Le novità nelle sale

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56 For Magazine For Cosa sono disposte a fare cinque donne per distogliere gli uomini del villaggio dai pregiudizi religiosi e dalla violenza insensata della guerra? La regista Nadine Labaki ci offre la sua chiave di lettura E ORA DOVE ANDIAMO? di Silvestro Bellobono CINEMA

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Cosa sono disposte a fare cinque donne per distogliere gli uomini del villaggio dai pregiudizi religiosi e dalla violenza insensata della guerra? La regista Nadine Labaki ci offre la sua chiave di lettura

E ORA DOVE ANDIAMO?

di Silvestro Bellobono

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Libano. Ai giorni nostri. Sulla strada che porta al cimitero del villaggio, una processione di donne vestite a lutto, sotto il sole pomeridiano, stringe al petto le foto dei loro mariti, padri o figli. Tra di esse ci sono anche Takla, Amale, Yvonne, Afaf e Saydeh. Alcune indossano il velo, altre portano un crocifisso, ma tutte condividono lo stesso dolore della perdita, conseguenza di una guerra funesta e inutile. Giunto all’ingresso del cimitero, il corteo si divide su due file: da una parte i musulmani, dall’altra i cristiani. Comincia così E ora dove andiamo?, secondo lungometraggio della regista libanese (qui anche sceneggiatrice e attrice) Nadine Labaki, che racconta la storia di un gruppo di donne pronte a tutto per proteggere la loro comunità, minacciata dall’isolamento, dalle mine, dalle forze esterne che cercano di distruggerla dall’interno. Le cinque protagoniste ricorrono a ogni mezzo, anche quello più grossolano, come far piangere sangue a una statua della Madonna o far arrivare in paese delle ballerine europee da avanspettacolo affinché i maschi ne siano attratti, e quindi persuasi ad abbandonare le armi. Ma, nonostante tutto, la tensione sale e ogni tentativo di pacificazione sembra inutile. Fino a che punto sapranno spingersi le cinque amiche?Presentata al Festival di Cannes 2011 nella sezione “Un certain regard”, questa pellicola ruota con leggerezza intorno ad un tema molto caro all’autrice: la convivenza tra esseri umani che professano una religione diversa. Nadine Labaki spazia dalla commedia al dramma, concedendosi anche qualche inserto di musical. Le finalità più profonde del film le spiega lei stessa.

Qual è l’argomento centrale di E ora dove andiamo?«La storia si svolge presso un villaggio sperduto nelle montagne, in cui donne cristiane e musulmane uniscono le forze, attraverso vari espedienti, per fermare i loro uomini che cercano di uccidersi vicendevolmente».

Messa così sembrerebbe un dramma di quelli seri, quando invece all’interno del film ci sono molti momenti divertenti.«L’ironia si utilizza per affrontare le sfortune della vita, è una strategia di sopravvivenza, un modo per trovare la forza per riprendersi. Per me rappresenta una necessità. Desideravo che il film fosse una commedia più che un dramma, e che riuscisse a provocare più risate che commozione».

Mentre sembra chiaro che questa guerra si stia svolgendo in Libano, il nome del paese non viene mai apertamente pronunciato. Perché questa scelta?«Secondo me, la guerra tra due fedi è un po’ una legge universale. Potrebbe benissimo accadere tra Sciiti e Sunniti, tra bianchi e neri, tra due famiglie o due villaggi. È un concetto che sta alla base di qualsiasi guerra civile, in cui la gente di uno stesso paese si uccide, nonostante siano vicini di casa o addirittura amici».

Ha preso ispirazione da una storia vera?«Affatto. Alla base del film vi è un’esperienza personale. Ho scoperto

Nadine Labaki (37 anni) è regista e interprete del film. Nel 2007 ha diretto Caramel, presentato a Cannes e divenuto un successo internazionale.

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di aspettare un bambino il giorno che a Beirut si passò nuovamente in uno stato di guerra e quindi, blocchi stradali, aeroporto chiuso, combattimenti armati. A quel punto mi sono chiesta: se io avessi un figlio, cosa farei per distrarlo dal fatto di prendere in mano un’arma e riversarsi sulle strade? È così che è nato il soggetto per il film».

L’idea che le donne possano essere portatrici di pace è un sogno o una realtà?«Una fantasia, indubbiamente. La guerra è un male che infliggiamo a noi stessi per niente, per cose per le quali non vale la pena uccidersi. È stata proprio l’esperienza della maternità a farmi concepire questa assurdità in modo più forte e l’ossessione materna di proteggere i propri figli».

Nel film sono presenti molte scene in cui si canta e si balla. Come mai?«È una cosa che mi porto dietro dall’infanzia, quando ero solita guardare musical come Grease o i cartoni animati come Biancaneve o Cenerentola. Il film non è proprio una commedia musicale, ma, visto che non volevo fare un film politicizzato, i brani cantati e i balli mi hanno permesso di dargli un tocco fiabesco».

Il suo personaggio è innamorato di un uomo appartenente ad un’altra comunità religiosa. È forse un modo di rappresentare l’impossibilità di questo amore?«Anche nelle loro teste i due esternano i loro sentimenti in modo ristretto. Oggi ci piace pensare di aver superato tutti questi discorsi,

Il film è interpretato in larga parte da attori non professionisti, reclutati per le strade di un villaggio in Libano, dove è ambientato. Inoltre, è stato girato integralmente in lingua araba.

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ma in Libano un matrimonio tra due giovani ragazzi provenienti da due comunità diverse è tuttora un problema, per la famiglia, per la società, per la stessa coppia coinvolta nella relazione».

Come nasce il titolo del film?«Dall’ultima battuta. Proprio quando pensi che i personaggi abbiano raggiunto qualcosa, risolto una situazione e trovato una soluzione, improvvisamente tutto sembra nuovamente andare in frantumi. Ma cosa succederà dopo? Cosa ci aspetta adesso? E ora dove andiamo? Non ho la risposta a questa domanda».

SCHEDA DEL FILMREGIA: Nadine LabakiSCENEGGIATURA: Nadine Labaki, Jihad Hojeily, Rodney Al HaddadCAST: Nadine Labaki, Claude Msawbaa, Leyla Hakim, Antoinette El-Noufaily, Petra Saghbini, Ali Haidar, Kevin Abboud, Mostafa Al SakkaGENERE: Commedia, DrammaticoDURATA: 100'DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

Where do we go now? (titolo inglese della pellicola) ha vinto il premio come miglior film al Festival di Toronto, oltre alla partecipazione a Cannes 2011.

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A volte può bastare un lampo di genio, come l’intuizione di un giovane medico,per scoprire il segreto della felicità femminile e realizzare una “vibrante” invenzione

HYSTERIA

Maggie Gyllenhaal (34 anni, nominata all’Oscar nel 2010 per Crazy Heart) ha dichiarato di essersi innamorata subito della sceneggiatura, definita «assolutamente brillante, romantica e leggera».

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Nella Londra vittoriana di fine Ottocento, il giovane e brillante medico Mortimer Granville (Hugh Dancy) va a lavorare presso lo studio di Robert Darlrymple (Jonathan Pryce), specialista in malattie femminili come l’isteria, ovvero una forma di nevrosi tipica delle donne, caratterizzata da vari disturbi psichici e da sintomi sensoriali e motori come eccitabilità, irritabilità, ansia, depressione, frigidità. Quello che il dottorino ignora è che il professor Darlrymple pratica una bizzarra forma di cura “manuale” per le sue pazienti isteriche, consistente in un “massaggio” delle parti intime. Il vecchio medico, che nel suo studio ha sempre la fila di signore londinesi per i “soddisfacenti” esiti del suo trattamento, trova in Granville un assistente ideale, oltre che un buon partito per sua figlia Emily (Felicity Jones). Tuttavia Darlrymple ha anche un’altra figlia, Charlotte (Maggie Gyllenhaal), dal carattere intransigente e idealista, suffragetta e convinta sostenitrice della parità tra i sessi. Un banale incidente alla mano e l’amicizia con Edmond (Rupert Everett), un inventore progressista ossessionato dalla “nuova” scienza dell’elettricità, cambieranno radicalmente la vita di Mortimer, portandolo ad una sensazionale idea: uno stimolatore elettrico di piacere, ovvero il vibratore.Anche se il tema può sembrare pruriginoso, Hysteria è in realtà una commedia romantica ed esilarante, una satira di costume

realizzata con tocco leggero, mai volgare, nonostante alcune gag o dialoghi abbastanza espliciti, volti comunque a far sorridere di gusto. Non manca ovviamente l’analisi dell’eterna lotta tra sessi, ben resa dallo scoppiettante rapporto tra un uomo di scienza prudente, contenuto, tradizionalista, e una donna ribelle, emancipata, socialmente illuminata. Da questo loro conflitto apparente nascono i momenti migliori del film che, nel suo messaggio di fondo, conferma quanto gli opposti siano sempre fortemente capaci di attrarsi, specie quando lei comincerà ad insegnare a lui come realmente funzionano le donne e cosa davvero le rende felici. Il tutto concentrato intorno ad un oggetto piuttosto ingombrante e potenzialmente molto imbarazzante, non solo per l’Inghilterra puritana e bigotta della Regina Vittoria, ma anche per la società contemporanea, sempre moralista e bacchettona quando si parla di argomenti scomodi come la sessualità nelle quattro mura domestiche. Non tutti sanno, infatti, che il vibratore è stato uno dei primi congegni elettrici nella storia ad essere brevettato, naturalmente con un fondamento clinico ben radicato. Il suo inventore, il vero Joseph Mortimer Granville, lo aveva concepito, in realtà, come strumento per la cura dei muscoli indolenziti in fisiatria, e rifiutava categoricamente di vedere associato il proprio nome a quello di uno strumento di piacere intimo.

Hugh Dancy (36 anni, qui con Felicity Jones, 28 anni), dopo un breve fidanzamento, si è sposato nel 2009

con la collega Claire Danes, conosciuta sul set di Un amore senza tempo.

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Da questo punto di vista Hysteria si colloca in quel filone, tra la comedy e il dramma, tanto in voga di recente che lega medicina e sessualità: si pensi al romantico amore & altri rimedi, incentrato sulla rivoluzionaria scoperta del Viagra, e al più intenso a dangerous Method, basato sull’applicazione della psicanalisi freudiana alle turbe di natura sessuale e non solo.Girata a Londra e in Lussemburgo, la pellicola di Tanya Wexler (alla sua prima opera importante) è interpretata da un cast di tutto rispetto, che vede nella parte della primadonna Maggie Gyllenhaal, talentuosa ma forse meno nota sorella del divo Jake Gyllenhaal, apparsa in diversi film di successo (soprattutto Secretary, nomination al Golden Globe, piuttosto ardito visto che parlava di una relazione sadomaso, ma anche donnie darko, World Trade Center, il cavaliere oscuro) e nei panni dell’impacciato protagonista maschile Hugh Dancy, attore britannico parecchio a suo agio nelle commedie spensierate (come dimostrano le sue partecipazioni in il club di Jane austen e i love Shopping). Al loro fianco due veterani di Hollywood (benché entrambi inglesi) come Jonathan Pryce e Rupert Everett, in ruoli da caratteristi

cui spetta l’umorismo più dissacrante e macchiettistico del film: convenzionale e compassato il primo, eternamente dandy wildiano il secondo. Il risultato finale è quello di un prodotto che intrattiene e diverte, perché desta curiosità e qualche risatina sincera. La Wexler, senza prendersi troppo sul serio, confeziona una commedia in costume nel più tradizionale stile british, mantenendosi bene in equilibrio tra irriverente anticonformismo e romanticismo rassicurante.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Tanya WexlerSCENEGGIATURA: Jonah Lisa Dyer, Stephen DyerCAST: Maggie Gyllenhaal, Hugh Dancy, Jonathan Pryce, Rupert Everett, Ashley Jensen, Sheridan Smith, Felicity Jones, Kate LinderGENERE: Commedia rosaDURATA: 110'DISTRIBUITO DA: Bim

Rupert Everett (a destra) interpreta il ruolo di un appassionato di congegni elettrici. Sarà lui, dopo aver inventato un piumino meccanico, a dare al dottor Granville l’idea del vibratore.

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Quattro ragazzi inglesi, imbranati e bruttini, a zonzo per l’isola di Creta in cerca di piaceri e riscatto, in una commedia sexy che suona come la risposta british ad American Pie

FINAMENTE MAGGIORENNI

Simon Bird, James Buckley, Blake Harrison e Joe Thomas sono anche i protagonisti di The inbetweeners, la serie Tv originale, prodotta e ambientata in Inghilterra da cui è tratto il film.

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Dal team della nota serie Tv inglese da cui è tratto, vincitrice dei premi BAFTA e Comedy Award, arriva in sala Finamente maggiorenni. È la storia di quattro ragazzi, amici per la pelle e perdenti nella vita, che decidono di andare in vacanza a Malia, Creta, senza genitori, senza professori, senza soldi e, soprattutto, con scarse possibilità di successo con le ragazze. Da sempre vittime di un mondo fatto di umiliazioni e derisioni, Will, Jay, Simon e Neil partiranno alla ricerca di gioie facili, sesso sfrenato e tanto divertimento, guidati esclusivamente dai loro ormoni e da parecchia voglia di riscatto, tipica degli adolescenti “sfigati”. I quattro diciottenni, infatti, nel loro liceo non sono affatto popolari presso l’universo femminile a causa dei loro comportamenti surreali e goffi. Approfittando della sospensione estiva delle lezioni, decidono di lasciare l’Inghilterra e volare sull’isola miditerranea dove, tra mille equivoci e peripezie varie, proveranno a perdere la verginità e a conquistare le donne incontrate sul posto. Riusciranno nella loro “impresa” oppure torneranno a casa più depressi di prima?Pieno di gag comiche e di momenti esilaranti, il film, prodotto da Christopher Young, è stato scritto dagli sceneggiatori Damon Beesley e Iain Morris, tutti e tre facenti parte sin dall’inizio del progetto televisivo. La regia è stata affidata a Ben Palmer, già autore degli episodi della sit-com, che in Tv hanno la durata massima di 25 minuti ciascuno. Palmer è un veterano dei prodotti seriali, avendo preso parte in passato al telefilm comico Bo Selecta per Channel 4, dove ha fatto da regista per tutte le tre stagioni.The inbetweeners (questo il titolo originale della commedia) sono interpreti dagli attori fissi del serial, ovvero Simon Bird (Will), James Buckley (Jay), Blake Harrison (Neil) e Joe Thomas (Simon). Concepiti come un unico nucleo sociale, i quattro personaggi possiedono, tuttavia, caratteristiche ben definite all’interno del gruppo: Neil è sempre al centro dell’attenzione, è un po’ il leader; Will è l’outsider, che ogni volta vede le cose da una prospettiva totalmente diversa; Jay è il chiacchierone della compagnia, ma anche il più sincero; infine, c’è Simon, l’imbranato e ingenuo per eccellenza, che naturalmente rappresenta la cerniera della comitiva. Come hanno raccontato gli autori, ci sono molte esperienze che segnano

la vita dei teenager, dal primo anno scolastico alla prima volta al pub, dal primo bacio con una ragazza alle delusioni sentimentali che spesso ne conseguono. Ma nulla di tutto ciò è paragonabile all’esperienza di totale libertà donata da una gradita e incasinata vacanza senza i genitori. «Le vacanze dei ragazzi a volte possono essere orribili – spiega lo sceneggiatore Iain Morris –. Se non ti diverti ti guardi intorno pensando che tutti gli altri si stanno divertendo come pazzi tranne te. E questo peggiora la situazione». Da qui l’idea di cominciare il film con la fine della scuola e di proiettare i quattro protagonisti in un viaggio all’estero che, considerati i loro profili caratteriali, avrebbe offerto tanto materiale da cui trarre spunti e occasioni interessanti, comiche, spensierate e talvolta ridicole. «Pensi che troverai il Nirvana, donne incredibili, drink a go-go e tanto sesso, sogni ad occhi aperti tutto il divertimento che ti aspetta, ma in realtà, quando arrivi sul posto, la situazione è terrificante», fa notare con ironia Damon Beesley, co-scrittore della pellicola. Una delle sequenze più importanti nel film è girata su una barca, dove si svolge una festa, da cui Simon dovrà buttarsi in mare aperto: l’attore Joe Thomas ha recitato l’intera scena senza alcuna controfigura, a differenza degli altri interpreti che si sono tirati indietro per motivi di salute o di sicurezza.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Ben PalmerSCENEGGIATURA: Damon Beesley, Ian MorrisCAST: Simon Bird, James Buckley, Blake Harrison, Joe Thomas, Emily Head, Belinda Stewart-Wilson, Laura Haddock, Sam Creed, Lydia Ro-se BewleyGENERE: Commedia DURATA: 97'DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

In patria la commedia ha incassato 72 milioni di dollari. I realizzatori hanno scelto come sfondo la popolare meta turistica Malia, nel Mar Egeo, anche se la maggior parte del film è stata girata nella città di Magaluf, a Majorca.

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Tra abusi del passato e paranoie del presente una giovane donna, scappata da una comunità religiosa, cerca di ritrovare se stessa. Una storia che mette in guardia contro i pericoli delle sette

LA FUGA DI MARTHA

Elizabeth Olsen (22 anni) interpreta Martha, di cui l’attrice racconta:«È il genere di personaggio che mi auguro molti più cineasti creeranno per giovani donne. Martha non è uno stereotipo, e le sue lotte sono molto reali».

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Martha (Elizabeth Olsen) è una ragazza che vive un periodo di confusione, caratterizzato da una profonda crisi di identità, legata a forti traumi vissuti in passato. Infatti la giovane donna è psicologicamente provata dagli anni trascorsi in una comunità-setta religiosa, guidata dal carismatico Patrick (John Hawkes), e dalla quale ha trovato la forza di allontanarsi, fuggendo lontano. Spaventata e senza meta, cerca ospitalità presso la sorella maggiore Lucy (Sarah Paulson), che non rivedeva da anni, e il cognato Ted (Hugh Dancy), proprietari di una lussuosa casa sul lago nel Connecticut. Ma conforto familiare e tranquillità del nuovo ambiente non bastano. L’equilibrio mentale di Martha è seriamente scosso dalle violenze psicologiche e sessuali che ha dovuto subire. Ricordi inquietanti del passato e visioni di un futuro pericoloso opprimono la sua fragile psiche, gettandola in preda ad ossessioni e misteriosi sensi di colpa, nella perenne convinzione di essere osservata e controllata da Patrick e dai suoi seguaci. Un tunnel dal quale la ragazza dovrà uscire con le sue forze. Anche se…Vincitore nel 2011 del premio per la miglior regia al Sundance Film Festival, e del Prix de la Jeunesse a Cannes, il film di Sean Durkin è una storia di suspense psicologica, ma anche un’attenta analisi di identità, vulnerabilità e legami di famiglia con uno sguardo in chiaroscuro, tra pericoli e voglia di normalità. La pellicola, non certo la prima ad affrontare i problemi religiosi dei gruppi più disparati, oltre agli apprezzamenti per l’intensità e la sofferta partecipazione degli attori, ha suscitato diverse polemiche in patria. Nello Utah, dove la presenza mormone è molto forte, le comunità religiose si sono

dissociate dalla setta in cui resta invischiata la protagonista; tuttavia, il problema negli Stati Uniti è purtroppo attuale, perché tanti giovani emotivamente fragili cercano asilo nelle sette religiose, e quando poi ne escono il loro reinserimento nella vita sociale è quanto mai difficile e travagliato.Al suo debutto cinematografico il regista intraprende un viaggio intimo nel pericolo, in cui lui e una cinepresa indagatrice seguono passo passo il percorso della giovane protagonista. «Ho voluto fare qualcosa imperniato sui personaggi, contemporaneo e naturalistico», spiega Durkin: «Trovo che d’abitudine i culti sono tratteggiati in modo che alla fine risultano caricature di se stessi. Ho perciò fatto tante ricerche, e ho letto un passaggio che mi è letteralmente saltato addosso e mi ha detto “questa è la storia che voglio raccontare”. Trattava di una ragazza che aveva lasciato un gruppo, diventato col tempo sempre più violento. Mi chiedevo come fossero per lei le settimane successive alla sua fuga. Come ci si riadatta alla normale società dopo quello che si è vissuto?».Per il ruolo complicato e intenso di Martha è stata scelta Elizabeth Olsen, sorella minore delle più famose gemelle Mary-Kate e Ashley, stiliste e attrici che hanno creato un patrimonio di milioni di dollari. Lizze, come la chiamano in famiglia, conducendo una vita schiva e poco mondana ha saputo farsi notare da Hollywood solo per le sue qualità recitative, esibendosi in teatro e per il grande e piccolo schermo fin dall’età di quattro anni. Oggi ventiduenne l’attrice ha sbalordito tutta la critica con questa performance carica di pathos e fragilità drammatica. Dopo essere stata scritturata per la parte

John Hawkes (52 anni) ha ricevuto nel 2011 una candidatura all’Oscar per il dram-matico ruolo dello zio della protagonista in Un gelido inverno, accanto ad un’altra giovane star: Jennifer Lawrence.

Il regista Sean Durkin è co-fondatore assieme ad Antonio Campos di Borderline Films, società di produzione newyorkese. Durkin è stato candidato all’Indepen-dent Spirit Award 2009 per la migliore prima produzione con il film afterschool.

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la Olsen ha dichiarato: «È stata la prima sceneggiatura a rendermi realmente eccitata appena l’ho letta. Era qualcosa di molto diverso e potevo vedere chiaramente il personaggio. Ho capito la sua psiche e, in un certo verso bizzarro, Martha mi è veramente piaciuta».Alla buona riuscita del film contribuiscono anche la fotografia di Jody Lee Lipes e le due location newyorkesi del tutto opposte: un’isolata fattoria tradizionale di Monticello e una ultramoderna proprietà in riva al lago vicino alla cittadina di Roscoe.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Sean DurkinSCENEGGIATURA: Sean DurkinCAST: Elizabeth Olsen, Hugh Dancy, Sarah Paulson, John Hawkes, Brady Corbet, Christopher Abbott, Maria Dizzia, Julia Garner, Louisa KrauseGENERE: Drammatico, ThrillerDURATA: 101'DISTRIBUITO DA: 20th Century Fox

Sarah Paulson (37 anni) e Hugh Dancy (36 anni). La Paulson è nota per le serie televisive quali american Gothic (1995/96) e Studio 60 on the Sunset Strip (2006/07).