Le origini di Roma e la civiltà romana. · Le leggende narrano si sette re, che la governarono ......

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EquazioneXD http://equazionexd.wordpress.com Relazione Le origini di Roma e la civiltà romana La civiltà romana presenta infiniti aspetti, tutti ugualmente interessanti, ma per praticità di studio li dividerò in due categorie: politica interna politica estera POLITICA INTERNA Dalla fondazione alle province La fondazione di Roma risale, secondo le leggende, al 753 a.C., anno in cui iniziò anche il suo periodo monarchico. Le leggende narrano si sette re, che la governarono fino al 509. Questi re avviarono la formazione di Roma e incentivarono la costruzione di opere pubbliche, quali: templi, mura, ponti e il Foro. Gli storici ritengono però che vi fossero più di sette re, poiché il loro regno avrebbe dovuto durare circa trentacinque anni ciascuno, un lasso di tempo troppo lungo per un singolo sovrano dell’epoca; ad ogni modo si narra che l’ultimo re, Tarquinio il Superbo, fu un tiranno spietato e crudele e per questo motivo, fu la causa della ribellione del popolo che abolì la monarchia e proclamò la Repubblica. Questa nuova forma di governo non fu veramente una res publica, una cosa di tutti, perché il potere era concentrato nelle mani dei magistrati e solo i patrizi potevano ricoprire questa carica. Dunque si creò una Repubblica aristocratica, elettiva e temporanea. Le principali magistrature erano cinque, ed erano composte da: consoli, pretori, questori, censori ed edili. I pretori amministravano la giustizia e spesso occupavano anche importanti cariche militari; i questori amministravano la finanza pubblica; i censori facevano il censimento e giudicavano la moralità dei magistrati e dei senatori; gli edili curavano la costruzione e la

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Relazione

Le origini di Roma e la civiltà romana

La civiltà romana presenta infiniti aspetti, tutti ugualmente interessanti, ma per praticità di studio li dividerò in due categorie:

• politica interna • politica estera

v POLITICA INTERNA

Dalla fondazione alle province

La fondazione di Roma risale, secondo le leggende, al 753 a.C., anno in cui iniziò anche il suo periodo monarchico. Le leggende narrano si sette re, che la governarono fino al 509. Questi re avviarono la formazione di Roma e incentivarono la costruzione di opere pubbliche, quali: templi, mura, ponti e il Foro. Gli storici ritengono però che vi fossero più di sette re, poiché il loro regno avrebbe dovuto durare circa trentacinque anni ciascuno, un lasso di tempo troppo lungo per un singolo sovrano dell’epoca; ad ogni modo si narra che l’ultimo re, Tarquinio il Superbo, fu un tiranno spietato e crudele e per questo motivo, fu la causa della ribellione del popolo che abolì la monarchia e proclamò la Repubblica.

Questa nuova forma di governo non fu veramente una res publica, una cosa di tutti, perché il potere era concentrato nelle mani dei magistrati e solo i patrizi potevano ricoprire questa carica. Dunque si creò una Repubblica aristocratica, elettiva e temporanea. Le principali magistrature erano cinque, ed erano composte da: consoli, pretori, questori, censori ed edili. I pretori amministravano la giustizia e spesso occupavano anche importanti cariche militari; i questori amministravano la finanza pubblica; i censori facevano il censimento e giudicavano la moralità dei magistrati e dei senatori; gli edili curavano la costruzione e la

 

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manutenzione delle opere pubbliche. I più importanti erano i consoli, i capi dello stato, comandanti supremi dell’esercito. Proponevano le leggi, giudicavano alcune cause di diritto civile e penale e convocavano i comizi ed il Senato.

Il Senato era un organo politico composto da 300 membri eletti a vita, nato con una funzione esclusivamente consultiva, ma presto assunse un ruolo centralitario nella vita politica romana, essendo l’unico organismo stabile e non temporaneo. Di fatto le deliberazioni del Senato vennero considerate vincolanti e rispettate come se fossero leggi.

Inoltre, a Roma vi erano altre tre assemblee, i Comizi Curiati, ovvero una riunione di patrizi, che persero la propria importanza con la Repubblica; i Comizi Centuriati, un’assemblea formata da cittadini divisi in classi secondo il censo ed organizzati in centurie (100 fanti o cavalieri che ogni classe doveva fornire all’esercito); i Comizi Tributi, un’assemblea di tutti i cittadini divisi in tribù territoriali.

La plebe, in seguito ad ardue lotte contro il potere patrizio, riuscì ad ottenere delle importanti figure politiche che la rappresentassero: i Tribuni della Plebe, che avevano il diritto di veto e il diritto di aiuto, ovvero il potere di bloccare qualsiasi decisione politica dannosa per la plebe e il diritto di difendere i plebei puniti ingiustamente. Successivamente i plebei ottennero le leggi delle XII tavole che fu un successo

 

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apparente, perché di fatto, la situazione mutò di poco. Queste furono le prime leggi scritte della civiltà romana.

Nella metà del III secolo a.C., Roma fondò la confederazione romano-italica organizzando i propri territori e facendo distinzione fra i vari trattati di diritti e doveri con i vari popoli conquistati. I territori romani vennero dunque suddivisi in:

• Territori direttamente annessi a Roma e sotto il suo diretto controllo; • Colonie romane, abitate da cittadini romani a tutti gli effetti, con diritti sia

civili che politici; • Colonie latine, formate da cittadine senza alcun diritto politico; • Municipi, città sottomesse e preesistenti, che mantennero la propria autonomia

e in base alla loro posizione e importanza potevano o non, avere diritti politici.

Da tutti i territori dovevano comunque provenire le truppe per l’esercito, anche da quelli degli alleati, con cui stipulavano patti che erano di solito sbilanciati a favore di Roma.

In seguito alle Guerre Puniche, i romani acquisirono ampi territori sulle coste del Mediterraneo, con cui non cercò un rapporto di alleanza, ma volle più che altro controllarle militarmente e sfruttarle economicamente. Questi nuovi territori furono divisi in province e ognuna di esse aveva gli obblighi di pagare le tasse e fornire truppe all’esercito. Gli abitanti delle province erano considerati sudditi stranieri, in latino “peregrino”, ed erano governati da appositi magistrati: i proconsoli e i propretori, che erano ex consoli o ex pretori che assumevano il potere assoluto sulle proprie province.

 

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v POLITICA ESTERA Guerre, alleanze e conquiste.

Fin dalla sua fondazione, Roma è stata una città con ampie mire espansionistiche, come dimostrano le continue guerre intraprese e la potenza del suo esercito. Già dal periodo monarchico, Roma, grazie alla sua posizione geografica, si espanse gradualmente in un’ampia porzione del Lazio, poi la sua espansione venne interrotta da vari attacchi di alcune popolazioni, come gli Equi, i Volsci e i Celti, che i romani chiavano Galli. Dopo aver difeso i propri domini ripresero l’espansione, prima sottomisero le città del Lazio e della lega Latina, poi intrapresero le Guerre Sannitiche e conquistarono dunque l’Abruzzo, il Molise e la Campania. I domini romani arrivarono fino all’Adriatico e molte colonie greche vi si allearono. Durante queste guerre i Romani riorganizzarono il proprio esercito in manipoli, un nuovo schieramento che permise loro, insieme ad un alto numero di soldati, molte vittorie. Taranto, invece, preoccupata di venire sottomessa, chiese aiuto al re d’Epiro. Pirro sbarcò in Italia e sconfisse i romani che stipularono presto un trattato di pace. Pirro non conquistò i territori di Roma ma decise di arrivare in Sicilia per liberarla dai Cartaginesi, qui però non riuscì nei propri intenti e cercando di ritornare nell’Italia continentale, fu costretto ad affrontare di nuovo i romani, che questa volta prevalsero. Così tutte le città greche e Taranto caddero nelle mani di Roma.

Le guerre puniche

Cause, occasioni ed effetti

Cause: volere espansionistico romano e timore della potenza cartaginese.

Occasione: I Mamertini, mercenari campani, occupano Messina facendone la loro base. Durante la guerra con Siracusa divennero vassalli di Cartagine, e per liberarsi della sua signoria invocano l’aiuto di Roma, causando così lo scoppio delle guerre puniche.

Battaglie in ordine cronologico:

260 a.C. – La flotta romana sconfigge quella cartaginese a Milazzo 257 a.C. – Vittoria navale romana a Tindari

256 a.C. – Battaglia navale di Ecnomo, in cui una flotta navale comandata dai consoli Attilio Regolo e Manlio Volsone, incrocia una flotta di Annone ed Amilcare, di potenza superiore. Inizialmente i punici si trovano in vantaggio, ma i romani riescono a volgere a loro

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favore lo scontro grazie ai corvi. Inizia così il declino della marineria cartaginese. 255 a.C. – I punici battono i romani a Tunisi e catturano Attilio Regolo che, secondo la tradizione, venne inviato a Roma allo stremo per spingere i romani alla pace. Giunto all’urbe però, Regolo incitò i concittadini all’ultimo sforzo in vista della vittoria, poi, secondo i patti, tornò a Cartagine, dove i punici, furiosi, lo infilarono in una botte chiodata e lo ruzzolarono da una rupe. 254 a.C. – I punici devastano Agrigento. 249 a.C. – Vittoria navale cartaginese nelle acque di Trapani 247 a.C. – Amilcare Barca, assume il comando cartaginese i Sicilia. 241 a.C. – Vittoria romana delle Egadi, i Cartaginesi chiedono la pace.

Effetti: Cartagine dovette rinunciare alla Sicilia e pagare grandi somme di denaro. Dovette rinunciare anche a una politica estera completamente autonoma.

Cause: Preoccupazione romana per la rapida espansione in Spagna di Cartagine. Occasione: Annibale assedia Sagunto, con cui Roma aveva recentemente stipulato un trattato di alleanza. I Romani pretendono la fine dell’assedio, che non poteva avvenire senza l’umiliazione di Cartagine. Così la città viene espugnata e gli abitanti sterminati. Inizia la II Guerra Punica. Battaglie in ordine cronologico: 218 a.C. – Comprendendo che la via costiera era bloccata dai romani, con incredibile audacia Annibale riesce a condurre il proprio esercito attraverso i valichi alpini prima che la neve potesse bloccare i passi, portando con sé 20.000 fanti e 6.000 cavalieri dei 50.000 e 9.000 con cui era partito. 217 a.C. – Vittoria di Annibale sul Ticino, sulla Trebbia e al lago Transimeno. 216 a.C. – I consoli Lucio Emilio Paolo e Marco Terenzio Varrone riorganizzano l’esercito e decidono di attaccare i Cartaginesi. La battaglia , svolta a Canne, divenne la più disastrosa sconfitta della storia romana.

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LA BATTAGLIA DI CANNE

Il  2  Agosto  del  216  a.C.  romani  e  cartaginesi  si  affrontarono  a  Canne,  sul  fiume  Ofanto.  L’esercito  romano,  forte  di  80  000  legionari  al  comando  dai  consoli  Lucio  Emilio  Paolo  e  Marco  Terenzio  Varrone,  subì  una  disastrosa  sconfitta  ad  opera  di  Annibale,  che  disponeva  della  metà  delle  truppe  del  nemico.  La  geniale  strategia  di  Annibale  consistette  nel  disporre  l’esercito  a  mezzaluna,  offrendo  ai  Romani  la  possibilità  di  sfondare  sul  centro.  Ma  quando  i  Romani  attaccarono  fecero  arretrare  gradualmente  le  truppe,  circondando  progressivamente  i  nemici.  Fu  determinante  anche  l’intervento  della  cavalleria,  che,  dopo  aver  sbaragliato  i  cavalieri  romani,  attaccò  la  fanteria  alle  spalle.  La  vittoria  del  condottiero  cartaginese  fu  un  capolavoro  di  arte  militare.  I  romani  furono  quasi  completamente  annientati  (ci  furono  40  000  morti  di  cui  80  senatori)  e  lo  stesso  Emilio  Paolo  trovò  la  morte  nella  mischia.  

 

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215 a.C. – In Iberia i Romani conquistano Sagunto 213 a.C. – Annibale occupa Taranto e Roma assedia Siracusa 212 a.C. – I Romani sconfìggono i Cartaginesi ad Imera. 209 a.C. – Roma cattura Carthago Nova in Spagna 208 a.C. – L’esercito di Annibale, allo stremo, si staziona a Capua e Annibale decide di non attaccare Roma senza ricevere i rinforzi che sta portando Asdrubale, suo fratello, in Italia. I rinforzi vengono fermati dai romani di Publio Cornelio Scipione prima a Becula e poi, nel 207, sul Metatauro, battaglia in cui i romani mozzarono la testa di Asdrubale, e la gettarono nel campo del fratello, per mostrargli che non avrebbe ricevuto rinforzi. 203 a.C. – Vittoria romana ai Campi Magni. 202 a.C. – Scipione, a soli 24 anni, sbarca in Africa e a Zama vince contro i Cartaginesi, ricevendo il titolo di Africano. I Romani impongono la II Pace Cartaginese. Effetti: Cartagine è ridotta al suo territorio metropolitano e perde ogni colonia. Viene costretta a cedere la flotta ed il tesoro e non può più avere una politica estera autonoma.

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Il ritratto di Annibale Barca (cioè la folgore)

di Tito Livio

Testo latino

Missus Hannibal in Hispaniam primo statim aduentu omnem exercitum in se conuertit; Hamilcarem iuuenem redditum sibi ueteres milites credere; eundem uigorem in uoltu uimque in oculis, habitum oris lineamentaque intueri. Dein breui effecit ut pater in se minimum momentum ad fauorem conciliandum esset. Nunquam ingenium idem ad res diuersissimas, parendum atque imperandum, habilius fuit. Itaque haud facile discerneres utrum imperatori an exercitui carior esset; neque Hasdrubal alium quemquam praeficere malle ubi quid fortiter ac strenue agendum esset, neque milites alio duce plus confidere aut audere. Plurimum audaciae ad pericula capessenda, plurimum consilii inter ipsa pericula erat. Nullo labore aut corpus fatigari aut animus uinci poterat. Caloris ac frigoris patientia par; cibi potionisque desiderio naturali, non uoluptate modus finitus; uigiliarum somnique nec die nec nocte discriminata tempora; id quod gerendis rebus superesset quieti datum; ea neque molli strato neque silentio accersita; multi saepe militari sagulo opertum humi iacentem inter custodias stationesque militum conspexerunt. Vestitus nihil inter aequales excellens: arma atque equi conspiciebantur. Equitum peditumque idem longe primus erat; princeps in proelium ibat, ultimus conserto proelio excedebat. Has tantas uiri uirtutes ingentia uitia aequabant, inhumana crudelitas, perfidia plus quam Punica, nihil ueri, nihil sancti, nullus deum metus, nullum ius iurandum, nulla religio. Cum hac indole uirtutum atque uitiorum triennio sub Hasdrubale imperatore meruit, nulla re quae agenda uidendaque magno futuro duci esset praetermissa.

Testo tradotto

Annibale, inviato in Spagna, da subito, fin dal suo primo arrivo, attirò a sé tutto l'esercito: i veterani ebbero l'impressione che fosse stato loro restituito Amilcare da giovane, notavano il medesimo vigore nel volto, la stessa energia negli occhi, la stessa espressione e i lineamenti del viso. Ed ecco che in breve (Annibale) fece sì che il padre fosse nei suoi riguardi di poco peso per conquistarsi il favore (dei soldati). Giammai una medesima natura fu più adatta a cose diversissime fra loro, come l'obbedire e il comandare. Perciò non avresti potuto facilmente distinguere se fosse più caro al comandante o all'esercito; né Asdrubale preferiva mettere a capo qualcun altro, quando vi fosse da compiere qualche impresa con forza e valore, né i soldati avevano più fiducia od osavano di più sotto un'altra guida. Aveva grandissima audacia nell'affrontare i pericoli, grandissima prudenza in mezzo ai pericoli stessi. Da nessuna fatica il suo corpo poteva essere oppresso o il suo animo piegato. Tollerava parimenti il caldo e il freddo; la misura del mangiare e del bere veniva determinata dal bisogno naturale, non dall'ingordigia; i tempi della veglia e del sonno non erano distinti né dal giorno né dalla notte: quello che gli avanzava dalle attività da sbrigare lo dedicava al riposo; e quel riposo non era cercato né grazie a un morbido letto né col silenzio; molti spesso lo videro che giaceva a terra coperto dal mantello militare, tra le sentinelle e i corpi di guardia. L'abito in nulla si distingueva fra i suoi commilitoni; si distinguevano (invece) le armi e i cavalli. Era di gran lunga il primo, ugualmente fra i cavalieri come tra i fanti, per primo andava in battaglia, per ultimo si ritirava a battaglia finita.

 

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Queste tanto grandi virtù dell'uomo erano eguagliate da grandi vizi: una crudeltà disumana, una perfidia più che cartaginese, nessun rispetto per il vero, per il sacro, nessun timore per gli dèi, nessun riguardo per i giuramenti, nessuno scrupolo religioso. Con questo complesso di virtù e di vizi per tre anni militò sotto il comando di Asdrubale, non avendo tralasciato alcuna cosa da compiere e da considerare da parte di un futuro grande generale.

Causa: Preoccupazione romana per la grande ripresa economica cartaginese. Occasione: I Numidi si impadroniscono di territori punici e i Cartaginesi dichiarano guerra senza l’autorizzazione di Roma che immediatamente da un ultimatum a Cartagine: la loro città deve essere distrutta e ricostruita altrove. Naturalmente l’ultimatum è inaccettabile e inizia la III Guerra Punica. Battaglie: nel 149 i romani sbarcano in Africa e nel 147 iniziano l’assedio di Cartagine. L’anno dopo, l’esercito romano, al comando del console Cornelio Scipione Emiliano, espugna la città, che viene saccheggiata e distrutta in una battaglia casa per casa. I superstiti vengono deportati e sulle rovine viene simbolicamente sparso il sale. Effetti: Scomparsa di Cartagine.

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