Le parole della R.J. - Unical

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Le parole della R.J. Il dialogo riparativo UNICAL a.a. 2018/2019 MEDIAZIONE PENALE PROF.SSA AVV.TO G.M.PATRIZIA SURACE

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Le parole della R.J.

Il dialogo riparativo

UNICAL a.a. 2018/2019 MEDIAZIONE PENALE

PROF.SSA AVV.TO G.M.PATRIZIA SURACE

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L’ASCOLTO: ‘PER ASCOLTARE BISOGNA TACERE’…

I. Accoglienza dell’identità dell’altro

II. Capacità e robustezza interiore di lasciarsi mettere in

discussione dall’altro

III. Vera disponibilità a riconoscere i limiti delle proprie

prospettive

La duplicità dell’ascolto: criteri che utilizziamo per ascoltare e

capacità di fare silenzio dentro di noi (come condizione essenziale

per accogliere l’altro).

L’ASCOLTO DEVE ESSERE ATTENTO, ATTIVO CAPACE DI

SOLLECITARE DINAMICHE RELAZIONALI INTERPERSONALI ED

EVOLUTIVE (precondizione di riconoscimento).

Dunque: vestire gli indumenti altrui… non avere fretta di arrivare

alle conclusioni, cambiare punto di vista (quel che vedi dipende dal

tuo punto di vista); tirar fuori le emozioni che sono ottimi

strumenti conoscitivi

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IL ‘NON’ ASCOLTO: LE BARRIERE DELLA COMUNICAZIONE

1. ORDINARE, COMANDARE, ESIGERE,

2. AVVISARE, MINACCIARE,

3. FARE LA PREDICA, RIMPROVERARE,

4. CONSIGLIARE, DARE SOLUZIONI,

5. REDARGUIRE, AMMONIRE,

6. GIUDICARE, CRITICARE, DISAPPROVARE

7. DEFINIRE, STEREOTIPARE, ETICHETTARE,

8. INTERPRETARE, ANALIZZARE, DIAGNOSTICARE,

9. APPREZZARE, CONVENIRE, DARE VAUTAZIONI

POSITIVE,

10.RASSICURARE, MOSTRARE COMPRENSIONE

CONSOLARE,

11.CONTESTARE, INDAGARE, METTERE IN DUBBIO,

12.ELUDERE, DISTRARRE, FARE SARCASMO

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L’IMPORTANZA DELL’ASCOLTO: LO STORYTELLING

La narrazione della vittima in uno spazio ‘protetto’ dove si dia

voce all’esperienza di vittimizzazione in un contesto

extraprocessuale in un tempo non contingentato (KRONOS),

ma in una dimensione temporale soggettiva (KAIROS),

OFFRENDO SPAZIO ALLE EMOZIONI ED ALLE QUESTIONI

DI FATTO CHE SONO ESSENZIALI PER LA ELABORAZIONE

DEL CONFLITTO.

Anche chi ha commesso il reato, attraverso il racconto della

vittima, potrà conoscere fino in fondo cosa ha fatto

attraverso l’attivazione di memorie individuali e collettive

(così, Mazzucato, Ceretti, Mannozzi).

BRAITHWAITE richiama il concetto di EMPOWERMENT:

concetto complesso che esprime la forza vitale dell’istinto di

sopravvivenza che induce l’offeso a rialzarsi e che richiede

una rinnovata capacità di autodeterminarsi, mediante il

consolidamento dell’autostima e del senso di sicurezza.

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EMPATIA: CAMMINO DI INTERIORITA’ IMMEDIESIMAZIONE

(vedere con gli occhi degli altri)

RIFLETTIAMO…

‘NEURONI A SPECCHIO’ (RIZZOLATTI 1992); sembra che provochino

una reazione speculare di chi osserva passivamente un’azione ‘come se’

stesse agendo in prima persona (una grammatica biologica universale

dell’etica?)

HUSSERL E STEIN: l’atto con il quale si coglie un vissuto estraneo in

modo non originario. POTREMMO DIRE FACCIAMO ESPERIENZA DEL

VISSUTO DI UNA COSCIENZA ESTRANEA E DELLA SUA

PERSONALITA’; ESPERIENZA DI UN DOLORE NON ORIGINARIO

RISPETTO AL NOSTRO VISSUTO.

SPIRITUALITA’ (STEIN): SENTIMENTO E VALORE. Ciò che l’uomo

coglie nei vissuti dello spirito non è una sequenza di tipo causale, bensì

un nesso significativo, un motivazione protesa al mondo dei valori.

Tramite i sentimenti, intesi quali atti dell’io in direzione di un oggetto

appartenente alla sfera assiologica, si rivela la profondità del soggetto,

le sue proprietà personali, la sua capacità di elevarsi verso i valori

supremi. ‘Ogni singola azione e così una singola espressione corporea -

uno sguardo o un sorriso- può darmi un’idea del nucleo della persona’.

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EMPATIA: il ruolo essenziale del SENTITO, OVVERO LA PERCEZIONE

DEL VISSUTO DELLE PARTI, ciò che trapela da un ascolto attivo

EQUI-VICINANZA (empatia e ruolo dello specchio) del MEDIATORE

UMANISTICO: capacità di cogliere, attraverso il ‘sentito’, l’altro e i

sentimenti non espressi, le emozioni, le istanze che si celano dietro il

conflitto e capacità di restituire la narrazione di quanto sentito, come

in uno specchio, in modo che ciascuna parte incontri l’altro su un

terreno linguistico che può sbloccare il conflitto, portandone alla luce

anche la sua dimensione simbolica (il che non comporta

necessariamente conciliazione).

L’importanza dell’incontro ‘faccia a faccia’: potenzialità e limiti…

L’incontro promuove il superamento della logica di separazione ed

esclusione tipica del carcere; mitiga la deprivazione di chance

relazionali connesse all’esecuzione della pena carceraria; consente il

‘reingresso’ nella dimensione della comunità.

La meditazione, con l’attenzione all’incontro ed all’ascolto reciproco,

finisce con il ricondurre la legge alla sua radice (la morale), secondo la

lezione di Levinas, come ‘responsabilità verso l’altro. Mentre il diritto

implica una risposta indiretta con un soggetto sovraindividuale

chiamato a rispondere alla legge; la mediazione implica una risposta

diretta a destinatario specifico (vittima). Tale immediatezza di

rapporto è tipica della morale

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RICONOSCIMENTO DELL’ALTRO

«Nel semplice incontro di un uomo con l’altro si gioca l’essenziale, l’assoluto:

nella manifestazione, nell’«epifania» del volto dell’altro scopro che il mondo

è mio nella misura in cui lo posso condividere con l’altro. E l’assoluto si gioca

nella prossimità, alla portata del mio sguardo, alla portata di un gesto di

complicità o di aggressività, di accoglienza o di rifiuto».

Emmanuel Lévinas

L’ALTRO E’ UN ‘TU’ CHE STA DI FRONTE (BUBER in ‘il principio

dialogico’): nel dialogo non vi è mero scambio di opinioni o semplice

comunicare, ma è disporsi eticamente lasciando le certezze del proprio

mondo per ricercare uno spazio condiviso tra Io e Tu.

E l’ERMENEUTICA (P. RICOEUR): SUPERARE IL COGITO

CARTESIANO E L’ANTI-COGICO DI NIETZSCHE PER DARE VITA AD

UNA ERMENEUTICA DEL SE’. L’uomo può veramente comprendersi

solo riflessivamente dopo aver preso le distanze da se stesso e

osservandosi dall’esterno. Dunque identità della persona quale esito di

un lungo travaglio ermeneutico del soggetto attraverso i segni

dell’altro (linguaggio, istituzioni, etica, relazioni interpersonali…).

IL SE’ E’ UNA CONQUISTA A CUI SI GIUNGE DOPO AVER

INCONTRATO L’ALTRO.

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LO STORYTELLING: VETTORE DI RICONOSCIMENTO

Il modello della R.J. ritrova una dimensione di verità nella misura in

cui esso presuppone che si riconosca l’altro, colpevole o vittima, nella

concretezza del suo essere, dei suoi bisogni, dei suoi rapporti

esistenziali individuali e sociali, tornando ad essere protagonista –se

possibile- della ricomposizione della trama della sua esistenza

individuale e sociale (Palazzo)

Lo storytelling consente alle vittime di narrare l’esperienza di

vittimizzazione dal loro punto di vista, con un linguaggio comune e

non specialistico ed inclusivo delle emozioni.

Nel processo, viceversa, la vicenda criminosa è ricostruita dal punto di

vista del reo, del raggiungimento della prova, ma lascia spazi irrisolti

alla vittima: dolore, sofferenza, desiderio di capire perché al di là del

movente

PERCHE’ VETTORE?

1) RICONOSCIMENTO DEL FATTO: la R.J. Non cancella la memoria del

male, ma può riuscire a metterla sotto controllo; la memoria

dolorosa è dominata grazie al consenso che si raggiunge con il

riconoscimento del fatto. LA CONDANNA PLACA IL DESIDERIO DI

GIUSTIZIA RITORSIVA, MA NON CONSENTE VERAMENTE DI

CHIUDERE I CONTI CON IL PASSATO

2) RICONOSCIMENTO DELL’ALTRO: come riconoscimento eticamente

più elevato, dove l’altro non è più il nemico, ma la persona a cui si è

fatto o ricevuto del male (con indubbi effetti psichici positivi)

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VERGOGNA REINTEGRATIVA Quan’hai commesso un torto, non mentir mai per negarlo o attenuarlo.

Debolezza turpe è la menzogna. Concedi d’aver errato; qui v’è

magnanimità: e la vergogna che ti costerà il concedere, ti frutterà la

lode de’ buoni (S. PELLICO)

L’epoca attuale, ‘l’età del narcisismo’, è caratterizzata dal PARADOSSO

DELLA VERGOGNA DI VERGOGNARSI, perché la vergogna è lo stigma

dell’umiliazione, del fallimento e della sconfitta.

I SIGNIFICATI: V. come sentimento sociale; V. da identificazione e da

senso di colpa; V. da etichettamento.

Ma può essere anche presidio interiore che può contenere le derive di

un Io dispotico, sconfinato e autoreferenziale .

Cosa accade nell’interiorità umana quando pubblicamente si prova

vergogna? Essa è strettamente legala alla socialità

PENA-SQUALIFICAZIONE SOCIALE: neanche i benefici penitenziari

elidono o riducono lo stigma criminale

VERGOGNA REINTEGRATIVA: se coltivata nella staticità della colpa

la V. inchioda il soggetto alla negatività degli atti; se, invece, viene

elaborata in una dimensione costruttiva, essa può spingere il reo a

riconoscere la responsabilità dei propri gesti.

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LA FIDUCIA «NON E’ TANTO DELL’AIUTO DEGLI AMICI CHE NOI ABBIAMO

BISOGNO, QUANTO DELLA FIDUCIA CHE AL BISOGNO CHE NE

POTREMO SERVIRE» (EPICURO)

Alla base di ogni relazione umana, la fiducia interviene a colmare lo

stato di incertezza nel quale viene a trovarsi l’uomo. Essa muta lo stato

in cui si trova il soggetto, offrendo una certezza interiore che assume

valenza assicurativa reale riguardo agli eventi od esperienze.

In senso sociologico potremmo dire che essa può intendersi come attesa

di eventi positivi che, pur sviluppandosi in uno stato di esitazione

denso di forza cognitiva ed emotiva, permette all’uomo di varcare

consapevolmente la soglia della semplice speranza.

E’ DUNQUE UNO DEI FONDAMENTI DELLA VITA COMUNITARIA E

RIVESTE DIVERSI RUOLI:

1) F. COME COMPONENTE DEL CAPITALE SOCIALE (vero tessuto

della società che si incentiva attraverso la cooperazione);

2) F. COME CONDIZIONE DELL’INTERRELAZIONE SOCIALE (pre-

condizione per corrette e fluide relazioni interpersonali);

3) F. COME PARAMETRO ERMENEUTICO (interpretazione condivisa

degli eventi quotidiani);

4) F. COME STABILIZZAZIONE DELLE RELAZIONI SOCIALI ;

5) F. COME FATTORE DI RIDUZIONE DELLA COMPLESSITA’

(contenitiva della incertezza e della insicurezza) -

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I PARAMETRI ESSENZIALI DELLA J.R. a) Carattere inclusivo-partecipativo e qualità procedurale;

b) Gestione delle emozioni e delle conseguenze del conflitto o del reato

c) Orientamento alla soluzione del conflitto e alla gestione del futuro

d) Costruzione del capitale sociale

MEDIAZIONE PENALE: RACC.C.E.R(99)19: qualsivoglia processo dove

la vittima e l’autore di reato sono messi in condizione, se vi

acconsentono liberamente, di partecipare alla soluzione delle questioni

derivanti da un reato attraverso l’aiuto di un terzo imparziale

M M

A V V A

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MEDIAZIONE PENALE: FASI E STILI INVIO DEL CASO da parte dell’Autorità agli uffici di mediazione

(PRESA IN CARICO: ricezione del caso, raccolta e analisi delle

informazioni)

FRASE PREPARATORIA degli incontri (contatti con le parti e

ulteriori informazioni, spiegazione diretta, acquisizione del consenso,

programmazione della sessione, individuazione delle strategie)

SESSIONE DI MEDIAZIONE E CONDUZIONE (considerazioni

introduttive del mediatore, racconto del proprio vissuto,

identificazione dei punti della questione, formulazione delle opzioni

per la riconciliazione, raggiungimento di un accordo formale,

considerazioni conclusive del mediatore)

MONITORAGGIO DEGLI ESITI (POSITIVO, NEGATIVO, INCERTO)

(valutazione dei mediatori in ordine a: possibilità di esprimere a fondo

i propri sentimenti; la diversa visione dell’altro; cambiamento fra le

parti e conformità della condotta riparativa)

STILE: NON DIRETTIVO E DIRETTIVO

ND D

Comunicazione diretta Massima Minima

Incontro faccia a faccia Frequente Sporadico

Ambito di discussione Ampio Ristretto

Importanza delle emozioni Massima Minima

Opzioni riparative Infrequente Frequente

Tono formale del mediatore Infrequente Frequenti