiannunciareilfuturodimolte"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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cittàitaliane.

[5] Per il testo e la storia della legge fondamentale senese si vedaMario Ascheri,Cecilia Papi, Il «Costituto» del Comune di Siena in volgare (1309-1310). Unepisodiodistoriadellagiustizia?,Aska,Firenze2009.[6]StefanoBaiaCurioni,LauraForti,«Note sull’esperienzadelleconcessioniper lagestione del patrimonio culturale in Italia», in Aedon, 3, 2009(www.aedon.mulino.it/archivio/2009/3/baia.htm).[7]AlessioGaggioli, «“Privati e familismonella sorveglianza deimusei fiorentini”.Espostoalministero»,CorriereFiorentino,8luglio2012.[8] Daniello Bartoli,La ricreazione del savio in discorso con la natura e con Dio(1659),Marietti,Torino1838,p.6.[9] Così Ornaghi rispondeva a Paolo Conti, sulCorriere della Sera del 23 agosto2012.[10] Lo ha scritto con la sua consueta, cartesiana chiarezza Barbara Spinelli (sullaRepubblica del 19 dicembre 2012), commentando l’illuminante libro di FrancoContinolo,Milanoclefd’Italie.IlrapportodiMilanoconloStato,Lampidistampa,Milano2012.[11]Editorialiapparsientrambiil19ottobre2012.[12]ClaudioGatti,FerruccioSansa,Ilsottobosco.Berlusconiani,dalemiani,centristiunitinelnomedegliaffari,Chiarelettere,Milano2012,p.11.[13]Ivi,pp.18-19.[14]DellacuiparadigmaticavicendamisonooccupatoinAcosaserveMichelangelo?,Einaudi,Torino2011.[15]PubblicatoaVenezianel2011dallapiccola,mavalorosissima,CortedelFontego,lacuicollana«OcchiapertisuVenezia»èunveropresidiocivile.[16]LaRepubblica,31luglio2012.[17]LaRepubblica,28dicembre2012.[18] Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, «L’Aquila tre anni dopo: tutto uguale»,CorrieredellaSera,7marzo2012.[19]AntonelloCiccozzi,«CatastrofeeC.A.S.E.»,inIl terremotodell’Aquila.Analisieriflessioni sull’emergenza, a cura dell’Osservatorio sul terremoto dell’Università

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degliStudidell’Aquila,L’Aquila2011.[20] Antonio Gasbarrini, L’epopea aquilana del Popolo delle carriole. All’a-vanguardiadell’indignazionehesseliana,AngelusNovusEdizioni,L’Aquila2011,p.137.

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QuandoripetolestradeChemivideroconfidente,Stradeemuradellacittànemica;

EilsolesidistruggeLungoletorridellacittànemicaVersolanotted’ansia;

Quando nei volti vili della cittànemicaLeggolamorteseconda,Etutto,anchericordare,èinvano;

E «Tu chi sei?», mi dicono,«Tuttoèinutilesempre»,Tuttelepietredellacittànemica,Le pietre e il popolo della cittànemica,

Fossi allora così dentro l’arca disassoD’unatuachiesa,insilenzio,Enonsoffrirequestalucedura

Dove cammino con un pugnalenelcuore.

FrancoFortini,«Lacittànemica»,1939

FIRENZE,CITTÀNEMICA

SciacallidipassatoPessimiUffiziFirenze teme di non essere abbastanza «contemporanea»:"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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l’assessoreallaCultura–peresempio–èancheassessore«allaContemporaneità», naturalmente con effetti tragicomici. MaFirenze si sbaglia: non c’è città più capace di interpretare gliautentici valori del nostro tempo, primo fra tutti l’assoluto etotalizzantecultodeldenaro.PercapirlobastapasseggiareperviaTornabuoni: il«salotto

di Firenze», come si dice con un’espressione di sconfinatavolgarità. E la volgarità sta nel fatto che chi lo dice pensadavverochel’eleganzasiaquelladellegrandigriffechehannoprogressivamente espulso dalla via alcuni dei luoghi crucialidella socialità fiorentina, imponendo una ferrea omologazioneai precetti di un lusso mondiale che rende i nostri desideri(anche se non i nostri mezzi) identici a quelli degli oligarchirussi,odeiprincipisauditi.Scarpe,cinture,cravatte:Firenzeèquesto.Eaquestoriduce,

fortissimamente,tuttoilpococheresiste.LohascrittobenissimoAntonioTabucchi,nel1999:

Firenze è una città volgare. Tale volgarità [...] non consiste tanto nellapacchianeria di una bellezza resa venale, e che contrasta peraltro con ledeplorevoli condizioni in cui la città stessa è tenuta, al di là di ogni coloredell’amministrazionedelmomento.[...]CredocheFirenze,piùcheognialtroluogo italiano, abbia saputo coagulare quasimagicamente in sé la volgaritàchealeggiasull’Italiacontemporanea(comeforsesucertialtripaesieuropei)fino a farne una sorta di Weltanschauung, una specie di cappotto chel’avvolge, una spaventosa anima collettiva a cui nessuno sfugge e chesignifica spocchia, intolleranza, grossolanità. Insomma, la quintessenzadell’atteggiamento di un Paese che è stato povero come l’Italia e cheall’improvviso è diventato ricco, senza che dell’appartenenza sociale, dellaborghesiachehacaratterizzatolaciviltàeuropea,abbiapossedutolacultura.Ciò che anni fa prevedeva Pasolini, la spaventosamutazione antropologicarivolta verso una omologazione del Brutto (inteso nel senso più lato) hatrovato paradossalmente in questa città rappresentante del Bello la sua piùvisibileepifania.[21]

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E l’epifania ha come inevitabile teatro i luoghi simbolo delpatrimoniostoricoeartisticochel’ultimadeiMedici,l’ElettricePalatina,vollelasciareaicittadinidiFirenze,echeifiorentinidioggiconsideranoallastreguadiun«quartierinoincentrodadareinfitto».SevuoiunpaiodistivalidiGuccidevipagaremilleeuro;se

vuoi noleggiare gli Uffizi, basta pagare qualche migliaio dieuro: Madonna l’ha fatto una domenica di giugno del 2012.Così la popstar ha potuto vedere i quadri del popolo italianosenzalanoiadelpopoloitalianotra ipiedi,ecolvantaggiodinoleggiarecontestualmenteanchelasoprintendentediFirenze,Cristina Acidini, che le ha fatto da guida di lusso. Il giornodopo,sulCorriereFiorentino,sièletto:

«MièparsamoltointeressatasoprattuttoalperiododellaFirenzediLorenzoilMagnifico»,hadettoAcidini,«alleoperedelBotticelli,maancheatuttelespiegazionicheaccompagnavanoidipintidovesiintersecanoimitipaganieilsacro».«Eramoltoattentaatuttociòcheèfilosofiaemorale»,haconclusola soprintendente. Dopo gli Uffizi, attraverso il Corridoio Vasariano,MadonnaèuscitanelgiardinodiBoboli,ehachiestodivisitare laGalleriaPalatina,primadirientrareinhotel.

Hotel doveMadonna si è fatta cambiare la tazza del cesso,

perché turbata all’idea di poggiare le natiche su uno smaltopromiscuo, e soprattutto preoccupata di non lasciare reliquieincontrollate e gratuite: «Era molto attenta a tutto ciò che èfilosofia emorale». Insomma: èMadonnachemetabolizzagliUffizi,privandolidellalorofunzionesocialeeculturale,nongliUffizi a lasciare un segno su Madonna, che ovviamente noncambiadimezzomillimetro.Il giorno dopo Madonna, ancora gli Uffizi a noleggio. Lo

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stilista fiorentino Stefano Ricci organizza due sfilate nelCorridoiodiPonente:unalafaapriredaunatribùdiMasai,checorrono brandendo scudi e lance di fronte al Laocoonte diBaccio Bandinelli, sotto lo sguardo incredulo dei ritratticinquecenteschi della Gioviana. Per la gioia di un Occidentenarcisistacheballasull’abisso,tuttoèmerce,tuttoèinvendita:gli abiti griffati, ilmuseo e perfino iMasai, portati a Firenzecomebestiedaserraglioenumerodacirco.Le cronache permettono di capire che il vero tema della

seratanoneranogliabiti,nétantomenolastoriadell’arte,maillussocomevaloreassoluto.AncoradalCorriereFiorentino siapprendecheilparterrecomprendeva

RobertoeEvaCavalli,ErmannoScervino,PatriziaPepe,WandaFerragamoepoi il sindacoMatteo Renzi e la soprintendente al polomuseale fiorentinoCristina Acidini insieme a uno stuolo di clienti danarosi arrivati perl’occasione dai cinque continenti, molti dei quali hanno dovuto ripiegaresull’aeroporto di Pisa per «parcheggiare» il loro jet privato. Spettacolareanche l’after show, con una cena per pochi intimi approntata sulla terrazzadegliUffizidallo staffdell’EnotecaPinchiorri (nellacarta firmatadaAnnieFeolde: crema di pomodoro crudo con mozzarella di bufala e basilico,crespella alla fiorentina con salsa al Parmigiano reggiano e pinoli tostati, equagliafarcitaaifunghiporciniconfagiolialfiasco),durantelaqualeèstatopresentatoancheilvinoStefanoRicci,appositamenteselezionatodaGiorgioPinchiorri.

Una nota comunica che, in questo trionfo della sobrietà,

l’obolo pagato per «privatizzare» i pubblici Uffizi è statodavvero risibile: 30.000 euro. Pochi giorni prima, il Louvreaveva accolto un pacchianissimo ricevimento di Ferragamo.Nemmeno quello è stato un bel segnale, ma i francesi hannotenutolasfilatafuoridallesaledelMuseo,benallalargadalle

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opere (tutto si è svolto nel PeristilioDenon): e cionondimenohannoottenuto–sileggesuigiornali–«alcunimilioni».Comedire:sesiarrivaavendereildecoropubblico,almenochelosivendacaro.Ma il punto non è questo.GliUffizi cheMadonna e Ricci

noleggiano a ore appartengono oggi al popolo italiano.Che limantiene con le proprie sudatissime tasse non perché siano«belli», ma perché sono un potentissimo strumento dieducazioneallacittadinanzaediinnalzamentospirituale.E questo era evidente fino a pochi anni fa. In un dibattito

estivo su questi temi, un’anziana insegnantemi ha raccontatocome il padre, contadino anarchicomugellano, ognidomenicamattinasimettesseilvestitodellafesta,caricasselafigliolasulcalesseelaportassenonallamessa,maagliUffizi,dicendole:«Sono tuoi,e sonosacri».Qualcosadinonmoltodiverso l’haraccontato lo stesso Antonio Tabucchi, in un’altra occasione:«Mio ziomi prendeva permano, emi faceva camminare nelcorridoio del Vasari. Questo è un luogo sacro, mi diceva,ricordatelobene».[22]L’articolo 3 della Costituzione affida alla Repubblica il

compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico esociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza deicittadini, impedisconoilpienosviluppodellapersonaumanael’effettivapartecipazionedi tutti i lavoratoriall’organizzazionepolitica,economicaesocialedelPaese».Ilpatrimoniostoricoeartistico della nazione (menzionato – caso unico al mondo –sempre tra i principi fondamentali della Carta, pochi articolidopo) è precisamenteunodegli strumenti chepermettono allaRepubblicadi rimuoverequegliostacoli, edi rendereeffettivalalibertàel’eguaglianzadeicittadini."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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MasegliUffizidiventanolosfondodella«quagliafarcitaaifunghiporciniconfagiolialfiasco»;segliUffizidiventanounalocation dove ostentare e celebrare l’onnipotenza del lusso, ladiseguaglianza sociale edeconomicae il trionfodeldenarodipochi; se gli Uffizi diventano la prosecuzione delle scarpe edelleborseconaltrimezzi;segliUffizivengonorisucchiatidaquestoturbinedivolgaritàeignoranzaprovinciali;senonèpiùpossibile distinguere tra gli Uffizi e il Billionaire, ebbene, laRepubblica italiana prende un potentissimo strumento dieducazioneedieguaglianza,chemantieneacaroprezzoconisoldi di tutti, e lo trasforma deliberatamente in un altrettantopotentemezzodidiseducazioneediscriminazione.Èperquestochenonsidevonoorganizzaresfilateedeventi

mondani agli Uffizi. Per capirlo, e per farlo capire anche aicultori della moda, dovrebbe bastare quel che diceva, nelSeicento, JeandeLaBruyèreecheggiandosecolidi riflessionisul«decoro»:

Le cose belle lo sono meno se fuori posto: la perfezione dipende dalleconvenienzeeleconvenienzedallaragione.Talchéèinconcepibileunagigain cappella e un’enfasi teatrale in una predica; non si vedono immaginiprofane nei templi, un Cristo, per esempio, e il giudizio di Paride in unostessosantuario,nésiconfannoapersoneconsacrateallaChiesalapompaeilseguitodiuncavaliere.[23]

Il punto non è lo statuto artistico della moda, né il

finanziamento del museo: ma la salvaguardia della funzioneeducativadiquest’ultimo.Ma dopo che il patrimonio storico e artistico della nazione

italiana è stato costituzionalizzato, c’è una ragione più grandeper non farlo.E la dicevabenissimo, anche se inmodomeno"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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aulico,ilcomicoamericanoBillHicks:«Piantateladimettereilmaledetto segno del dollaro su ogni fottuta cosa di questopianeta».[24]Il novanta per cento della nostra fatica quotidiana, ventitré

oredellenostreventiquattro,novedecimidellenostrecittà, laquasitotalitàdeinostridesideriedelnostroimmaginariosonoasserviti al potere del mercato e del denaro. Se pieghiamo aquesto stesso, unico fine anche il poco che resta libero eliberantecicomportiamoesattamentecomeilReMidadelmitoe delle favole: ansiosi di trasformare tutto in oro, non cirendiamocontochecistiamocondannandoamoriredifame.E,come ha detto in un improbabile momento di illuminazioneSergioMarchionne, Firenze è una città piccola e povera: unacittàcheletteralmentemuoredifameculturaleespirituale.

FloruitEnonhaalcunaintenzionedicambiare.Nell’autunnodel2012sièrimanifestataFlorens(nomedadeodorante,chesiscriveinlatino, ma si legge in inglese), la seconda edizione dellaSettimana internazionale dei beni culturali e ambientali, cheavrebbe come missione quella di «promuovere un nuovomodello per la valorizzazione del patrimonio culturale».[25] Alcontrario,laprimaedizioneconsacròilmodellopiùvulgatodimessaaredditodelpatrimonio,essendosirisoltaessastessainunapomposakermessepunteggiatada eventi didubbiogusto,comelacollocazionediunpratoeffimeroinpiazzadelDuomo,o il tour cittadino di un’imbarazzante versione in vetroresinadell’immancabile David di Michelangelo, tra sbandieratori ebanchettidisalumi."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Lasecondaedizione,sepossibile,èandataanchepeggio.«GliUffizisonounamacchinadasoldi,selifacciamogestire

nel modo giusto».[26] Inaugurandolo con queste testuali, eindicibili, parole, il sindaco di Firenze ha colto l’essenza diFlorens:cheèlacanonizzazionesolennedell’ideastessadionecompany town. Il progetto di Florens sul futuro di Firenze èuguale al presente di una città che vive di un’unica fonte direddito: ilsuopassato.Coerentemente, ipostid’onoredelcastdi Florens erano occupati da alcuni fra i più noti vampiri delpatrimonio: quelli che da decenni hanno costruito la propriafortunapersonalesullosciacallaggiodelpassato.SarebbecomeinvitareBerlusconieD’Alemaaparlaredirinnovamentodellapoliticaitaliana.Idue«eventi»del2012,poi, rappresentanoesattamente ciò

chenonsidovrebbefare.ChesensohaspostareinBattisterotreopere (i crocifissi di Donatello, Brunelleschi eMichelangelo)che non c’entrano nulla con quel luogo, e che non dialoganocon quel contesto monumentale? Che senso ha interpolare ilcelebreconfrontovasarianotraDonatelloeBrunelleschiconilcrocifisso giovanile di Michelangelo? La storia dell’artedovrebbefaretuttoilcontrario:educareallaletturadeicontestistoriciefigurativi,cucireigrandinomidegliartistisuperstaraltessuto che tendiamo a non vedere. Invece qua il marketingprevale sulla ricerca, l’emozione seriale sulla conoscenzaindividuale,laretoricasullaragione,l’eventosulmonumento.Aggiungiamol’aspettoconfessionale.Nonèunamostra,ma

un’«ostensione»(inunachiesa,piccolodettaglio,dovedisolitosi entra a pagamento!). Tre opere d’arte che appartengono alFondoEdificidiCultodelMinisterodell’Interno(ecioèatuttigli italiani,ancheaquelliateiomusulmani)vengonoriportatealla condizione di icone da venerare. E il titolo (Mysterium"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Crucis) è davvero originalissimo: aTrapani quattro anni fa sichiamava così l’ostensione del crocifisso «di Michelangelo»compratodalcelebratoministrodeiBeniculturaliSandroBondi(matemochenoncisiatracciadiautoironia).E non dimentichiamo gli ulivi secolari in vaso che hanno

riempitopiazzadelDuomo,per rievocare ilGetsemani:degnaevoluzione del prato di due anni prima. In Italia esiste unmovimentocontro lospostamentodiqueimonumentinaturali:contro la falsificazione kitsch del paesaggio,ma anche per laresistenza legalitaria (guidatadaLiberadidonCiotti) contro ifurti di ulivi secolari controllati dalla malavita in Puglia.Lasciamo perdere la validità estetica e intellettuale di questatrovata:masiamopropriosicurichesiaeducativoincoraggiare(seppur, ovviamente, attraverso ulivi perfettamente legali) unmodo tanto consumistico e decontestualizzante di guardare alpaesaggio?EviimmaginateunacosadelgenereaBarcellona,oaParigi?Non parliamo poi dell’opera di Mimmo Paladino: 100.000

euro spesi per una sorta di trasloco di marmi, con labrillantissimaideaditracciareunacrocemonumentaleinpiazzaSantaCroce.Comesipuòpensarecheun’operacalatadall’altoperqualchegiorno,un’installazionechenonhanullaachefarecolvivotessutodegliartistiattiviaFirenzepossa«redimere»lasocialitàmalatadiquelquartiere?Davveroqualcunopensachequalcosa cambierà? E cosa dire del consumismo che esibiscetonnellate di marmo, incurante delle polemichesull’insostenibilità del crescente fabbisogno di quella pietra edel conseguente stravolgimento delle città della costa apuana?O della coazione a occuparsi sempre e solo delle quattro ocinquepiazzeconsacratedalturismodimassa?Esìchel’artistahaparlatopropriodiarteespaziopubblicoinunadelle«lectio»"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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magistrali(sì,nelprogrammasiusa«lectio»anchealplurale:illatino non è unamacchina da soldi, dunque si può benissimousarlosenzaconoscerlo).Ma a Firenze nessuno si sottrae all’unica vera fonte di

reddito:losciacallaggiodelpassato.Nel torrido luglio del 2011 per le strade della città si

raccoglievano firme per ottenere la «restituzione» temporaneadella Gioconda. L’idea di costringere il Louvre a prestareMonnaLisaconunapetizioneèdiunpersonaggiochesembrauscito dal bar di Guerre stellari: Silvano Vinceti, lo«scopritore» delle ossa di Caravaggio a Porto Ercole. Autoredel format «Enigmi del passato» e presidente degliAmbientalistiLiberali(confluitiinForzaItalianel2008,conlabenedizionediDenisVerdini),VincetipresiedeilComitatoperla valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali: non,comeilnomeindurrebbeacredere,unorganoistituzionale,maun’associazione privata che definisce la propria azione interminidi«gratuitomarketingdelnostropatrimonioculturale»,e che è venuta alla ribalta per aver chiesto la riapertura delleindagini sulla morte di Pasolini e per aver «scoperto» negliocchi di Monna Lisa delle microiscrizioni (ovviamenteinesistenti) che proverebbero che il quadro ritrae in realtà unamante(senzaapostrofo)diLeonardo.Ma Vinceti non è solo. L’assessore alla Cultura della

Provincia di Firenze, che è Carla Fracci, è salita sugli scudicome neanche contro la guerra del Vietnam: «BisognamobilitareilmondointeroperchéilcapolavorovengariportatoaFirenze.Bisognaprovarci,acostodiandaretuttiaParigi, incoda davanti al Louvre».[27] Un altro assessore (StefanoGiorgetti, che si dovrebbe occupare di Patrimonio, Edilizia,Protezione civile, Trasporti e mobilità) ha chiarito che la"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Provinciasostienel’iniziativa,eanzi«stavalutandocomefareilMuseodiLeonardoPittorenell’ex conventodiSant’Orsola,lostessoluogodove[Vinceti]scavapertrovareirestidimonnaLisaGherardini».[28]AVinceti, però, la Provincia non basta, e quasi si indigna

quandoinvita

ilsindacodiFirenzeMatteoRenziabatteretrecolpi,sec’è:Firenzefucittàdi formazionediLeonardocomepittore,eci siaspettadalComuneunattostoricoaderendoaquestainiziativa,ancheperincentivareilturismoculturale.Il nostro Comitato può mobilitare le persone ma poi devono agire leistituzioni, tra cui il Governo, quando ci sarà da trattare con il Louvre perchiedereufficialmentelaGiocondainprestito.[29]

Ma Matteo Renzi quel giorno non poteva parlare di

Leonardo: perché era impegnatissimo a parlare diMichelangelo.Comevedremo,avevaappenasparatonell’orbitamediatical’incredibilepallonedellarealizzazionedellafacciatabuonarrotianaperlaBasilicadiSanLorenzo.

SolidevocazioniE gli attori sociali fiorentini cosa dicono di questo deliriostorico-artistico?Sipuòrammentareilcospicuosilenziodiduecattedre che si presumerebbero assai titolate a parlare: quellauniversitaria e quella ecclesiastica. Nessuna di queste dueassenze, tuttavia,ècasuale: lavocazioneallosciacallaggiodelpassatovinceeavvinceognialtravocazione.A Firenze, la storia dell’arte come disciplina accademica è

stata scientemente massacrata da decenni di scelte sbagliate,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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affarismi, disimpegni e autismi: e nemmeno le ultime,provvidenziali trasfusionidisanguefrescoeautorevolestannoriuscendoarianimareunsettorechesarebbestrategicoalmenoquanto è attualmente ridotto all’afasia e all’irrilevanza. Delresto,unepisodiodeglistessimesiaiutaavalutare lacapacitàcriticadell’establishmentuniversitariofiorentino.LafacoltàdiArchitetturastavalutandodivendereaprivatiil

fiorentinoPalazzoSanClemente,chesorgetraviaMichelieviaCapponi.Levisitedeipotenzialicompratorisonogiàiniziate,erisulta che la destinazione d’uso potrebbe cambiareradicalmente:dasededeidipartimentidiCostruzionierestauro,ediUrbanisticaepianificazionedelterritorio(nonchédibuonaparte della biblioteca e di alcuni importanti archivi storici), asedediunalbergodi lusso.Ecioè:da luogodovesi imparaatutelare e conservare l’architettura del passato, ad architetturaessastessastravoltaeviolataperesseresuddivisaincamere.Eancora:daluogodovesistudialapiùvirtuosadistribuzionedeinostripreziosispazistorici,aspazioessostessoprivatizzato;daluogovotatoal redditoculturalecollettivo,a luogodeputatoaprodurreredditomonetarioprivato.Una simile, traumatica involuzione sarebbe doppiamente

simbolica: non solo perché coinvolge proprio la facoltà diArchitettura,maancheperlostraordinariointeressestoricodelpalazzo.«UnastupendissimafontehafattofarilsignorLuigidiTolledo al suo giardino [...] il quale, per ricchezza di diversevariefontane[...]nonhapariinFiorenza,néforseinItalia».[30]Così, nel 1568, le Vite di Giorgio Vasari celebravano lospettacolareluogodideliziecheilcognatodelducaCosimosiandava costruendo nei pressi della Santissima Annunziata.L’ambizione di don Luigi era anche superiore alle sue nonmodestefinanze,ecosìgiàcinqueannidopol’elogiovasariano"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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egli fu costretto a vendere quella smisurata fonte alla città diPalermo,cheancoralaconservacolnomediFontanaPretoria:emenomale,sennòoracimetterebberolearagostedelristorantedilussocheimmancabilmentearriverà.MailsognodiLuigidiToledo rimase comunque incarnato in un giardino e in unpalazzodestinatianonscomparire.NelSeicentoiGuadagnilofecero ristrutturare dal notevole architetto Gherardo Silvani eaffrescare da un Volterrano al suo meglio; alla fine delSettecento passò a uno Stuart che avanzava pretese sul tronod’Inghilterra, e infinegiunsealducadiSanClemente, cheglilasciòilnomeconcuioggiilpalazzoènoto.Laveradecadenza(e questo è un ben triste paradosso) iniziò nel 1966, con lavendita all’università e con la destinazione alla facoltà diArchitettura: il grandepratovenne asfaltato, le statuevennerolasciateandare inmalora,gliaffreschi traforatidaosceni lumialneon.Ma,comespessosuccedeinItalia,allamortiferacecitàdell’istituzionesiopponelaprobitàeladedizionedialcunideimembri di quella stessa istituzione. Così il palazzo e il suomitico giardino hanno, per esempio, trovato uno storicocompetenteeappassionatoinLuigiZangheri,eun«infermieredelle pietre» instancabile inCarloAlbertoGarzonio (direttoredel Laboratorio materiali lapidei e geologia applicataall’ambiente e al paesaggio), entrambi professori deidipartimenti ospitati nel palazzo stesso. Oggi, però, questastoriavivaechiaroscuratasembragiuntaaunbiviofinale,eilpalazzopareinprocintodiessererisucchiatodaltritacarnedelpassatofiorentino.E veniamo alla Curia. Il cardinale arcivescovo Giuseppe

BetorièunattoreprotagonistadelleedizionidiFlorens,epiùingeneraleèancheluiunentusiastautilizzatorefinaledelpassato.Nel 2011 ha fatto propria l’idea di «impreziosire l’anno"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Italia/Russia con uno scambio di capolavori dell’arte sacra»(così, letteralmente, l’ideatore della kermesse: il professorAlberto Melloni). L’idea era semplice: la Galleria stataleTret’jakov di Mosca avrebbe dovuto prestare il famosoSalvatorediZvenigorod,dipintodaAndrejRublëv(daesporreallacontemplazionenel solitoBattisterodiFirenze,ormaiunasala-mostre:mavadaséchealla fine i russicihannospeditoopere assaimenopregevoli), ricevendo in cambio nientemenochelagigantescaCrocediOgnissantidiGiotto.Manonostantele pressioni di Betori sulla Soprintendenza di Firenze(notoriamente proclive a compiacere le richieste altolocate), ilprogetto si è scontrato con il rigore dell’Opificio delle PietreDure, che in una relazione tecnica del maggio 2011 hacertificatochel’operaavrebbecorso«gravissimirischi».Aquelpuntosièprovatoaripiegaresuun’altracrocegiottesca,quellache si trova sull’altare di San Felice in Piazza, sempre aFirenze: ma anche in quel caso, per fortuna, le ragioni dellaconservazionehannoprevalso suquelledellapolitica. In terzaistanza questa sorta diquête cavalleresca sembrava approdataall’opera«giusta»:lacrocedipinta,intornoal1310,dalpittorefiorentinoLippodiBenivieniperladistruttachiesadiSanPierMaggiore. Nonostante sia alta oltre quattro metri, la croce diLippohailgrosso«vantaggio»cheleègiàsuccessociòchelealtredue avrebbero rischiato: è stata alluvionatanel1966e lasua pellicola pittorica è stata dunque staccata dalle tavoleoriginarie e assicurata a un supporto che dovrebbe essere piùsicuro. Ma nemmeno questa soluzione poteva funzionare: ilnomedelbuonLippoessendopocorisonantenellataiga.Così,allafine,lamissionerussaètoccatanientemenocheaun’operachiavedellagiovinezzadiGiotto, ladelicatissimaMadonnadiSan Giorgio alla Costa, sempre conservata a Firenze, ma"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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nell’ovviamentedisponibileMuseodiocesano.L’ipotesiLippodiBenivienieratuttaviainteressante,perché

l’enormecroceappartienealMuseodell’OperadiSantaCroce,sempreaFirenze.LaqualeOperanonèdirettadaunostoricodell’arte, ma da una politica, Stefania Fuscagni, giàparlamentare e oggi capogruppo Pdl a Fiesole. La gestionedell’Operaè, ineffetti,piuttostodisinvolta:daunpaiod’anni,peresempio, ilporticogoticochecuce labasilica francescanaalla città è stato devastato. La prima sensazione, passandociaccanto, è che un pullman di turisti ci sia stato parcheggiatosotto:e l’analogianon funzionasolosulpianometaforico,maanchesuquello formale,perché la sagomaèproprioquelladiun lungoparallelepipedometallicoevetrato.Poi ti avvicini, escopri che si trattadiunabiglietteria, formatadaduecorpi: illungo «pullman» e poi un box analogo, ma più piccolo,«parcheggiato»allatestadelportico,propriodietrolespalledelmonumentoaDante.Entri,domandi,esperidisentirtidirechesi tratta di un allestimento effimero per qualche fiera: unaspecie di versione cool dell’imbarazzante mercatinosimiltirolese che ogni Natale piove sulla piazza. Manco persogno: si tratta di una struttura permanente.Una biglietteria eun ufficio informazioni che «accolgono» chi vuol vedere iltempioche,secondoFoscolo,faFirenzeancora«piùbeata».Ma come si fa a inserire un abominio del genere in una

struttura gotica? Per quanto rimaneggiato nell’Ottocento, ilporticoèunluogostoricodensodimemoriefunerarieesegnatoda due arche monumentali trecentesche: non solo trovoincredibile che l’Opera di Santa Croce abbia potuto avereun’idea tanto empia, ma è ancora più sconcertante che laSoprintendenza l’abbia autorizzata. Ho sempre pensato che lapiccola,eprofondamentediseducativa,simoniadifarpagareun"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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bigliettoachivuolentrareinunachiesa«facessemale»aquellachiesa: e a Santa Croce questo è diventato vero anchematerialmente.MalaCuriadiFirenzenonèdellostessoavviso:sevoglioentrareinBattistero(dovesonostatobattezzato)devometteremanoalportafogli,el’OperadelDuomodiFirenzehaavuto la pessima idea di istituire una tessera taglia-coda apagamento per l’accesso in cattedrale, così chi è disposto apagare entra subito, in un pallido, squallido remake dellavenditadelleindulgenze.Ancora. La sfilata inaugurale di Pitti 2011 si è tenuta nella

chiesadiSantoStefanoalPonte.Certo, si trattadiunachiesasconsacrata, ma ancora perfettamente leggibile come luogosacro,eperdipiùappartenenteallaCuriastessa.Lemodellesisono spogliatenella cripta,hanno sfilatonellanavatadoveuntempo spirava l’eterea spiritualità di una pala del BeatoAngelico, e hanno posato – seminude – per i fotografi su unaltaredoveper secoli si è celebrato il sacrificio eucaristico.Enonè statoun incidente. Il sitowww.santostefanoalponte.comdefiniscelachiesa«unalocationeleganteesingolare,idealeperorganizzare eventi esclusivi nel cuore di Firenze», «mentre lacripta sottostante, ideale per gli eventi più ristretti, ha unacapacitàmassimadinovantapersone».Ovviamentesulsitononmancanoinvitantifotografie,incuisivedel’aulaliturgicapienadi tavoli apparecchiati, affettatrici e altre decorosissimepresenze.Equi,almeno,lasceltaèchiara:efavenireinmenteun celebre passaggio di DonMilani, che – rimproverando lascuolapubblicadipromuovereifiglideiricchiebocciarequellidei poveri – scriveva: «Certe scuole di preti sono più leali...Mattinaeseraalserviziod’unpadronesolo.Nonaservireduepadronicomevoi».[31]Quelpadronesoloeraildenaro.LaCuriafiorentinaquestalezionel’haimparata."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Nel 1986 moriva l’ultima dei Martelli, Francesca. Il suotestamento destinava al Seminario Maggiore di Firenze ilpalazzodiviaZannettietutteleopered’arteinessocontenute,alcune delle quali importantissime. Un preciso oneretestamentariodisponevacheilcomplessodovesseessereapertoal pubblico, secondo modalità decise dall’arcivescovo protempore. Nel libro dedicato alla collezione Martelli daAlessandraCivaisiprecisachel’accessoavrebbedovutoessereprevisto«almenounavoltaallasettimana».[32]Dal1998ilproprietariononèpiùilSeminario,maloStato,

che lo ha sostanzialmente comprato, pagando alla Curiadiciassette miliardi e mezzo di lire, e poi lo ha restaurato eriallestito,naturalmenteapropriespese.Oggilosipuòvisitareproprioperl’equivalentediungiornoallasettimana:masolosuprenotazione. IlvantaggioottenutodallaCuriaèovvio:dov’è,invece,ilvantaggioperloStato?Ripercorriamo brevemente la vicenda dell’eredità Martelli,

che si intreccia a quella dell’ereditàBardini. Per soddisfare lesingolari volontà testamentarie di Ugo Bardini (1965), eassicurare quindi al pubblico l’importante complessocollezionistico monumentale e ambientale lasciato dal grandeantiquariocheerastatosuopadreStefano,eranecessariocheloStatospendessel’equivalentedelvaloredell’eredità(stimatoinoltre trentatré miliardi di lire) per acquistare e destinare agliUffizi o al Bargello una o due importanti opere d’arte createentro lo scadere del Cinquecento. Nel 1996, il padre-padronedella Soprintendenza di Firenze Antonio Paolucci (alloraministro per i Beni culturali nel governo del fiorentinissimoLamberto Dini) trovò i soldi per sbloccare la situazione. Sidecise, quindi, di comprare due elementi di un polittico diAntonello daMessina per gliUffizi, e lo StemmaMartelli di"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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DonatelloperilBargello.L’importanza storica, la rarità e la qualità resero chiaro che

l’acquistodell’Antonelloeraun’ottimasoluzione,anchesenonmancarono perplessità sulle condizioni di conservazione, edunque sulla congruità della somma (lamediazione, sia dettoperinciso,fugestitadallostessomercantechealcuniannidopoavrebbevendutoalloStato il famigeratocrocifissoattribuitoaMichelangelo, sempre auspice il Paolucci). Ma nemmeno lascelta della scultura era legata solo all’indubitabile eccellenzadell’opera. Il punto era che essa apparteneva ancora allacollezioneMartelli,edunqueallaCuria.Nel1989lacollezioneerastatavincolatacomplessivamente,

ma ciò non era bastato a proteggerla.Non solo alcuni oggettierano stati illegalmente trasferiti presso l’arcivescovato (equesto già nell’ottobre del 1986, in occasione della visita diGiovanni Paolo II a Firenze), ma nel 1992 il palazzo avevasubìto un inquietante furto. Proprio mentre il soprintendentePaolucci,apiùriprese,invitavalaCuria«aprovvederemigliorcustodiaecontrollodelpatrimonioartisticoMartelli»,ilfratellodell’allora arcivescovo, cardinale Silvano Piovanelli, siappropriavadidecinediopered’arte,immettendolesulmercatoantiquario. Si deve poi notare che alcuni ambienti delcomplesso,lasciatidallaMartelliallaparrocchiadiSanLorenzoperché servissero alla sua azione pastorale, furono inveceprontamente venduti a società private con fini di lucro,costringendo lo Stato a esercitare la prelazione. Il che aiuta arammentare che quando si parla della Curia arcivescovile diFirenze,nonsiparladiLiberaodellaComunitàdiSant’Egidio,madiunodeiprimipoterieconomicidellacittà.Nellugliodel1996,PaoloPiovanellipatteggiavalapenadiunannoemezzodi reclusione per furto continuato e aggravato. L’allora"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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ministro, e attuale direttore dei Musei Vaticani, pensò dirisolvere l’imbarazzante situazione attraverso un accordo inforza del quale, se lo Stato avesse acquistato lo stemmadonatelliano, la Curia avrebbe donato allo Stato il palazzo, equanto vi era conservato. Così fu: nel novembre 1996l’arcivescovato incassò i diciassette miliardi e mezzo per lascultura, e nel maggio del 1998 venne firmato l’atto didonazione.Poiché l’acquistodelloStemmaMartelli siportavadietro tutto il complesso, si disse che esso soddisfaceva alcriterio della «massima convenienza per lo Stato». Ma fudavverocosì?Fugiustospendereunanotevolissimasommadidenaro pubblico per assicurare allo Stato un patrimonio(vincolato,indivisibileefruibile)chesitrovavainproprietànongià di un qualche pericoloso faccendiere,ma di un ente dellasolidità finanziaria, culturale e (si vorrebbe dire)morale dellaCuria di Firenze? In altre parole, la Curia non vendette forseallo Stato e a Firenze qualcosa che apparteneva già,sostanzialmentesenongiuridicamente,allacomunitànazionaleeaquellacittadina?IlministroPaoluccielaSoprintendenzadiFirenze avevano, d’altra parte, un’ottima alternativa. Lo Statopoteva infatti pretendere dalla ricca Curia fiorentina unagestioneesemplaredel complesso, imponendogli stessipesi eoffrendo gli stessi aiuti che esso prospetta a ogni privatocittadinochepossiedaunbenevincolato.LacollezioneMartellisarebbecosìpotutadiventareunmuseodelladiocesi,apertoalpubblicoalmenoungiornopersettimana. Ivantaggidiquestasoluzione sarebbero stati numerosi. Per riscattare l’ereditàBardini lo Stato avrebbe potuto comprare un’altra, importanteoperad’arte,magari più a rischioo comunquepiù remotadalpubblico godimento; lo Stato non si sarebbe accollatoun’ulteriorefontedispese;nonsisarebbecommessal’assurdità"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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storica e museografica di trasferire al Bargello lo StemmaMartelli, spezzando così il filo diretto che (nonostante glispostamenti all’interno delle proprietà di famiglia) lo legavaalla sua committenza originaria (laddove, ancora nel 1911, iMartelliavevanofattosapereche«nonintend[evano]néhannomai inteso, per ragioni di dignità e di sentimento familiare,cedere allo Stato lo stemma»[33]); si sarebbe onorata la volontàdell’ultima Martelli, la quale aveva preferito la Chiesa alloStato, e aveva voluto lasciare perfettamente integro ilpatrimoniofamiliaresuperstite.Mailverovantaggiosarebbestatoilmessaggiopolitico.Un

messaggio riassumibile in questi termini: lo Stato non premiacoloro che (a dir poco) rendono vulnerabile il patrimonioartistico;loStatohalaforzadiimporreilrispettodellalegge,enon ha dunque bisogno di svenarsi per acquistare tutti ipatrimoni privati potenzialmente in pericolo; lo Stato non èdisposto a subentrare alla Chiesa nella conservazione delpatrimonio artistico che è stato ad essa affidato. Lasciare nelsuo contesto il pezzo più illustre della collezione avrebbe poiaffermatochiaramenteche la lacerazionedel tessutostorico innomedellamusealizzazionenonèpiùilpercorsoelettivodellatutela pubblica. In altre parole, lo Stemma Martelli non èimportante solo perché è un «capolavoro» che fa serie con leopere di Donatello conservate al Bargello, ma perché è,letteralmente,segnovivoedeloquentediunaindivisibilestoriadi «dignità» civica. Quell’opera, dunque, si deve conservarenonsoloperchéeccellenteartisticamente,maancheperinessiprofondi e parlanti che la legano a un’identità storica:un’identità particolare, certo,ma che articola e riflette l’interastorianazionale.Il tratto di strada che ormai si frappone tra lo Stemma e il

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Palazzo Martelli è una potente metafora dell’abisso culturalecheancoraci separadauna seria e lungimirantepoliticadellatutela.Maèancheunsimbolodelcinicorapportochesottoponegli spazi pubblici al mercato, e lega la Curia fiorentina alpatrimonioartistico,anchereligioso,delpassato.Non meno cinico è l’atteggiamento degli altri attori

istituzionalifiorentini.Prendiamolabancacittadina:laCassadiRisparmio.UnodeipiùstraordinaridocumentiarchitettonicidelNovecentoaFirenzeèproprioilsalonedellasedecentraledellaCassa, in via Bufalini, progettato da Giovanni Michelucci erealizzato tra il 1954 e il 1957. Non si tratta di un luogoqualunque: il «mago»Micheluccihapensato edisegnatoognidettaglio di quell’interno (dalle luci alle sedie, perfinoscegliendolevenaturedellegnoconcuirivestireillunghissimobancone delle operazioni bancarie), vegliandone l’esecuzionecome un artigiano innamorato dellamateria e delle forme. E,nonostante alcune modifiche, fino ad oggi tutto questo esisteancora.Omeglio esisteva: proprio ai nostri giorni quel salone ci è

stato restituito profondamente e indelebilmente alterato. Ilgrandebancone(cioèl’animastessadelsalone)èstatotagliatointretronconi,snaturandoilprogettodiMichelucci.Ilsaloneèdi proprietà dell’Ente Cassa di Risparmio, che lo affitta allabanca,laqualeoggiècontrollatadaBancaIntesa:edèproprioquest’ultimaadavervolutoadeguarelasalaalleesigenzedellavita attuale di un’agenzia bancaria.Quando laSoprintendenzaarchitettonica di Firenze si è trovata di fronte alladeterminazioneastravolgereprofondamentequel luogo,avevaduepossibilità:apporreunvincolo(motivatodall’unicitàstoricaeartisticadiunecosistemaformalecomequello),oaprireunatrattativa.Nel timorediconseguenzepeggiori(l’alienazione,o"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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l’abbandono dei locali) è stata scelta la seconda strada,coinvolgendolaFondazioneMichelucciepervenendo,infine,aunaccordochehaportatoaquellochesipotrebbedefinireun«danno sostenibile»: far sopravvivere l’organismo del Salone,ma a prezzo di permettere che venissemutilato. Non sarebbestato possibile, invece, adattare il format del lavoro di BancaIntesa alle forme diMichelucci, invece che fare il contrario?Oso pensare che non fosse impossibile:magari applicando unpo’ di quella flessibilità che proprio ilmondo delmercato haelettoasuacifrasimbolica.Esuppongochesequestodibattitosi fosse svolto in pubblico, una simile soluzione sarebbe stataancorapiùraggiungibile.Mase,comunque,sifossecapitochetutela e uso non sarebbero stati conciliabili, quale avrebbedovutoprevalere?Lamusealizzazioneèsempreunasconfitta,perchéseparalo

spazio della vita e lo spazio dell’arte, facendo perdere aquest’ultimaognifunzionechenonsiaestetica,erelegandolainunasplendidasuperfluità.Malamusealizzazionediun’operaèpur sempre un male minore, rispetto a una sua distruzione,parzialeototale.EvedereilsalonediMicheluccitrasformatoinunmuseosarebbestatotriste,certo:mamenotristechevederloviolato.Evienedachiedersiselasensibilitàculturaledicolorochesipropongonocomei«nuovimecenati»nondebbaindurliinnanzitutto a tutelare i loro stessi beni simbolici.Ma, ancorauna volta, il potere del mercato plasma irresistibilmente glispazipubblici.

SciacallidititoliNon si possono dimenticare gli sciacalli del passato per"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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antonomasia: gli aristocratici fiorentini. E qui l’episodio piùilluminanterisaleaqualcheannofa.Ogni due anni si celebra a Firenze la principale mostra

italiana dell’antiquariato: un’ottima occasione per rivederePalazzo Corsini al Parione, bellissimo anche quando ètrasformato nella vetrina mondana del mercato dell’arte delpassato. Ma più alto della qualità, a volte davvero sostenuta,delleopereinvendita,rischiadiessereil livellodellaretorica,smaccatamente ipocrita, che celebra l’iniziativa. A ogniedizione vengono per esempio tributati grandi elogi allasensibilità culturale dei padroni di casa, i Corsini: e nessunoricordachelamostraaffittapropriolesalecheisensibilissimiprincipi sgombrarono smembrando e mettendo all’asta la piùimportantebibliotecaprivatadistoriadell’artedellacittà.A chi, negli afosi pomeriggi dello scorcio del settembre

fiorentino del 1994, fosse venuto il desiderio di entrare negliimponenti ambienti del palazzo non sarebberomancatimotividistupore.Passativelocementeinrassegnagliappartamentidelpianoterreno(colmideglioggettiespostiperlavendita),esalitial piano nobile, si era colpiti da un panorama singolare, nonpreannunciatodalcatalogodell’asta,organizzatadaSotheby’s,che recava l’intestazione«Arrediedecorazionidalle soffitteedai guardaroba di Palazzo Corsini e da altre tenute dellafamiglia»:unamoltitudinedi scatolenel salonedel tronoe inaltre due sale, e numerose scansie, accoglievano ciò cheappariva unamassa incoerente di libri.Ma, dopo qualche oratrascorsa a rovistare, a trarre fuori i libri e a leggerne ifrontespizi,lamareadeglioltrediecimilavolumisidenunciavaper quel che era: una coerente e completa bibliotecaottocentesca,chesiaprivafinoaglianniDiecidelNovecentoeche comprendeva le voci più importanti della cultura europea"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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dalCinquecentoinpoi.Siavvertival’organicitàdell’unitarioesolidale corpus della biblioteca di uno studioso. Le date diedizione,gliatticompletidimolteistituzionifiorentine,laratiodelle scelte e soprattutto le iniziali intrecciate su quasi tutti ifrontespizi chiudevano agevolmente il cerchio delragionamento, indicando il creatore della biblioteca in donTommasojr.(1835-1919).[34]TommasoCorsini fuunpersonaggio importantedella scena

italianadella finedelXIX secolo, per le iniziative economiche(presidente della Fondiaria Assicurazioni, delle Strade FerrateMeridionali,dellaCassadiRisparmiodiFirenze;si imparentòcon i Bastogi e i Fenzi, rafforzando le finanze familiari) epolitiche (prima deputato e poi senatore del Regno; cugino esodale dell’influente pluriministro fiorentino Luigi GuglielmoCambray Digny). Era assai in vista nell’ambiente fiorentino:proprietariodelquotidianoLaNazione,fecepartedelConsigliocomunale e, dal 1880 al 1886, fu sindaco. In questa vesteriprese i restauri di Palazzo Vecchio, e poi quelli di PalazzoMediciRiccardi, organizzò le grandi feste per lo scoprimentodella facciata del Duomo, intraprese con Giuseppe Poggi laridefinizioneurbanisticadellacittà,poseall’ordinedelgiornolacostruzionediunanuovasedeperlaBibliotecaNazionale.Mala natura di studioso, la predilezione per gli studistorico-artistici e l’impegno per il patrimonio monumentale eculturale di Firenze lo condussero alla presidenzadell’Associazione per la difesa di Firenze antica, dellaCommissioneprovincialeperlaconservazionedeimonumentiedeglioggettid’arte,eallavicepresidenzadellaDeputazionediStoriaPatria.Membroonorariodell’AccademiadeiGeorgofili(i cuiAtti comparivano infatti alla rinfusa inunadelle casse),successe a Gino Capponi come presidente della Colombaria,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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ospitandotalvoltanelpalazzoalParioneleseduteaccademiche,e mettendo in luce quella «signorile ospitalità della quale ilpatriziato fiorentino si onorò sempre verso gli umani studii»,come ebbe a dire il politico e letterato fiorentino Isidoro delLungo (il quale, oggi, si metterebbe le mani nei capelli,suppongo).Riordinatoredell’archiviodifamiglia,ebbesempreacuorela

conservazioneelafruizionedeipatrimoni:

UnadellesuepiùvivesollecitudinifuquelladifavorirelaconservazioneelaintegritàdegliArchiviprivati.Maconservarlifedelmentenonvuolpuntodiresbarrarne agli studiosi l’accesso; fra il disperdere e l’interdire c’è ilconservareeilmostrare,giovandocosìallastoria,allatradizione,allaciviltà.[35]

Sempre si dimostrò sollecito verso lo Stato: i reperti delle

campagne di scavo nella tenuta di famiglia della Marsilianafuronooffertiall’ArcheologicodiFirenze,eottocentovolumidiAttiparlamentariirreperibilinellebibliotechefiorentinefuronodonati all’Archivio di Stato (li avremmo altrimenti visti neicartoniincompagniadelresto).Mafunel1883cheilprincipediede la prova più fulgida: volendo vendere il palazzo difamigliaallaLungaraaRoma,dopoaverpresocontatticonvaripotenzialiacquirenti,risolsedivenderloalloStato,perospitarvil’Accademia dei Lincei. In quell’occasione il Tommaso fecedono allo Stato della splendida quadreria e della raccolta distampe contenute nel palazzo, e, sebbene sciolto dai vincolifidecommissariepotendoquindivenderlaoportarlaaFirenze,donòaiLincei lamirabileBibliotecaCorsiniana,«desiderandogiovare ai buoni studi ed alle belle arti e dare solennetestimonianzadelsuoaffettoaRoma».[36]

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Ilmecenatismo corsiniano si era appunto tradotto, tra Sei eSettecento(grazieaicardinaliNerisr.,jr.,eLorenzo,divenutopapaClementeXII), nella creazione della grandiosa bibliotecaromana, unica raccolta privata protetta dalla scomunica versochiunque avesse sottratto o venduto un solo volume. Laliberalità della famiglia fece sì che nel 1754 fosse «trasferitadall’uso proprio e privato al pubblico e comune»,[37] e cherimanesse da allora aperta quattro ore al giorno, e soprattuttoquando le altre biblioteche erano chiuse. In questa illustretradizione Tommaso formò la propria biblioteca personale aFirenze (nella quale era confluito verosimilmente il nucleolibrarioRinuccini,ereditatodallamadre,ultimadellafamiglia),strumento di studio e supporto delle molte iniziative cheabbiamovisto:

Di lui innanzitutto fu proverbiale la passione per i libri. Non esageriamopuntoaffermandocheegliavevalettogranpartedeimoltivolumiedopuscolidaluiviaviaposseduti;etalcosaegliattesta,purnonvolendo,dasé,perchéaveval’abitudinedileggerliconunlapisinmano,edinotareconcisamenteinmargine lesue impressioniegiudizi, tantochéquestenotesi trovano inessicontinuamenteprofuse. [...]Maèdoverososoggiungereche tutti isuoi libritenne sempre e volentieri anche a piena disposizione degli amici studiosi, iquali sapevano bene come la sua libreria fosse ricchissima per quantità diopere,edelettissimaperlaloroqualità...[38]

Lamestavisionedellescatolecolmedilibrifacevaintendere

comesisquadernassesulpavimentol’interaculturadell’Europamoderna(«...libriedopuscoliannotavasoventenella linguaincui erano scritti: francese, inglese, tedesca, spagnuola,latina...»):igrandiletteratitedeschiefrancesidell’Ottocento,iphilosophesspessonellaprinceps,duecopiedell’Encyclopédienella prima edizione, i periodici ottocenteschi italiani e"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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stranieri, gli eruditi del Sei e del Settecento, da Bellori aWinckelmann,daMuratoriaTiraboschi,daLanziaMilizia,aTargioniTozzetti.Laletteraturaartisticaalcompletooccupavanumerose scatole e scansie, da Alberti in cinquecentina aVasari, a Baldinucci, fino a Venturi e, soprattutto, ciò chespesso manca anche nelle biblioteche pubbliche fiorentine, lagrande storiografia tedesca tra Otto e Novecento.Numerosissime lemonografie e i testi rari di architettura (peresempiolecinquecentinediVitruvio):

Finalmente ricorderò come fra le arti belle, pur tutte amate da TommasoCorsini, fu suapreferita l’architettura,ealleopereallegavaspesso lepiantedisegnate di suamano anche amemoria, di edifizii e dimonumenti, che irespettiviautoridescrivevanotalvoltasenzaunagraficaillustrazione.[39]

Unnucleounitario, specchio fedeledellaculturadel tempo,

degliinteressidiTommaso,einsommadall’inestimabilevalorestorico: fu bestiale la sordità di Firenze, che quasi senzaaccorgersene perse l’occasione di acquistare la biblioteca e dimostrarsi, con ciò, grata a uno dei suoi figli più devoti. Nonmenoincomprensibile,poi,fuilsilenziodegliorganiditutela.MasifavoleggiavacheDomenicoFisichella,alloraministrodeiBeniculturalidelprimogovernoBerlusconi,fossestatoacenadaiCorsini,pocotempoprimadell’asta.Se a ogni vendita di collezioni di opere d’arte, o di

biblioteche, si levavano inascoltate le voci degli eruditi, degliartisti,degliintellettuali,almenoilrapportotraiproprietari, lacasad’aste–o,prima,l’intermediario–eilpubblicoproducevail positivo effetto di far conoscere in dettaglio il contenuto diraccoltealtrimentiassai recondite.Seoggièpossibile studiare

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alcunegrandibibliotecheecollezionidelpassato,losideveagliinventari e cataloghi invariabilmente compilati in occasionedelle alienazioni: un’operazione certo funzionale allapubblicizzazione degli oggetti in vendita, ma che dava ancheluogo a un equivalente cartaceo del patrimonio, la cuidispersioneeracosìresamenodrammaticadallaconservazionedellamemoriastorica.Quellocheinvececolpiscenellavicendacorsiniana del 1994 è la «riservatezza», suggerita daimmaginabili ragioni: nella celebrazione massmediaticadell’asta,officiatadagiornalistimiopiecompiacenti,cisièbenguardatidall’annunciarelamessainvenditadellabiblioteca,ladispersionediunpatrimoniounico.Esi èarrivatiperfinoallabarbarie inutile di disperdere l’accuratissimo catalogo«costituito da circa novantamila schede di spogli, lavorodiligentedelbibliotecariocav.FerdinandoMassai»,gettandonealla rinfusa le schede nelle casse, e precludendo di fatto ognipossibilitàdifuturaconoscenzaostudiodellabibliotecaedellostesso Tommaso Corsini. Ragioni egualmente oscure avrannospinto a non togliere dai volumi gli appunti del principe, gliindici da lui compilati, le piante di edifici da lui disegnate,addirittura le lettere: testimonianze di quella assiduafrequentazione dei libri che valse a far crescere tanto il suoprestigio personale e ad aggiungere per un’ultima volta alblasone della famiglia anche il merito dell’erudizione e dellostudio.Se ho indugiato nel descrivere la personalità culturale e

morale di don Tommaso, è perché dal confronto con i suoidiscendenti – e con la Firenze di Eugenio Giani, GiuseppeBetori o Matteo Renzi – si capisce bene cosa intendo persciacallaggiodelpassato.E, d’altra parte, questa storia è assai istruttiva perché ci

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ricordachelaNapolidelsaccheggiodeiGirolaminielaFirenzedelladistruzionedellabibliotecaCorsininonsitrovanosuduepianeti diversi, come troppo spesso si ama credere. Ed èamaramente ironico cheMarinoMassimoDeCaro, tra le suevariemistificazioni,sispacciasseancheper ilveroprincipediLampedusa(finendotragicomicamentesmentitodaGioacchinoLanzaTomasidiLampedusa):volevaessereunveroprincipe,ildistruttore di biblioteche. Un vero principe proprio come iCorsini.Uscitodaunamessaincuiavevasentitopredicaregliattidi

misericordiacorporale,ilpiccoloLuigiPirandellotornòacasaseminudoperchéavevarivestitodelsuoabitounbambinocheaveva visto coperto di stracci. Ma, una volta a casa, venneaspramente rimproverato: e comprese, unavolta per tutte, chenessuno prendeva sul serio il cristianesimo, nel quale pure sivenivaeducati.[40]Quell’estate di quasi vent’anni fa, invece, iocompresi che i discorsi che, a Firenze, avevo ascoltato fin dabambinosullanostragloriosatradizioneesulnostroamoreperun passato vivo e attivo erano solo un’ampollosa retorica checoprivalospolpamentodiuncadavereindecomposizione.Eognunadelleinfinitevoltecheriascoltoqueglieternamente

identici discorsi, guardo le poche schede del catalogomanoscritto della biblioteca Corsini che raccolsi da terra inquellesalemonumentali,echeconservogelosamente.Epensoa quello che scriveva Carlo Cattaneo nel 1858: «Ma ciò checontraddistinguelecittàtoscane,esoprattuttoFiorenza,èl’averdiffusosinoall’ultimaplebe il sensodeldirittoedelladignitàcivile».[41]Enonsoseridereopiangere.

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IncapacidifuturoFirenzeèincapacedifuturo.Insensoletterale:sembrachenonabbia posto, per il futuro. Nei suoi «volti vili», scriveva ilfiorentinoFrancoFortini,silegge«lamorteseconda»:lamortedell’anima, l’eterno annullamento che impedisce al passato digenerareilfuturo.«Etutto,anchericordare,èinvano».Peggio:«Tuttoèinutilesempre».Perché?LaretoricadabarvuolecheFirenze,comeNarciso,

amitroppolapropriagrandestoria.Malastorianonènemicadel nuovo. La storia, come ha scritto Marc Bloch, non è lascienzadelpassato,malaconoscenzadegliuominineltempo.BlochraccontacheaccompagnòilgrandestoricoHenriPirennenel suo primo viaggio a Stoccolma. Appena arrivati in città,Pirennedisse:

«Cosaandiamoavisitarecomeprimacosa?SembrachevisiaunMunicipionuovissimo:cominciamodalì?»Poi,comesevolesseprevenireunmiomotodimeraviglia, aggiunse: «Se fossi un antiquario, non avrei occhi cheper lecosevecchie.Maiosonounostorico.Èperquestocheamolavita».[42]

Firenze,loabbiamovisto,èinveceun’antiquaria:ma,anchequa, in senso corrente. Nel senso, cioè, che del passato facommercio.

Queglitraglistranierichepiùonoranol’Italiadellalorostima,chesonoqueichelariguardanocometerraclassica,nonconsideranol’Italiapresente,cioènoi italianimodernieviventi, senoncometanticustodidiunmuseo,diungabinettoesimili;ecihannoquellastimachesisuoleavereaquestogeneredipersone;quellachenoiabbiamoinRomaagliusufruttuarii,percosìdire,dellediverseantichità,luoghi,ruine,museiecc.[43]

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PropriocomegliitalianidescrittidaLeopardiduecentoanni

fa, i fiorentini di oggi appaiono senza presente, e a maggiorragione,senzafuturo.L’unico vero motore della città, il turismo, è una servitù

senzaamoreesenzaonore.Enonpensoall’ovviaviacrucisdigelaterie plastificate, discariche di panini osceni, rivendugliolidi souvenir che fanno impallidire lachincaglieriaveneziana, e«musei» di macchine leonardiane costruite in Romania (unfenomenodegenerativochevasullasciadeimuseidellatortura,e chemeriterebbe una ricerca a sé).No. Penso al fatto che lapsicologia media dei fiorentini è esattamente quelladell’usufruttuario di unbenedel quale nonha alcunmerito, eche, in fondo, non ama: non lo capisce, non lo gode, ma losfrutta,enonèinteressatoanientedidiverso,anientedinuovo.FinchéilRinascimentova,lascialoandare.L’unica cosa che interessa è vendere il «brand», ilmarchio

Firenze. Ogni decisione, dalla più piccola alla più grande, èsottopostaallalogicadell’affittacamerechedesiderasolochelasuainsegnasiabeneinvista.Dal gennaio 2013, la nuova facciata della Galleria

dell’Accademia,inviaRicasoli,dicediFirenzepiùdiuninterotrattato di sociologia del degrado urbano. La occupano (paredefinitivamente, anche se non ci si vorrebbe credere) quattrogigantografie del Gigante per eccellenza: ovviamente lui, ilDavid. L’idea è infelicissima, perché veicola due messaggiantiteticiallamissioneeducativadiunmuseo:ilprimoècheilmuseosiaunluogocommerciale,ilsecondochel’Accademiasiriduca al suo feticcione di marmo. I musei non espongonostabilmenteinfacciatadellegrandifotodelleproprieopere:celo vedete il Louvre a innalzare un’enorme Gioconda sulla"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Piramide? Lo fanno invece i negozi, che espongono lamerceperstrada,perattrarreicompratori.Equestoèilprimoerrore:accreditare l’ideache imuseisiano luoghicommerciali,enonci sarebbe da stupirsi se si trattasse di una trovata di OperaLaboratoriFiorentini,lacostoladiCivitachegestisceimuseidiFirenze. E poi un museo come l’Accademia dovrebbe quasinascondere il fatto di possedere il David: tanto tutti lotroverebbero comunque. Dovrebbe dire invece: «Non siamosolo la casa di quel fantastico bellimbusto, c’èmolto altro davedere».Unmuseoèunluogochedovrebbeesseresottrattoalpotere del mercato, e che dovrebbe educare alla complessità,alla varietà, alla meravigliosa densità della storia. Vederloridottoaunabottegacon ilpiatto forte fotografato in facciata,come la bistecca nei ristoranti aperti ventiquattr’ore suventiquattro, spiega cosa intendeva Tabucchi parlando dellavolgaritàdiFirenze.Malevetrinehannodaessereinordine.L’OperadelDuomo

dispone che i suoi solerti vigilantes caccino le persone sedutesulla scalinata della cattedrale (i fiorentini ci si sono semprefermatiachiacchierare,d’estate:Imarmichedannoil titoloaidialoghi di Anton Francesco Doni, del 1552, sono proprioquelli).IlnonmenosolertevicesindacoDarioNardellahaavutola grottesca idea di uniformaremanu militari le verande deicaffè (ormai ridicolmente note come dehors), riempiendo lestrade e le piazze antiche di scatole di metallo e vetro tuttesimili, tutte orrende, alcune marchiate col rosso giglio dellacittà. Il Comune ospita la baracconata grottesca del Ballo delGiglio (versione fiorentina del Ballo della Rosa inventato daGraceKelly)nelSalonedeiCinquecento,equandosi trattadirestituirelavisitaall’HoteldeParisdiMontecarlo,leregoledelmarketingimpongonodiportarsidietrounbuontestimonial:la"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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VelatadiRaffaello,cheavrebbedovutoesserparcheggiatanellahall come una escort qualsiasi. D’altra parte, pur di avere il«marchioFirenze»beneinvistasièdispostiafaresciocchezzeassaipiùgravi:comerinunciareafaredell’aeroportodiPisaunhubregionale(potenzialmenteaventicinqueminutidalcuorediFirenze),preferendounpericolososcalogiocattoloabbarbicatoall’autostrada.Tutto è per i turisti. Trattati con viscido servilismo: ma in

fondo odiati, mal sopportati, spennati. E, alla fine, questocontinuogiocoal ribassohaplasmato lamentalitàdegli stessifiorentini: che hanno cominciato a credere, anche loro, cheFirenzesiriducaalDaviddiMichelangelo.L’ideastessaditessutourbanohacedutodifronteall’ideadi

Firenzecomecontenitoredisingoli«capolavoriassoluti»,cioèslegati da ogni rete di significati. Il diffuso entusiasmo per lanuova illuminazione del Duomo è, per esempio, un sintomopreoccupante di questa attitudine. Non solo i riflettori (i«padelloni») sono una pesantissima inserzione nel paesaggiourbanodiurno,masoprattuttolaquantitàelaqualitàdellalucetagliano fuori il monumento dal contesto urbano: losovraespongono «mediaticamente», distruggendo proprio lamisura,ilcolloquio,ilrapportocheunisceecuceleemergenzearchitettonichealtessutocontinuo.Questaspettacolarizzazioneluminosa ricorda molto la moda della mostra dei singolicapolavori:unidenticoeserciziodiincomprensione.

«Firenze non è che un museo, strapieno di stranieri».[44] Loannotava Stendhal, nell’inverno del 1817. In altre grandi cittàd’Europanonècosì:allaGemäldegalerieincontriiberlinesi,ealla National Gallery non è raro notare londinesi in pausapranzo, entrati per vedere una o due opere. Da noi questo è"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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impensabile:unpo’perchél’accessononègratuito,maunpo’anche perché gli italiani (e i fiorentini non fanno eccezione)sonostatieducatiavedereimuseiunavoltanellavita(quandova bene), e dalla prima all’ultima sala (proprio come si beveuna medicina). E mentre le mostre dovrebbero servire aricostruire i contesti storici e stilistici recisi dalla genesiaccidentale delle raccolte museali (una missione sempre piùnegata dalle ostensioni di singoli «capolavori»), sarebbe sanoentrareinunmuseopervedereun’operaprecisa,oungruppodiopere connesse tra loro, o una sala: proprio come si va inbiblioteca per leggere un libro, o alcuni libri, e non un interoscaffale.Einveceno:ifiorentinichehannosempreinboccagliUffizi,negliUffizimettonopiedeunaoduevoltenellavita.E ancormenonegli altrimusei: per nonparlare di chiese e

palazzistorici.Ilchespiegaperché,appenafuoridalcircuitoblockbuster,ci

siano monumenti in condizioni paragonabili a quelle delpatrimonionapoletano.Chisicura,peresempio,dellacadenteFarmaciadelConventodiSanMarco,apochipassidalDavid?E appena fuori dalla cerchia dei viali le cose vanno anchepeggio, anche quando si tratta di luoghi simbolo delRinascimento, come la Villa di Careggi dove nacque e morìLorenzoilMagnifico,inghiottitadalgrandeospedalecittadino,sede di uffici e ridotta in stato pietoso. Per non parlare dellafattoria del Magnifico a Tavola, vicino a Prato, salvata inextremis dalla speculazione edilizia solo per essere lasciatamarcire,scoperchiata.[45]Ma Firenze è ossessivamente riversa sul proprio ombelico,

interessata solo a baloccarsi col suo usuratissimo salotto, eincapacediguardareoltreildiaframmadellemura.Anessuno–néaConfindustria,néallaCuria,néalComune–èvenuto in"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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mente di portare, per esempio, quei famosi tre crocifissigriffatissimi inunadelle tanteperiferiecittadine.UnabarrierainvisibileseparalaFirenzedelpassato(ilcentro)dallepossibiliincubatrici di futuro, l’altra città, culturalmente (e non solo)abbandonataasestessa.Appenaqualcosaescedallacerchiadeivialisembrausciredairadardellacittà:l’università,aFirenze,nonhamaicontatomolto,madaquandounaparteconsistentedelle facoltà si è trasferita nei quartieri periferici di Novoli eSesto,èdiventataancorapiùirrilevante.Eppure basterebbe poco. Basterebbe un’idea. Il Louvre ha

appenaapertounasedeaLens,nelnorddellaFrancia,sulsitodiunavecchiaminieradicarbone:una«follescommessa»,l’hadefinita François Hollande nel dicembre 2012. Ma unascommessa carica di futuro, con una visione che lega ilpatrimonio artistico non al marketing passivo della renditaturistica,maalriscattosocialeecivilediunterritoriodepressoeconomicamenteeculturalmente.Il policentrismo italiano renderebbe ovviamente assurdo

portaregliUffiziaScampia.ManonsarebbeassurdoportaregliUffizi inunadelleperiferiediFirenze.Lamalintesavogliadimodernizzare Firenze ha spinto a dare una pennellata dicontemporaneità agli Uffizi indicendo un concorsointernazionale per un’uscita monumentale che ha vistovittorioso Arata Isozaki con un progetto che è eufemisticodefiniredeludente.Ma invece di impiegare decenni per mettere alla fabbrica

vasariana un disdicevole cappello, si sarebbe potuto (e sipotrebbe)commissionareaungrandearchitettocontemporaneounnuovoegrandemuseoincuiesporrepermanentementeunaparte delle opere degli Uffizi: quelle dei depositi, ma anchealcune di quelle esposte (per esempio quelle entrate nel corso"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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dell’Ottocento). Inun’epoca incui ilnoleggioaore in tutto ilmondo sembra l’unico destino delle opere d’arte dei museifiorentinisarebberivoluzionariosdoppiareilmuseonellastessacittà, affidando a questi secondi Uffizi una missioneletteralmente civica, cioè di costruzione della città e deicittadini.UnmuseodelgenerepotrebbeesseretuttoquellochegliUffizi nonpotrannomai essere a causa della loro storia, edella superba architettura vasariana che li contiene. Potrebbeavereungrandeauditoriumeveriristoranti,potrebbeavereunaparte interamente dedicata ai bambini, e accogliere concerti.Potrebbe avere, più banalmente, un grande parcheggio, eprevedere l’ingressogratuitodei fiorentini.Potrebbeessereunmuseo per i cittadini, per la loro vita quotidiana e per il lorofuturo:nonuna«macchinadasoldi»perturisti.Sitrattasolodiunadellemillepossibiliideeperrimetterein

connessioneilpatrimonioelacittà,esoprattuttopercollegareilpatrimonio artistico non al passato, e al suo sciacallaggio,maallacostruzionedelfuturo.MaaFirenzeilfuturoèoggettodiunarimozionecollettiva:

comesiècompreso,clamorosamente,durante ildibattitosullamoschea.Nelsettembre2010l’imamfiorentinoIzzedinElzirpresentò

unprogettoperunamoschea(cheaFirenzenonesiste:sipreganei garage). Guardandolo, è impossibile non pensare a unapaginadeiMinimamoraliadiAdorno:

accade spesso di notare in studenti neri di economia politica, siamesi chefrequentano l’università di Oxford [...] la tendenza e la disposizione adassociareall’appropriazionediciòchesiapprendeviavia,ecioèdelnuovo,unrispettoeccessivopertuttociòcheèconsacrato,valido,ericonosciuto.[...]Bisognaaverelatradizionedentrodiséperpoterlaodiareveramente,efinoinfondo.[46]

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Ilprogetto,infatti,èunaversionepostmodernaesuperkitsch

della facciataalbertianadiSantaMariaNovella, fiancheggiatada due minareti che sembrano riduzioni romaniche delcampanilediGiotto.Insomma,parediesserenell’imbarazzanteoutletdiBarberinodelMugello,cheèunaspeciediLasVegasdell’architettura storica fiorentina, o meglio una sublimazionedella percezione attuale del centro storico di Firenze. E se ilmovente è abbracciare e far proprio ciò che è «consacrato,valido,ericonosciuto»,aFirenzenonsipuòchepensareaunamoscheaneorinascimentale.Malacomunitàislamicanonavevamessonel conto ledimensionimonumentali del progetto: e lalevatadiscudifuunanime.L’arcivescovo Betori (il quale, semplicemente, avrebbe

dovutotacere,vistochel’imamnonsioccupadellacostruzionedinuovechiese)sillabòchesarebbestatomegliononpensareauna grande moschea, ma a tanti piccoli luoghi di preghiera,possibilmente senza minareto: insomma, l’importante è chel’Islam a Firenze non sia visibile. Assai più mediatico,ovviamente,ilsindacoRenzi,chedopolapetizionediprincipiopolitically correct («È giusto che a Firenze lamoschea possaesserefatta:unluogoincuisipreganonpuòfarpaura»),misesubito lemani avanti: «Almomentonon c’è unprogetto, nonc’è un’ipotesi di lavoro». E soprattutto: «Non vedo spazi nelcentrostoricodiFirenzeperfarla,inquestomomento».[47]Ecco il punto: in centro,no.AFirenze conta soloquello: e

quelloè intoccabile.Omeglio:cisipossonofarespeculazioniedilizie, si possono espellere le librerie o costruire facciatemichelangiolesche. Tutto quello che è funzionale alla servitùdelturismoeallarenditadelpassato.Dunquenonlamoschea,

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pericolosamentecaricadifuturo:edeccoilmortocheprendeilvivo,elotrascinaconsé.Ma davvero nella Firenze storica non c’è posto per una

moschea?Davveroèquestionediurbanisticaodiarchitettura?Ammettiamochesiadavverocosì.Perchénonpensarealloradioffrireallacomunitàmusulmanauna(opiùdiuna)delle tantechiesecattolichechelacontrazionedellapraticareligiosalasciainutilizzate? Molte di queste chiese finiscono sul mercato, epropriolaToscanaoffreilmaggiornumerodiquestesingolariofferte.Invececheabbandonarliall’incuria,trasformarliinsaleda concerto e aule universitarie o destinarli alla speculazioneimmobiliare,nonsarebbepiùgiustofarsìche inquesti luoghisacrisicontinuiapregarel’unicoDio?Enaturalmentenonmiriferisco allegrandi chiese storiche emonumentali – anche semi chiedo se la loro inesorabile trasformazione in musei apagamento debba rallegrarci di più. È ovvio che una simileiniziativa dovrebbe riguardare non una chiesa normalmenteofficiata o una chiesa architettonicamente pregiata o densa diopere d’arte (per non stravolgere un contesto religioso oculturale),mapiuttostounachiesaindisuso,orecenteoormaispoglia.Una chiesa di Firenze, magari nel centro di Firenze,

trasformata inmoschea!Una chiesa che diventamoschea, peramoreenonperforza,inunacittàchiavedell’identitàculturaleeuropea:basterebbequestopermandareunsegnaleforteatuttoilmondooccidentale,candidandosiadiventareillaboratoriodiuna storia diversa. Nei secoli passati le conquiste e lericonquistehannotrasformatomoltechieseinmoschee,emoltemoschee in chiese. Lo stesso Partenone di Atene è statoconsacrato, come chiesa, allaVergine cristiana, per poi esseretrasformatoinmoscheaeinfinenelmuseodisestesso.InItalia,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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il Duomo di Siracusa è passato da tempio greco di Atena achiesadellaMadonna,amoscheaequindiancoraachiesa.CosìèsuccessoallacattedralediCordova,primachiesa,poiGrandeMoschea poi di nuovo e definitivamente chiesa: e nel 2007 imusulmanispagnolihannochiestoalpapadipoterci tornareapregare. Ma la vicenda più eloquente riguarda la GrandeMoschea degliOmmayadi, aDamasco: tempio costruito dagliamorrei intorno al 2500 circa avanti Cristo, rinnovato dairomani, trasformato in santuario di San Giovanni Battista daTeodosio alla fine del IV secolo, e poi in moschea dopo laconquista araba del 661: quando, per un certo periodo,musulmaniecristianipoteronopregare,fiancoafianco,intornoallacappellacheconservalatestadelBattista.Ebbene, oggi questa stessa metamorfosi potrebbe essere il

fruttodell’accoglienzaedella condivisione:potrebbemisurarenon i rapporti di forza, ma quelli di fraternità. A Firenzecristiani emusulmanicondividonoognigiorno i condomini, illavoro, la scuola, gli ospedali, e i piccoli musulmani parlanofiorentino. Come posso spiegare a mia figlia Maria che noipossiamoandareamessaognidomenicainunachiesadiversa,ma che non siamo disposti a regalarne nemmeno una allacomunitàdel suocompagnodi classeWhalidh?E trasformareinmoscheaunadellenonpochechieseindisusocompresenellacerchia dei viali vorrebbe anche dire che siamo capaci diconvertire ilnostropassatonelnostro futuro, e che levecchiepietre di Firenze non sono buone solo per il marketing delturismo, ma servono ancora a costruire una comunità civile.QuandoloproposiaMatteoRenzi,lasualapidariarisposta,viae-mail, fu letteralmente questa: «È una bella sfida, Tomaso.Davvero una bella sfida...»[48] E, come di tutte le belle sfidefiorentine,temopropriochenonsenefaràdinulla."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Laquestionedellamoscheaèesemplareesimbolicaproprioper il suoesito:perchérivela l’incapacitàdi futurodiFirenze.Comevogliamoquel futuro?Comesarà laFirenzedel2030odel2050?IoimmaginochecisaràancheunaGrandeMoschea(oltre amolte più piccole), simbolo di una comunità islamicaprofondamente integrata nel tessuto civile. Potrebbe essere inpienocentro:magarialpostodelleorrendePosteCentralidiviaPietrapiana(un’idea,eccellente,delcuocoescrittorefiorentinoFabioPicchi).Laimmaginobellaarchitettonicamente,eapertaatuttiifiorentini,contantodiristoranti,saledatèehammam:un po’ come laGrandeMoschea di Parigi, piantata nel cuoredelQuartiereLatino (dal1926!).Mapotrebbeessereanche inperiferia: magari non lontana dai Secondi Uffizi, quelli chepotrebbero aiutarci a scampare alla «morte seconda» di cuiparlavaFortini.Una morte quotidiana. Il 4 gennaio 2012, alle cinque di

pomeriggio, a Firenze si rischia una strage. Dalla Colonnadell’Abbondanza,nell’affollatissimapiazzadellaRepubblica,sistacca un frammento lapideo di ottanta chili, che precipita alsuolo. Miracolosamente senza ammazzare nessuno dei turistiche si riposano sul sedile circolare che ingloba la base dellacolonna. Quel monumento – creato da Donatello, rifatto aiprimidelSettecentodaGiovanBattistaFogginieoraridottoacopia degli anni Cinquanta del secolo scorso – haun’importanza simbolica tutta particolare, perché sorgeall’incrocio tra ilcardoe ildecumanodellaFirenze romana,esegnadunquel’ombelicodiquestaombelicalissimacittà.Comeè dunque potuto accadere che nel cuore del salotto buono sitrascurasselamanutenzionefinoaquestopunto?La morbosa politica «culturale» dei Grandi Eventi rende

praticamente inimmaginabile che un ministro o un sindaco"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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trovino conveniente annunciare (per non dire praticare) unacampagna di manutenzione ordinaria a tappeto: troppo poco,troppo grigio, troppo umilmente anonimo. Ma il problema èancora più profondo, e riguarda la mentalità indotta dalconsumismodimassanellasuafaseestremae(chissà)finale:èl’idea stessa della conservazione, della cura quotidiana deglioggetti a essere uscita dal nostro orizzonte mentale. Non èdifficile oggi capire l’ardimento visionario con cui FilippoBrunelleschi pensò la cupola: difficile è capire l’Opera delDuomo, che incessantemente cura cupola e cattedrale ognigiornodiognimesediogniannodiognisecolo.Eppure,senzal’Opera la cupola non sarebbené sorta, né tantomeno arrivatafinoanoi.Da un punto di vista culturale, la questione cruciale è la

nostrastessaincapacitàdivedereilcontesto,iltessutocontinuodelle nostre città e del nostro paese. Avendo interiorizzato ilmodello americano (cioè quello di un paese in cui davvero leopered’artestannosoloneimusei)pensiamoperantologie,perpicchidiqualità,percapolavoriletteralmente«assoluti»,ecioèsciolti da ogni legame: mostre-ostensioni di singoli feticci,ricerche ossessive di improbabili capolavori perduti incomplessi monumentali che lasciamo invece tranquillamentedeperire. Ma anche visite iperselettive, teleguidate: quantientranoinSantaMariaNovellapervedereGiottoeMasaccio,evi ignorano qualsiasi altra cosa? Quasi che il tessutomonumentale delle nostre città sia un contenitore neutro chediventavisibilesoloquandosisfalda:uncorpoconsideratosolopergliorganipregiatichecontiene,echeèpossibileespiantare,prestare, far viaggiare, mettere a reddito. In più, quel corpoesteso ha il gran torto di appartenere a tutti e di non poterprodurreredditopernessuno:quindi,letteralmente,sparisce."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Da tutto questo discende l’automatismo per cui lamanutenzione, quando va bene, si identifica con il restauro:meglio se spettacolare, e meglio ancora se di un capolavoro«assoluto».E,invece,ilmigliorrestauroèquellochenonsifa:chenonsidevefare,grazieaunaconservazioneprogrammataepreventiva.Ma c’è qualcosa di ancora più profondo. Il crollo della

Colonna dell’Abbondanza è simbolicamente avvenuto nellapiazza per cui si è prospettato un intervento violentemente«modernizzatore»,un’orrendaterrazza-astronavechesembravaprogettata apposta per essere rifiutata, quasi per impedire allaradiceognipossibilitàdi futurodellacittà.Traquestiduefattiesiste un nesso, e quel nesso è la perdita del senso dellafunzione civile della città di pietre.Cioè la negazionedel suostessoessere«città».L’incuria per i luoghi pubblici della città che non siano

feticcituristicièunindizioimportantepercomprenderecheadandareinfrantuminonèsoloilcorpomonumentale,maancheilcorposocialedellacittàdegliuomini.QuellocheChristopherLaschvedevanellecittàamericaneèorainpienocorsoinunacittàcomeFirenze:ilcorposocialesiframmentainconsorterieecerchiechiuse,benattenteanonaverenullaachefareconlealtrecomunitàpresentiincittà.L’ultimissimamodadellaclassedirigentefiorentinaècorrere

aiscrivereifigliaunascuolafrancesecheliisolielipreservidalla città. La secessione delle élite avanza velocemente, e ilvecchioprogettocomunitarioedegualitariodellacittàdipietrecostruita dai nostri padri sembra condannato all’oblio. È perquesto che non siamo più capaci di vedere alcun nesso trapatrimonioecittadinanza,trailpassatoeilfuturo,tralepietreeil popolo: «Tutte le pietre della città nemica / Le pietre e il"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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popolodellacittànemica».

[21] Antonio Tabucchi, Gli Zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze,Feltrinelli,Milano1999,pp.8-9.[22] Antonio Tabucchi, «Lettera ai ragazzi di Firenze», in Aa. Vv., Feltrinelli perFirenze,Feltrinelli,Milano1993,p.71.[23]JeandeLaBruyère,Icaratteri(1688),Einaudi,Torino1981,p.305.[24]www.youtube.com/watch?v=uZub-7ulikc[25]Florens2012.Studiericerche,Bandecchi&Vivaldi,Pontedera2012,p.3.[26]LaNazione,3novembre2012.[27]IlTirreno,25giugno2011.[28]LaRepubblica,cronacadiFirenze,28luglio2011.[29]Ibidem.[30]GiorgioVasari,«Degl’accademicideldisegnoedell’opere loro» (1568), inVitede’piùeccellentipittori,scultoriearchitettori,nelleredazionidel1550edel1568,acuradiRosannaBettariniePaolaBarocchi,StudioperEdizioniScelte,Firenze,VI,1987,p.248.[31] Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa (1967), Libreria EditriceFiorentina,Firenze1988,p.65.[32]AlessandraCivai,DipintiescultureincasaMartelli,OpusLibri,Firenze1990,p.114.[33]Ibidem.[34]LenotazionibiografichecheseguonosonoperlopiùtrattedaAugustoAlfani,«IlprincipedonTommasoCorsini.CommemorazionelettanellasaladiLucaGiordanoil14dicembre1919»,inAttidellaSocietàColombaria,1918-20.[35]Ivi,p.10.[36] Dall’articolo 12 del contratto di vendita del Palazzo Corsini allo Stato, inTransuntidell’AccademiadeiLincei,VII,1883,p.337.[37]DallaletteradelbibliotecarioQuerciaGiovanniLamidel5febbraio1755,incuisi descrive minutamente la Corsiniana, in Olga Pinto, Storia della BibliotecaCorsinianaedellaBibliotecadell’AccademiadeiLincei,Olschki, Firenze 1956, p.

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34.[38]AugustoAlfani,«Ilprincipe...»,cit.,p.8.[39]Ivi,p.10.[40]LeonardoSciascia,Alfabetopirandelliano,Adelphi,Milano1989,p.86.[41]CarloCattaneo,Lacittàconsideratacomeprincipioidealedelleistorieitaliane,inOperescelte,acuradiDeliaFrigessiCastelnuovo,IV,Einaudi,Torino1972.[42]MarcBloch,Apologiadellastoria,omestieredistorico (1949),Einaudi,Torino1998,p.36.[43]GiacomoLeopardi,Pensieri,31marzo1827.[44]Stendhal,Rome,Naples etFlorence (1826), a cura di PierreBrunel,Gallimard,Parigi1987,p.284.[45] Gian Antonio Stella, «La fattoria di Lorenzo il Magnifico, scoperchiata eabbandonata»,CorrieredellaSera,19novembre2012.[46]TheodorAdorno,Minimamoralia.Meditazionidellavitaoffesa (1951),Einaudi,Torino1994,pp.51-52.[47]CorriereFiorentino,9marzo2011.[48]28marzo2011.

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Io vidi in Firenze uno chestrascinando,amodadibestiadatiro, come colà è stile, un carrocolmo di robe, andava congrandissima alterigia gridando ecomandando alle persone di darluogo;emiparve figuradimoltiche vanno pieni d’orgoglio,insultando agli altri, per ragioninon dissimili da quella checausava l’alterigia in colui, cioètirareuncarro.

Giacomo Leopardi, Pensieri,XVIII

ILPRIMONONCITTADINO

IlpatrimonioartisticocomearmadidistrazionedimassaPerqualchetempo,dopolasuaelezioneasindacodiFirenze,èsembratocheMatteoRenzipotesseaverelaforzadicambiareildestino della città. Alcuni ingenui hanno pensato che«rottamare»lostatopresentedellecosepotessevolerdireancherompere con lo sciacallaggio del passato, e ricominciare acostruireunfuturodiverso.Io ero tra quegli ingenui: ed è per questo che, nonostante

moltisegnalinegativi,hoaccettatol’invitodelsindacoaparlareallastazioneLeopolda,nelnovembre2011.Quella convention, quintessenzialmente post-politica (tra

spezzonidicartonianimatiedifilmanniOttanta),erapensata"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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come una sorta di gigantesco brain-storming per il nuovoleader: ciascun oratore aveva cinqueminuti per spiegare cosaavrebbe fatto se fosse stato presidente del Consiglio deiMinistri.Di fronte aGiorgioGori (l’ex direttore diCanale 5,allora guru di Renzi) che mi guardava perplesso in piedi inprimafila,iolessilepocheparolecheseguono:

Se io fossi presidente del Consiglio, la prima cosa che farei sarebberivoluzionareilpattosocialedegliitaliani.

Oggi,infatti,accantoallaCostituzione(econtrodiessa),c’èunaccordononscritto,maferreo,chepermetteamoltissimiitalianidinonpagareletasse.IlSole 24 Ore ha stimato questi soldi in 120 miliardi di euro per il 2011.Quandosidicechenoncisonosoldiperlasalute,lascuola,lamagistratura,leforzedell’ordine,nonsiprendeattodiunaineluttabilecatastrofenaturale:non è un terremoto, o un’alluvione.No: è una scelta fatta a tavolino, è untacito patto sociale. Preferiamo lasciare la ricchezza a pochi, e negarla albilanciopubblico,cioèatutti.

Con quei 120 miliardi di euro si potrebbero fare molte cose. Da storicodell’arte,ioneprendereisubito,diciamo,cinque,perattuarel’articolo9dellaCostituzione: «La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artisticodellaNazione».

Unicopaesealmondo,l’Italiahamessol’artetraiprincipifondamentalidellasuaCostituzione.Eperchél’hafatto?Nonperchésiabella,enonperchésiaunalevadellosviluppoeconomico.

Einvecesonostatequestelerispostedegliultimitrent’anni.Alcoro,elitarioeunpo’snob,dichiesaltavalabellezzadell’artefineasestessa,harispostouncetopoliticounito(daVeltroniaBondi,masperononaMatteoRenzi)neldirecheilpatrimonioerailpetroliod’Italia,echedunqueservivaafarsoldi.Sonostatiduetradimentisimmetricidell’articolo9:perchéentrambivolevanoin qualche modo privatizzare il patrimonio di tutti. I miei colleghi snobvolevano che quel patrimonio fossemantenuto da tutti, ma goduto solo dapochi eletti. I politicihannodato inmanoquelpatrimonioapoche impreseprivate,checihannofattosoldi,masoldiperloroenonperilpatrimonio.Ilrisultatodituttociòèunadoppiacatastrofe:ilpatrimoniocadeletteralmenteapezzi (a Pompei,ma non solo: in quasi ogni centro storico italiano), e si è

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diffusa l’ideache l’artesiaun lussoperricchi.LoscriveIlGiornale controchi difende Sant’Ambrogio di Milano da un parcheggio interrato a cinquepiani, ma lo dice anche la Cgil toscana a chi cerca di spiegare che si puòcostruireuncapannoneindustrialesenzadistruggereuninsediamentoetrusco.

Ecco,conqueicinquemiliardiiovorreiconvinceregliitalianichel’artenonèun’industria, non è un luna park e non è il caviale: perché se così fosse laCostituzionenonladifenderebbe.

Recuperare, restaurare, rendere accessibile e comunicare (cioè rendercomune) il patrimonio vuol dire attuare la Costituzione: restituire cioè aicittadinilasovranitàpienasuunbenecomunecheèunapartefondamentaledella loro identità. E non penso solo ai musei, che contengono la parteminoritariaepiùsanadelpatrimonio:pensoallechiese,aipalazzi,aicastelli,allepiazze,all’immensotessutoartisticoestoricofusoconl’ambientechefadell’Italiaunpaeseunicoalmondo.Restituireagliitalianiquestopatrimonionon vuol dire dar loro un lusso superfluo, vuol dire attuare l’eguaglianzacostituzionale e dare loro qualcosa per cui valga la pena vivere, e chesottraggaalmenounapartedellavitaaldominiodeldenaroedelmercato.

Lemaestredellascuoladell’infanzialohannospiegatobenissimoamiofiglioFilippo. Ogni animale ha una tana – gli hanno detto – e anche gli uominihannounacasa:anzigliuominisonoisolichenehannodidue tipi.C’è lacasa di ogni famiglia, o di ogni individuo.Ma poi c’è una casa di tutti.AFirenze, gli hanno spiegato, quella casa si chiama Palazzo Vecchio. È piùgrande e più bella di tutte le altre case e appartiene proprio a tutti: nonimporta se sono belli o brutti, poveri o ricchi, colti o ignoranti, maschi ofemmine,debolioforti.EnonimportanemmenosesononatiaFirenze.

Così, quando Filippo (che ha tre anni) passa per piazza della Signoria, midice:«Babbo,PalazzoVecchioècosìbelloperchéèdi tutti».Ecosì,grazieallascuola(cheèunascuolapubblica),Filippoeisuoicompagni(metàdeiqualinon sono italiani)non imparano solo la lingua italiana fattadiparole:ma imparano anche che in Italia c’è un’altra lingua. Una lingua fatta dipalazzi, chiese, quadri e statue che appartengono a tutti. E imparano chequellalinguanonserveadivertireiricchi,maserveafarcituttieguali.

EognivoltacheFilippoavràlatentazionedidimenticarselo,basteràguardarelaTorrediArnolfo,ericordare:sePalazzoVecchioèditutti,èproprioveroche siamo tutti eguali. Perché è a questo che serve la storia dell’arte, è aquestocheserveilpatrimonioartistico,benecomune.

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Un grande fiorentino, Piero Calamandrei, ha scritto che la Costituzioneitaliana contiene una rivoluzione promessa. Ecco, se fossi presidente delConsiglio attuerei davvero l’articolo 9: e quella rivoluzione inizierebbe arealizzarsi.

Fossi stato un poco più scettico, o un po’ meno vanitoso,

avrei capito che non dovevo accettare quell’invito. Il miodiscorso produsse, sì, l’idea numero 63 (intitolata alla«Funzione civile del bello») di quella sorta di embrionalepre-programma di governo che uscì dalla Leopolda. Ma nonprodusse nient’altro. E, anzi, nelle settimane e nei mesisuccessivivennecontraddetto,semprepiùmacroscopicamente,dalleideeedall’azionediMatteoRenzi.Tuttoeracominciatonell’agostodel2010:Renzisabeneche

quandolacittàèsvuotataeabbrutitadall’afa,proprioalloraèilcasodisfoderareletrovatepiùpittoresche.ARomatrionfava(sifaperdire)lapoliticadeibeniculturali

del ministero Berlusconi-Tremonti-Bondi, che girava sui duecardini di una monetizzazione sfrenata e di una devoluzioneregionale del patrimonio artistico. Dal giovane sindacodemocraticodiFirenzesarebbestato lecitoattendersiunaveraalternativaaquestalinea:e,invece,cosafa?Puntasulfeticciopiù feticcio che c’è – il solitoDavid diMichelangelo. E cosadice? Dice che il David è del Comune, che è statoproditoriamente rapito dallo Stato, e che questo Stato cattivodeve restituirne subito la proprietà ai fiorentini. O almeno gliintroitidelbigliettodichilovaavedere.Oalmenoilventipercento. E sarà proprio nel famigerato pranzo di Arcore del 6dicembre 2010 che Renzi ottiene – da un Silvio Berlusconiinteressatoatutt’altro–chepropriounquintodiqueisoldisiadevolutoalComunediFirenze.

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Rivendicando la proprietà materiale del David e la suarendita annuale,Renzi ha accettato dimuoversi sul terreno diBondi, il quale aveva affidato la Direzione generale per lavalorizzazionedeibeniculturaliall’amministratoredelegatodiMcDonald’s Italia. In altre parole, il conflitto con Bondi fucercatoinnomediinteressi,nondivalori,diversi.SeBondielasua valorizzazione puntavano sul David (era di pochi mesiprima l’infelice campagna pubblicitaria che mostrava ilfeticcione sollevato in volo da alcuni elicotteri, con la scritta:«Senonlovisiti, loportiamovia»),cisisarebbeaspettatocheRenzi non si concentrasse sulla stessa icona, ma parlasse deltessuto diffuso, coeso e unitario che le dà senso. Se Bondiparlavadirendite,cisisarebbeaspettatocheRenziparlassedisignificatiprofondi,superandoilconcettoambiguoepericolosodi«beneculturale»erecuperandoquellodi«operad’arte»,chenonserveafarequalcosa(aprodurreunarendita)maaessereeadiventarequalcosa(piùumani,piùcivilie,magari,anchepiùfelici).SeBondiconsentivalosmembramentodelpatrimonio(edunque dell’identità) nazionale, ci si sarebbe aspettato che ilRenziaspiranteleadernazionalerivendicassepropriolastaturaitaliana delDavid, non la sua «fiorentinità». Vale la pena dinotarecheiproventidelfeticciocheBerlusconieBonditolserodal bilancio statale venivano indirizzati al bilancio diCapodimonte, a Napoli: il quale museo, grazie al leghismogigliatodiRenzi,sitrovòdaungiornoall’altrosenzanemmenolacartaigienica.Apparve chiaro che non c’era alcun progetto culturale che

andasseoltrel’eternagestionedellarenditadelpassatoeavesselafantasiadiimmaginareunfuturoincuiilpatrimonioartisticofiorentinonon fosseun inertegiacimentoda sfruttare,maunaviva forza morale offerta all’Italia e al mondo: «IlDavid ai"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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fiorentini»fuilprimo,orribilemessaggioallapanciadellacittà.Nuova estate, nuova arma di distrazione di massa. Il

protagonista è ancoraMichelangelo, che solo poi farà posto aLeonardo.Alla fine del luglio del 2011, il sindaco arringa i venditori

ambulanti di SanLorenzo, e sfodera un’ideona: costruiamo lafacciata della basilica laurenziana secondo il progetto diMichelangelo.L’effettobombamediaticaègarantito: inpocheoreilnomedelgiovanepoliticodiRignanosull’Arnofailgirodel pianeta. Peccato che l’idea di costruire, cinquecento annidopo, la facciata michelangiolesca di San Lorenzo fosse unacazzatamonumentale.Lachiesanonhaalcunbisognodiavereunafacciata,vistochelasuaincompiutezzaèormaistoricizzataed è entrata nell’iconografia della città. Imodelli, i disegni, icontratti e le lettere buonarrotiani non sono certo sufficienti acreareunorganismoarchitettonicocheabbiaqualchechancediessere davvero «di Michelangelo», per non parlaredell’insormontabileproblemadellestatueedeirilievi.Perciòèimpossibile costruire ora la facciata «di»Michelangelo senzacreare un falso tremendamente kitsch: sarebbe esattamentecomescrivereunconcertodiBachbasandosisusuoiappuntiesu qualche pentagramma di suo pugno, o come avere unascalettadettagliataequalcheversodiuncantomaistesodellaCommedia,evolerloscrivereoggi.Maammettiamochedotarediuna facciataSanLorenzosia

una buona idea: perché allora non indire un concorsointernazionale al massimo livello possibile? Nemmeno lefacciate del Duomo e di Santa Croce (citate a sproposito dalsindaco) furono realizzateutilizzandoprogetti di secoli prima:nonostante lo stile neogotico (qui particolarmente infelice),furono immaginate comeopereoriginali di artisti viventi, non"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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come atti di necrofilia artistica. E, comunque, quelle duefacciate non appartengono certo alla fase più alta e ispirantedella storia cittadina, ma sono anzi illustri documenti delripiegamentodiFirenzesusestessa.E il punto era proprio questo.Anche laFirenze diRenzi si

rivelava condannata a cibarsi, cannibalescamente, del proprioglorioso passato: sfruttandolo senza comprenderlo, usandolosenza amarlo. Il vero, imperdonabile peccato di quelladisinvolta operazione di marketing politico-mediatico estivononeraaverparlatoaspropositodiMichelangelo:era,invece,lapreterintenzionaleconfessionediaverelasolita,immutabile,mortiferavisionediunaFirenzeprovincialissima,schiavadellapropria immagine turistica e sempre più appiattita suDisneyland o LasVegas.Altro che rottamazione: cimancavasolo che Renzi posasse la prima pietra della facciata lau-renzianaindossandounodeigrembiulidacucinaconiltorsoeil sesso delDavid che si vendono a ogni angolo della kasbahturisticafiorentina.Maèassaiinteressanteconsiderareperunattimol’epilogodi

questoaneddotostrapaesanoestivo.QuandolaSoprintendenzaarchitettonica fecegarbatamentenotareche la leggeescludevaogni competenza comunale sulla venerabile basilicabrunelleschiana,lareazionediRenzifustizzita.Rispolverandoil grido di «Firenze ai fiorentini», il tutto si concluse conl’invocazione grottesca di un referendum in cui i cittadinidicessero sì o no aMichelangelo.Quello scontro è stato solounodeitantichehaoppostoilsindacoallevariesoprintendenzefiorentine, e soprattutto alla più potente, quella del PoloMuseale guidato da Cristina Acidini. Appare naturale che unsindaco di Firenze determinato a innovare sia costretto amisurarsi con il potere consolidato e ramificato della"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Soprintendenza. Si è potuto, anzi, salutare con favore il fattocheneldibattitopubblicodellacittàsiaaffioratafinalmenteunacritica aperta alla gestione dell’Acidini (e implicitamente aquella di Antonio Paolucci, della quale si proseguonoepigonicamente gli indirizzi, e sulla cui sostanza il lettore haavutomododi farsiun’ideanellepaginededicateallavicendadellacollezioneMartelli).Iostessohodenunciatol’incredibilepasticciochehaportato

laSoprintendenzadiFirenze,el’Acidiniinprimapersona,afaracquistare allo Stato un crocifisso ligneo seriale di primoCinquecento con la grottesca attribuzione al solitoMichelangelo.[49]Malastrategiadelsindacomiranonagettareilbambinocon

l’acquasporca,bensì,piùcruentemente,adaffogarcelodentro.L’obiettivo (poi dichiarato esplicitamente nel programmarenziano per le primarie) è quello di sopprimere, o quasi, lesoprintendenzedevolvendoneipoteriaglientilocali,comuniintesta.Insomma,unaresadeicontitrasciacallidipassato.La linea anti-tutela statale di Renzi si alimenta

dell’opposizione retorica tra Firenze e Roma, edell’affermazione di una priorità del potere elettivo su quellache viene sprezzantemente definita «burocrazia»: il che rendeevidente la purissima subalternità culturale nei confronti dialcunedelleparoled’ordinemesse incircolazionedalladestrapiùincivile.Gridare«gliUffiziaifiorentini»(edunque«Breraai milanesi» – come farà poi Ornaghi, nel suo, lontanissimo,stilepretesco–o«Capodimonte ai napoletani»o«iBronzidiRiace ai calabresi») significa dimenticare che il patrimonioartistico ha avuto e può ancora avere nel futuro un ruoloprimario nella creazione, o nella rigenerazione, dell’unitànazionale. Quando, nel 1519, indirizzò una celebre lettera al"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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papafiorentinoLeoneXpersupplicarlodiprendersicuradelleantichitàdiRoma,Raffaellodefinì ilpatrimoniomonumentale«quel poco che resta di questa antica madre della gloria egrandezza italiana».[50]Non romana,ma italiana. Ed è proprioper questo che è importante che la conservazione e la tuteladelle opere sparse per la penisola restino saldamente affidatealloStatocentrale,edunquealsistemadellesoprintendenze.Lacontrapposizionetrailpotereelettivoeifunzionaridella

Soprintendenza ha, invece, un sapore inconfondibilmenteberlusconiano. Come è noto, nella visione populista eplebiscitaria del padre-e-divoratore della destra italiana lamaggioranza nell’urna scioglie l’eletto da ogni vincolocostituzionale e legale, elevandolo al di sopra di tutti gli altripoteri, quasi che anch’essi non scaturiscano, seppure piùmediatamente,dallasovranitàpopolare.Ebbene, il sistema della tutela del patrimonio artistico

italianoèstatoprogettatoproprioperresistereallepressionidelpoterelocale,peresserneunopportunocontrappeso.Nontuttodeve essere nella disponibilità dellamaggioranza di turno: e imonumenti sono proprio la tipica cosa che deve rimanernefuori. Essi sono stati edificati dai nostri padri e appartengonoancheacolorochenonhannol’etàpervotare,ocheaddiritturadevono ancora nascere (e, nel caso di Firenze, perfinoall’umanitàtutta).Nonapparepoinégiustonésaggiodelegittimareilpersonale

delle soprintendenze trattandolo alla stregua di una sordaburocrazia che tenga in ostaggio l’arte del popolo fiorentino.Nella stragrandemaggioranza, al contrario, si tratta invece dipersoneche (in cambiodi stipendi indegnidi unpaese civile)mettono una grande professionalità al servizio dellaconservazione e della dignità culturale delle opere e del"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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territoriochesonoloroaffidati.Tuttecoseche,però,suonanoaraboalleorecchiediRenzi.Il

qualeètornatoainvocarelasovranitàpopolarenellaterzaballaspaziale sul patrimonio artistico fiorentino. Per portarsi avantirispetto all’estate, alla fine di febbraio del 2012 il sindacosottopone al Consiglio comunale un provvedimento davverovitaleperlacittà:ripristinarel’anticapavimentazioneincottodipiazza della Signoria a Firenze! Ancora una volta, sul pianostoricositrattadiunamadornalesciocchezza:damoltidecenninessunosisognadi farruotare indietro le lancettedellastoria,debarocchizzando le chiese gotiche, o uniformando le piazzenellostilediunodei loropalazzi.Eannullare iduesecolichehanno storicizzato le pietre volute dai Lorena sarebbeesattamente la stessa cosa. Ma questa replica in tono minoredella sparata sulla facciata michelangiolesca ha qualcosa diancorapiùcinico:perchédopolafiguraccia laurenzianaRenzisapeva benissimo che piazza della Signoria non sarebbe maitornata al cotto, ipotesi già bocciata, in passato, dalMinisteroperiBeniculturali.Ma facciate e lastre impallidiscono di fronte alla madre di

tutte le strumentalizzazioni della storia dell’arte, la paginapiùnera nei rapporti tra arte e potere nell’Italia degli ultimidecenni:latragicomicacacciaalLeonardofantasmadiPalazzoVecchio,lafarsadellaBattagliadiAnghiari.

NeroLeonardoQuandosisenteunanotiziasuLeonardodaVinci,vieneormaidamettermanoallapistola.Dopo la buffonata della caccia alle ossa della Gioconda

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(intesa come modella), e i banchetti delle firme per avere inprestito la stessa Gioconda (intesa come quadro), alla finedell’agosto (ma guarda un po’!) del 2011 riaffiora un anticotormentonefiorentino:laricercadellaBattagliadiAnghiari.Ora l’impresa è guidata dall’ingegnere fiorentino (ma

trapiantato in California) Maurizio Seracini – che datrentacinque anni ne ha fatto la propria ragione di vita – esoprattutto dal sindaco Matteo Renzi, che dietro il muro delSalone deiCinquecento intravede non un’opera d’arte,ma ungigantescotrampolinomediatico.Per fare la cronaca, non dico la storia, dei vari tentativi

novecenteschi di evocare il fantasma della Battaglia perantonomasianoncivorrebbelostoricodellacriticad’arte,ma–di volta in volta – uno psicologo di massa, uno psichiatraespertodi fissazionimaniacali, un espertodi comunicazioneemarketingpolitico.Nel 1503 Pier Soderini, gonfaloniere della Repubblica

fiorentina, chiese a Leonardo di raffigurare – nella Sala delConsiglio Grande di Palazzo Vecchio, sulla parete chesovrastavaiseggidelgoverno–unadellebattaglieattraversolequali i fiorentini avevano salvato la loro amata libertà: quelladel 29giugnodel 1440, quando imilanesi furono sconfitti adAnghiari.IlVinci,chedovevagareggiareconilgiovaneMichelangelo,

vollesperimentareunatecnicapittoricacheavevareinventatoapartiredafonticlassicheecheavrebbedovutogarantirealsuomurale una vita più lunga. Invece fu un disastro: già durantel’esecuzione,ildipinto,comescriveGiorgioVasari,«cominciòa colare, di maniera che in breve tempo [Leonardo l’]abbandonò».[51] Rimase visibile – per un po’ – solo unmeraviglioso viluppo di cavalieri che lottavano strenuamente"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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per uno stendardo. Mezzo secolo dopo, il duca Cosimo Iincaricò proprio Giorgio Vasari di trasformare quella grandesala:eilrisultatofuilSalonedeiCinquecento.L’idea di ritrovare quell’apice dell’arte di Leonardo può

apparire romantica, ma se la si guarda con un po’ di sensocriticoappareantistorica,velleitaria,pericolosaedemagogica.È da escludere che Vasari, che venerava Leonardo, abbia

nascostounsimilecapolavoro.Egliaveva tutti imezzi tecniciper tagliare il muro e salvare il dipinto: lo fece con maestriquattrocenteschi (come Domenico Veneziano a Santa Croce;Botticelli e Ghirlandaio nella chiesa fiorentina di Ognissanti)che certo amava assai meno del Vinci, da lui stesso esaltatocome padre della maniera moderna. È vero che Vasarisovrapposeunapropriapalad’altareallaTrinitàdiMasaccioinSantaMariaNovella,masitrattavadiundipintomobile,nondiunaffresco.SolounamentalitàdaCodicedaVincie lanostrainfantileillusionediesserealcentrodellastoriapossonoindurcia credere che egli abbia seppellito un tesoro sotto un muroinamovibile:perqualefuturo,eaqualescopo?EcheunocomeAntonio Paolucci abbia dichiarato a Repubblica che Vasaripotrebbeinveceaverlofatto,e«perfareunfavorealsuoamicoMichelangelo»,[52] dimostra che ormai guardiamo alRinascimento attraverso la lente della Hollywood degli anniSessanta. Molto più semplicemente, l’intervento vasarianodimostra che nel 1560 di quello sventurato, grandissimoLeonardonondovevarestarepiùnulla.Insecondoluogo(particolaretragicomico),nellabibliografia

specialistica non c’è accordo sulla parete sulla quale sitrovavanoiseggidelgovernoechedunqueospitòlaBattaglia:allostatoattualedeglistudiapparetuttaviapiùverosimilechesitrattassediquellaoccidentale,[53]enondiquellaorientalesucui"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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nell’autunno del 2011 comincia a lavorare l’équipe guidatadall’ingegnerSeracini: ilquale,d’altraparte, è statocoinvoltoin precedenti campagne di ricerca condotte proprio su quellaparete.E anche se le indagini avessero segnalato qualche indizio

dietrogliaffreschivasariani:checosasarebbesuccesso,aquelpunto? Non era davvero difficile immaginare l’enormepressionemediaticaegliappetitidimarketingchesisarebberoscatenatinelComuneesullaSoprintendenzadiFirenze:inunacittàincuisiraccolgonofirmeinstradaperilprestitodiMonnaLisa, cosa sarebbe accaduto di fronte alla prospettiva (perquantolabilissima)direcuperareunLeonardomonumentale?Sisarebbecertorischiatodidistruggereunodegliambientipiùaltie conservati del Cinquecento europeo: l’opera di quel Vasaricheproprionel2011sicelebravaconfiumidimostreeretorica,machepochimesidoposaremmostatiprontissimiabuttareamareinnomediLeonardo.Varrà anche la pena di ricordare che le sale di Palazzo

Vecchio versano in uno stato vergognoso: gli affreschi delQuartieredegliElementisonoinpessimecondizioni,lepitturedelTerrazzodiSaturnocadonoletteralmenteapezzi,daisoffittiaffrescati delle scale pendono i fili elettrici. Lo stesso Salonedei Cinquecento è arredato e illuminato come una salaparrocchialediprovincia,e,quandovienesera,lestatue(anchequellediMichelangelooGiambologna)sembrano inafferrabiliombrecinesi.Ma è certomeno facile andare in televisione governando il

reale (per esempio attraverso la manutenzione ordinaria) cheinducendo sogni collettivi in cui i Leonardo attraversano lepareti,e lefacciatediMichelangeloprendonoformacomepermagia.Elatelevisioneèilveromotorediquestastoria."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Nel settembre 2011 Renzi e il suo assessore alla CulturaGiulianoDaEmpolieranovolatinegliStatiUniti (ovviamentein business class a spese pubbliche) per vendere al NationalGeographic il«pacchettoLeonardo».Gliamericanieranostatiben lieti di aggiudicarsi, con lamisera elargizione di 250.000euro alle casse comunali, l’esclusiva mondiale di questamacchina mediatica milionaria. In una città insanabilmenteprovinciale come Firenze anche i direttori dei giornali localicredonocheNationalGeographicfacciaricercascientifica,masarebbe bastato guardare il loro recente documentario su unamateria storico-artistica toscana (l’imbarazzante cold caseintitolatoCaravaggio.Ilcorporitrovato)percapirechesitrattaormaisolodiintrattenimento«culturale»dicassetta.Grazie al viaggio americano dei due brillanti imbonitori

fiorentini, la caccia al Leonardo perduto ha avuto il singolareprimato di essere la prima ricerca «scientifica» guidata da unpoliticointandemconunproduttoretelevisivo:TerryGarcia,ilvicepresidentediNationalGeographicche,neimomenti topicidella vicenda, è apparso sul proscenio accanto a un Renziattraversato solennemente, quanto grottescamente, dalla fasciatricolore.Alla fine di novembre il sindaco dà l’ordine di bucare gli

affreschi di Giorgio Vasari. Per farlo, tuttavia, ha bisognodell’assenso della soprintendente di Firenze, Cristina Acidini.Per capire se la cosa è tecnicamente ed eticamente possibile,quest’ultimaa chi si rivolge?Alla soprintendentepro-temporedell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che insiemeall’IstitutoCentraledelRestaurodiRomarappresentailverticedella conservazione delle opere d’arte in Italia.E chi è quellasoprintendente pro-tempore? Ma sempre Cristina Acidini, laquale–nonsorprendentemente–autorizza laCristinaAcidini"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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soprintendentediFirenzeadautorizzareilsindacodiFirenzeabucareVasari.Ma, a differenza del pasticciaccio brutto del finto

Michelangelo acquistato da Bondi su indicazione della stessaAcidini–unverotrionfodelconformismoedeltradimentodeichierici–nell’ancorpeggiorepasticciodelLeonardofantasmasiètrovatoalmenounostoricodell’artedispostoanongettarealleortichelapropriaeticaprofessionale.Una funzionaria delMinistero per i Beni culturali ha fatto

come lo scrivanoBartlebydiMelville:hadetto:«Preferireidino».Ehacosì inceppato lagioiosamacchinadaguerrachesiapprestava a conficcare alcune sonde nel corpo vivo dellapitturadiGiorgioVasari.Lafunzionarianoneraunaqualsiasi,ma la responsabile per i dipinti sumurodell’Opificio,CeciliaFrosinini.E la sua formale«letteradi rimostranza» indirizzataallaAcidini il 23 novembre 2011 è cosìmorale e illuminantechemettecontoriportarlaperintero.

In merito alla richiesta avanzata dal Comune di Firenze perché l’OpificiodellePietreDuresovrintendaasaggidaeffettuarenellapareteestdelSalonedeiCinquecento, affrescata daGiorgioVasari, al fine di effettuare indaginiendoscopiche alla ricerca delle ipotetiche sopravvivenze della Battaglia diAnghiaridiLeonardodaVinci,aisensidelDPR10gennaio1957,n.3art.17,chiedochesianoacquisiteagliattidell’Istitutoleseguenticonsiderazioni.

1. la scrivente, e più in generale l’Istituto in nessuna delle sue componentitecniche, scientifiche o storico-artistiche hamai ricevuto alcuna copia delleindaginiscientifichecondotteallaricercadelmuraleperduto;

2.taliricerchesonostatealtresìcondottedaterzi,istituzioniosingoli,senzaalcuncoinvolgimentodell’Istituto,néinfaseprogettuale,néinfaseesecutiva,néinfaseinterpretativa.

3. comunicazioni sommarie sono state presentate esclusivamente in fase diproiezione di slides Power Point da parte dell’ingegner Seracini nel corso

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della riunione tenutasi presso il Comune di Firenze il 16 novembre 2011,indettadalSindaco.Lapresentazionenonequivaleovviamenteallamessaincomune dei dati, e preclude ogni loro valutazione seria. Nel corso dellasuddetta riunione, inoltre, non vi fu alcuna disponibilità da parte dell’ing.Seracini ad un sia pur minimo contraddittorio, o integrazione delleinformazionifornite.

4. il sopralluogo finalizzato alla valutazione dello stato di conservazionedell’affresco diVasari (nonostante la disponibilità dimostrata dal personaletecnico dell’OPD che, nella persona di Alberto Felici, assistente tecnico-scientifico,sièrecatoaPalazzoVecchiopereffettuarloinungiornofestivo,domenica 20 novembre 2011) sottolinea la necessità di approfondimenti evalutazioni che non possono essere compiute nei giorni individuati daComuneesponsorcomeutiliall’iniziativa.

Ritengopertantoche:

a. l’Istituto non sia stato messo in condizione di esprimere la propriavalutazione tecnico-scientifica sulla validità della ricerca proposta, e quindisiastatoconculcatoilsuoruoloscientifico;

b. l’Istituto non sia stato messo in condizione di esplicare il proprio ruolotecniconelvalutarelapercorribilitàdelleoperazionirichieste;

c.all’Istitutononsiastatoconcessodidecidereinpienaautonomia,suffragatada serie e informate considerazioni scientifiche, se partecipare o no ad unaattività che prevede anche la possibilità di giungere alle ricercheendoscopiche attraverso accesso dal fronte, praticando strappi di superficiepittoricaeforinell’intonacovasariano.All’istitutoquindièstatonegatoilsuoruolodiorganodellaconservazione,imponendoglidioperaredanneggiamentialla superficie pittorica attraverso strappi non motivati da considerazioniconservative.

In considerazione di quanto su esposto esprimo il mio dissenso fermo neiconfronti delle operazioni e delle attività che mi possano venire impostesecondolesceltediEnteLocaleesponsor,echeritengolesivedelmioruoloprofessionaleescientificoecontrarieallefunzionicheloStatomichiededisvolgerenell’ambitodellaricercaedellaconservazione.

ÈdifficilepensareaunafunzionariadiSoprintendenzacome

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auna(minuscola,percarità)eroinaborghese.Nell’immaginariocollettivo–devastatodavent’annidiberlusconiano«padroniincasa propria» – i soprintendenti sono avvertiti come grigipassacarte che ci impediscono di fare quel che ci pare dellenostre città, o delle nostre case. In circostanze come questa,però, ci accorgiamo che se il nostro patrimonio resiste –malgradotutto– lodobbiamoaquestasortadi«chiesabassa»deifunzionaridisoprintendenzache,operandoinmodofedelealdettatocostituzionale,cercaditenertestaaipoterilocaliealtradimentodeiproprisuperiori.E,quandosuccedechepersonecomeCeciliaFrosininifanno

illorodoverefinoinfondo,ilpoterelocalenongradisce.Inunaconferenza stampa tenuta nel Salone dei Cinquecento il 30novembre 2011, Renzi la attacca a testa bassa, senzanascondere, anzi sventolando comeun vessillo, la vera naturadella «ricerca»: «Per non capire questa importante azione dimarketing per Firenze bisogna essere proprio... e ci siamocapiti».[54] Nella stessa occasione, Terry Garcia concede: «Sedavveroc’è,sifaràinmododitenereinsiemesiailVasaricheilLeonardo».[55]Edavaibrividivedereunproduttoretelevisivoamericano che, in Palazzo Vecchio, soppesava di fronte aimedia di tutto il mondo il destino del Vasari che c’è, e delLeonardochenonc’è.Era evidentemente troppo, e il 3 dicembre Italia Nostra

presentò un duro esposto alla Procura della Repubblica diFirenze. L’associazione chiedeva alla magistratura di valutarese l’«operazione sensazionale che necessariamente passaattraverso lasiapurparziale lesionedella integrità fisicadegliaffreschivasariani»nonsiesponga«allasanzionedell’art.635(primoesecondocommasub3)delcodicepenale,cheappuntopunisce il danneggiamento delle cose di interesse storico o"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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artistico».L’esposto,firmatodall’allorapresidentenazionalediItalia Nostra Alessandra Mottola Molfino, conteneva ancheun’analisiassaipenetrantedeiverimeccanismidellavicenda:

Èpalese infatti che non si tratta di corrispondere alla doverosa esigenza direstauro come definito nell’articolo 29 del Codice dei beni culturali e delpaesaggio, l’unico ammissibile «intervento diretto sul bene attraverso uncomplessodioperazioni finalizzateall’integritàmaterialeedal recuperodelbenemedesimo».La finalità, al contrario, concepitaeperseguitaall’esternodellasede istituzionaledeputataalla tutelaedaessanoncontenuta,e infinesubita, è quella, che ben si può dire politica, della costruzione del grande,spettacolare evento di vasta risonanza mediatica, immaginato capace diesaltareilprestigiodellacittàe,perchéno,dichil’amministra.Unafinalitàdi«marketing» (secondo le parole dello stesso Renzi) che sacrifica la primaistanza della tutela, quella conservativa, e che comporta una inammissibilelesioneallaintegritàfisicadelbeneculturale(l’affrescodelVasari).

Qualche mese più tardi la Procura di Firenze archiviòl’esposto,conlacuriosamotivazionecheglistessirestauratoridell’Opificio che avevano materialmente bucato gli affreschi,avevanopoigarantitoaicarabiniericheVasarinonavevasubitoalcundanno:allafacciadellaterzietàdellaperiziatecnica.Ma l’esposto aveva comunque provocato un’altra reazione,

assaipiùimportante–inquestospecificocaso–diquelladellamagistratura:lasonnolentacomunitàinternazionaledellastoriadell’arteaquelpuntosisvegliòdavvero,esischieròaccantoaCeciliaFrosininieaItaliaNostra.All’inizio di dicembre un appello raccolse in pochi giorni

oltre quattrocento firme dei maggiori storici dell’arte delmondo, inclusi i conservatori di musei come il Louvre, laNationalGallerydiLondra,ilMetropolitandiNewYorkeipiùimportantistudiosidiLeonardoeVasari.L’appello,rivoltoallasoprintendenteAcidiniealsindacoRenzi,suonavacosì:

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Desideriamo esprimere la nostra grande preoccupazione per la sortedell’affresco di Giorgio Vasari in Palazzo Vecchio a Firenze che in questigiornivienebucatoapiùripreseneltentativodirintracciarequelchepotrebberimanere della Battaglia di Anghiari di Leonardo. La dissociazione delladottoressaFrosinini,responsabiledelsettorepitturemurariepressol’Opificiodelle Pietre Dure, ha mostrato che all’interno dell’Opificio stesso non c’èaccordo sulla natura e sui rischi di questi interventi. Riteniamo del tuttoimprobabile cheVasari abbia sigillatoqualcosadi ancora leggibile sottounmuro,ecipreoccupachesianostatiadirpocosottovalutati ipiùattendibilirisultati della ricerca storico-artistica, i qualimostrano che laBattaglia eraconogniverosimiglianzasullapareteoppostaaquellacheorasistaforando.Condividiamodunqueleragionidell’espostopresentatodaItaliaNostraallaProcuradellaRepubblicadiFirenze,echiediamoallaSoprintendenteCristinaAcidini e al SindacoMatteoRenzi di fermare i lavori, e di non riprenderlisenzaaverinsediatounosservatorioterzo,formatodaautorevolispecialistidistoriadell’artedelRinascimento.

La reazione internazionale fu enorme: ricordo che mentre

cercavodivedere la superaffollatamostradiLeonardo (!)allaNational Gallery di Londra, fui pregato di recarmiimmediatamente negli studi della BBC, per spiegare inun’intervista le ragioni dell’appello (che avevomaterialmentesteso). Il giocattolomediatico globale costruito dal sindaco diFirenze si era rivelato un’arma a doppio taglio. E sel’osservatorio,naturalmente,non fu realizzato, lacampagnadiforaturadelVasarisiinterruppedavvero.I risultati delle analisi condotte sul materiale prelevato

attraverso i fori praticati fino a quel momento arrivaronoall’iniziodimarzo2012,manonfuronopresentatiinunarivistascientifica bensì nell’ennesima, strombazzatissima conferenzastampaconvocatanelSalonedeiCinquecento,allaqualeRenzisi fece accompagnare dal gonfalone delComune, puerilmente

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trascinatonelridicolo.In quell’occasione il team guidato dall’ingegner Maurizio

Seraciniannunciòdiavertrovatodietrol’affrescodiVasariuna«intercapedine». Era tutto tranne che una novità: il fisicodell’universitàdiFirenzeMassimilianoPieraccini,inventoredelradarconcui lostessoSeraciniavevaanniprimascandagliatoquellaparete,dichiaròche«ladiscontinuitàc’è,masull’interapareteest,enonc’ènessunastrutturalocalizzatachepossafarpensareaunanicchiaperproteggerequalcosa.SemplicementeVasari ha costruito un muro addossato a una parete»preesistente.Ma il clou dell’annuncio riguardò i frammenti di pigmenti

chesarebberostati rinvenutisuquelsecondomuro.APalazzoVecchio era emerso il nero: ma non c’entravano i fondi cheproprio inqueigiorni il tesorieredellaMargherita,LuigiLusi,dicevadiavermessointascaancheaMatteoRenzi.No,erail«neroLeonardo»:quellousatonellaGioconda.Ora,ancheammessochequeicampioni, inferioriaun terzo

di millimetro, fossero davvero dei pigmenti (il che, comevedremo,nessunosapràmai),nullapermetterebbedicollegarlia Leonardo (e non a una qualunque decorazione pittoricapresente nell’antica sala). L’idea che una certa composizionechimica sia la «prova» della presenza della Battaglia diAnghiarihapiùachefareconlapropagandacheconlascienza.Per fare una simile affermazione (comunque concettualmentespericolata,perchéLeonardononavevaun’esclusivachimica),civorrebbeunalungaanalisidifferenzialechedovrebbebasarsisubanchedatidifattoinesistenti.In ogni caso, uno dei pochi luoghi dove un’indagine del

genereavrebbepotutoesserecondottaèun’istituzionepubblica,esitrovaproprioaFirenze:èl’OpificiodellePietreDure,che"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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haalsuointernolerarissimecompetenzescientifiche,tecnichee storiche il cui serrato confronto è necessario per provare avenire a capo di simili, complicatissime ricerche. E, invece,quando – durante quella conferenza stampa – un giornalistachiesealnuovosoprintendentedell’Opificio,MarcoCiatti,cosapensassedeirisultati,questirisposechenonpotevaesprimersi,perchéall’Opificiononerastatadatalapossibilitàdiripetereleindagini. I risultati provenivano, infatti, da un laboratorioprivato di Pontedera di cui si serve la Piaggio (non propriol’apicedellaricercascientificaapplicataallastoriadell’arte!),enoneranostativerificatidanessunistitutoterzorispettoalteamdiunaricercachelostessoRenziavevadefinitofinalizzata«almarketing».Leevidenzescientifichesiassodanoprovandoeriprovando,

dicevaGalileo:mainquestocasononc’eranoelementinéperapprovare, né per disapprovare, si doveva semplicementecredere,comesicredeaunarticolodifede.Ealloraproviamoacredere che trivellando a casaccio Vasari siano saltate fuoripropriolesostanzecheappaionointestaall’elencocheGooglesputa quando si digitino nel campo di ricerca le paroleLeonardo e pigments. Sia pure un tale miracolo, ma alloraperché Maurizio Seracini e Matteo Renzi non avevano fattoripeteregliesperimentiall’Opificio?Sullabasediquestidati«aprovadibomba»Renzichieseal

ministro Ornaghi di fare della ricerca della Battaglia diAnghiariunadellepiùgrandiecrucialiquestionidellapoliticaculturale di questo Paese. In questi toni sobri e misurati erafinalmente possibile leggere un progetto per la crescita delpaese:ilGrandeFratellodellastoriadell’arte.Ma,attenzione:siannunciavaassaibreveilpassodalrealityshowversolarealtàpiù cruda. A margine della conferenza stampa, il sindaco"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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dichiarò alla Reuters di sperare che la tecnologia avrebbepermessodiammirarecontemporaneamenteLeonardoeVasari,ma che, dovendo scegliere, lui avrebbe scelto Leonardo. Nelmitico laboratorio di Pontedera si era evidentemente svolto ilprimoesperimentodieugeneticadellastoriadell’arte.Nonostante tutto questo, i titoli della stampa italiana,

l’indomani,furono–alsolito–proniedentusiasti:tuttioquasiparlavanodi«prove».IlpiùentusiastafuArmandoTorno,chescrissesulCorriere

dellaSera: «chepoi lapitturamurale sia scomparsa, ononcisia, o si vedano solo i frammenti, poco conta. Là lavoròLeonardo».L’inventoredel«manifestoperlacultura»delSole24 Ore (motto: «la cultura fattura») continuava in questitermini:

LaBattagliadiAnghiarihatrovato–giustamente–degliesperticheinvitanoalla prudenza. Nessuno, però, potrà fermare ricerche, sondaggi, ipotesi, ilgiallo internazionale che si sta alimentando, i non addetti ai lavori cheaggiungonoconfermealleloroipotesi.QuelcheLeonardohasolopensatoègià realtà. Quel che ha lasciato interrotto diventa laboratorio. Anche difantasia.[56]

RenzieTornocoglievanonel segno:quelcheoggidavvero

buca lo schermo è il mistero, non la realtà; la distrazionesuggestiva,non laverificaempirica; l’evasione fantastica,nonla critica del reale.Vince chi parla solo alla parte irrazionale,insomma, non chi cerca di costruire e difendere argomentimisurabili. E poco importa se stiamo parlando non diCagliostro,madiLeonardo, lacui interavisionedelmondosipotrebberiassumereinquestasuafrase:«Certoilcimentodellecosedovrebbe lasciardare la sentenziaalla sperienzia».[57]Se i"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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media fossero stati alla «esperienza», cioè alle regole dellaconoscenza scientifica, la clamorose «prove» dell’esistenza invita della Battaglia di Anghiari annunciate nella conferenzastampadiRenzisarebberoscomparsecomenevealsolemolteoreprimadell’uscitadeigiornali.Ma ormai il vero obiettivo dell’azionista forte

dell’operazione,cioèNationalGeographic,eraraggiunto:il20marzo venne trasmesso in mondovisione il documentario chediede come una notizia, anzi come una verità scientifica, ilritrovamento del Leonardo perduto. Quel rosario di enormitàmeriterebbediesserecommentatominutoperminuto:manonsi può non dar conto almeno del passaggio in cui MaurizioSeracini ferma un trapanatore, nel timore che sia andato cosìlungodaforarel’intattaBattagliadiAnghiarichesiimmaginasubitodietro,cosìpatinatadaesserprontapertuttelecopertinedelmondo.Autosatira?Temodi no.Ovviamente né in quellatrasmissione,né(piùgravemente)nelsuosuccedaneoprodottodal servizio pubblico Rai – e cioè una puntata dell’abissaleVoyager di Roberto Giacobbo – si fece alcun cennoall’opposizione della comunità internazionale degli storicidell’arte. Ma è in fondo comprensibile: cosa c’entral’intrattenimento blockbuster con la ricerca scientifica? Dopoaver mandato a dormire alcuni milioni di persone di tutto ilmondo con la ferma convinzione che di lì a pochi mesiavrebberopotutovisitareilcapolavororitrovato,leoperazioni,nelSalone,sifermano.È in piena estate, come sempre, cheRenzi rilancia.E lo fa

conunaletteraincuichiedeallasoprintendenteAcidinidipoterfarealtribuchi suVasari: tantoeranocerti idati sbandierati amarzo. Se all’Italia è toccato il «presidente operaio», Firenze"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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nonsfuggeal«sindacostoricodell’arte».Nonconoscoaltricasi(beninteso, nelle democrazie occidentali) in cui il capo di ungoverno (per quanto cittadino) firmi una lettera ufficiale inqualitàdiresponsabileegarantediunaricercascientifica.Èciòche avviene nella missiva del 18 luglio, che ha trasformatodefinitivamente la sua personalissima«caccia alLeonardo» inuna ricerca di Stato (e Maurizio Seracini in uno storico-scienziato di corte).[58] «Siamo in presenza di una serie di datiaccertati», scrive il sindaco storico dell’arte. Un’affermazionedecisamente spericolata, che serve a coprire un’ammissioneclamorosa: «il quantitativo dimateriale prelevato nei punti dipassaggio individuati dall’Opificio non è risultato sufficienteper ulteriori analisi di laboratorio, motivo per il qualedovrebberoessere effettuatinuoviprelevamentidi campione».E questa è sostanzialmente una dichiarazione di bancarottascientifica:èlacandidaconfessionechelaconferenzastampadimarzo e il documentario con il qualeNationalGeographic hamessoaredditoilsuosostegnoall’operazioneeranofondatisuun esperimento non ripetibile. Già, perché se anche i nuoviprelievisiripetessero,ese«percaso»l’Opificionontrovasselestesse sostanze, a quel punto la vicenda si avviterebbe in uneternostallotrachipotràprovarecheoranoncisonopiù,echicomunque continuerà a sostenere di averle trovate,ma poi diaverle (destino cinico e baro!) del tutto consumate nelmiticolaboratoriopontederese.Infine, Renzi scrive che il «professor Maurizio Seracini»

avrebbe pubblicato tale ricerca «su riviste scientifiche». El’allusione è aMedicea, una rivista il cui direttore non è unostorico dell’arte né uno scienziato,ma il giornalista fiorentinoportavoce di Cristina Acidini, autore di libercoli infarciti dimadornalisfondonistorico-artistici."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Lamedesima Cristina Acidini rispose che non si potevanofarenuovifori,machesipotevanosemmaireinfilare lesondein quelli ormai aperti, e prelevare altro materiale per nuoveanalisi.Difronteaquestaequilibrata,ancheseunpo’ipocrita,rispostadellaSoprintendenza,Renzialzòiltiro,eaFerragostoscrisse un’irrituale letteraccia all’evanescente ministroOrnaghi[59] che diceva: «Caroministro, la città di Firenze nonaccetterà mai...», per continuare in questi termini: «Non leabbiamochiestolaluna»,lasuaèuna«posizionepilatesca».Eancora «se Ella e i suoi collaboratori preferiscono prenderetempo, non esprimendosi, non sarà la mia amministrazione agiocare al rinvio», perché «noi siamo seri». E poi la bordatafinale:«seilministrooggihapauraadautorizzareciòchevieneautorizzato costantemente in tutti i restauri del mondo,aspetteremochecambiGoverno».Ornaghi,inverità,nonavevafatto proprio nulla (il che, bisogna riconoscere, gli riuscivaperfettamente). Ma il rottamatore non distingue tra decisionitecnico-scientifichedeifunzionaridelMibacecompetenzedelministro: per lui tutto è nella disponibilità della politica.Cioènellasua.Quindiprendecartaepenna,egiùinsultiaOrnaghiinnomeepercontodella«città»(concuisiidentifica,comeilReSoleconloStato).E la lettera è un testo chiave per chi vuol capire Matteo

Renzi,ilpiùincredibileportatoresanodiculturachesimuovasulla scena della politica italiana: nel senso che ne parla incontinuazionesenzaesserneminimamenteaffetto.«Lericerchedell’ingegner Seracini, supportate dalla città di Firenze [...]hanno prodotto risultati inoppugnabili [...] sotto il Vasari c’èun’opera pittorica». Falso. Come si è visto, Seracini haprelevatodietroilVasarideicampionichehafattoanalizzareinlaboratori di sua fiducia, e poi ha comunicato (in conferenza"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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stampa,non in sede scientifica, si badi) che era stato rivenutodel colore, e un colore che avrebbe usato solo Leonardo.Nessun laboratorio terzo ha potuto fare delle controanalisi, edunquebisognafidarsidellaparoladiunteamsponsorizzatodauncanaledidocufiction.EorachelaSoprintendenzadiFirenzegliconcederebbedireinserirelesondeneiforigiàpraticatisulVasari,edunqueglioffrirebbeunachancedipoterfinalmentedare un corpo scientifico a questa carnevalata, ebbene Renziche fa? La butta in rissa, e insulta Ornaghi dicendo che o sistacca Vasari o niente. Un modo scomposto di usciredall’angolo e di gettare sabbia mediatica negli occhi degliosservatori internazionali, che a questo punto cominciano aperdersi nei meandri di una vicenda sempre più italicamentesurreale.«Per correttezza ho il dovere di dirLe» – è ancoraRenzi a

Ornaghi – «che laCittà pubblicherà la ricerca di Seracini».Equesta è davvero meravigliosa: una città che pubblica unaricercascientifica.NemmenonellaRussiasovieticailcontrollodell’autorità politica sulla ricerca e sulla conoscenza era cosìdiretto.Renzinonpromuove,nonsostiene,nonauspica:no,luipubblica, come se fosse il CNR o un intero dipartimentouniversitario.IlmunicipiodiParigiconcedeborsedistudiocheconsentono a giovani italiani che studiano, non so, il grecodicondurreliberamentelalororicerca:ilComune,anzilaCittà,diFirenzeseneguardabene,mapubblicadirettamentelepropriericerche.Ametà settembre, si smontanomestamente i casotti di tubi

InnocentidacuiilsindacodavalacacciaalLeonardofantasmadi Palazzo Vecchio: tutto nel più rigoroso silenzio stampa.AncheipiùneutraliosservatorisupponevanocheRenziavesse"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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qualche asso nella manica, vista tanta sicumera. E tutti sichiedevanocome,allafine,nesarebbeuscito.Oralosappiamo:quando rischiava di diventare evidente che le provestrombazzateinmondovisionenonavrebberorettoaunminimoesame terzo, Renzi ha rovesciato clamorosamente il tavolo:«Non trovo Leonardo, perché non mi lasciano lavorare!» Laretoricaèesattamentequelladiunberlusconianonativo.LacittàdiRenzinonformacittadiniconlasuastoriaeconla

sua arte pubblica, ma produce clienti con la caricatura dellaricercascientificaapplicataaun’artemoralmenteprivatizzata.C’èdelmetodoinquestafollia.

VeltronipiùBerlusconiPiùancoradelladinamicadellaleggendadelneroLeonardo,èilluminante la retorica con cui Renzi ha promosso, difeso,celebrato l’impresa in un ampio post scriptum della suanewslettertelematicadel7dicembre2011.Le ideecentralidiquel testohannopoi innervatoStilnovo.

LarivoluzionedellabellezzatraDanteeTwitter,illibrocheilsindaco ha pubblicato presso Rizzoli nell’aprile 2012. Questo«appassionato invito a rivoluzionare la politica» (come lodefiniscelaquartadicopertina)èbasatopropriosulnessochestaalcentrodelpresentelibro:quellotracittàecultura.ComehanotatoClaudioGiunta,Stilnovorivela«unuomochefadellaculturaunodeipilastridelsuoprogrammapolitico,mache,perle cose che scrive e per ilmodo in cui le scrive, non sembraavere alcuna dimestichezza coi libri, né con ciò che i libriinsegnanoveramente».[60]Il sindaco di Firenze ha, di Firenze, un’idea da turista

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semicolto. Il panorama dalla riva sinistra dell’Arno è «lacartolina più bella di Firenze»[61] e ilDavid è stato pensato daMichelangelo per «impreziosire»[62] il Duomo. Duomo che, cispiegaRenzi,

non è solo laCupola.Ci sono decine di particolari curiosi intorno alla suarealizzazione [...] L’angelo seminascosto che solleva il braccionell’inequivocabile gesto dell’ombrello. Avete letto bene: sulla facciata delDuomoc’èunangelochemandaaquelpaesechiloguarda.Nonèstrepitoso?[63]

Laddove la categoria del «curioso» è ancora più eloquente

delle idiozie iconografiche: anche in PalazzoMedici Riccardi(sededellaProvincia,cheRenzihaguidatoprimadisbarcareaPalazzo Vecchio) «ci sono molte affascinanti curiosità».[64] Fauna certa impressione che il sindaco recepisca Firenzeattraverso questa aneddotica sbracata da ciceroni abusivi,un’aneddotica condita di inevitabili strafalcioni. Tutti hannonotatocheRenzicredechelabattagliadiGavinanadel1530sisiasvoltanellapiazzaGavinanacheleèdedicataaFirenze:macrede anche – per dirne solo alcune – che piazza SantissimaAnnunziatasiastatadisegnatadaLeonBattistaAlberti,[65]cheilritrattodiDantenellacappelladelBargellosiastatodipintodaGiotto (lo si pensava cento anni fa),[66] o che «ancora oggil’espressione “il tocco” a Firenze indichi le 13»[67] perché aquell’oratuonavauncertocannone(enon,comeèovvio,perilsingolorintoccodellecampaneedegliorologi).Se questa è la tenuta dei dati di fatto, non è difficile

immaginare quella dei giudizi: cheRenzi,manco a dirlo, nonlesina.Esonosempregiudizidrastici.

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LaCasadiDanteaFirenze,peresempio,èinsopportabileperchéè«dichiaratamenteunfalso»deltardoOttocento:«nonsoquantopossainteressarealmondod’oggiunariflessionesulrapportotrailTrecentoelastoricizzazioneottocentesca».[68]QuindiRenzivorrebbeaddiritturademolirla,esiscagliacontrolesovrintendenzeche«noncelalascianoabbattere».[69]Fosseperlui,Firenzesarebbetuttauncantieredifacciatemichelangioleschechesorgonoedi«schifezze»checadono:«Ètuttofigliodeitempi:allorasipotevanobuttargiùpiazzeedistruggeremura,oggisidevonorispettareemeriteschifezzeprotette–nonsisabeneperché–daunnobilevincolo».[70]Fossestatoperlui,anzi,Firenzenonavrebberiavuto,dopolaguerra,ilpiùbellodeisuoiponti:«IpontiaFirenzesonotuttifalsi,eccezionfattaperPonteVecchio,esonostatiricostruitiperchéminatiefattisaltaredainazisti.Nonèstatoforseunattodiscutibilequellodicopiareilprogettodell’AmmannatiperilPonteSantaTrinita?»[71]Qui,semplicemente,Renziriveladinonsaperedicosastaparlando:eforseconfondeinconsciamenteisuoiprogettidifalsistoricimichelangioleschiconlameticolosaricostruzionediun’operadocumentatissimaattraversolefotografie,edicuifuronoripescateperfinolepietreinArno.Vittimadelfeticismodegli«originali»–esoprattuttodiunaspaventosarozzezzaintellettuale–egliusaacasacciolecategorie«vero»,«falso»,«copia».EdimenticachelagenerazionedeinostripadrienonnihavolutoriscriverequelbranodiFirenze(forselasuapiùprodigiosacernieraurbanaepaesistica)com’eraedov’era,proprioperchéerastatoannullatodall’incarnazionestoricadelmaleassoluto.Daquandoèrinato,quelpontemeravigliosononèsolounmonumentodelCinquecento(ilcheèatuttiglieffetti,nonostantelaricostruzione),maèancheunmonumentocontemporaneo:unmonumentoallavolontàeallacapacitàdiresisterealmale,di

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vincerloediricostruirelaciviltà.LafortunadinascereovivereaFirenze,eancorpiùl’onoredigovernarla,dovrebberoimporrealmenoildoverediimpararnelalingua.ElalinguadiFirenzeèilsuotessutomonumentale:chetuttiisuoicittadinidovrebberosaperleggereeparlare,eisuoiamministratoridovrebberoperfinosaperscrivere.Èunalinguachehailsuovocabolario,lasuagrammaticaelasuasintassi:regoleinscindibilmenteetiche,civili,estetiche.Ilpuntononèl’astrazionedelBelloconlaBmaiuscola,malacapacitàdiintendereeparlareunalinguastorica.

La caccia al Leonardo si basa sulla stessa, paurosa,confusionediidee.Renzi – il quale consegna senza reticenze ai posteri la sua

stroncatura diMonna Lisa: «diciamo la verità: la Gioconda èpiù enigmatica che bella»[72] – parte dalla certezza che gliaffreschidiVasari,volutidaquell’insensibilediCosimoI(«Mail granduca non è interessato a tutte queste sottigliezzeartistiche»[73]), non siano «capolavori assoluti», e dunque sipossanoagevolmentesacrificare:

Rimanga fra noi, non è che l’opera pittorica del Vasari nel Salone sia uncapolavoro assoluto. Tutto è tranne che la scuola del mondo, insomma.SostituirequelLeonardodaVincicheconicavallidiAnghiariincantamezzaEuropaconlaBattagliadiScannagallo(giàilnomeètuttounprogramma)ècometogliereLionelMessiperinserireunqualsiasiterzinodell’Albinoleffe.Solochecertecosesidevonotacere,altrimentiglispecialistisiarrabbiano.Equindisiatecortesi,fatefintadinonaverloletto.[74]

Accantoaigiudiziestetici,Renziesibiscele«prove»storiche

dell’esistenza e dell’ubicazione della Battaglia di Anghiari:«Vasarilasciaunindizio.Inunabandiera,invisibiledaterraal"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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granduca, e a tutta la sua corte [...] si leggeuna scritta che leanalisiconfermanocoeva.Edèunascrittachemette ibrividi:“cerca trova”».[75] Questo breve brano merita un’analisi piùapprofondita.Ilsensoèquesto:RenzipensacheCosimoabbiaordinatoaVasarididistruggerelaBattagliadiAnghiariperchérappresentava una vittoria repubblicana, e che Giorgio abbiadisobbeditoalducalimitandosiacoprirel’intatto«capolavoro»leonardesco,einserendounmessaggio(il«cercatrova»)pergliIndianaJonesdelfuturo.Edèincredibilecheisuoiconsiglieri,i suoi ghostwriter e i suoi editor gli abbiano permesso dicoprirsidiridicolofinoaquestopunto.Inprimoluogo,infatti,questaidearivelacheRenzivededavverolastoriaattraversolalente di format come Voyager, considerandola cioè un vagopentolone di gossip, complotti emisteri. Il sindaco-ricercatoreignora che – seguendo il modello di Augusto – Cosimo nonabbatteva, ma venerava, e contemporaneamente svuotava disignificato, i simboli repubblicani. E invece crede che Vasariabbiavolutoepotutolasciarciunmessaggio«dinascostodallacommittenza»,[76]un’ideachecontrastainmodoinsanabileconirudimenti elementari del senso storicogenerale, e della nostraconoscenza particolare del rapporto tra Cosimo e Vasari. Insecondo luogo,nessunohamessoal correnteRenzi cheesisteunaletteraturastoriograficarelativaaquellabandieraverdeconlascritta«cercatrova»,concuiVasarialludealleinsegneverdidonatedalrediFranciaaiseguacidiPieroStrozzisconfittidaCosimo, su cui era ricamato il verso di Dante «Libertà vocercando, ch’è sì cara», e lo fa «con pesante ironia [...] peralludere alla falsa ricerca di libertà dei fuoriusciti, divenutistrumentostranieroecheoratrovavanoilgiustocastigo».[77]Ma il passaggio forse più interessante dell’ispirata tirata

renzianaèquello relativoai«brividi»provocatidalla scoperta"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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di essere i primi a intendere il messaggio cifrato vasarianorelativo al capolavoro di Leonardo. La ricerca, intende direRenzi, è un fatto di pancia: guidata dalle emozioni e volta aprodurrealtreemozioni.Piùingenerale,esserecolti,perRenzi,vuoldireessere«stupitidalmistero»:[78]elasortedellaBattagliadiAnghiariè«ilpiùgrandemisterodellastoriadell’arteedelRinascimento».[79] La cultura è la ricerca della «bellezza»: unabellezzafuoridaltempoedallastoria,perché«seèmortanonèbellezza,almassimopuòesserestoriadell’arte,manonsuscitaemozione».[80] Emozione nel lessico intellettuale renziano è ilvero sinonimo di cultura: «l’identità di un popolo si basainnanzitutto sulla suacultura, sulle sueemozionichederivanodaunidemsentire».[81]PerRenzilaculturaèproprioquelladellatelevisione più scadente: complotti, misteri, templari e santigraal.Evasione,vaghezzamisticheggiante,suggestioneabuonmercato.Nessunoglihainsinuatoildubbiochestudiarelastorianon

servaaemozionarsi,maaeducarsiall’esattezza,allapresasulreale, alla capacità di modificarlo. Al contrario, egli la esaltacomeunlibrodeisogniedellapropagandachenonservepiùacrescere e ad accettare e comprendere la complessità, ma acancellare le tracce del tempo e a rimanere eternamenteimmaturi.Nonunostrumentoperformarecittadiniconsapevolidotatidisensocritico,maunmezzopercontinuareaplasmareun pubblico passivo, destinatario perfetto di una martellantepropagandacheinvitanonapensare,maasognare.OvviamenteRenzi non inventa unmodello culturale,ma si

limitaa interpretareun trattodominantedella sottoculturapopdel nostro tempo, fondata «sulle parole d’ordinedell’infantilismo corrente»:[82] quella di Fabio Volo o diAlessandro Baricco, per rimanere a due suoi sostenitori. E,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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d’altra parte, questa onda lunga aveva già travolto la politicaitaliana, soprattutto grazie al più mediatico dei leader dellasinistra, quel Walter Veltroni che è uno dei modelliriconoscibilidel rottamatore fiorentino.Edèappena ilcasodiricordare che era stato proprioVeltroni ad appaiare, nel titolodel ministero, i beni alle attività culturali (cioèall’intrattenimento, agli eventi, allo sport): un passo decisivoverso l’imbarbarimento della nostra idea di «cultura», ormaiidentificataconiltempolibero.«Iocredocheigrandieventiservanosempreperunacittàe

perunPaese»,[83]scriveinfattiRenziinStilnovo.Eselaretoricadel sogno e dell’emozione è schiettamente veltroniana, lacapacitàdicavalcareisognie leemozioniattraversoeventidisuccesso ricorda piuttosto l’attività di un Marco Goldin,l’instancabile produttore dimostre blockbuster nel Nordest, ilquale replica così alle critiche degli storici dell’arte: «Credonelleemozioni,nonnellaconoscenzaperpochisapienti».[84]La «ricerca della Battaglia di Anghiari» è stata prodotta

esattamentecomeunformatdell’impresarioMatteoRenzi,cosìcome la mostra Raffaello verso Picasso è un formatdell’impresario Marco Goldin. E questo è vero anchetecnicamente: la caccia al Leonardo ha un vero e proprioproduttore. Si tratta della società fiorentina Once Events,«agenzia di riferimento territoriale che supporta la ricercascientificaincorsopercontodiNationalGeographicSociety»:una società che ha sede allo stesso piano del palazzo di viaTornabuoni che ospita la Fondazione Florens (curiosacoincidenza, vero?). Once Events ha prodotto eventi comeFirenzeè...Natale!2012,oUnvignetoinPiazzadellaSignoria(celebrazionedeldecimoanniversariodelristoranteewinebardeiFrescobaldi):mahaancheorganizzato lasfilatadiStefano"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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Ricci agli Uffizi (vedi l’inizio del secondo capitolo di questolibro), e ha curato (cito il sito web della società) «lacomunicazioneinternazionaleperlapresentazionedelvolume:La Prima Medusa. Caravaggio». Quel libro sdogana comeautografaun’evidentecopia(incollezioneprivata,ovviamente)della celeberrima Medusa di Caravaggio agli Uffizi, con ilconfortodelpareredistoricidell’arteottimistiedelle

provescientificherilevatedaglistudidelProf.MaurizioSeracini,ingegnereedirettore del Center of interdisciplinary science for art architecture andarchaeology (UCSD), che ha illustrato sul maxi schermo, le fasi direalizzazionedell’opera,lesfumaturenonvisibiliadocchionudodiciocchedi capelli, ed ha sottolineato le difficoltà tecniche incontrate dal Merisidurante la realizzazione del capolavoro evidenziabili, per esempio, dallapresenzasul latosinistrodelvoltodiMedusa,diunocchiodifferentementeposizionatoedallaconseguenteinclinazionedifferitadellabocca.[85]

Insomma,traformatdellastessacasadiproduzionecisipuò

dareunamano,no?D’altraparte,MatteoRenzinonècapacedisalvarelelibrerie

fiorentineoilMaggioMusicale,madiorganizzazionedieventiseneintende.Nel2006,quandoerapresidentedellaProvinciadi Firenze, fece stanziare 1.850.000 euro per l’inauditobaracconedelGenioFiorentino.Ben1.050.000eurodiquestobudgeteranodestinatiallacomunicazione,affidataallasocietà«in house» della Provincia Florence Multimedia, diretta daMatteoSpanò,amicopersonalediRenzi.Spanò,oltreaesserepresidentedelcomitatonazionaledegliscoutcattolici,èanchesocio di Eventi6 (la società a responsabilità limitata di cui lafamiglia Renzi detiene la maggioranza delle azioni, e che ha

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incassato centinaia dimigliaia di euro dalComune di FirenzequandoRenzieragiàsindaco),[86]capodellasocietàdimarketingArteventiepresidentedelMuseodeiRagazzi(ovviamentepernominadelsuoamicoesociosindaco).Già, perché la cultura, oltre a essere sogno ed emozione, è

per Renzi anche una concretissima macchina da soldi daguidare senza andare troppo per il sottile. Si potrebbero faremolti esempi dell’occupazione sistematica dei luoghi dellacultura fiorentina durante i pochi anni dell’amministrazioneRenzi:mabasteràricordarechelaguidadelgloriosoGabinettoVieusseux è stata affidata all’ex assessore alla Cultura e spindoctordellacampagnadelleprimarieGiulianoDaEmpoli.Cheè un ragazzo intelligente: ma che sta al Vieusseux come iopotrei stare a un circolo del golf. Nel cda del Gabinetto, persovrammercato, Renzi ha piazzato pure l’ineludibile MarcoCarrai, amministratore delegato della potentissima FirenzeParcheggi (collocato dal sindaco anche nel Consigliod’amministrazione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze,cassaforte cittadina). E i casi sono due: o anche i parcheggidistillano sogni ed emozioni, o la gestione del sindacorottamatoreèuntantinovetero-lottizzatrice,edunquedeltuttoimpermeabileallavalutazionedellacompetenzaspecifica.Anchedaquesto,cruciale,puntodivista lo stilediRenziè

tuttotrannechenuovo.Manonèquestoche,qui,interessa.Premepiùsottolinearechesianellanewsletterdeldicembre

2011,siainStilnovolaretoricadolciastraelasuperficialitàpopalla Veltroni si saldano a una ben più truce maschera daCaimano.Renzinonamal’università,enemmenolascuola.Quandogli

capita di scrivere sciocchezze su Firenze, rassicura i lettori:«nonèchevidovetepreparareadunesameuniversitario,state"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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assaggiando una città».[87] Se deve spiegare che Dante è vivo,specifica che non è «noioso come la spiegazione di unprofessore arrugginito».[88] E, proprio lui che nomina gli amicisuoi alla guida delVieusseux e deimusei comunali, addita le«commissioni universitarie»[89] come il culmine dell’abiezionenepotistica(cosa,peraltro,spessovera).L’unica istituzione che disprezza più dell’università è la

Soprintendenza:

Laculturadovrebbeessereilbaluardodiunasfidaidentitaria.Maancheunascommessa economica in grado di creare posti di lavoro, di far crescere laplateadiutenti,dievitarel’arroccamentodellacastadellesacerdotesseedeisacerdotidellesovrintendenze.Sovrintendenteèunadelleparolepiùbrutteditutto il vocabolario della burocrazia. È una di quelle parole che suonanogrigie.Stritolaentusiasmoefantasiafindallaterzasillaba.Sovrintendentedeche?[90]

Professori e soprintendenti sono colpevoli di lesa maestà,

perchéhannoosatointralciarelamarciatrionfaledelmarketingdelle emozioni. Invece di rispondere ai più importanti storicidell’artedituttoilmondo,cheglihannochiestodismetteredibucaregliaffreschidiVasaripercercareilLeonardofantasma,il sindaco dirama una letterina piena di insulti verso questi«presunti scienziati», accusati di non essere «stupiti dalmistero» a causa di un «pregiudizio ideologico». E nel librorincaraladose:

Quellichecihannoetichettatocomecercatorid’orodiquelparticolareWestche si chiama marketing, senza fare lo sforzo di capire cosa muovesse lanostracuriosità,ovveroildesiderioprofondodicercareericercare,provareeriprovare,fallireeripartire.Ildesideriochecifaesseredonneeuominienonsolonumeriseriali.Epensoaglistudentidiquestiprofessoroni.Midomando

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conquale fiduciaascolterannoadesso le loro lezioni, le riflessionidicoloroche hanno anteposto la propria pigrizia alla realtà. Intanto Seracini hadimostrato che lì sotto, contro tutte le previsioni, c’è un dipinto. E se iprofessionisti dell’invidia non ci ostacoleranno troppo, riusciremo anche atirarlofuori.[91]

LaviolenzadenigratoriadiRenzièdavveroimpressionante:

se non siamo al «culturame» di Scelba, poco cimanca.Ma ilmodelloèmoltopiùimmanente:èSilvioBerlusconi,chenonacasoè ilpiùardentefandelgiovanerottamatore.Eilmodelloberlusconiano ispira sia la violenza con cui si attaccano i«professionistidellaculturachepretendonodifareapugniconla realtà e con l’innovazione», sia l’uso disinvolto di vere epropriemenzogne:già,perché,comesièvisto,Seracininonhadimostratounbelnulla.Eanchelaconclusione,pateticamentearrogante, della newsletter merita di essere ricordata, perchéteorizzal’estromissionedellacompetenzascientificainnomediuna gestione diretta della ricerca da parte della politica: «Chepeccato!Risolveremo ilmistero diLeonardo ancheper loro eperlalorovocazione.Perloro,nonostanteloro...»Questo vero e proprio odio per il sapere e i sapienti

meriterebbeun’analisiasé:ancheinquestocasoRenzinonfacheintercettareeamplificareunventochespiranelpaese.Unpaese che accetta e favorisce le differenze basate sul censo esullostatusereditario,edunqueledifferenzecontroilmerito,emal sopporta invece l’idea che esista un’élite fondata sullaconoscenza e lo studio: quell’élite dei «professionisti dellacultura», dei «professoroni» contro cui si scaglia Renzi.Rispondendo nel dicembre del 2012 alle incalzanti (si fa perdire) domande di Massimo Giletti, Berlusconi ha detto che«MarioMontièumanamentegradevole,ma è un professore»:

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unacolpairredimibile.Conquestadichiarazione,Berlusconihacoronatovent’annidiinsultiagliintellettualiitaliani.ERenzièbenavviatosullastessastrada.Come Goldin, Renzi crede nelle emozioni, non nella

conoscenzadeisapienti.Eisapienti,allora,sonod’intralcio.

[49]TomasoMontanari,AcosaserveMichelangelo?,cit.[50] In Francesco PaoloDi Teodoro,Raffaello, BaldassarCastiglione e la lettera aLeonex,NuovaAlfa,Bologna1994,p.66.[51]GiorgioVasari,Vite...,cit.,IV,p.33.[52]LaRepubblica, 31 agosto 2011.AOrazioLaRocca che gli chiede se «oltre aicolori, si potranno ricostruire anche le figure», Paolucci ineffabilmente risponde:«Credopropriodisì.E,quandocisiarriverà,saràveramenteungrandemomentoperlastoriadell’arte».[53]CfrsoprattuttoH.T.Newton,J.R.Spencer,«OntheLocationofLeonardo’sBattleof Anghiari», in The Art Bulletin, 64, 1982, pp. 45-52; Nicolai Rubinstein, ThePalazzo Vecchio, 1298-1532. Government, Architecture, and Imagery in the CivicPalace of the Florentine Republic, OxfordUniversity Press, Oxford 1995, pp. 41,110,115,nota314eappendiceVIII;FrancescoCaglioti,DonatelloeiMedici.StoriadelDavidedellaGiuditta,Olschki,Firenze2000,p.115.[54]www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=b1.11.30.17.01[55] www.ilsitodifirenze.it/content/901-anghiari-la-sonda-trova-2-cen- timetri-daria-oltre-laffresco-del-vasari[56]ArmandoTorno,«ImisteridellaBattagliadiAnghiaririaccendonolafebbreperLeonardo»,CorrieredellaSera,13marzo2012.[57] In Scritti d’arte del Cinquecento, a cura di Paola Barocchi, Ricciardi,Milano-Napoli1971,II,p.239.[58]CorriereFiorentino,18luglio2012.[59]La letteraè riportataqui:www.lanazione.it/firenze/cronaca/2012/ 08/13/758113-renzi_scrive_ministro_ornaghi_ricerca_sulla_battaglia_anghiari_sospesa.shtml[60] ClaudioGiunta, «Renzi, politica e incultura», Domenicale del Sole 24 Ore, 12agosto2012.

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[61]MatteoRenzi,Stilnovo.LarivoluzionedellabellezzatraDanteeTwitter,Rizzoli,Milano2012,p.9.[62]Ivi,p.52.[63]Ivi,p.105.[64]Ivi,p.110.[65]Ivi,p.123.[66]Ivi,p.41.[67]Ivi,p.30.[68]Ivi,p.34.[69]Ibidem.[70]Ivi,p.166.[71]Ivi,p.169.[72]Ivi,p.79.[73]Ivi,p.82.[74]Ivi,p.79.[75]Ivi,p.83.[76]Ibidem.[77] LionelloGiorgioBoccia, «Un inedito dello Stradano: la rotellaOdescalchi», inL’Arte,5,1969,pp.95-116(III).EoravediancheAlfonsoMusci,«GiorgioVasari:“Cercatrova”,lastoriadietroildipinto»,conun’appendicediAlessandroSavorelli,«FlorentinaLibertas,ultimoatto»,inRinascimento,LI,2011,pp.236-68.[78]NewslettertelematicadiMatteoRenzidel7dicembre2011.[79]Ibidem.[80]MatteoRenzi,Stilnovo,cit.,p.55.[81]Ivi,p.37.[82]ClaudioGiunta,«Renzi,politicaeincultura»,cit.[83]MatteoRenzi,Stilnovo,cit.,p.148.[84]IlGiornalediVicenza,4ottobre2012.[85]http://oncevents.com/ru/works/27/La-Prima-Medusa.-Caravaggio.html[86]MarcoLillo,«IlsistemaRenzi:amici,famiglia,potere.Eunfascicolosull’usodeifondipubblici»,IlFattoQuotidiano,8ottobre2012."******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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[87]MatteoRenzi,Stilnovo,cit.,p.23.[88]Ivi,p.35.[89]Ivi,p.40.[90]Ivi,pp.50-51.[91]Ivi,p.86.

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CONCLUSIONE

IlprimorappresentantedellagenerazioneBimBumBam[92]cherischiadiguidare l’Italia èunuomochenon sadi cosaparla.PaoloNorilohasuggeritoinunapaginailluminante:

Il nuovo libro diMatteo Renzi, che si intitola Stil novo, mi sembra moltodifficiledariassumere.Siapreconun’epigrafediCamus(«Labellezzanonfarivoluzioni, ma viene il giorno che le rivoluzioni hanno bisogno di lei») eparla di molte cose: di bellezza, di Firenze, dell’Italia, dell’America, delmondo.DiDante,diLeonardodaVinci,diMichelangelo,diSavonarola.Deifiorentini, dei toscani, degli italiani, degli americani. [...] Ecco: a me èsembratostranissimo,cheintuttele193paginediquestolibrosullabellezzanon sono riuscito a trovareuna frase chemi sembrassenondicobella, benfatta. A un certomomentomi è tornato inmente Camus quando, nei suoitaccuini,pensaaquelcheavrebbevolutoancorafare,nellasuavita,escrive:«Masoprattutto,soprattutto,rifareapiedi,conlozainosullespalle,lastradadaMonteSanSavinoaSiena,costeggiarequellacampagnadiuliviediviti,di cui sento ancora l’odore, percorrere quelle colline di tufo bluastro ches’estendono sino all’orizzonte, e vedere allora Siena sorgere nel sole chetramontacontuttiisuoiminareti,comeunaperfettaCostantinopoli,arrivarcidinotte,soloesenzasoldi,dormireaccantoaunafontanaedessereilprimosulCampoaformadipalmo,comeunamanocheoffreciòchel’uomo,dopola Grecia, ha fatto di più grande. Sì, vorrei rivedere la piazza inclinata diArezzo,laconchigliadelCampodiSienaemangiareancoraicocomeriperlestradecaldediVerona.Quandosaròvecchio,vorreichemivenisseconcessoditornaresuquellastradadiSiena,chenonhaegualialmondo,edimorirviinunfossato,circondatosoltantodallabontàdiquegliitalianiconosciuti,cheioamo».EmièvenutodapensarecheCamus,quandoparlavadellabellezza,eracomeunfalegnamecheparlavadellegno,sapevaquelchediceva.[93]

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Camus, straniero in Italia, ha una visione profondamente

civile della bellezza: una bellezza e una storia che gliappartengono,eacuisentediappartenere.IlfiorentinoMatteoRenzi ha della sua città quella che Christopher Lasch chiama«unavisioneturisticadelmondo[...]chenonèesattamenteunaprospettivachepossaincoraggiareun’ardentedevozioneperlademocrazia».[94] Nonostante tutta la stucchevole retoricavernacolaredell’appartenenza,Renzièprofondamenteestraneoallatradizioneculturalefiorentina,mentreèradicatissimonellaprassi dello sciacallaggio del passato che da due secoli è unmodo,forseilmodoprincipale,diesserefiorentino.Un leader che non appartiene alla città, e a cui la città non

appartiene. Un primo cittadino che è un non-cittadino. Allostessomodo,Renzinonhanullaachefareconilsuopartito,ilPartitoDemocratico.Piùprofondamente:Renzinonhanullaachefareconlamediazionedellaformapartito,epiùingeneraleconunpopolo.Ilsuomodelloculturaleèquelloditantesingoleindividualitàconnessedallatelevisione,nonquellodiunpopolochecostruiscel’eguaglianzacivicaesocialeinluoghipubblici.MatteoRenzihaunpostod’onoreinquestolibrononperché

siauncasounico:maperchéèl’esempiopiùparadigmaticodiun’involuzione generale. Usando il patrimonio storico eartistico della sua città come arma di distrazione dimassa adaltoimpattomediatico,ilsindacodiFirenzeèassairapidamentediventatoilpoliticoprofessionistapiùaproprioagionelviolareilsignificatociviledell’artedelpassato,clamorosamenteridottaadalienantefabbricadiclienti(e,inparticolare,diacquirentidiunformatpolitico).MaRenzièsolopiùbravoevelocedeglialtrisindaci:tuttele

cosiddette «città d’arte» italiane, piccole e grandi (da Padova,"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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dove i grattacieli minacciano la Cappella degli Scrovegni diGiotto,finoaSiracusa,doveilTeatroGrecovienetrasformatoin un autodromo in cui far rombare le Ferrari), si avvianovelocemente a diventare templi del mercato, strumenti didistruzione del senso critico, mattatoi della cittadinanza,fabbrichediclienti,setcinematograficiperturisti-comparse.PerCarloCattaneo (1858) lenostrecittàerano il«principio

idealedelleistorieitaliane»,[95]perGiulioCarloArgan(1972)il«fondamentounitariodellemanifestazioniartisticheitaliane»:[96]ma oggi nessuna forza politica sembra avere un progetto chenonsiailpotenziamentodellosfruttamentoturisticoattuale.E,almenoinquestacrucialemateria,ledifferenzeideologichetraRenzi, Orsoni, Alemanno e De Magistris si devono semmaicercarenellesfumature,nonnellasostanza.Alla fine del 2012 questo pensiero unico è stato riassunto

perfettamente nella deprimente e imbarazzante paginetta chel’AgendaMontiriservaall’«Italiadellabellezza,dell’arteedelturismo».[97] Nemmeno una singola parola è dedicata al valoreciviledelpatrimoniostoricoeartistico,mentre l’ideachiaveèche «investire nella cultura significa anche lavorare perrafforzare il potenziale del nostro turismo, poiché già oggicultura,bellezzenaturaliedenogastronomiasonoipilastridellanostraattrattiva».Nonc’ènientedinuovo:suquestodogmasifondal’industria

culturale che sta trasformando il patrimonio storico e artisticodellanazioneitalianainunaDisneylandcheformanoncittadiniconsapevoli, ma spettatori passivi e clienti fedeli. È a questodogmachedobbiamo laprivatizzazioneprogressivadellecittàstoriche(Veneziasututte),eun’economiadeibeniculturalichesiriducealparassitariodrenaggiodirisorsepubblicheintascheprivate,socializzandoleperdite(l’usuramaterialeemoraledei"******DEMO-www.ebook-converter.com*******"

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pochi «capolavori» redditizi) e privatizzando gli utili, senzacreare posti di lavoro,ma sfruttando selvaggiamente un vastoprecariatointellettuale.Ègrazieaquestodogmacheprosperanolestrapotentisocietàdiservizimuseali,lequalilavoranograzieaunopacosistemadiconcessioniestannofagocitandoanticheistituzioniculturaliecambiandoinsensocommercialelastessapolitica del Ministero per i Beni culturali. È in omaggio aquesto dogma che la storia dell’arte è mutata da disciplinaumanisticain«scienzadeibeniculturali»(einfineinunasortadilunaparkintellettuale),echeleterzepaginedeiquotidianisisono convertite in inserzioni a pagamento. Appare, insomma,realizzata la profezia di Bernard Berenson, che già nel 1941intravide unmondo «retto da biologi ed economisti dai qualinonverrebbetollerataattivitàovitaalcunachenoncollaborassea un fine strettamente biologico ed economico»; unmondo incui ci sarebbe stato spazio per «ricreazione fisiologica sottovarieforme,madicertononperleartiumanistiche».[98]Dastoricodell’arte,pensocheseilnostropatrimoniostorico

eartistico,ecioèiltessutounicodellenostrecittà,nongenerafuturo in termini di cittadinanza, integrazione, eguaglianzacostituzionale e vita sociale, allora non serve a niente, e nonvale la pena di conservarlo. Se la Firenze antica non genera,magarianchelacerandosi,unamoschea,mavienesterilizzataeliftataoscenamentenellunaparkdeiLeonardofantasma,onelset di lussodell’enogastronomia, alloraFirenze èvana, e anzidannosa.ErnstGombrichhascritto:

Secrediamoinun’istruzioneperl’umanità,alloradobbiamorivederelenostrepriorità e occuparci di quei giovani che, oltre a giovarsene personalmente,possono far progredire le discipline umanistiche e le scienze, le quali

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dovranno vivere più a lungo di noi se vogliamo che la nostra civiltà sitramandi.Sarebbepurafolliadareperscontataunacosasimile.Sisacheleciviltàmuoiono.[99]

Lamortedellecittàelasparizionedeicittadinisonoilprimo

sintomo della morte della nostra civiltà: il destino atrocedell’Aquila dimostra che siamo vicinissimi al punto di nonritorno.La Costituzione ha consegnato solennemente il patrimonio

storico e artistico ai cittadini sovrani: e forse è venuto ilmomentodiriprendercelodavvero.Perché è dal cuore antico delle cento città d’Italia che

potrebbepartirequell’azionepopolaredeicittadiniappassionatialbenecomunesucuiSalvatoreSettishascrittopagineardenti.[100]

Setornerannoadesseregovernatedaicittadinipericittadini,lenostre cosiddette «città d’arte» possono ancora resuscitare laloro funzione plurisecolare: possono di nuovo dare forma ealimentoaunavitacivilelacuimissioneprincipaledev’essere,oggi, quella di fornire un modello culturale alternativo almercato, di favorire l’integrazione tra italiani e immigrati, dipermettere la frequentazione reciproca di classi diverse ormaichiuseinluoghievitenettamenteseparati.Lenostrecittà, e la loroarte,nonservonoa trasformarci in

turisti,maafarcicittadinisovrani,eafarcituttiuguali.Èancorapossibile:dipendedanoi.

[92] L’allusione è al libro di Alessandro Aresu, Generazione Bim Bum Bam,Mondadori,Milano2012,unlibroutileacomprenderelamatrice«tvcommerciale»

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dellostilerenziano.[93]IlFattoQuotidiano,18aprile2012.[94]ChristopherLasch,Laribellione...,cit.,p.13.[95]CarloCattaneo,Lacittà...,cit.[96] Giulio Carlo Argan, Maurizio Fagiolo, «Premessa all’arte italiana», in Storiad’Italia,I,Icaratterioriginali,Einaudi,Torino1972,pp.734-35.[97]www.agenda-monti.it/proposals/19[98]BernardBerenson,Estetica,eticaestorianelleartidellarappresentazionevisiva(1948),Abscondita,Milano2009,p.28.[99] Ernst Hans Gombrich, «Discipline umanistiche sotto assedio. La crisi delleuniversità», inArgomenti del nostro tempo.Cultura e arte nel xx secolo, Einaudi,Torino1991,p.32.[100]SalvatoreSettis,Azionepopolare.Cittadiniperilbenecomune,Einaudi,Torino2012.

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INDICE

Premessa

Cittàsenzacittadini

EclissidiSiena:dacittadiniaclienti

MilanosenzaStato

Roma,ilcircomassimo

LadanzamacabradiNapoli

IpadronidiVenezia

L’Aquilanonc’èpiù

Firenze,lacittànemica

Sciacallidipassato

PessimiUffizi

Floruit

Solidevocazioni

Sciacallidititoli

Incapacidifuturo

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Ilprimononcittadino

Ilpatrimonioartisticocomearmadidistrazionedimassa

NeroLeonardo

VeltronipiùBerlusconi

Conclusione

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