L'orizzonte perduto - James Hilton

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James Hilton Orizzonte perduto Titolo originale: Lost Horizon Traduzione di Simona Modica Copyright 1935 by James Hilton Copyright 1962 by Alice Hilton Copyright 1995 Sellerio editore Palermo Da questo libro, nel 1937 Frank Capra trasse un film celebre, che giunse in Italia col titolo ShangriLa. Il film spinse molti a ritornare al libro (inseguendo una "sinergia" oggi banale, allora nuova). Ma il libro conserva un autonomo messaggio, e un'ambizione, nell'avventuroso intreccio, non solo spettacolare. ShangriLa è il monastero tibetano che ospita una antichissima e segreta città di saggi, raccolti da ogni parte del mondo, di sesso cultura religione e temperamento diversi, che meditano studiano vivono estremamente longevi e passabilmente felici senza inseguire un preordinato disegno

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Shangri La e l'utopia del paradiso.

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James Hilton

Orizzonte perduto

Titolo originale: Lost Horizon

Traduzione di Simona Modica

Copyright 1935

by James Hilton

Copyright 1962

by Alice Hilton

Copyright 1995

Sellerio editore Palermo

Da questo libro, nel 1937 Frank Capra trasse un film celebre, che

giunse in Italia col titolo ShangriLa. Il film spinse molti a

ritornare al libro (inseguendo una "sinergia" oggi banale, allora

nuova). Ma il libro conserva un autonomo messaggio, e un'ambizione,

nell'avventuroso intreccio, non solo spettacolare. ShangriLa è il

monastero tibetano che ospita una antichissima e segreta città di

saggi, raccolti da ogni parte del mondo, di sesso cultura religione e

temperamento diversi, che meditano studiano vivono estremamente

longevi e passabilmente felici senza inseguire un preordinato disegno

di felicità - e soprattutto senza preoccuparsi di imporlo per le vie

della religione o della condotta o dell'utopia. Nessuno vi cerca

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l'Uomo Nuovo; ognuno vivendo coopera a conservare i differenti valori

dell'umana civiltà. Orizzonte perduto racconta l'avventura di quattro

persone che vi giunsero, quello che videro e il destino che li

inseguì da quella esperienza. Un'avventura etica, esoterica,

sapienziale; ma soprattutto, dovrebbe dirsi, un'avventura

rooseveltiana escogitata in anni in cui i totalitarismi architettando

l'Uomo Nuovo ingigantivano tutte le antiche archeologie di morte. "Se

dovessi dirvelo in breve potrei definire la nostra principale

credenza così: moderazione. Inculchiamo la virtù di evitare eccessi

di qualunque specie; persino, perdonatemi il paradosso, eccessi di

virtù. Questo principio è la fonte di uno speciale grado di felicità.

Noi governiamo con moderata severità, e siamo soddisfatti di

un'obbedienza pure moderata. La nostra gente è moderatamente sobria,

moderatamente casta, e moderatamente onesta".

James Hilton (1900-1954) scrisse in Inghilterra, prima di

trapiantarsi a Hollywood come sceneggiatore, due romanzi di vasto

successo, questo Orizzonte perduto del 1933, e Addio, Mr' Chips

(1934).

Prologo

I sigari erano quasi alla fine; e cominciava a manifestarsi in noi

quella lieve delusione che i vecchi compagni di scuola provano quando

si ritrovano uomini e si accorgono di non essere affatto, nei gusti e

nel temperamento, così simili tra loro come credevano una volta.

Rutherford adesso scriveva romanzi; Wyland era segretario

d'Ambasciata, e ci aveva appunto invitati a pranzo a Templehof, non

direi con eccessiva cordialità, ma con quel giusto equilibrio che

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ogni diplomatico deve saper mantenere in tali occasioni. Più che una

riunione di exstudenti, sembrava l'incontro casuale di tre inglesi

celibi in un paese straniero; e io m'ero subito accorto che il

leggero formalismo giovanile dell'amico Wyland non era diminuito con

gli anni; perciò preferivo Rutherford, il cui aspetto virile non

ricordava più in nulla il magro fanciullo precoce che allora mi

divertivo a proteggere e tormentare nello stesso tempo. L'unica

emozione in comune tra Wyland e me era forse una segreta punta

d'invidia, sorta dal dubbio che Rutherford stesse ora guadagnando più

di noi e che la sua vita fosse più interessante della nostra.

La serata, del resto, non era affatto noiosa. Dal nostro posto

vedevamo benissimo atterrare all'aeroporto i grandi aerei Lufthansa

provenienti da ogni parte dell'Europa Centrale, e quando poi, verso

l'imbrunire, le lampade ad arco si accesero la scena assunse un

aspetto fantastico, una luminosità quasi teatrale.

Tra gli aerei giunti uno era inglese, e il pilota che ne smontò,

passando poco dopo - ancora in completa tenuta di volo - davanti alla

nostra tavola, salutò Wyland. in un primo momento questi non lo

riconobbe, ma subito dopo ce lo presentò, e lo invitammo a sedersi

con noi. Era un allegro e simpatico giovinotto; si chiamava Sanders.

Wyland scherzò alquanto sulla difficoltà di riconoscere le persone

in casco e tuta. Sanders rise e confermò: "Oh, ne so qualcosa, io!

Non dimentichi che ero a Baskul". Anche Wyland rise, ma meno

spontaneamente, e si parlò d'altro. Con Sanders il nostro piccolo

gruppo fece un piacevole acquisto, e bevemmo insieme molta birra.

Verso le dieci Wyland ci lasciò un momento per parlare con qualcuno a

un tavolo vicino, e Rutherford, approfittando di quella pausa, chiese

a Sanders:

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"Ha nominato Baskul. E' una località che conosco. E' accaduto

qualcosa laggiù?... a che fatto alludeva?...".

Sanders sorrise con un certo imbarazzo.

"Oh, un piccolo episodio; quando ero là in servizio militare;

piccolo... ma sconcertante... Ebbene" continuò il giovane, che non

sapeva tacere a lungo, "un afgano, o un indiano, o qualcun altro

insomma, se ne volò via con uno dei nostri apparecchi, e può

immaginare il chiasso che ne nacque. Si figuri che quel tale aveva

colto di sorpresa il pilota mentre si dirigeva verso il campo, lo

aveva intontito con un pugno, lo aveva spogliato della divisa e,

raggiunto l'apparecchio in completa tenuta di volo, era saltato nella

carlinga senza che nessuno si accorgesse dell'accaduto. Dati ai

meccanici i giusti segnali, s'era alzato in volo splendidamente... Il

guaio è che poi non fece più ritorno".

Rutherford parve interessarsi.

"E quando accadde il fatto?".

"Oh... forse un anno fa. Nel maggio del '31. Stavamo sgombrando la

popolazione civile da Baskul a Peshawar: c'era la rivoluzione, se ne

ricorda? Un grande trambusto. Senza quella confusione, certo la cosa

non sarebbe potuta succedere. Invece accadde; e poi si dice che

l'abito non fa il monaco!...".

Rutherford s'interessava sempre più.

"Credevo che in occasioni simili la responsabilità di un

apparecchio non fosse esclusivamente di un solo uomo".

"Non è di uno solo sui soliti trasportotruppe, ma quello era un

velivolo speciale, costruito in origine per un maharaja; una macchina

di lusso. Gli addetti alla Sorveglianza Indiana l'avevano usato per

voli a grande altezza nel Kashmir".

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"E dice che non giunse mai a Peshawar?".

"Non solo non vi giunse mai, ma la cosa più strana è che - almeno

per quanto riuscimmo a saperne noi - non atterrò mai in nessun altro

luogo. Certo, se quel tale era membro di qualche tribù indigena, avrà

potuto dirigersi verso le montagne dell'interno con l'idea di farsi

pagare poi il riscatto dai suoi passeggeri. Io però credo che siano

morti tutti. Ci sono verso la frontiera tante lande sperdute dove se

accadesse un disastro aereo non se ne saprebbe nulla".

"Sì, conosco il paese. E quanti erano i passeggeri?".

"Credo quattro. Tre uomini e una suora missionaria".

"Uno di essi non si chiamava per caso Conway?".

Sanders lo guardò stupito:

"Ma sì, infatti. Il "glorioso" Conway; lo conosceva?".

"Siamo stati a scuola insieme" rispose Rutherford; ma lo disse con

un certo imbarazzo, perché quella frase, benché rispondesse alla

verità, gli parve banale e inopportuna.

"A Baskul lo dicevano un simpatico camerata" continuò Sanders.

Rutherford confermò:

"Certo; ma che cosa straordinaria... straordinaria... I giornali

non devono averne parlato" continuò tosto, come riprendendosi dopo

una divagazione mentale, "io leggo tutto, non mi sarebbe sfuggito.

Come mai questo silenzio?...".

Sanders parve confondersi, fin quasi ad arrossire.

"Veramente credo di aver chiacchierato più del dovuto" rispose. "O

forse oramai non importa. Se ne parlava mesi fa a ogni

mensaufficiali, e persino nei bazar. ma tutto fu messo a tacere...

sì... voglio dire... circa il modo come la cosa si svolse. Non

avrebbe fatto buona impressione. Le autorità si limitarono a

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dichiarare che mancava un apparecchio e a dare i nomi delle persone

scomparse. Fuori dal nostro ambiente nessuno se ne interessò gran

che".

In quel momento Wyland tornò e Sanders sentì il bisogno quasi di

scusarsi con lui:

"Sa, Wyland, questi amici hanno parlato di Conway "il glorioso" e

io temo di aver spifferato la storia di Baskul. ho fatto male?...".

Wyland tacque un momento, contrariato. Ma tentò di conciliare la

cortesia cameratesca con la correttezza ufficiale.

"Non posso fare a meno di pensare" disse, "che non sia conveniente

farne un aneddoto. Credevo che voi aviatori aveste l'obbligo, sul

vostro onore, di non far chiacchiere inutili fuori di scuola".

Mortificato così il giovane, Wyland si rivolse, con particolare

gentilezza, a Rutherford:

"Nel tuo caso non importa, ma capirai che, se accadono fatti

speciali verso la frontiera, è necessario evitare che se ne sappia

troppo".

"D'altra parte" replicò asciutto Rutherford, "è naturale che si sia

curiosi di conoscere la verità".

"Non l'abbiamo mai nascosta a chi avesse un motivo serio di esserne

messo a parte; te lo posso assicurare, perché a quell'epoca io ero a

Peshawar. lo conoscevi bene Conway? Lo hai frequentato anche dopo gli

anni di scuola?".

"A Oxford ogni tanto ci si vedeva. Più tardi i nostri incontri

furono pochi e casuali. Tu, invece, l'hai incontrato spesso?".

"Ad Ankara, nel periodo in cui ero là di servizio ci vedemmo due o

tre volte".

"Che impressione ti fece?".

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"Mi pareva molto intelligente, ma un po' apatico".

Rutherford sorrise:

"Certo era intelligentissimo. Fece i corsi universitari in modo

magnifico; fino allo scoppio della guerra. Rematore abilissimo,

veniva sempre mandato a tutte le gare; era molto stimato e molto

influente nell'"Union"; aveva vinto numerosi premi in campi

diversissimi; ed era poi, secondo me, il miglior pianista dilettante

che io abbia mai sentito. Uomo di infinite risorse, insomma; il tipo

ideale che Jowett avrebbe sognato come futuro primo ministro. E

invece non si sentì mai parlare molto di lui, dopo gli anni di

Oxford. fu certo la guerra a troncargli la carriera. Era

giovanissimo, e rimase al fronte quasi tutto il tempo".

"Se non erro" soggiunse Wyland, "fu ferito da una scheggia di

granata; o in qualche altro modo; ma non gravemente. Si fece onore,

ed ebbe in Francia una decorazione. Credo che sia ritornato poi, per

un certo tempo, a Oxford con uno speciale incarico: tutor, o qualcosa

di simile. So che nel '21 andò in Oriente. La sua conoscenza delle

lingue orientali gli valse l'impiego senza troppe difficoltà; e

occupò in seguito vari posti".

Rutherford sorrise in modo più aperto.

"Tutto questo si spiega. La storia non rivelerà mai quanta

intelligenza sprechino i dipendenti del Foreign Office offrendo tè e

pasticcini nei frequenti ricevimenti di Legazione".

"Conway apparteneva al servizio consolare, non alla carriera

diplomatica" disse Wyland con sussiego. Non gli piaceva esser

canzonato, e perciò non protestò affatto quando Rutherford, dopo

altre due o tre frasi del genere, si alzò per andarsene.

Si faceva tardi e anch'io dovevo lasciare la compagnia. Mentre ci

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salutavamo, i modi di Wyland furono ancora di ufficiosa correttezza e

di silenziosa sopportazione; invece Sanders si mostrò molto cordiale

e disse che sperava di rivederci.

Dovevo partire l'indomani mattina a un'ora impossibile; mentre

aspettavamo un taxi Rutherford mi propose, per ingannare l'attesa del

treno, di accompagnarlo al suo albergo; avremmo potuto discorrere nel

suo salottino. Visto che accettavo con piacere, Rutherford disse:

"Potremo parlare ancora di Conway, se non sei stanco di

quest'argomento".

Feci capire a Rutherford che non mi dispiaceva affatto.

"Conway lasciò la scuola quando io finivo il mio primo anno" dissi;

"poi non lo rividi più. Ma era stato molto buono con me, nuovo

dell'ambiente, tanto più giovane di lui, senza nessuna qualità per

poterlo interessare; e quelle sue attenzioni, forse di nessuna

importanza per altri, io non le ho mai dimenticate".

Rutherford approvava; disse che anche lui gli voleva molto bene,

quantunque l'avesse visto assai poco.

Seguì uno strano silenzio, durante il quale apparve evidente che

stavamo entrambi pensando a qualcuno di cui ci importava molto più di

quanto non potessero lasciar immaginare i brevi incontri avuti con

lui. In seguito mi sono accorto spesso che chi aveva incontrato

Conway, sia pur fugacemente, lo ricordava poi a lungo con grande

vivezza. Da giovane non poteva certo passare inosservato e in quanto

a me, che lo conobbi nell'età in cui è facile crearsi con la fantasia

un eroe, ho di lui un ricordo quasi romantico.

Era alto e di aspetto distinto, e non solo eccelleva in tutti gli

sport, ma vinceva facilmente premi scolastici di ogni sorta. Un

professore sentimentale chiamò un giorno "gloriosi" i suoi successi,

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e perciò gli rimase quel soprannome. Soltanto lui, forse, era degno

di portarlo da vivo. Aveva tenuto un'orazione pubblica in greco, ed

era un ottimo attore dilettante. Aveva qualcosa di elisabettiano; la

facile versatilità, il bell'aspetto, quell'unione fervida di attività

fisiche e intellettuali. Una specie di Philip Sidney. La nostra

civiltà non produce spesso esemplari simili, oggi. Lo dissi a

Rutherford ed egli mi rispose:

"E' vero, e li chiamano con disprezzo dilettanti. Credo che anche

Conway sia stato giudicato così da qualcuno. Da qualcuno come Wyland.

non mi piace molto Wyland. il vero tipo del puritano; così pieno di

sé... Non lo posso soffrire. E quella perfetta mentalità burocratica...

l'hai osservata? Quelle espressioni: "obbligo sul vostro onore...",

"chiacchiere inutili fuori di scuola...", come se la V Classe a S'

Domenico fosse l'Impero! Non ho mai avuto una grande stima di questi

diplomatici padreterni!".

Dopo un breve silenzio continuò:

"Tuttavia sono molto contento di non aver perduto questa serata. Mi

ha interessato moltissimo sentire Sanders raccontare l'incidente di

Baskul. me l'avevano già riferito, ed ero rimasto perplesso. Siccome

però l'incidente faceva parte di una storia molto più vasta e più

fantastica, una piccola ragione per credervi mi pareva di averla. Ora

le ragioni, anche se piccolissime, sono due. Non credere ch'io sia

tanto credulone; ho viaggiato quasi tutta la vita e so che al mondo

accadono fatti strani, ma finché non li vediamo noi stessi... finché

li sentiamo raccontare... Eppure questa volta...".

Parve a un tratto convincersi ch'io non potevo interessarmi molto a

quanto stava dicendo, e s'interruppe con una risata.

"Però una cosa è certa: che non mi confiderei mai con Wyland.

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sarebbe come andar a offrire un poema epico a un giornale umoristico...

Se mai, preferirei provare con te".

"Forse ora vuoi farmi un complimento" soggiunsi.

"No, è stato il tuo libro a farmi pensare così".

Durante tutta la sera non avevo mai accennato a una certa

pubblicazione piuttosto tecnica, di cui ero l'autore (un neurologo

non può pretendere di interessare il primo venuto); fui quindi

piacevolmente sorpreso nel sentire che Rutherford conosceva il mio

libro. Glielo dissi, e mi rispose:

"Me ne sono interessato in un periodo in cui appunto Conway era

stato colpito da amnesia".

Eravamo intanto giunti all'albergo e dovette interrompersi per

farsi dare, al bureau, la sua chiave. Mentre salivamo al quinto piano

disse:

"Con tante parole, finora abbiamo soltanto girato intorno

all'argomento. La verità è che Conway non è morto; almeno non lo era

pochi mesi fa".

Non c'era possibilità di maggiori spiegazioni nel breve limite di

spazio e di tempo di una salita in ascensore. Pochi secondi dopo, nel

corridoio, gli domandai:

"Ne sei certo? Come lo hai saputo?".

Rutherford stava aprendo la porta:

"Ho viaggiato con lui da Sciangai a Honolulu in un piroscafo

giapponese lo scorso novembre".

Non continuò finché non fummo seduti in poltrona, provvisti di

sigari e di bibite.

"Io viaggio molto; e l'autunno scorso, per le mie vacanze, mi ero

recato in Cina.

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"Da anni non avevo più visto Conway; non ci eravamo mai scritti, e

benché il suo viso fosse uno dei pochi rimasti nella mia memoria non

avevo davvero pensato spesso a lui. Ora mi accadde di incontrare

sull'espresso di Pechino, al ritorno da Hankow dove ero stato a

trovare un amico, la madre superiora di certe suore francesi di

carità, una donna molto simpatica. Andava a ChungKiang, dov'era il

suo convento, e siccome io me la cavo abbastanza col francese, mi

parlò volentieri del suo lavoro. In generale non ho molta simpatia

per le congregazioni missionarie, ma devo ammettere, e oggi non sono

il solo a riconoscerlo, che i cattolici romani formano una classe a

sé, perché lavorano molto e non si considerano pezzi grossi in un

mondo di gente inferiore. Ma ciò non importa. Questa suora parlandomi

del suo ospedale missionario accennò a un caso di febbre grave: un

uomo che le avevano portato poche settimane prima e che essa credeva

europeo, benché fosse senza documenti e incapace di dar notizie di

sé. Vestiva poveramente da indigeno, e quando le suore lo avevano

accolto era in condizioni molto gravi. Parlava correntemente il

cinese e abbastanza bene il francese, e la suora mi assicurò che

dapprincipio, finché il ricoverato non seppe di trovarsi in un

ospedale francese, si era espresso in un inglese purissimo, da

persona istruita.

"Le feci osservare che la cosa mi pareva piuttosto sensazionale, e

la canzonai un poco sulle sue capacità di distinguere l'accento

raffinato in una lingua che non conosceva. Scherzammo su questo e su

altri argomenti e tutto finì con un invito a visitare la missione se

fossi capitato da quelle parti. Il che naturalmente mi parve

probabile quanto un'ascensione sull'Everest, e così quando il treno

giunse a ChungKiang mi separai dalla superiora con sincero

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rammarico. Invece il caso volle ch'io fossi di ritorno a ChungKiang

entro poche ore. Dopo alcuni chilometri la locomotiva ebbe un guasto

e ci rimorchiò faticosamente alla stazione di partenza, dove

apprendemmo che un treno di soccorso non avrebbe potuto giungere

prima di dodici ore. Queste cose capitano frequentemente sulle

ferrovie cinesi. Avevo perciò una mezza giornata da perdere a

ChungKiang e pensai di fare una visita alla buona suora.

"Fui ricevuto con piacevole sorpresa. E' piuttosto difficile per i

non cattolici riuscir a capire come mai i cattolici possano tanto

facilmente far andare d'accordo la rigidezza ufficiale con una non

ufficiale larghezza di vedute. Le sembra troppo complicato? Comunque

l'accoglienza che ebbi alla missione fu da parte di tutti

simpaticissima. In meno di un'ora fu preparato un buon pranzo e un

giovane medico cinese cristiano sedette a tavola con me esprimendosi

in un misto di francese e di inglese divertentissimo. Poi fui

condotto, dal medico e dalla madre superiora, a visitare l'ospedale,

di cui erano molto fieri. Avevo detto loro che ero uno scrittore e

nella loro semplicità erano molto emozionati al pensiero che potessi

metterli in un libro. Passando da un letto all'altro, il dottore

spiegava i vari casi. C'era la massima pulizia e un ordine perfetto.

Mi ero completamente dimenticato del misterioso paziente dall'accento

inglese purissimo quando la madre superiora me lo rammentò

avvertendomi che eravamo appunto giunti presso di lui. Sembrava che

il paziente dormisse. Non ne vedevo che il capo dalla parte della

nuca. Mi esortarono a rivolgergli la parola in inglese; gli dissi

"Buon giorno", la prima espressione (non molto originale!) che mi

venne alle labbra. Improvvisamente l'uomo si voltò a guardarmi, e

rispose "Buon giorno" non con l'accento di una persona del volgo. Ma

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non ebbi il tempo di stupirmene che già avevo riconosciuto Conway,

quantunque non lo avessi più visto da un pezzo e malgrado il suo

aspetto mutato e la barba cresciuta. Era lui, ne ero certo; e

tuttavia, riflettendoci meglio, avrei dovuto concludere che non era

possibile. Per fortuna agii secondo l'impulso del momento. Lo chiamai

per nome e gli dissi chi ero; anche se mi fissava senza mostrare di

riconoscermi, eppure ero sicuro di non essermi sbagliato. I suoi

muscoli facciali avevano un leggero tremito che già in passato avevo

notato in lui e i suoi occhi erano proprio quelli che a Balliol

definivamo più del colore blu di Cambridge che di quello di Oxford.

"Ma anche all'infuori di queste caratteristiche, non avrei potuto

sbagliarmi. Era un uomo che visto una volta non si poteva dimenticare

mai più.

"Naturalmente il dottore e la madre superiora furono molto stupiti.

Spiegai loro che si trattava di un mio amico inglese, e che se non mi

riconosceva doveva aver perduto completamente la memoria. Si

persuasero, pur rinnovando la meraviglia, e ci consultammo a lungo

circa il da farsi. Non sapevano assolutamente dirmi per qual motivo

Conway fosse arrivato a ChungKiang in tale stato.

"Per farla breve, rimasi là una quindicina di giorni, sempre

sperando di riuscire in un modo o nell'altro a risvegliare i suoi

ricordi. Non ebbi fortuna, ma egli si ristabilì fisicamente e

parlammo a lungo. Quando mi decisi a dirgli chi era, e chi ero io,

non protestò affatto. Continuò ad essere abbastanza di buonumore, e

parve gradire la mia compagnia. Quando poi gli proposi di ricondurlo

a casa sua rispose semplicemente che non aveva nulla in contrario.

Quella sua apparente mancanza di desideri personali era sconcertante.

"Appena potei fissare il giorno della partenza mi confidai con un

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amico del Consolato di Hankow, e così ebbi il necessario passaporto

senza tutte le chiacchiere che si potevano temere. Per la pace di

Conway mi pareva molto meglio che di tutta questa faccenda si

parlasse il meno possibile: niente pubblicità, niente articoli

sensazionali (che occasione perduta, per i giornalisti!).

Fortunatamente riuscii nel mio intento.

"Potemmo così lasciare la Cina in modo perfettamente regolare.

Navigammo lo Yangtse fino a Nanchino e raggiungemmo Sciangai per

ferrovia. La sera stessa partiva per San Francisco un piroscafo

giapponese e riuscimmo a imbarcarci".

"Quanto hai fatto per lui!" dissi a Rutherford.

"Non credo che avrei fatto altrettanto per nessun altro" mi

rispose. "Ma Conway emanava dalla sua persona un che di inspiegabile

- simpatia? fascino? - così che diventava un piacere prodigarsi per

lui".

"E' vero. Una specie di attrazione inconsapevole alla quale ripenso

volentieri anche adesso, benché nella mia mente lo riveda sempre

scolaretto, in calzoncini di flanella pronto per giocare a cricket".

"Peccato che tu non l'abbia conosciuto a Oxford. era

brillantissimo: non v'è altra parola. Dopo la guerra dissero che era

cambiato; pensai così anch'io, perché mi pareva che con tutti i suoi

talenti avrebbe dovuto far più strada: ma forse, fra tanta maestosa

burocrazia britannica un grand'uomo non può far carriera. E Conway

era grande, o almeno era destinato ad esserlo. L'abbiamo conosciuto

entrambi e non credo di esagerare se affermo che non potremo

dimenticarlo. Anche quando lo ritrovai in Cina con la mente svanita,

e con un passato misterioso, conservava ancora quella sua strana

attrattiva".

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Rutherford tacque a lungo, immerso nei ricordi; poi continuò:

"Naturalmente, a bordo, riallacciammo la nostra vecchia amicizia.

Gli raccontai tutto quel che sapevo di lui e mi ascoltò con

un'attenzione che poteva sembrare un po' strana.

"Dal suo arrivo a ChungKiang in poi ricordava chiaramente ogni

cosa, e, particolare interessante, non aveva dimenticato le lingue.

Mi disse, a questo proposito, che doveva aver trascorso un periodo in

India, perché sapeva parlare indostano.

"A Yokohama il piroscafo si riempì, e fra i nuovi passeggeri c'era

anche il pianista Sieveking, che si recava negli Stati Uniti per una

tournée di concerti. Cenò alla nostra tavola e qualche volta Conway

gli parlò in tedesco. Ciò dimostra quanto il mio amico fosse in

apparenza normale. A parte la perdita della memoria, che non poteva

venir notata da chi lo incontrasse casualmente, non pareva diverso

dagli altri.

"Alcune sere dopo la nostra partenza dal Giappone Sieveking

acconsentì a dare un concerto a bordo, e andammo entrambi - io e

Conway - nel salone a sentirlo. Suonò Brahms, Scarlatti, e molto

Chopin, benissimo. Guardai due o tre volte Conway e mi parve felice;

il che era naturalissimo, dato il suo passato musicale. Conclusosi il

programma, il concerto si prolungò perché Sieveking fu così cortese

da concedere molti bis ad alcuni entusiasti raccolti intorno al

pianoforte. Suonò soprattutto Chopin: la sua specialità. Infine

lasciò il pianoforte e, attorniato dagli ammiratori, si avviò

lentamente verso l'uscita. Allora accadde un fatto abbastanza strano.

Conway, sedutosi al pianoforte, cominciò a suonare una melodia rapida

e vivace che non riconobbi, ma che fece voltare Sieveking, e lo fece

tornare indietro eccitatissimo a domandare di che pezzo si trattasse.

Page 16: L'orizzonte perduto - James Hilton

Conway, dopo un lungo inspiegabile silenzio, rispose semplicemente

che non lo sapeva. Sieveking trovò la cosa incredibile e si eccitò

più di prima. Allora Conway, con uno sforzo mentale grandissimo,

cercò di ricordarsi e disse che era uno studio di Chopin. sieveking

negò decisamente, e io non me ne stupii perché ero incredulo come

lui. Allora con mia grande meraviglia Conway che fino allora s'era

mostrato indifferente a tutto, d'improvviso s'irritò. "Mio caro"

osservò Sieveking, "conosco tutta quanta l'opera di Chopin e posso

assicurarle che non ha mai scritto quel che ora ha suonato. Potrebbe

averlo fatto, perché è proprio nel suo stile, ma non l'ha fatto. La

sfido a mostrarmi quelle pagine in qualunque edizione". Ma Conway gli

rispose: "E' vero, ora ricordo, questo studio non fu mai stampato. E

io lo conosco unicamente per aver incontrato un pianista che fu

allievo di Chopin... Ecco un'altra pagina inedita che ho imparato da

lui"".

Rutherford, che mi vedeva attentissimo, continuò:

"Non so se tu sia appassionato di musica, ma anche se non lo sei

puoi figurarti l'esaltata meraviglia di Sieveking, e la mia, mentre

Conway continuava a suonare. Io vedevo in quell'episodio soltanto un

improvviso e strano sguardo di Conway sul suo passato: il primo

balenìo di un ritorno. Sieveking invece era tutto preso dal problema

musicale, abbastanza sconcertante se si pensa che Chopin è morto nel

1849.

"Questa coincidenza sembra talmente impossibile che faccio appello,

per la mia tranquillità, ai numerosi testimoni - una dozzina circa -,

fra cui un professore d'università della California, molto conosciuto

e stimato. Naturalmente, si fece presto a trovar cronologicamente

sbagliata, o quasi, la spiegazione di Conway, ma restava da spiegare

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la musica. E se non era come aveva detto Conway, di chi poteva

essere?... Sieveking assicurava che se quei due pezzi fossero stati

pubblicati, li avremmo trovati entro sei mesi nel repertorio di ogni

pianista. Quest'affermazione, per esagerata che fosse, dava un'idea

del giudizio artistico di Sieveking. seguì una lunga discussione, ma

senza risultato perché Conway insisteva nel suo racconto iniziale;

siccome mi pareva affaticato, cercai di allontanarlo dalla folla e

mandarlo a letto. Ci fu ancora un ultimo episodio riguardante

l'incisione di alcuni dischi. Sieveking si offrì di fare tutti i

passi necessari appena giunto in America, e Conway promise che

avrebbe suonato davanti al microfono. E' proprio un gran peccato che

non abbia potuto mantenere la sua parola!".

Rutherford guardò l'orologio e mi assicurò che avevo tutto il tempo

per prendere il treno: la storia era quasi terminata.

"Perché... subito dopo il concerto, quella stessa notte... la

memoria gli tornò. Ci eravamo coricati tutti e due, ma io ero ancora

sveglio quand'egli entrò nella mia cabina e mi diede la notizia. Il

suo viso esprimeva ora una tristezza invincibile, una specie di

tristezza universale, non so se mi spiego, qualcosa di remoto e di

impersonale.

"Raccontò che ormai rammentava tutto; aveva cominciato mentre

Sieveking suonava; in principio, però, solo a tratti. Venne a sedersi

sul mio letto e vi rimase a lungo senza parlare; non gli chiesi

nulla, aspettai che facesse il suo racconto quando e come voleva. Gli

dissi soltanto la mia soddisfazione per il ritorno della memoria, ma

subito aggiunsi che me ne rammaricavo anch'io, visto che lui avrebbe

preferito lo stato di prima.

"Alzò gli occhi e proferì una frase che ricorderò sempre con intimo

Page 18: L'orizzonte perduto - James Hilton

compiacimento: "Ringrazio il Cielo che ti ha concesso di comprendere,

Rutherford".

"Dopo un poco pensai di vestirmi e lo persuasi a tornare nella sua

cabina e fare altrettanto; passeggiammo poi a lungo, su e giù, sul

ponte.

"Era una calma notte stellata, molto calda; il mare, chiaro e

pallido, come latte denso. Se non ci fosse stata la vibrazione delle

macchine avremmo potuto illuderci di passeggiare su e giù per un

viale.

"Preferii lasciare che Conway seguisse liberamente i suoi pensieri,

senza fargli domande.

"Cominciò a parlare verso l'alba, velocemente, e quando terminò era

giorno alto, con un sole caldo. Quando dico "terminò" non intendo che

non ci fosse altro da raccontare, dopo questa prima confessione.

Durante le ventiquattr'ore successive riempì molte lacune importanti.

Pareva molto triste, e non aveva nessuna voglia di dormire, perciò

parlammo quasi ininterrottamente.

"Verso sera avevo fatto portare delle bibite nella mia cabina,

perché il piroscafo doveva giungere a Honolulu intorno alla

mezzanotte. Mi lasciò ch'erano circa le dieci, e non lo rividi mai

più...".

"Non vorrai dire che...". Mi era balenata alla mente l'idea di un

suicidio.

Rutherford rise. "Per carità, no. Non era il tipo. Mi piantò,

semplicemente. Scendere a terra era abbastanza facile; il difficile

sarà stato, per lui, evitare quelli che sguinzagliai immediatamente

sulle sue tracce. Seppi più tardi che era riuscito a unirsi alla

ciurma di una nave bananiera in partenza per le Figi".

Page 19: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Come sei riuscito a saperlo?".

"Per la via più diretta. Mi scrisse lui stesso, tre mesi dopo, da

Bangkok, accludendo un assegno per rimborsarmi delle spese sostenute

per lui. Mi ringraziava, diceva di sentirsi benissimo e ch'era in

procinto di ripartire per un lungo viaggio, verso il nordovest. ecco

tutto".

"Verso il nordovest?...".

"Già; è un po' vago, vero? Ce ne sono parecchie di località a

nordovest di Bangkok. anche Berlino, per esempio".

Rutherford si interruppe, e riempì i nostri bicchieri. Che strana

storia!... Era stato Rutherford a farmela sembrar tale? Non riuscivo

a raccapezzarmi: la parte musicale, per complicata che fosse, non mi

interessava tanto quanto il misterioso arrivo di Conway all'ospedale

della missione cinese, e non potei fare a meno di farlo osservare a

Rutherford. questi rispose tranquillamente che erano due aspetti

dello stesso problema.

"In che modo sarà potuto arrivare a ChungKiang?" domandai. "Non te

lo disse quella notte, a bordo del piroscafo?".

"Sì... qualcosa mi disse; e poiché ormai ti ho raccontato tanto,

sarebbe assurdo che ti tacessi il resto. Ma... prima di tutto, è un

racconto abbastanza lungo e non farei in tempo nemmeno a dartene un

cenno sommario prima della partenza del tuo treno. E poi... ci

sarebbe un mezzo molto più comodo. Per carità, non pensare ora ch'io

abbia il cattivo gusto di adoperare certi trucchi degli scrittori di

romanzi... ma ti dirò sinceramente che la storia di Conway, quando la

ripensai a mente fredda, mi affascinò. Avevo già preso in fretta

qualche appunto dopo le nostre conversazioni di bordo, per non

dimenticare alcuni particolari; più tardi certi dettagli mi avvinsero

Page 20: L'orizzonte perduto - James Hilton

talmente che fui spinto a fare di più, a riunire e ordinare quel che

avevo scritto e quel che ricordavo a memoria in un'unica narrazione.

Posso però assicurarti di non aver inventato né alterato nulla: il

materiale era più che sufficiente di per se stesso, e Conway aveva il

dono naturale di esprimersi bene e di saper creare un'atmosfera. Da

parte mia, poi, sentivo di cominciare a capirne l'anima".

Aprì una valigia e ne estrasse un dattiloscritto.

"Eccolo qui; giudicalo come vuoi".

"Temi forse ch'io non presterò fede a quel che hai scritto?".

"Oh, non intendo questo. Ma, se veramente ci crederai, sarà per la

famosa ragione di Tertulliano - ricordi? - quia impossibile est.

forse il soggetto non è disprezzabile. In ogni caso fammi sapere cosa

ne pensi".

Presi il dattiloscritto e lo lessi quasi tutto sull'espresso di

Ostenda. Era mia intenzione, appena giunto in Inghilterra, di

restituirlo con una lunga lettera, ma poi fui costretto a ritardare,

e prima di spedirlo ricevetti un biglietto da Rutherford che mi

annunziava d'essere nuovamente in partenza per le sue peregrinazioni

e di non potermi dare per qualche mese nessun indirizzo fisso.

Sarebbe andato nel Kashmir, e poi verso oriente. La qual cosa non mi

sorprese affatto.

I

Durante la terza settimana di maggio la situazione politica a

Baskul era molto peggiorata, e il 20 giunsero da Peshawar vari

apparecchi dell'Aeronautica per mettere in salvo gli europei. Questi

formavano un gruppo di circa ottanta persone la maggior parte delle

quali furono trasportate al sicuro attraverso i monti in aerei da

Page 21: L'orizzonte perduto - James Hilton

trasportotruppe. Data l'urgenza furono anche adoperati alcuni

apparecchi di diversa forma e portata, tra i quali uno con cabina

appartenente al maharaja di Chandapore. Verso le dieci del mattino vi

presero posto quattro passeggeri: Miss Roberta Brinklow, della

Missione Orientale, Henry D' Barnard, cittadino degli Stati Uniti,

Hugh Conway, console di S'M' Britannica, e il capitano Charles

Mallinson, viceconsole di S'M' Britannica. Questi sono i nomi che

apparvero più tardi nei giornali indiani e inglesi.

Conway aveva trentasette anni. Era a Baskul da due anni in un

impiego che ora, alla luce degli eventi, poteva esser paragonato a

"un continuo puntare sul cavallo perdente".

Un periodo della sua vita stava per finire; entro poche settimane,

o forse dopo alcuni mesi di licenza in Inghilterra, lo avrebbero

mandato in qualche altro posto. Tokio o Teheran, Manila o Muscat,

nella sua professione non si sapeva mai cosa sarebbe accaduto. Da

dieci anni era nel servizio consolare, un tempo sufficiente dunque

per assicurarsi l'avvenire con la stessa intelligenza che soleva

usare per i casi altrui. Sapeva che la parte migliore della torta

sarebbe toccata ad altri, ma se ne consolava facilmente non con la

scusa dell'uva acerba, ma riflettendo che il dolce, in fin dei conti,

non gli piaceva.

Preferiva quelle occupazioni che fossero meno formali e più

pittoresche, e che soprattutto non lo vincolassero; ma siccome questi

incarichi erano quasi sempre i meno importanti, così agli occhi di

qualche critico superficiale poteva apparire maldestro nel giocare le

sue carte. E invece egli sentiva che, dati i suoi gusti, le aveva

giocate piuttosto bene, e aveva trascorso un decennio vario e

Page 22: L'orizzonte perduto - James Hilton

abbastanza piacevole.

Alto, molto abbronzato, con capelli castani e occhi d'un azzurro

tendente al grigio, appariva serio e magari anche imbronciato; ma se

poi rideva (il che non gli accadeva spesso) allora sembrava un

ragazzo. Qualche volta, se lavorava o beveva troppo, gli si

manifestava un leggero tic nervoso vicino all'occhio sinistro; e

appunto quando salì sull'aereo, siccome era stato occupatissimo tutto

il giorno e tutta la notte a far bauli e a distruggere documenti, il

tic era molto visibile. Sentendosi sfinito era molto soddisfatto di

partire col lussuoso aereo del maharaja, invece che con uno degli

affollatissimi trasportotruppe. Si adagiò mollemente in un sedile di

vimini mentre il velivolo si alzava da terra. Era uno di quegli

uomini che abituati alle più dure fatiche, ricercano in compenso

tutti gli agi minori. Era capace di sopportare con disinvoltura i

rigori della strada che va a Samarcanda ma avrebbe speso i suoi

ultimi scellini per prendere la "Freccia d'Oro" da Londra a Parigi.

Il volo durava ormai da più di un'ora, quando Mallinson, che sedeva

in uno dei posti anteriori, osservò che la rotta seguita dal pilota

non gli sembrava quella giusta.

Mallinson era un giovane di circa venticinque anni, dal colorito

roseo, intelligente se non intellettuale, e con tutte le limitazioni

delle scuole private ma anche con la loro superiorità. Causa

principale del suo invio a Baskul era stata la bocciatura a un esame;

Conway l'aveva avuto come collega per sei mesi, e aveva stretto con

lui una buona amicizia.

Ma adesso, in aereo, Conway non se la sentiva di far lo sforzo di

una conversazione. Aprì gli occhi sonnolenti e rispose che, qualunque

fosse la rotta, il pilota certo la conosceva bene.

Page 23: L'orizzonte perduto - James Hilton

Mezz'ora dopo, quando la stanchezza e il rumore delle eliche

l'avevano quasi addormentato, ecco Mallinson disturbarlo di nuovo.

"Ma dica un po', Conway, il nostro pilota non era Fenner?".

"Ebbene, non lo è forse?".

"Ha voltato la testa e giurerei che non è lui".

"Averne la certezza attraverso i vetri non è facile".

"Riconoscerei il viso di Fenner in qualunque momento".

"Ebbene, allora sarà qualcun altro; che importa?".

"Perché Fenner mi assicurò che avrebbe preso questo apparecchio".

"Avranno cambiato idea, e gliene avranno dato un altro".

"E allora, chi è costui?".

"Come posso saperlo, mio caro? Bisognerebbe che ricordassi a

memoria la faccia di tutti i tenenti dell'Aviazione, vi pare?...".

"Io ne conosco tanti, ma questo non so chi sia".

"E allora appartiene a quella minoranza che lei non conosce".

Conway sorrise e aggiunse: "Quando fra poco saremo giunti a Peshawar

potrete fare la sua conoscenza, e sapere di lui quanto v'interessa".

"Continuando così non arriveremo affatto a Peshawar. le assicuro

che il pilota è fuori rotta. E non c'è da stupirsene: vola così alto

che non può certo orientarsi".

Conway non si preoccupò. Era abituato ai viaggi aerei e a prender

le cose con filosofia. E poi non aveva niente di speciale da fare, né

persone da vedere a Peshawar, perciò gli era assolutamente

indifferente che il viaggio durasse sei ore piuttosto che quattro.

Non aveva moglie, quindi niente saluti teneri all'arrivo. Sì,

probabilmente qualche amico lo avrebbe invitato al club per brindare

insieme: prospettiva piacevole, ma non al punto da sospirarla.

E neppure retrospettivamente sospirava, passando in rivista gli

Page 24: L'orizzonte perduto - James Hilton

avvenimenti del passato decennio; spettacolo piacevole anch'esso,

sebbene non del tutto soddisfacente.

Di quel periodo della sua vita questo era l'indice barometrico:

"mutevole, tendente al bello, piuttosto temporalesco": su per giù

come il barometro mondiale. Aveva girato molto: rifacendo il cammino

a ritroso vedeva Baskul, Pechino, Macao, parecchie altre

destinazioni, e più lontana di tutte Oxford, dove aveva insegnato per

un paio d'anni dopo la guerra, tenendo conferenze sulla storia

orientale, respirando la polvere di quelle biblioteche assolate e

facendo innumerevoli corse in bicicletta su e giù per la High Street.

Ricordi interessanti, che però non lo commuovevano: sentiva di

avere raggiunto finora soltanto una tappa del lungo cammino che

avrebbe potuto compiere.

Un ben noto disturbo allo stomaco lo avvertì che l'aereo cominciava

la discesa. Ebbe la tentazione di canzonare Mallinson per i suoi

presentimenti, e forse l'avrebbe fatto se il giovane non si fosse

bruscamente alzato, picchiando la testa nel soffitto e svegliando

Barnard, l'americano, che sonnecchiava nel suo sedile dall'altro lato

dello stretto corridoio.

"Dio mio" esclamò Mallinson, guardando dal finestrino. "Guardi

laggiù!".

Conway guardò. Se si aspettava qualcosa, non era certo ciò che

vide. Invece degli accantonamenti, regolari e geometrici, invece

delle grandi rimesse, non si vedeva altro che una nebbia opaca, su

una terra desolata, squallida, arsa dal sole. Benché l'apparecchio

stesse scendendo rapidamente, era ancora ad un'altezza insolita per

un comune viaggio aereo. Si potevano distinguere lunghe creste di

monti, che distavano forse un miglio dal nebbioso orlo delle vallate.

Page 25: L'orizzonte perduto - James Hilton

Conway non aveva mai osservato da una tale altezza un così tipico

scenario di frontiera. Ma quel che più lo colpì fu di non ritrovarsi

nelle vicinanze di Peshawar.

"Non riconosco questa parte del globo" commentò. Poi, senza farsi

sentire dagli altri per non spaventarli disse all'orecchio di

Mallinson:

"E' certo come dice lei: ha sbagliato strada".

L'aereo scendeva adesso ad una velocità spaventosa e l'aria intanto

si faceva sempre più calda: di sotto, la terra arsa era come un forno

che fosse stato improvvisamente aperto. Una dopo l'altra le vette dei

monti si alzavano in strane silhouettes: si volava adesso lungo una

vallata ricurva il cui fondo era disseminato di rocce e di detriti di

torrenti in secca; sembrava il pavimento di una stanza coperto di

gusci di noce.

L'aereo saltava e ballava dentro incomode sacche d'aria, come una

barca fra onde agitate. I quattro passeggeri si tenevano ben

aggrappati ai loro sedili.

"Sembra che voglia atterrare!" urlò rauco l'americano.

"Non può!" rispose Mallinson. "Tentarlo sarebbe una pazzia!

Urterebbe in pieno, e allora...".

Ma il pilota atterrò. Apparve un breve spiazzo a lato di un

burrone, e l'apparecchio, abilmente guidato, rullò e si fermò

pesantemente. Ciò che accadde subito dopo fu ancor più strano e meno

rassicurante. Una torma di uomini barbuti e in turbante, certo di una

tribù indigena, accorsero da ogni parte, circondando l'apparecchio

per impedire che ne uscisse qualcuno oltre il pilota. Questi balzò a

terra e ebbe con loro un colloquio molto agitato, durante il quale fu

più che evidente che non solo non era Fenner, ma che non era inglese

Page 26: L'orizzonte perduto - James Hilton

e probabilmente neppure europeo.

Intanto da un vicino deposito furono trasportati alcuni recipienti

di carburante e se ne riempirono i capaci serbatoi dell'aereo. Alle

grida dei quattro prigionieri risposero con beffe e un silenzio

sprezzante; il solo accenno a un timido tentativo di scendere a terra

provocò un minaccioso movimento da parte di una ventina di uomini

armati di fucili. Conway che conosceva un poco la lingua putshu,

arringò come poté gli indigeni, ma senza alcun risultato - e il

pilota, alle osservazioni e alle richieste rivoltegli in varie

lingue, rispose unicamente puntando la rivoltella.

Senz'armi - perché era stata questa una delle condizioni per la

partenza degli stranieri da Baskul - i quattro passeggeri dovettero

rassegnarsi, tanto più che si sentivano moralmente e fisicamente

esausti per l'inutilità delle loro proteste e per il caldo della

cabina dardeggiata dal sole di mezzogiorno.

Quando finalmente i serbatoi furono richiusi, venne loro offerto,

attraverso uno dei finestrini, un recipiente da petrolio pieno

d'acqua tutt'altro che fresca. Pur non mostrandosi ostile, quella

gente non rispose mai a nessuna domanda. Il pilota, dopo un ultimo

breve parlottare, raggiunse di nuovo il suo posto nella carlinga, un

indigeno girò alla meglio l'elica, e il volo riprese. In quel

ristretto spazio e con l'esagerato carico di carburante, la partenza

rivelò un'abilità ancora maggiore che nell'atterraggio. L'aereo si

alzò rapidamente nella nebbia, svoltò verso est come a cercare la sua

rotta. Era pomeriggio avanzato.

Che strana e sconcertante avventura! Appena ebbero un po' di

sollievo dall'aria fresca, i quattro passeggeri uscirono dallo

Page 27: L'orizzonte perduto - James Hilton

stordimento e cominciarono a rendersi conto dell'accaduto. Un sopruso

simile non s'era mai sentito né visto fra i turbolenti fatti di

frontiera. E se non ne fossero stati essi stessi le vittime,

l'avrebbero detta un'invenzione fantastica. Era quindi naturale che,

passata l'incredulità, subentrasse l'indignazione, e sbollita

l'indignazione cominciassero ansiosi tentativi di spiegare in qualche

modo il fatto.

Fu Mallinson a prospettare l'idea accettata più facilmente in

mancanza di meglio. Erano stati rapiti nella speranza di un riscatto.

Niente di nuovo, dunque, all'infuori del mezzo originale e della

speciale tecnica. Il constatare che, dopo tutto, non erano i

protagonisti di un dramma senza precedenti li confortò alquanto;

rapimenti ce n'erano stati anche prima, e molti di essi con lieto

fine. Gli indigeni li avrebbero tenuti nascosti nelle montagne

trattandoli bene, finché il Governo non avesse pagato il riscatto;

poi sarebbero stati rilasciati. E non essendo loro il denaro pagato,

tutto si sarebbe concluso col finire della prigionia. Poi,

naturalmente, l'Aviazione avrebbe mandato una squadriglia da

bombardamento, e loro avrebbero potuto raccontare una bellissima

storia per tutta la vita.

Mallinson aveva manifestato il suo pensiero con una nervosità

briosa, ma Barnard, l'americano, volle superarlo giungendo

pesantemente fino alla facezia. "Ammiriamo pure questo rapimento come

una brillante trovata di qualcuno, ma non posso dire che la vostra

Aviazione vi si sia coperta di gloria. Voialtri inglesi fate dello

spirito a proposito dei rapimenti di Chicago, ma io cerco inutilmente

tra i miei ricordi un cannoniere fuggito con un aereo dello zio Sam.

e, tra parentesi, vorrei sapere che cos'ha fatto del vero pilota

Page 28: L'orizzonte perduto - James Hilton

quest'individuo. L'avrà intontito, certo" sbadigliò. Era un tipo alto

e grosso, con un volto fortemente segnato in cui alcune rughe bonarie

sparivano tosto entro gonfiori tetri. A Baskul nessuno lo conosceva a

fondo; si sapeva che era arrivato dalla Persia e che si occupava di

petrolio.

Intanto Conway si era dato a un compito pratico. Aveva chiesto

tutti i fogli di carta disponibili e scriveva in vari idiomi indigeni

numerosi messaggi da gettare a terra ad intervalli. Era una

probabilità molto scarsa in un territorio così poco popolato, ma ne

valeva la pena.

Il quarto passeggero, Miss Brinklow, dalle labbra serrate e dal

busto eretto, era sempre rimasta seduta facendo pochi commenti e non

lagnandosi mai. Era una donnetta coriacea, e aveva il contegno di chi

sia intervenuto suo malgrado a una riunione dove accadono cose che

non possono essere del tutto approvate.

Conway aveva parlato meno degli altri due uomini, perché tradurre

messaggi di S'O'S' in differenti dialetti indigeni era un esercizio

che richiedeva una certa concentrazione. Aveva però risposto alle

domande rivoltegli, e s'era trovato d'accordo con Mallinson circa la

sua teoria sul rapimento, e anche, fino a un certo punto, con le

critiche mosse da Barnard all'Aviazione.

"Ci sono però delle attenuanti" disse. "E' comprensibilissimo che,

con tutta la città in fermento, un uomo in tenuta di volo sia stato

scambiato per un altro. Come dubitare della buona fede di un pilota

in divisa regolare e sicuro del fatto suo? E che fosse sicuro costui

lo ha dimostrato: quanto ai segnali e quanto al resto. Abbiamo

constatato che sa volare, no? Tuttavia sono d'accordo con lei che in

faccende simili qualcuno deve pagare. E qualcuno pagherà, certo; ma

Page 29: L'orizzonte perduto - James Hilton

probabilmente chi ne ha meno colpa".

"Davvero, signore" rispose Barnard, "ammiro il modo in cui riesce a

vedere i due aspetti della questione. E' bello saper ragionare così...

nel momento stesso che vi portano via... a fare una passeggiata

chissà dove!...".

Conway pensò all'abilità con cui gli americani sanno dire le cose

senza offendere. Sorrise e tacque. La sua stanchezza era tale che

nessun pericolo l'avrebbe vinta.

Sul tardo pomeriggio, quando Barnard e Mallinson discutendo si

rivolsero a lui, videro che s'era addormentato.

"E' stanchissimo" commentò Mallinson, "e non me ne meraviglio, dopo

la fatica di queste ultime settimane".

"E' amico suo?" chiese Barnard.

"Ho lavorato con lui al Consolato, e so che da quattro notti non è

andato a letto. Siamo davvero fortunati ad averlo con noi in una

faccenda come questa. Oltre a conoscere molti dialetti del paese ha

uno speciale modo di trattare con la gente. Se c'è uno che possa

portarci fuori da quest'impiccio è lui. Conserva quasi sempre il suo

sangue freddo, anche nei casi più difficili".

"Allora lasciamolo dormire" consentì Barnard.

E Miss Brinklow fece una delle sue sobrie osservazioni:

"Pare davvero un uomo molto coraggioso" disse.

Veramente, nel suo intimo, Conway non si sentiva così sicuro di

essere "un uomo molto coraggioso".

Oppresso dalla stanchezza fisica, aveva chiuso gli occhi, ma non

dormiva. Avvertiva ogni movimento dell'aereo e aveva pure sentito

l'elogio che di lui aveva fatto Mallinson. appunto allora aveva

Page 30: L'orizzonte perduto - James Hilton

cominciato a dubitare, accorgendosi di un curioso stiramento allo

stomaco, abituale indice di reazione alle affannose preoccupazioni.

Egli non era affatto, e lo sapeva benissimo, una di quelle persone

che amano il pericolo per il pericolo in se stesso. Ne apprezzava

qualche volta una certa caratteristica: la sua qualità di eccitante,

di controtorpore; ma non gli piaceva affatto rischiare la vita.

Dodici anni prima era giunto a odiare i pericoli della guerra nelle

trincee francesi, ed era riuscito parecchie volte a evitare la morte

rinunciando ad eroiche gesta impossibili. Anche la decorazione

l'aveva conquistata non tanto col suo coraggio fisico quanto con una

speciale tecnica di resistenza. E quando dopo la guerra si era

nuovamente trovato in pericolo, l'aveva affrontato con crescente

disappunto, fuorché nei casi in cui ne sperasse insolite e forti

emozioni.

Eccolo ancora lì ad occhi chiusi. Le parole di Mallinson lo avevano

commosso, e anche un po' turbato. Pareva proprio destino che si

scambiasse la sua calma per coraggio!... mentre era, in realtà,

qualcosa di più indifferente di meno virile. Vedendo sé e i compagni

in una situazione terribilmente imbrogliata, anziché sentirsi pieno

d'ardimento, provava un'invincibile ripugnanza contro quell'ignoto

pericolo d'ora in ora più vicino. Pensava soprattutto a Miss

Brinklow. se a un dato momento avesse dovuto agire, non avrebbe

dovuto dimenticare che una donna, in certe circostanze, conta più di

tre uomini messi insieme; e il suo spirito all'idea di doversi

comportare eventualmente in modo così differenziato, si ribellava.

Tuttavia, quando finse di svegliarsi, fu a Miss Brinklow che

rivolse la parola. Poveretta! non era né giovane né graziosa; ma per

fortuna queste virtù negative sarebbero state di grande aiuto nel

Page 31: L'orizzonte perduto - James Hilton

genere di difficoltà in cui la comitiva si sarebbe presto venuta a

trovare. Gli faceva anche pena perché probabilmente né Mallinson né

l'americano amavano i missionari, tanto meno quelli di genere

femminile. Conway non aveva certo simili pregiudizi, ma appunto per

questo temeva di poter sembrare a Miss Brinklow, per la sua larghezza

di vedute, ancora più urtante e lontano degli altri. "Ci troviamo,

pare, in una curiosa posizione" disse chinandosi a parlarle

all'orecchio, "ma vedo con piacere che lei prende le cose con calma.

Non credo però che ci accadrà nulla di terribile. Piuttosto ci dica

se possiamo fare qualcosa perché si trovi più a suo agio".

Barnard raccolse la frase.

"A nostro agio?!" disse rauco. "Ma naturalmente siamo tutti a

nostro agio. Ci godiamo la gita. Peccato che non abbiamo un mazzo di

carte - si potrebbe fare un bridge in quattro".

Pur non piacendogli il bridge, Conway fu contento di quest'uscita

spiritosa.

"Non credo che Miss Brinklow giochi" rispose sorridendo. Ma la

missionaria si volse svelta a rispondere: "Gioco, invece, e non credo

che si commetta un peccato giocando alle carte. Certo nella Bibbia

non se ne parla".

Risero tutti, riconoscenti per quel minuto di distrazione. "Grazie

al Cielo" pensò Conway, "non ha tendenze isteriche".

L'aereo aveva volato tutto il giorno, tra le sottili nebbie

dell'atmosfera, troppo in alto per permettere una chiara visibilità

delle terre sottostanti. Talvolta, a lunghi intervalli, il velo si

squarciava per qualche istante, e mostrava la linea dentata di una

vetta, o il luccichio di qualche fiume sconosciuto. Dal corso del

Page 32: L'orizzonte perduto - James Hilton

sole si poteva determinare all'incirca la direzione dell'apparecchio.

Si andava verso oriente, con virate occasionali a nord, ma per

arguire dove precisamente si fosse mancava a Conway il modo di

giudicare con esattezza la velocità di volo. Pareva anche probabile

che molto del carburante fosse ormai consumato. Quel che Conway era

in grado di affermare con sicurezza, anche se privo di nozioni

tecniche aviatorie, era l'indiscutibile abilità del pilota, chiunque

egli fosse. Ne aveva dato prova con l'atterraggio nella vallata

seminata di sassi, e poi in altri momenti difficili. Perciò Conway

sentiva risorgere in se stesso un sentimento già provato altre volte

nella sua vita di fronte a casi di abilità perfetta e indiscutibile.

Il solo pensiero di poter essere lasciato in pace - lui avvezzo a

continue richieste d'aiuto - lo tranquillizzava, malgrado le

preoccupazioni per il futuro. Ma non poteva pretendere che i suoi

compagni la pensassero come lui; le loro ragioni di preoccupazione

erano probabilmente maggiori. Mallinson, poi, aveva in Inghilterra

una fidanzata; forse Barnard era ammogliato; e Miss Brinklow aveva il

suo lavoro, o vocazione, o ideale, che dir si voglia. Mallinson era

il meno calmo dei tre: mentre le ore passavano la sua agitazione

aumentava, con tendenza a prorompere davanti a Conway a causa di

quella stessa calma che aveva prima lodato alle sue spalle. E ad un

tratto sorse una discussione così burrascosa da superare il rombo del

motore.

"Ma insomma!" urlò Mallinson rabbiosamente, "dobbiamo star qui a

rigirarci i pollici mentre questo pazzo fa tutto quello che gli passa

per la testa? Che cosa ci impedisce di rompere quel vetro e di

finirla con lui?".

"Proprio niente", replicò Conway, "a parte che lui è armato e noi

Page 33: L'orizzonte perduto - James Hilton

no, e che, ad ogni modo, nessuno di noi sarebbe poi capace di

atterrare".

"Non dev'essere molto difficile. Sono convinto che lei ci

riuscirebbe".

"Ma li aspetta sempre da me, caro Mallinson, questi miracoli?...".

"Le confesso che i miei nervi non reggono più. Perché non

obblighiamo costui ad atterrare?".

"In che modo?... Me lo dica lei".

L'agitazione di Mallinson aumentò ancora.

"Ebbene, è lì distante da noi meno di due metri, sì o no? e siamo

tre uomini contro uno! Dobbiamo continuare a guardar la sua schiena

tutto il tempo? Potremmo almeno obbligarlo a dirci cosa diavolo

intende fare, no?".

"Bene, proviamo".

Avanzando di pochi passi, Conway raggiunse la parete divisoria tra

cabina e carlinga. Essendo questa un po' rialzata, il pilota, girando

il capo e curvandosi un poco aveva modo di comunicare coi passeggeri

attraverso una lastra di vetro scorrevole. Conway vi picchiò su con

le nocche. La risposta fu comicamente simile a quanto si aspettava;

il vetro si aprì e comparve la canna di una rivoltella. Solo questo;

neppure una parola. Conway si ritirò senza discutere e lo sportello

fu richiuso.

Mallinson, osservatore attento, non rimase molto soddisfatto.

"Non credo che avrebbe avuto il coraggio di sparare" commentò.

"Probabilmente ha voluto fare una spacconata".

"Sarà" disse Conway, "ma preferirei che ad accertarsene ci andasse,

se mai, lei stesso".

"Ebbene, io penso che, prima di arrenderci così indecorosamente, in

Page 34: L'orizzonte perduto - James Hilton

un modo o nell'altro dovremmo lottare".

A Conway questa frase piacque. Gli risvegliò nella memoria il buon

vecchio convenzionalismo con tutte le sue oleografiche associazioni

di idee: i soldati dalle divise rosse, i libri di storia scolastica,

gli inglesi che non temono nulla, non si arrendono mai e non sono mai

battuti. Ma disse:

"Iniziare una battaglia senza la minima probabilità di vincerla è

un gioco inutile, e io non sono eroe fino a questo punto".

"Le do ragione, signore" interruppe cordialmente Barnard. "Quando

qualcuno vi ha afferrato per i capelli e vi tiene ben stretto, tanto

vale prender la cosa con filosofia e darsi per vinto. Per conto mio,

finché la vita dura, intendo godermela e fumare il mio sigaro.

Pericolo più pericolo meno, c'è proprio da prendersela tanto?".

"Per quel che riguarda me, no; ma potrebbe dar fastidio a Miss

Brinklow". Barnard volle subito fare ammenda: "Scusi, signora, forse

il fumo le dà noia?".

"Affatto" rispose lei cortesemente; "io non fumo, ma l'odore del

sigaro mi piace".

Conway si persuase che fra tutte le donne capaci di dare una

risposta simile, Miss Brinklow era la più tipica.

Per fortuna la sovreccitazione di Mallinson si era un po' calmata,

e allora Conway, benché lontanissimo dal pensiero di fumare, gli

offrì amichevolmente una sigaretta.

"So quel che prova" disse con accondiscendenza; "è una brutta

faccenda, e il peggio è che non ci si può fare nulla". E aggiunse fra

sé: "Per quanto mi riguarda, tanto meglio così...".

Si sentiva stanchissimo. V'era un lato della sua natura che si

sarebbe potuto definire pigrizia, benché non lo fosse.

Page 35: L'orizzonte perduto - James Hilton

All'occorrenza, nessuno più di lui era capace e pochi si sarebbero

addossate le responsabilità meglio di lui; ma che proprio l'attività

e la responsabilità costituissero la sua gioia... Facevano parte del

suo lavoro, ecco, e doveva accettarle; sempre pronto però a cedere il

passo a chi potesse fare quanto lui o meglio. A questo si doveva in

parte il fatto che la sua riuscita nel servizio governativo non fosse

stata così brillante quanto avrebbe potuto: non era abbastanza

ambizioso per farsi largo tra gli altri, o per mettersi in mostra

artificiosamente quando non v'era gran che da fare. I suoi resoconti

erano laconici fino all'inverosimile, e quella sua calma in ogni

circostanza, benché ammirata pareva sospetta. Alle autorità piace

sapere che un loro subalterno impone a se stesso sforzi e sacrifici;

e che la sua apparente noncuranza nasconde un corredo di ben

controllate emozioni. Talvolta nasceva sì, in qualcuno, il dubbio

ch'egli non fosse proprio imperturbabile al punto da non scomporsi

mai per nulla. Ma anche tale interpretazione, come quella riguardante

la pigrizia, era errata. Ciò che la maggior parte degli osservatori

non riusciva a scorgere in lui era una cosa semplicissima: l'amore

della quiete, della contemplazione, della solitudine. E ora, poiché

ne sentiva il bisogno e non c'era altro da fare, si abbandonò nella

poltrona di vimini e si addormentò. Più tardi svegliandosi constatò

che anche gli altri, malgrado le loro varie preoccupazioni, avevano

ceduto al sonno. Con gli occhi chiusi, seduta e ben diritta, Miss

Brinklow somigliava a un idolo in cattivo stato e fuori moda;

Mallinson pencolava in avanti e si reggeva il mento col palmo della

mano. E l'americano russava, persino. "Sono stati molto giudiziosi"

pensò Conway; "era inutile consumare le forze discutendo". Ma tosto

avvertì strane sensazioni fisiche - un leggero capogiro, il cuore che

Page 36: L'orizzonte perduto - James Hilton

gli batteva forte, una tendenza a respirare con sforzo e più

profondamente. Ricordò d'aver provato sintomi simili una volta in

Svizzera. Si girò dal lato del finestrino e guardò fuori.

Tutt'intorno il cielo s'era completamente schiarito e, nella luce del

tardo pomeriggio, apparve un tale spettacolo che per un attimo Conway

restò senza fiato. Lontanissime, all'orizzonte, si vedevano catene e

catene di vette nevose, contornate da ghiacciai, quasi isole vaganti

su un mare di nubi. Occupavano per intero l'arco di visibilità,

emergendo a occidente in uno sfondo di colore sgargiante, come una

tela impressionista dipinta da un genio folle. E intanto su quella

meravigliosa ribalta l'aereo filava, alto sull'abisso, avendo di

fronte una ripidissima montagna bianca che sembrava confondersi col

cielo stesso; finché la luce del tramonto non la investì, e allora

fiammeggiò superba, accecante, incandescente, come una Jungfrau dieci

volte più alta.

Conway non era facile a impressionarsi, e non era mai andato in

cerca di panorami - tanto meno, poi, di quelli famosi per ammirare i

quali i municipi più previdenti predispongono dei sedili. Condotto

una volta a TigerHill, presso Darjeeling, a vedere il levar del sole

sull'Everest, era rimasto veramente deluso dall'aspetto della più

alta montagna del mondo. Ma quest'incredibile spettacolo visto dal

finestrino di un aereo, era di ben diversa portata; non aveva l'aria

di essersi messo in posa per farsi ammirare. C'era qualcosa di crudo

e di mostruoso intorno a quei maestosi scoscendimenti di ghiaccio, ed

era sublime temerarietà avvicinarsi tanto ad essi. Si immerse in una

profonda meditazione, e ogni tanto ripassava mentalmente carte

topografiche, calcolava distanze, stimava tempi e velocità. Poi,

accortosi che anche Mallinson si era svegliato, lo chiamò toccandogli

Page 37: L'orizzonte perduto - James Hilton

il braccio.

Ii

Fedele al proprio temperamento, Conway aspettò che i compagni si

svegliassero da sé e rispose con poche parole alle loro esclamazioni

di meraviglia; ma quando, più tardi, Barnard gli rivolse una domanda

precisa, allora si espresse con la pronta scioltezza di un professore

universitario che chiarisca un problema. Secondo il suo parere erano

ancora in India; avevano volato parecchie ore verso oriente, troppo

in alto per veder qualcosa; ma probabilmente la rotta aveva seguito

la valle di qualche fiume, in direzione approssimativa da est a

ovest.

"Preferirei non dovermi affidare alla sola memoria ma ho

l'impressione che possa trattarsi dell'alta valle dell'Indo, il che

significherebbe esser giunti in una delle più spettacolose regioni

del mondo, come può constatare".

"Allora riconosce dove siamo?" interruppe Barnard.

"Ma no, non sono mai stato in questi paraggi: però non mi

stupirebbe che quella montagna fosse il Nanga Parbat, dove morì

Mummery. Struttura e posizione collimerebbero con ciò che ne ho

inteso dire".

"E' alpinista lei?".

"In gioventù mi piaceva molto. Naturalmente, le solite arrampicate

in Svizzera, niente di più".

Mallinson intervenne di malumore:

"Invece di perderci in altri discorsi, non sarebbe meglio cercar di

indovinare dove andiamo? Ah, se qualcuno me lo dicesse!...".

"Bene, a me sembra che filiamo dritti verso quella catena laggiù"

Page 38: L'orizzonte perduto - James Hilton

disse Barnard. "Non le pare, Conway? Mi scusi se la chiamo così, ma

dovendo correre tutti insieme questa piccola avventura non mi sembra

il caso di far cerimonie".

A Conway pareva naturale esser chiamato col proprio nome, e trovò

quindi un po' fuori luogo le scuse di Barnard.

"Ma certo" rispose e aggiunse: "Credo che quella sia la catena del

Karakorum. ci sono parecchi valichi, se il nostro uomo intende

attraversarla".

"Il nostro uomo?" esclamò Mallinson. "Vuol dire il nostro pazzo!

Credo che ormai la teoria del rapimento non regga più. A quest'ora le

terre di frontiera sono lontane, e tribù indigene non ce ne possono

essere da queste parti. La sola spiegazione plausibile è che costui

sia un pazzo furioso. Chi, se non un pazzo, continuerebbe a volare in

un paese simile?".

"Solo un aviatore che sia stato a scuola dal demonio può esserne

capace" osservò Barnard. "La geografia non è mai stata il mio forte

ma capisca che queste montagne sono le più alte del mondo e che

l'attraversarle sarà un bell'avvenimento".

"Sarà anche la volontà di Dio" disse inaspettatamente Miss

Brinklow.

Conway non manifestò il suo parere. Volontà di Dio o pazzia d'uomo,

ciascuno poteva scegliere a piacimento, come del resto è sempre

consigliabile quando bisogna trovare una spiegazione alle cose di

quaggiù. Oppure (e il capovolgimento glielo suggerirono quella

piccola cabina bene ordinata, e quello sfondo tra il reale e

l'irreale dei monti lontani), volontà d'uomo o pazzia di Dio. Poterne

esser certi, qualunque fosse il punto di vista, doveva essere una

soddisfazione. Ma ecco che, mentre osservava e meditava, a poco a

Page 39: L'orizzonte perduto - James Hilton

poco si produsse uno strano mutamento. Sulle vette la luce diventò

azzurrognola e le più basse pendici presero una tinta viola. Quel

senso di tranquilla superiorità che Conway s'era abituato a sentir

riaffiorare in sé prontamente in qualunque evenienza, fu scosso ora

da qualcosa di più profondo: non si trattava di agitazione, e tanto

meno di paura; era uno stato di acuta sospensione e di attesa. Disse:

"Ha proprio ragione, Barnard, questa faccenda si fa d'ora in ora

più interessante".

"Interessante o no" replicò Mallinson, "non mi par proprio il caso

di tesserne un elogio. Abbiamo chiesto noi di esser condotti qui?...

e Dio sa quel che ci aspetta quando ci fermeremo! Per me, poi, il

fatto che costui sia un aviatore abilissimo non diminuisce la sua

colpa verso di noi. E' tanto abile, quanto pazzo. Ci fu un pilota -

m'hanno detto - che impazzì a mezz'aria. Questo era certamente pazzo

prima di partire. Ecco la mia convinzione, Conway".

Conway taceva. Urlare di continuo sopra il rombo del motore era una

fatica; e dopo tutto, a che pro arzigogolare sulle probabilità?... Ma

quando Mallinson insistette, fu costretto a dire la sua opinione.

"Una pazzia ben architettata, se mai. Basta pensare che questo era

l'unico apparecchio capace di salire a un'altezza simile".

"Ciò non prova che non sia pazzo. Può esserlo stato in grado

sufficiente per organizzare ogni cosa".

"Sì, può darsi".

"E allora dobbiamo stabilire un piano d'azione. Che cosa faremo

quando atterrerà? Beninteso se non ci avrà sfracellati e uccisi in

blocco. Che cosa faremo?... Corrergli incontro, forse, e

congratularci con lui per il suo magistrale volo?".

"Le prometto che la lascerò andare avanti per primo" rispose

Page 40: L'orizzonte perduto - James Hilton

Barnard; "ma se le è cara la vita non lo faccia".

Conway si sentì riprendere dalla solita indolenza e rinunciò a

continuare la discussione, tanto più che l'americano con le sue

chiacchiere sensate dimostrava di poter benissimo proseguire da solo.

In fondo Conway pensava che la compagnia avrebbe potuto anche essere

peggiore. Soltanto uno, Mallinson, aveva tendenza a brontolare; ma si

poteva, in parte, attribuirlo all'altezza. L'aria rarefatta produce

sulle persone effetti diversi: per esempio, a Conway dava

contemporaneamente una sensazione di lucidità mentale e di apatia

fisica, nient'affatto sgradevole. Respirava quell'aria purissima con

vera gioia. La situazione, vista nel suo complesso, era indubbiamente

spaventosa, ma intanto perché crucciarsi minuto per minuto di cose

che si svolgevano con tanta regolarità e in modo così interessante?

E mentre fissava la meravigliosa montagna, fu invaso da un intimo

sublime compiacimento, al pensiero che vi fossero ancora sulla terra

visioni simili, lontane, inaccessibili, quasi vergini di impronta

umana. Le pareti ghiacciate del Karakorum erano ora più

impressionanti che mai contro il cielo diventato a nord di un grigio

sinistro; i picchi mandavano un riflesso gelido: maestosi e remoti,

pur senza nome, avevano una dignità particolare. Inferiori in altezza

ai più noti colossi, forse appunto per quelle poche centinaia di

metri in meno si salvavano per sempre da esplorazioni alpinistiche,

perché offrivano un minore allettamento agli ostinati superatori di

record; rispetto ai quali Conway era proprio l'antitesi: la passione

occidentale per i superlativi gli pareva di cattivo gusto; "tendere

verso l'alto" era per lui una frase più ragionevole e più nobile che

non l'altra: "il massimo sforzo per la massima altezza". Non aveva

nessuna simpatia per gli eccessi.

Page 41: L'orizzonte perduto - James Hilton

Era tuttora assorto in quello spettacolo, quando cadde il

crepuscolo e immerse le valli in un'oscurità vellutata, che poi si

diffuse lentamente verso l'alto. L'intera catena, ora molto più

vicina, impallidì in uno splendore nuovo; sorse la luna piena

toccando uno dopo l'altro tutti i picchi come un accenditore celeste,

finché il vasto orizzonte rifulse candido contro il cielo

neroazzurro. L'aria si faceva fredda e il vento sbalzava qua e là

l'aereo in modo poco piacevole. Questi nuovi inconvenienti

demoralizzarono i passeggeri; una continuazione del volo dopo il

tramonto non era stata prevista, e adesso, l'ultima loro speranza era

nel consumo totale del carburante; eventualità che non poteva tardare

a verificarsi. Mallinson cominciò a discuterci su e Conway, un po'

riluttante, perché davvero non poteva saperlo, stimò che l'autonomia

massima dell'apparecchio dovesse aggirarsi intorno alle mille miglia,

la maggior parte delle quali era già stata percorsa.

"E allora dove dovrebbe portarci questa autonomia?..." domandò il

giovane scoraggiato.

"Non è facile giudicarlo, ma probabilmente in qualche punto del

Tibet. se questi monti sono il Karakorum, dietro c'è il Tibet.

intanto una di queste vette dev'essere il K2, considerata la seconda

montagna del mondo".

"In ordine di altezza viene subito dopo l'Everest" commentò

Barnard. "Accidenti! questo sì che è un panorama".

"Dal punto di vista alpinistico, è una montagna ancor più difficile

dell'Everest. il Duca degli Abruzzi vi rinunciò stimandolo un picco

assolutamente inscalabile".

"Averne voglia!" brontolò Mallinson a denti stretti. Invece Barnard

rise:

Page 42: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Ma lei, Conway, è proprio la guida ufficiale di questo viaggio di

piacere!... E allora le dirò che se avessi una fiaschetta di caffè e

cognac non m'importerebbe affatto che questo fosse il Tibet piuttosto

che il Tennessee".

"Ma che cosa faremo, domando io!" ribatté Mallinson. "Perché siamo

qui? Io non capisco come lei abbia voglia di scherzare! Costui

dev'esser matto; non c'è altra spiegazione. Non è vero, Conway?".

Conway scosse il capo.

Miss Brinklow si girò indietro come se fosse nell'intervallo di uno

spettacolo.

"Siccome non avete chiesto il mio parere, forse non dovrei parlare"

cominciò modestamente, "ma vorrei dirvi che son d'accordo con Mr'

Mallinson. credo che il pover'uomo non abbia la testa interamente a

posto. Il pilota, si capisce. Perché se non fosse pazzo, non avrebbe

proprio nessuna scusa". E aggiunse confidenzialmente, urlando sul

fragore: "Figuratevi che questo è il mio primo viaggio aereo! Proprio

il primo! Una mia amica aveva fatto di tutto per indurmi a volare con

lei da Londra a Parigi; ma non mi ero mai lasciata persuadere".

"E invece ora sta volando dall'India al Tibet" disse Barnard. "Cose

che capitano ai mortali".

Lei continuò:

"Ho conosciuto una volta un missionario che era stato nel Tibet.

diceva che i tibetani sono gente stranissima. Credono che noi

discendiamo dalle scimmie".

"Così progrediti sono?!...".

"Oh no, non intendevo secondo le teorie moderne. Hanno questa

credenza da centinaia di anni; è una delle loro tante superstizioni.

Naturalmente io sono contrarissima, e considero Darwin assai peggiore

Page 43: L'orizzonte perduto - James Hilton

dei tibetani. Io mi baso sulla Bibbia".

"Siete fondamentalista, suppongo?".

Non parve che Miss Brinklow capisse quella parola.

"Ho fatto parte dell'L'M'S'" urlò, "ma non ci trovavamo d'accordo

quanto al battesimo degli infanti".

Anche dopo essersi ricordato che le iniziali erano quelle della

London Missionary Society, Conway continuò a pensare che

l'osservazione era abbastanza comica. E mentre immaginava già tutti

gli inconvenienti ad intavolare una discussione teologica alla

stazione di Euston, cominciò a trovare Miss Brinklow piuttosto

interessante. Si chiese se fosse il caso di offrirle qualcuno dei

suoi indumenti contro il freddo notturno; ma poi si persuase che

probabilmente era più robusta di lui. E allora si rincantucciò,

chiuse gli occhi, e si addormentò subito pacificamente.

E il volo continuò.

Furono svegliati all'improvviso da uno scossone dell'apparecchio.

Conway batté il capo contro il finestrino rimanendo per un attimo

intontito; un altro scossone in senso inverso lo scaraventò fra le

due file dei sedili. Il freddo era adesso più intenso. La prima cosa

che Conway fece, automaticamente, fu di guardare il suo orologio da

polso: era l'una e mezzo, aveva dunque dormito un poco. Sentiva ora

negli orecchi uno strano frusciar d'ali; sulle prime lo credette un

ronzio immaginario, ma poi s'accorse che il motore era spento e che

l'aereo si trovava in mezzo alla burrasca. Guardò dal finestrino e

vide la terra, lì sotto, vicinissima, che fuggiva via indistinta e

grigiastra.

"Sta per atterrare!" urlò Mallinson; e Barnard, sbalzato anche lui

dal suo sedile, aggiunse freddamente:

Page 44: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Se avrà fortuna".

Miss Brinklow, che fra tutti sembrava la meno turbata

dall'incidente, si aggiustava il cappello con la stessa calma come se

l'avessero avvertita che si era in vista del porto di Dover.

Poco dopo l'aereo atterrò. Ma questa volta malamente.

"Che cosa succede, Dio mio!" gemette Mallinson tenendosi stretto al

suo sedile durante i dieci secondi di rullio e di urtoni. Si sentiva

qualcosa tendersi e schioccare: uno dei pneumatici scoppiò.

"Questa è la fine" aggiunse con pessimismo angoscioso. "Abbiamo la

coda spezzata; dovremo starcene dove siamo, ormai".

Conway, che nei momenti difficili non parlava mai, allungò le gambe

intorpidite e si toccò la testa là dove aveva preso la botta contro

il finestrino. Roba da poco: una contusione. Era suo dovere far

qualcosa per aiutare i compagni. Ma quando l'aereo fu fermo, l'ultimo

dei quattro ad alzarsi fu proprio lui.

"Attenti" disse mentre Mallinson spalancava la porta della cabina e

si preparava a saltare a terra.

"Non occorre più stare attenti" risuonò stranamente nel gran

silenzio la voce del giovane, "sembra la fine del mondo, non c'è

anima viva intorno".

Un minuto dopo, intirizziti e tremanti, constatarono che era

proprio così. Nessun suono all'infuori dell'urlo del vento e dei loro

passi incerti; la terra e l'aria parevano impregnate di qualcosa di

selvaggio. La luna si era nascosta dietro le nuvole e le rare stelle

illuminavano un immenso vuoto battuto dal vento. Si poteva credere

d'esser scesi su un altipiano altissimo le cui montagne avessero già

per sostegno altre ed altre montagne.

Se ne vedeva una catena luccicare all'orizzonte come una fila di

Page 45: L'orizzonte perduto - James Hilton

denti canini.

Febbrilmente Mallinson si avviò verso la carlinga.

"Certo a terra non mi fa paura costui, chiunque sia" gridò; "adesso

regoleremo i conti io e lui...".

Gli altri guardavano, ipnotizzati da tanta energia, ma anche un po'

in apprensione. Conway gli saltò dietro; troppo tardi per impedirgli

di investigare. Senonché, dopo alcuni secondi, il giovane tornò sui

suoi passi, afferrò il braccio di Conway e gli mormorò rauco:

"Sa, Conway... è strano... Credo che stia male... o sia morto. Non

risponde. Venga su a vedere. In ogni modo gli ho tolto la

rivoltella".

"La dia a me; è meglio" disse Conway, e benché ancora intontito per

il colpo ricevuto alla testa si preparò ad agire. Fra tutte le

situazioni difficili, di tempo e di luogo in cui s'era trovato,

nessuna gli era mai apparsa così complicata e problematica come

questa. Si drizzò sulla punta dei piedi fino a poter vedere, più o

meno, nella carlinga chiusa. C'era un forte odore di benzina, non si

arrischiò quindi ad accendere uno zolfanello. Poté appena distinguere

il pilota, rannicchiato in avanti, con la testa abbandonata sui

comandi. Lo scosse, gli slacciò il casco, gli allentò il colletto.

Dopo un momento si volse a dire:

"Sì, gli è capitato qualcosa. Bisogna tirarlo fuori".

Ma un osservatore attento avrebbe potuto dire che anche a Conway

era accaduto qualcosa. La sua voce era più forte, più decisa: non

pareva più ondeggiare sull'orlo di qualche dubbio profondo. Il luogo,

il tempo, il freddo, la sua stessa stanchezza ora contavano meno:

c'era un lavoro che doveva esser fatto; e allora quella parte del suo

"io" meno dominante e perciò docilmente pronta all'azione necessaria,

Page 46: L'orizzonte perduto - James Hilton

aveva il sopravvento.

Con l'aiuto di Barnard e di Mallinson il pilota fu estratto dalla

carlinga e adagiato a terra. Era svenuto, non morto.

Conway, pur non avendo mai studiato medicina, aveva la pratica di

chi ha vissuto a lungo in luoghi isolati; i sintomi di alcune

malattie gli erano familiari.

"Si tratta forse di un attacco di cuore cagionato dall'altezza"

diagnosticò chinandosi sullo sconosciuto. "Qui fuori, e con questo

vento infernale, è impossibile far qualcosa per lui. Sarebbe meglio

portarlo nella cabina; meglio anche per noi che, non sapendo dove ci

troviamo, non potremo muoverci prima di giorno".

Gli altri furono pienamente d'accordo e Mallinson diede il suo

valido aiuto. Portarono l'uomo in cabina e lo adagiarono nel vano di

passaggio tra le due file dei sedili. Lì non faceva davvero meno

freddo che fuori, ma si era almeno al riparo dalle raffiche del

vento. Il vento diventò presto la loro preoccupazione principale, il

motivo dominante, per così dire, del notturno spettacolo. Non era uno

dei soliti venti che fanno esclamare "che vento forte!", "che vento

freddo!". Era un vero uragano, che li circondava come un padrone

mostruoso scorrazzante sui propri domini. Scuoteva furiosamente

l'aereo, fin quasi a sollevarlo; e quando Conway guardava dalle

finestre provava l'impressione che la sua violenza strappasse persino

turbinanti frammenti di luce alle stelle.

Lo sconosciuto giaceva inerte, e Conway lo esaminò come poteva, in

tanta scarsezza di luce e ristrettezza di spazio. Ma l'esame rivelò

ben poco.

"E' il cuore che è debole" disse infine; e allora Miss Brinklow,

che aveva intanto frugato nella borsetta, ebbe un tratto proprio

Page 47: L'orizzonte perduto - James Hilton

commovente.

"Forse questo potrebbe giovare a quel poveretto!" disse con

slancio. "Io non ne assaggio mai neppure una goccia, ma lo porto

sempre con me in caso di incidenti. E qui si tratta proprio di un

incidente, vero?".

"Direi" rispose asciutto Conway. Svitò il turacciolo, annusò, e

versò un po' di cognac nella bocca del ferito.

"Proprio quel che ci vuole per lui. Grazie".

Dopo una breve attesa poté osservare alla luce di un fiammifero un

lievissimo moto delle palpebre. Mallinson fu assalito da un

improvviso nervosismo. Rise convulsamente.

"Perdonatemi" gridò, "non posso dominarmi. Abbiamo l'aria di tanti

pazzi che accendano dei fiammiferi sopra un cadavere... Non vi pare

una scena edificante?... Cinese, ecco; e ho detto tutto".

"Può darsi". La voce di Conway era calma, e un po' severa. "Ma non

è ancora un cadavere. Se la fortuna ci assiste riusciremo forse a

rianimarlo".

"Fortuna? La fortuna sarà sua, e non nostra".

"Non ne sia troppo sicuro. E per ora zitto, è già abbastanza".

Benché Mallinson non fosse in grado di controllarsi troppo, la

consolidata abitudine alla disciplina scolastica lo rese subito

obbediente al comando secco di un "senior".

La preoccupazione maggiore di Conway era, suo malgrado, il pilota.

Non era più tempo di parole; l'eccitante avventura, seguita con una

specie di curiosità durante il volo, minacciava di diventare ora una

difficilissima prova di resistenza con probabile fine catastrofica.

Per tutta la notte non gli riuscì di prender sonno; e nel frastuono

della burrasca meditò in silenzio ponendosi con risolutezza davanti

Page 48: L'orizzonte perduto - James Hilton

al fatto compiuto. Era convinto che avessero superato di molto la

catena occidentale dell'Himalaya, verso le meno note altitudini del

KuenLun. stando così le cose, si trovavano nella parte più alta e

meno ospitale della superficie terrestre, l'altipiano del Tibet, una

regione vasta, disabitata e in gran parte inesplorata, sempre battuta

dal vento. L'isola più sperduta e più deserta sarebbe stata

preferibile a quelle terre abbandonate. A un tratto, come se la

natura, vedendo Conway perplesso, volesse rispondergli e turbarlo

maggiormente, avvenne tutt'intorno un mutamento impressionante. La

luna che egli aveva creduto nascosta dalle nuvole sfiorò l'orlo di

un'ombra montagnosa e, pur non mostrandosi direttamente, rivelò

l'oscurità che aveva di fronte. Conway riuscì a scorgere i margini di

una lunga vallata, fiancheggiata da cupi colli tondeggianti, non

molto alti, di un nero inchiostro contro gli squarci azzurri del

cielo e le frequenti scariche elettriche. Ma i suoi occhi furono

attratti irresistibilmente dallo sfondo della valle, perché lì,

sorgendo dal vuoto, magnifica nel pieno lume di luna, appariva la più

meravigliosa montagna del mondo. Semplice di linea, come se l'avesse

disegnata un bimbo, era per forma un cono di neve quasi perfetto, non

però classificabile quanto a dimensioni, altezza e distanza. Appariva

così radiosa, così serenamente imperante, da non sembrar vera. Mentre

Conway l'osservava, un lieve spruzzo nevoso ne snebbiò il fianco e un

successivo rombo, attenuato dalla distanza, confermò l'ipotesi di una

valanga.

Fu tentato di svegliare gli altri per farli partecipi dello

spettacolo, ma rifletté che quella vista non sarebbe stata

sufficiente per dar tranquillità a persone di buon senso; anzi,

quell'immenso splendore inviolato avrebbe forse accresciuto il senso

Page 49: L'orizzonte perduto - James Hilton

di isolamento e di pericolo. Il nucleo umano più prossimo era forse

distante centinaia di miglia. Essi non avevano viveri; potevano

contare su un'unica rivoltella, e se anche uno di loro avesse saputo

guidare, l'aereo era danneggiato e quasi al termine del carburante.

Non avevano abiti adatti contro quel freddo e quel vento tremendo;

il soprabito di Conway e il cappotto automobilistico di Mallinson

erano assolutamente insufficienti, e anche Miss Brinklow ricoperta e

imbottita come per una spedizione polare (che impressione ridicola

gli aveva fatto a prima vista!) doveva sentirsi a disagio. Inoltre,

eccetto lui, erano tutti più o meno disturbati dall'altitudine.

Barnard stesso era diventato malinconico. Mallinson brontolava fra

sé, e si capiva già che cosa sarebbe accaduto al perdurare di quelle

condizioni.

Di fronte a questa prospettiva così poco incoraggiante Conway non

poté trattenersi dal rivolgere a Miss Brinklow uno sguardo

d'ammirazione. Rifletté che, probabilmente, non era una persona

normale: infatti non si poteva considerare tale una donna che

insegnava a cantare inni sacri agli afgani. Ma le era molto grato per

il fatto che ad ogni nuova calamità ella riuscisse comunque a

mantenersi normalmente anormale.

"Spero che non si senta troppo male" le disse con simpatia, appena

incontrò il suo sguardo.

"Durante la guerra mondiale i soldati soffrirono ben più di così"

rispose.

Il paragone non convinse troppo Conway. Per altri era giustissimo

ma, in realtà, lui non aveva mai passato in trincea una notte così

spiacevole.

Concentrò allora la sua attenzione sul pilota, che ora respirava

Page 50: L'orizzonte perduto - James Hilton

irregolarmente e tentava qualche movimento.

Mallinson aveva forse ragione di crederlo cinese. Per quanto fosse

riuscito a farsi passare per autentico tenente dell'Aviazione

inglese, i suoi zigomi e il naso erano tipicamente mongolici.

Mallinson l'aveva trovato brutto, ma a Conway che aveva vissuto in

Cina parve passabile, benché ora, sotto la luce dei fiammiferi

accesi, la sua pelle giallastra e la bocca spalancata fossero

tutt'altro che da ammirare.

La notte proseguì come se ogni minuto fosse qualcosa di materiale e

pesante da spinger via a forza per far posto ai successivi. Il

chiarore lunare impallidì, e con esso la lontananza spettrale della

montagna; da allora, fino all'alba, si aggravarono i tre problemi del

buio, del freddo e del vento. Ma ai primi albori, quasi per un

segnale convenuto il vento cadde, e lasciò la natura in una quiete

pietosa. Incorniciata nel pallido triangolo di fronte, la montagna

riapparve, prima grigia, poi argentea, e finalmente rosea ai primi

raggi di sole sulla vetta.

Nella luce crescente la valle ritrovava la sua forma rivelando un

fondo roccioso e ghiaioso che prendeva rilievo a poco a poco. Non era

una natura amica; Conway, osservandola, ne riceveva un'impressione di

bellezza, non però di fascino romantico, ma di pura intellettualità,

netta come l'acciaio. La bianca piramide erta e distante costringeva

la mente a un consenso matematico e spassionato come dinanzi a un

teorema d'Euclide - e l'incanto fu rotto poco dopo quando il sole

sorse nel cielo azzurro e Conway si sentì nuovamente un po' meno a

suo agio.

Gli altri si svegliarono quando già la temperatura era diventata

più tiepida ed egli suggerì di portare all'aperto il pilota nella

Page 51: L'orizzonte perduto - James Hilton

speranza che l'aria e il sole lo aiutassero a rinvenire. Così fu

fatto, e venne iniziata un'altra veglia, però più piacevole della

prima. A un tratto l'uomo aprì gli occhi e cominciò a parlare

convulsamente; i quattro si chinarono su di lui attentamente, ma

soltanto Conway parve comprendere quei suoni strani, perché di quando

in quando rispondeva. Dopo qualche momento le forze del pilota si

affievolirono; pronunciava le parole con crescente difficoltà e

infine spirò. Potevano essere le dieci del mattino.

Conway si voltò verso i compagni.

"Mi spiace dovervi dire che ha parlato ben poco; s'intende,

rispetto a quanto avremmo desiderato sapere.

"Siamo nel Tibet, il che era già ovvio. Non mi ha spiegato bene

perché ci ha portato qui, ma certamente conosceva la località.

Parlava un cinese che ho capito poco, ma credo che nominasse un

convento di Lama qui vicino, lungo la valle mi pare, dove potremmo

trovare cibo e rifugio. Lo ha chiamato ShangriLa. In tibetano La

significa passo di montagna. Insisteva perché vi andassimo".

"Non mi pare una buona ragione per farlo" disse Mallinson.

"Probabilmente non era più in sé. Non crede?".

"Ne so quanto lei, caro Mallinson. ma se non andiamo là, dove mai

andremo?".

"Dove vuole, per me è lo stesso. Sono sicuro però che se ShangriLa

si trova da quella parte dev'essere ben lontano da ogni consorzio

civile. Diavolo, non le viene proprio in mente nulla, amico, da

tentare per farci tornare indietro?...".

Conway, paziente, replicò: "Credo che lei non comprenda bene la

nostra posizione, Mallinson. ci troviamo in una parte del mondo di

cui si sa ben poco, all'infuori che è difficile e pericolosa, anche

Page 52: L'orizzonte perduto - James Hilton

per una spedizione bene equipaggiata. Considerando che un paesaggio

simile a questo si estende probabilmente intorno a noi per centinaia

di miglia, l'idea di tornare a piedi a Peshawar non mi sembra molto

incoraggiante".

"Temo che, forse, io non ci riuscirei" disse seria Miss Brinklow.

barnard assentì con un cenno del capo.

"Se questo monastero è qui alla prossima svolta, potremo dirci

fortunati".

"In fondo sì" rispose Conway. "Dopo tutto non abbiamo viveri e,

come vedete anche voi, questo paese non potrebbe facilmente

fornircene. Fra poche ore saremo tutti affamati. E se la notte

prossima ci trovasse ancora qui, dovremmo riaffrontare il freddo e il

vento. Non è una prospettiva allettante. L'unica nostra possibilità,

mi sembra, è di trovare altri esseri umani; dove dovremmo cercarli se

non là dove ci fu detto che ne esistono?".

"E se fosse una trappola?" chiese Mallinson.

Ma Barnard aggiunse:

"Una bella trappola ben calda, con un pezzo di formaggio: sarebbe

l'ideale in terra, per me".

Tutti risero, meno Mallinson, che pareva assente e nervoso. Alla

fine Conway continuò:

"Dunque, mi pare che, più o meno, siamo d'accordo... Guardate,

lungo la valle si distingue abbastanza bene una strada; non sembra

molto ripida, ma ci obbligherà a salire lentamente. Tanto, qui non si

può far nulla! non si potrebbe neppure seppellire questo disgraziato

senza dinamite! Inoltre i monaci potranno forse darci dei portatori

per il ritorno; ne avremo bisogno. Propongo di partire subito, così

se durante il pomeriggio non avremo individuato il luogo preciso, ci

Page 53: L'orizzonte perduto - James Hilton

resterà il tempo per tornar giù a passare nella cabina un'altra

notte".

"E se riusciremo a individuarlo?" brontolò Mallinson, sempre

intransigente. "Che garanzia abbiamo di non essere assassinati?".

"Nessuna. Ma penso che il rischio sia minore, e fors'anche

preferibile a quello di morire di fame e di freddo".

E pensando che una logica così gelida non fosse adatta al caso,

aggiunse subito:

"Del resto c'è ancora meno probabilità d'esser assassinati in un

monastero buddista, che in una cattedrale inglese".

"Come il Vescovo di Canterbury" approvò in pieno e con enfasi Miss

Brinklow, capovolgendo però il suo punto di vista.

Mallinson alzò le spalle e rispose di malumore:

"Bene, bene, incamminiamoci verso ShangriLa. Sia quel che sia,

proviamo ugualmente. Auguriamoci almeno di non dover salire mezza

montagna".

Quest'osservazione fece volgere i loro sguardi sulla scintillante

piramide a cui conduceva la valle. Nella piena luce del giorno essa

apparve snella e magnifica; ma subito la loro ammirazione si mutò in

fissità, perché lontano lontano, giù per la discesa, scorsero un

gruppo di persone che si avvicinava.

"La Provvidenza!" disse sottovoce Miss Brinklow.

Iii

In Conway c'era sempre una parte che rimaneva spettatrice, per

quanto attivo potesse essere tutto il resto. Ora, per esempio, mentre

aspettava che i nuovi venuti fossero più vicini, non si affrettò

affatto a considerare tutte le possibili contingenze e a decidere

Page 54: L'orizzonte perduto - James Hilton

quel che avrebbe potuto fare. Coraggio? Freddezza? Orgogliosa

sicurezza di poter prendere una decisione sul momento? Niente di

tutto questo. Era, se vogliamo giudicare senza indulgenza, una forma

di pigrizia, una riluttanza istintiva ad abbandonare il suo posto di

osservatore dell'avvenimento imminente.

Intanto il gruppo lontano, procedendo giù per la valle, si rivelò

composto di una dozzina di persone o poco più, alcune delle quali

reggevano una portantina su cui si poteva distinguere una persona

vestita d'azzurro. Conway non era in grado di immaginare dove fossero

diretti, ma parve anche a lui, come già a Miss Brinklow,

provvidenziale che si trovassero a passare di lì. Appena furono

abbastanza vicini, Conway lasciò i suoi e s'incamminò; lo fece però

lentamente, ricordandosi che gli orientali amano il rituale degli

incontri e desiderano impiegarvi tutto il tempo necessario. Fermatosi

a distanza di pochi metri, s'inchinò con la dovuta cortesia. Con sua

grande sorpresa il personaggio dalla lunga veste scese dalla

portantina, avanzò con tutta dignità, e gli stese la mano. Conway

gliela strinse, e intanto fissò curiosamente quel cinese, alquanto

decorativo nella sua veste di seta ricamata, vecchio o almeno già

maturo, dai capelli grigi e dal volto rasato. A sua volta il cinese

parve scrutare nello stesso modo Conway; dopo di che gli parlò in un

inglese chiaro e un po' ricercato:

"Io appartengo al monastero di ShangriLa".

Conway si inchinò di nuovo, e dopo una necessaria pausa cominciò a

spiegargli brevemente per quali circostanze si trovasse coi suoi

compagni in quella remota parte del mondo. Alla fine del racconto il

cinese fece un gesto di assenso.

"E' veramente un fatto notevole" disse, e guardò con attenzione

Page 55: L'orizzonte perduto - James Hilton

l'aereo danneggiato. Poi aggiunse: "Mi chiamo Chang; vuole essere

così gentile da presentarmi ai suoi compagni?".

Conway riuscì a sorridere con garbo. Gli faceva un certo effetto

incontrare questo fenomeno: un cinese che parlava l'inglese

perfettamente e usava nel Tibet selvaggio tutte le cortesie formali

di Bond Street. si volse agli altri, che ormai lo avevano raggiunto e

stavano guardando quella scena ciascuno con un diverso grado di

stupore.

"Miss Brinklow... Mr' Barnard, americano... Mr' Mallinson... ed io

che mi chiamo Conway. Siamo lieti di vederla, anche se il nostro

incontro è quasi altrettanto strano per noi quanto il fatto di

trovarci quassù. Stavamo proprio per dirigerci al suo monastero,

perciò siamo doppiamente fortunati. Vuole darci qualche indicazione

circa la strada?...".

"Non occorre. Sarò felice di guidarvi io stesso".

"E' molto gentile, ma non posso permettere che si disturbi tanto.

Se non è troppo lontano...".

"Lontano no, ma la strada non è facile. Sarà per me un onore

accompagnarla coi suoi compagni".

"Ma davvero...".

"Insisto".

Conway sentiva che, considerati il luogo e le circostanze, la

discussione minacciava di diventare ridicola. "Benissimo" rispose.

"Gliene siamo molto grati".

Senonché Mallinson, che aveva tollerato con faccia scura queste

gentilezze, si frappose con sgarberia da caserma.

"Non vi resteremo a lungo" annunciò secco. "Pagheremo quanto vi

sarà dovuto, e poi combineremo con alcuni dei vostri uomini perché ci

Page 56: L'orizzonte perduto - James Hilton

aiutino nel viaggio di ritorno. Vogliamo tornare alla civiltà il più

presto possibile".

"E' proprio sicuro di esserne tanto lontano?".

La domanda, proferita con soavità, punse il giovane, rendendolo

ancor più sgarbato.

"Sono sicurissimo di trovarmi ben lontano da dove vorrei; e così i

miei compagni. Le saremo grati per un rifugio momentaneo, ma più

ancora se ci procurerà i mezzi per tornare. Quanto tempo ci vorrà per

un viaggio fino in India?".

"Non glielo saprei proprio dire".

"Ebbene, spero che non incontreremo in proposito nessuna

difficoltà. Sono pratico di contratti con portatori indigeni e siamo

certi che lei userà la sua influenza perché ci trattino onestamente".

Conway trovò inopportuna questa insolenza e stava già per

intervenire, quando giunse la risposta, calma e dignitosa: "Posso

soltanto assicurarle, Mr' Mallinson, che sarà trattato onorevolmente,

e che alla fine non avrà alcun rimpianto".

"Alla fine?" esclamò Mallinson, alzando il tono della voce; ma si

poté facilmente evitare una scenata perché i portatori tibetani,

vestiti di pelli di pecora, con un cappello di pelo e scarpe di yak,

offrivano a tutti vino e frutta, presi in quel momento dalle ceste.

Il vino aveva un piacevole profumo che ricordava certi squisiti vini

del Reno, e tra la frutta v'erano dei manghi perfettamente maturi,

d'una delizia quasi commovente a trangugiarsi dopo tante ore di

digiuno.

Mallinson mangiò e bevve con ghiotta avidità, ma Conway, sollevato

dalle preoccupazioni più immediate e riluttante a crearsene altre, si

stupiva che i manghi potessero esser coltivati a tale altezza.

Page 57: L'orizzonte perduto - James Hilton

Inoltre lo interessava molto la montagna di fronte: un picco

sensazionale, unico; si stupiva di non averne mai trovato notizia in

nessuno di quei libri che i viaggiatori scrivono quasi sempre dopo

esser stati nel Tibet. fissandolo lo scalava mentalmente, scegliendo

le due sole strade possibili: il valico di un alto colle oppure la

scorciatoia di uno stretto corridoio roccioso... finché

un'esclamazione di Mallinson lo richiamò sulla terra: voltò il capo e

s'accorse che il cinese lo osservava attentamente.

"Contempla la montagna, Mr' Conway?" si sentì chiedere.

"Sì. E' un bello spettacolo. Avrà un nome, immagino".

"Si chiama Karakal".

"Non credo di averne mai sentito parlare. E' molto alta?".

"Più di 28'000 piedi".

"Davvero? Credevo che soltanto l'Himalaya raggiungesse tale

altezza. E' sicuro che l'abbiano studiata bene? Chi l'ha misurata?".

"Che cosa pensa, caro signore? Che vi sia forse qualcosa di

incompatibile fra vita monastica e trigonometria?".

Conway gustò la frase, e rispose:

"No, no, niente affatto" e rise amabilmente. La battuta non gli era

sembrata un gran che, ma aveva voluto gratificarlo. Poco dopo

incominciarono il viaggio verso ShangriLa.

La salita continuò per tutta la mattina, lentamente e a gradi; data

l'altezza, era necessario un notevole sforzo fisico e a nessuno

rimaneva più energia per parlare. Il cinese viaggiava da gran signore

nella sua portantina, cosa che sarebbe parsa poco cavalleresca verso

Miss Brinklow, se il solo figurarsela in quella cornice regale non

fosse stato invece ridicolo. Conway, disturbato meno degli altri

Page 58: L'orizzonte perduto - James Hilton

dall'altezza, si sforzava di afferrare il senso delle parole dei

portatori colte qua e là. Di tibetano ne sapeva ben poco, però

abbastanza per capire che gli uomini erano contenti di tornare al

monastero. Anche se avesse desiderato continuare la conversazione con

il loro capo non avrebbe potuto, giacché questi, chiusi gli occhi e

il viso nascosto in parte dietro le tendine di seta, sembrava

possedere il segreto di un sonno opportuno.

Intanto il sole andava diffondendo un benefico tepore; la fame e la

sete erano quietate, se non soddisfatte; e l'aria, già tersa al punto

da sembrare di un altro pianeta, diventava sempre più fine a ogni

nuovo passo della salita. Si era costretti a respirare coscientemente

e volutamente, e se sulle prime dava un po' noia, a poco a poco si

risolveva poi in un beneficio di estatica tranquillità per la mente.

Tutto il corpo si muoveva in un unico ritmo di respiro, moto e

pensiero; l'azione dei polmoni non era quasi più automatica, ma

disciplinata in armonia con l'intelletto e con le membra; Conway, nel

cui spirito qualcosa di mistico contrastava stranamente col suo

preponderante scetticismo, si trovò ad arzigogolare su tale

sensazione. Una o due volte disse qualche parola incoraggiante a

Mallinson, ma il giovane era tutto preso dalla tensione della salita.

Anche Barnard soffiava asmaticamente, mentre Miss Brinklow, impegnata

in una dura lotta coi suoi polmoni, tentava, chissà perché, di

nasconderla.

"Siamo quasi in cima" disse Conway per incoraggiarla.

"Una volta dovetti correre dietro a un treno, e provai una

sensazione identica" rispose lei.

"Così come c'è della gente che trova il sidro uguale allo

champagne" rifletté Conway tra sé e sé; "questione di palato".

Page 59: L'orizzonte perduto - James Hilton

E subito si stupì constatando che, eccettuata questa considerazione

di carattere generale, non aveva dentro di sé proprio nessun'altra

preoccupazione, soprattutto per quel che riguardava la sua persona.

Vi sono momenti nella vita in cui si apre la propria anima, proprio

come si spalanca il portafogli quando il passatempo di una sera sia

riuscito magari più costoso del previsto ma anche più inatteso. Così,

in quella calma mattinata, in vista del Karakal, Conway, che per aver

trascorso dieci anni in varie località asiatiche sapeva valutare

molto bene paesi e avvenimenti, diede adesso, di fronte a quella

nuova esperienza che gli si offriva, una pronta confortante e

tranquilla risposta: "Davvero questo paese è promettente come nessun

altro".

Dopo un paio di chilometri la salita si fece più ripida, ma in quel

momento il sole si velò e una nebbia argentea nascose la vista. Tuono

e valanghe rimbombarono in alto dai campi di neve; l'aria cominciò a

raffreddarsi, finché per i rapidi mutamenti delle regioni montane

divenne gelida. Si levò un forte vento, e un'improvvisa pioggia

inzuppò tutti aumentando il tormento; a un certo punto anche Conway

ebbe l'impressione che sarebbe stato impossibile proseguire. Ma poco

dopo sembrò che il più alto punto del tragitto fosse raggiunto perché

i portatori si fermarono per assestare meglio il loro carico. Nuova

pausa per le condizioni di Barnard e di Mallinson, che soffrivano

molto per il dislivello, ma i tibetani si mostrarono ansiosi di

continuare, e spiegarono a cenni che il resto del viaggio sarebbe

stato meno faticoso.

Dopo tali assicurazioni fu una delusione vedere che svolgevano

delle corde.

"Pensano forse di impiccarci?" si sforzò di esclamare Barnard, con

Page 60: L'orizzonte perduto - James Hilton

disperata allegria; ma presto apparve chiaro che l'intenzione delle

guide non era così macabra, e che si trattava soltanto di legare

insieme tutti i componenti della comitiva, alla maniera delle cordate

alpinistiche. Quando si accorsero che Conway era pratico di

ascensioni divennero più rispettosi e gli permisero di disporre i

suoi compagni come meglio credesse. Egli si mise accanto a Mallinson,

con due tibetani davanti; dietro collocò Barnard e Miss Brinklow,

seguiti da altri tibetani. Capì subito che durante il sonno del capo

gli uomini erano disposti a lasciarlo fare. Riaffiorò pronta in lui

l'abitudine al comando; se si fossero trovati in difficoltà avrebbe

dato loro ciò che era in suo potere: ordini e fiducia. Un tempo era

stato alpinista di prim'ordine, e lo era ancora, probabilmente.

"Abbia cura di Barnard" disse a Miss Brinklow, un po' per scherzo,

e un po' seriamente, e lei gli rispose, con la civetteria di

un'aquila:

"Farò del mio meglio, ma, sa, è la prima volta che mi trovo in una

cordata".

Ciò che seguì, benché in certi momenti impressionante, fu meno

faticoso di quanto si aspettasse, e alleviò un poco la penosa

tensione della salita. Il sentiero da percorrere era tagliato in una

roccia a picco la cui cima era nascosta dalla nebbia. Per fortuna

questa nascondeva pure l'abisso sottostante; però Conway, capace di

calcolare ad occhio le altitudini, avrebbe preferito sapere dove si

trovava. In certi punti il sentiero non era più largo di due piedi e

l'abile manovra dei portatori suscitava la sua ammirazione almeno

quanto la calma del cinese in portantina, sempre tranquillamente

assopito. Questi tibetani erano così esperti e sicuri che non c'era

da temere; tuttavia, appena il sentiero si allargò dando inizio a una

Page 61: L'orizzonte perduto - James Hilton

lieve discesa, essi stessi mostrarono sul volto un senso di sollievo,

e cominciarono a cantare: ondeggianti motivi barbarici che Conway

pensò subito adattissimi ad essere musicati da Massenet per qualche

balletto tibetano. La pioggia cessò e l'aria divenne tiepida.

"Possiamo ritenerci sicuri che non saremmo mai stati capaci di

giunger quassù da soli" disse Conway con l'intenzione di essere

incoraggiante; ma su Mallinson la frase non ebbe l'effetto sperato.

Era tutt'altro che tranquillo, e lo dimostrava di più adesso che il

pericolo era passato.

"Sarebbe stata una grave perdita?" rispose amaramente.

Il sentiero discendeva ora più ripido e Conway trovò alcuni

edelweiss, il primo fausto segno di un'altezza più ospitale. Ma

quando li mostrò a Mallinson questi non ne fu affatto consolato.

"Dio mio, Conway, crede forse di fare una gita sulle Alpi? In che

razza d'inferno andiamo? E quando ci saremo dentro, come ne usciremo?

Che cosa dobbiamo fare?".

Conway disse tranquillamente:

"Se conoscesse la vita come la conosco io, saprebbe che vi sono dei

momenti in cui la cosa migliore è non far nulla. Ci accadono cose

strane? Accettiamole. Così fu per la guerra. E' una fortuna se

qualche volta una spruzzatina di novità dà sapore a ciò che sembra

spiacevole".

"Al diavolo la sua filosofia! Non era così a Baskul, durante quei

disordini".

"Naturalmente; poiché allora avevo qualche probabilità di poter

modificare con la mia volontà gli avvenimenti. Ma qui, almeno per il

momento, tale probabilità non esiste. E se vuole una spiegazione le

dico che siamo qui perché siamo qui. Per me, questa, è sempre stata

Page 62: L'orizzonte perduto - James Hilton

una ragione consolante".

"Ma almeno si rende conto della difficoltà di ritornare per questa

stessa via. Durante l'ultima ora del nostro viaggio abbiamo

strisciato sul fianco di una vertiginosa parete a picco. Me ne sono

accorto benissimo".

"Io pure".

"Davvero?". Mallinson tossì, eccitato. "Sarò seccante, ma bisogna

che dica il mio pensiero. Tutto ciò mi è sospetto. Mi pare che stiamo

seguendo un po' troppo la volontà di costoro. Vogliono prenderci in

trappola, caro mio!".

"E se anche fosse? Quale altra scelta avevamo? O accettare il loro

aiuto, o restar là a morire".

"Lei è razionale, ma non serve a nulla. Io non mi sento di

accettare questa situazione con la sua serenità. Non posso

dimenticare che due giorni fa eravamo al Consolato di Baskul. tutto

ciò che è accaduto da allora è troppo. Mi secca. Non ne posso più.

Ora mi rendo conto che fortuna mi è toccata schivando la guerra;

certi disagi non li avrei sopportati. Mi pare che intorno a me il

mondo intero sia impazzito. E devo essere un po' pazzo pure io per

parlarle così".

Conway scosse il capo. "Ma niente affatto, mio caro. Ha

ventiquattro anni e si trova sopra i cinquemila metri... ce n'è

abbastanza per spiegare qualunque stato d'animo. Trovo piuttosto che

ha superato molto bene una prova difficile; meglio di quanto avrei

potuto fare io alla sua età".

"Ma non le sembra assurdo tutto quel che è accaduto?!... La corsa

al disopra delle montagne, e quella tremenda notte fra la tempesta di

vento, e il pilota morente, e l'incontro con costoro... non le pare

Page 63: L'orizzonte perduto - James Hilton

un incubo, una cosa incredibile a ripensarci?".

"Sì, lo ammetto".

"E allora come fa a mantenersi così calmo?".

"Lo vuole proprio sapere? Glielo dirò, anche se mi crederà un

cinico. E' perché ricordo tante cose che mi sembrano anch'esse

incubi. Questa non è l'unica parte pazza del mondo. Per esempio, lei

che prova il bisogno di pensare a Baskul, non ricorda, prima della

partenza le torture inflitte dai rivoluzionari ai loro prigionieri

per avere informazioni? Una delle solite macchine da stiro, dal

funzionamento perfetto, è vero, ma io non ho mai visto nulla di più

comicamente orribile. E non ricorda l'ultimo telegramma ricevuto,

poco prima che fossero tagliate tutte le comunicazioni? Era la

circolare di una ditta di Manchester che ci domandava se si sarebbero

potuti far buoni affari a Baskul vendendo busti! Non è una pazzia

anche questa? Mi creda, il peggio che può esserci capitato arrivando

qui è d'aver cambiato una forma di pazzia con un'altra. E in quanto

alla guerra, se lei ci si fosse trovato avrebbe fatto come me -

avrebbe imparato a scherzarci su anche quando non ne avesse avuto

voglia".

Stavano ancora discorrendo quando una breve ma ripida salita tolse

loro il fiato, riconducendo in quei pochi passi tutta la faticosa

tensione di prima. Ma poi il terreno si appianò e uscirono fuori

dalla nebbia in un'aria limpida e soleggiata. Davanti a loro, a breve

distanza, sorgeva il monastero di ShangriLa.

A Conway, che lo vedeva per la prima volta, apparve come una

visione fluttuante al di là del ritmo insolito in cui la rarefazione

dell'aria aveva ristretto tutte le sue facoltà. E veramente era uno

spettacolo strano e quasi incredibile. Un gruppo di edifici

Page 64: L'orizzonte perduto - James Hilton

variamente colorati stava saldamente sul fianco del monte non con la

severa tenacia di certi castelli sul Reno, ma piuttosto con la grazia

di petali sparsi su una rupe rocciosa. Scenario superbo e

affascinante. Si provava un'emozione così austera, che lo sguardo era

irresistibilmente attratto in alto, e non si stancava di posarsi ora

sui tetti di un azzurro lattiginoso ora sul grigio bastione di

roccia, spaventoso quanto il Wetterhorn sopra il Grindelwald. e

dietro a questo, in smagliante piramide, si ergevano i pendii nevosi

del Karakal. un paesaggio montano più orrido, pensava Conway, non

poteva esistere sulla terra; e immaginava quale immensa mole di neve

e di ghiaccio la roccia dovesse arginare. Si mise a fantasticare

sulle probabilità che un giorno l'intera montagna si spezzasse in due

e metà dello splendore gelido del Karakal rovinasse nella valle; e si

domandò se le scarse probabilità di quella rovina sommate col terrore

della possibile tragedia potessero costituire per qualcuno qualcosa

di piacevolmente eccitante.

Di non minore interesse era la vista verso il basso, perché la

parete del monte continuava a cadere a picco entro una voragine,

originata forse da un remotissimo cataclisma. E, nel fondo, una valle

pianeggiante, velata e lontana, tutta verde, riparata dai venti,

dominata o, meglio, vigilata dal monastero, parve a Conway un sito

privilegiato, anche se dal lato opposto alte e inaccessibili catene

obbligavano al più completo isolamento gli abitanti, ammesso che la

valle ne avesse. Soltanto verso il monastero v'era l'apparenza di

qualche possibile uscita. Guardando giù, Conway provò una certa

apprensione - i presentimenti di Mallinson non erano del tutto

trascurabili. Ma fu una sensazione momentanea, subito superata da

un'altra più profonda, metà spirituale e metà reale: quella di avere

Page 65: L'orizzonte perduto - James Hilton

finalmente raggiunto la meta.

Più tardi non ricordò mai con esattezza in che modo lui e i suoi

compagni fossero giunti al monastero, né chi li avesse accolti,

slegati, introdotti. L'aria sottile, di una trasparenza irreale in

armonia con l'azzurro porcellana del cielo, e ogni respiro, ogni

sguardo, gli avevano dato un'impronta così profonda da renderlo

insensibile tanto all'insofferenza di Mallinson quanto all'arguzia di

Barnard e allo spettacolo di Miss Brinklow, modesta signora ormai

pronta a tutto. Ricordava appena di aver provato una grande sorpresa

nel trovarsi in locali ampi, ben riscaldati e puliti, ma che il tempo

di osservare era stato brevissimo perché il cinese, non più in

portantina e parlando in modo molto affabile, faceva da guida

attraverso le anticamere.

"Debbo scusarmi" disse, "per avervi lasciati a voi stessi durante

il tragitto, ma vi confesso che viaggi di questo genere non sono per

me e che devo aver cura della mia salute. Spero che non vi sentiate

troppo stanchi".

"Ce la siamo cavata" rispose Conway con un sorriso sbadato.

"Benissimo. E ora se venite con me, vi mostrerò le vostre stanze.

Credo che un bagno vi farà piacere. Qui tutto è semplice, ma spero

che non mancherà nulla.

A questo punto Barnard, che soffriva ancora per la mancanza di

fiato, si abbandonò a un asmatico gorgoglio.

"Ebbene" soffiò, "non posso ancora dire che il clima mi piaccia; mi

pare che l'aria mi schiacci il petto; ma avete davvero una vista

meravigliosa dalle finestre della facciata. Dobbiamo far la fila per

il bagno, o questo è un albergo americano?".

"Credo che tutto sarà di vostro gradimento, Mr' Barnard".

Page 66: L'orizzonte perduto - James Hilton

Miss Brinklow assentì con aria affettata:

"Lo spero anch'io".

"E dopo" continuò il cinese, "sarò molto onorato se vorrete tutti

pranzare con me".

Conway accettò cortesemente. Solo Mallinson, di fronte a un

cerimoniale così ameno, non aveva dato segni del suo parere; soffriva

ancora, come Barnard, per l'altezza; ma con uno sforzo trovò fiato

per esclamare: "E dopo, se non le dispiace, ci accingeremo a fare

anche i nostri preparativi per andarcene. Per parte mia, più presto

sara, meglio sarà".

Iv

"Vedete dunque" diceva Chang, "che siamo meno barbari di quanto vi

aspettavate...".

Riflettendo a sera inoltrata su queste parole, Conway non trovò

niente da obiettare. Si sentiva in tale stato di benessere fisico e,

insieme, di lucidità mentale, che mai aveva avuto la sensazione di un

equilibrio così perfetto. Fino a quel momento l'organizzazione di

ShangriLa era quanto di meglio si potesse desiderare; superiore

certo alle sue aspettative. Che un monastero tibetano possedesse un

impianto di riscaldamento centrale non costituiva poi un fatto così

straordinario in un'epoca in cui anche Lhasa era fornita di telefoni,

ma la cosa più singolare era che vi si trovasse ancora con la

tecnologia per l'igiene occidentale molto tradizionalismo d'Oriente.

Per esempio il bagno in cui s'era immerso poco prima era di una fine

ceramica verde di Akron, Ohio, come diceva la scritta. Ma il

servitore l'aveva lavato alla maniera cinese, pulendogli le narici e

le orecchie, e passandogli sotto le palpebre un fine lembo di seta.

Page 67: L'orizzonte perduto - James Hilton

Si era chiesto se i suoi compagni avessero ricevuto le stesse

attenzioni e in che modo le avessero accolte.

Conway aveva vissuto in Cina per dieci anni, e sempre nelle

maggiori città, eppure quel tempo era stato per lui forse il più

lieto della sua vita. I cinesi gli piacevano, e gli piacevano le loro

abitudini, specialmente la cucina cinese, con tante sottili sfumature

di gusti; perciò il suo primo pasto a ShangriLa lo aveva ricondotto

in un'atmosfera già familiare e bene accetta. Non si stupì dunque

troppo quando gli venne il sospetto che i cibi potessero contenere

qualche erba o droga per regolare il respiro, perché notava non solo

qualcosa di diverso in se stesso, ma anche nei compagni un maggiore

sollievo. Osservò che Chang non mangiava che poca insalata verde, e

non beveva vino. "Mi scuserete", aveva spiegato in principio, "ma il

mio regime è assai rigoroso: debbo aver cura della mia salute".

Era la stessa ragione da lui addotta prima, e Conway cercò di

immaginare di quale malattia soffrisse. Guardandolo più da vicino

trovò difficile indovinare la sua età: i tratti del volto minuti e

imprecisi, la pelle quasi di umida argilla gli davano un'apparenza

che poteva esser quella di un giovane prematuramente invecchiato, o

di un vecchio molto ben conservato. Dato il tipo, era simpatico; una

certa cortesia formale gli aleggiava intorno, paragonabile a un

profumo troppo fine che si avverta soltanto dopo che è già svanito:

la sua veste di seta azzurra tutta ricami e aperta ai lati, coi

calzoni stretti alla caviglia, anch'essi di un color cielo

all'acquarello, aveva una fresca grazia metallica che Conway trovava

piacevole; come trovava di suo gusto quell'atmosfera più cinese che

tibetana, perché gli dava una gradevole sensazione di trovarsi a casa

sua. Ma sapeva benissimo che i tre compagni non erano dello stesso

Page 68: L'orizzonte perduto - James Hilton

parere. Anche la camera gli andava a genio; era di perfette

proporzioni, sobriamente tappezzata e adorna di qualche raffinato

oggetto di lacca. La luce veniva da lanterne di carta, immobili

nell'aria calma. Conway provava un senso di riposo della mente e del

corpo, e ripensando alla possibilità di qualche droga calmante

ammannita nei cibi non sentiva nessuna apprensione. Di qualunque cosa

si trattasse, ne era derivato un sollievo al corto respiro di Barnard

e all'impertinenza di Mallinson: avevano entrambi pranzato bene,

pensando più a mangiare che a parlare. Anche Conway si era seduto a

tavola con una gran fame, ma non gli era spiaciuto che l'etichetta

cinese imponesse in materia così importante approcci graduali. Non

avendo mai avuto il desiderio di affrettare le situazioni che recano

godimento per se stesse, questo sistema gli andava bene. E fu

soltanto dopo aver acceso una sigaretta che cedendo un po' alla

curiosità, disse a Chang: "Sembrate una comunità molto fortunata; e

ospitale verso gli stranieri. Però immagino che non ne vedrete

spesso".

"Raramente, è vero" rispose il cinese con un certo sussiego.

"Questa è una parte del mondo poco frequentata".

Conway sorrise. "Arrivando, ho avuto l'impressione d'aver raggiunto

il luogo più isolato che si possa immaginare. Qui una cultura a basi

proprie potrebbe fiorire senza esser contaminata dal mondo esterno".

"Contaminata, dice?".

"Uso questa espressione per indicare le musiche da ballo, il

cinema, le réclame luminose, e così via. Il vostro impianto per

l'acqua calda è veramente dei più moderni: l'unica cosa

effettivamente apprezzabile, secondo me, che l'Oriente possa portar

via all'Occidente. Penso spesso che i romani erano fortunati: la loro

Page 69: L'orizzonte perduto - James Hilton

civiltà arrivò fino ai bagni caldi senza dover fare la conoscenza

delle macchine".

Conway tacque. Aveva parlato con una facilità improvvisa che, pur

essendo spontanea, aveva soprattutto lo scopo di avviare il discorso

su un dato argomento e dirigerne gli sviluppi. In questo riusciva

benissimo. E se non fosse stato il timore di mancar di rispetto verso

ospiti tanto cortesi, sarebbe diventato senz'altro più sfacciatamente

curioso.

Miss Brinklow, invece, non aveva tali scrupoli.

"Prego" disse, - e il tono nient'affatto gentile corrispondeva ben

poco alla parola - "vuole parlarci del monastero?".

Chang sollevò adagio le sopracciglia come se volesse con bel garbo

deprecare tanta fretta. "Lo farò col più gran piacere, signora, per

quanto mi sarà possibile. Che cos'è che desidera sapere?".

"Prima di tutto in quanti siete qui, e a quali nazionalità

appartenete?".

Era chiaro che la sua mente ordinata funzionava con lo stesso

rigore come alla missione di Baskul.

Chang rispose: "Circa cinquanta di noi sono già Lama interamente

iniziati; e ve ne sono altri che, come me, non hanno ancora raggiunto

la completa iniziazione. Speriamo che ciò accada entro il tempo

necessario. Fino a quell'epoca saremo come coloro che voi chiamate

postulanti. Riguardo alle diverse razze, abbiamo rappresentanti di

moltissime nazioni, benché la maggioranza logicamente consti di

cinesi e di tibetani".

Miss Brinklow, che in tutte le cose aveva sempre bisogno di

giungere a una conclusione, anche se errata, disse: "Capisco. Si

tratta realmente di un monastero indigeno. E il vostro Gran Lama è

Page 70: L'orizzonte perduto - James Hilton

tibetano o cinese?".

"Le spiegherò più tardi".

"Vi sono degli inglesi?".

"Parecchi".

"Questo è strano". Miss Brinklow sostò un attimo a prender fiato e

proseguì: "E ora mi dica quali sono le vostre credenze".

Conway si appoggiò alla spalliera sicuro di divertirsi. Osservare

l'urto di mentalità opposte gli era sempre piaciuto; e ora

quell'ingenuità di ragazza esploratrice applicata alla filosofia del

lamaismo gli prometteva un bello spasso. Siccome però non desiderava

che il suo ospite se ne impressionasse:

"Questa è una questione un po' complessa" disse per temporeggiare.

Ma Miss Brinklow non l'intendeva così. Il vino, che aveva reso più

calmi gli altri, pareva averle dato una nuova vitalità.

"Naturalmente io credo nella vera religione" disse con gesto

magnanimo, "ma ho la mente abbastanza aperta per ammettere che altri

- forestieri, beninteso - possano essere assolutamente sinceri nelle

loro credenze. In particolare non penso che in un monastero si possa

trovare che ho ragione io".

Questa concessione provocò un inchino da parte di Chang.

"E perché no, signora?" replicò nel suo inglese fiorito e preciso.

"Dobbiamo forse ritenere che perché una religione è vera, tutte le

altre siano false?".

"Ma mi sembra ovvio, no?".

Conway s'interpose nuovamente. "Credo che il meglio sarebbe non

discutere. Ma Miss Brinklow ha la mia stessa curiosità intorno a

questa vostra comunità veramente unica".

Chang rispose con lentezza, quasi sussurrando le parole: "Se

Page 71: L'orizzonte perduto - James Hilton

dovessi dirvelo in breve potrei definire la nostra principale

credenza così: moderazione. Noi inculchiamo la virtù di evitare

eccessi di qualunque specie; persino, perdonatemi il paradosso,

eccessi di virtù. Nella vallata che avete visto e dove parecchie

migliaia di abitanti vivono sotto il controllo del nostro ordine

monastico abbiamo sperimentato che questo principio è la fonte di uno

speciale grado di felicità. Noi governiamo con moderata severità, e

siamo soddisfatti di un'obbedienza altrettanto moderata. E posso

assicurarvi che la nostra gente è moderatamente sobria, moderatamente

casta, e moderatamente onesta".

Conway sorrise. Tutto ciò era stato espresso bene, e queste

affermazioni coincidevano col suo temperamento. "Credo di capire. Gli

uomini che ci hanno accompagnato questa mattina appartengono alla

vostra vallata, vero?".

"Sì. Spero che non avrete avuto da lagnarvene durante il viaggio".

"Affatto. Ora però mi rallegro con me stesso che la loro abilità e

sicurezza fossero un po' più che moderate. Ma questa regola della

moderazione che si applica a loro si riferirà pure alla vostra

comunità, immagino".

Chang scosse il capo.

"Mi dispiace, signore, che abbia toccato un argomento su cui non

posso intrattenerla. Sappia soltanto che la nostra comunità ammette

fedi e abitudini varie, ma la maggior parte di noi è eretica soltanto

moderatamente. Mi rincresce di non poterle dire di più".

"Non si scusi, per carità. Sono felice di potermene restare con la

più interessante delle congetture". Ma il suono della sua voce e quel

che provava dentro, rinnovarono in Conway l'impressione di esser

stato leggermente ingannato. Sembrò dello stesso parere anche

Page 72: L'orizzonte perduto - James Hilton

Mallinson, benché cogliesse la palla al balzo per osservare: "Tutto

questo è stato molto interessante, ma mi sembra tempo di cominciare a

far progetti per il nostro ritorno. Quanti portatori potete

fornirci?".

Questa domanda, così pratica e chiara, rivolta al cinese, incontrò

la solita superficie di soavità e non trovò appoggio. Dopo un

intervallo abbastanza lungo venne la risposta di Chang:

"Sfortunatamente, Mr' Mallinson, io non sono la persona adatta per

dirglielo. Ma in ogni caso non credo che la faccenda possa venir

sistemata subito".

"Ma si deve fare qualcosa! Abbiamo tutti occupazioni e impegni...

chissà i nostri parenti e amici come staranno in pena per noi!

Dobbiamo assolutamente tornare. Le siamo obbligati per l'ottima

ospitalità, ma non possiamo più restare qui a far niente. Se può

farci partire domani al più tardi, ne saremo felici. Quelli, fra i

suoi uomini, che saranno disposti a scortarci non avranno a

pentirsene".

Mallinson terminò nervosamente, come se fosse rimasto deluso di non

esser stato interrotto, ma non poté ottenere da Chang che un

tranquillo rimprovero: "Gliel'ho detto, tutto ciò non dipende da me".

"No? Ad ogni modo potrà, credo, far qualcosa. Prestarci una buona

carta del paese, per esempio, sarebbe già un aiuto. Dovendo fare un

lungo viaggio, è consigliabile partire al più presto. Avrete delle

carte, immagino".

"Sì, moltissime".

"Allora ce ne presti qualcuna, la prego. Gliela restituiremo alla

prima occasione; delle relazioni col mondo esterno ne avrete, di

quando in quando, io credo. E sarebbe pure una buona idea spedire

Page 73: L'orizzonte perduto - James Hilton

subito qualche messaggio per rassicurare i nostri amici. Quanto è

distante la più vicina linea telegrafica?".

La faccia rugosa di Chang pareva aver acquistato una espressione

intensa di pazienza, ma non venne nessuna risposta.

Mallinson aspettò un momento, poi continuò:

"Insomma, dove vi rivolgete quando vi occorre qualcosa? Qualcosa

che provenga da paesi civili". Nella sua voce e nei suoi occhi

comparve uno spavento nuovo. Spinse indietro la sedia e si alzò. Era

pallido, e si passava con fatica la mano sulla fronte.

"Sono così stanco" balbettò guardandosi intorno. "Mi pare che

nessuno di voi voglia aiutarmi. Risponda almeno a una domanda, la più

semplice che possa farle. Come sono arrivate qui quelle moderne

vasche da bagno?".

Seguì un altro silenzio.

"Allora non mi si vuol rispondere. Sarà uno dei tanti misteri. Ma è

possibile che lei, Conway, sia così apatico? Perché non cerca di

capire la verità?... Adesso ho esaurito tutte le mie forze, ma

domani, badi, domani dobbiamo andarcene, è necessario...".

Sarebbe caduto a terra se Conway non l'avesse sostenuto e aiutato a

sedere. Si riprese un poco, ma non parlava.

"Si sentirà meglio domani" disse Chang dolcemente. "Quest'aria da

principio fa un po' soffrire chi non c'è abituato, ma è questione di

giorni".

A Conway stesso pareva di aver sognato.

"Sono state prove dure per lui" disse calmo con tono di

compassione. "Del resto, ce ne siamo accorti un po' tutti; sarebbe

meglio rinviare la discussione e andarcene a letto. Barnard, vuole

Page 74: L'orizzonte perduto - James Hilton

occuparsi di Mallinson? Sono sicuro che anche lei, Miss Brinklow, ha

bisogno di riposo". Qualcuno doveva aver dato un segnale perché

comparve un servo: "Sì, tutto andrà bene, buona notte, buona notte.

Vi raggiungerò presto".

Li spinse quasi fuori della stanza; poi, con poca cortesia, in

marcato contrasto coi suoi modi di prima, si volse all'ospite. Era

spronato dal rimprovero di Mallinson:

"Non voglio trattenerla a lungo, signore, perciò vengo subito al

punto. Il mio amico è vivace, ma non lo biasimo; ha ragione di voler

le cose chiare. Noi dobbiamo organizzare il viaggio di ritorno; e non

possiamo farlo senza l'aiuto suo o di qualcun altro del monastero.

Capisco benissimo che non è possibile partire domani, e per parte mia

un breve soggiorno qui può essere interessantissimo; non altrettanto

per i miei compagni, a quel che sembra. Perciò, se come dice, lei non

può far nulla, la prego di metterci in contatto con qualcun altro che

sia in grado di aiutarci".

Il cinese rispose: "Lei è più saggio dei suoi amici, caro signore,

e perciò meno impaziente. Mi fa piacere".

"Questa non è una risposta".

Chang si mise a ridere, di un riso così stridente, così acuto, così

forzato che Conway vi riconobbe quella educata pretesa di scherzo

immaginario con cui i cinesi se la cavano nei momenti difficili.

"Le assicuro che non avete motivo di preoccuparvi" rispose

finalmente Chang con molto ritardo. "Al momento giusto vi daremo

tutto l'aiuto di cui avete bisogno. Vi saranno delle difficoltà, si

capisce, ma se affronterete il problema sensatamente, e senza

un'inutile fretta...".

"Io non pretendo di fare in fretta. Chiedo soltanto informazioni

Page 75: L'orizzonte perduto - James Hilton

circa i portatori".

"Ebbene, caro signore, questa è una questione a parte. Io dubito

assai che possiate trovare facilmente degli uomini pronti a

intraprendere un tale viaggio. Hanno le loro case nella valle, e non

desiderano lasciarle per gite lunghe e faticose lontano di qui".

"Si può però indurli a farlo; in caso contrario, dovrò chiederle

per qual motivo e verso quale meta la accompagnavano questa mattina".

"Questa mattina? Ah, si trattava di una cosa ben diversa".

"Diversa in che? Non stava per iniziare un viaggio quando io e i

miei compagni la abbiamo incontrata?".

Chang non rispose, e Conway continuò con voce più calma:

"Capisco. Non è stato un incontro casuale. Me l'ero già quasi

immaginato, sa. E' dunque venuto ad incontrarci deliberatamente. Se è

così doveva sapere in anticipo che stavamo per giungere. E allora

ecco il punto interessante della questione: in che modo lo sapeva?".

Le sue parole portarono una nota di forza nella quiete paradisiaca

dell'ambiente. La faccia del cinese, illuminata dalla lanterna,

continuò ad apparire calma e statuaria. All'improvviso, con un

piccolo gesto della mano, Chang ruppe la tensione; facendo scorrere

una tenda di seta svelò una porta a vetri che metteva su un balcone.

Poi prese sottobraccio Conway e lo guidò nella fredda aria

cristallina.

"Lei è perspicace" disse come in sogno, "ma non ha del tutto

ragione. Perciò le consiglio di non preoccupare i suoi amici con

queste discussioni astratte. Mi creda, non c'è nessun pericolo né per

lei né per loro a ShangriLa".

"Ma non è del pericolo che ci preoccupiamo. E' del ritardo".

"Giustissimo. Ma un certo ritardo è inevitabile".

Page 76: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Se si tratta di poco, e non se ne può proprio fare a meno,

cercheremo di adattarci".

"Ecco un'idea molto sensata; perché noi desideriamo soprattutto che

il vostro soggiorno qui sia per lei e per i suoi compagni una gioia

continua, minuto per minuto".

"La ringrazio; e le ripeto che io, personalmente, mi ci trovo

benissimo: sarà una nuova e interessante esperienza; e del resto,

poi, un po' di riposo ogni tanto fa bene".

Guardava in alto verso la lucente piramide del Karakal. in quel

momento, illuminata dalla luce della luna, dava l'illusione di

poterla toccare con mano, tanto era chiara contro l'azzurra

immensità.

"Domani" disse Chang, "vi sembrerà forse ancor più interessante. E

in quanto a riposarsi, se è stanco, non troverà molti luoghi al mondo

migliori di questo".

Mentre Conway continuava ad ammirare lo spettacolo, si sentiva

immerso in una calma sempre più profonda, come se quello scenario

parlasse alla mente oltreché allo sguardo. A contrasto con la furiosa

burrasca della notte precedente, adesso non c'era quasi alito di

vento; e la valle gli si rivelava come un rifugio ben coltivato che

il Karakal dominava a guisa di faro. Il paragone gli parve ancor più

appropriato quando s'accorse che in vetta c'era davvero una luce, un

raggio biancoazzurro di ghiaccio non meno intenso dello splendore

che rifletteva. Istintivamente volle conoscere il vero significato di

quel nome, e la risposta di Chang gli giunse come una lontana eco del

suo fantasticare.

"Karakal, nel dialetto della valle, vuol dire Luna Azzurra".

Conway non palesò affatto ai compagni la sua convinzione che il

Page 77: L'orizzonte perduto - James Hilton

loro arrivo a ShangriLa fosse stato in qualche modo atteso dagli

abitanti del monastero. Capiva la gravità della cosa e sentiva di

dover parlare, ma al mattino dopo la preoccupazione era diventata

soltanto teorica, e non volle esser la causa di altri assilli per i

suoi compagni. Ma dentro qualcosa tornava a ripetergli con insistenza

che il luogo aveva qualcosa di strano e di misterioso, che il modo di

fare di Chang, la sera prima, non era stato rassicurante, che essi si

trovavano virtualmente prigionieri e lo sarebbero stati finché le

autorità non avessero fatto qualcosa per loro. Era dunque suo dovere

indurle all'azione. Dopo tutto egli era un rappresentante del Governo

Britannico, e gli abitanti di un monastero tibetano respingendo una

sua giusta richiesta commettevano una vera e propria iniquità...

Questa sarebbe stata certo la normale veduta ufficiale, e un lato

della personalità di Conway si conservava appunto normale e

ufficiale. Nessuno sapeva fare meglio di lui l'autoritario; durante i

difficili giorni precedenti l'ordine di sgombero si era condotto in

modo (lo riconosceva con rigorosa imparzialità) da meritare non meno

di un cavalierato e di un libro Henty, premio scolastico, intitolato

Con Conway a Baskul. aver assunto la responsabilità di guidare alcune

decine di borghesi tra cui donne e bambini; averli fatti rifugiare in

un piccolo Consolato durante una sanguinosa rivoluzione diretta da

agitatori xenofobi, e aver minacciato e lusingato i rivoluzionari

affinché permettessero una generale evacuazione aerea, non era certo

una cosa da poco. Forse manovrando abilmente i fili e scrivendo

rapporti interminabili avrebbe potuto far saltare fuori da tutto ciò

qualcosa di buono nella lista "ricompense" di Capodanno. In ogni modo

si era conquistato la fervida ammirazione di Mallinson.

sfortunatamente il giovane doveva provare adesso una grave

Page 78: L'orizzonte perduto - James Hilton

disillusione. Peccato; ma ormai Conway ci s'era abituato, a suscitare

ammirazione proprio perché la gente lo credeva diverso. La sua natura

non era affatto quella dell'uomo risoluto, dalle forti mascelle,

pronto con martello e tenaglie a costruire un impero; anziché eroe da

poema epico era piuttosto l'autore di una commediola in un atto,

ripetuta di quando in quando col consenso del fato e del Foreign

Office, e per uno stipendio che chiunque poteva conoscere sfogliando

le pagine dell'Annuario di Whitaker.

La verità era che l'enigma di ShangriLa e dell'arrivo al monastero

cominciava ad esercitare su di lui un fascino singolare. Nessuna

preoccupazione personale, intanto; come funzionario del Ministero

degli Esteri poteva in qualunque momento esser mandato nelle più

diverse e strane parti del mondo, e, in generale, più erano strane e

meno ci si annoiava: perché, dunque, brontolare se un incidente aveva

mandato lui in questo stranissimo luogo, invece di mandarci un

novellino?

Ma a brontolare non ci pensava nemmeno. Quando al mattino si alzò e

vide dalla finestra quel cielo di lapislazzuli, non avrebbe preferito

trovarsi in nessun altro luogo della terra, né a Peshawar, né a

Piccadilly. E fu contento di constatare che una notte di riposo aveva

avuto un benefico effetto anche sugli altri. Barnard criticava

amenamente i bagni, i letti, e altre piacevolezze di quel luogo

ospitale. Miss Brinklow confessò che malgrado avesse frugato

dappertutto, il suo appartamento non presentava nessuna delle

manchevolezze a cui aveva pensato di dover adattarsi. Anche il tono

di Mallinson rivelava un'imbronciata soddisfazione.

"Immagino che per oggi non si partirà" brontolò, "se non ci sarà

qualcuno un po' sveglio che se ne occupi. Questa gente è tipicamente

Page 79: L'orizzonte perduto - James Hilton

orientale; impossibile ottenere da loro qualcosa di sbrigativo e di

ben fatto!".

Conway lasciò correre. Quel giudizio categorico Mallinson lo dava

dopo un solo anno passato all'estero, come lo avrebbe probabilmente

ripetuto dopo venti; e fino a un certo punto aveva ragione. Ma non

era possibile invece che non loro, le razze orientali, fossero

particolarmente lente, ma piuttosto - pensava Conway - fossero gli

inglesi e gli americani a galoppare per il mondo in un continuo e

assurdo stato febbrile?... Certo non gli sarebbe riuscito di far

accettare questo punto di vista a un collega d'Occidente, ma per

conto suo, col passare degli anni e con l'esperienza, se ne

convinceva sempre più. D'altra parte doveva anche ammettere che Chang

era un arzigogolatore sottile, e che quindi l'insofferenza di

Mallinson non era del tutto ingiustificata. Per far piacere al suo

giovane compagno, avrebbe desiderato di potersi mostrare impaziente

in ugual misura; invece si limitò a dire:

"Credo che sia meglio star a vedere cosa accadrà. Sperare che

facessero qualche cosa fin da ieri sera sarebbe stato un eccesso di

ottimismo".

Mallinson lo guardò: "Forse ieri sera sono stato uno sciocco a

sollecitare così?... Non ho potuto farne a meno, quel cinese mi

pareva così subdolo... e mi pare ancora. E' riuscito a tirargli fuori

un po' di buon senso, dopo che noi siamo andati a letto?".

"Non abbiamo parlato a lungo. Era così vago nei suoi discorsi...

non voleva compromettersi".

"Ma oggi lo faremo cantare".

"Certamente" approvò Conway, senza entusiasmo. "Intanto questa è

una colazione eccellente". C'era pompelmo, tè, e poi tartine,

Page 80: L'orizzonte perduto - James Hilton

preparate e servite alla perfezione. Verso la fine del pasto entrò

Chang, e fatto un piccolo inchino cominciò a scambiare i soliti

convenzionali saluti, che in lingua inglese suonavano come roba

d'altri tempi. Conway avrebbe parlato volentieri cinese, ma preferì

non rivelare ancora la sua conoscenza di lingue orientali: più tardi

sarebbe stata una buona carta in mano. Ascoltò gravemente le cortesie

di Chang e lo assicurò che avevano dormito bene e che si sentivano

molto meglio. Chang espresse soddisfazione per queste buone notizie e

aggiunse: "Dice bene il vostro poeta nazionale; il sonno rimette in

ordine il confuso groviglio delle preoccupazioni".

Questa ostentata erudizione non fu accolta con troppo entusiasmo.

Mallinson rispose col tono un po' sprezzante che ogni giovane inglese

di mente sana trova subito appena sente parlare di poesia.

"Credo che lei alluda a Shakespeare, benché non riconosca la

citazione. Ma ne so un'altra che dice: Al comando di andare non

indugiate; andate subito. Ecco, a costo di sembrarle maleducato,

quello che io e i miei compagni vorremmo fare. E io desidero cercar

subito questi benedetti portatori; questa mattina stessa, se non ha

niente in contrario".

Il cinese ricevette impassibile quest'ultimatum, e poi rispose: "Mi

rincresce doverle dire che non servirebbe a nulla. Qui, uomini

disposti ad accompagnarvi tanto lontano, temo che non ne troverete".

"Ma, signore, non crederà che ci contenteremo di questa

risposta?...".

"Me ne dispiace sinceramente, ma non posso dargliene altra".

"Si direbbe che l'abbia messa insieme stanotte" intervenne Barnard.

"Non era così esplicito ieri sera".

"Per non darvi un dispiacere mentre eravate già così abbattuti dal

Page 81: L'orizzonte perduto - James Hilton

viaggio. Ora, dopo una notte di riposo, spero che vedrete le cose

sotto un aspetto più ragionevole".

"Senta" interruppe con vivacità Conway, "questa incertezza e questa

prevaricazione non vanno. Sa benissimo che non possiamo restar qui

indefinitamente. Ed è pure chiaro che non possiamo andarcene con

mezzi nostri. E allora, che cosa propone?".

Chang ebbe un luminoso sorriso, palesemente diretto al solo Conway.

"Caro signore, è per me un piacere poterle esporre un'idea che m'è

venuta in mente. Non c'era nessuna risposta all'atteggiamento del suo

amico, ma ce n'è sempre una alla domanda di un uomo saggio. Se

ricorda, si parlò ieri sera della necessità che abbiamo di comunicare

qualche volta col mondo esterno. E' verissimo. Di tanto in tanto ci

occorrono varie cose da depositi lontani, e ce le facciamo mandare al

momento giusto, non è necessario che io le dica con quali mezzi e

sistemi. Uno di questi invii di merci è atteso fra poco, e siccome

gli uomini che le porteranno dovranno poi ritornare, mi sembra che

potreste cercare di accodarvi a loro. Non saprei, veramente, proporle

niente di meglio, e spero, quando arriveranno...".

"Ma quando arriveranno?" interruppe secco Mallinson.

"La data esatta, naturalmente, non si può prevedere. Le difficoltà

di muoversi in questa parte del mondo le avete sperimentate voi

stessi. Possono capitare cento imprevisti... Il cattivo tempo...".

Conway intervenne di nuovo. "Spieghiamoci una volta per tutte. Lei

ci propone, come portatori, degli uomini che dovranno arrivare qui

fra poco con le vostre mercanzie. Buona idea; ma non basta. Prima di

tutto, e gliel'abbiamo già chiesto, per quando aspettate questa

gente? E poi, vorranno riaccompagnarci?".

"Questa domanda dovrete farla a loro".

Page 82: L'orizzonte perduto - James Hilton

"E ci condurrebbero proprio in India?".

"E' materialmente impossibile che io possa dirvelo".

"Ebbene, risponda allora alle altre domande. Quand'è che saranno

qui? Non le chiedo una data, voglio solo rendermi conto se sarà la

settimana prossima o l'anno prossimo".

"Potrebbe essere fra un mese circa. Probabilmente non più tardi di

due mesi".

"O tre, o quattro, o cinque mesi" interruppe con ardore Mallinson.

"E crede forse che noi aspetteremo qui questa carovana, o cosa

diavolo sarà, che ci porti Dio sa dove, in un'epoca di là da

venire?".

"Penso, signore, che la frase "di là da venire" non sia del tutto

appropriata. A meno che non accada qualche imprevisto, il vostro

periodo d'attesa dovrebbe durare press'a poco quanto vi ho detto".

"Ma due mesi! Due mesi in questo paese! E' assurdo! Conway, non

vorrà mica... Due settimane sarebbero già troppe!".

Chang raccolse le pieghe dell'ampia veste con un piccolo gesto

deciso.

"Mi rincresce. Non intendevo offendervi. Il monastero continuerà ad

offrire a tutti voi la sua migliore ospitalità per tutto il tempo che

avrete la sventura di rimanervi. Non so cosa dirvi di più".

"Non occorre" ribatté Mallinson furioso. "E se crede di aver la

frusta per il manico contro di noi, vedrà presto che si è

solennemente sbagliato. Troveremo tutti i portatori che vogliamo, non

dubiti. Si inchini pure, strisci, dica quel che vuole...".

Conway lo agguantò per il braccio per farlo tacere. Quando

Mallinson andava in collera, sembrava un bambino; qualunque cosa gli

venisse in mente la diceva senza pensare all'effetto che avrebbe

Page 83: L'orizzonte perduto - James Hilton

prodotto. Era fatto così; e Conway lo avrebbe compatito anche questa

volta, se non ci fosse stato il pericolo di offendere la

delicatissima suscettibilità di un cinese.

Ma fortunatamente Chang, con tatto ammirevole, se l'era svignata in

tempo per non sentire il peggio.

V

Trascorsero il resto della mattinata discutendo. Era certamente un

colpo inaspettato dover passare due mesi in un monastero del Tibet,

mentre avrebbero potuto fin da allora godersi gli agi dei club e

delle missioni di Peshawar. ma dopo l'emozione iniziale dell'arrivo,

le forze per indignarsi o stupirsi erano molto diminuite; Mallinson

stesso dopo la prima sfuriata, s'era adagiato in una specie di

fatalismo stupefatto.

"Non ho più la forza di discutere" disse fumando nervosamente una

sigaretta. "Lei sa quel che provo, Conway. Fin da principio mi sono

accorto che questa faccenda era molto strana. Ora è meno chiara che

mai, e vorrei già esserne fuori".

"Non le do torto" rispose Conway. "Purtroppo nessuno di noi può

esserne soddisfatto, ma dobbiamo adattarci agli avvenimenti. Se

questa gente non vuole o non può fornirci portatori indigeni,

bisognerà attendere gli altri, quelli che devono arrivare. Mi costa

dover ammettere che non siamo liberi di agire, ma temo che sia la

verità".

"Intende dire che dovremo stare qui due mesi?".

"Non so cos'altro potremmo fare".

Mallinson scosse la cenere della sigaretta con un gesto di calma

forzata.

Page 84: L'orizzonte perduto - James Hilton

"E va bene. Diciamo due mesi, e gridiamo tutti insieme: Hurrà!".

Conway seguitò: "Non vedo perché dovrebbe esser peggio qui che in

qualunque altra regione solitaria. Nel nostro mestiere si può esser

sbalzati da un momento all'altro nelle residenze più insolite; credo

che ci sia abituato anche lei come me, no? Certo non è simpatico per

chi ha parenti e amici. Io, personalmente, sono fortunato, perché non

saprei proprio chi dovrebbe preoccuparsi del mio destino; e quanto al

lavoro potranno subito sostituirmi".

Si voltò verso i compagni come per invitarli a dire il loro caso.

Mallinson non parlò, ma Conway conosceva già press'a poco la sua

condizione. Aveva in Inghilterra i genitori e la fidanzata: difficile

dunque, per lui, rassegnarsi.

Invece Barnard accettò la situazione col solito buon umore.

"Ma sì, non è poi una gran disgrazia, per me. Due mesi di

penitenziario non mi porteranno mica alla tomba! E in quanto ai miei

concittadini chi se ne accorgerà?... non sono mai stato famoso per

scriver lettere".

"Oh, ci penseranno i giornali a dare la notizia! Pubblicheranno

nome e cognome di tutti e quattro" gli fece osservare Conway. "Ma ci

daranno per dispersi, e la gente come al solito penserà al peggio".

Barnard sul momento parve colpito; poi rispose con un sogghigno:

"Sì, sì, è vero; ma per me è indifferente, gliel'assicuro".

Benché la cosa gli sembrasse un po' strana, Conway ne fu

soddisfatto. Si volse allora a Miss Brinklow, che essendo rimasta

silenziosa persino durante il colloquio con Chang, poteva avere

qualche preoccupazione personale. Ma rispose subito e vivacemente:

"Per due soli mesi, come ha detto Mr' Barnard, non bisogna

prendersela troppo a cuore. Quando si è al servizio di Dio, in

Page 85: L'orizzonte perduto - James Hilton

qualunque luogo ci si trovi fa lo stesso. Questa io la considero una

chiamata divina. E' la Provvidenza che mi ha mandato qui".

Conway trovò questo modo di pensare molto opportuno, date le

circostanze.

"Sono sicuro che al suo ritorno" disse incoraggiante, "la società

missionaria da cui dipende sarà molto contenta di lei. Potrà fornire

informazioni utilissime. Tutti quanti, del resto, stiamo imparando

qualcosa. Il che dovrebbe esserci di conforto".

La conversazione si ravvivò ora da parte di tutti. Conway, vedendo

non senza stupore Barnard e Miss Brinklow facilmente adattati alla

nuova prospettiva, si sentì molto sollevato: sarebbe rimasta così una

sola persona di malumore con cui trattare. Ma anche Mallinson, pur

essendo ancora turbato, appariva più disposto a vedere il lato

migliore delle cose.

"In che modo riusciremo a far passare il tempo lo sa il Cielo"

esclamò, ma bastava questa osservazione a dimostrare che stava

riconciliandosi con se stesso.

"Prima di tutto dobbiamo evitare di urtarci i nervi a vicenda"

consigliò pronto Conway. "Per fortuna qui c'è molto spazio e poca

gente. Se togliamo i servi, abbiamo visto finora uno solo degli

abitanti di ShangriLa".

Barnard aveva un altro motivo per essere ottimista.

"In ogni caso, se i pasti consumati finora sono un saggio della

cucina, non moriremo di fame. Sa, Conway? questa bottega non

marcerebbe così se non ci fossero molti quattrini. Quei bagni, per

esempio, chissà quanto costano. E non vedo nessuno qui che guadagni;

a meno che lavorino molto altri individui giù nella valle... ma ad

ogni modo non potrebbero mai produrre tanto per un commercio di

Page 86: L'orizzonte perduto - James Hilton

esportazione. Mi piacerebbe sapere se estraggono qualche minerale".

"Tutto è mistero profondo, qui" rispose Mallinson. "Scommetto che

hanno denaro nascosto a sacchi, come i Gesuiti. E i bagni saranno un

regalo di qualche patrono milionario. Sia quel che sia, appena

partito non me ne preoccuperò più. Però, in effetti, devo dire che la

vista nel suo genere è piuttosto bella. Che magnifici sport

invernali, se fossimo in un centro attrezzato. Chissà se è possibile

sciare su quei pendii lassù?!".

Conway gli diede un'occhiata eloquente e un po' scherzosa. "Ieri,

quando trovai quegli edelweiss, mi ha ricordato che non eravamo sulle

Alpi. Credo che ora tocchi a me dirle la stessa cosa. Non le

consiglierei di provare i suoi bei salti e acrobazie in questa parte

del mondo".

"Qui nessuno deve aver mai visto un bel salto con gli sci".

"E neppure una gara di hockey su ghiaccio" rispose gaio Conway. "Si

potrebbe tentare di formare qualche squadra. "Gentlemen" contro

"Lama"... che ne direste?".

"Faremmo vedere loro come si gioca!" interruppe Miss Brinklow con

una serietà folgorante.

Commentare adeguatamente questa frase sarebbe stato difficile; ma

per fortuna non ce ne fu bisogno perché furono distratti dalla

colazione, servita con rapidità e modi estremamente interessanti. E

quando più tardi entrò Chang, nessuno ebbe più voglia di rimettersi a

litigare. Il cinese, con molto tatto, si comportò come se fosse in

ottimi rapporti con tutti, e i quattro esiliati lo assecondarono.

Ancora di più: quand'egli accennò che forse una visita al monastero

non sarebbe loro dispiaciuta e che in tal caso era pronto a far da

guida, l'offerta fu subito accettata.

Page 87: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Sicuro" disse Barnard, "già che siamo sul posto è meglio farcene

un'idea subito. Tanto più che dopo dovrà passarne del tempo, prima

che ci decidiamo a venirvi a trovare una seconda volta!".

Miss Brinklow cercò di mitigare un poco l'uscita di Barnard:

"Quando siamo partiti in aereo da Baskul non avrei certo mai

immaginato che saremmo giunti in un luogo come questo" mormorò mentre

tutti s'incamminavano guidati da Chang.

"E ancora non ne sappiamo il perché" aggiunse Mallinson, che non

dimenticava.

Conway non aveva pregiudizi di razza, né di colore; perciò, quando

a volte in uno scompartimento di prima classe oppure al club

sosteneva di avere una speciale predilezione per la "bianchezza" di

una bella faccia rossoaragosta sotto il ciuffo, non era sincero. A

comparire così si risparmiava qualche seccatura, in India

specialmente: e a risparmiarsi le seccature Conway ci teneva. Ma in

Cina non era tanto necessario; aveva molti amici cinesi, e non gli

era mai passato per la mente di trattarli da inferiori. Perciò,

vedeva in Chang semplicemente e senza prevenzioni un vecchio signore

dai bei modi, del quale forse non ci si poteva del tutto fidare, ma

certo di una bella intelligenza. Mallinson, invece, aveva la tendenza

a immaginarselo attraverso le sbarre di una gabbia; Miss Brinklow

stava sempre attenta e all'erta con lui come col cieco pagano cinese;

e Barnard gli usava una bonarietà tra saggia e ironica come avrebbe

fatto con un maggiordomo.

Senonché la lunga visita a ShangriLa si fece subito così

interessante da far passare in seconda linea tutte le prevenzioni.

Non era quella la prima istituzione monastica che Conway visitava, ma

Page 88: L'orizzonte perduto - James Hilton

era di gran lunga la più vasta e certo la più notevole, anche a voler

prescindere dalla posizione. Soltanto per attraversare le stanze e i

cortili (e Conway si accorse di molti appartamenti, anzi di interi

fabbricati che Chang tralasciava deliberatamente) occorse l'intero

pomeriggio. Tuttavia ne videro abbastanza per confermare l'opinione

che ciascuno se n'era già fatta.

Barnard era ormai convinto che i Lama fossero ricchi; Miss Brinklow

notò abbondanti testimonianze della loro immoralità; Mallinson,

passato il primo interesse per la novità, si sentì non meno stanco

che dopo una delle sue molte gite turistiche ad altezze ben minori: i

Lama, diceva, non sarebbero mai diventati i suoi eroi prediletti.

Il solo Conway cedeva a un incanto, che d'ora in ora diventava

maggiore. Non era tanto attirato da questa o quella cosa quanto dalla

graduale rivelazione di eleganza, di gusto sobrio e impeccabile, di

armonia perfetta che appagavano l'occhio senza imprigionarlo. Fu

soltanto con uno sforzo che seppe strapparsi dall'obliosa estasi

dell'artista per riacquistare la coscienza del conoscitore, e

riconobbe allora tesori che milionari e direttori di musei si

sarebbero contesi a suon di dollari, meravigliose ceramiche

azzurroperla Sung, pitture a inchiostri colorati conservate da più

di mille anni, lacche in cui i freddi e bellissimi particolari

fiabeschi erano, più che disegnati, orchestrati. Un mondo di

incomparabile raffinatezza indugiava tremulo su porcellane e vernici,

commovendo un istante prima di sciogliersi in puro pensiero. In

quelle delicate perfezioni, non ombra di vanteria, né ricerca di

effetto, né fredda volontà di conquista su chi osasse guardarle: esse

avevano l'aria d'esser venute alla luce così come petali d'un fiore.

Avrebbero fatto impazzire un collezionista, ma Conway non era mai

Page 89: L'orizzonte perduto - James Hilton

stato raccoglitore di nulla; gli mancavano i denari e anche l'istinto

del compratore. L'attrazione per l'arte cinese era tutta

intellettuale: in un vasto mondo di progresso assordante e di cose

enormi, cercava per la sua gioia intima piccoli oggetti carini, dai

contorni precisi, miniature. E ora mentre passava di stanza in stanza

si sentì pervaso da un lontano brivido al pensiero della mole del

Karakal incombente su quelle fragili grazie.

Ma il monastero, lungi dall'esaurirsi in un'esposizione di oggetti

cinesi, era in grado di offrire ben altro. C'era, per esempio, una

splendida biblioteca, alta e spaziosa, contenente un'infinità di

libri così armonicamente radunati presso alcove e finestre che

l'atmosfera del luogo era di saggezza piuttosto che di sapere, di bei

modi piuttosto che di serietà. Conway, data una rapida occhiata agli

scaffali, si stupì: c'era il meglio della letteratura universale,

mista a una gran quantità di astruserie e di stranezze che non

avrebbe saputo valutare. Abbondavano i libri in inglese, francese,

italiano, tedesco e russo, e ce n'erano pure moltissimi in cinese e

in altre lingue orientali. Una sezione che lo interessò

particolarmente era tutta dedicata al Tibet: osservò varie rarità,

fra cui il Novo descubrimento de Grao Catayo ou dos Regos de Tibet di

Antonio da Andrada (Lisbona 1626), China di Atanasio Kircher (Anversa

1667), Voyage à la Chine des Pères Grueber et d'Orville di Thévenot,

e Relazione inedita di un viaggio al Tibet di Beligatti. Stava

osservando quest'ultimo quando s'accorse che gli occhi di Chang lo

fissavano con soave curiosità. "E' forse uno studioso?" gli domandò

il cinese.

Conway trovò difficile rispondere. Il suo periodo di insegnamento a

Oxford gli dava qualche diritto a rispondere affermativamente, ma

Page 90: L'orizzonte perduto - James Hilton

sapeva che quella parola complimentosa, in bocca a un cinese, aveva

tuttavia un suono un po' saputello per le orecchie inglesi; per cui

si trattenne, specialmente per un riguardo ai compagni, e disse:

"Naturalmente leggere mi piace, ma in questi ultimi anni il mio

lavoro non mi ha lasciato molte opportunità per una vita di studio".

"Eppure la desidera?".

"Oh, non direi proprio così, ma so che può essere molto attraente".

Mallinson, che aveva preso in mano un libro, li interruppe:

"Qui c'è qualcosa per la sua vita di studio, Conway: una carta del

paese".

"Ne abbiamo una raccolta di parecchie centinaia" disse Chang. "Sono

tutte a vostra disposizione, ma posso risparmiarle la fatica. In

nessuna troverete segnato ShangriLa".

"Strano" commentò Conway. "Chissà perché".

"C'è un'ottima ragione, ma non posso dirvi di più".

Conway sorrise, ma Mallinson parve di nuovo irritato.

"Avanti coi misteri!" disse. "Finora però non abbiamo visto nulla

che si debba nascondere".

All'improvviso Miss Brinklow uscì da un lungo e muto stupore.

"Ci farà vedere i Lama al lavoro?" disse con un tono acuto,

certamente già adoperato per mettere in soggezione più d'uno degli

uomini di Cook. si capiva che la sua mente era tutta occupata da

confuse visioni di manufatti indigeni, tappeti da preghiera, o altre

cose pittoresche e primitive, di cui avrebbe potuto parlare a lungo

appena tornata a casa. Aveva uno strano modo, quando qualcosa

eccitava la sua meraviglia, di non sembrare mai molto sorpresa, ma

sempre un po' indignata; combinazione di espressioni che la risposta

di Chang non disturbò minimamente.

Page 91: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Mi dispiace doverle dire che le persone estranee al monastero non

possono vedere mai i Lama, se non in casi davvero eccezionali".

"Vuol dire che dovremo privarcene" concluse Barnard. "Peccato! Non

ha idea di quanto mi sarebbe piaciuto dare una stretta di mano al

vostro capoccia".

Chang ricevette con molta serietà e indulgenza questa risposta. Ma

Miss Brinklow non era donna da ripiegarsi su se stessa. "Che cosa

fanno i Lama?" continuò.

"Si dedicano alla contemplazione, signora, e alla ricerca della

saggezza".

"Ma questo non significa fare qualcosa".

"E allora non fanno niente, signora".

"Lo penso anch'io". Era riuscita anche questa volta a tirare le

somme. "Ebbene, Mr' Chang, tutto ciò è molto interessante, ma non

potrà convincermi che un'istituzione come questa faccia realmente del

bene. Preferisco qualcosa di più pratico".

"Vorrebbe forse prendere un po' di tè?".

In un primo momento Conway non capì se queste parole fossero dette

ironicamente, ma presto si accorse che non era così: il pomeriggio

era passato in fretta e Chang, benché molto frugale nel mangiare,

aveva la tipica passione cinese di bere il tè a frequenti intervalli.

Anche Miss Brinklow confessò che vedere gallerie e musei le dava

sempre un po' di mal di testa, perciò i quattro accettarono l'offerta

e seguirono Chang attraverso vari cortili finché si trovarono a un

tratto di fronte a una scena di incomparabile bellezza. Un colonnato

comunicava per mezzo di alcuni scalini con un giardino in cui c'era

uno stagno ottenuto con uno speciale sistema di irrigazione, e

sull'acqua numerose foglie di loto vicinissime le une alle altre

Page 92: L'orizzonte perduto - James Hilton

davano l'impressione di un pavimento di umide piastrelle verdi.

Orlava la vasca un vero serraglio di leoni di bronzo, draghi,

liocorni, ognuno stilizzato ferocemente quasi a far meglio risaltare

la pace circostante, piuttosto che a turbarla. L'intero quadro era di

proporzioni tanto perfette che l'occhio non sentiva nessuna fretta di

passare da un punto all'altro: e fra i vari punti era talmente

assente ogni sentimento di gara o di vanità che anche la vetta del

Karakal, meravigliosa sopra i tetti azzurri, pareva essersi

docilmente arresa dentro quella squisita cornice artistica.

"Grazioso posticino" commentò Barnard entrando con Chang in un

padiglione arioso dove Conway, a sua maggiore gioia, trovò insieme un

clavicembalo e un moderno pianoforte a coda: incredibile coronamento

di un pomeriggio di meraviglie. Chang rispose a tutte le sue domande

con piena sincerità: spiegò che i Lama apprezzavano infinitamente la

musica occidentale, specialmente quella di Mozart; possedevano una

notevole raccolta di musica europea, e alcuni di essi suonavano

strumenti vari in modo perfetto.

Ma Barnard si interessò specialmente al problema dei trasporti.

"Vorrebbe dire che questo pianoforte è stato portato qui per la

strada che abbiamo fatto ieri?".

"Non ve n'è altra".

"Ah, bene, questa è grossa!... Cosicché, se aveste un grammofono e

una radio, non vi mancherebbe più nulla! Ma forse la musica

modernissima non la conoscete ancora".

"No, no, ce ne hanno parlato; ma ci hanno pure avvertiti che queste

montagne renderebbero impossibile una ricezione radio, e quanto al

grammofono il progetto di averne uno è già stato portato davanti alle

nostre autorità, che però non sentono il bisogno di affrettarsi a

Page 93: L'orizzonte perduto - James Hilton

decidere".

"Anche se non me l'avesse detto, l'avrei pensato da me" replicò

Barnard. "Dev'essere il motto della vostra società. Niente premura".

Rise forte, poi continuò: "Ebbene, per venire alla parte pratica,

supponiamo che i vostri principali decidano di voler davvero

acquistare un grammofono; in che modo procederanno? I fabbricanti non

ve lo consegneranno certo a domicilio. Forse avete un agente a

Pechino, o a Sciangai, o in qualche altro posto, ma allora prima che

riceviate qualcosa, deve costarvi un bel mucchio di dollari".

Come già in altre occasioni, Chang tergiversò: "Le sue supposizioni

sono giuste, Mr' Barnard, ma temo di non poterle discutere".

Conway capì che erano giunti un'altra volta sull'orlo

dell'invisibile linea di confine fra il rivelabile e il non

rivelabile. E stava già pensando che ormai su quella linea, con un

po' d'immaginazione, avrebbe presto cominciato a orientarsi, quando

ebbe una nuova sorpresa. Insieme agli svelti servi tibetani che

portavano in basse scodelle il tè profumato entrò, quasi inosservata,

una ragazza vestita alla cinese. Andò direttamente al clavicembalo e

cominciò a suonare una gavotta di Rameau. Il primo toccante accordo

diede a Conway un piacere non soltanto di semplice stupore: quei temi

argentini della Francia settecentesca rivaleggiavano in eleganza coi

vasi Sung, con le lacche squisite, con la vasca dai fiori di loto là

fuori; un'identica sfida alla morte emanava da loro, dando, da

un'epoca spiritualmente tanto lontana, il senso dell'immortalità.

Osservò allora la suonatrice. Aveva il lungo naso fine, gli alti

zigomi, e il pallore della razza manciù; i capelli neri erano

pettinati all'indietro ben tirati e strettamente intrecciati; la

bocca sembrava un piccolo convolvolo roseo. Si poteva credere di

Page 94: L'orizzonte perduto - James Hilton

esser dinanzi a una miniatura eseguita con la più grande diligenza.

Eccetto il movimento delle mani e delle dita affusolate, tutto il

resto della persona si manteneva in un'immobilità perfetta. Appena

terminata la gavotta fece un piccolo inchino e uscì.

Chang la guardò sorridendo, poi, con una cert'aria di trionfo

chiese a Conway: "Le piace?".

"Chi è?" domandò Mallinson, prima che Conway potesse rispondere.

"Si chiama LoTsen. suona molto bene le musiche dell'Occidente.

Come me non ha ancora raggiunto l'iniziazione completa".

"Lo credo bene!" esclamò Miss Brinklow. "Pare poco più di una

bimba. Cosicché voi avete anche delle donne Lama?".

"Non vi sono distinzioni di sesso, fra noi".

Dopo un breve silenzio, Mallinson commentò con una certa

superiorità:

"E' straordinario questo vostro lamaismo".

Continuarono a bere il tè senza più parlare: gli echi del

clavicembalo parevano tuttora nell'aria, col loro fascino strano.

Poco dopo, uscendo dal padiglione, Chang espresse ai quattro ospiti

la sua speranza che quella visita fosse stata di loro gusto. Conway

rispose anche per gli altri con la solita altalena di complimenti.

Chang li assicurò allora del piacere che aveva avuto

nell'accompagnarli e aggiunse che dovevano considerare biblioteca e

sala da musica a loro completa disposizione durante l'intero

soggiorno. Conway lo ringraziò cordialmente. "Ma i Lama" aggiunse,

"non desiderano mai servirsene?".

"Cedono con molto piacere il posto ai loro onorevoli ospiti".

"Bene, questa la chiamerei proprio una cosa simpatica" disse

Barnard. "E ciò che è più importante, dimostra che i Lama sanno

Page 95: L'orizzonte perduto - James Hilton

veramente che noi esistiamo. Ecco un passo avanti: mi sento più a

casa mia. Ha fatto le cose bene qui, Chang, e quella sua ragazzetta

suona il piano benone. Chissà che età ha".

"Temo di non poterglielo dire".

Barnard rise. "Non vuole svelare il segreto dell'età di una

signora, vero?".

"Precisamente" rispose Chang con un impercettibile sorriso.

Quella sera, dopo pranzo, Conway trovò il modo di lasciare gli

altri e aggirarsi per i quieti cortili illuminati dalla luna.

ShangriLa, avvolto dal mistero che è alla radice di ogni bellezza,

era affascinante. In quell'aria fredda e calma l'immensa guglia del

Karakal pareva vicina, molto più che di giorno. Conway si sentiva

fisicamente felice, tranquillo nei sensi e nei pensieri; ma nella sua

intelligenza, che non è proprio lo stesso che la mente, c'era una

vaga incertezza. Non riusciva a decifrare l'enigma. La segreta linea

che aveva cominciato a scoprire diventava, sì, più netta, ma soltanto

per rivelare uno sfondo inscrutabile. La serie di straordinari eventi

capitati a lui e ai suoi tre compagni occasionali gli passava dinanzi

nitida come davanti al fuoco d'un obiettivo: finora non ne penetrava

il significato, ma sperava che una volta o l'altra ci sarebbe

riuscito.

Passando attraverso un chiostro raggiunse la terrazza che dava

sulla valle. Il profumo delle tuberose gli riportò alla memoria

ricordi deliziosi. In Cina lo chiamano l'odore del chiaro di luna.

Fantasticò capricciosamente che se la luna avesse avuto un suono,

questo avrebbe potuto essere la gavotta di Rameau ascoltata di

recente, e ciò lo fece ripensare alla piccola manciù. Non aveva

immaginato che vi potessero essere delle donne a ShangriLa:

Page 96: L'orizzonte perduto - James Hilton

associare alle pratiche monastiche la loro presenza era un po'

difficile. Tuttavia rifletté che poteva essere un'innovazione

piacevole; una clavicembalista, poi, in una comunità che si

permetteva di essere (erano parole di Chang) moderatamente eretica,

poteva riuscir preziosa.

Guardò dal muretto nel vuoto neroazzurro. Un salto di oltre mille

metri! Chissà se gli avrebbero permesso di scendere nella valle a

visitare quella civiltà di cui Chang gli aveva parlato?! Questo

strano vivaio culturale, nascosto fra catene di montagne sconosciute,

e dominato da una specie di teocrazia, lo interessava come studioso

di storia, anche indipendentemente dagli strani misteri del

monastero.

A un tratto, portati dal vento, gli giunsero dal basso dei suoni.

Ascoltando attentamente poté sentire note di gong e di trombe ed

anche (ma forse era la sua immaginazione) lamenti corali di voci

umane; i suoni si affievolirono nel vento, poi tornarono per svanire

di nuovo. Ma quel segno di vita e di attività in quella profondità

nebbiosa, rendeva ancora più grande la serena austerità di

ShangriLa. Pareva che nei cortili deserti, nei pallidi fabbricati,

tutti i crucci dell'esistenza fossero svaniti lasciandovi un

silenzio, una calma dove i minuti stessi non osassero passare. A un

tratto, da una finestra in alto sulla terrazza si diffuse la luce

d'oro e rosa di una lanterna: era forse lì che i Lama si dedicavano

alla contemplazione e alla ricerca della saggezza? Ed era questo il

momento del loro raccoglimento? Gli parve di poter risolvere il

problema entrando semplicemente dalla prima porta, ed esplorando la

galleria e il corridoio fino a scoprire la verità; ma sapeva che

questa sua libertà era un'illusione, e che ogni suo movimento era

Page 97: L'orizzonte perduto - James Hilton

strettamente sorvegliato. Due tibetani avevano attraversato la

terrazza, e ora oziavano presso il parapetto. Parevano due buoni

compagni, e lasciavano scendere negligentemente i loro mantelli

colorati su di una spalla nuda.

L'eco di gong e di trombe si fece nuovamente sentire, e Conway si

accorse che uno dei due chiedeva qualcosa al compagno. La risposta

fu: "Hanno sepolto Talu". Conway che da una sola frase non poteva

capir molto, sperava che continuassero a parlare, anche se conosceva

pochissimo il tibetano. Dopo una pausa, colui che già prima aveva

interrogato il compagno riprese la conversazione, ma Conway dal suo

posto non poteva udirlo. Afferrò invece le risposte dell'altro, e le

interpretò all'incirca così:

"Morì fuori".

"Obbedì agli ordini dei grandi di ShangriLa".

"Venne attraverso l'aria sopra le grandi montagne trasportato da un

uccello".

"Portò anche dei forestieri".

"Talu non aveva paura del vento di fuori, né del freddo".

"Benché fosse andato fuori da molto tempo quelli della vallata

della Luna Azzurra lo ricordano ancora".

Conway non riuscì ad afferrare altro, e dopo un breve indugio tornò

nelle sue stanze. Aveva sentito abbastanza per poter squarciare un

altro velo del mistero; e tutto si andava facendo così chiaro che si

meravigliò di non averne scoperto prima il significato. Se anche per

un attimo ci aveva pensato, gli era parso così irragionevole!... Ora

si persuadeva, invece, che le cose irragionevoli e fantastiche sono

possibilissime. Il volo da Baskul non era stato l'impresa senza scopo

di un pazzo. L'idea, la preparazione, l'attuazione erano partite da

Page 98: L'orizzonte perduto - James Hilton

ShangriLa. Qui gli abitanti conoscevano il pilota morto, almeno di

nome; era stato, in qualche modo, uno dei loro; la sua morte era

compianta. Ogni cosa ubbidiva dunque a un'altra intelligenza

direttiva intenta ai suoi scopi; c'era stata una sola volontà a

misurare tutte quelle inspiegabili ore e miglia. Ma quali erano

questi scopi? Quale il motivo plausibile per cui quattro occasionali

passeggeri di un aereo del Governo Britannico erano stati rapiti e

portati nelle solitudini dell'Himalaya?

Davanti a questo interrogativo Conway era stupito, ma nient'affatto

contrariato. Lo affrontava nel solo modo che avesse a disposizione

per accettare prontamente una sfida; facendo funzionare una certa sua

chiarezza di idee che per essere messa in moto aveva solo bisogno di

un compito adeguato. Ma per cominciare decise intanto questo: che non

avrebbe parlato con nessuno della scoperta, né coi suoi compagni,

incapaci di dargli aiuto, né coi suoi ospiti, che potendo aiutarlo,

certamente non l'avrebbero fatto.

Vi

"In fin dei conti, c'è della gente che deve adattarsi a luoghi

peggiori" osservò Barnard verso la fine della sua prima settimana a

ShangriLa; saggia conclusione che lasciava già presagire altri

futuri insegnamenti. In quel breve tempo i quattro compagni erano

riusciti a organizzarsi in una specie di routine giornaliera; e con

l'aiuto di Chang si annoiavano molto meno che non certe comitive in

vacanze organizzate perfettamente. Si erano tutti abituati

all'altezza e anzi trovavano quell'aria corroborante, beninteso, pur

di non dover sostenere grosse fatiche.

Sapevano ormai che le giornate erano calde e le notti fredde, che

Page 99: L'orizzonte perduto - James Hilton

il monastero era quasi completamente riparato dai venti, che le

valanghe sul Karakal erano frequenti verso mezzogiorno, che nella

vallata cresceva una buona qualità di tabacco, che alcuni cibi e

bevande erano più piacevoli di certi altri e che ciascuno di loro

aveva gusti personali e speciali particolarità. Vicendevoli scoperte

interessanti, come avrebbero potuto farle quattro allievi nuovi in

una scuola in cui fossero misteriosamente assenti tutti gli altri

studenti. Chang era instancabile nei suoi sforzi per facilitare e

rendere gradevole ogni cosa. Dirigeva escursioni, suggeriva

occupazioni, raccomandava libri; durante i pasti colmava con la sua

lenta fluente parola certi silenzi imbarazzanti, e in ogni occasione

si mostrava bonario, cortese, pieno di risorse. Era talmente netta la

linea di demarcazione tra le informazioni offerte volentieri e quelle

negate cortesemente, che non si offese più nessuno, se non Mallinson

sporadicamente.

Conway fu lieto di constatarlo e di poter arricchire d'un'altra

nota i suoi appunti, di giorno in giorno più numerosi. Barnard era

persino gioviale con il cinese, alla maniera un po' bislacca voluta

da una convenzione rotariana del West americano.

"Sa, Chang, che questo vostro albergo è proprio pessimo? Come mai

non ricevete i giornali? Darei tutti i libri della biblioteca per

l'"HeraldTribune" di questa mattina". Le risposte di Chang erano

sempre ponderate, anche quando non prendeva la domanda sul serio.

"Abbiamo tutte le annate del "Times" fino a pochi anni fa, signor

Barnard. mi spiace per lei che si tratti del "Times" inglese".

Conway sentì con piacere che la vallata non era "fuori confine"

benché le difficoltà della discesa non permettessero gite senza

scorta. Una mattina Chang li condusse a visitare il piano

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verdeggiante, già tante volte ammirato da Conway quando dalla

terrazza contemplava il pauroso abisso. La gita fu oltremodo

interessante, almeno per Conway. Viaggiavano in portantine di bambù,

oscillanti pericolosamente sull'orlo del precipizio. Non era una

strada per paurosi; ma i portatori, gli antistanti come i

retrostanti, cercavano con calma la via per la ripida discesa. Quando

alla fine raggiunsero il più basso livello delle colline e della

foresta, allora apparve chiara la fortuna del monastero. La vallata

era un custodito paradiso di una fertilità prodigiosa, che dava la

sensazione di essere scesi da una zona temperata a una zona

tropicale. Vi crescevano a profusione, e contigui, raccolti

diversissimi, non un pollice di terreno che fosse infruttuoso.

L'intera area coltivata si estendeva in lunghezza per circa dodici

miglia, variando da uno a cinque miglia in larghezza; e aveva la

fortuna, pur essendo stretta, di ricevere il sole nel miglior momento

della giornata. L'aria era piacevolmente calda anche all'ombra,

benché i ruscelli che irrigavano il suolo provenissero dai ghiacciai.

Conway, alzando gli occhi alla meravigliosa parete montana, sentì

nuovamente quel che c'era di stupendo e di terribile in quella scena;

senza una provvidenziale barriera, al posto della valle ci sarebbe

stato un lago, nutrito di continuo dai ghiacciai circostanti. Invece

alcuni fiumicelli scorrevano benefici a riempire serbatoi, a irrigare

campi e piantagioni, con una disciplinata coscienza, degna di un

ingegnere. Disegno miracolosamente felice, la cui fortuna era

strettamente legata a quella della cornice e alla sua resistenza

contro eventuali terremoti o frane.

Ma anche simili timori, vaghi e futuri, finivano col mettere in

maggior valore la meravigliosa bellezza del presente. Conway ne fu

Page 101: L'orizzonte perduto - James Hilton

conquistato un'altra volta, in virtù di quelle stesse qualità di

grazia e semplicità che gli avevano reso il soggiorno in Cina più

felice di ogni altro. Il circostante massiccio montagnoso era in

perfetto contrasto con le piccole praterie e coi giardinetti ben

tenuti, con le case da tè a vivaci colori presso il fiume e le

frivole casette simili a giocattoli.

Gli abitanti gli parevano un felice risultato di cinese e di

tibetano; erano puliti e belli e parevano aver sofferto poco degli

inevitabili connubi tra elementi di una comunità così piccola. Al

passaggio dei forestieri in portantina sorridevano o ridevano, e

avevano una buona parola per Chang; erano di buon carattere e

moderatamente curiosi, cortesi e spensierati, occupati in

innumerevoli lavori, ma senza mai alcuna fretta. Conway li trovò una

delle più piacevoli comunità che avesse mai visto, e anche Miss

Brinklow, che stava osservandoli per scoprire segni di pagana

degradazione, dovette ammettere che all'apparenza tutto pareva in

regola. Fu assai sollevata nel vedere che gli indigeni erano

completamente vestiti; pur disapprovando le donne in calzoni cinesi

stretti alla caviglia; e per quanto scrutasse dappertutto, le sue

critiche dovettero limitarsi a pochi particolari. Chang spiegò che il

tempio aveva i suoi propri Lama, controllati blandamente da quelli di

ShangriLa, benché non fossero dello stesso ordine. Vi erano pure,

più innanzi nella valle, un tempio Tavist e un tempio confuciano.

"Il gioiello è sfaccettato" disse il cinese; "possono coesistere

molte religioni, ed essere tutte moderatamente vere".

"Sono d'accordo con lei" disse Barnard cordialmente. "Non ho mai

capito le gelosie settarie. Lei è un filosofo, Chang. molte religioni

sono moderatamente vere. Voglio tenerla a mente questa sua

Page 102: L'orizzonte perduto - James Hilton

osservazione. Voialtri lassù sulla montagna siete un bel gruppo di

innocui spaventapasseri, se la pensate così. E avete ragione. Ne sono

arcisicuro".

"Ma noi ne siamo solo moderatamente sicuri" rispose Chang, col suo

fare sognante.

Miss Brinklow, a cui tutte queste chiacchiere davano noia perché le

parevano un segno di rilassatezza, s'era infervorata in un'idea.

"Quando tornerò" disse a denti stretti, "domanderò alla mia società

di mandar qui un missionario. E se brontoleranno per la spesa li

tormenterò tanto finché si decideranno".

Questo era un modo di pensare sano; e persino Mallinson, che

simpatizzava pochissimo con le missioni all'estero, fu preso

d'ammirazione.

"Dovrebbero mandare lei" disse. "Purché, s'intende, un posto come

questo sia di suo gusto".

"Di mio gusto o no..." rispose Miss Brinklow. "Naturalmente, non mi

piacerebbe. Ma quel che importa è fare ciò che si deve".

"Penso" disse Conway, "che se fossi un missionario, preferirei

scegliere questo posto piuttosto di molti altri".

"In tal caso" replicò Miss Brinklow, "non vi sarebbe alcun

merito".

"Ma io non pensavo al merito".

"Peggio, allora. Fare una cosa perché le piace farla, non ha nessun

valore. Guardi questa gente!".

"Sembrano tutti felicissimi".

"Esatto" rispose accentando con forza. Poi aggiunse: "A buon conto,

la prima cosa da fare è ch'io cominci fin d'ora a studiare la lingua.

Potrebbe prestarmi un libro adatto, Mr' Chang?".

Page 103: L'orizzonte perduto - James Hilton

Chang era, in quel momento, molto mellifluo.

"Certamente, signora; col più grande piacere. E, se mi permette di

dirlo, trovo che l'idea è ottima".

Se ne occupò con la massima cura quella sera stessa, appena furono

tornati a ShangriLa. Miss Brinklow rimase un po' intimidita da quel

massiccio volume, compilazione ingegnosa di un tedesco del

diciannovesimo secolo (si era aspettata qualche lavoro più leggero,

qualcosa come il tibetano in quindici lezioni), ma con l'aiuto di

Chang e incoraggiata da Conway, cominciò di buona lena; dopo poco

tempo un occhio perspicace avrebbe notato ch'essa traeva dal lavoro

una soddisfazione un po' torva.

Anche Conway, oltre al problema a cui s'era interamente dedicato,

trovò molti interessi di cui occuparsi. Durante le chiare e tiepide

giornate si serviva liberamente della biblioteca e della sala da

musica persuadendosi sempre più che i Lama fossero di una eccezionale

cultura. Nei libri dimostravano un gusto eclettico: Platone nella

lingua originale era vicino a Omar in inglese; Nietzsche aveva

compagno Newton; vi era Thomas More, e anche Anna More, Thomas Moore,

George Moore, e anche Moore il vecchio. Il numero dei volumi poteva

essere tra venti e trentamila e Conway trovò interessante indagare

sui metodi di scelta e di acquisto. Tentò anche di scoprire se la

biblioteca fosse stata aggiornata di recente, ma il volume più

moderno che gli capitò fra le mani fu un'edizione economica di Im

Westen Nichts Neues. però in una visita successiva, Chang gli disse

che altri libri, pubblicati fin verso la metà del 1930, sarebbero

stati presto aggiunti negli scaffali; erano già arrivati al

monastero. "Può constatare che ci manteniamo abbastanza al corrente"

commentò.

Page 104: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Non sono sicuro che questa sua affermazione sarebbe condivisa da

tutti" replicò Conway con un sorriso. "Dall'anno scorso sono accadute

nel mondo moltissime cose, sa".

"Niente d'importante che non potesse essere previsto nel 1920, o

che non sarà meglio compreso nel 1940".

"Allora non le interessano gli ultimi sviluppi della crisi

mondiale?".

"Me ne occuperò a fondo, ma a suo tempo".

"Sa, Chang, credo di cominciare a capirla. E' di un'altra pasta,

ecco. Il tempo ha per lei minore importanza che non per gli altri.

Come a me non importerebbe, se fossi a Londra, di veder sempre un

giornale dell'ultima ora, così a lei, a ShangriLa, non importa di

vederne uno dell'anno scorso. Queste disposizioni mentali mi sembrano

tutt'e due piene di buon senso. Ma mi dica, da quanto tempo non aveva

ricevuto qui degli ospiti?".

"Con mio grande rammarico, Mr' Conway, non le posso rispondere".

Era la solita fine della conversazione; ma Conway la trovava meno

irritante del fenomeno opposto di cui aveva tanto sofferto ai suoi

tempi, quando certe conversazioni, per quanto si sforzasse, non

sembravano finir mai. Chang cominciò a piacergli di più, man mano che

lo frequentava; però gli pareva strano di non incontrare mai qualcun

altro del monastero. Anche supponendo che i Lama non fossero

avvicinabili, non v'erano forse altri "postulanti" oltre Chang?

Vedeva qualche volta la piccola manciù nella sala di musica; ma lei

non sapeva l'inglese, e lui preferiva non rivelare ancora la sua

conoscenza del cinese. Era ancora incerto se facesse musica per

passione o per studio. Il modo di suonare, come del resto tutto il

suo comportamento, era deliziosamente convenzionale; sceglieva sempre

Page 105: L'orizzonte perduto - James Hilton

composizioni fiorite, Bach, Corelli, Scarlatti e talvolta Mozart.

preferiva il clavicembalo, ma quando Conway suonava il pianoforte lo

ascoltava gravemente, con un compiacimento più ossequioso che

sentito. Era impossibile sapere che cosa pensasse, ed era anche

difficile indovinare la sua età. Forse non più di trent'anni e non

meno di tredici; supposizioni possibili entrambe.

Mallinson, che in mancanza di meglio veniva ogni tanto ad

ascoltare, la trovava sconcertante. "Non riesco a capire che cosa

faccia qui" disse a Conway più di una volta. "Questa professione di

lamaismo andrà benone per un vecchio come Chang, ma che interesse può

avere per una ragazza? Chissà da quanto tempo è qui".

"Anch'io me ne stupisco, ma probabilmente è una di quelle cose che

non vogliono dirci".

"Crede che le piaccia star qui?".

"Direi che non le dispiace".

"Sembra quasi insensibile: una bambolina d'avorio più che un essere

umano".

"E' bello essere così".

"Finché dura...".

Conway sorrise.

"E se ci pensa bene, Mallinson, durerà abbastanza. Dopo tutto la

bambolina d'avorio ha bei modi, veste con gusto, è carina, ha un bel

tocco sul clavicembalo e non cammina per la stanza come se giocasse a

hockey. L'Europa occidentale, per quel che ricordo, conta un numero

grandissimo di donne che son prive di tali virtù".

"Lei è terribilmente cinico in materia di donne, Conway".

A quel rimprovero era abituato. Eppure non aveva mai avuto molto a

che fare col gentil sesso; durante le poche licenze nelle stazioni di

Page 106: L'orizzonte perduto - James Hilton

collina indiane gli era stato facile avvalorare questa reputazione.

In realtà aveva avuto molte amicizie affettuose con donne che

l'avrebbero volentieri sposato, se solo avesse detto una parola; ma

non l'aveva detta. Una volta aveva persino risposto ad un annuncio

sul "Morning Post"; ma la ragazza non voleva vivere a Pechino, e lui

non voleva vivere a Tunbridge Wells, e queste reciproche

incompatibilità avevano mandato tutto a monte. La sua esperienza in

materia femminile era stata intermittente, incerta e poco

concludente. Malgrado ciò, non era affatto un cinico.

Disse ridendo:

"Ho trentasette anni, lei ne ha ventiquattro. Ecco la differenza".

Dopo una pausa fu Mallinson che chiese all'improvviso:

"A proposito, che età crede che abbia Chang?".

"Un'età qualunque" rispose Conway con leggerezza, "fra i

quarantanove e i cinquantanove".

Tra le molte informazioni che Chang dava ai nuovi arrivati, alcune

li persuadevano subito, altre li lasciavano incerti; e se una volta

la loro curiosità non veniva appagata, subito scendeva un'ombra di

diffidenza su tutto il resto delle cose rivelate.

Un argomento rispetto al quale non v'erano segreti era quello delle

abitudini e usi della popolazione della vallata; e Conway avrebbe

potuto raccogliere, durante le lunghe conversazioni, materiale

sufficiente per una tesi di laurea. Come studioso di politica lo

interessava soprattutto il modo in cui era governata la popolazione:

una specie di autocrazia temperata ed elastica, esercitata dal

monastero con una tranquilla benevolenza. Questo sistema era riuscito

molto bene, e se ne persuase sempre più a ogni nuova discesa in quel

fertile paradiso. Ma Conway si stupiva di non trovare fondamenti di

Page 107: L'orizzonte perduto - James Hilton

legge e di ordine; non vi si vedevano né soldati né polizia, eppure

qualche mezzo per correggere i delinquenti doveva essere stato

escogitato. Chang spiegò che i delitti erano rari, sia perché si

consideravano tali solamente fatti molto seri, e sia perché ognuno

aveva a sufficienza tutto ciò che potesse ragionevolmente desiderare.

Come estremo rimedio contro un colpevole i servi addetti al monastero

avevano la facoltà di espellerlo dalla valle, benché questo castigo,

considerato come gravissimo e senza appello, fosse stato applicato

assai raramente. Ma il fattore principale nel governo di Luna

Azzurra, continuava Chang, era l'insegnamento di buone maniere, per

cui gli abitanti imparavano subito che certe cose "non si fanno", e

chi le fa si abbassa moralmente e socialmente.

"Anche voi inglesi nelle vostre scuole pubbliche cercate di

inculcare il medesimo sentimento" disse Chang, "ma temo che non lo

facciate con gli stessi scopi. Per esempio gli abitanti della nostra

vallata sentono che "non è cosa da farsi" l'essere inospitale verso i

forestieri, o discutere con rancore, o lottare fra compagni per il

primo posto; e parrebbe loro barbarica l'idea di divertirsi a quella

simulazione di guerra che i vostri maestri inglesi consigliano nei

campi da gioco; lo stimerebbero, anzi, un indegno incoraggiamento di

tutti gli istinti più bassi".

Conway domandò se avessero mai litigato a causa di donne.

"Molto raramente, perché non sarebbe buona educazione prendersi una

donna desiderata da un altro".

"Ma se qualcuno la desiderasse al punto da infischiarsene se sia

buona educazione o no?".

"In tal caso, caro signore, sarebbe buona educazione da parte

dell'altro il concedergliela, e anche da parte della donna il

Page 108: L'orizzonte perduto - James Hilton

mostrarsi condiscendente. Non può credere quanto certe piccole

cortesie siano utili per risolvere facilmente tanti problemi".

Infatti, durante le sue gite nella vallata, Conway riconosceva fra

gli abitanti uno spirito di buona volontà, e una contentezza

maggiormente apprezzabili dal momento che sapeva come, fra tutte le

arti, quella del governare fosse la più lontana dalla perfezione. Se

ne congratulò con Chang, che gli rispose:

"Vede, noi siamo persuasi che per governare bene bisogna evitare di

governare troppo".

"E non avete nessuno strumento democratico, né voto, né altro?".

"Per carità! La nostra gente si scandalizzerebbe se dovesse

dichiarare che una politica è buona e l'altra è cattiva".

Conway sorrise. Questo modo di vedere le cose gli era veramente

simpatico.

Alla propria maniera, Miss Brinklow ricavava intanto soddisfazioni

dallo studio della lingua tibetana, mentre Mallinson si stizziva e

brontolava, e Barnard persisteva in una sorridente tranquillità che,

fosse vera o simulata, era ugualmente notevole.

"Francamente" osservava Mallinson, "l'allegria di costui mi dà sui

nervi. Prendere le cose con filosofia va bene, ma quel suo insistere

in frizzi e motti di spirito mi secca. Se non stiamo in guardia

imporrà lui il tono alla compagnia".

Anche Conway aveva trovato un po' strana la facilità di adattamento

dell'americano; ma preferì limitarsi con Mallinson a parole

generiche.

"Non le pare una fortuna per noi che accetti la faccenda così

bene?".

Page 109: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Io lo trovo stranissimo. Sa qualcosa di lui? chi sia, che cosa

faccia...?".

"Credo che ritornasse dalla Persia, dove era stato alla ricerca di

petrolio. Quando organizzai la partenza degli stranieri per via aerea

ho dovuto faticare non poco per persuaderlo a venire con noi.

Acconsentì soltanto quando gli dissi che il suo passaporto americano

non lo avrebbe riparato dalle pallottole".

"A proposito, l'ha mai visto il suo passaporto?".

"Credo di sì, ma non me ne ricordo. Perché?".

Mallinson scoppiò in una risata. "Ora dirà che mi sono impicciato

in affari che non mi riguardano. E' stato proprio un caso, e

naturalmente non ne ho fatto parola con nessuno. Non pensavo di dirlo

neppure a lei, ma, giacché è venuto il discorso, meglio così".

"Certo; parli".

"Barnard ha viaggiato con un passaporto falso; non si chiama

affatto Barnard".

Conway alzò le sopracciglia, più con interesse che con

preoccupazione. "Chi crede che sia, allora?".

"E' Chalmers Bryant".

"Davvero! E che ragione ha per crederlo?".

"Stamattina Chang ha trovato a terra un portafoglio; me lo ha dato,

credendo fosse mio. Non l'ho aperto, ma mi sono accorto che era pieno

di ritagli di giornali; perché ne caddero alcuni, e non mi vergogno a

dirle che li ho guardati. Non sono misteri privati, i giornali, o

almeno non dovrebbero esserlo. Parlavano tutti di Bryant, e delle

ricerche in corso per rintracciarlo, e uno riproduceva una fotografia

molto somigliante a Barnard, però senza baffi".

"Ha parlato con Barnard della sua scoperta?".

Page 110: L'orizzonte perduto - James Hilton

"No, gli ho restituito il portafoglio senza commenti".

"Tutto ciò si basa allora sul riconoscimento di un ritratto di

giornale?".

"Ebbene, per ora sì".

"Non credo che condannerei qualcuno per così poco. Può darsi che

lei abbia ragione; non è una cosa impossibile. Se si tratta proprio

di Bryant, allora ecco spiegata la sua soddisfazione di trovarsi qui;

non credo che vi sia un luogo migliore per nascondersi".

Mallinson parve un po' disilluso davanti a questa fredda

accoglienza di notizie che gli erano sembrate sensazionali. "E così

che cosa pensa di fare?" domandò.

Conway rifletté un momento, poi rispose: "Non saprei. Forse non

farò niente".

"Ma, accidenti, se costui fosse Bryant...".

"Mio caro Mallinson, se anche fosse Nerone, per ora non ce ne

dovrebbe importare. Santo o empio, dobbiamo stare insieme e farci

compagnia finché rimarremo quassù; non so quindi cosa ci

guadagneremmo a trasformarci da compagni in giudici. Se avessi avuto

dei sospetti finché eravamo a Baskul, certo mi sarei messo in

contatto con Delhi; sarebbe stato mio dovere. Ma ora posso

considerarmi in vacanza".

"Non le pare un modo di pensare un po' indolente?".

"Non importa che sia indolente, se è sensato".

"Mi consiglia dunque di dimenticare ciò che ho scoperto?".

"Non ci riuscirà; ma tacere sì. E' il miglior partito per entrambi.

Non verso Barnard, o Bryant, o chi diavolo sia, ma per non trovarci

poi in una situazione scomoda quando ripartiremo di qui".

"Intende dire che dovremmo lasciarlo scappare?".

Page 111: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Diciamolo in altre parole: daremo a qualcun altro il piacere di

acchiapparlo. Quando si è vissuti, per qualche mese, di buon accordo

con un tale sembra un po' fuori luogo mettergli le manette".

"Non sono del suo parere. Costui non è altro che un ladro in grande

stile, conosco molte persone che a causa sua hanno perso i loro

denari".

Conway alzò le spalle. Ammirava la semplicità e rettitudine di

Mallinson; l'etica delle scuole private è forse cruda, ma per lo meno

è schietta. Se qualcuno infrange la legge è dovere di tutti

consegnarlo alla giustizia, sempre che si tratti di una legge che sia

veramente proibito infrangere. E la legge che si riferisce ad

assegni, a titoli bancari, a conti correnti, è proprio di questo

genere; Bryant l'aveva trasgredita, e Conway ricordava che quantunque

allora non si fosse interessato molto del caso ne aveva ricevuto una

cattiva impressione. Il fallimento del grandioso gruppo Bryant a New

York aveva cagionato perdite di circa cento milioni di dollari, una

catastrofe eccezionale, anche per gli ambienti abituati a esperienze

simili. In certo qual modo (Conway non era un esperto finanziario)

Bryant si era beffato di tutti a Wall Street, e di qui l'ordine di

arresto, la sua fuga in Europa, mandati di estradizione in cinque o

sei diversi Stati.

Finalmente Conway disse: "Se vuol dare retta a me, non dica niente

a nessuno; non per un riguardo a lui, ma per noi stessi. Del resto

decida lei; non senza aver prima riflettuto, però, che potrebbe anche

trattarsi non di Bryant ma di tutt'altra persona".

Ma era proprio Bryant; ne ebbero la rivelazione la sera stessa,

dopo pranzo. Chang se ne era andato; Miss Brinklow aveva ripreso la

sua grammatica tibetana, e i tre uomini stavano prendendo il caffè e

Page 112: L'orizzonte perduto - James Hilton

accendendo i sigari. Durante il pranzo più d'una volta il tatto e

l'affabilità di Chang erano venute in soccorso quando la

conversazione languiva; ma ora che Chang s'era assentato vi fu un

altro penoso silenzio. Una volta tanto Barnard rimaneva serio. Conway

vide chiaramente che Mallinson non riusciva a trattare l'americano

come se nulla fosse accaduto, e che Barnard s'era già accorto di

qualcosa.

A un tratto l'americano gettò via il sigaro. "Voi tutti sapete

ormai chi sono, credo" disse.

Mallinson arrossì come una ragazzina, ma Conway rispose col solito

tono pacato: "Sì, Mallinson ed io crediamo di saperlo".

"Sono stato proprio stupido a lasciare in giro quei giornali".

"Capita a tutti alle volte".

"Bene, se prendete la cosa con calma, sono abbastanza fortunato".

Vi fu un nuovo silenzio, rotto alla fine dalla voce stonata di Miss

Brinklow.

"Io non so davvero chi sia, Mr' Barnard, ma avevo indovinato da un

pezzo che viaggiava in incognito". Tutti la guardarono con sorpresa e

lei proseguì: "Quando Mr' Conway ha detto che i nostri nomi sarebbero

stati messi sui giornali lei ha risposto che non le importava. Ho

pensato allora che probabilmente Barnard non era il suo vero nome".

Il colpevole ebbe un lento sorriso mentre accendeva un altro

sigaro.

"Signora" disse poi, "non solo lei è un intelligente detective, ma

ha trovato una parola davvero gentile per definire la mia posizione

attuale. Io viaggio "in incognito". L'ha detto lei, e ha mille volte

ragione. Quanto a voialtri, ragazzi, in un certo senso non m'importa

che mi abbiate scoperto. Finché nessuno di voi avesse dubitato,

Page 113: L'orizzonte perduto - James Hilton

potevamo andar avanti così, ma giacché ora sapete sarei un idiota se

mi dessi delle arie con voi. Siete stati tanto simpatici che non

voglio ora seccarvi in alcun modo. Sembra che, bene o male, saremo

costretti a vivere insieme un bel po' di tempo; dobbiamo perciò

aiutarci l'un l'altro il più possibile. Quanto a quello che accadrà

poi, lasceremo che a suo tempo le cose facciano il loro corso...".

Queste parole erano talmente ragionevoli che Conway osservò Barnard

con maggiore interesse e persino con una certa stima. Era strano

pensare che quell'uomo pesante, grosso, di buonumore, quasi paterno,

fosse uno dei più grandi truffatori del mondo. Pareva piuttosto uno

di quei tipi che, con un po' di istruzione, possono diventare dei

bravi direttori di scuola preparatoria. Dietro la sua apparente

giovialità v'erano segni di tensione e di preoccupazione, ma ciò non

significava affatto che quella giovialità fosse forzata. Egli era

veramente ciò che pareva: un buon compagno, come suol dirsi; agnello

per natura, e lupo solo per professione.

Conway disse: "Meglio così".

Allora Barnard rise. Evidentemente le sue riserve di buonumore

erano inesauribili.

"Perdio, ma sa che ha proprio del pazzesco?" esclamò adagiandosi

nella sua poltrona. "Voglio dire tutta questa faccenda d'inferno.

Prima una corsa vertiginosa attraverso l'Europa; poi avanti, la

Turchia, la Persia, fino a quel paesetto! E la polizia che mi correva

appresso... A Vienna per poco non mi prendevano! In principio è quasi

divertente essere rincorso ma dopo un po' dà sui nervi. Però a Baskul

ebbi tempo di riposarmi. Pensavo di essere al sicuro in mezzo a una

rivoluzione...".

"Lo era" disse Conway sorridendo, "non però dalle pallottole".

Page 114: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Ecco; ed era proprio quello che mi seccava, alla fine. Capirete

ora che la scelta non era facile per me. O stare a Baskul ed essere

massacrato, o accettare un viaggetto a bordo di un aereo del governo

e trovare le manette ad aspettarmi all'arrivo. Non ci tenevo molto né

a una cosa, né all'altra".

"Me ne ricordo".

Barnard rise di nuovo. "E' andata com'è andata! e potete figurarvi

se il cambiamento che mi ha portato fin qui mi preoccupa. E' un

mistero dei più complicati, d'accordo, ma a me personalmente non

poteva capitare niente di meglio. E quando sono soddisfatto non ho

l'abitudine di brontolare".

Il sorriso di Conway si fece più cordiale. "E' stato di buon senso,

anche se qualche volta ha oltrepassato un po' il limite. Cominciavamo

tutti a fantasticare come mai lei potesse mostrarsi così contento".

"Lo ero veramente. A conoscerlo, questo non è poi un brutto posto.

Il fresco è un po' pungente all'inizio, ma non si può certo avere

tutto. Per chi debba cambiare aria è tranquillo e riposante.

D'autunno vado sempre a Palm Beach a fare una cura, ma in quei posti

eleganti non si riesce a riposare, si è sempre in ballo come in

città. Invece qui c'è proprio tutto ciò che il dottore mi ha ordinato

e sento che mi fa benone. Seguo una dieta diversa dal solito, non

posso occuparmi di affari, e il mio agente non mi telefona".

"Crede che ne abbia il desiderio?".

"Certo. Chissà che pasticci da aggiustare, laggiù!".

Lo disse con tanta semplicità che Conway non poté fare a meno di

rispondere:

"Non m'intendo molto di ciò che chiamano alta finanza".

Era un avvio, e l'americano lo accettò senza schermirsi.

Page 115: L'orizzonte perduto - James Hilton

"In generale" disse, "l'alta finanza non val niente".

"L'ho sospettato spesso".

"Senta, Conway, glielo spiegherò così. Un tale fa ciò che ha fatto

per anni, e ciò che tanti altri pure hanno fatto; improvvisamente ha

tutto il mercato contro di sé. Non c'è rimedio, ma si fa forza, e

aspetta il solito giro. Aspetta, aspetta... non capita più come le

altre volte; e quando poi ha perso dieci milioni di dollari legge su

un giornale che un professore svedese annunzia la fine del mondo.

Ora, le domando, è questo il modo di aiutare il mercato? Naturalmente

l'uomo d'affari riceve una bella batosta, ma anche lì, nessun

rimedio. E rimane così finché vengono i poliziotti a prenderlo. Se

può li aspetta. Io non li ho aspettati".

"E' stata dunque solo colpa del destino?".

"Certo; ed è così quasi sempre".

"Aveva anche i denari di altri" intervenne Mallinson seccamente.

"Sì. E sa perché? Perché tutti volevano qualcosa gratis, ma non

avevano il cervello per procurarselo".

"Non sono d'accordo. Avevano invece fiducia in lei, e credevano i

loro denari al sicuro".

"Ebbene, non erano al sicuro. Non potevano esserlo. Non c'è

sicurezza in nessun luogo e quelli che ci credono sono come una massa

di cretini che durante un tifone cerchino di salvarsi sotto un

ombrello".

Conway interruppe conciliante. "Certo sarebbe stato impossibile

trovare un rimedio contro il tifone".

"Non potevo neppure tentarlo; come lei non poteva far nulla contro

ciò che è accaduto dopo la partenza da Baskul. me ne sono convinto

quando l'ho vista così padrone di sé sull'aereo in fuga, mentre

Page 116: L'orizzonte perduto - James Hilton

invece Mallinson era tanto nervoso. Sapeva di non poter fare nulla e

non gliene importava affatto. Ho provato lo stesso anch'io al momento

della mia catastrofe".

"Sciocchezze!" gridò Mallinson. "Chiunque può fare a meno di

truffare. Basta condurre il gioco secondo le regole".

"Il che diventa infernalmente difficile quando tutto il gioco va a

pezzi. Del resto non c'è anima al mondo che conosca queste regole.

Non potrebbero insegnargliele neppure tutti i professoroni di Harvard

e di Yale".

"Parlo di poche regole semplicissime, della vita d'ogni giorno"

replicò Mallinson con un certo disprezzo.

"Allora sono certo che nella sua vita di tutti i giorni non entra

nessuna amministrazione di compagnie di credito finanziario".

Conway si affrettò a intervenire. "E se evitassimo le discussioni,

non sarebbe meglio? In fin dei conti, se io paragono i suoi affari ai

miei, non ho nessuna obiezione da muovere. Io credo che in questi

ultimi tempi s'è volato tutti alla cieca, nel significato letterale

della frase, e in altri sensi. Ma ora siamo qui, questo è

l'importante, e penso anche che avrebbe potuto capitarci di peggio.

Ed è ben strano che di quattro persone scelte a caso e rapite per

mille miglia ve ne siano tre capaci di trovare nel fatto qualche

consolazione. Lei ha bisogno di una cura di riposo e di un rifugio

sicuro; Miss Brinklow si sente chiamata a evangelizzare i pagani del

Tibet...".

"E la terza persona?" interruppe Mallinson. "Non sarò io spero?".

"Stavo per includere nella serie me stesso" rispose Conway. "E

forse la mia ragione è la più semplice. Mi piace essere qui".

Infatti, quando poco dopo fece la sua solita passeggiata serale

Page 117: L'orizzonte perduto - James Hilton

lungo la terrazza e verso la vasca dei fiori di loto, provò un senso

di profondo benessere fisico e morale. Aveva proprio detto la verità:

gli piaceva essere a ShangriLa. Due sensazioni opposte, l'atmosfera

calmante e l'assillo del mistero, agivano su di lui con benefico

risultato d'equilibrio. Per di più, da alcuni giorni aveva raggiunto

grado a grado una bizzarra conclusione circa il monastero e i suoi

abitanti: ci stava ancora studiando, ma senza tormento. Era come un

matematico che cercando la soluzione di un astruso problema, se ne

preoccupasse, sì, ma con molta calma e spassionatamente.

Quanto a Bryant (che però decise di chiamare ancora Barnard) la

questione delle sue azioni e della sua identità svaniva subito appena

la si inseriva in quel contesto; si salvava solo una frase: "l'intero

gioco va a pezzi". Probabilmente Conway dava a questa frase un

significato più esteso di quanto non intendesse l'americano: ne

sentiva la verità, ma non soltanto nei limiti di un'amministrazione

bancaria di credito in America. Era vera tanto a Baskul, come a Delhi

come a Londra, tanto per fare una guerra e costruire un impero quanto

per i Consolati, per le concessioni commerciali e per i pranzi al

palazzo del Governo: c'era un lezzo di dissoluzione su tutto quel

mondo di memorie e Barnard l'aveva forse drammatizzato meglio di lui.

L'intero gioco andava in pezzi; ma per fortuna non sempre i giocatori

erano condotti in giudizio per i pezzi che non riuscivano a salvare.

I finanzieri sì, ingiustizia della sorte.

Ma a ShangriLa c'era una pace profonda. In un cielo senza luna le

stelle brillavano e sulla vetta del Karakal v'era un pallido lume

azzurro. Conway era certo che se i portatori attesi fossero giunti in

quell'istante, non avrebbe provato una gioia esaltante all'idea di

poter partire subito. E, con un sorriso, rifletté che neppure Barnard

Page 118: L'orizzonte perduto - James Hilton

sarebbe stato contento. Forse non era giusto mettere al bando un uomo

perché aveva perduto cento milioni di dollari; sarebbe stato più

facile se avesse soltanto rubato un orologio. Dopo tutto come si

potevano perdere cento milioni? Forse soltanto con la stessa

leggerezza con cui un ministro potrebbe dichiarare di aver dato via

l'India. Ripensò allora a quando avrebbe lasciato ShangriLa con i

portatori sulla via del ritorno. Immaginava il lungo viaggio faticoso

e il gran momento dell'arrivo alla casetta di qualche piantatore nel

Sikkim o nel Baltistan: un momento che doveva essere di gioia

delirante, ma che forse poteva anche risolversi in una disillusione.

Poi le prime strette di mano e le prime presentazioni; le prime

bevute offerte sulla veranda di un club; visi abbronzati che lo

scrutavano con mal celata incredulità. A Delhi sarebbe stato

certamente ricevuto dal viceré e dalle autorità: e qui inchini di

servi in turbante, infiniti rapporti da scrivere e spedire. Forse

anche un ritorno in Inghilterra e a Whitehall; giochi a bordo del

piroscafo; la flaccida mano di un sottosegretario; interviste di

giornalisti; voci di donna dure, canzonatorie, curiose. "E' proprio

vero, Mr' Conway, che quando era nel Tibet...?". Di una cosa poteva

esser sicuro: raccontando la sua filastrocca avrebbe potuto ricevere

inviti a pranzo per un anno intero. Ma gli sarebbe piaciuto? Gli

tornò in mente un detto di Gordon durante gli ultimi giorni a Cartum:

"Preferirei vivere da derviscio col Mahdi piuttosto che essere

invitato a pranzo tutte le sere a Londra". L'avversione di Conway non

era così assoluta, piuttosto pensava che gli sarebbe dispiaciuto

molto, e che lo avrebbe anche rattristato, dover raccontare la sua

storia al passato remoto.

A un tratto, durante queste riflessioni, si vide Chang vicino.

Page 119: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Signore" disse il cinese meno lentamente del solito, "mi onoro di

recarle importanti notizie...".

"Ecco che i portatori arriveranno prima del previsto" pensò subito

Conway. E provò quella punta di delusione alla quale era già un po'

preparato.

"Ebbene?" chiese.

Chang, dato il suo temperamento e il suo fisico, era in evidente

stato di agitazione.

"Caro signore, mi congratulo con lei" continuò, "e sono felice di

pensare che in certo qual modo il merito è mio. Dopo le mie vive e

ripetute raccomandazioni il Gran Lama si è deciso. Desidera vederla

subito".

Lo sguardo di Conway ebbe un guizzo scherzoso.

"Lei è meno coerente del solito, Chang. che cosa è accaduto?".

"Il Gran Lama vuole vederla".

"Ho capito. Ma perché questa agitazione?".

"Perché è un avvenimento straordinario e senza precedenti. Io

stesso, pur sollecitandolo, non l'aspettavo così presto. Non sono

neppure due settimane che lei è qui, e sta già per essere ricevuto da

lui! Una cosa simile non è mai accaduta così presto!".

"Sono ancora un po' tra le nuvole, mi scusi. Devo vedere il vostro

Gran Lama, questo l'ho capito. Ma c'è qualcos'altro?".

"Non le pare che basti?".

Conway rise.

"Basta, gliel'assicuro; non mi creda sgarbato. Ma stavo pensando a

qualcosa di molto diverso... non ci badi. Sarà un onore e un piacere

per me conoscerlo. Quando dovrò andarci?".

"Adesso. Sono stato mandato per accompagnarla da lui".

Page 120: L'orizzonte perduto - James Hilton

"L'ora non è un po' tarda?".

"Non importa. Fra poco capirà molte cose, caro signore. E desidero

esprimerle la mia personale soddisfazione che questo periodo un po'

imbarazzante sia ormai terminato. Mi creda, è stato spiacevole anche

per me doverle così spesso rifiutare le informazioni che desiderava;

molto spiacevole. E sono contentissimo di pensare che questo non sarà

mai più necessario".

"Lei è strano, Chang" rispose Conway. "Ma non si disturbi con altre

spiegazioni; apprezzo le sue parole. Andiamo dal Gran Lama; sono

prontissimo. La prego, mi faccia strada".

Vii

Seguendo Chang attraverso il vasto cortile deserto Conway era in

apparenza calmissimo, ma il suo aspetto nascondeva un ardore, che si

faceva più intenso di minuto in minuto. A giudicare dalle parole del

cinese, era giunto per lui il momento di importanti scoperte; avrebbe

presto saputo se le sue congetture erano davvero così inverosimili

come potevano sembrare.

Ma oltre questo, lo attendeva certo un colloquio interessante.

Durante la sua carriera di diplomatico s'era incontrato con molte

personalità; ma le numerose delusioni subite avevano finito per

scaltrirlo nei suoi giudizi. Niente affatto timido, aveva il prezioso

dono di poter dire cose gentili anche in lingue che conosceva poco.

Ma forse questa volta il suo compito sarebbe stato semplicemente

quello di ascoltare.

Notò che Chang gli faceva attraversare delle stanze che non aveva

ancora visto; erano in penombra, e alla tenue luce delle lanterne

parevano belle. Poi salirono su per una scala a chiocciola fino ad

Page 121: L'orizzonte perduto - James Hilton

una porta a cui il cinese bussò; un servo tibetano aprì con tale

prontezza che Conway ebbe il sospetto che stesse già pronto lì

dietro. Questa parte superiore del monastero era ornata finemente

quanto il pianterreno; ma ciò che più colpiva era un calore asciutto

quasi irritante, come se tutte le finestre fossero chiuse e

funzionasse in pieno un riscaldamento a vapore. Il senso di

rarefazione dell'aria aumentava di stanza in stanza, finché Chang si

fermò davanti a un'ultima porta che sembrava introdurre a un bagno

turco.

"Il Gran Lama" mormorò Chang, "la riceverà da solo". Aprì la porta,

fece entrare Conway, e richiuse poi così silenziosamente che questi

quasi non se ne accorse. Conway rimase lì incerto, non soltanto per

quell'aria soffocante, ma anche perché i suoi occhi si abituarono

all'oscurità solo dopo parecchi secondi. Si accorse allora di

trovarsi in un ambiente piuttosto basso, dalle cortine scure,

mobiliato semplicemente con una tavola e poche sedie. In una di

queste era seduto un essere piccolo, pallido e rugoso, immobile

nell'ombra: dava l'impressione di un antico ritratto a chiaroscuro,

quasi svanito. Se si potesse affermare l'esistenza della realtà

separata dalla persona fisica, ecco, essa era lì, adorna di una

classica dignità, emanazione, più che attributo, della persona

stessa. Conway si stupiva di percepire così nettamente tutte queste

sensazioni e si chiedeva se non fossero illusorie reazioni fisiche a

quel crepuscolare caldo di serra; sotto quello sguardo d'altri tempi,

si sentiva girar la testa; fece alcuni passi, poi si fermò. I

contorni dello strano personaggio seduto si facevano ora meno vaghi,

non però più corporei; era un vecchietto in ricchi abiti cinesi, le

cui pieghe ondeggiavano sul vuoto di un corpo emaciato.

Page 122: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Lei è Mr' Conway?" sussurrò in un inglese perfetto.

La voce era dolce e suggestiva, e quasi commuoveva per una

malinconia gentile che procurò a Conway una strana beatitudine; ma la

parte più scettica ch'era in lui ne diede la colpa alla temperatura.

"Sì" rispose.

La voce continuò: "Mi fa piacere vederla, Mr' Conway. L'ho mandata

a chiamare perché ho pensato che sarebbe utile che discorressimo

insieme. Sieda qui, la prego, e non abbia timore. Sono vecchio, e non

posso far male a nessuno".

Conway rispose: "Esser ricevuto da lei è per me un grande onore".

"La ringrazio, mio caro Conway; la chiamerò così alla maniera

inglese. Come le ho già detto, questo è per me un momento di grande

piacere. La mia vista è cattiva, ma creda, sono capace di vederla con

la mente più che con gli occhi. Spero che si sia trovato bene a

ShangriLa, dal suo arrivo in poi...".

"Benissimo".

"Ne sono lieto. Chang ha certamente fatto tutto il possibile. E

pure lui è contento. Mi ha detto che gli ha posto molti interrogativi

sulla nostra comunità e sulle nostre regole".

"Sono certo molto interessanti".

"E allora, se vorrà concedermi un po' del suo tempo, sarò lieto di

intrattenerla sulla nostra fondazione".

"Non potrebbe farmi un piacere maggiore".

"E' proprio quel che credevo... e speravo... Ma prima di tutto,

prima di cominciare la nostra conversazione...". Fece un

impercettibile cenno della mano e subito entrò un servo a preparare

l'elegante rito del tè. Conway, che conosceva la cerimonia, guardò

con compiacimento le finissime tazzine piene di liquido quasi

Page 123: L'orizzonte perduto - James Hilton

incolore che venivano poste sul vassoio di lacca; e la voce riprese:

"Vedo che le nostre abitudini le sono familiari".

Obbedendo a un impulso che non avrebbe potuto né spiegare né

controllare, Conway rispose: "Ho vissuto per alcuni anni in Cina".

"A Chang non l'ha detto".

"No".

"Perché allora mi onora così della sua confidenza?".

In generale Conway non si trovava imbarazzato a spiegare le sue

ragioni, ma questa volta nessun motivo si presentò al suo spirito.

Alla fine rispose:

"A voler essere sincero non ne ho la minima idea... forse volevo

dirlo proprio a lei".

"Ottima ragione, per due persone che vogliono diventare amiche...

Questo profumo non le pare indicato? I tè cinesi sono di varie

qualità e tutte profumate, ma a parer mio questo speciale prodotto

della nostra vallata, può reggere ogni paragone".

Conway portò la tazza alle labbra, e bevve. Sentì un sapore leggero

e recondito, una fragranza spettrale che non si posava sul palato, ma

stava sospesa tutt'intorno. Disse:

"E' delizioso, e anche nuovo per me".

"Sicuro, è prezioso e unico come molte erbe della nostra valle. Si

dovrebbe bere con molta lentezza, e non solo per un sentimento di

affezione o di riguardo, ma anche per estrarne il più alto grado di

piacere. Possiamo imparare questa famosa lezione da Kou Kai Tchoud,

che visse circa quindici secoli fa. Egli esitava sempre quando stava

per giungere al midollo dolcissimo della canna da zucchero, perché

diceva: "voglio guidare gradualmente me stesso nella regione delle

delizie". Ha forse studiato qualcuno dei grandi classici cinesi?".

Page 124: L'orizzonte perduto - James Hilton

Conway rispose che ne conosceva pochissimi e superficialmente.

Secondo l'etichetta, la conversazione sarebbe continuata così finché

fossero state portate via le tazze del tè; Conway lo sapeva ma,

nonostante il suo desiderio di sentire la storia di ShangriLa, non

trovava irritante il ritardo. Forse sentiva in se stesso un poco

della riluttante sensibilità di Kou Kai Tchoud.

Finalmente il segnale fu dato, col solito mistero il servo entrò,

poi uscì e senz'altri preamboli il Gran Lama di ShangriLa

incominciò:

"Probabilmente lei conosce, caro Conway, nelle sue linee generali,

la storia del Tibet. chang mi ha informato che frequenta assiduamente

la nostra biblioteca, e son certo che avrà studiato i pochi, ma

interessanti annali di queste regioni. Saprà, in ogni modo, che il

Cristianesimo nestoriano era assai diffuso in Asia durante il

medioevo, e che dopo la sua scomparsa ne sopravvisse per molto tempo

il ricordo. Nel diciassettesimo secolo vi fu un risveglio cristiano

appoggiato e spinto direttamente da Roma, per mezzo di quegli eroici

missionari gesuiti i cui viaggi, se mi è permesso dirlo, sono molto

più interessanti da leggersi rispetto a quelli di San Paolo. A poco a

poco la Chiesa si propagò in larga misura, ed è degno di nota (molti

europei non se ne rendono conto) che vi sia stata per un periodo di

trentotto anni una missione cristiana nella stessa città di Lhasa.

Non fu però da Lhasa, ma da Pechino che partirono nel 1719 quattro

frati cappuccini per ricercare ciò che della dottrina nestoriana

rimaneva nell'interno del paese.

"Viaggiarono per mesi verso sudovest, da Lanshor a Koko Nor,

incontrando tutte quelle difficoltà che potete immaginare. Tre

morirono durante il cammino, il quarto non era molto lontano dalla

Page 125: L'orizzonte perduto - James Hilton

morte quando capitò per caso nella gola rocciosa che anche oggi

rappresenta l'unica porta per entrare nella valle della Luna Azzurra.

Ivi trovò, con gioia e sorpresa, una popolazione amichevole e

prospera che si affrettò a dimostrargli ciò che ho sempre considerato

come la nostra più antica tradizione: l'ospitalità agli stranieri.

Riacquistò presto la salute, e cominciò a predicare la sua fede. Gli

abitanti erano buddisti, ma lo ascoltarono volentieri, ed ebbe molto

successo. Su questa stessa montagna v'era già un antico monastero di

Lama, ma in tale stato di decadenza che il cappuccino vedendo

aumentare il numero dei suoi proseliti concepì l'idea di fabbricare

nella stessa meravigliosa posizione un monastero cristiano. Sotto la

sua sorveglianza il vecchio edificio fu riparato e in gran parte

ricostruito, e lui stesso cominciò a vivere qui nel 1734, quando

aveva cinquantatré anni.

"Lasci che le dica qualcosa di più su costui. Si chiamava Perrault,

ed era nato nel Lussemburgo. Prima di dedicarsi alle missioni

dell'Estremo Oriente aveva studiato a Parigi, a Bologna e in altre

università: era quel che si dice uno studioso. Della sua gioventù ci

restano pochi ricordi; ma non gli era occorso nulla di speciale o di

diverso da quel che possa accadere a un uomo della sua età e della

sua professione. La musica e le arti lo attiravano, aveva una

spiccata disposizione per le lingue, e prima di esser certo della sua

vocazione aveva conosciuto tutti i piaceri dell'esistenza umana.

Durante la sua gioventù c'era stata la battaglia di Malplaquet e

conosceva per esperienza gli orrori della guerra e dell'invasione

straniera. Fisicamente robusto, durante i primi anni del suo

soggiorno qui lavorò la terra con le sue mani, come facevano gli

altri; coltivò l'orto traendo insegnamenti dagli altri e dandone a

Page 126: L'orizzonte perduto - James Hilton

sua volta. Trovò lungo la valle giacimenti d'oro, ma non lo

tentarono; molto più lo interessavano le piante e le erbe del luogo.

Era umile, e niente affatto bigotto. Non approvava la poligamia, ma

non vedeva motivo per inveire contro il gusto prevalente per la bacca

tangatse che era popolare non solo per le sue virtù medicinali, ma

soprattutto perché agiva come blando narcotico. Perrault stesso se ne

lasciò sedurre; accettava dalla vita indigena ciò che essa gli poteva

offrire di innocuo e di piacevole e prodigava in cambio i tesori

spirituali dell'Occidente. Non era un asceta: sapeva godere i beni

del mondo, e ai suoi proseliti insegnava il catechismo, ma anche

l'arte di cucinare. Desidero darvi l'impressione che Perrault fosse

un uomo serio, operoso, colto, semplice ed entusiasta, che, pur non

mancando alle sue funzioni di sacerdote, non sdegnava indossare la

blusa del muratore e lavorare alla costruzione di queste stesse

camere. Naturalmente le difficoltà di quest'ultima impresa erano

immense e soltanto il suo orgoglio e la sua perseveranza riuscirono a

superarle. Ho detto orgoglio perché certamente questa fu la sua forza

fin dal principio: l'orgoglio della sua fede lo rese certo che se

Gotamo era riuscito a far costruire dai suoi seguaci un tempio sullo

scoglio di ShangriLa, Roma era ben capace di fare altrettanto.

"Ma intanto gli anni passarono e, com'era naturale, i propositi

orgogliosi cedettero gradualmente il passo a ragionamenti più calmi.

Dopo tutto l'emulazione è una virtù giovanile, e all'epoca in cui

questo monastero fu ultimato Perrault si trovò carico d'anni. In

realtà, secondo un severo punto di vista, non aveva agito

regolarmente, quantunque si debba accordare un certo margine di

iniziativa a chi viva così lontano dai suoi superiori ecclesiastici,

soprattutto quando le distanze si misurano più facilmente in anni che

Page 127: L'orizzonte perduto - James Hilton

in miglia. Però la gente della vallata e gli stessi monaci non

avevano apprensioni di sorta: lo amavano e gli obbedivano, e col

passare degli anni giunsero a venerarlo. Aveva l'abitudine di mandare

a intervalli regolari resoconti al vescovo di Pechino, ma spesso non

giungevano a destinazione, e siccome era probabile che i messaggeri

morissero fra le asprezze e i pericoli del lungo viaggio, Perrault

divenne a poco a poco sempre più riluttante ad esporre la vita dei

suoi uomini; fino a quando verso la metà del secolo interruppe del

tutto quest'abitudine. E' però probabile che qualcuna delle sue prime

lettere fosse arrivata e avesse destato qualche sospetto circa le sue

attività, perché nel 1769 uno straniero portò un messaggio, scritto

dodici anni prima, con l'invito a Perrault di recarsi a Roma. Se

l'ordine gli fosse giunto senza ritardo, avrebbe avuto allora

settantasette anni; invece quando lo ricevette ne aveva ottantanove.

Non avrebbe certo potuto affrontare il lunghissimo viaggio tra le

montagne e sull'altipiano, né sopportare le furiose tempeste e il

freddo intenso di quella zona semiselvaggia. Mandò una cortese

risposta, spiegando la situazione, ma non si seppe mai se questo suo

messaggio avesse poi oltrepassato le grandi catene montuose.

"E così Perrault rimase a ShangriLa, non certo per un

atteggiamento di sfida agli ordini dei suoi superiori, ma per

l'assoluta impossibilità fisica di eseguirli. Del resto, la morte

sarebbe presto venuta a metter fine alle sue irregolarità.

"Invece, ecco che proprio intorno a quest'epoca nell'istituzione da

lui fondata cominciò a verificarsi un sottile mutamento. Mutamento

che qualcuno deplorò forse; ma si trattava di un fatto logico;

l'incredibile, se mai, era che quest'uomo potesse un giorno riuscire

da solo e senz'aiuti a mutare per sempre le abitudini e le tradizioni

Page 128: L'orizzonte perduto - James Hilton

di tutta un'epoca. Non aveva nessun collega dell'Occidente che

potesse sostituirlo quando gli fossero venute a mancare le forze, e

probabilmente era stato un errore costruire il monastero in un luogo

ricco di memorie anteriori e diverse. Ma se errore fu, Perrault non

lo riconobbe. Era troppo vecchio e troppo felice. I suoi seguaci gli

erano devoti anche se qualche volta dimenticavano di seguire i suoi

insegnamenti; gli abitanti della vallata avevano per lui un così

reverente affetto che non poteva non perdonarli se ricadevano ogni

tanto nelle abitudini di prima. Era ancora attivo e tutte le sue

facoltà si conservavano acute. All'età di novantott'anni cominciò a

studiare i libri buddisti lasciati a ShangriLa dai primi abitanti,

ed era sua intenzione dedicare gli anni che gli rimanevano alla

preparazione di un libro che attaccasse il buddismo dal punto di

vista dell'ortodossia. Riuscì a condurre a termine quest'impresa

(abbiamo qui il suo manoscritto completo) ma la critica non fu molto

severa perché aveva ormai raggiunto i cento anni, e a quell'età anche

i più acerbi rancori tendono a svanire.

"Nel frattempo, come potrete immaginare, molti dei suoi primi

discepoli erano morti, e siccome pochi erano venuti a sostituirli, il

numero di coloro che vivevano a ShangriLa sotto la guida del vecchio

cappuccino diminuiva costantemente. Erano stati ottanta da principio,

poi si erano ridotti a una ventina, e infine solo a dodici, quasi

tutti vecchissimi. La vita di Perrault ormai non era più che una

serena e placida attesa della fine. Era troppo vecchio per ammalarsi,

o per soffrire di noia; soltanto il sonno eterno avrebbe potuto

impadronirsi di lui, ed egli non ne aveva paura. La buona gente della

vallata pensava a provvedere il cibo e il vestiario; la biblioteca

gli forniva i libri per continuare gli studi prediletti. Era

Page 129: L'orizzonte perduto - James Hilton

diventato debole ma conservava energia sufficiente per poter compiere

la maggior parte del cerimoniale del suo ufficio; occupava il resto

delle sue tranquille giornate con i libri, con i ricordi, e con le

dolci estasi del narcotico. La sua intelligenza si conservava

straordinariamente lucida, così da consentirgli persino di cominciare

uno studio su certe pratiche mistiche che gli indiani chiamano yoga,

e che si fondano su vari e speciali metodi di respirazione. Una tale

impresa in un uomo della sua età poteva parere arrischiata e infatti

poco dopo, in quel memorabile anno 1789, si sparse nella valle la

notizia che Perrault stava per morire.

"Giaceva in questa camera, mio caro Conway, e dalla finestra poteva

scorgere del Karakal quello che i suoi occhi quasi spenti gli

permettevano: una nebbia candida; ma vedeva pure con la sua

intelligenza e poteva raffigurarsi quei meravigliosi e netti contorni

ammirati per la prima volta mezzo secolo innanzi. Rivedeva pure, come

in strano corteo, tutte le passate vicende, gli anni di viaggio

attraverso il deserto e l'altipiano, le grandi folle nelle città

dell'Occidente, il clangore e lo scintillio delle truppe di

Marlborough. la sua mente si adagiava in una calma di neve; era

pronto alla morte; ne era desideroso e contento. Radunò attorno a sé

gli amici e i servi e li salutò tutti, poi chiese di esser lasciato

solo per qualche tempo. Aveva sempre sperato che, giunto quel

momento, col corpo cadente e la mente tesa verso la beatitudine

avrebbe abbandonato l'anima a Dio... ma non fu così. Giacque per

molte settimane immobile senza poter parlare, poi a poco a poco

cominciò a migliorare. Aveva centootto anni".

Il sussurrio di quella voce cessò un momento e a Conway, che aveva

ascoltato senza fiatare, parve che il Gran Lama avesse tradotto

Page 130: L'orizzonte perduto - James Hilton

fluidamente in parole un lontano sogno personale. Poi continuò:

"Come a coloro che aspettano a lungo sulla soglia della morte,

anche a Perrault fu concessa una significativa visione da riportare

con sé nel mondo; e di questa visione le parlerò poi. Io mi limiterò

qui alle sue azioni e alla sua condotta, che furono realmente degne

di nota. Perché invece di trascorrere la sua convalescenza nell'ozio,

come ci si poteva aspettare, si tuffò subito in una rigorosa

autodisciplina stranamente combinata con l'inveterata abitudine del

narcotico. Prendere droghe, e fare esercizi profondi di respirazione

non sembrerebbe un sistema con cui sfidare la morte, eppure quando

nel 1794 morì l'ultimo dei vecchi monaci, Perrault era ancora in

vita.

"La cosa avrebbe fatto sorridere, se a ShangriLa vi fosse stato

qualcuno sufficientemente dotato di umorismo. Il rugoso cappuccino,

decrepito non più di quanto lo fosse stato durante gli ultimi dodici

anni, perseverò segretamente in quel suo strano rituale, mentre, per

la gente della vallata, diventava un essere avvolto nel mistero, un

eremita dal potere soprannaturale, che viveva solitario su quella

formidabile rupe. Ma perdurava una tradizione di affetto verso di

lui, e presto diventò azione meritoria e di buona fortuna salire a

ShangriLa e lasciarvi un modesto regalo, o eseguirvi qualche

necessario lavoro manuale. Perrault concedeva la sua benedizione a

tutti questi pellegrini, senza più pensare, forse, che erano

pecorelle smarrite: ora, nei templi della valle, si udivano

ugualmente il Te Deum laudamus e l'Om Mane Padme Hum.

"Mentre stava per nascere il nuovo secolo, la leggenda si trasformò

in una strana e fantasiosa superstizione popolare; si diceva che

Perrault fosse diventato un dio, che operasse miracoli e che certe

Page 131: L'orizzonte perduto - James Hilton

notti volasse sulla vetta del Karakal per alzare un lume verso il

cielo. C'è sempre, con la luna piena, un chiarore sulla montagna, ma

non occorre che io le dica che mai né Perrault né altri salirono

lassù. Gliene parlo, benché possa sembrare inutile, perché esiste una

grandissima quantità di testimonianze infondate che tendono ad

assicurare che Perrault faceva e poteva fare anche cose impossibili.

Si supponeva, per esempio, che possedesse l'arte della

autolevitazione medianica di cui si parla tanto nei resoconti del

misticismo buddistico, ma la verità è invece che malgrado molti

tentativi, non riuscì ad ottenerla. Riuscì invece a scoprire che

l'affievolimento di alcuni sensi può essere compensato con lo

sviluppo di altri: nella telepatia acquistò un'abilità speciale, e

sebbene non pretendesse di poter guarire gli infermi, v'era nella sua

sola presenza qualcosa che in certi casi aiutava.

"Desidererà sapere in che modo passava il tempo durante questo

periodo di vecchiaia senza precedenti. Si può spiegare così il suo

modo di pensare: non essendo morto in età normale cominciò a ripetere

a se stesso che non c'era motivo perché il fenomeno dovesse o non

dovesse verificarsi in un particolare momento futuro. Essendosi già

riconosciuto fuori dal comune gli era facile persuadersi che questa

anormalità potesse continuare all'infinito, oppure terminare

all'improvviso. E pensando così, cominciò ad agire senza più

preoccuparsi affatto di quella fine di cui si era già tanto curato;

avendo conservato nel cuore, malgrado tanti avvenimenti, i gusti

tranquilli dell'uomo studioso, cominciò a vivere una vita come

l'aveva sempre desiderata, ma che di rado gli era stata possibile.

Dotato di una memoria straordinaria, che pareva aver spezzato i

legami fisici per spaziare in alte regioni di chiarezza ideale, era

Page 132: L'orizzonte perduto - James Hilton

quasi convinto di poter imparare qualsiasi cosa con facilità maggiore

di quando, nei lontani giorni studenteschi, si credeva capace di

imparare tutto. Ma naturalmente fu presto a corto di libri; però fra

i pochi che aveva avuto con sé fin da principio v'erano una

grammatica e un dizionario inglese e la traduzione di Montaigne fatta

da Florio, con l'aiuto dei quali riuscì a imparare la vostra lingua.

Nella nostra biblioteca abbiamo ancora il manoscritto di uno dei suoi

primi esercizi: una traduzione in tibetano del saggio di Montaigne

sulla vanità. Un lavoro unico, suppongo".

Conway sorrise. "Mi piacerebbe vederlo, un giorno, se sarà

possibile".

"Col più grande piacere. Lo giudicherà anche lei, forse, un

passatempo di scarso valore pratico; ma non deve dimenticare che

Perrault aveva raggiunto un'età... poco pratica davvero. Se non

avesse trovato il modo di occuparsi avrebbe sentito la solitudine,

per lo meno fino al quarto anno del diciannovesimo secolo, anno che

segna una data importante nella storia della nostra fondazione.

Perché giunse dall'Europa nella vallata della Luna Azzurra un altro

straniero. Era un giovane austriaco che si chiamava Henschell e aveva

combattuto in Italia contro Napoleone: un giovane di famiglia nobile,

di vasta cultura, e di modi assai simpatici. Era stato rovinato dalle

guerre, e attraverso la Russia era passato in Asia con la vaga

intenzione di rifarsi un avvenire. Sarebbe interessante sapere con

precisione come fosse giunto all'altopiano, ma lui stesso non ne

aveva un'idea chiara perché quando arrivò qui era prossimo a morire

come era già accaduto a Perrault. una seconda volta ShangriLa offrì

la sua ospitalità, e lo straniero guarì. Ma a questo punto il

paragone cessa, perché Perrault era giunto per predicare e

Page 133: L'orizzonte perduto - James Hilton

convertire, mentre Henschell s'interessò subito ai giacimenti

auriferi. L'unico suo desiderio era di arricchirsi per tornare al più

presto in Europa.

"Invece non ritornò. Accadde una cosa strana; benché si sia

ripetuta poi tante volte che ora potremmo benissimo non chiamarla più

così. La valle, con la sua pace e il suo completo distacco dai crucci

del mondo, lo incantò al punto da fargli rimandare di giorno in

giorno la partenza, finché una volta, udita la leggenda di

ShangriLa, vi salì e conobbe Perrault.

"L'incontro fu storico, nel senso più solenne che possa avere

questa parola. Perrault, benché fosse ormai al di là di ogni

sentimento umano di amicizia o di affezione, era tuttavia ricco di

uno spirito benigno e condiscendente che toccò il giovane come

l'acqua reca beneficio a un terreno arso dal sole. Non cercherò di

descriverle i sentimenti che sorsero fra i due: l'uno diede completa

adorazione, l'altro fece partecipe il nuovo venuto della scienza,

delle sue estasi, del sogno pazzo che era diventato ormai l'unica

realtà della sua vita".

"Scusi se la interrompo, ma non capisco bene quest'ultima frase".

"Lo so". La risposta, sospirata appena, esprimeva una profonda

simpatia. "Sarebbe straordinario che potesse capire. Ho intenzione di

spiegarglielo prima che il nostro colloquio sia terminato, ma ora, mi

perdoni, vorrei limitarmi alle cose più semplici. La interesserà

sapere che fu Henschell a cominciare le nostre collezioni di arte

cinese, e a fare i primi acquisti per quel che riguarda la biblioteca

e la musica. Fece un interessante viaggio a Pechino e ne riportò il

primo materiale nel 1809. Da allora non lasciò mai più la valle, ma

fu la sua ingegnosità ad architettare il complicato sistema grazie al

Page 134: L'orizzonte perduto - James Hilton

quale il monastero fu in seguito capace di procurarsi dal mondo

esterno tutto il necessario".

"Vi sarà stato facile fare i pagamenti in oro".

"Sì, siamo stati fortunati nel possedere scorte di questo metallo

tanto stimato in altre parti del globo".

"Tanto stimato che è stata per voi una vera fortuna poter schivare

una corsa all'oro".

Il Gran Lama chinò il capo con un lievissimo cenno di consenso.

"Questa fu sempre la paura di Henschell, mio caro Conway. Aveva

ogni cura perché i portatori di libri e di tesori d'arte non si

avvicinassero troppo; li obbligava a lasciare i loro carichi a una

giornata di distanza; noi mandavamo poi gli uomini della nostra valle

a ritirarli. Fece pure in modo che all'entrata del valico vegliassero

sempre delle sentinelle. Ma s'accorse che esisteva una difesa più

facile o definitiva".

"Davvero?". L'accento di Conway, benché controllato, ebbe una

vibrazione intensa.

"Come vede, è inutile temere l'invasione di un esercito; date le

distanze, e la natura del paese, non sarà mai possibile. Tutt'al più

ci si potrà aspettare l'arrivo di pochi vagabondi quasi sperduti e

così indeboliti dalle difficoltà del viaggio da non costituire alcun

pericolo anche se fossero armati. Perciò fu deciso che da quel giorno

in avanti gli stranieri sarebbero potuti arrivare liberamente, però

con una clausola importante. Arrivarono di quando in quando, col

passar degli anni, alcuni stranieri; mercanti cinesi desiderosi di

attraversare l'altipiano talvolta scelsero a caso questa direzione,

fra le molte altre possibili; nomadi tibetani, allontanatisi dalle

loro tribù, si perdettero qui talvolta, come animali sfiniti. Furono

Page 135: L'orizzonte perduto - James Hilton

tutti bene accolti, ma parecchi raggiunsero il rifugio della valle

soltanto per morirvi. Nell'anno di Waterloo due missionari inglesi

che viaggiavano verso Pechino, valicarono le catene di monti

attraverso un passo sconosciuto ed ebbero la straordinaria ventura di

arrivare qui tranquillamente come per una visita. Nel 1820 un

commerciante greco, accompagnato da alcuni servi affamati e malati,

fu trovato morente sul più alto crinale del passo. Nel 1822 due

spagnoli, che avevano sentito parlare vagamente di oro, giunsero qui

dopo molto vagabondare e molte disillusioni. Nel 1830 vi fu maggiore

affluenza. Due tedeschi, un russo, un inglese e uno svedese fecero la

pericolosa traversata dei TianShan, spinti da uno scopo che andava

acquistando popolarità: l'esplorazione scientifica. Verso l'epoca del

loro arrivo era avvenuta a ShangriLa una leggera modifica circa le

accoglienze da farsi ai forestieri. Non solo erano i benvenuti se

capitavano per caso nella valle, ma si era presa l'abitudine di andar

loro incontro se si avventuravano entro un certo raggio. Tutto questo

per una ragione di cui parleremo poi, ma il punto importante è che il

monastero non era più indifferente riguardo ai suoi ospiti; aveva già

bisogno e desiderio di nuovi arrivi. E veramente negli anni che

seguirono accadde a più di un gruppo di esploratori, felici del loro

primo lontano sguardo al Karakal, di incontrare dei messaggeri latori

di un cordiale invito che veniva raramente rifiutato.

"Intanto il monastero cominciava a prendere molte delle sue

caratteristiche attuali. Devo insistere sul fatto che Henschell era

abilissimo e intelligente, e che lo ShangriLa di oggi deve a lui

altrettanto quanto al suo fondatore. Non meno; lo penso spesso. La

sua era quella mano ferma eppure buona di cui ogni istituzione ha

bisogno a un certo punto della sua ascesa; e la sua perdita sarebbe

Page 136: L'orizzonte perduto - James Hilton

stata irreparabile se prima di morire non avesse compiuto una

quantità di lavoro molto superiore a quella di una normale esistenza

umana".

Conway alzò gli occhi e, debolmente come un'eco, esclamò: "Dunque è

morto!".

"Sì. Una cosa improvvisa. Fu ucciso. Era l'anno della vostra

ribellione indiana. Poco prima della sua morte un artista cinese

aveva disegnato il suo ritratto... glielo posso mostrare ora, è in

questa camera".

Il lieve gesto della mano fu ripetuto, e il servo entrò nuovamente.

Conway, come uno spettatore ipnotizzato, vide il tibetano scostare

una tenda all'altro capo della stanza e appendere una lanterna

nell'ombra. Poi udì il bisbiglio che lo invitava ad avvicinarsi, il

bisbiglio risuonante ormai al suo orecchio come una ben nota musica.

Si alzò vacillando e traversò la stanza fino al tremulo cerchio di

luce. Il disegno era piccolo, poco più di una miniatura in inchiostri

colorati, ma l'artista era riuscito a dare alle carni un tono cereo

di grande delicatezza. I tratti del viso erano molto belli, di una

linearità quasi femminile, e Conway, oltre ai suggestivi fascini del

tempo, della morte e dell'arte, trovò in quella bellezza qualcosa che

gli toccò il cuore. Ma ancor più strano fu ciò che scoprì dopo il suo

primo impeto di ammirazione: il viso era quello di un giovane.

Tornando indietro balbettò: "Ma... ha detto... che questo ritratto...

fu dipinto poco prima della sua morte...".

"Sì. Gli somiglia moltissimo".

"Eppure, se è morto nell'anno in cui asserisce...".

"Sì".

"Ed è arrivato qui nel 1803, ha detto, quando era giovane?".

Page 137: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Sì".

Conway non rispose subito, poi con uno sforzo si riprese e domandò:

"Mi diceva che è stato ucciso?".

"Sì, fu ucciso da un inglese; un altro esploratore; da poche

settimane a ShangriLa".

"Per quale motivo?".

"Aveva litigato a proposito di alcuni portatori. Henschell gli

aveva appena comunicato la condizione che regola la nostra

accoglienza degli ospiti: compito un po' difficile, che d'allora in

poi, malgrado la mia debolezza, sono stato costretto a eseguire io

stesso".

Il Gran Lama fece un'altra pausa più lunga, in cui c'era una muta

domanda; poi continuò:

"Forse sta cercando, caro Conway, quale possa essere questa

condizione?".

Conway rispose lentamente e a bassa voce:

"Credo di aver già indovinato".

"Davvero? E non può indovinare altro, dopo questa mia lunga e

strana storia?".

Conway provava un senso di vertigine che gli impediva di

rispondere: la stanza era come un vortice d'ombre al cui centro

stesse quel benevolo personaggio antico. Aveva ascoltato la

narrazione con tale intensità che forse non aveva potuto afferrar

bene tutto, ma ora si impadroniva di lui uno stupore profondo, e la

certezza che si faceva largo nel suo cervello lo soffocava

mozzandogli le parole.

"Pare impossibile" balbettò. "Eppure non posso fare a meno di

pensare... è stupefacente... è straordinario... incredibile... ma non

Page 138: L'orizzonte perduto - James Hilton

è al di là della mia comprensione...".

"Che cosa, figlio mio?".

E Conway, scosso da un'emozione irrazionale che tuttavia non tentò

di nascondere, rispose:

"Che lei sia ancora in vita, Padre Perrault".

Viii

Vi fu una pausa, causata dal desiderio del Gran Lama di prendere

ancora un po' di tè; Conway non se ne meravigliò, perché dopo un

racconto così prolungato il vecchio doveva provare una tensione

nervosa piuttosto forte. E lui stesso desiderava un attimo di riposo.

Sentiva che quest'intervallo era necessario anche da un punto di

vista estetico, e che le tazzine del tè, col loro accompagnamento

convenzionale di cortesie apparentemente improvvisate, avevano la

stessa funzione che ha la cadenza alla fine di un brano musicale.

Questo suo pensiero ebbe come conseguenza immediata una strana

dimostrazione del potere telepatico del Gran Lama (o fu soltanto

coincidenza casuale?) perché questi cominciò subito a parlare di

musica rallegrandosi che almeno in questo i gusti di Conway avessero

trovato appagamento a ShangriLa. Conway rispose con la dovuta

cortesia e aggiunse che era rimasto molto sorpreso nel trovare al

monastero una raccolta di composizioni europee tanto completa. Il

complimento parve ben accetto, durante il lento sorseggiare del tè.

"In questo, mio caro Conway, siamo assai fortunati, perché uno dei

nostri è un musicista di valore. E' stato infatti allievo di Chopin,

e abbiamo affidato a lui con gioia l'intera direzione della nostra

sala da musica. Sarà bene che lo conosciate".

"Molto volentieri. So già da Chang che fra i musicisti

Page 139: L'orizzonte perduto - James Hilton

dell'Occidente il vostro favorito è Mozart".

"E' vero" rispose. "Mozart possiede un'eleganza austera che

corrisponde ai nostri gusti. Egli costruisce una casa non troppo

grande né troppo piccola, e la ammobilia con sensibilità perfetta".

Questo scambio di commenti continuò finché le tazze del tè furono

portate via, e dopo quella breve interruzione Conway si sentì in

grado di osservare con calma: "Così, per continuare la nostra

discussione di prima, la sua intenzione verso me e i miei compagni è

di trattenerci qui? La condizione importante e inevitabile è questa,

io credo".

"Ha indovinato, figlio mio".

"E dobbiamo rimanere qui per sempre?".

"Preferirei servirmi della vostra eccellente lingua inglese e

invece di dire "per sempre" direi: tutti quanti noi siamo qui... per

il meglio".

"Ciò che non riesco a capire è perché siamo stati scelti proprio

noi quattro fra tutti gli abitanti del mondo".

Riprendendo il suo pomposo modo di prima, il Gran Lama rispose: "E'

una storia un po' complessa. Dovete sapere che fin dall'inizio ci

siamo proposti di mantenere il reclutamento, per quanto è possibile,

in numero costante, e che, a parte ogni altra ragione, è molto

piacevole avere fra noi gente di varia età e che rappresenti periodi

storici differenti. Ma disgraziatamente dopo la guerra europea e la

rivoluzione russa, i viaggi e le esplorazioni nel Tibet sono quasi

completamente cessati; infatti l'ultimo nostro ospite, un giapponese,

arrivò nel 1912, e non fu neppure un acquisto molto prezioso. Devo

dirle, mio caro Conway, che noi non siamo affatto ciarlatani, e

perciò non possiamo né vogliamo garantire il successo del nostro

Page 140: L'orizzonte perduto - James Hilton

sistema. Alcuni fra i nostri ospiti non traggono alcun beneficio dal

loro soggiorno qui; altri vivono soltanto fino a un'età normalmente

avanzata, poi muoiono per indisposizioni da nulla. Abbiamo in

generale rilevato che i tibetani, avvezzi a quest'altitudine e alle

rimanenti condizioni di vita, soffrono molto meno delle altre razze;

sono gente simpatica, e ne abbiamo ricevuti molti; ma temo che ben

pochi di loro sopravvivranno oltre i cento anni. I cinesi resistono

meglio, ma anche con loro abbiamo avuto numerosi insuccessi. Senza

dubbio i soggetti migliori sono per noi le razze europee latine e

nordiche: forse sarebbero ugualmente adatti gli americani degli Stati

Uniti e stimo una fortuna che vi sia tra i suoi compagni un cittadino

di quella nazione. Comunque, per tornare sulla via che mi farà

rispondere alla sua domanda, la nostra posizione, come le spiegavo,

era dunque questa: per circa due decadi non avevamo accolto nessun

nuovo venuto, e siccome parecchi degli adepti erano morti, si

affacciava il problema di sostituirli. Ma qualche anno fa uno dei

nostri ci venne in aiuto con un'idea nuova: era un giovane della

nostra vallata, degno di tutta la fiducia e simpatizzante con gli

scopi propostici; purtroppo, come si verificava sempre per tutti

quelli della valle, a lui era negato per natura ciò che viene più

fortunatamente accordato a quelli del mondo lontano. Si offrì di

partire, di raggiungere le terre circostanti e di portarci dei nuovi

compagni servendosi di un mezzo che sarebbe stato impossibile in età

precedente. La proposta ci parve sulle prime rivoluzionaria, ma dopo

matura riflessione acconsentimmo. Perché bisogna camminare coi tempi

nuovi, anche a ShangriLa".

"Vuole dire che fu mandato col preciso compito di riportare

qualcuno per via aerea?".

Page 141: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Era un giovane intelligentissimo e di molte risorse, e noi avevamo

in lui grande fiducia. Fu un'idea sua e si diede carta bianca per

eseguirla. Tutto ciò che sapevamo era che la prima parte del suo

progetto comprendeva un periodo di addestramento in una scuola di

volo americana".

"Ma come poté compiere il resto? Fu puro caso che un aereo di quel

tipo si trovasse a Baskul...".

"E' vero, caro Conway, molte cose accadono per caso. E il caso che

Talu attendeva era proprio quello. Se avesse perduto quell'occasione,

avrebbe dovuto aspettare un anno o due, e forse inutilmente. Vi

confesso la mia sorpresa quando le sentinelle ci avvertirono del suo

atterraggio sull'altipiano. In aviazione i progressi sono molto

rapidi, ma a me sembrava che dovesse occorrere un tempo maggiore

prima che un apparecchio normale potesse attraversare queste

montagne".

"Ma non si trattava di un apparecchio normale. Era stato costruito

apposta per voli a grandi altezze".

"Un altro caso?... Il nostro giovane fu davvero fortunato. Peccato

non poterne parlare con lui: la sua morte ci addolorò molto. Talu le

sarebbe piaciuto, Conway".

Conway annuì; lo trovava possibile. Poi, dopo un breve silenzio,

domandò: "Ma qual è infine il suo proposito?".

"Figlio mio, il modo con cui mi rivolge questa domanda mi dà un

infinito piacere; nel corso della mia lunga esperienza non mi era mai

stata rivolta in tono così pacato. Prima d'ora la mia rivelazione è

stata accolta in tutti i modi immaginabili; con indignazione,

spavento, furia, incredulità, isterismo; mai con semplice interesse.

Io accetto con tutto il cuore questa sua disposizione di spirito.

Page 142: L'orizzonte perduto - James Hilton

Oggi sente interesse, domani sarà ansioso, e chissà, in avvenire

potremo contare sul suo consenso devoto".

"Lei ora dice molto di più di quanto io possa prometterle".

"Anche il suo dubbio mi piace: è la base di una fede profonda e

sensata... Ma non divaghiamo. Sente interesse, e per un uomo come lei

è molto. L'unica richiesta in più è di non svelare, per ora, ai suoi

compagni ciò che sto per dirle".

Conway tacque.

"Verrà il giorno in cui anche loro sapranno, ma è meglio non

affrettare quel momento. Sono così certo della sua saggezza in

proposito che non le domando una promessa; lei agirà, lo so, come

pensiamo entrambi che sia meglio... Ora lasci che io le tracci un

quadro molto piacevole. Lei è ancora abbastanza giovane; ha dinanzi

tutto un avvenire, come suol dirsi: e normalmente la sua attività

dovrebbe, per venti o trent'anni ancora, diminuire di ben poco. Una

prospettiva lieta, che certamente lei è lontanissimo dal considerare

come la considero io sotto il mio speciale punto di vista: un troppo

rapido e affannoso intermezzo. Il primo quarto di secolo della sua

vita è stato da lei indubbiamente vissuto nella nebbia dell'esser

troppo giovane per le cose, mentre l'ultimo quarto sarà normalmente

oscurato per lei da quella nebbia ancor più fitta dell'esser troppo

vecchio per esse: fra queste due nubi che piccolo e stretto raggio di

sole illumina una vita umana! Ma può darsi che lei sia più fortunato

degli altri, perché, secondo le norme e i calcoli di ShangriLa, i

suoi anni di sole sono appena incominciati. Le accadrà forse, tra

qualche decennio, di sentirsi tale e quale come oggi; lei potrà forse

conservare a lungo, come fece Henschell, una meravigliosa giovinezza,

ma badi, questa sarà soltanto una prima fase superficiale. Verrà un

Page 143: L'orizzonte perduto - James Hilton

tempo in cui invecchierà come gli altri, anche se in modo meno

rapido, e in condizioni meno avvilenti; a ottant'anni potrà salire

fino al valico con l'andatura di un giovane, ma non speri che questa

cosa meravigliosa possa continuare quando avrà raggiunto il doppio di

quell'età. Noi non facciamo miracoli, noi non abbiamo vinto la morte,

e neppure il decadimento. Tutto ciò che abbiamo fatto, e che possiamo

fare talvolta, è allargare i tempi di questo intervallo che si chiama

vita. E lo otteniamo con metodi che sono tanto semplici qui quanto

sarebbero impossibili altrove; ma non s'inganni, la fine ci attende

poi tutti.

"Io le svelo tuttavia una prospettiva piacevole, lunghe ore di

calma durante le quali osserverà un tramonto come gli uomini del

mondo esterno ascoltano lo scoccare delle ore, e con preoccupazione

molto minore. Verranno gli anni, e passeranno, e lei dai godimenti

della carne passerà in regni più austeri, ma di non minore

soddisfazione; perderà la forza dei muscoli, e l'aspetto giovanile,

ma un nuovo guadagno la ripagherà di questa perdita: raggiungerà la

calma e la profondità, la maturità e la saggezza, e l'incantevole

limpidezza della memoria. E, tesoro più prezioso di ogni altro, avrà

il tempo, dono raro e bellissimo che nei vostri paesi occidentali si

perde quanto più lo si ricerca. Rifletta un momento. Potrà leggere a

suo agio; non salterà più le pagine per risparmiare qualche minuto,

né tralascerà uno studio per timore che poi la assorba troppo. Lei

ama la musica, ha detto; ebbene, ecco qui partiture e strumenti, e

tutto il tempo e la calma per penetrarne l'intera bellezza. E lei è

pure, posso dirlo, un uomo di buona compagnia; non si rallegra al

pensiero di sagge e serene amicizie, di un lungo amichevole scambio

mentale da cui la morte non la strapperà con la sua fretta consueta?

Page 144: L'orizzonte perduto - James Hilton

Oppure, se preferisce la solitudine, potrà servirsi dei nostri vasti

cortili e appartamenti per arricchire la mente in pensieri

solitari...".

La voce si fermò creando una pausa che Conway non volle riempire.

"Vedo che non fa alcun commento, mio caro Conway. Perdoni la mia

eloquenza; io appartengo a un'epoca e a una nazione che non hanno mai

considerato di cattivo gusto il dono della favella... Ma forse lei

sta pensando a una moglie, a genitori, a figlioli, lasciati laggiù

nel mondo? Mi creda, benché ora ne possa provare una pena acuta, fra

un decennio non sentirà più, di questa pena, neppure l'ombra. Ma

direi, leggendole negli occhi, se non erro, che lei non abbia alcuna

di tali preoccupazioni".

Conway fu colpito da quel giudizio così esatto.

"E' proprio così" rispose. "Non ho moglie; ho pochi amici veri, e

nessuna ambizione speciale".

"Nessuna ambizione? Come ha fatto a salvarsi da una malattia tanto

diffusa?".

Conway si accorse che ora, dopo aver lungamente ascoltato, stava

prendendo parte attiva alla conversazione. "Gran parte di quel che

nella mia professione è considerato buon successo mi è riuscito

sempre antipatico, e richiedeva, secondo me, più sforzo del

necessario. Ero nel servizio consolare in un posto affatto in

sottordine, ma per me andava benissimo".

"Ma non vi dedicava tutto se stesso?".

"No, non tutto me stesso, e neppure metà delle mie energie. Io sono

di natura piuttosto pigro".

Le rughe si accentuarono e si intrecciarono sul viso del Gran Lama,

Page 145: L'orizzonte perduto - James Hilton

tanto che parve a Conway ch'egli sorridesse.

"Esser pigri nel fare certe cose può anche essere una virtù"

continuò la debole voce sussurrante. "In ogni caso vedrà che noi non

pretendiamo mai troppo. Credo che Chang le abbia spiegato il nostro

principio della moderazione, e una delle cose in cui siamo sempre

moderati è appunto l'attività. Io stesso, per esempio, sono stato

capace di imparare dieci lingue: avrei potuto impararne venti

lavorando smodatamente. Ma non l'ho fatto. E accade lo stesso nelle

altre cose: non ci troverà né uomini dissoluti né asceti. Finché non

raggiungiamo quell'età in cui è necessario aver cura di noi stessi,

gustiamo volentieri i piaceri della tavola, mentre per i nostri

colleghi più giovani le donne della vallata hanno felicemente

applicato il principio della moderazione alla loro castità. Tutto

considerato, credo che lei si abituerà senza difficoltà al nostro

sistema di vita. Chang era in proposito molto ottimista, e lo sono

anch'io dopo questo nostro incontro. Ma devo ammettere che c'è in lei

una strana caratteristica che non avevo mai trovato in alcuno dei

nostri ospiti. Non è proprio cinismo, e ancor meno amarezza; forse è

in parte un senso di delusione, ma anche una chiarezza di idee che

non mi sarei mai aspettato in nessun uomo di età diciamo inferiore a

un secolo, o giù di lì. Lei è, per dirlo in una parola: spassionato".

Conway rispose: "Una parola, nel mio caso, abbastanza espressiva.

Non so se lei abbia l'abitudine di classificare la gente che giunge

qui, ma se lo fa può scrivere per me così: 1914-1918. Credo che

costituirei un campione unico nel suo museo di antichità. I tre che

sono giunti con me non hanno niente a che fare con questa categoria.

Io ho consumato durante quei quattro anni la maggior parte delle mie

energie e delle mie passioni, e benché non ne parli molto, la sola

Page 146: L'orizzonte perduto - James Hilton

cosa che ho chiesto al mondo dopo di allora è di esser lasciato in

pace. Trovo in questo luogo un fascino e una quiete che mi toccano, e

senza dubbio, come ha detto lei, mi ci abituerò".

"E questo è tutto, figlio mio?".

"Credo di applicar bene a me stesso la vostra regola di

moderazione; non le pare?".

"Lei è intelligente: Chang me l'aveva detto che è molto

intelligente. Ma dica, nella prospettiva che le ho delineato non v'è

nulla che le susciti un sentimento più forte?".

Conway tacque a lungo, poi rispose:

"Il suo racconto del passato mi ha fatto una profonda impressione,

ma se devo essere sincero, il suo progetto circa il futuro mi

interessa soltanto in astratto. Non so guardare così lontano. Mi

spiacerebbe certamente dover lasciare ShangriLa domani, o la

settimana prossima, o magari l'anno venturo, ma non posso prevedere

adesso quel che penserei in proposito quando avessi cent'anni. Sento

di poter considerare serenamente questo avvenire come qualsiasi

altro; ma perché io mi ci appassioni devo avere uno scopo. Mi son

chiesto più di una volta se la vita stessa abbia uno scopo; e se non

l'ha, una vita lunghissima deve essere ancora più insulsa...".

"Le tradizioni di questo monastero, buddiste e cristiane insieme,

offrono forza e fiducia, amico mio".

"Può darsi. Ma temo di aver bisogno d'una ragione molto chiara e

precisa, prima di risolvermi a invidiare i centenari...".

"Una ragione c'è, ed è chiara e precisa. La trova in questa colonia

di stranieri riuniti dal caso per vivere oltre il loro normale

termine di vita. Non è un esperimento vano, e neppure un capriccio

assurdo, il nostro. Abbiamo un sogno e una visione. E' la stessa

Page 147: L'orizzonte perduto - James Hilton

visione che apparve la prima volta al vecchio Perrault quando giaceva

morente in questa stanza nel 1789. Come le ho già detto, rivedeva col

pensiero tutta la sua lunga vita, e gli pareva che le cose più belle

fossero passeggere e caduche, e che la guerra, la concupiscenza e la

brutalità le avrebbero un giorno schiacciate fino a non lasciarne più

traccia. Ricordò avvenimenti già visti con i propri occhi, e con la

mente ne immaginò altri; vide le nazioni farsi più forti, non in

saggezza ma per passioni volgari e per volontà di distruggere; vide

la potenza delle loro macchine moltiplicarsi al punto che un solo

uomo armato avrebbe potuto gareggiare con un intero esercito del Gran

Re. E si accorse che non appena avessero riempito d'orrore e di

rovine la terra e il mare si sarebbero rivolti all'aria... Può dire

che questa visione non fosse vera?".

"Verissima, purtroppo".

"Ma non era tutto. Previde il tempo in cui gli uomini, inebriati

dalla nuova tecnica dell'omicidio, si sarebbero accaniti a tal punto

contro il mondo intero che ogni cosa bella sarebbe stata in pericolo,

che ogni libro, ogni quadro, ogni musica, i tesori custoditi per due

millenni, le cose più sublimi, delicate, senza difesa, si sarebbero

perdute per sempre, come i libri di Livio, o sarebbero state

saccheggiate come gli inglesi saccheggiarono il Palazzo d'Estate a

Pechino".

"Condivido perfettamente la sua opinione".

"E' naturale. Ma che cosa contano contro il ferro e l'acciaio le

opinioni di uomini ragionevoli? Mi creda, la visione del vecchio

Perrault diverrà realtà. Ed è per questo che io son qui, figlio mio,

e che c'è lei, e che dobbiamo pregare di poter sopravvivere al fato

che da ogni parte ci si stringe attorno".

Page 148: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Sopravvivere?".

"Una probabilità c'è. Prima che lei sia vecchio quanto me tutto

sarà passato".

"E ShangriLa potrà sfuggire al comune destino?".

"Forse. Aspettarci misericordia è inutile; ma possiamo sperare che

per trascuratezza il fato ci lasci in disparte. Staremo qui con i

nostri libri, con la nostra musica, con le nostre meditazioni, a

custodire le fragili eleganze di un'età moribonda, cercando quella

saggezza di cui gli uomini avranno tanto bisogno quando le loro

passioni si saranno consumate. Abbiamo un patrimonio da amare e da

tramandare. Fino al giorno in cui dovremo lasciarlo agli eredi,

accettiamo dunque i piaceri che ci sono concessi".

"E poi?".

"Poi quando i forti si saranno divorati l'un l'altro, figlio mio,

allora forse l'etica cristiana finalmente trionferà, e sarà dato ai

mansueti il regno della terra".

Una sfumatura di enfasi arricchì il mormorio, e Conway ne fu

conquistato; allora sentì intorno a sé l'ondata di oscurità, ma

simbolicamente, come se il mondo esterno si preparasse già per

l'uragano. Vide allora che il Gran Lama stava per muoversi, lo vide

sorgere dalla sedia, star ritto come l'incarnazione di un'ombra.

Conway venne avanti per aiutarlo ma, colto improvvisamente da un

nuovo irresistibile impulso, fece quel che non aveva mai fatto

dinanzi a nessun uomo: s'inginocchiò senza quasi sapere il perché.

"La comprendo, padre", disse.

In qual modo poi si fosse congedato non riuscì a ricordarlo.

Passando dal calore di quelle stanze là in alto all'aria gelida della

notte s'era come svegliato da un sogno, e trovandosi in presenza di

Page 149: L'orizzonte perduto - James Hilton

Chang, silenziosamente sereno, aveva attraversato con lui i cortili

sotto la luce delle stelle. ShangriLa non aveva mai offerto ai suoi

occhi una così grande e completa bellezza: gli pareva che la vallata

fosse lì subito oltre l'orlo del dirupo, e se l'immaginava come

un'acqua calmissima in perfetto accordo con la pace dei suoi

pensieri. Conway aveva ormai superato anche il sentimento della

meraviglia. Quella lunga conversazione, così ricca di fasi, l'aveva

liberato di tutto, lasciandogli soltanto una piena soddisfazione

della mente, dei sentimenti, e dello spirito; nemmeno i dubbi lo

tormentavano più; erano entrati anch'essi a far parte dell'intero

tessuto armonico. Né Chang né lui parlarono. Era molto tardi, e

Conway fu contento che tutti gli altri fossero già andati a letto.

Ix

La mattina dopo Conway fantasticò a lungo se tutto ciò che gli

tornava alla memoria non appartenesse a una visione avuta dormendo o

vegliando.

Ma fu presto costretto a ricordare con precisione. Quando si

presentò a colazione fu accolto da un coro di domande.

"Che discorso lungo ieri col principale..." cominciò l'americano.

"Che tipo è?".

"Ha detto qualcosa riguardo i portatori?" chiese avidamente

Mallinson.

"Spero che gli avrà parlato dell'utilità di far stabilire qui un

missionario" disse Miss Brinklow.

L'attacco indusse Conway a preparare le consuete armi difensive.

"Temo di dover dare una delusione a tutti" cominciò scegliendo la

via più facile. "Non gli ho accennato affatto la questione delle

Page 150: L'orizzonte perduto - James Hilton

missioni; non mi ha parlato di portatori, e quanto al suo aspetto

posso dirvi soltanto che è vecchissimo, che parla l'inglese molto

bene, e che è proprio intelligente".

Mallinson interruppe irritato. "La cosa più importante per noi è

sapere se ci si possa fidare o no. Crede che voglia ingannarci?".

"Non mi ha dato l'impressione di essere disonesto".

"Come mai non ha insistito riguardo i portatori?".

"Non ci ho pensato".

Mallinson lo fissò incredulo. "Non la capisco più, Conway. A Baskul

ha condotto talmente bene la faccenda ch'io non posso credere che sia

lo stesso uomo. Sembra andato in pezzi".

"Me ne dispiace".

"Non serve che gliene dispiaccia. Dovrebbe mettersi di puntiglio e

interessarsi di quel che ci capita".

"Mi ha frainteso. Volevo dire che mi dispiace di deluderla".

La voce di Conway era asciutta come se cercasse di mascherare i

suoi sentimenti, i quali, del resto, erano talmente confusi che

nessuno sarebbe riuscito a indovinarli. Si era meravigliato lui

stesso della sua facilità a fuorviare ogni indagine: era chiaro che

intendeva seguire il consiglio del Gran Lama e mantenere il segreto.

E si stupiva pure della sua naturalezza nell'accettare una posizione

che i suoi compagni avrebbero giudicato, non senza motivo, come un

tradimento verso di loro: certo, come aveva detto Mallinson, da un

eroe c'era da aspettarsi ben altro. Conway provò per il giovane

un'improvvisa e pietosa tenerezza; poi si irrigidì pensando che

quando si ha il culto di un eroe bisogna essere preparati alle

delusioni. A Baskul Mallinson era stato il novellino che adora il suo

caposquadra; ora questi vacillava... era forse già caduto dal

Page 151: L'orizzonte perduto - James Hilton

piedistallo. E' sempre triste il crollo di un ideale, anche se

illusorio; l'ammirazione di Mallinson avrebbe potuto almeno in parte

consolare Conway della fatica di fingersi ciò che non era. Ma ora non

si poteva più fingere. C'era nell'aria di ShangriLa un che, dovuto

forse all'altezza, che impediva lo sforzo di un'emozione simulata.

Conway disse: "Senta, Mallinson, è inutile continuare a ricordare

Baskul. allora era diverso; era completamente diversa anche la

nostra situazione".

"Diversa e più sana. Sapevamo almeno cosa ci aspettava".

"Per esser precisi ci aspettavano assassinii e rapine. Se vuole,

può chiamarli più sani".

La voce del giovane si fece più acuta:

"Sì, in un certo senso li dico davvero più sani. Preferisco un

chiaro pericolo di fronte, piuttosto che tutti questi misteri". Poi

continuò all'improvviso: "Per esempio, quella ragazza cinese... Come

ha potuto arrivare qui? Gliel'ha detto il Gran Lama?".

"No, perché avrebbe dovuto dirmelo?".

"E lei perché non glielo ha chiesto, se la interessa? Trova tanto

naturale che una ragazza così giovane viva in un monastero in mezzo

ai monaci?".

"Questo non è un monastero come gli altri" fu la sola risposta che

poté dare dopo averci pensato.

"Non lo è davvero, Dio mio!".

Tacquero perché evidentemente era difficile continuare la

discussione. La storia di LoTsen pareva a Conway lontana

dall'argomento; la piccola manciù stava così quietamente nei suoi

pensieri che quasi non se ne accorgeva. Ma appena si parlò di lei,

Miss Brinklow alzò gli occhi dalla grammatica tibetana che stava

Page 152: L'orizzonte perduto - James Hilton

studiando anche durante la colazione; (e Conway pensò segretamente

che per far ciò avrebbe avuto tempo tutta la vita). A proposito di

ragazze e di monaci le tornavano in mente quelle storie di templi

indiani che i missionari protestanti raccontavano alle loro mogli, e

che queste riferivano poi alle loro colleghe zitelle.

"Si sa già" disse a denti stretti "che in questi luoghi la morale è

disastrosa; ce lo potevamo aspettare". Si volse a Barnard, come a

chiedergli approvazione, ma l'americano si limitò a fare una smorfia.

"Non credo che voialtri ci teniate molto a conoscere la mia

opinione in materia di morale" osservò seccamente. "Ma se posso

esprimere anch'io un mio pensiero, dico che litigare non serve a

nulla. Giacché siamo obbligati a star qui ancora un bel po', tanto

vale non arrabbiarsi e prender le cose con calma".

Conway trovò l'esortazione giudiziosa, ma Mallinson non si placava.

"Lei, si capisce" disse con intenzione, "starà meglio qui che a

Dartmoor".

"Dartmoor? Il vostro grande penitenziario? Sfido! Non ho mai

invidiato chi vi abita. E devo dirle anche un'altra cosa: a prendermi

in giro così, non creda di offendermi. Pelle dura e cuore tenero,

ecco come son fatto".

Conway lo guardò con una certa stima, poi si volse a Mallinson

quasi a rimproverarlo, ma ebbe a un tratto la sensazione che stessero

tutti quanti recitando su un grande palcoscenico di cui lui fosse

l'unico a conoscere lo sfondo, e saperlo e doverlo tacere gli diede

un desiderio improvviso di stare solo. Con un cenno di saluto uscì

nel cortile. Ogni disagio svanì in vista del Karakal, e i rimorsi

verso i tre compagni si dileguarono in una misteriosa accettazione di

quel nuovo mondo così lontano dal loro spirito. Verrà un tempo,

Page 153: L'orizzonte perduto - James Hilton

pensò, in cui l'evidente mistero di tutte le cose renderà ancora più

difficile la spiegazione di qualche mistero singolo; e allora si

accerterà tutto senza più stupirsi. Aveva dunque già tanto progredito

a ShangriLa; e ricordò che un'imparzialità simile, ma assai meno

piacevole, l'aveva già raggiunta durante i suoi anni di guerra. Per

adattarsi alla doppia vita cui sarebbe stato costretto, aveva bisogno

di essere imparziale. Coi compagni, d'ora in poi, avrebbe dovuto

vivere in una ristretta zona controllata dal pensiero dell'arrivo dei

portatori e del ritorno in India ma negli altri momenti l'orizzonte

si alzava per lui come un sipario, il tempo si allargava e lo spazio

si restringeva, e il nome di Luna Azzurra assumeva un significato

simbolico. Si chiedeva quale delle due vite fosse la più reale, ma il

problema non era urgente; e di nuovo ripensava alla guerra, perché

durante i bombardamenti aveva avuto la stessa sensazione confortante

di possedere diverse vite, di cui una sola poteva esser reclamata

dalla morte.

Naturalmente ora Chang gli parlava senza più riserve e avevano

lunghe conversazioni sulle regole e l'andamento del monastero. Così

Conway imparò che durante i primi cinque anni avrebbe vissuto una

vita normale, senza alcun regime speciale; ciò si faceva sempre,

diceva Chang, "per abituare il corpo all'altitudine ed anche per dare

ai rimpianti sentimentali e morali il tempo di disperdersi".

Conway osservò sorridendo:

"Dunque siete certi che non esista sentimento capace di

sopravvivere a una lontananza di cinque anni?".

"Certo può sopravvivere, ma soltanto come una lieve fragranza di

cui potremo poi gustare la malinconia".

E Chang continuò a spiegare che dopo i cinque anni di noviziato

Page 154: L'orizzonte perduto - James Hilton

sarebbe iniziata la pratica del sistema per ritardare la vecchiaia.

In caso di favorevole riuscita Conway avrebbe potuto vivere circa

mezzo secolo ancora dimostrando in apparenza una quarantina d'anni:

età bellissima per rimanervi fermi a lungo.

"E che cosa mi dice di lei? Che risultato si è avuto nel suo

caso?".

"Ah, caro signore, io ho avuto la fortuna di arrivare qui

giovanissimo; avevo solo ventidue anni. Ero militare; comandavo delle

truppe che nel 1855 operavano contro tribù di briganti. Stavo facendo

coi miei soldati una ricognizione, ma non potei tornare indietro a

riferirne il risultato ai superiori perché mi perdetti nelle

montagne. Dei miei cento uomini solo sette sopravvissero ai rigori di

questo clima. Quando fui finalmente soccorso e condotto a ShangriLa

ero così mal ridotto in salute che fui salvato soltanto dalle risorse

della mia giovinezza".

"Ventidue anni" ripeté Conway mentre faceva mentalmente un conto.

"Perciò ora ne ha novantasette?".

"Sì. Ben presto, se i Lama daranno il loro consenso, riceverò

l'iniziazione completa".

"Capisco. Deve aspettare di aver raggiunto la cifra tonda".

"No, noi non abbiamo veramente un limite fisso, ma in generale si

ritiene che un secolo sia l'età giusta oltre la quale le passioni e

le fallaci idee di un'esistenza normale sono probabilmente

scomparse".

"Pare anche a me. E dopo l'iniziazione che cosa farà? Per quanto

tempo crede di poter ancora vivere?".

"Spero di entrare nel lamaismo con tutte quelle probabilità che

sono possibili a ShangriLa. Riguardo poi agli anni, avrò forse

Page 155: L'orizzonte perduto - James Hilton

davanti a me un altro secolo, e anche più".

Conway assentì. "Mi congratulo con lei, se permette; pare che abbia

avuto il meglio nei due sensi: dietro a lei sta una lunga e felice

gioventù, e di fronte ha una non meno lunga e piacevole vecchiaia. E

quando ha cominciato apparentemente a invecchiare?".

"Quando avevo più di settant'anni. Capita spesso così, benché ancor

oggi sembri forse più giovane di quanto non sia".

"Certamente. E supponendo che lei debba lasciare adesso la valle,

che cosa accadrebbe?".

"Se restassi assente per alcuni giorni, morirei".

"Perciò quest'atmosfera è indispensabile?".

"Esiste una sola vallata della Luna Azzurra, e sarebbe troppo

chiederne alla natura una seconda".

"Ebbene, che cosa sarebbe accaduto se per esempio l'avesse lasciata

trent'anni fa, durante la sua prolungata giovinezza?".

Chang rispose:

"Forse anche allora sarei morto. Avrei in ogni modo preso subito

l'aspetto di un uomo della mia vera età. Alcuni anni or sono ne

avemmo un esempio strano, benché altri esempi meno significativi vi

fossero stati anche prima. Uno dei nostri lasciò la valle per recarsi

ad incontrare alcuni viaggiatori del cui arrivo eravamo stati

informati. Costui era un russo; era giunto qui la prima volta nel

fiore degli anni e si era così bene adattato ai nostri sistemi di

vita che a circa ottant'anni ne dimostrava la metà. Avrebbe dovuto

rimanere assente una sola settimana (il che non avrebbe avuto

importanza per lui) ma disgraziatamente fu fatto prigioniero da

alcune tribù di nomadi e condotto a una certa distanza. Sospettammo

qualche incidente e lo credemmo perduto. Invece, dopo tre mesi circa,

Page 156: L'orizzonte perduto - James Hilton

riuscì a fuggire e a tornare a ShangriLa. Ma era del tutto mutato

nell'aspetto e nella persona: rivelava chiaramente la sua età, e morì

poco dopo, come può morire un vecchio".

Conway per un po' non rispose. Erano in biblioteca, e durante quasi

tutto il racconto aveva fissato attraverso la finestra il valico che

conduceva al mondo esterno: una piccola nuvola ne velava gli orli.

"E' una storia poco allegra, Chang" commentò finalmente. "Dà

l'impressione che il tempo sia un mostro in agguato, che ci aspetti

fuori della valle per impadronirsi dei negligenti che son riusciti a

sfuggirgli più a lungo di quanto avrebbero dovuto".

"Negligenti?" chiese Chang. conosceva l'inglese molto bene, ma

talvolta uno speciale modo di dire non gli riusciva del tutto chiaro.

"Negligente" spiegò Conway, "un uomo pigro, un buono a nulla. Non

parlavo sul serio, naturalmente".

Chang s'inchinò per ringraziarlo della spiegazione. S'interessava

molto di lingue e gli piaceva pesare con filosofia ogni nuova parola.

"E' significativo" disse poi, "che gli inglesi considerino la

pigrizia come un vizio. Invece si dovrebbe di gran lunga preferirla

all'iperattivismo. Non ve n'è forse già troppo nel mondo attuale, e

non si vivrebbe meglio se i pigri fossero più numerosi?".

"Quasi quasi sarei d'accordo con lei" rispose Conway con una certa

gravità allegra.

Durante la settimana che seguì il colloquio col Gran Lama, Conway

fece la conoscenza di parecchi fra i suoi futuri colleghi. Chang non

pareva né frettoloso né riluttante nel fare le presentazioni, e

Conway si sentiva avvolto da un'atmosfera nuova e simpatica in cui né

l'urgenza si faceva prepotente, né il ritardo procurava disillusioni.

Page 157: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Accadrà forse" spiegò Chang "che la conoscenza di alcuni Lama le

sia posticipata di qualche tempo, magari di qualche anno, ma non deve

meravigliarsene. Sono pronti a conoscerla alla prima occasione, ma se

non dimostrano fretta ciò non significa affatto che non ne abbiano il

desiderio". Conway, che aveva provato spesso una sensazione simile

quando doveva far visita ai nuovi addetti dei Consolati stranieri,

comprendeva appieno la disposizione d'animo dei Lama.

In ogni caso gli incontri che fece gli andarono a genio, e la

conversazione con uomini che avevano tre volte la sua età non

risentiva affatto di quel lieve imbarazzo mondano tanto frequente a

Londra o a Delhi. Il primo con cui parlò fu un tedesco piuttosto

gioviale chiamato Meister, che era entrato nel monastero verso il

1880, ed era l'unico superstite di una spedizione esploratrice. Si

esprimeva in un buon inglese, con un lieve accento straniero. Dopo

due o tre giorni ebbe luogo una seconda presentazione, e Conway

conobbe e parlò per la prima volta con colui che il Gran Lama gli

aveva già nominato in modo particolare: Alphonse Briac, un francese

di piccola statura, magro, che non pareva affatto vecchio benché si

proclamasse allievo di Chopin. conway sentì che tanto lui quanto il

tedesco gli sarebbero diventati buoni compagni. Dopo altri incontri

giunse a delle conclusioni di carattere generale: si accorse che, per

quanto i Lama avessero una spiccata individualità, possedevano tutti

una qualità comune non altrimenti specificabile se non col nome di

senza età. E inoltre erano tutti acuti e calmi, e questa loro

intelligenza si manifestava in opinioni misurate e ben equilibrate.

Conway si sentì subito attratto dai loro modi gentili, corrispose con

simpatia e si accorse che gliene erano grati. Trovò perciò facile

andar d'accordo con loro come avrebbe potuto capitargli con qualsiasi

Page 158: L'orizzonte perduto - James Hilton

altro gruppo di persone colte, benché spesso gli sembrasse strano

sentir parlare di reminiscenze tanto lontane e di poca importanza.

Per esempio, uno di costoro, dai capelli bianchi e dall'aspetto

benevolo, chiese a Conway se si interessasse delle sorelle Brontë.

"Sì, un poco" rispose Conway; e l'altro replicò: "Vede, quando verso

il 1840 ero curato nel West Riding, andai una volta a Haworth e

abitai nella parrocchia. Dal mio arrivo qui ho fatto uno studio

completo dell'intero problema della famiglia Brontë, anzi sto

scrivendo un libro sull'argomento. Forse le piacerebbe che una volta

lo vedessimo insieme?".

Conway acconsentì cordialmente; e più tardi, rimasto solo con

Chang, si stupì della chiarezza con cui i Lama ricordavano la loro

vita di prima.

Chang rispose che questo faceva parte del loro allenamento.

"Vede, mio caro, uno dei primi passi verso la piena lucidità della

mente è ottenere una veduta generale del proprio passato, e ciò

riesce meglio, come per tutti i panorami, in prospettiva. Quando sarà

rimasto con noi per tempo sufficiente, si accorgerà che la sua vita

di prima si profilerà in modo sempre più chiaro, come succede quando

a poco a poco adattiamo alla nostra vista le lenti di un telescopio.

Tutto si rivelerà preciso, ben proporzionato e nel significato

autentico. Il Lama che ha conosciuto ultimamente, per esempio, ha

scoperto che il vero grande momento della sua vita fu quello in cui,

da giovane, visitò la casa di un vecchio pastore protestante che

viveva là con le sue tre figliole".

"Allora dovrò anch'io mettermi al lavoro per ricordare i miei

grandi momenti?".

"Non dovrà fare alcuno sforzo, verranno da sé".

Page 159: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Non so fino a che punto darò loro il benvenuto" rispose Conway

soprappensiero.

Qualunque cosa potesse offrirgli il passato, egli stava scoprendo

la felicità nel presente. Quando si tratteneva in biblioteca a

leggere, o nella sala di musica suonava Mozart, si sentiva tutto

preso da una profonda emozione spirituale, come se ShangriLa fosse

davvero un'essenza di vita, distillata dalla magia degli anni e

preservata miracolosamente contro il tempo e contro la morte. In quei

momenti gli tornava alla memoria la sua conversazione col Gran Lama;

sentiva quella intelligenza quieta passare con bontà sopra ogni

divergenza, dare agli occhi e alle orecchie mille lievi e mormorate

assicurazioni. E se ascoltava LoTsen, ammirando la sua abilità nel

dominare qualche intricato ritmo di fuga si chiedeva che cosa vi

fosse dietro quel leggero impersonale sorriso che le schiudeva le

labbra a somiglianza di un fiore. Essa parlava pochissimo, pur

sapendo adesso che Conway conosceva la sua lingua; era quasi muta per

Mallinson, al quale talvolta piaceva entrare nella sala da musica. Ma

Conway trovava nei suoi silenzi un incanto che si esprimeva

perfettamente.

Desiderò conoscere la sua storia, e seppe da Chang che la fanciulla

apparteneva alla famiglia reale manciù.

"Era fidanzata a un principe del Turkestan e viaggiava verso

Kashgar per incontrarlo quando i suoi portatori si persero nelle

montagne. Sarebbero certo periti tutti se non avessero incontrato i

nostri messaggeri".

"E quando accadde tutto questo?".

"Nel 1884. Aveva diciotto anni".

Page 160: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Diciotto anni allora?".

Chang s'inchinò. "Sì, con lei riusciamo proprio in modo eccellente,

come lei stesso può vedere. Ha progredito costantemente e molto

bene".

"E come ha accettato la situazione nei primi tempi?".

"Forse fu più riluttante degli altri: non protestò, ma ci

accorgemmo che per un lungo periodo rimase molto turbata.

Naturalmente trattenere una giovinetta che viaggiava per incontrare

il suo sposo fu un caso eccezionale. E tanto più grande fu il nostro

desiderio di vederla felice qui". Chang sorrise blandamente. "Temo

che l'esaltazione dell'amore renda più difficile una pronta

condiscendenza, benché cinque anni siano un tempo più che sufficiente

allo scopo".

"Suppongo che provasse un sentimento profondo per l'uomo che doveva

sposare...".

"Non si potrebbe dirlo, caro signore, perché non l'aveva mai visto.

E' l'antica usanza cinese, come sa. L'agitazione dei suoi sentimenti

era del tutto impersonale".

Conway assentì pensando con dolce tenerezza a LoTsen. se la

immaginò come poteva essere cinquant'anni prima, mentre i portatori

la trasportavano faticosamente attraverso l'impervio altipiano: una

statua nel suo palanchino istoriato, con lo sguardo fisso

sull'orizzonte spazzato dai venti che doveva apparirle così duro dopo

i suoi giardini orientali, i suoi stagni pieni di fiori di loto.

"Povera bimba!" disse fra sé pensando a tanta eleganza prigioniera da

anni: essa era come un freddo vaso prezioso, senza alcun altro

ornamento che un fuggevole raggio di luce. Conoscere il passato di

lei aumentò in Conway - anziché affievolirlo - il suo compiacimento

Page 161: L'orizzonte perduto - James Hilton

per quella calma e per quel silenzio.

Si sentiva appagato, ma con minore estasi, anche quando Briac gli

parlava di Chopin e gli suonava brillantemente le note melodie.

Pareva che del suo grande maestro il francese conoscesse molte

composizioni che non erano mai state pubblicate, e, siccome se le era

trascritte, Conway passò molte ore piacevoli ad impararle a memoria.

Provò un'acuta soddisfazione pensando che né Cortot né Pachmann

avevano avuto tanta fortuna. E i ricordi di Briac continuavano: la

sua memoria gli suggeriva ogni tanto altri brani buttati giù o

improvvisati dal compositore: man mano che li ricordava trascriveva

anche questi e ve ne erano alcuni davvero deliziosi.

"L'iniziazione di Briac è recentissima, perciò deve perdonargli se

parla molto di Chopin. i Lama più giovani si preoccupano ancora del

passato; è uno scalino necessario onde poter contemplare il futuro".

"Credo che questa sarà l'occupazione dei più vecchi".

"Sì. Per esempio il Gran Lama consacra quasi completamente la sua

vita a una chiaroveggente meditazione".

Conway pensò un momento e poi chiese:

"A proposito, quando crede che potrò rivederlo?".

"Certamente alla fine dei primi cinque anni, mio caro signore".

Ma profetizzando con tanta sicurezza Chang si sbagliava, perché

dopo meno di un mese dal suo arrivo a ShangriLa Conway ricevette un

secondo invito di recarsi in quelle torride stanze superiori. Chang

gli aveva detto che il Gran Lama non usciva mai dai suoi appartamenti

e che quell'aria riscaldata era necessaria alla sua vita fisica,

perciò Conway, già preparato, trovò questa volta più sopportabile il

cambiamento. E veramente respirò senza fatica, appena ebbe fatto il

suo inchino e quegli occhi affondati nell'orbita gli ebbero risposto

Page 162: L'orizzonte perduto - James Hilton

con un battito impercettibile. Si sentiva legato a quell'uomo per il

tramite dell'intelligenza, e benché sapesse che questo secondo

colloquio così vicino al primo fosse un onore senza precedenti, non

si sentiva affatto nervoso, né oppresso da tanta solennità. Per lui

l'età non costituiva un fatto imbarazzante, come del resto neppure il

rango o il colore. Nulla gli aveva mai impedito di trovar simpatica

la gente perché troppo giovane o troppo vecchia. Sentiva per il Gran

Lama il più sincero rispetto, ma anche gli pareva naturale che le

loro relazioni dovessero essere cortesi.

Vi fu il solito scambio di cerimonie, e Conway rispose a molte

domande gentili. Disse che la vita a ShangriLa gli piaceva e che

aveva già stretto alcune amicizie.

"E ha mantenuto il segreto con i suoi compagni?".

"Finora sì. Certi momenti sono stati imbarazzanti, ma forse lo

sarebbero stati di più se avessi parlato".

"Proprio come prevedevo: ha agito nel modo che credeva migliore. E

questo imbarazzo, dopo tutto, non è che temporaneo. Chang mi

riferisce che probabilmente due di loro non ci daranno alcun

fastidio".

"Lo credo anch'io".

"E il terzo?".

Conway rispose:

"Mallinson è un giovane eccitabile... ha un assillante desiderio di

ritornare".

"Gli è affezionato?".

"Sì, gli voglio molto bene".

In quel momento fu portato il tè, e mentre sorseggiavano la

profumata bevanda il discorso si fece meno serio. Era questa

Page 163: L'orizzonte perduto - James Hilton

un'opportuna convenzione che permetteva alle parole di acquistare

quasi un alito di quella frivola fragranza, e Conway vi era

particolarmente sensibile. Quando il Gran Lama gli chiese se, nella

sua vasta esperienza di luoghi e di persone, non trovasse che

ShangriLa fosse unica al mondo, e se l'Occidente avesse qualcosa di

simile, Conway rispose sorridendo: "Ebbene, sì. A voler essere

sincero, mi rammenta un poco Oxford, dove ho studiato e in seguito ho

tenuto lezioni e conferenze. Il paesaggio non è certo così bello, ma

spesso gli argomenti di studio non hanno davvero maggior praticità

dei vostri, e benché anche il più vecchio dei lettori e conferenzieri

non sia certamente così avanti negli anni come lei, nondimeno danno

l'impressione di invecchiare in modo simile al suo".

"Lei ha uno humour" replicò il Gran Lama, "di cui negli anni a

venire le saremo tutti molto grati, caro Conway".

X

"E' straordinario" disse Chang quando seppe che Conway era stato

nuovamente chiamato dal Gran Lama. E la parola era assai

significativa da parte di uno che non usava mai superlativi. Prima

d'ora non era mai accaduto, insisteva; mai il Gran Lama aveva

desiderato un secondo colloquio prima che i cinque anni di noviziato

avessero purificato il nuovo aspirante di tutte le sue emozioni.

"Perché, vede, è per lui una gran fatica parlare a un nuovo arrivato

di tipo comune. La sola presenza di passioni umane è, all'età sua,

una cosa spiacevole e non desiderata. Non già ch'io dubiti della sua

profonda saggezza in proposito, ché anzi essa c'insegna come persino

le regole fisse della nostra comunità siano soltanto moderatamente

fisse; ma l'avvenimento è ugualmente straordinario".

Page 164: L'orizzonte perduto - James Hilton

Per Conway, naturalmente, ciò non era più straordinario di tutto il

resto, e dopo aver visitato il Gran Lama una terza, poi una quarta

volta, cominciò a considerarlo con crescente disinvoltura. Già nel

modo in cui le loro due mentalità si avvicinavano, c'era qualcosa di

predestinato; come se ogni tensione in lui si rallentasse,

lasciandogli poi, al termine, una calma perfetta. Certe volte gli

pareva di essere del tutto ammaliato dal potere di quell'intelletto

accentratore; poi, mentre bevevano il tè nelle trasparenti tazzine

azzurre, tutto ciò che v'era stato di cerebrale fra loro si mutava in

una vivacità gentile di miniatura, come se un teorema si sciogliesse

limpidamente in un sonetto.

Le loro conversazioni spaziavano largamente senza timore: interi

sistemi filosofici, lunghi periodi di storia venivano analizzati in

tutti i possibili sviluppi. Per Conway l'esperienza era affascinante;

ma serbava sempre il suo spirito critico, tanto che una volta, dopo

averlo ascoltato, il Gran Lama gli disse: "Figlio mio, lei è giovane

d'anni, ma la sua saggezza ha la maturità dell'età avanzata. Certo le

è accaduto qualcosa fuori del consueto".

Conway sorrise: "Niente di più di quel che è toccato a molti altri

della mia generazione".

"Non ho mai conosciuto nessuno che le somigli".

Dopo una pausa Conway rispose:

"Non c'è in questo niente di misterioso. Se una parte di me stesso

le pare invecchiata ne fu causa una forte e prematura esperienza. Il

periodo che va dai diciannove ai ventidue anni è stato per me un

periodo di educazione eccezionale, ma anche molto estenuante.

"Ha sofferto molto in guerra?".

"Non poi eccessivamente. Ero di volta in volta eccitato, temerario,

Page 165: L'orizzonte perduto - James Hilton

spaventato, imprudente, e talora in preda a una collera pazza. Del

resto così come me erano alcuni milioni di giovani. Mi ubriacavo,

uccidevo, sfogavo i più bassi istinti in grande stile. Provavamo

un'acre soddisfazione a colpire e soffocare dentro di noi ogni

sentimento, e se uno riusciva a scampare ne rimaneva un senso di noia

infinita e di irritazione. E' questo stato d'animo che ci rese poi

tanto difficili gli anni successivi. Non creda che la mia sia una

posa tragica; in generale ho avuto poi abbastanza fortuna. Ma ci

pareva di essere in una scuola con un direttore cattivo; ad averne

voglia ci si poteva anche divertire, ma che logorio di nervi, e che

poco costrutto! Credo di esserne stato consapevole più della maggior

parte di noi".

"E la sua educazione continuò così?".

Conway alzò le spalle. "Forse l'esaurirsi delle passioni è il

principio della saggezza, se mi permette di modificare il proverbio".

"Figlio mio, questa è pure la dottrina di ShangriLa".

"Lo so. Perciò qui mi trovo benissimo".

Aveva detto la verità. Col passare dei giorni e delle settimane

cominciava a sentirsi preda di un male dolcissimo che gli avvolgeva

intelletto e corpo insieme: stava cedendo al fascino, come già

Perrault, e Henschell, e gli altri. Luna Azzurra l'aveva preso: e

senza scampo. Le montagne tutt'intorno splendevano come un baluardo

di inaccessibile purezza, da cui i suoi occhi abbagliati scendevano

alle verdi profondità della valle; era un quadro meraviglioso, e se

allora gli giungeva, attraverso lo stagno dai fiori di loto,

l'argentea e moderata melodia del clavicembalo, provava l'impressione

che questa intessesse un ricamo di suoni e di immagini per formare un

disegno perfetto.

Page 166: L'orizzonte perduto - James Hilton

Si era silenziosamente innamorato della piccola manciù, e lo

sapeva. Il suo amore non chiedeva nulla, neppure una risposta; era un

tributo dell'intelletto, e i sensi vi aggiungevano soltanto una lieve

fragranza. Quella fanciulla era per lui il simbolo di tutto ciò che è

fragile e delicato; la sua gentilezza stilizzata, il tocco delle sue

dita sulla tastiera, gli davano un senso di intimità che lo appagava

completamente. Le aveva parlato qualche volta in un modo che, se lei

lo avesse voluto, li avrebbe condotti a una conversazione meno

formale; ma le sue risposte non infrangevano mai la squisita

riservatezza dei suoi pensieri, né, del resto, egli lo avrebbe

desiderato. A un certo momento si era accorto che il gioiello

promesso aveva una sola sfaccettatura: il tempo; egli possedeva il

Tempo, tempo per tutto ciò che desiderava accadesse, così tanto tempo

che anche il desiderio si placava nella certezza dell'appagamento

futuro. Fra un anno, fra dieci anni avrebbe avuto ancora tempo. La

visione crebbe e gli diede una grande felicità.

Ma poi, a intervalli, ritornava nella vita degli altri per urtare

nell'impazienza di Mallinson, nella giovialità di Barnard, nelle

robuste intenzioni di Miss Brinklow. sentiva che sarebbe stato

contento solo quando anche loro avessero saputo tutto; e prevedeva,

come Chang, che né l'americano, né la missionaria si sarebbero

ribellati troppo. Una volta, anzi, Barnard lo divertì dicendogli:

"Creda, Conway, questo è un bel posticino per fissarcisi per sempre.

Da principio mi pareva di non poter fare a meno dei giornali e del

cinema, ma credo che ci si abitui a tutto".

"Lo credo anch'io" rispose Conway.

Seppe più tardi che Chang, sollecitato da Barnard, lo aveva

accompagnato giù nella valle a godere di tutti quei divertimenti che

Page 167: L'orizzonte perduto - James Hilton

il luogo poteva offrirgli per una notte di libera uscita. Quando

Mallinson ne fu informato ebbe una smorfia di disprezzo.

"Per bere, m'immagino" disse a Conway, e aggiunse poi rivolto a

Barnard: "Non dovrei immischiarmi negli affari altrui, ma ricordi che

deve mantenersi in buona salute per il viaggio! I portatori

dovrebbero arrivare fra un paio di settimane, e, da quanto mi è stato

detto, il ritorno non sarà proprio una gita di piacere".

"Non ho mai creduto che lo potesse essere" acconsentì di buon grado

Barnard. "E quanto a mantenermi in forma non mi sono mai sentito così

bene da anni. Faccio la mia passeggiata tutti i giorni, non ho

seccature, e le osterie della valle non ci permettono di passare un

certo limite. Non lo sapete? Il motto della ditta è Moderazione".

"Sì, sono sicuro che è riuscito a spassarsela moderatamente" disse

acido Mallinson.

"Ci sono riuscito certo! In quest'albergo ciascuno può trovare quel

che desidera. A certuni, per esempio, piacciono le ragazzine cinesi

che suonano il piano; non è così? I gusti son gusti".

Conway non se la prese affatto, ma Mallinson arrossì come uno

scolaretto. Punto da una collera che lo fece uscire dai gangheri,

scattò a dire:

"Ma quando si piglia gusto alla roba degli altri, si può finire in

prigione".

"Sicuro, se ci si lascia prendere" ribatté l'americano con una

strizzatina d'occhi. "E giacché siamo sul discorso" continuò, "voglio

dirvi subito, a tutti, una cosa. Ho deciso di fargliela a questi

famigerati portatori. Credo che arriveranno qui abbastanza

regolarmente; ebbene, io aspetterò che facciano un'altra gita, e

magari un'altra ancora. Se però i monaci si fideranno e mi faranno

Page 168: L'orizzonte perduto - James Hilton

credito sul conto dell'albergo".

"Vuole dire che non verrà via con noi?".

"Già. Ho deciso di star quassù per un po' di tempo. Per voi che

sarete ricevuti a suon di banda quando ritornerete a casa, va

benissimo; ma io che il mio benvenuto me lo aspetto da una fila di

poliziotti... Più ci penso, a una tale accoglienza, e meno mi va".

"In altre parole, non se la sente di andare incontro a quella

musica".

"Intanto devo dire che per la musica non ho mai avuto nessuna

passione".

Mallinson disse con freddo disprezzo: "Questo riguarda lei. Quanto

al resto nessuno potrà impedirle di restar qui tutta la vita, se le

piace". Guardò tuttavia gli altri con aria interrogativa. "Non credo

che tutti sceglierebbero così; ma i modi di pensare sono differenti.

Che ne dice Conway?".

"Che è vero. I modi di pensare sono differenti".

Mallinson si voltò verso Miss Brinklow, che improvvisamente posò il

libro e dichiarò: "In quanto a questo credo che anch'io resterò qui".

"Come?" gridarono tutti insieme.

Essa continuò con un chiaro sorriso che le illuminava la faccia:

"Ho pensato molto a come si sono svolti i fatti che ci hanno condotto

fin qui, e non posso venire che a una sola conclusione: c'è un potere

misterioso che opera dietro le scene. Non lo crede, Mr' Conway?".

Conway si sarebbe trovato in imbarazzo a dover rispondere, ma Miss

Brinklow continuò sempre più incalzante: "Chi sono io per poter

discutere i dettami della Provvidenza? Sono stata mandata qui per uno

scopo, e ci resterò".

"Vuole dire che spera di fondare qui una missione?" chiese

Page 169: L'orizzonte perduto - James Hilton

Mallinson.

"Non solo lo spero, ma ne ho tutta l'intenzione. So come si deve

agire con questa gente; troverò la mia strada, non tema. Mancano

tutti di decisione".

"E lei si propone di insegnargliela?".

"Lo desidero, Mr' Mallinson. mi oppongo fermamente a quell'idea di

moderazione di cui qui si parla tanto. Chiamatela pure larghezza di

vedute, se così vi piace, ma per me conduce soltanto alla peggiore

rilassatezza. Il peggior guaio di questa gente è proprio questa loro

cosiddetta larghezza di vedute, e io intendo combatterla con tutte le

mie forze".

"E crede che glielo permetteranno?" disse Conway sorridendo.

"Può darsi che la trovino così decisa da non riuscire a

impedirglielo" interruppe Barnard. poi aggiunse scherzando: "E'

proprio come vi ho detto io, quest'albergo provvede per tutti i

gusti".

"Se le piace la prigione, può darsi" scattò a dire Mallinson.

"Ebbene, anche in questo caso, vi sono due modi differenti di

vedere le cose. Perbacco, ma pensi a tutti coloro che darebbero

quanto possiedono pur di trovarsi in un luogo come questo ed esser

fuori dei pasticci, e invece non possono uscirne!... Siamo in

prigione noi o loro?".

"E' un sottilizzare confortante... per una scimmia in gabbia"

ribatté Mallinson, senza accennare a calmarsi.

Più tardi parlò a quattr'occhi con Conway.

"Quell'individuo mi dà sui nervi" disse camminando su e giù per il

cortile. "Se non tornerà indietro con noi non mi dispiacerà affatto.

Mi dia pure del permaloso, ma esser schernito a proposito di quella

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ragazza cinese non mi diverte".

Conway prese Mallinson sotto braccio. Si accorgeva sempre più che

gli voleva bene, e che le ultime settimane trascorse insieme avevano

rafforzato il suo sentimento, malgrado l'umore di lui talvolta

urtante. Gli rispose:

"L'ho inghiottita io la sua pillola, convinto che la presa in giro

fosse per me, non per lei".

"No, mi creda, parlava per me. Sa che mi interesso a lei. Mi ci

interesso davvero, Conway. Vorrei sapere come mai si trovi qui, e se

le piaccia realmente. Mio Dio, se parlassi la sua lingua come lei,

saprei spiegarmi ben presto".

"Chissà poi se ci riuscirebbe... Vede bene che non parla a lungo

con nessuno".

"Mi stupisco che non la tormenti con mille domande".

"Non credo che sia nelle mie abitudini tormentare la gente".

Avrebbe desiderato dirgli di più, ma subito la pietà e l'ironia lo

trattennero creando quasi un velo di nebbia tra lui e l'amico: quel

giovane così avido e ardente non avrebbe davvero accettato con

rassegnazione la confessione di Conway. Questi si limitò a dire:

"Se fossi in lei non mi cruccerei tanto per LoTsen. sembra

abbastanza felice".

La decisione di rimanere dichiarata da Barnard e da Miss Brinklow

parve a Conway un'ottima cosa, quantunque per tale decisione venisse

a trovarsi - in apparenza - schierato in campo con Mallinson contro

di loro. Era una situazione straordinaria, e per affrontarla non

aveva ancora fatto nessun piano speciale.

Per fortuna non ce n'era per ora alcuna necessità. Prima di due

mesi non sarebbe potuto accadere niente di nuovo, e più tardi la

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crisi, anche se ci si fosse preparato con la più grande diligenza,

non sarebbe stata meno acuta. Non voleva dunque affliggersi per

l'inevitabile. Tuttavia una volta disse a Chang:

"Mi preoccupo per Mallinson. temo che la prenderà piuttosto male

quando ne sarà informato".

Chang si espresse con simpatia: "Sì, non sarà facile persuaderlo

della sua buona fortuna. Ma, dopo tutto, si tratterà di una

difficoltà assolutamente temporanea. Fra vent'anni il nostro amico si

sarà riconciliato col suo destino".

A Conway parve un po' troppo da filosofi questo modo di vedere le

cose:

"Ma come faremo a spiegargli la verità? Sta contando i giorni che

ci separano dall'arrivo della carovana, e se i portatori non

venissero...".

"Ma verranno".

"Davvero? Credevo che tutti i suoi discorsi su quel tema fossero un

piacevole raccontino per tenerci a bada".

"Niente affatto. Abbiamo a ShangriLa l'abitudine di essere

moderatamente sinceri, e vi assicuro perciò che quanto ho detto a

proposito dei portatori è quasi esatto. Li aspettiamo press'a poco

per l'epoca che conoscete".

"Se è così, vi riuscirà difficile impedire a Mallinson di

seguirli".

"Ma non lo tenteremo neppure. Constaterà personalmente che i

portatori sono riluttanti e incapaci di scortare qualcuno sulla via

del ritorno".

"Capisco. Ecco il vostro sistema. E poi cosa credete che avverrà?".

"Dopo un periodo di disinganno, siccome è giovane e ottimista

Page 172: L'orizzonte perduto - James Hilton

ricomincerà a sperare che la nuova carovana, attesa fra nove o dieci

mesi, si presti più docilmente dell'altra alle sue proposte. E noi,

se saremo saggi, non gli troncheremo a tutta prima queste nuove

speranze".

Ma Conway disse seccamente: "Non credo affatto che abbia la

pazienza di aspettare. Tenterà di fuggire per conto suo".

"Fuggire? Le pare la parola adatta... Sì, il valico è aperto a

tutti e sempre. Noi non abbiamo carcerieri, se non quelli che la

natura stessa ci ha fornito".

Conway sorrise.

"La natura ha fatto il suo lavoro alla perfezione. Ciò nonostante

non credo che possiate sempre fidarvi di lei. Pensate ai numerosi

gruppi di esploratori che sono giunti qui. Il valico era ugualmente

aperto per loro anche quando volevano andar via, no?".

Toccò ora a Chang di sorridere.

"Mio caro signore, vi sono circostanze speciali che richiedono uno

speciale trattamento".

"Benissimo. Voi lasciate dunque alla gente qualche probabilità di

fuggire soltanto quando sapete che sarebbe da pazzi provarci? Eppure

sono convinto che qualcuno lo tenterà ugualmente".

"Sì, è accaduto; ma molto di rado. Però chi si allontana è sempre

lietissimo di poter tornare appena abbia provato a passare una sola

notte sull'altipiano".

"Senza riparo, né vestiario adatto?... Se è così, capisco

perfettamente come i vostri dolci sistemi abbiano la stessa efficacia

dei più severi. Ma che accade di quei pochi che non ritornano?".

"Ha risposto lei stesso alla domanda" replicò Chang. "Non

ritornano". Ma si affrettò ad aggiungere: "Le assicuro però che di

Page 173: L'orizzonte perduto - James Hilton

così disgraziati ce ne sono stati ben pochi, e spero che il suo amico

non sarà tanto imprudente da aumentarne il numero".

Conway non si sentì abbastanza rassicurato da queste risposte e il

futuro di Mallinson continuò a preoccuparlo. Desiderava che il

giovane potesse avere il permesso di partire per poi ritornare,

com'era stato recentemente concesso all'aviatore Talu. Chang ammise

che i superiori avevano pieni poteri di fare tutto ciò che credessero

giusto e saggio. "Ma saremmo davvero saggi, caro signore, se

affidassimo noi stessi e tutto il nostro avvenire semplicemente ai

sensi di gratitudine del suo giovane amico?". La domanda era giusta

perché intuiva facilmente quel che Mallinson avrebbe fatto appena

tornato in India. Da quel momento divenne questo il tema favorito di

Conway, e vi si esercitò spesso, quantunque non gli piacesse nemmeno

col pensiero ritrovarsi in quel mondo profano che a grado a grado

veniva relegato nell'ombra dal ricco e invadente mondo di ShangriLa.

Fuorché nei momenti in cui pensava a Mallinson si sentiva pienamente

soddisfatto: la struttura di questo nuovo sistema, rivelandoglisi

lentamente, lo meravigliava per quel complicato adattarsi ai suoi

gusti e alle sue necessità.

Un giorno disse a Chang: "A proposito, che posto occupa nella

vostra vita l'amore?... Immagino che qualche volta accadrà ai vostri

ospiti di innamorarsi".

"Accade di frequente" rispose Chang con un largo sorriso.

"Naturalmente ne sono immuni i Lama, e anche la maggior parte di noi

quando raggiungiamo un'età molto avanzata; ma fino allora siamo come

gli altri uomini, con la differenza che forse ci comportiamo più

ragionevolmente. E questo discorso mi offre l'occasione per

assicurarle, Mr' Conway, che l'ospitalità di ShangriLa sa

Page 174: L'orizzonte perduto - James Hilton

comprendere tutto. Il vostro amico Mr' Barnard ne ha già avuto la

prova".

Anche Conway sorrise, poi rispose un po' asciutto: "Grazie. Lo so.

Ma per il momento sono attratto da tutt'altro. Domandandovi che posto

occupa nella vostra vita l'amore, ero curioso di conoscerne piuttosto

l'aspetto emotivo che non quello fisico".

"Le pare di poterli facilmente dividere? Sta forse innamorandosi di

LoTsen?".

Conway fu un po' scosso, ma sperò che l'altro non se ne accorgesse.

"Perché me lo chiede?".

"Perché se ciò le accadesse, caro signore, sarebbe cosa

naturalissima; sempre, beninteso, con moderazione. LoTsen non le

corrisponderebbe in modo appassionato, non se lo potrebbe aspettare;

ma sarebbe un esperimento delizioso, gliel'assicuro. E ne parlo con

cognizione di causa perché io stesso mi innamorai di lei quando ero

molto più giovane".

"Davvero? E le corrispose, allora?".

"Mostrando di apprezzare gentilmente l'onore che io facevo, e

concedendomi un'amicizia divenuta con gli anni preziosa".

"In altre parole, non le corrispose".

"Se lo preferisce, no". E Chang aggiunse sentenziando: "Risparmiare

ai suoi innamorati quel momento di sazietà che segue il possesso

completo è stata sempre la sua prerogativa".

Conway rise. "Questo va benissimo nel suo caso, e forse anche nel

mio, ma che dice del caso di un giovane dal sangue ardente come

Mallinson?".

"Mio caro amico, sarebbe la miglior cosa che possa capitare. E non

per la prima volta toccherebbe a LoTsen di dover confortare il

Page 175: L'orizzonte perduto - James Hilton

dolente esiliato, venuto a conoscenza che per lui non vi sarà più

ritorno".

"Confortare?".

"Certo, ma non deve fraintendere questa mia espressione. LoTsen

non offre le sue carezze, eccetto quelle spontanee che può suscitare

in un cuore affranto, esclusivamente con la sua presenza. Che cosa

dice di Cleopatra il vostro Shakespeare? "Vi fa più affamati dove più

vi soddisfa". Tale tipo femminile si ritrova frequentemente in quelle

razze che sono scosse dalla passione, ma sarebbe fuori posto a

ShangriLa. E se potessi correggere la citazione, direi che LoTsen

toglie la fame quanto meno la soddisfa. Occorre, per riuscirci, un

talento ben più delicato e più duraturo".

"Che mi pare essa eserciti con molta maestria".

"Sì, è vero, ne abbiamo avuto numerosi esempi. Riesce a calmare le

scomposte vibrazioni del desiderio riducendole a un tranquillo

mormorio, sempre piacevole anche quando è lasciato senza risposta".

"In tal senso, si potrebbe dire che faccia parte del sistema

d'allenamento di questa casa?".

"Se le garba, dica pure così" rispose Chang con blanda

condiscendenza. "Ma sarebbe più gentile, e non meno vero, paragonarla

all'arcobaleno riflesso in una coppa di cristallo, o alle gocce di

rugiada sui boccioli di una pianta da frutti".

"Sarebbe molto più gentile, è vero!". Conway apprezzava sempre le

risposte agili ma misurate che provocava frequentemente lui stesso

con quella scherzosa maniera di trattare il cinese.

Ma la prima volta che si trovò solo con la piccola manciù sentì che

le osservazioni di Chang erano fini ed acute. C'era in lei una

fragranza che si comunicava all'emotività di Conway, accendendone la

Page 176: L'orizzonte perduto - James Hilton

brace in una fiamma che non bruciava, ma riscaldava soltanto.

Improvvisamente si rese conto che ShangriLa e LoTsen erano

un'armonia ideale e che a lui non restava altro da desiderare di più

se non smarrirsi in quella grande calma e trovarvi un'indefinita

parvenza di consenso. Le sue passioni erano state per anni come un

fascio di nervi su cui avessero agito tutte le vibrazioni del mondo;

ora il male era acquietato e poteva finalmente abbandonarsi a un

amore che non gli desse più né tormento né noia. Qualche volta

passando di notte presso lo stagno dei fiori di loto si immaginava di

avere la fanciulla tra le braccia, ma subito sopraggiungeva il senso

del tempo a far svanire la visione e a calmarlo infondendogli una

tenera infinita riluttanza.

Sentiva di non esser stato mai così felice, neppure in quegli

spensierati anni precedenti la grande barriera della guerra. Gli

piaceva il sereno mondo di ShangriLa, non oppresso ma pacificato da

quella sua unica tremenda idea. Gli piaceva quello speciale sistema

per cui i sentimenti erano avvolti e contenuti dal pensiero, e i

pensieri si trasformavano in felicità dopo essere passati attraverso

il linguaggio. Conway, a cui l'esperienza aveva insegnato che la

franchezza non è sempre una garanzia di buona fede, non era per

contro neppure disposto a considerare una frase ben tornita come

prova di poca sincerità. Gli piaceva la tranquilla atmosfera di bei

modi in cui la conversazione non era un'abitudine, ma un ornamento. E

gli piaceva constatare che si può anche parlare di cose da poco senza

timore di far perdere tempo, e che anche i più fragili sogni possono

essere bene accolti dall'intelletto. ShangriLa era sempre

tranquillo, e tuttavia era come un'arnia di lavoro continuo ma non

assillante; i Lama vivevano come se avessero davvero il tempo nelle

Page 177: L'orizzonte perduto - James Hilton

loro mani, ma questo tempo non pesava più di una piuma. Conway non

fece la conoscenza di nessun altro di loro, ma a poco a poco fu

edotto circa la varietà e il genere delle loro occupazioni; oltre a

conoscere molte lingue, alcuni erano studiosi di vasti problemi che

avrebbero certo destato grande meraviglia nel mondo dell'Occidente.

Parecchi stavano preparando manoscritti su molteplici argomenti: uno

di essi (così diceva Chang) faceva importanti ricerche di matematica;

un altro stava sviluppando Gibbon e Spengler entro una vasta sintesi

di storia della civiltà europea. Ma non tutti si occupavano di

materie così profonde, e neppure vi si applicavano dalla mattina alla

sera: vi erano altre vie in cui si avventuravano fantasiosamente,

ricercando, per esempio, come Briac, brani di vecchi motivi musicali,

oppure, come l'ex pastore inglese, una nuova teoria sulla genesi del

famoso romanzo di Emily Brontë Cime tempestose. E vi erano inoltre

occupazioni più superficiali e meno pratiche. A questo proposito una

volta, durante una delle sue visite al Gran Lama, Conway fece

un'osservazione e il Gran Lama subito replicò raccontando la storia

di un artista cinese del terzo secolo avanti Cristo. Essendosi questo

artista dedicato per anni a intagliare draghi, uccelli e cavalli

sopra un nocciolo di ciliegia, aveva infine offerto il suo lavoro a

un principe reale. Il principe sulle prime non vide altro che un

nocciolo, ma l'artista gli disse "di far innalzare un muro, di far

aprire in esso una finestra e di osservare bene il nocciolo nella

luminosa gloria dell'alba". Così fece il principe, e soltanto allora

si accorse che il nocciolo era bellissimo. "Non le pare una storia

delicata, mio caro Conway, e non crede che ci insegni una lezione

preziosa?".

Conway fu d'accordo con lui: gli era dolce pensare che i sereni

Page 178: L'orizzonte perduto - James Hilton

scopi di ShangriLa potevano riunire un'infinità di occupazioni

minime e strane, proprio secondo i gusti che aveva sempre avuto lui

stesso. E veramente, quando ricordava il passato, vedeva

riaffacciarsi tutte le immagini, alquanto numerose, dei compiti che

non aveva potuto realizzare perché gli erano sembrati o troppo vaghi,

o troppo faticosi: ora invece erano tutti possibili, anche sentendosi

pigri. Era una prospettiva deliziosa, tanto che non trovò nulla da

ridire quando Barnard gli confidò che anche lui intravedeva per quel

che lo riguardava un avvenire interessante a ShangriLa.

Pareva dunque che le gite di Barnard nella valle, fattesi più

frequenti negli ultimi tempi, non fossero del tutto dedicate al bere

e alle donne. "Vede, Conway, glielo dico perché è così diverso da

Mallinson, che mi darebbe volentieri una coltellata; se ne sarà

accorto. Ma credo che lei possa capire la situazione molto meglio di

lui. E' una cosa buffa: voi impiegati del Governo inglese siete

terribilmente duri e inamidati da principio, ma poi tirate le somme,

di voi ci si può fidare".

"Non si fidi troppo" rispose Conway sorridendo. "Del resto anche

Mallinson è un impiegato del Governo inglese come me".

"Sì, ma non è che un ragazzo. Prende le cose senza un pizzico di

buon senso. Noi due invece siamo uomini di mondo, accettiamo quel che

capita. Per esempio, ora siamo in quest'imbroglio, è vero, e non

possiamo ancora capirne né il dritto né il rovescio, né perché siamo

sbarcati qui, ma infine non può accadere a tutti gli uomini di questo

mondo?... E lo sappiamo, poi, perché ci troviamo in questo

mondo?...".

"Forse c'è qualcuno che non lo sa davvero; ma che cosa significa

questo preambolo?".

Page 179: L'orizzonte perduto - James Hilton

Barnard abbassò la voce e mormorò rauco:

"Oro, ragazzo mio". Poi continuò quasi estatico: "Proprio così; e

niente altro. Nella valle ce ne sono tonnellate, alla lettera. In

gioventù sono stato ingegnere minerario e so riconoscere la roccia.

Mi creda, è ricca quanto il Rand e mille volte più facile da scavare.

Pensava che andassi a far baldoria, tutte le volte che scendevo giù

in poltroncina. Niente affatto. Sapevo io quel che facevo. Già me

l'ero immaginato da un pezzo che questi bei tipi non potevano

procurarsi quel po' po' di roba che arrivava qui da lontano senza

pagarla salata; e in che altro modo avrebbero potuto pagare se non

con oro, o argento, o diamanti o qualcosa di simile? E' logico, mi

pare. Quando ho cominciato a guardarmi intorno, non ci è voluto molto

a scoprire tutto il trucco".

"Ha fatto la scoperta da solo?" chiese Conway.

"Non proprio, ma ho quasi indovinato; e allora mi sono rivolto

direttamente a Chang, capite, da uomo a uomo. Mi creda, Conway, quel

cinese non è affatto un cattivo compagno, come avremmo potuto

credere".

"Ma io personalmente non l'ho mai creduto".

"Lo so che vi siete sempre intesi, e perciò non la stupirà che ci

siamo messi d'accordo. Mi ha mostrato tutti quanti i lavori, e se le

interessa saperlo, ho il pieno consenso delle autorità per fare nella

valle tutte le ricerche che voglio, e compilare poi un rapporto

esteso. Che cosa ne pensa, eh, ragazzo mio? Parevano entusiasti di

avere il parere di un tecnico, specialmente quando dissi che sarei

probabilmente riuscito a dar loro dei punti circa l'aumento della

produzione".

"Mi accorgo che si troverà qui come a casa sua" disse Conway.

Page 180: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Ebbene, ho trovato lavoro, e questo è già molto. Poi non si sa mai

come andranno a finire le cose. Forse a casa mia non avranno più

tanta voglia di mandarmi in galera quando sapranno che posso insegnar

loro la via di una nuova miniera d'oro. Non c'è che una difficoltà:

mi crederanno sulla parola?".

"Perché no? Si possono far credere tante cose!...".

Barnard approvò con impeto. "Son contento di vedere che mi capisce,

Conway. E' qui che noi due possiamo preparare un bel colpo.

Naturalmente faremo a metà in tutto. La cortesia che dovrà usarmi

sarà di mettere la sua firma al mio rapporto: Console d'Inghilterra,

e tutto il resto. Sarà una bella garanzia".

Conway rise: "Vedremo, vedremo, stenda intanto il suo rapporto".

Come si divertiva a contemplare una probabilità tanto remota! E

nello stesso tempo era lieto che Barnard avesse trovato una

momentanea consolazione.

La pensava così anche il Gran Lama, che Conway cominciò a vedere

sempre più spesso. Andava a visitarlo di sera tardi, e vi rimaneva

parecchie ore, dopo che i servi avevano portato via per l'ultima

volta il vassoio del tè, ed erano stati licenziati per la notte. Il

Gran Lama non mancava mai di interessarsi al benessere e ai progressi

dei suoi tre compagni, e una volta chiese particolari sulla loro

precedente carriera, inevitabilmente interrotta dal loro arrivo a

ShangriLa.

Conway rispose, ma soprappensiero: "Mallinson... nel suo ramo...

sarebbe riuscito bene... E' ambizioso e pieno di energia. Ma gli

altri due...". Alzò le spalle: "Conviene a entrambi di rimanere qui...

almeno per un certo tempo".

Page 181: L'orizzonte perduto - James Hilton

Notò, attraverso le cortine della finestra, un debole balenio di

luce; già aveva sentito tuonare mentre attraversava i cortili per

salire a quelle stanze ormai familiari. Non si sentiva alcun suono, e

i pesanti cortinaggi attenuavano i lampi fino a ridurli a brevi e

pallide scintille.

"Sì" disse il Gran Lama, "abbiamo fatto tutto il possibile perché

non li assalisse la nostalgia. Miss Brinklow desidera convertirci, e

anche Mr' Barnard vorrebbe farlo: convertirci in una società

ristretta e passiva. Progetti innocui: serviranno a far loro passare

il tempo piacevolmente. Ma che dire del suo giovane amico, a cui non

recano sollievo né l'oro né la religione?...".

"Certo sarà un problema".

"Temo che sarà un problema per lei" disse il Gran Lama.

"Perché per me?".

Non ebbe una risposta immediata perché in quel momento fu recato il

tè e all'apparire dei servi il Gran Lama riprese il suo antiquato

cerimoniale d'ospitalità. "In questa stagione il Karakal ci manda dei

temporali" osservò alleggerendo la conversazione secondo l'uso. "La

gente di Luna Azzurra li crede prodotti dai demoni infuriati

nell'immenso spazio oltre il valico. Li chiamano quelli di fuori;

forse si sarà accorto che nel loro dialetto questa espressione è

usata per tutto il resto dell'universo. Naturalmente ignorano

l'esistenza di altri paesi come la Francia, l'Inghilterra e persino

l'India! Si figurano che lo spaventoso altipiano si estenda - e non

si sbagliano di molto - senza limiti. Comodamente radunati a un

livello tiepido e riparato dai venti, pare loro incredibile che

qualcuno della vallata desideri lasciarla: si immaginano, anzi, che

tutti quanti quelli di fuori siano oltremodo sventurati e desiderino

Page 182: L'orizzonte perduto - James Hilton

entrare in quel luogo sicuro. Si tratta soltanto di un punto di

vista, non è vero?".

Conway si ricordò delle osservazioni quasi uguali di Barnard, e le

citò. "Che buon senso!" commentò il Gran Lama. "E pensare che è il

primo americano entrato nella nostra comunità! Siamo proprio

fortunati".

"Grande fortuna davvero" pensò Conway divertendosi "poter

annoverare fra gli adepti di ShangriLa un uomo attivamente ricercato

dalla polizia di dodici nazioni" e avrebbe voluto far partecipe di

questo suo pensiero il Gran Lama, ma poi preferì lasciare che Barnard

stesso scegliesse il momento più opportuno per raccontare la sua

storia. Disse soltanto: "Senza dubbio ragiona bene, e ce ne sono

molti altri al mondo oggi che sarebbero ben lieti di trovarsi qui".

"Ce ne sono troppi, mio caro Conway. Noi siamo un'unica barca di

salvataggio dentro un mare in tempesta; possiamo prendere a bordo

alcuni sopravvissuti, ma se tutti i naufraghi ci raggiungessero e si

arrampicassero su, saremmo noi a naufragare... Non ci pensiamo per

ora. Sento che ha fatto amicizia col nostro ottimo Briac. un mio

simpatico compatriota; io però non condivido il suo parere che Chopin

sia il più grande fra i compositori. Per parte mia preferisco

Mozart...".

Finalmente fu portato via il tè e il servo ebbe il permesso di

andare a coricarsi; allora Conway osò tornare sulla domanda alla

quale non era stato risposto.

"Si parlava di Mallinson, e lei ha detto che sarebbe diventato un

problema per me. Perché proprio per me?".

Con molta facilità il Gran Lama rispose:

"Perché io sto per morire, figlio mio".

Page 183: L'orizzonte perduto - James Hilton

Pareva straordinaria una simile dichiarazione, e Conway rimase

senza fiato. Dopo qualche minuto il Gran Lama continuò:

"E' sorpreso? Eppure, amico mio, siamo tutti mortali; anche a

ShangriLa. Può darsi che mi vengano ancora concessi alcuni minuti, o

forse, chissà, alcuni anni. La sola cosa certa che posso annunciarle

è questa: vedo già la fine. E' molto affettuoso da parte sua

preoccuparsene, e non nasconderò che anche alla mia età v'è qualche

cosa di malinconicamente penoso nella contemplazione della morte. Per

fortuna mi rimane fisicamente ben poco che sia soggetto a morte

materiale e, in quanto al resto, tutte le nostre religioni mostrano

un ottimismo unanime. Sono pago, ma durante il poco tempo che mi

resta devo abituarmi a una strana sensazione: devo rendermi conto che

mi rimane appena tempo per una sola cosa. Può immaginare di che si

tratta?".

Conway tacque.

"Riguarda lei, figlio mio".

"Sono confuso da tanto onore".

"Ho in mente di fare molto per lei".

Conway s'inchinò lievemente senza parlare, e il Gran Lama, dopo una

breve pausa, ricominciò: "Forse sa già che la frequenza dei nostri

incontri è stata una cosa del tutto insolita qui. Ma è tradizione

nostra, se posso permettermi il paradosso, di non essere mai schiavi

della tradizione. Niente di rigido, niente regole inflessibili.

Facciamo ciò che ci sembra giusto, guidati un poco dall'esempio del

passato, ma più ancora dalla nostra presente saggezza e dalla

chiaroveggenza nell'avvenire. Ed è perciò ch'io mi sento incoraggiato

a quest'atto finale della mia esistenza".

Conway era sempre silenzioso.

Page 184: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Io metto nelle sue mani, figlio mio, l'eredità e il destino di

ShangriLa".

La tensione si ruppe infine, e subentrò per Conway una benevola e

dolce persuasione: poi tutti gli echi svanirono nel silenzio e non

rimase altro che il battito del suo cuore, come un gong percosso. E

allora, attraverso quel ritmo, gli giunsero queste parole:

"L'ho aspettata, figlio mio, per un tempo lunghissimo. Seduto in

questa stanza ho osservato i volti dei nuovi venuti, ho scrutato i

loro occhi e ascoltato le loro voci, sperando che un giorno sarebbe

giunto lei. I miei colleghi sono diventati vecchi e saggi, ma lei in

giovane età è saggio almeno quanto loro. Amico mio, il compito che le

lascio non è affatto troppo arduo, perché nel nostro ordine

conosciamo soltanto legami di seta. Basterà che sia gentile e

paziente, che abbia cura delle ricchezze dell'intelletto, che sappia

presiedere con segreta e tranquilla saggezza mentre fuori infuria

l'uragano: tutto questo sarà semplice e piacevole per lei, e vi

troverà la felicità".

Di nuovo Conway tentò di parlare senza riuscirvi, ma alla fine un

vivido lampo rischiarò l'ombra ed egli poté esclamare:

"L'uragano... l'uragano di cui parla...".

"Sarà l'uragano, figlio mio, come il mondo non ne ha mai visti.

Invano si chiederà sicurezza alle armi, appoggio dall'autorità, aiuto

dalla scienza. L'uragano infurierà finché ogni fiore di bellezza sia

calpestato, e tutte le cose umane siano livellate in un caos immenso.

Ho avuto già una visione simile quando ancora Napoleone era uno

sconosciuto; la visione mi si ripresenta di nuovo oggi, più chiara

col passar di ogni ora. Crede che mi inganni?".

Conway rispose:

Page 185: L'orizzonte perduto - James Hilton

"No, credo che abbia ragione. Una rovina simile ci ha già travolto

un'altra volta e le oscure età che seguirono durarono cinque secoli".

"Il confronto non è del tutto esatto. Quelle età non furono poi

così oscure; erano piene di tremule luci, e se queste luci si fossero

spente in Europa per sempre, altri raggi vi sarebbero stati, dalla

Cina al Perù, con i quali avrebbero potuto riaccendersi. Ma l'età

oscura che verrà coprirà tutto il mondo con un'unica coltre funebre;

non vi saranno rifugi né santuari se non quelli troppo nascosti per

venir scoperti, o troppo umili per esser cercati. ShangriLa può

sperare salvezza per questi due motivi. L'aviatore diretto alle

grandi metropoli con il suo carico seminatore di morte non passerà

per questa via, e se per caso ci passasse stimerà inutile sciupare

per noi una delle sue bombe".

"E tutto ciò accadrà così presto ch'io potrò vederlo con i miei

occhi?".

"Credo che sopravvivrà all'uragano. E continuerà a vivere anche

dopo, durante il lungo periodo di desolazione, diventando sempre più

vecchio e sempre più saggio e più paziente. Custodirà l'essenza della

nostra storia aggiungendovi l'aroma del suo intelletto. Accoglierà

benevolmente gli stranieri e insegnerà loro i segreti del vivere a

lungo e della sapienza e forse uno di loro prenderà il suo posto

quando sarà diventato vecchissimo. Oltre questo la mia visione si

affievolisce; ma vedo, lontanissimo, un mondo nuovo sorgere dalle

rovine, lo vedo agitarsi rozzamente, e pieno di nuove speranze

cercare i suoi perduti e leggendari tesori. Che saranno tutti qui,

figlio mio, nascosti nella vallata della Luna Azzurra, protetti dai

monti, miracolosamente salvati per un nuovo Rinascimento...".

La voce cessò e Conway vide davanti a sé un volto illuminato da una

Page 186: L'orizzonte perduto - James Hilton

attraente remota bellezza; poi il chiarore svanì e non rimase altro

che una maschera in ombra, in procinto di sbriciolarsi come un legno

antichissimo. Maschera immobile, con gli occhi chiusi. Lo guardò a

lungo; poi, come in sogno, si accorse che il Gran Lama era morto.

Tutto era talmente strano e incredibile intorno, che sentì il

bisogno di attaccarsi a qualcosa di reale, e con un moto istintivo

dell'occhio e della mano guardò l'orologio da polso. Era mezzanotte e

un quarto. Attraversò la stanza per giungere alla porta, ma qui si

rese conto dell'impossibilità di domandare aiuto. Sapeva che i

tibetani erano stati licenziati per la notte, e non aveva la minima

idea di dove trovare Chang o qualcun altro. Stette incerto sulla

soglia dell'oscuro corridoio; vide dalla finestra che il cielo si era

rischiarato, benché le montagne fossero ancora accese a tratti da un

lampeggiare continuo, come in un affresco argenteo. E in quel

momento, avvolto ancora nelle spire del sogno, si sentì padrone di

ShangriLa. Gli stavano intorno le cose da lui predilette, create

nella sua anima più profonda in cui ora viveva con fervore crescente,

lontano dall'irritante mondo. I suoi occhi, frugando nelle tenebre,

incontrarono le sottili punte dorate rilucenti nelle bellissime

lacche, e il profumo di tuberosa, appena avvertibile tanto era

sottile, lo guidò di stanza in stanza. Si trovò, barcollando, nel

cortile accanto allo stagno; la luna piena navigava nel cielo dietro

il Karakal. mancavano venti minuti alle due.

Più tardi si accorse che Mallinson gli s'era avvicinato e lo

prendeva per il braccio trascinandolo via in gran fretta. Non capì

bene di che si trattasse, ma sentì confusamente che il ragazzo

parlava infervorato.

Page 187: L'orizzonte perduto - James Hilton

Xi

Quando raggiunsero la stanza dove solevano pranzare, Mallinson lo

trascinava ancora per il braccio.

"Venga, Conway, ci resta appena il tempo fino all'alba per radunare

la nostra roba e andarcene. Gran novità, mio caro; chissà cosa

diranno domattina Barnard e Miss Brinklow quando vedranno che siamo

partiti... eppure, se loro restano, è perché vogliono; probabilmente

senza di loro faremo più strada. La carovana di portatori è a cinque

miglia dal valico; sono arrivati ieri carichi di libri e di altre

cose... domani cominceranno il viaggio di ritorno... E' chiaro che

quelli del monastero volevano burlarsi di noi... non ce l'hanno mai

detto... saremmo rimasti abbandonati qui Dio sa quanto... Ma che

succede? Si sente male?".

Conway si era lasciato cadere su di una sedia e si appoggiava al

tavolo sui gomiti. Si passò la mano sugli occhi.

"Male? No, non credo. Forse... sono un po' stanco".

"Il temporale, probabilmente. Dove è stato tutto questo tempo? L'ho

aspettata per ore".

"Ero... ero andato a fare una visita al Gran Lama".

"A quello! Bene, in ogni modo sarà l'ultima, grazie a Dio".

"Sì, Mallinson, è stata proprio l'ultima visita".

C'era nella voce di Conway e più ancora nel silenzio che seguì una

sfumatura che fece andar in collera il giovane.

"Davvero mi piacerebbe che non prendesse le cose con tanta calma;

dobbiamo fare un bel po' di strada, sa?".

Conway si irrigidì nello sforzo di ritrovare la piena coscienza di

se stesso.

"Mi spiace" disse. Poi per accertarsi dei suoi nervi e della realtà

Page 188: L'orizzonte perduto - James Hilton

delle sue sensazioni accese una sigaretta, ma si accorse che la mano

e le labbra tremavano. "Temo di non capirla... dice che i

portatori...".

"Sì, i portatori, amico mio. Su presto, si rimetta".

"Sta pensando di andar loro incontro?".

"Pensandoci? Ma ne sono certissimo, che diavolo! Li troveremo

subito di là dal crinale. Dobbiamo raggiungerli immediatamente".

"Immediatamente?".

"Sì, sì, perché no?".

Conway fece un secondo tentativo per passare da un mondo all'altro.

Vi riuscì in parte, e allora disse:

"Si renderà conto che non è molto facile".

Mallinson, che stava allacciandosi un paio di stivali tibetani da

montagna, rispose tagliente:

"Facile o no, dobbiamo farlo e lo faremo; e con fortuna, se non

perdiamo tempo".

"Non vedo come...".

"Oh Dio, Conway, ma dunque ha paura di tutto? Non le è rimasta

nelle vene neppure una goccia di sangue?...".

Questo richiamo, in parte appassionato e in parte canzonatorio,

aiutò Conway a ritornare in se stesso.

"Non è questione di sangue nelle vene; se vuole le spiegherò. Si

tratta di alcuni particolari importanti. Supponendo che lei arrivi

oltre il valico, e che trovi là i portatori, è sicuro che la

conducano con loro? Che cosa può offrir loro per allettarli? E se non

si mostrassero così volenterosi come lei li vorrebbe? Non può certo

presentarsi e chiedere che lo scortino ad ogni costo. Occorrono

accomodamenti, discussioni preventive...".

Page 189: L'orizzonte perduto - James Hilton

"O qualsiasi altra cosa capace di farci ritardare" esclamò

Mallinson amaramente. "Ma che uomo è? Per fortuna non ho bisogno di

lei per agire. Tutto è già stato combinato: i portatori sono stati

pagati in anticipo, e hanno accettato di accompagnarci. Ecco qui

pronti i vestiti e l'equipaggiamento per il viaggio. Non ha più

scuse. Su, facciamo quel che si deve".

"Ma... non capisco...".

"Non importa".

"Chi ha fatto tutti questi progetti?".

Mallinson rispose bruscamente:

"Se ci tiene a saperlo, li ha fatti LoTsen. E' già con i

portatori. Ci aspetta".

"Ci aspetta?".

"Sì, viene con noi. Ha qualcosa in contrario?".

Al sentir nominare LoTsen i due mondi cozzarono nella mente di

Conway e si fusero all'improvviso. Gridò bruscamente, e quasi con

disprezzo:

"Sono sciocchezze. E' impossibile".

Anche Mallinson era urtato:

"Perché impossibile?".

"Perché... perché sì. V'è un'infinità di ragioni. Mi creda sulla

parola: non si può. E' abbastanza incredibile che sia già arrivata là

- sono stupito di ciò che mi dice -, ma è assurdo che possa andare

più avanti".

"Non mi pare affatto assurdo. Il desiderio di andarsene è tanto

naturale in lei come lo è in me".

"Ma lei non vuole andarsene. Il suo sbaglio è tutto lì".

Mallinson sorrise con i nervi tesi.

Page 190: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Crede forse di conoscerla meglio di me vero?" osservò. "Ma forse

si sbaglia".

"Che cosa vuole dire?".

"Ci sono altri modi per arrivare a capire la gente senza bisogno di

studiare tante lingue".

"Ma per carità, a che cosa vuole giungere?...". Poi Conway continuò

con maggior calma: "E' assurdo. Non dobbiamo litigare, noi due. Mi

dica di che si tratta, Mallinson. non capisco ancora".

"E perché allora sta facendo questo chiasso d'inferno?".

"Mi dica la verità, la prego, mi dica la verità".

"E' abbastanza semplice. Qualunque ragazza della sua età, chiusa

quassù con quei vecchioni strambi, cercherebbe di scappare alla prima

occasione. Finora questa occasione non c'era stata".

"E' un errore di valutazione il suo. Vede la posizione di lei qui

con gli occhi con cui considera la sua. Invece, come le ho sempre

detto, è assolutamente felice".

"E allora perché ha detto che sarebbe venuta via?".

"Ha detto questo? Come ha potuto dirlo? Non parla inglese".

"Gliel'ho chiesto in tibetano. Miss Brinklow ha trovato le parole.

Non è stata una conversazione fluida, ma sufficiente... perché

c'intendessimo". Mallinson arrossì. "Non mi guardi così, Conway. Chi

ci vedesse crederebbe che ho fatto il bracconiere nelle sue riserve".

Conway rispose:

"Non passerebbe per la testa a nessuno, ma l'osservazione mi spiega

più di quanto fosse nelle sue intenzioni. Posso dirle soltanto che me

ne dispiace moltissimo".

"Diavolo, e perché mai?".

Conway lasciò cadere la sigaretta. Era stanco, preoccupato, tutto

Page 191: L'orizzonte perduto - James Hilton

invaso da una profonda tenerezza che avrebbe preferito non si fosse

svegliata nella sua anima. Disse con dolcezza:

"Vorrei che non dovessimo sempre bisticciarci. LoTsen è molto

carina, lo so, ma perché litigare per lei?".

"Carina?" Mallinson ripeté la parola con sdegno. "E' di più. Lei

non deve pensare che gli altri abbiano il suo sangue freddo in queste

circostanze. L'ammira come un oggetto in un museo, e crede d'aver

fatto quanto lei merita, ma io sono più pratico e quando vedo in

difficoltà qualcuno che mi piace, cerco di portargli aiuto".

"Ma si può anche essere troppo impulsivi, no? E dove crede che

potrà andare se lascia il monastero?".

"Avrà degli amici in Cina o altrove. Dovunque starà meglio di qui".

"Come fa ad esserne tanto sicuro?".

"Ebbene, se non ci sarà nessuno che si occupi di lei, me ne

occuperò io. Quando capita di salvare una persona da una minaccia

infernale, non si sta lì a informarsi se abbia o no dei parenti o un

luogo dove poter andare".

"E per lei ShangriLa è un luogo infernale?".

"Lo credo fermamente. Qui incombe una presenza oscura e maligna.

Tutta la faccenda mi ha fatto quest'impressione fin dal principio: il

modo in cui fummo portati qui da un pazzo, e poi come siamo stati

trattenuti con una scusa o con l'altra. Ma per me l'aspetto più

terribile è l'effetto che ha avuto su di lei".

"Su di me?".

"Sì, su di lei. L'ho vista andar fantasticando qua e là come se non

gliene importasse niente; la sentii persino dire che sarebbe rimasto

volentieri qui per sempre, che il posto le piaceva... Ma che cosa le

è accaduto, Conway? Non può ridiventare quello di prima? A Baskul si

Page 192: L'orizzonte perduto - James Hilton

andava tanto d'accordo! Era così diverso allora!".

"Mio caro ragazzo!".

Conway protese la mano verso Mallinson e ne ricevette una stretta

calda e affettuosa. Mallinson continuò:

"Lei non se n'è accorto, ma mi sono sentito terribilmente solo in

queste ultime settimane. Nessuno che si curasse dell'unico problema

veramente importante! Barnard e Miss Brinklow potevano avere qualche

ragione, ma trovar lei contro...!".

"Mi dispiace".

"Ripete sempre la stessa frase, ma non mi è di nessun aiuto".

Allora Conway, spinto da un impulso improvviso, disse:

"Ebbene, lasci che la aiuti, se posso, confidandole un segreto.

Quando mi avrà ascoltato, molto di ciò che ora le sembra così strano

e complesso apparirà chiaro. Capirà almeno per qual motivo è

impossibile che LoTsen parta con lei".

"Credo che non vi sia niente che mi possa far pensare così. A ogni

modo faccia presto, perché non c'è davvero tempo da perdere".

Conway raccontò brevemente tutta la storia di ShangriLa come

l'aveva appresa dal Gran Lama e con i particolari delle successive

conversazioni con Chang. qualunque altra cosa avrebbe voluto fare

eccetto questa, ma gli sembrò che, date le circostanze, il passo

fosse giustificato e forse necessario: Mallinson era veramente un

caso speciale per lui, da risolversi come meglio reputava. Parlò

rapido e con facilità e così facendo si sentì di nuovo soggiogato dal

fascino di quello strano mondo senza tempo; la sua bellezza lo

conquistava fin nelle intime fibre, e più di una volta gli parve di

leggere le pagine di un memoriale, tanto le idee e le frasi si erano

stampate chiaramente nel suo cervello. Tacque un solo dettaglio per

Page 193: L'orizzonte perduto - James Hilton

risparmiarsi un'emozione che non poteva ancora sopportare: che il

Gran Lama era morto quella notte e che lui ne era l'erede.

Verso la fine della narrazione si sentì già sollevato; quand'ebbe

finito fu addirittura contento: era stata la soluzione migliore. Alzò

allora gli occhi tranquillamente, persuaso di aver fatto bene.

Ma Mallinson, ticchettando con le dita sul tavolo, dopo una lunga

pausa esclamò:

"Non saprei davvero cosa dirle, Conway... se non che è pazzo del

tutto...".

Seguì un lungo silenzio, durante il quale i due uomini si

fissarono, ma in modo ben diverso: Conway disilluso nuovamente e

chiuso in se stesso, Mallinson a disagio e in preda a un'impazienza

mal contenuta.

"Così, mi crede pazzo?" chiese alla fine Conway.

Mallinson scoppiò in una risata nervosa.

"Mi sembra logico dopo un simile racconto... Cioè... dopo tante

sciocchezze... Insomma, mi pare che non valga la pena di discuterne".

Negli occhi e nella voce di Conway ci fu un'immensa sorpresa.

"Le chiama sciocchezze?".

"Ma in che altro modo potrei chiamarle? Mi spiace dirlo, Conway...

è una dichiarazione un po' dura... ma credo che nessun uomo con la

testa perfettamente a posto le giudicherebbe altrimenti".

"Perciò pensa ancora che siamo stati condotti qui, per caso, da

qualche pazzo che aveva fatto i suoi bravi progetti per scappare in

aereo e volare più di mille miglia soltanto per il piacere di

farlo?".

Conway gli offrì una sigaretta. Vi fu una pausa che diede a

entrambi un senso di sollievo. Poi Mallinson rispose:

Page 194: L'orizzonte perduto - James Hilton

"Senta, non serve discutere la faccenda punto per punto. In realtà,

circa il suo racconto che questa gente aveva pensato di mandare per

il mondo - così, vagamente - qualcuno a adescare gli stranieri, e che

il nostro pilota studiò l'arte di volare e poi aspettò pazientemente

il momento buono, e che finalmente un apparecchio adatto si trovò a

dover partire da Baskul con quattro passeggeri... via, non dirò che

sia letteralmente impossibile, ma mi sembra ridicolo e troppo ben

congegnato. E ancora, se fosse un fatto a sé si potrebbe discutere;

ma lei ci aggancia ogni sorta di altri eventi assolutamente

inverosimili... tutte queste frottole di Lama che hanno centinaia

d'anni, e che hanno scoperto un nuovo elisir di gioventù, o come

diavolo vuole chiamarlo... ebbene io mi domando da che razza di

microbo lei sia stato punto; ecco tutto".

Conway sorrise.

"Sì, può sembrare incredibile. Anche a me, forse, da principio,

fece la stessa impressione... non ricordo bene. E' certamente una

storia non comune, ma si è reso conto con i suoi occhi che anche

questo luogo non è comune. Pensi alle cose straordinarie che abbiamo

realmente visto entrambi, una valle perduta fra montagne

inaccessibili, un monastero con una biblioteca di libri europei...".

"Oh, sì, con riscaldamento centrale, e acqua corrente, e tè alle

cinque, e tutto il resto... è meraviglioso, lo riconosco".

"E che cosa ne dice allora?".

"Ben poco, lo confesso. E' un assoluto mistero. Ma questa non è una

ragione per accettare dei racconti virtualmente impossibili. Credere

nei bagni caldi perché si sono usati è molto diverso dal credere che

certa gente abbia varie centinaia d'anni perché ve l'hanno

raccontato". Rise ancora, inquieto. "Senta, Conway, questo paese le

Page 195: L'orizzonte perduto - James Hilton

ha scosso i nervi, e non me ne stupisco davvero. Raduni la sua roba e

andiamocene. Finiremo questa discussione fra un mese o due, dopo un

buon pranzetto da Maiden".

Conway rispose pacatamente: "Non ho alcun desiderio di tornare a

far quella vita".

"Che vita?".

"Quella a cui lei pensa ora... pranzi... balli... tennis...".

"Ma io non ho mai parlato di balli né di tennis! E del resto, che

cosa c'è di male? Vuole dire che non intende venire con me? Dunque

resterà qui con gli altri due? Ah, ma almeno non riuscirà a impedirmi

di andarmene via!". Mallinson gettò la sigaretta e balzò alla porta

tutto acceso in volto. "Lei è fuori di sé!" urlò selvaggiamente. "E'

pazzo, ecco. E' vero che è sempre calmo, mentre io sono sempre

eccitato, ma io sono sano di mente, e lei non lo è! Mi avevano

avvertito prima che vi raggiungessi a Baskul; credevo che

s'ingannassero, ma ora mi accorgo di no...".

"Di che cosa l'avevano avvertita?".

"Dicevano che lei era stato travolto in uno scoppio di granata in

guerra e che dopo di allora era rimasto un po' strano. Non glielo

rimprovero, non è colpa sua, e Dio sa se mi costa parlarle così...

Ah, me ne vado. E' terribile, e mi fa male, ma devo andare. Ho dato

la mia parola".

"A LoTsen?".

"Se vuole saperlo, sì".

Conway si alzò e gli stese la mano.

"Addio, Mallinson".

"Per l'ultima volta: non vuole proprio venire?".

"Non posso".

Page 196: L'orizzonte perduto - James Hilton

Si strinsero la mano e Mallinson lo lasciò.

Conway, rimasto solo, sedette nuovamente al tavolo, nella luce

delle lanterne. Gli pareva, come in quel detto famoso rimastogli

nella memoria, che tutte le cose più belle fossero passeggere e

periture; che i suoi due mondi non avrebbero mai potuto conciliarsi,

e uno di essi sarebbe sempre rimasto sospeso a un filo. Dopo aver

riflettuto a lungo guardò l'orologio: mancavano dieci minuti alle

tre.

Non si era ancora mosso dal tavolo, e stava fumando l'ultima delle

sue sigarette, quando Mallinson tornò. Il giovane entrò agitato, ma

appena si accorse di Conway fece un passo indietro verso l'ombra come

per tentare di ricomporsi. Non parlava; e allora, dopo un momento di

attesa, Conway gli domandò:

"Ebbene, che cosa è accaduto? Perché è tornato?".

Questa domanda così naturale ridonò coraggio a Mallinson; avanzò,

si tolse la pesante pelliccia di pecora e sedette. Aveva il volto

pallidissimo, e tremava in tutta la persona.

"Non ne ho avuto la forza" gridò quasi singhiozzando. "Ricorda quel

punto in cui ci legarono tutti insieme? Sono arrivato fin lì, ma non

ho potuto andar oltre. Non tollero le altezze e al chiaro di luna mi

pareva un abisso tremendo. Sono stupido, vero?". Non si controllò

più, e stava per cedere a una crisi di nervi, ma Conway riuscì a

calmarlo. Allora continuò: "Questa gente del monastero può dormire

tranquilla: nessuno li minaccerà mai per via di terra! Ma che cosa

non darei, Dio buono, per volarci sopra con un carico di bombe!".

"E perché vorreste farlo, Mallinson?".

"Perché è necessario fracassar tutto. Questo è un sito malsano e

Page 197: L'orizzonte perduto - James Hilton

immondo e se realmente le sue favole avessero un fondamento sarebbe

più odioso ancora! Un mucchio di vecchi stregoni, in agguato come

ragni per accalappiare chi passa vicino... è schifoso... E poi, chi

avrebbe la voglia di vivere fino a una simile età? Quanto al suo

preziosissimo Gran Lama, se ha appena la metà degli anni che lei

dice, è ora che qualcuno ponga fine ai suoi dispiaceri... Ah, perché

non vuole venir via con me, Conway? Mi pesa pregarla solo per una

ragione egoistica, ma, perbacco, io sono giovane, e siamo stati così

buoni amici... tutta la mia vita non conta proprio niente per lei in

confronto alle bugie di queste orrende creature? E LoTsen? anche lei

è giovane... non conta nemmeno?".

"LoTsen non è giovane" disse Conway.

Mallinson lo guardò e cominciò a ridere nervosamente.

"Oh, no, non è giovane... non è affatto giovane, è naturale.

Dimostra circa diciassette anni, ma lei mi dirà - immagino - che è

una novantenne ben conservata".

"E' arrivata qui nel 1884, Mallinson".

"Delira, caro mio!".

"Mallinson, la sua bellezza, come tutte le cose belle al mondo, è

alla mercé di chi non sappia apprezzarla. E' fragile e può vivere

soltanto dove la fragilità è molto amata. La porti via dalla valle e

la vedrà svanire come un'eco".

Mallinson rise aspramente, come se acquistasse fiducia dai suoi

stessi pensieri.

"Di questo non ho paura. Se mai è proprio qui che LoTsen non è

altro che un'eco". E dopo una pausa aggiunse: "Non che questo tenore

di discorsi ci porti molto lontano; sarebbe meglio tagliar corto con

tutte queste belle frasi poetiche e tornare alla realtà; Conway, io

Page 198: L'orizzonte perduto - James Hilton

voglio aiutarla, so che son tutte sciocchezze, ma voglio discuterle

con lei per il suo bene. Farò finta che ci sia qualcosa di possibile

in ciò che mi ha riferito, e che si debba esaminarlo. Mi dica ora

seriamente: quali prove ha da darmi in proposito?".

Conway tacque.

"Può dirmi soltanto che qualcuno le ha sciorinato una filastrocca

fantastica. Non accetterebbe senza prove una storia del genere

neppure da una persona attendibilissima e che avesse conosciuto fin

dai primi anni della sua vita. E che prove ha in questo caso? Neppure

una, a quanto vedo. LoTsen le ha forse raccontato la sua storia?".

"No, ma...".

"E allora perché credervi se gliel'ha raccontata qualcun altro? E

può forse mostrarmi un solo fatto, in questa faccenda della

longevità, in grado di darle consistenza?".

Conway pensò un momento, poi accennò alle opere sconosciute di

Chopin che Briac gli aveva suonato.

"Ebbene, io non sono musicista, e quest'argomento non mi dice

nulla. Ma anche se quelle melodie fossero autentiche Briac non

potrebbe averle avute in qualche altro modo, senza che questa storia

debba perciò esser vera?".

"Sarebbe di certo possibile".

"Poi dice che esiste questo famoso metodo per conservare la

giovinezza, eccetera, eccetera. Com'è? Ha accennato a qualche droga;

ebbene, voglio sapere di che droga si tratta. L'ha vista? provata?

Qualcuno le ha forse portato degli esempi concreti?".

"Devo ammetterlo, non conosco i particolari".

"E non si è mai curato di chiederne? Non le pareva che una storia

simile avesse bisogno di conferma? Se l'è bevuta così?". Vedendo che

Page 199: L'orizzonte perduto - James Hilton

era in vantaggio si fece incalzante. "E di questo luogo, a parte ciò

che le hanno raccontato, che cosa conosce in realtà? Ha visto alcuni

vecchi - ecco tutto. Più di questo non possiamo dire, se non che

tutto è bene organizzato qui e va avanti come sulle ruote. Come e

perché sia sorto il monastero non lo sappiamo; e perché vogliono

tenerci qui, ammesso che proprio lo vogliano, è ugualmente

misterioso; ad ogni modo tutto questo non è sufficiente per credere a

qualsiasi antica leggenda che ci raccontino! Se a lei, che dopo tutto

ha la stoffa del critico, dicessero tutto ciò in un monastero inglese

rifiuterebbe di crederlo - non capisco perché debba prenderlo per

buono soltanto perché ci troviamo nel Tibet!".

Conway annuì. Anche in mezzo a pensieri molto seri non poté fare a

meno di approvare una stoccata giunta a segno.

"E' un'osservazione acuta, Mallinson. suppongo che la verità sia

questa: quando dobbiamo credere senza prove a qualche cosa,

incliniamo sempre tutti dalla parte che più ci attira".

"Sarò un idiota, ma non riesco a capire che piacere ci possa essere

a continuare a vivere quando si è già mezzi morti. Per gusto mio, mi

dia una vita breve, ma brillante. E tutte queste chiacchiere su una

guerra futura... sciocchezze! Come si fa a sapere quando ci sarà

un'altra guerra, e come sarà? Nella grande guerra tutti i profeti non

si sbagliarono forse?". Siccome Conway taceva aggiunse: "E poi, a che

serve dire che gli eventi sono inevitabili? Anche se lo fossero, è

inutile crucciarsi. Se dovessi andare in guerra a battermi, lo sa il

cielo che bella paura avrei, ma preferisco affrontare la paura

piuttosto che seppellirmi qui".

Conway sorrise.

"Mallinson, lei è straordinario nel fraintendermi. Quando eravamo a

Page 200: L'orizzonte perduto - James Hilton

Baskul mi credeva un eroe, ora mi prende per un vigliacco. In realtà

io non sono né l'uno né l'altro, benché questo non abbia ora nessuna

importanza. Tornato in India racconti pure, se vuole, che ho deciso

di stabilirmi in un monastero del Tibet perché un'altra guerra mi

faceva paura. Il motivo non è questo ma sarà certamente creduto da

tutti quelli che già mi credono pazzo".

Mallinson rispose con una certa tristezza:

"Lo so che è sciocco parlare così. Non dirò mai una sola parola

contro di lei, qualunque cosa accada. Può contarci. Non la capisco,

lo ammetto, ma... ma vorrei capirla. Le assicuro che lo desidero

tanto. Conway, non posso proprio aiutarla? Non c'è nulla ch'io possa

dire, o fare per lei?".

Ci fu un lungo silenzio interrotto alla fine da Conway:

"Vorrei farle una domanda: mi perdonerà se sarà troppo intima".

"Ebbene?".

"E' innamorato di LoTsen?".

Il pallido viso del giovane cambiò colore in un attimo.

"Credo di sì. Le parrà assurdo e incredibile, e forse lo è, ma non

posso far violenza ai miei sentimenti".

"Non mi pare affatto assurdo".

La discussione, dopo molta burrasca, sembrava entrata in porto, e

Conway aggiunse:

"E neppur io posso far violenza ai miei. Quella ragazza e lei siete

le due persone al mondo a cui voglio più bene, benché possa sembrare

strano". Si alzò e cominciò a passeggiare per la stanza. "Abbiamo

detto tutto quello che si poteva dire, non è vero?".

"Credo di sì". Ma poi Mallinson in un impeto d'ardore continuò: "Ma

che sciocchezza... credere che non sia più giovane! Ed è anche una

Page 201: L'orizzonte perduto - James Hilton

cattiveria; e di pessimo gusto. Mi dica che non lo crede, Conway! E'

una cosa ridicola...".

"E chi potrebbe darle la prova che è giovane?...".

Mallinson voltò il capo da un lato e fissò gli occhi a terra; c'era

sul suo viso un'austera timidezza.

"Ne ho la certezza assoluta... Forse ora mi stimerà meno... Ma ne

sono proprio certo. Lei non l'ha mai capita, Conway. Era fredda solo

in apparenza... Il risultato della vita qui. Tutto il calore si era

raggelato... ma il calore c'era".

"Purché qualcuno lo sciogliesse dal gelo?".

"Sì... si potrebbe dire così".

"Ed è veramente giovane, Mallinson?... ne ha la certezza?".

Mallinson rispose dolcemente:

"Sì; è proprio una fanciulla. Mi dispiaceva tanto per lei; ma fu

un'attrazione reciproca. Non credo che ci sia niente da vergognarsi.

Del resto, in un posto come questo è la cosa più logica che potesse

accadere...".

Conway andò al balcone e guardò la lucida cima del Karakal; la luna

navigava sempre alta in un oceano senz'onde. Sentì che il sogno, come

tutte le cose troppo belle, era svanito al primo tocco della realtà;

sentì che l'avvenire del mondo intero messo su una bilancia contro la

gioventù e l'amore avrebbe pesato meno dell'aria. E si accorse pure

che la sua mente viveva in un mondo tutto suo, con ShangriLa in

microcosmo, e che anche questo mondo era in pericolo. Perché mentre

cercava di farsi forza, le vie della sua immaginazione si torcevano e

si tendevano sotto l'urto; gli edifici crollavano, tutto stava per

frantumarsi. Se ne sentiva addolorato solo in parte; ma infinitamente

triste e perplesso. Non sapeva più se era stato pazzo e se fosse ora

Page 202: L'orizzonte perduto - James Hilton

rinsavito, o se fosse stato sano di mente per un certo tempo, e poi

di nuovo impazzito.

Quando si volse, era cambiato; la sua voce si era fatta più acuta,

quasi brusca, il suo viso lievemente contratto: somigliava al Conway

che era stato a Baskul. pronto all'azione si piantò di fronte a

Mallinson con una nuova e improvvisa vivacità.

"Se fossi con lei, crede che riuscirebbe a passare in cordata quel

punto pericoloso?" gli chiese.

Mallinson gli balzò incontro:

"Conway!" gridò con voce strozzata. "Ma allora viene con me?! Si è

finalmente deciso!".

Partirono non appena Conway si fu preparato per il viaggio.

Andarsene fu straordinariamente semplice: una partenza, non una fuga:

nessun incidente nell'attraversare le zone di luce e d'ombra dei

cortili. Si poteva credere che non vi fosse nessuno, pensò Conway, e

subito l'idea di quel vuoto divenne vuoto dentro di lui; mentre

Mallinson, quasi inascoltato, seguitava a parlare del viaggio.

Com'era strano che la loro lunga discussione si fosse mutata in

azione; che questo segreto santuario venisse abbandonato da chi vi

aveva trovato tanta felicità! Non era passata un'ora che si fermarono

senza fiato a una curva del sentiero e videro per l'ultima volta

ShangriLa. Sprofondata sotto di loro, la valle della Luna Azzurra

sembrava una nuvola, e i tetti sparsi parvero a Conway quasi

fluttuanti nella scia di nebbia che si allontanava dietro ai suoi

passi. Era questo il momento dell'addio. Mallinson, rimasto

silenzioso per la fatica della ripida salita, disse ansando:

"Bravo, andiamo benone; coraggio e avanti!".

Conway sorrise, ma non disse nulla: stava già preparando la corda

Page 203: L'orizzonte perduto - James Hilton

per attraversare lo strettissimo passaggio a picco. Come aveva detto

il giovane, si era finalmente deciso; ma era anche vero che questa

decisione era l'unica cosa rimastagli. Tutto quel che ancora era vivo

in lui, era quel poco di energia attiva; il resto era vuoto, un vuoto

difficile a sopportare. Viandante fra due mondi, d'ora in poi avrebbe

dovuto camminare, camminare sempre; ma per il momento, nel suo

profondo annullamento interiore non sentiva se non l'affetto per

Mallinson e il dovere di aiutarlo: il suo destino era, come quello di

innumerevoli altri uomini, fuggire dalla saggezza e diventare un

eroe.

Mallinson sull'orlo dell'abisso fu tutt'altro che calmo, ma Conway

riuscì a farlo passare in perfetto stile alpinistico, e quando la

prova fu superata sentirono subito entrambi il bisogno di accendere

una sigaretta.

"E' stato molto buono, Conway... forse indovina ciò che provo...

non posso spiegarle quanto sono contento...".

"Dia retta a me: non lo tenti neppure".

Dopo una lunga pausa, e prima di riprendere il cammino, Mallinson

aggiunse:

"Non soltanto per me, ma anche per lei. Che fortuna che si sia

accorto ora che tutta quella roba era un ammasso di fandonie!... E'

meraviglioso vederla tornato come prima...".

"Niente affatto" rispose asciutto Conway, consolandosi così nel suo

interiore tormento.

Verso l'alba attraversarono il valico senza essere molestati da

nessuna sentinella, ammesso che ce ne fossero; Conway pensò che,

fedeli alla regola, non sorvegliassero la strada se non

moderatamente. Raggiunsero in breve l'altipiano, reso liscio e nudo

Page 204: L'orizzonte perduto - James Hilton

dai venti furiosi, e dopo una graduale discesa scorsero

l'accampamento dei portatori. Lì tutto accadde secondo le previsioni

di Mallinson: trovarono già pronti gli uomini, tipi robusti in

pellicce di pelo di pecora, appiattati contro la bufera, e ansiosi di

cominciare il viaggio verso TatsienFu, a mille e cento miglia verso

oriente, ai confini della Cina.

"Viene con noi!" gridò Mallinson fuori di sé per la gioia quando si

incontrarono con LoTsen. non s'era ricordato che non capiva

l'inglese, ma Conway tradusse la frase.

Gli pareva che la piccola manciù non fosse mai stata così

raggiante. Gli sorrise con molta grazia, ma i suoi occhi erano tutti

per il giovane.

Epilogo

Fu a Delhi che mi incontrai nuovamente con Rutherford. eravamo

stati a pranzo dal viceré, ma a tavola la distanza e più tardi il

cerimoniale ci avevano tenuti divisi fino al momento in cui i servi

in turbante ci porsero i nostri cappelli all'uscita. "Vieni con me

all'albergo a prendere qualcosa" mi disse.

Salimmo in un taxi e attraversammo poche aride miglia fra le nature

morte dei Lutyens e quel palpitante e caldo cinema che è la vecchia

Delhi. Avevo letto sui giornali che Rutherford era appena tornato da

Kashgar. s'era ormai fabbricata quella reputazione che riesce a

conquistarsi automaticamente il meglio di ogni cosa; qualsiasi

vacanza un po' insolita assume il carattere di un'esplorazione, e

benché l'esploratore si guardi bene dal fare qualcosa di speciale, il

pubblico non lo sa, ed egli ricava il cento per cento da qualche

impressione frettolosa. Per esempio, non m'era parso che il viaggio

Page 205: L'orizzonte perduto - James Hilton

di Rutherford, così com'era stato riportato dalla stampa, fosse di

quelli che fanno epoca: le sepolte città del Khotan erano roba

vecchia, solo che ci si ricordasse di Stein e di Sven Hedin. ero

abbastanza intimo con Rutherford da canzonarlo un poco a tal

proposito, e lui ne rise.

"Hai ragione; se avessi raccontato la verità, sarebbe stata una

storia più interessante".

Salimmo nella sua stanza d'albergo a bere un whisky.

"Hai fatto ricerche di Conway, vero?" suggerii quando mi parve

giunto il momento propizio.

"La parola ricerche è un po' esagerata" rispose. "Non si può

ricercare un uomo solo in un paese grande come mezza Europa. Posso

dire soltanto che ho visitato vari luoghi dove mi aspettavo di

incontrarlo, o di averne almeno notizie. L'ultimo messaggio, ricordi,

annunziava la sua partenza da Bangkok per il nordovest. ho trovato

qualche traccia risalendo il paese per un breve tratto, e penso che

avrà probabilmente cercato di avvicinarsi ai distretti abitati da

tribù indigene verso il confine con la Cina. Non credo che avrebbe

tentato di entrare in Birmania dove poteva imbattersi in impiegati

governativi inglesi. Forse l'unico indizio l'avrei scovato in qualche

località dell'alto Siam, ma di giungere fin là non mi è passato

neppure per la mente".

"Credevi forse più facile scoprire la valle della Luna Azzurra?".

"Confesso che mi sembrò più probabile. Hai dato un'occhiata a quel

mio dattiloscritto?".

"L'ho letto con molta attenzione. Anzi l'avrei rispedito, ma sei

partito senza lasciare indirizzo".

Rutherford annuì.

Page 206: L'orizzonte perduto - James Hilton

"E che cosa ne pensi?".

"L'ho trovato estremamente interessante, sempre però che sia fedele

al racconto di Conway".

"Ti do la mia parola d'onore. Non ho inventato niente; anzi, di mio

v'è forse ancor meno di quel che tu possa immaginare. Ho un'ottima

memoria, e Conway aveva un modo speciale di descrivere le cose. Non

devi dimenticare che conversammo ininterrottamente per quasi

ventiquattr'ore".

"Bene, come ti ho già detto, è molto interessante".

Si appoggiò alla spalliera della sedia sorridendo.

"Se non trovi altro da dirmi, sarà meglio che te ne parli io. Ho

l'aria di essere molto sicuro, vero? Ma forse non lo sono. In

generale, nella vita, a creder tutto troppo facilmente, si sbaglia;

ma quando si crede troppo poco, ci si annoia. La storia di Conway mi

fece certamente molta impressione, e per vari motivi; mi proposi

quindi di aggiungervi tutto ciò che era possibile, oltre - s'intende

- alla probabilità di ritrovare anche lui".

Dopo aver acceso un sigaro continuò:

"Far questo voleva dire viaggiare molto in luoghi strani; ma

siccome mi piace... I miei editori non si lagneranno se mando loro

una volta tanto un libro di viaggi. Devo aver fatto, tutt'insieme,

parecchie migliaia di miglia; Baskul, Bangkok, ChungKiang, Kashgar,

le ho visitate tutte, e il mistero è certamente racchiuso in qualche

piccolo punto di tale area. Ma è un territorio abbastanza vasto, come

vedi, e tutte le mie investigazioni non poterono oltrepassarne

neanche il margine (e neppure, perciò, il margine del mistero). Se

poi, dell'avventura di Conway, vuoi soltanto i fatti, e solo quei

fatti che siano stati controllati da me, tutto ciò che posso dirti è

Page 207: L'orizzonte perduto - James Hilton

che lasciò Baskul il 20 maggio e che arrivò a ChungKiang il 5

ottobre. E le ultime notizie sono che partì di nuovo da Bangkok il 3

febbraio. Tutto il resto è probabilità, possibilità, indovinello,

mito, leggenda, quel che vuoi".

"Non hai dunque trovato nulla nel Tibet?".

"Mio caro, non ci sono neppure entrato nel Tibet. al palazzo del

governo non vollero nemmeno sentirne parlare; tutto ciò che si può

ottenere da quei signori è che diano la loro approvazione a una

spedizione sull'Everest, e quando dissi che volevo vagabondare nei

KuenLuns per conto mio, mi guardarono come se avessi proposto loro

di scrivere una biografia di Gandhi. Oh, ne sapevano molto più di me:

"Andare in giro per il Tibet non è impresa per un uomo solo; bisogna

partire con una spedizione bene organizzata, diretta da qualcuno che

sappia almeno qualche parola di tibetano". (E pensare che io, mentre

Conway mi raccontava la sua storia, mi ero di continuo meravigliato

che vi fossero tante difficoltà per aspettare l'arrivo dei portatori!

dicevo: ma perché non prendere tutt'e quattro le proprie robe, e via

tranquillamente da soli?...). La gente del Governo aveva mille

ragioni; tutti i passaporti del mondo non mi avrebbero aperto la via

dei KuenLuns. mi ci avvicinai fino a poterli vedere in lontananza in

una giornata limpidissima, a una cinquantina di miglia. Non molti

europei possono dire altrettanto".

"Sono montagne spaventose?".

"Sembravano un fregio bianco all'orizzonte, ecco tutto. A Yarkand e

a Kashgar ne domandai a quanti incontravo... Credo che siano la

catena meno esplorata del globo. Ebbi la fortuna di parlare con un

americano che tempo innanzi aveva tentato di attraversarli ma non era

riuscito a trovare un valico. Diceva che v'erano sì dei passaggi, ma

Page 208: L'orizzonte perduto - James Hilton

tremendamente alti e non segnati sulle carte. Gli chiesi se credeva

possibile l'esistenza di una vallata come l'aveva descritta Conway, e

lui mi rispose che se non impossibile era certo poco probabile,

soprattutto sotto gli aspetti geologici. Gli domandai poi se avesse

mai sentito parlare di una montagna a cono, alta quasi come le più

alte vette dell'Himalaya, e la sua risposta fu un po' strana. Disse

che v'era in proposito una leggenda, ma che la credeva senza

fondamento. Aggiunse che la leggenda parlava di monti anche più alti

dell'Everest, ma che a lui non pareva possibile. "Non credo che il

più alto picco dei KuenLuns superi i 25'000 piedi, se pure ci

arriva" disse. Ma si affrettò ad aggiungere che quelle cime non erano

mai state misurate rigorosamente.

"Gli chiesi allora che cosa sapesse dei monasteri di Lama nel

Tibet, dove si era recato parecchie volte, e raccontò le solite cose

che si leggono nei libri. Mi assicurò che non erano davvero luoghi di

incanti, e che i monaci erano generalmente sporchi e corrotti.

"Vivono a lungo?" chiesi, e mi rispose di sì, quando però non

morivano prematuramente di qualche male ripugnante. Allora mi feci

coraggio e andai al punto chiedendogli se avesse mai sentito qualche

leggenda di longevità estrema fra i Lama. "Ne ho sentito a bizzeffe"

rispose, "se ne raccontano di tutti i generi dappertutto, ma

verificarle è impossibile. Per esempio le mostrano un essere

ripugnante e le dicono che è rimasto per cent'anni murato in una

cella; a guardarlo le parrebbe estremamente probabile, ma

naturalmente non può esigere il certificato di nascita". Interrogato

se credeva che possedessero qualche potere occulto o medicinale per

prolungare la vita o la gioventù, mi disse che realmente si

attribuiscono loro molte e strane nozioni in proposito, ma che a

Page 209: L'orizzonte perduto - James Hilton

parer suo chi avesse indagato un po' da vicino avrebbe scoperto

facilmente una specie di trucco indiano della corda: è sempre qualcun

altro che l'ha vista. Disse che i Lama parevano avere strane forze di

controllo fisico. "Li ho osservati mentre stavano seduti sull'orlo di

un laghetto gelato, completamente nudi, con una temperatura sotto

zero e un vento furioso; i loro servi rompevano il ghiaccio e

inzuppavano d'acqua gelida larghe lenzuola con cui poi li

avviluppavano. Lo facevano per dodici volte e più, e sempre i Lama

asciugavano queste lenzuola con il calore del loro corpo. Si crede

che mantengano il sangue a un'elevata temperatura con la forza della

volontà, ma mi pare una spiegazione poco convincente"".

Rutherford si versò di nuovo da bere.

"Ma questo, come diceva pure il mio amico americano, non ha niente

a che vedere con la longevità. Dimostra soltanto che, riguardo

all'autodisciplina, i Lama hanno gusti ben poco allegri. Ecco dunque

fin dove ero giunto con le mie investigazioni, e probabilmente sarai

d'accordo con me che, con simili testimonianze, non c'è neppure

quanto basta per impiccare un cagnolino".

Gli dissi che concordavo pienamente, e gli chiesi poi se i nomi

"Karakal" e "ShangriLa" non avessero trovato qualche eco nella

memoria dell'americano.

"Niente affatto; ho provato inutilmente. Dopo aver ascoltato le mie

domande concluse: "I monasteri mi interessano poco; una volta a un

tale che incontrai nel Tibet dissi che se per caso avessi abbandonato

la via giusta, l'avrei lasciata per evitarli, non per andare a

caderci dentro". Questa sua casuale osservazione mi fece venire

un'idea curiosa, e gli chiesi quando fosse avvenuto questo suo

incontro. ""Oh, da un bel pezzo" mi rispose, "prima della guerra.

Page 210: L'orizzonte perduto - James Hilton

Credo che fosse nel 1911". Insistetti per avere altri particolari che

mi diede ricordando alla meglio. Pare che allora stesse viaggiando

per una società geografica americana, con parecchi colleghi,

portatori, eccetera... una spedizione in regola. In qualche luogo

presso i KuenLuns aveva incontrato quest'individuo, un cinese in una

portantina con portatori indigeni. Questo tale parlava in buon

inglese, e aveva insistito vivamente perché visitassero un certo

monastero nelle vicinanze; anzi si era offerto come guida lui stesso.

L'americano aveva risposto che non avevano tempo e che la proposta

non li interessava, e questo fu tutto". Dopo una pausa Rutherford

proseguì: "Suppongo che questo non significhi gran che. Quando

qualcuno si sforza di ricordare un incidente qualunque capitatogli

vent'anni prima, non puoi architettarvi su grandi congetture. Ma puoi

trarne motivo per interessanti riflessioni".

"Sì, benché una spedizione bene organizzata che avesse accettato

l'invito non sarebbe poi stato troppo facile trattenerla al monastero

contro la volontà dei componenti".

"E' vero. E forse non si trattava neppure di ShangriLa".

Ci ripensammo a lungo, ma pareva un argomento troppo nebuloso per

poterlo discutere, e io continuai chiedendogli se avesse scoperto

qualche prova a Baskul.

"A Baskul non ebbi alcuna speranza; e fu anche peggio a Peshawar.

nessuno mi seppe dir nulla, eccetto che il dirottamento dell'aereo

era un fatto innegabile. Furono anche piuttosto restii

nell'ammetterlo; non era un episodio da vantarsene".

"E dell'apparecchio non si ebbe mai più nessuna notizia?".

"Non una parola, né dell'apparecchio, né dei passeggeri. Potei però

verificare che si trattava veramente di un aereo speciale, capace di

Page 211: L'orizzonte perduto - James Hilton

salire a grandi altezze e attraversare lunghe catene di montagne.

Cercai pure di rintracciare quel Barnard, ma il suo passato risultò

così misterioso che non sarei affatto sorpreso che fosse proprio

Chalmers Bryant, come diceva Conway. Tanto più che la scomparsa di

Bryant fra tanto chiasso e fra tutte le recriminazioni del fallimento

era sembrata a tutti stupefacente".

"Ti sei informato del rapitore?".

"Tentai, ma anche qui senza risultato. L'aviatore militare che

l'altro aveva atterrato per prenderne il posto, era morto qualche

tempo dopo; così anche questa promettente pista di indagini fu

troncata. Scrissi persino in America a un mio amico che dirige una

scuola d'aviazione per sapere se di recente avesse avuto qualche

allievo tibetano, ma la sua risposta, benché pronta, fu una nuova

delusione. Mi disse che non faceva alcuna distinzione fra tibetani e

cinesi: che di questi ultimi ne aveva istruito circa cinquanta per

combattere contro i giapponesi. Niente da fare neppure lì, come vedi.

Però feci una bizzarra scoperta, che del resto mi sarebbe stata

facile anche da Londra. Verso la metà del secolo scorso c'era a Jena

un professore tedesco che si fece giramondo e visitò il Tibet nel

1887. Non tornò più, e si diceva fosse annegato guadando un fiume. Si

chiamava Friedrich Meister".

"Cielo! uno dei nomi citati da Conway!".

"Sì, ma potrebbe anche essere una coincidenza. E poi non proverebbe

nulla perché l'uomo di Jena era nato nel 1845".

"Però è strano" dissi.

"Sì, è abbastanza strano".

"E sei riuscito a rintracciare gli altri?".

"No. E' un peccato che la lista dei nomi non fosse più lunga. Non

Page 212: L'orizzonte perduto - James Hilton

trovai cenno di nessun allievo di Chopin che si chiamasse Briac,

benché questo non provi che non sia esistito. Conway era piuttosto

parco nei nomi, e se ci pensi è strano che di circa cinquanta Lama

che dovevano trovarsi nel monastero me ne nominasse soltanto uno o

due. Anche di Perrault e di Henschell non potei trovare alcuna

traccia".

"E che mi dici di Mallinson?" domandai. "Che cosa gli sarà

capitato? E di quella ragazza? Quella piccola cinese?...".

"Cercai di informarmi anche di loro, mio caro. Come avrai visto dal

manoscritto, il difficile consisteva in questo: che la storia di

Conway termina nel momento in cui abbandonarono la vallata con la

carovana dei portatori. Dopo di questo o non volle o non poté

raccontarmi cosa fosse successo; però, bada, me l'avrebbe detto poi,

se avessimo avuto più tempo. Possiamo però tentare di ricostruire in

qualche modo la tragedia. Le fatiche del viaggio dovettero essere

impressionanti e v'era il pericolo di incontrare briganti, o magari

di essere traditi dalla stessa scorta. Probabilmente non sapremo mai

con esattezza ciò che accadde, ma è quasi sicuro che Mallinson non

sia mai giunto in Cina. Figurati se non ho fatto ogni sorta di

inchieste! Cercai, prima di tutto, di reperire delle notizie sui

grandi invii di libri e di merci oltre la frontiera tibetana, ma né a

Sciangai, né a Pechino, che mi parevano i luoghi più probabili per

simili spedizioni, trovai assolutamente nulla. Questo però non

avrebbe molta importanza, perché per le loro importazioni i Lama

dovevano certo preoccuparsi del segreto assoluto. Allora feci un

tentativo a TatsienFu. Sembra un luogo magico, difficilissimo a

raggiungersi, una specie di mercato alla fine del mondo, dove i

portatori cinesi dello Yunnan passano i loro carichi di tè ai

Page 213: L'orizzonte perduto - James Hilton

tibetani. Ne leggerai qualcosa nel mio nuovo libro, che sarà presto

pubblicato. Gli europei arrivano di rado fin laggiù. Vi trovai gente

educata e cortese, ma assolutamente nessuna testimonianza dell'arrivo

di Conway con i suoi compagni".

"Perciò non ti sei ancora spiegato come Conway abbia potuto

arrivare a ChungKiang?".

"Sono giunto a questa sola conclusione: che vi capitò per caso,

come avrebbe potuto capitare in qualunque altro posto. Però noi, una

volta a ChungKiang, possiamo finalmente rientrare nel regno dei

fatti, e questo è già un risultato. L'ospedale della missione con le

sue suore è una realtà indubitabile, ed è pure una realtà

l'entusiasmo di Sieveking a bordo quando Conway suonò quella

pseudomusica di Chopin". Rutherford si interruppe, poi disse

pensoso: "Puoi constatare che sto facendo un vero esercizio per

equilibrare tutte le probabilità; ebbene, i due piatti della bilancia

salgono e scendono con scatti quasi uguali, tanto da una parte che

dall'altra. Certo - siamo franchi -, se non accetti il racconto di

Conway, vuol dire che hai dei dubbi o sulla sua sincerità, o sulle

sue facoltà mentali".

Si interruppe nuovamente, come aspettando qualche parola di

commento; e io dissi:

"Come sai, dopo la guerra non l'ho più rivisto; ma mi dissero che

era tornato molto cambiato".

Rutherford rispose:

"Sì, lo era davvero. Come può un giovane (anzi un ragazzo, quasi)

assoggettarsi a tre anni di intenso logorio fisico e morale senza che

una parte di lui non sia fatta a brandelli? La gente dirà, immagino,

che ne uscì senza un graffio. Ma le ferite c'erano: erano dentro".

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Parlammo un poco della guerra, e delle sue conseguenze a seconda

delle persone; ma tornò presto sul tema principale:

"Devo aggiungere una cosa, e forse è la più strana di tutte: un

particolare che venne fuori quando feci le mie ricerche alla

missione. Come puoi intuire, suore, medici, infermieri, fecero tutto

il possibile per aiutarmi; ma non rammentavano gran che, perché a

quell'epoca avevano avuto un lavoro enorme per un'epidemia di febbri.

Una delle mie domande fu in che modo Conway fosse arrivato

all'ospedale: da solo, oppure accompagnato da qualcuno che lo avesse

trovato ammalato in qualche luogo? Nessuno se ne ricordava, era

accaduto tanto tempo fa... Ma a un tratto, quando stavo per

rinunciare al mio interrogatorio, una delle suore disse casualmente:

"Credo che il dottore dicesse che era stato accompagnato qui da una

donna". Non seppe dirmi altro; e siccome il dottore non era più alla

missione, non potei averne subito la conferma.

"Ma ormai ero così a buon punto nelle mie indagini, che non avevo

nessuna intenzione di troncarle. Seppi che il dottore si trovava a

Sciangai, in un grande ospedale, e andai a trovarlo. Era un ometto

buffo ma intelligentissimo; parlava inglese abbastanza bene spezzando

le sillabe alla cinese in un modo divertente. Lo avevo già conosciuto

durante il mio primo soggiorno a ChungKiang, e fu molto cortese,

benché sovraccarico di lavoro per una recente incursione aerea dei

giapponesi, un avvenimento feroce; le incursioni aeree dei tedeschi

su Londra non sono nulla in confronto a quanto i giapponesi fecero

nei quartieri indigeni di Sciangai. Il dottore mi disse subito che

ricordava benissimo il caso di quell'inglese che aveva perduto la

memoria. Gli chiesi se era vero che fosse stato accompagnato

all'ospedale da una donna. "Sì, certo, da una donna cinese". Si

Page 215: L'orizzonte perduto - James Hilton

ricordava di lei? Mi rispose che non rammentava niente, eccetto che

anche lei era ammalata di febbri, e che era morta quasi subito...

Fummo interrotti: vennero ad avvertirlo ch'era arrivata un'altra

ambulanza di feriti e che li avevano disposti su barelle nei

corridoi, perché le corsie erano piene zeppe. Mi dispiaceva fargli

perder tempo, tanto più che il tuonare dei cannoni a Woosung ammoniva

che ci sarebbe stato ancora molto da fare. Quando ritornò,

apparentemente allegro fra tanto squallore, gli feci un'unica domanda

finale: "E quella donna cinese... mi dica... era giovane?"".

Rutherford scosse il sigaro, come se il racconto gli avesse dato

tanta emozione quanta sperava che ne procurasse a me. Poi disse:

"L'ometto mi guardò un momento con gravità, poi rispose con quel

buffo sillabare che è proprio dei cinesi istruiti: "Oh no, era molto

vecchia; più vecchia di quante ne avessi mai visto"".

Sedemmo a lungo in silenzio; poi parlai nuovamente di Conway come

lo ricordavo io, buon ragazzo, ricco di belle doti e tanto simpatico;

poi della guerra che lo aveva mutato; dei molti misteri del tempo,

dell'età e del pensiero; e della piccola manciù che era diventata

"molto vecchia" e di quell'ultimo strano sogno della Luna Azzurra.

"Credi che la troverà mai?" gli chiesi.

Fine