LE ISTITUZIONI STORICHE DEL TERRITORIO LOMBARDO · muoveva i suoi primi passi non era difficile...

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RegioneLombardia Direzione Generale Cultura Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati I LE ISTITUZIONI STORICHE DEL TERRITORIO LOMBARDO XIV-XIX secolo Mantova Milano Æ dicembre 1999 CIVITA progetto FRONTESPIZIO

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RegioneLombardiaDirezione Generale Cultura

Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati

FRONTESPIZIO

LE ISTITUZIONI STORICHEDEL TERRITORIO LOMBARDO

XIV-XIX secolo

Mantova

Milano dicembre 1999

CIVITAprogetto

I

progetto CIVITALe istituzioni storiche del territorio lombardo

direzione generaleRoberto Grassiconsulenza archivistica e revisione editorialeMario Signori

progettazione tecnica e direzione operativaMichele GiordanoorganizzazioneConsorzio Archidata Milano

Le istituzioni della citt e della provincia di Mantovaredazione dei profili istituzionali particolariGiancarlo Cobelli

1999 Regione Lombardia

Si autorizza la riproduzione della presente operacon il vincolo della completa citazione della fonte

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SOMMARIO

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SOMMARIO

Il progetto CIVITA, di Roberto Grassi .......... V

Presentazione, di Mario Signori................ 1

Nota tecnica, di Michele Giordano.............. 8Premessa ............................................................. 8I profili istituzionali ........................................... 8I riferimenti critici ........................................... 10Lindice ............................................................. 11

Nota introduttiva, di Giancarlo Cobelli.... 13

Profili istituzionali generali .................. 15Il territorio di Mantova(sec. XIV - 1797) ............................................. 15Comune (sec. XIV - 1784) ............................... 16Feudi imperiali nel territorio mantovano(sec. XIV - sec. XVIII) ..................................... 19Vicari, commissari, podest, governatori(sec. XIV - 1750) ....................... SOMMARIO20Capitani del divieto (sec. XVI) ........................ 22Castellani, Capitani (sec. XVI) ........................ 22Giudici delle digagne (sec. XVI - 1784) .......... 23Preture (1750-1790) ......................................... 23Comune (1784-1797) ....................................... 25Distretto (1784-1797) ....................................... 26Amministrazione provinciale (1786-1791) ...... 27Provincia (1786-1791) ..................................... 28Intendenza politica (1786-1791) ...................... 29Congregazione municipale (1786-1791) .......... 31Amministrazione provinciale e comunale(1799-1800) ...................................................... 33

Dipartimento (1797-1816) ............................... 3Amministrazione centrale dipartimentale(1797-1805) .....................................................Prefettura (1802-1816)Viceprefettura (1802-1816) ..............................Distretto (1797-1816)Cantone (1805-1816) .......................................Cancelliere distrettuale (1797-1815) ...............Comune (1797-1802) .......................................Comune (1802-1805) .......................................Comune (1805-1816) .......................................Provincia (1816-1859) .....................................Delegazione provinciale (1816-1859) .............. 4Congregazione provinciale (1816-1859) .........Distretto (1816-1859) ......................................Cancelliere del censo (1815-1819)Commissario distrettuale (1819-1859) ............Comune (1816-1859) .......................................

Le istituzioni storichedel territorio lombardo.Mantova ...................................................53

Riferimenti generali ..............................189Riferimenti archivistici .................................. 18Riferimenti legislativi .................................... 18Riferimenti bibliografici ................................ 19

Indice dei toponimie delle istituzioni...................................195

Sigle e abbreviazioni ............................233

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Intestazione di sinistra

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IL PROGETTO CIVITA

Roberto Grassi

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IL PROGETTO CIVITA

Il progetto di schedatura delle istituzioni storichenasce in origine come una esigenza da parte della co-munit archivistica lombarda di poter disporre di unostrumento di supporto per una compilazione metodo-logicamente omogenea degli inventari archivistici, inparticolare di quelli delle istituzioni. Tale esigenza,che lutilizzo dellinformatica nel lavoro archivisticoaveva contribuito a evidenziare, venne resa esplicitaed affrontata allinterno di un seminario dal titoloStandard, vocabolari controllati, liste dautorit chesi tenne a Milano nel maggio del 1994 e a cui segui-rono alcune giornate di approfondimento ed esercita-zione pratica sui temi delle liste controllate. Nel corsodi quelle giornate, in seguito anche ad un dibattitotuttaltro che rituale, venne formulata lidea di darevita ad una iniziativa di respiro regionale volta ad ela-borare una sorta di lista controllata delle istituzionilombarde che fosse utilizzabile nella produzione deimezzi di corredo relativi ai complessi archivistici pro-dotti dalle istituzioni e conservati negli archivi. Si co-stitu pertanto una piccola task force (composta, oltreche da chi scrive, da Michele Giordano, Loris Rizzi,Maurizio Savoja e Mario Signori) che cerc di defini-re un modello per la raccolta e lorganizzazione deidati. Quel modello stato poi adeguatamente svilup-pato, integrato e corretto da parte dei colleghi archivi-sti che hanno successivamente partecipato alla faseoperativa della raccolta dati. Parallelamente al model-lo stata sviluppata altres un'applicazione informati-ca studiata espressamente per la raccolta sistematicadelle informazioni.

Il risultato di questo lavoro di progetto e di ricerc stata la pubblicazione di due volumi in edizionprovvisoria relativi alle istituzioni delle provincie dBergamo e di Brescia che sono stati presentatpubblico nel giugno del 1997. La benevola accoglieza riservata a queste due pubblicazioni ha incoraggto il completamento dellopera che viene ora pubbcata al completo e in una veste meno provvisoria.

La Presentazione e la Nota tecnica illustrano sia leprincipali caratteristiche dellimpianto concettualdel lavoro sia le modalit di esposizione delle infomazioni raccolte. Qui vorrei solo brevemente ricordre come lobbiettivo del progetto non limitato alproduzione di una mera lista per quanto articolatcomplessa ma intende abbinare ad essa succintifili delle varie istituzioni censite. Si ritenuto utile afiancare agli elementi puramente identificativi unbreve nota sulle competenze, sulla organizzazioneterna e su altre informazioni ritenute interessanti gnalandone le fonti archivistiche, normative e bibligrafiche. Abbiamo cio pensato ad uno strumeninformativo utile non solo agli archivisti (per la compilazione ed il controllo degli indici inventariali) maanche, e soprattutto, agli utenti degli archivi: una spcie di mappa per orientare chi si accosta alla ricenella complessa trama che istituzioni di vario genee natura hanno disegnato sul territorio regionale intre cinque secoli di storia. Per assecondare ancor glio questo bisogno di informazioni si pensato ache di premettere al risultato del lavoro di ricercaschedatura relativo a ciascuna delle province cenun insieme di Profili istituzionali generali in grado di

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Roberto Grassi

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inquadrare sistematicamente le istituzioni che nellarealt della Lombardia hanno avuto maggiore rilievoe continuit.

Va detto subito che le informazioni presenti nelvolume si riferiscono ai soli enti ed organi della am-ministrazione locale e di quella periferica statale. Sitratta di una messe di dati molto ricca, ma occorre an-che avvertire che le testimonianze spesso lacunose ela frammentariet delle fonti consultate hanno fatto sche le informazioni qui presentate si prestino a possi-bili arricchimenti, integrazioni e rettifiche. O almenoquesto il nostro augurio: riteniamo infatti che, so-prattutto con il progredire degli interventi di riordinoe inventariazione delle fonti archivistiche locali, sipossa ampliare e approfondire la conoscenza sulla vi-cenda storica delle istituzioni lombarde.

Nulla detto in questo lavoro, d'altra parte, riguar-do ad altre tipologie istituzionali, in primis alle istitu-zioni periferiche delle amministrazioni giudiziarie efinanziarie dallepoca napoleonica in poi, agli enti as-sistenziali e a quelli religiosi. Questa una delle ra-gioni che ci hanno indotto a parlare, qualche riga so-pra, di una veste meno provvisoria con cui vienepresentato il lavoro, e non certo di una veste definiti-va. Molte ricerche potrebbero e dovranno, ci augu-riamo essere avviate, infatti, per completare questa

mappa delle istituzioni lombarde che presentiamcos ricca per molti versi ma cos scarna per moltetre ragioni.

La provvisoriet di questo lavoro, d'altra partpoggia anche su altre ragioni, altrettanto valide quto le prime. Non ragionevole pensare, infatti, ctutto il patrimonio di informazioni raccolto nello svolgimento del progetto CIVITA possa trovare la propriaunica destinazione in una pubblicazione a stamcome quella che presentiamo. Gi quando il progemuoveva i suoi primi passi non era difficile intravvedere la possibilit di diffondere le informazioni che incominciavano a raccogliere tramite mezzi che nfossero solo la carta stampata, ovvero linformaticala telematica. Oggi, a cinque anni di distanza, quepossibilit diventata una realt che nessuno puignorare, e soprattutto la distribuzione telematica rapresenta un canale di diffusione delle informaziodel tutto complementare alla stampa, ma pi ecomico, pi flessibile e soprattutto rinnovabile.

Probabilmente dovremo abituarci a non pensapi in termini di pubblicazione provvisoria o pubblicazione definitiva di unopera, come siamo stati atuati a fare finora, ma semplicemente di pubblicazio-ne in corso. Il progetto CIVITA non fa eccezione aquesta tendenza.

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PRESENTAZIONE

Mario Signori

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PRESENTAZIONE

Nelle sue linee programmatiche il progetto CIVITA stato finalizzato fin dalle origini al raggiungimentodi due obiettivi: quello di condurre un censimento si-stematico di enti e dei loro organi che hanno esteso leloro competenze sul territorio lombardo, e quello diraccogliere una serie di notizie biografiche sui sogget-ti censiti presentandole in volumi corredati da indicistrutturati per facilitarne la consultazione. Punto foca-le del progetto sono stati lelaborazione di un traccia-to informativo e la successiva realizzazione di un ap-plicativo che fosse utilizzabile dagli schedatori per laraccolta, la selezione e lelaborazione dei dati, e che,al contempo, consentisse la produzione dei volumi ela generazione degli indici. Il progetto era nato ini-zialmente intorno allidea di costituire uno strumentodi lavoro utilizzabile essenzialmente in ambito archi-vistico attraverso cui fossero reperibili informazionisulle istituzioni di antico regime in forma controllatada utilizzarsi prioritariamente come strumento di sup-porto per la realizzazione dei corredi archivistici.

Nella definizione progettuale di CIVITA hanno inparte influito anche le suggestioni emerse da temponellambito archivistico internazionale in relazioneallapplicazione delle tecnologie informatiche agli ar-chivi, che hanno dato luogo, come noto, allelabora-zione di vari modelli, aperti alla possibilit di applica-zione nella creazione di sistemi informativi automa-tizzati per la gestione dei corredi descrittivi degliarchivi. Lelaborazione di tali modelli, e il dibattitoche ne segu, contribuirono ad imporre allattenzionedella comunit archivistica internazionale lesigenzainderogabile di presentare gli elementi che compon-

gono le descrizioni dei complessi documentari ncorredi archivistici seguendo particolari regole volteconferire una maggior chiarezza e uniformit alle iformazioni.

Tra le opzioni significative previste da alcuni dtali modelli vi era quella di adottare descrizioni dcomplessi documentari conservati negli archivi struturate su pi livelli, che doveva consentire di collocain sedi diverse e autonome fra loro linsieme delle iformazioni sul contesto della produzione documenria e sulla biografia degli enti produttori di archivi, linsieme dalle informazioni riguardanti la struttura lorganizzazione fisica delle serie e il contenuto ddocumenti che ne fanno parte. Un modello di quegenere strutturato per aree funzionali stato recenello International Standard of Archival Descriptio(ISAD-G) elaborato nellambito del Consiglio Internazionale degli Archivi1.

La necessit di rappresentare in sede autonominformazioni sugli enti produttori ha imposto allattenzione lesigenza di adottare degli authority file d

1. Si tratta di uno standard per la descrizione degli archivi eborato nellambito del Consiglio Internazionale degli Archivi icui stata espressamente prevista una area informativa autondedicata in modo specifico al contesto della produzione in possono essere gestite le informazioni riguardanti elementi qla denominazione e una nota biografica dei soggetti produttoricomplessi archivistici. La consistenza, larticolazione internalillustrazione degli elementi che compongono gli archivi vengno invece descritti in altre aree funzionali. Su questi aspetti evari modelli riferisce ampiamente il saggio di S. Vitali, Il dibattitointernazionale sulla normalizzazione della descrizione: aspeteorici e prospettive in Italia, Archivi & Computer, n. 4, 1994.

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Mario Signori

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dicati che consentissero di stabilire un controllo suitermini utilizzati come chiavi daccesso per la ricercadi informazioni sugli enti produttori di archivinellambito di un sistema informativo automatizzato2.Peraltro se la gestione informatizzata delle informa-zioni poneva con forza lesigenza di una normalizza-zione, la mera applicazione degli authority file elen-chi di termini controllati, gi ampiamente utilizzatinei sistemi informativi attivati nel mondo biblioteca-rio per il controllo delle intestazioni dei record biblio-grafici risultava del tutto inadeguata in ambito archi-vistico. Il problema non era infatti solo quello distabilire un elenco controllato di termini preferiti uti-lizzabili come chiavi di ricerca, quanto quello assaipi complesso di predisporre degli strumenti informa-tivi pi articolati nei quali fosse possibile far confluireuninsieme di notizie correlate che illustrassero com-petenze, attivit organizzazione e articolazione fun-zionale dei soggetti istituzionali produttori.

La scelta di promuovere alla met degli anni no-vanta un censimento sistematico delle istituzioni lom-barde stata influenzata anche dalla concomitantediffusione di un ulteriore standard internazionale didescrizione emanato nel 1994 in edizione ancoraprovvisoria dal Consiglio Internazionale degli Archi-vi, le ISAAR-CPF, espressamente finalizzato alla for-mazione delle unit di accesso nelle liste autorizzaterelative ad enti, persone e famiglie che hanno prodot-to o gestito documentazioni archivistiche. Lo stan-dard ISAAR-CPF presenta notevoli punti di interessein quanto prevede una struttura informativa comples-sa e tale da consentire linserimento nella descrizionedelle unit di accesso di un insieme di notizie riguar-danti tanto la storia istituzionale di enti che la biogra-fia di persone e famiglie che hanno prodotto archivi.

Il progetto CIVITA si ricollega in parte allesperien-za del progetto Archidata, uniniziativa di ampio re-spiro promossa dalla stessa Regione Lombardia cheha consentito in passato di realizzare numerosi inter-venti di inventariazione su fondi di particolare interes-se conservati in vari archivi comunali delle diverseprovincie lombarde. Il progetto ha permesso di pro-durre degli inventari in forma sia informatizzata checartacea per i singoli archivi o fondi corredati da indi-ci per soggetti istituzionali, per localit e per nomi dipersona. Nellambito di tale progetto vennero ancheraccolte e riportate nei profili introduttivi alle serienumerose informazioni su un numero considerevoleenti e organi di livello prevalentemente locale coin-volti a vario titolo nella produzione della documenta-zione inventariata.

Il progetto CIVITA ha inteso dare una risposta complessiva allesigenza di avere un quadro organico dle presenze istituzionali che hanno svolto funzioamministrative nei territori della Regione, partendda un progetto informativo autonomo e del tutto indpendente dai fondi archivistici conservati nei vari achivi. Si era consapevoli che gli archivi, in particolaquelli comunali, conservassero solo una parte residellintera documentazione effettivamente prodotdai soggetti istituzionali competenti: quella sopravissuta agli interventi pi o meno organici di scarto atuati in passato, e alle dispersioni conseguenti amodifiche territoriali e alle dinamiche istituzionali interne o indotte da interventi esterni nei poteri che hno governato a livello locale o periferico i territori inclusi nellattuale Lombardia.

I censimenti condotti in passato negli archivi cmunali hanno consentito di accertare la minore constenza della documentazione di antico regime consvata in quelli posti nei territori della Lombardiaaustriaca rispetto a quella reperibile negli archivi dcomuni dei territori ex veneti (Bergamo, Brescia, Crma) ed ex grigioni (Sondrio). Le dispersioni degli achivi delle comunit potrebbero essere una conguenza indotta dalla riforma comunitativa del 175che si era estesa sistematicamente ai territori dsola Lombardia austriaca. La conservazione degli chivi dei comuni venne allora affidata ai cancelliedistrettuali, lorgano dellamministrazione perifericpreposto con funzioni di controllo sulle amministrazioni locali introdotto dalla stessa riforma. Sicuramente in precedenza si erano gi avute dispersionigli archivi delle comunit, specialmente nei comupresenti nelle zone dove pi intensa era stata la psenza del feudo nobiliare. In questi casi le dispersipotevano essere avvenute ad opera dello stesso fetario cui la concessione feudale assicurava in mcasi un pieno controllo sullamministrazione localesulla sua gestione finanziaria, consentendogli nei fdi conservare nel proprio archivio privato anche la dcumentazione prodotta dallesiguo apparato ammistrativo locale.

Il progetto di CIVITA si fonda sullipotesi suggesti-va di censire in modo sistematico linsieme delle istuzioni che ai vari livelli centrale, periferico e loca hanno esercitato le proprie funzioni sul territorlombardo. La sua realizzazione consentir innatutto di individuare le istituzioni effettivamente attivate, di segnalarne larco cronologico di attivit, individuare eventuali vincoli di subordinazione o dcontrollo con altre istituzioni, di ricostruirne le competenze, individuandone larticolazione funzionainterna.

Nei volumi del progetto CIVITA sono state censitesistematicamente le sole istituzioni pubbliche civ

2. H. Stibbe, Applicare il concetto di fondo: Punto di accessoprimario, descrizione a pi livelli e controllo di autorit, Archivi& Computer, n. 4, 1993.

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Presentazione

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che svolgevano funzioni di carattere politico-ammini-strativo, per le quali si poteva presumere lesistenza diuna maggiore disponibilit di fonti accessibili. Sonoquindi presenti con descrizione autonoma a livello dischede sia gli enti e organi delle amministrazioni pe-riferiche, che quelli dellamministrazione locale, ope-ranti con competenze differenziate nelle diverse arti-colazioni territoriali (provinciali, distrettuali ecomunali) interne alle varie dominazioni. Si ritenutoopportuno censire anche le istituzioni riferibili alleamministrazioni feudali che, nel periodo considerato,si sono di fatto trovate investite di poteri e funzionicomplementari a quelli delle istituzioni pubbliche.Per organi delle istituzioni censite di pi modesto li-vello, costituiti da ufficiali addetti a mansioni mera-mente esecutive e con scarsa autonomia funzionale, si ritenuto sufficiente un accenno allinterno delleschede degli enti stessi da cui dipendevano, per nongravare il risultato del lavoro con informazioni che sa-rebbero inevitabilmente risultate ripetitive e di scarsointeresse.

Per il momento sono invece rimasti esclusi dalcensimento gli enti di massimo livello, per molti deiquali gi esistono ricerche monografiche o notizie ri-cavabili da altre fonti che si possono in generale rite-nere esaurienti, mentre verr dedicato un volume au-tonomo agli organi delle amministrazioni centralidelle varie dominazioni facenti capo a Milano.

Il censimento ha coperto un arco cronologico ine-vitabilmente non omogeneo, che almeno per una par-te delle istituzioni censite a livello centrale e periferi-co si avvia con la fine del XIV secolo e con la primamet del secolo successivo, nel periodo coincidentecon la prima affermazione sui territori lombardi delsistema di poteri articolato negli stati regionali mag-giori (ducato di Milano, stato di Terraferma della re-pubblica di Venezia) e nei potentati minori fra cuispicca il ducato di Mantova. Le schede si chiudono al1859, anno che segna lunione temporanea dei territo-ri lombardi al regno di Sardegna, premessa allimmi-nente unificazione italiana; le sole schede riguardantila provincia di Mantova si chiudono invece al 1868,anno in cui la provincia stessa viene ricostituitanellambito del regno dItalia. Per alcuni enti adesempio i comuni che hanno avuto maggiore conti-nuit nelle proprie forme di autogoverno, testimoniatadallesistenza di normative statutarie rimaste sostan-zialmente invariate anche nel passaggio attraversosuccessive dominazioni differenti stato possibilerisalire nelle schede anche ai periodi precedenti in cuile normative stesse erano state emanate. Nella mag-gior parte dei casi sono state sistematicamente esclusedal censimento sia le istituzioni del periodo medieva-le, per gli evidenti problemi che si ponevano nel repe-rimento delle fonti, che quelle post-unitarie, conside-

rate estranee ai limiti cronologici assegnati al progestesso.

In sede di presentazione dellintero progetto ocorre fare alcune osservazioni di carattere genersulle fonti utilizzate per ricostruire la biografia, lcompetenze e la organizzazione interna delle istzioni censite; lesposizione pi dettagliata delle fonutilizzate in modo specifico per gli enti presenti nterritori delle diverse province viene rimandata apremesse dei singoli volumi.

Quando si avviato un lavoro preventivo di apprfondimento sulla bibliografia esistente per selezionre quella pi pertinente alle finalit del progetto,emerso chiaramente che le opere in grado di forninformazioni direttamente utilizzabili per le finalitdel progetto erano poche, e che per una larga pdelle istituzioni da censire sarebbe risultato difficoltso reperire notizie puntuali e circostanziate sulle copetenze e sulla articolazione funzionale interna.

Per la regione Lombardia le difficolt di definirdei quadri sufficientemente coerenti a livello informtivo erano accentuate anche dalla presenza su parto meno consistenti del suo territorio di dominaziodiverse, caratterizzate da assetti costituzionali del to difformi che hanno dato luogo allo sviluppo di unpluralit di enti e organi difficilmente comparabili classificabili. Unulteriore complicazione era datdallalternarsi di lunghi periodi di continuit con periodi pi convulsi, come quello napoleonico, in cui sono verificate incessanti modifiche a livello degli asetti territoriali e istituzionali. Si presentato ancheproblema di individuare e di far emergere a livello iformativo nella loro specificit enti del tutto particolari quali i corpi territoriali, che non potrebbero trovare una collocazione nellattuale struttura costituzionle dello stato contemporaneo, ma che svolsero invun ruolo sostanziale nel contesto politico degli statiantico regime, garantendo forme di rappresentanrelativamente funzionali al loro equilibrio interno.

Nellambito della produzione bibliografica, pi omeno recente, non mancano opere di impianto complessivo, che sono risultate molto utili per ricstruire un quadro articolato degli apparati istituziondelle varie dominazioni che hanno governato il tertorio lombardo. Basta limitarsi a citare, senza pretedi completezza in questa sede, i classici lavori prodti allinizio secolo di Visconti3 e Pugliese4 per lo statodi Milano, di Sandon5, per il regno lombardo-veneto

3. A. Visconti, La pubblica amministrazione nello Stato milanese durante il predominio straniero (1541-1796), Roma, 1913,reprint Milano, 1972.

4. S. Pugliese, Condizioni economiche e finanziarie della Lombardia nella prima met del secolo XVIII, Torino, 1924.

5. A. Sandon, Il Regno Lombardo-Veneto. 1814-1859, Mila-no, 1912.

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o a quello di Maranini6 per la repubblica di Venezia.Insieme a queste opere sono stati ampiamente utiliz-zati anche gli studi ben noti e pi aggiornati di Bo-gnetti7, Chabod8, Chittolini9, Capra, Sella10, Cuccia11,Annoni12, Mozzarelli13, Mori14, per larea milanese emantovana, Cozzi15, Knapton16, Rossini17, Pederza-ni18 per larea veneta, Roberti19, Zaghi20, Meriggi21,Antonielli22, per i periodi napoleonico e lombardo-ve-neto; cui vanno aggiunti anche il lavoro di Rotelli23

sullo sviluppo delle amministrazioni locali nellaLombardia preunitaria e quello di Pagano24 sul breveperiodo della dominazione austro-russa. Va osservato,peraltro, che in prevalenza questi studi ad eccezionedi quello di Rotelli e di pochi altri hanno necessaria-mente privilegiato gli apparati centrali delle ammini-strazioni statali, che, oltre ad essere in genere megliodocumentati, apparivano inevitabilmente pi funzio-nali allesigenza di collocarne le vicende evolutive inuna prospettiva interpretativa unitaria.

La ricerca si avvalsa anche di numerose ricerpi circoscritte, riferite a settori e livelli specifici degapparati amministrativi o a particolari ambiti territoriali, per le quali si rimanda alle bibliografie dei singoli volumi. Da questi studi pi mirati, tuttavia, nosempre risultato facile reperire notizie puntuali e ccostanziate sulle competenze e sulla articolazioneterna delle istituzioni censite.

Unaltra fonte da ricordare per lindubbio interesse delle premesse da cui muoveva e per i risultati cseguiti sotto il profilo informativo, costituita dai volumi pubblicati nella collana Acta Italica promossdalla Fondazione Italiana per la Storia Amministrava con finalit direttamente attinenti proprio alla stria della pubblica amministrazione e dei suoi apparTra i volumi di tale collana, ciascuno dei quali dedcato ad uno degli antichi stati preunitari italiani, sono di volta in volta utilizzati quelli riferiti alle do-minazioni competenti per i vari territori delle provincie lombarde25. Particolare interesse presenta lo schma classificatorio delle diverse tipologie di soggeistituzionali, che stato in parte tenuto presente e plicato nellambito del censimento per classificareistituzioni schedate26.

Vanno senzaltro ricordati in questa sede anchecuni lavori molto affini ai propositi del progetto, anche per il taglio informativo prettamente archivisticche caratterizza i pregevoli profili sugli apparati deamministrazioni centrali e periferiche che vi sono iclusi: quelli di Manaresi27 e di Caterina Santoro28 perlarea milanese e lombarda, e quello di Da Mosto29

per larea veneta.

Merita invece un discorso a parte la cospicua pduzione di opere monografiche di storia locale decate a singole localit che registra, peraltro, una ctinua espansione. Si tratta, come gi stato osserin varie sedi, di una produzione molto diversificaper livello di qualit, e questo dato di fatto dipendelarga misura dalla formazione specifica degli auto

6. G. Maranini, La costituzione di Venezia, Firenze, 1927.7. G. Bognetti, Studi sullorigine del comune rurale, Milano,

1978.8. F. Chabod, Lo Stato e la vita religiosa a Milano nellepoca

di Carlo V, Torino, 1971; Idem, Storia di Milano nellepoca diCarlo V, Torino, 1961.

9. G. Chittolini, Citt, comunit e feudi negli stati dellItaliacentro-settentrionale (XIV-XVI secolo), Milano, 1988.

10. C. Capra, D. Sella, Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796,Torino, 1984.

11. S. L. Cuccia, La Lombardia in et teresiana e giuseppina,Firenze, 1977; Idem, La Lombardia alla fine dellAncien Rgime,Firenze, 1971.

12. A. Annoni, Stato di Milano. Lombardia austriaca, Milano,1966.

13. C. Mozzarelli, Mantova e i Gonzaga, Torino, 1984; Idem,Sovrano, societ, e amministrazione locale nella Lombardia tere-siana (1749-1758), Bologna, 1982.

14. S. Mori, Il Ducato di Mantova nellet delle riforme (1736-1784). Governo, amministrazione, finanze, Firenze, 1998.

15. G. Cozzi, M. Knapton, Storia della Repubblica di Venezia.Dalla guerra di Chioggia alla riconquista della Terraferma, Tori-no, 1986.

16. G. Cozzi, M. Knapton, G. Scarabello, La Repubblica di Ve-nezia nellet moderna. Dal 1517 alla fine della Repubblica, To-rino, 1992.

17. A. Rossini, Le campagne bresciane nel cinquecento. Terri-torio, fisco, societ, Milano, 1994.

18. I. Pederzani, Venezia e lo Stado de Terraferma. Il gover-no delle comunit nel territorio bergamasco (secc. XV-XVIII),Milano, 1995.

19. M. Roberti, Milano capitale napoleonica. La formazione diuno stato moderno. 1796-1814, Milano, 1947.

20. C. Zaghi, LItalia di Napoleone dalla Cisalpina al Regno,Torino, 1989.

21. M. Meriggi, Il Regno Lombardo-Veneto, Torino 1987;Idem, Amministrazione e classi sociali nel Lombardo-Veneto, Bo-logna, 1983.

22. L. Antonielli, I prefetti dell'Italia napoleonica, Bologna,1983.

23. E. Rotelli, Gli ordinamenti locali della Lombardia preuni-taria (1755-1859), in Archivio storico lombardo, (1974).

24. E. Pagano, Alle origini della Lombardia contemporanea. Ilgoverno delle province lombarde durante loccupazione austro-russa 1799-1800, Milano, 1998.

25. Per larea milanese risultano fondamentali: A. Annoni Statodi Milano e Lombardia austriaca, citato; N. Raponi, Atti dellaCommissione Giulini per lordinamento temporaneo della Lombardia (1859), Milano, 1962.

26. Per la classificazione delle diverse tipologie di enti si nuto conto almeno in parte dello Schema di classificazione pdisposto nel 1964 dalla Fondazione Italiana per la Storia Amnistrativa per la pubblicazione nella serie Acta Italica degli aamministrativi dei poteri pubblici operanti in Italia dal Medioevalla fondazione dello Stato unitario, e di cui sono stati effettivmente pubblicati nella omonima collana dell'editore Giuffr soi cosiddetti piani di pubblicazione.

27. C. Manaresi, Gli atti del Comune di Milano fino allannoMCCXVI, Milano, 1919.

28. C. Santoro, Gli offici del comune di Milano e del dominiovisconteo-sforzesco (1216-1515), Milano, 1968; Idem, Gli officidel dominio visconteo sforzesco, Milano, 1968.

29. A. Da Mosto, LArchivio di Stato di Venezia. Indice generale storico descrittivo e analitico, voll. 2, Roma, 1937-1940.

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Presentazione

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nella metodologia della ricerca storica e nelluso dellefonti documentarie reperibili negli archivi.

Occorre peraltro sottolineare il fatto che per laquasi totalit delle opere prese in esame il valore in-formativo rispetto ai fini della ricerca connessa al pro-getto CIVITA apparso relativamente basso rispettoalle aspettative. Sono effettivamente ancora molto po-che le storie locali pubblicate in cui gli autori hannoavvertito lesigenza di affiancare le vicende narrate, odi collegare la ricostruzione delle dinamiche degli as-setti produttivi e insediativi che spesso costituisconolelemento conduttore di tali opere, ad una autonomamessa a fuoco puntuale e circostanziata della strutturaistituzionale dellamministrazione locale che ne illu-stri gli organi, e dia notizie attendibili sulle loro com-petenze e sulla rispettiva articolazione interna, rico-struendone gli sviluppi in relazione alle dinamichepolitico-istituzionali delle entit statali in cui sono in-serite. Come risultano quasi del tutto assenti riferi-menti alle circoscrizioni amministrative territoriali diappartenenza e alle stesse giurisdizioni civili, penali omilitari di livello superiore a cui le comunit stesseerano soggette. Si riscontra in molte opere la tendenzapi o meno consapevole a colmare questi vuoti inse-rendo riferimenti pi o meno ampi alle vicende poli-tiche di carattere generale in cui, peraltro, la singolacomunit spesso non risulta minimamente coinvolta.

Lindifferenza palese per il dato istituzionale chedi fatto caratterizza la stragrande maggioranza delleopere di storia locale, o meglio la difficolt evidente acogliere limportanza di questo piano e a darne unquadro compiuto e coerente, va ricondotta, almeno inparte, alla dispersione delle fonti darchivio pi diret-tamente utilizzabili per tali ricerche, e al fatto che lestesse, anche qualora si siano conservate, non sonosempre cos accessibili specie qualora siano conser-vate negli archivi comunali n risultano facilmenteindividuabili per la carenza ancora sensibile di corre-di e inventari che consentano di effettuare ricerchemirate.

Molte notizie riguardanti gli organi dellammini-strazione locale, almeno per il periodo di antico regi-me, sono senzaltro presenti nei fondi notarili, chespesso hanno dimensioni talmente ampie da scorag-giare i ricercatori meno esperti, anche in considera-zione dellassenza gi accennata di corredi adeguati,quali potrebbero essere degli indici topografici cheraggruppino i notati per sede di attivit. Ma in qualchemodo anche questa carenza pu contribuire a dare unaspiegazione della relativa arretratezza che gli studisulla storia delle istituzioni del territorio lombardo an-cora presentano rispetto ad altre realt territoriali ita-liane.

I limiti riscontrati nella bibliografia disponibilehanno indotto a superare le iniziali perplessit

sullopportunit di estendere la ricerca alle fonti dcumentarie conservate negli archivi, che per la loampiezza e dispersione erano state deliberatamescluse nel progetto originario. Il ricorso a tali fonnon ha potuto, per evidenti ragioni, essere condottomodo sistematico se non per alcune fonti particolache verranno di volta in volta segnalate nei riferimearchivistici segnalati nei singoli volumi.

Un ambito essenziale per raccogliere informaziosono risultate le iniziative promosse dai governi particolari circostanze per conoscere lassetto istizionale dei territori ad essi soggetti.

Fra le fonti utilizzate per le istituzioni dei territorlombardi dellarea veneta rivestono una particolaimportanza le corpose relazioni che il provveditorecapitano Da Lezze ha compilato per il Senato Vendurante i suoi reggimenti tenuti in epoche diverse, pma per il Bergamasco, alla fine del XVI secolo,quindi nel Bresciano, agli inizi del secolo successivQueste relazioni che sono state entrambe pubblte30 hanno consentito di ricostruire un quadro sismatico molto analitico dellassetto politico-amministrativo dei due territori, in quanto fornisconinformazioni dirette molto dettagliate sugli enti e srispettivi apparati centrali periferici e locali operanalla fine cinquecento per il Bergamasco e allinizdel seicento per il Bresciano. In misura minore sorisultate utili anche alcune delle numerose Relazioal Senato dei Rettori Veneti di Terraferma, di cui sta pubblicata lintera serie per i vari reggimenti nterritori di area veneta (Brescia, Bergamo, Crema, l, Asola)31. Per lo stato di Milano e per il Mantovansi disponeva invece di una fonte straordinaria costiita dai risultati delle articolate inchieste condotte amet del XVIII secolo in tutte le comunit dalle RegGiunte preposte nei due stati alla realizzazione censimento al fine di conoscere lo stato effettivo degestione del complesso sistema fiscale lombardotratta di una fonte gi nota agli studiosi, ma che finonon era mai stata utilizzata in modo sistematico. Il sutilizzo mirato ha consentito di raccogliere un insime organico di informazioni sullassetto istituzionae sullarticolazione dei poteri ai livelli comunale provinciale. A queste fonti principali se ne sono agiunte altre, pi frammentarie, riferite alle singole cmunit che stato possibile reperire negli archivi; ptutte si rimanda alle presentazioni dei singoli volum

Ovviamente sono state utilizzate anche le informzioni presenti nei corredi archivistici editi o inedit

30. G. Da Lezze, Catastico bresciano, Brescia 1969 (edizionea cura di C. Pasero); G. Da Lezze, Descrizione di Bergamo e suoterritorio. 1596. (edizione a cura di V. Marchetti e L. PaganoBergamo, 1988.

31. A. Tagliaferri (a cura di), Venezia e la Terraferma veneta attraverso le relazioni dei Rettori. Atti del convegno, Trieste, 23-24ottobre 1980, Milano, 1981.

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Mario Signori

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con lapporto fondamentale della banca dati del pro-getto Archidata, in cui la descrizione delle serie archi-vistiche censite corredata da esaurienti introduzionisugli organi e sugli uffici. In linea di massima si pudire che gli archivi comunali per i quali si dispone diinventari corredati da notizie sulle istituzioni utilizza-bili ai fini del censimento sono ancora relativamentepochi.

Unaltra fonte largamente utilizzata per il progettoCIVITA sono le raccolte delle leggi e degli atti di go-verno. Luso di tale fonte ha potuto diventare sistema-tico solo a partire dal periodo napoleonico, quando lastruttura, le funzioni e le competenze degli enti e deiloro organi vengono definite con delle leggi e dei re-golamenti in modo uniforme per tutto lo stato, e sipubblicano raccolte legislative organiche dotate di in-dici tematici che facilitano enormemente il ritrova-mento delle disposizioni in materia.

La stessa fonte legislativa ha consentito anche diricostruire la complessa e articolata dinamica dellacompartimentazione dei territori lombardi nel perio-do compreso dalla met del XVIII secolo allunit incui si alternano dominazioni e assetti costituzionalidiversi. Attraverso le compartimentazioni si cercatodi ricostruire la trama mutevole delle giurisdizioni de-gli enti e degli organi censiti, segnalando le circoscri-zioni ed elencando, dove necessario, le singole comu-nit che vi erano incluse. Si tratta di un risultato ingran parte inedito, che offre un apporto di notevole ri-levanza sul piano informativo in quanto consente diricostruire con maggiori certezze lo sviluppo com-plesso, e spesso contorto, dei contesti territoriali incui le istituzioni e i loro organi hanno svolto ai vari li-velli le proprie funzioni amministrative, rendendonela percezione meno evanescente di quanto poteva ri-sultare sulla base della stessa bibliografia consultatadove, occorre sottolinearlo, la dimensione territorialerisulta spesso quasi del tutto trascurata.

Per il successivo periodo della restaurazione, sta-tea largamente utilizzata anche unopera di diritto am-ministrativo quale quella di Lorenzoni32, che forniscedettagliate informazioni sugli organi e sul loro funzio-namento, inquadrandole nella dottrina giurispruden-ziale con circostanziati riferimenti alla legislazionevigente.

Una ulteriore fonte del progetto CIVITA per la suaintrinseca valenza istituzionale costituita dagli statu-ti. Per quanto limportanza degli statuti come fonte in-formativa sulla struttura istituzionale della comunitpossa variare da caso a caso, la loro presenza co-munque una conferma diretta del peso, della capacitdi coesione interna e della autonomia nella gestione

delle funzioni amministrative che gli enti si trattasdi citt, di borghi maggiori, di comunit rurali o dellstesse comunit di valle presenti nelle zone di mongna avevano saputo mantenere in et moderna.corre tuttavia precisare che limpiego degli statuti nela compilazione dei profili particolari non ha potutessere sistematico in quanto tali fonti risultano modisperse. Lo spoglio sistematico di ben noti repertdi carattere generale quali quelli del Manzoni33, delFontana34, del Cavagna Sangiuliani35, o quello dellaBiblioteca del Senato36 ha permesso di individuaresolo un numero relativamente esiguo di statuti peterritorio lombardo, riferibili per la maggior parte allcitt capoluoghi dei contadi e alle comunit maggioQuesti statuti si sono rivelati particolarmente utili ladove come nel caso di quelli di Como e Bergamoattraverso essi risultava delineata con sufficiente chrezza una prima compartimentazione del territosoggetto alla citt in cui i centri rurali risultavanelencati e riferiti ai quartieri urbani da cui dipendevno. Altrettanto utili si sono rivelati gli statuti delle acque e delle strade esistenti per il ducato di Milanoper il Principato di Pavia, che elencavano le comune le terre minori disposte lungo le strade che si dimavano dalla citt indicandone le relative distanzSono risultati assai utili anche i repertori di censimeti condotti sulle fonti statutarie riferite ad ambiti terrtoriali pi circoscritti, per i quali si rimanda alle introduzioni dei singoli volumi; occorre rilevare che moltparti del territorio lombardo risultano ancora scopete37. Dove risultavano disponibili, sono state ovviamente utilizzate nella ricerca le edizioni critiche degstatuti di comunit lombarde gi pubblicate.

I volumi del progetto CIVITA offrono senzaltrouna risposta positiva allesigenza di rendere facilmete disponibili informazioni sui soggetti istituzionalche, come si detto, possono trovarsi disperse allterno di fonti bibliografiche e archivistiche di non facile accesso o risultano del tutto mancanti. Comesulta spiegato pi in dettaglio nella Nota tecnica, ognivolume risulta costituito dai seguenti elementi: unserie di profili generali intestati a enti o ai relativi ogani di particolare rilievo o presenti in pi sedi o, acora, le cui attribuzioni e competenze sono state dnite da interventi di riforma di carattere generale o una normativa univoca emanata a partire dalla sec

32. A. Lorenzoni, Istituzioni del diritto pubblico interno pelRegno lombardo-veneto, Padova, 1835.

33. L. Manzoni, Bibliografia statutaria e storica italiana, se-conda parte, Bologna, 1879.

34. L. Fontana, Bibliografia degli statuti dei comuni dellItaliasuperiore, voll. 3, Milano-Torino, 1907.

35. A. Cavagna Sangiuliani, Statuti italiani riuniti ed indicatidal conte Antonio Cavagna Sangiuliani, Pavia, 1907.

36. Biblioteca del Senato del Regno, Catalogo della raccoltadi statuti, Roma, 1943.

37. G. Chittolini, D. Willoweit (a cura di), Statuti citt territoriin Italia e Germania tra Medioevo ed Et Moderna, Bologna,1991.

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Presentazione

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da met del secolo XVIII; una serie di profili partico-lari intestati a singoli enti e ai relativi organi di parti-colare rilievo, attraverso cui viene fornita per ciascunsoggetto istituzionale censito una nota informativasintetica destinata ad integrare le notizie gi fornitenei profili generali; una lista indicizzata in cui figura-no sia le istituzioni per le quali cui sono stati compilatiprofili particolari, che anche tutti gli organi e ufficiprivi di un profilo autonomo, ma richiamati nel testodi un profilo gi esistente.

Le schede particolari risultano avere una chiave diordinamento primaria costituita dal toponimo del co-mune in cui lente censito aveva la propria sede istitu-zionale, o a cui era riferito. Il toponimo adottato inprevalenza quello segnalato nelle compartimenta-zioni conclusive rispetto allarco cronologico asse-gnato al censimento, quella del 9 febbraio 1868 per lasola provincia di Mantova, e quella del 23 febbraio1859 per tutte le altre province lombarde; solo nelcaso di enti attivati e cessati rispettivamente in prece-denza a tali date si adottato necessariamente un to-ponimo riferibile allultima compartimentazione vi-gente prima della loro scomparsa, o comunque coevoalla loro fase di attivit. Nel caso di soggetti istituzio-nali aventi competenze estese ad un insieme territo-riale includente di pi comuni, ad esempio una deter-minata circoscrizione sopra-comunale, o una valle,lente stato descritto sotto il toponimo del comunein cui aveva sede lufficio.

Lintestazione secondaria riporta il nome propriodel soggetto istituzionale censito (ente o organo) a cuisono immediatamente riferiti gli estremi cronologicientro cui esso ha svolto la propria attivit istituzionalesenza modifiche rilevanti che ne abbiano modificatole funzioni o lorganizzazione interna. Nel caso di ce-sure significative che abbiano comportato modifichesostanziali nelle competenze istituzionali di un ente,le informazioni che lo riguardano possono risultarearticolate sotto intestazioni distinte, a ciascuna dellequali sono riferiti gli estremi cronologici relativi ai di-versi periodi in cui si ritenuto di poter dividere la suavicenda istituzionale. In linea generale nei profili par-ticolari riguardanti gli enti a livello locale sono stateadottate delle cesure cronologiche sia per le riformeamministrative che hanno interessato tali enti nei soliterritori della sola Lombardia austriaca, che per latti-vazione degli ordinamenti napoleonici e di quelli delregno lombardo-veneto per gli enti locali in tutti i ter-ritori lombardi.

In molti casi le informazioni contenute nelle sche-de particolari riferite a enti del medesimo tipo tendo-

no volutamente ad assumere una forma esposicontrollata, finalizzata ad una maggior chiarezespositiva. Le schede risultano integrate dagli opptuni riferimenti bibliografici, archivistici e normativi.Data la finalit del progetto, le informazioni contente nei profili sia particolari che generali non si propogono di fornire nuove visuali interpretative sulle dinmiche istituzionali che hanno in vario modinteressato il territorio lombardo.

Lindice costituisce lo strumento fondamentale pla consultazione e per laccesso alle informazioni cotenute nel volume. Lelenco degli enti e dei rispettiorgani, strutturato in ordine di toponimi, consente effettuare una prima ricognizione sistematica dei sogetti istituzionali che sono stati investiti di funzioni iun determinato contesto territoriale; da esso si evidzia il legame contestuale con altri enti o organi cpossono essere riferiti al medesimo toponimo o essaccomunati dallo stesso nome identificativo che nedividua una particolare tipologia.

Lindagine, che col presente lavoro si pu considrare avviata, ma non certo conclusa per i territori cosiderati, ha consentito di tracciare un primo quaddinsieme degli apparati in esso operanti, attravecui risulta pi chiaramente individuabile la complestrama dei rapporti di controllo, coordinamento o subordinazione gerarchica riscontrabili tra i vari ene tra i medesimi e gli organi ad essi subordinati.quadro tracciato ancora comunque parziale pescelte rese necessarie dallampiezza e dalla compsit del campo di indagine.

La pubblicazione dei risultati del censimento aticolata per volumi riferiti alle attuali province lombarde. Nei vari volumi risultano incluse esclusivmente le istituzioni che avevano sede o che facevcapo ai comuni appartenenti alle singole provincnella configurazione territoriale attuale, indipendenmente dal fatto che gli stessi comuni appartenessnel periodo di attivit delle istituzioni censite, a cotesti politico-amministrativi diversi da quello attuale

La descrizione offerta nelle schede presenta incuni casi evidenti disomogeneit a livello di densinformativa: si tenuto conto della maggiore o minre importanza delle funzioni assolte e dal diverso peistituzionale degli stessi soggetti censiti. Ma, a queproposito, occorre tenere presente che non per tusoggetti censiti cera la stessa disponibilit di fonti. ogni caso si cercato di fornire nelle schede una scrizione sintetica dei soggetti censiti espressa in ustile facilmente accessibile e intenzionalmente pridi valutazioni interpretative.

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NOTA TECNICA

Michele Giordano

NOTA TECNICA

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Premessa

Questo volume stato realizzato riversando il con-tenuto di una base di dati in un documento diretta-mente interpretabile da un programma per il tratta-mento dei testi. Dal documento interpretato statasuccessivamente ricavata la stampa che viene qui pre-sentata. Lintero processo si svolto il maniera pres-soch automatica.

stato possibile raggiungere questo risultato gra-zie alla messa a punto, concomitante al procedere dellavoro di ricerca, di una specifica applicazione miratain primo luogo a raccogliere ordinatamente le infor-mazioni necessarie alla ricerca e ad elaborarle ade-guatamente e in secondo luogo a presentarle automa-ticamente con dignit di stampa1.

Il volume raccoglie notizie di 2214 istituzioni civi-li sorte sul territorio dellattuale provincia di Mantovadal XIV al XIX secolo. Per 850 di esse viene presen-tato un profilo istituzionale specifico a cui si aggiunge limitatamente a un limitato numero di soggetti isti-tuzionali particolarmente significativi un profilo ge-nerale atto ad inquadrare listituzione in un ambitostorico e giuridico pi ampio.

Il lavoro risulta dunque organizzato su tre piani dstinti, progressivamente dettagliati, a cui corrispondno altrettante parti del volume.

I profili istituzionali

Nella prima parte, infatti, compaiono i profili isti-tuzionali generali in grado di orientare adeguatamente la consultazione nella successiva parte, costitudai profili istituzionali particolari, cui fa seguito laparte finale costituita da un indice ricco di 5664 voci.Una quarta parte di riferimenti critici (che in realtprecede lindice) contiene lo scioglimento delle sigdi opere citate in numerosi punti del volume.

Della prima parte, ovvero dei profili generali, sdice diffusamente nella Nota introduttiva; questaNota tecnica, pertanto, si occupa in maniera specifidelle restanti parti e costituisce soprattutto la spiezione di certe soluzioni operative adottate e un ausalla consultazione del volume.

Fra i problemi principali affrontati nel corso dellricerca vi sono stati quello di inquadrare correttamete listituzione schedata nel proprio ambito specifie quello, connesso al primo, di ideare un sistema splice ma abbastanza rigoroso per etichettarla. La luzione proposta consiste in quattro elementi di vatipo che, nel loro insieme, consentono di identificaogni istituzioni in maniera univoca. Essi sono:

1. il toponimo nel quale listituzione ha sede;2. la denominazione propria dellistituzione;3. gli estremi cronologici;4. il contesto allinterno del quale listituzione

esplica la propria attivit.

1. Lapplicazione (denominata CIVITA) stata elaborata con ilsistema di sviluppo per basi di dati ACI 4th Dimension 6.0.5.Lapplicazione genera documenti di testo in formato RTF (RichText Format) interpretabili dalla maggior parte dei programmi peril trattamento dei testi in circolazione. Per la stampa del volume,il documento originale ha subito ritocchi minori per migliorarnesoprattutto il livello estetico e la qualit tipografica ed stato rie-laborato con il programma Adobe FrameMaker 5.1.1.

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Nota tecnica

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La determinazione del toponimo ha sollevato,come facile immaginare, numerose incertezze; allafine stata fatta una scelta operativa molto precisa,privilegiando la chiarezza a scapito, qualche volta, delrigore. Si deciso, infatti, di riferire tutte le istituzionicensite ai comuni identificati dai toponimi previstidalla legge 23 settembre 1859 sullordinamento co-munale e provinciale, tappa conclusiva della comples-sa dinamica territoriale considerata nella ricerca. Unadeguato numero di rimandi nellindice consente tut-tavia di conservare il necessario collegamento con itoponimi scomparsi prima di quella data, oppure conquelli sorti pi tardivamente.

I primi tre parametri sono indispensabili per unacorretta identificazione dellistituzione, mentre ilquarto non sempre necessario. Questultimo para-metro identificativo merita qualche parola aggiuntivadi chiarificazione.

Per contesto, infatti, non si deve intendere quellafitta e spesso intricata rete di rapporti che ogni istitu-zione intrattiene a vario titolo e in varia misura colproprio ambiente circostante; pi semplicemente, iltermine va inteso nel senso restrittivo di ambito nelquale pu essere ricondotta una determinata istituzio-ne. In tal senso un cancelliere, per fare un esempio,pu essere ricondotto al contesto del consiglio delquale registra gli atti, e questultimo, verosimilmente,a quello del comune in cui opera, il quale per finire collocabile entro un preciso toponimo. evidenteche la natura di ciascuno di questi rapporti contestualifa caso a s: il rapporto cancelliere-consiglio (un rap-porto fra un ufficio e un organo) diverso infatti daquello consiglio-comune (rapporto organo-ente), pernon dire del rapporto comune-toponimo, che non neppure un rapporto istituzionale.

Se non si d peso a questi aspetti (beninteso, per ilparticolare scopo di presentare razionalmente il risul-tato della ricerca) possibile allora costruire delle ca-tene contestuali di varia lunghezza che hanno lambi-zione, nellinsieme, di ricostruire la strutturaistituzionale propria di un particolare toponimo ilquale, perci, pu essere considerato almeno ideal-mente come lanello iniziale di ciascuna di questecatene.

La Figura 1 mostra un caso elementare del model-lo in base al quale stata ricostruita la struttura istitu-zionale dei toponimi presi in esame nella ricerca. Altoponimo (di pura fantasia) ricondotto un comune(caso del tutto esemplare), mentre a questultimo ri-condotto un consiglio. La Figura 2 mostra un esempiopi articolato nel quale sono riconoscibili due distintigruppi di istituzioni (relativi ad altrettanti periodi sto-rici) e tre catene contestuali (Piedelmonte comunedi Piedelmonte consiglio; Piedelmonte comune diPiedelmonte console; Piedelmonte comune di Pie-

delmonte consiglio cancelliere). Tutta la struttura,come si pu notare, assume laspetto di un alberovesciato in cui vanno a collocarsi le varie istituzioriconducibili ad un unico e preciso toponimo. Va detche non esiste alcun limite (almeno rispetto alla trtabilit informatica) allampiezza e alla profondit dtale albero. Tuttavia, mentre la sua estensione ozontale dipende dalla ricchezza dello sviluppo stordelle istituzioni legate ad un particolare toponimo quindi pressoch intoccabile, la profondit sttalvolta ridotta per ragioni di semplicit. Sono stapotati, in altre parole, i rami pi estremi ai quali corispondono, in genere, istituzioni di importanza maginale, soprattutto se commisurata allambizionpropria di questo volume, di delineare il patrimonstorico-istituzionale di unintera provincia.

Costruiti i vari alberi dei contesti uno per ogni toponimo lapplicazione stata in grado di generarprofili particolari, ordinandoli e numerandoli in maniera tale da restituire, per quanto possibile, lo svilupo complessivo dellalbero. La Figura 3 rappresenla trasfigurazione testuale, arricchita delle pertine

Belsito

consiglio

1201-1300

comune diBelsito

1201-1300

Figura 1 Elementare modello di struttura istituzionale riferita ad un toponimo (di pura fantasia)

Piedelmonte

consiglio

1201-1300

console

1301-1400

consiglio

1310-1400

cancelliere

1320-1400

comune diPiedelmonte

1201-1300

comune diPiedelmonte

1301-1400

Figura 2 Una struttura istituzionale abbastanza articolata; sonriconoscibili due distinti periodi storici e tre catene contestuali

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Michele Giordano

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notizie storiche, dei due alberi raffigurati nelle figure1 e 2. In essa contenuto, a scopo didascalico, il cen-simento completo del patrimonio istituzionale di unamicroscopica quanto improbabile provincia costituitadi due soli toponimi.

Ogni istituzione, come gi detto sopra, caratte-rizzata (una volta per tutte) dal toponimo al quale essasi riferisce, dalla propria denominazione e dagli estre-mi cronologici. Il quarto elemento identificativo (ov-vero il contesto) si pu desumere dal fatto che la de-nominazione delle istituzioni di livello pi basso vie-

ne puntualmente introdotta da una o pi denominazni di livello pi alto (ad esempio: comune di Belsito.consiglio.). Un quinto elemento (il numero progressvo), stata introdotto, come facile immaginare, pconsentire i rimandi dallindice.

Si sar notata, altres, lassenza della figura cancelliere. Pur essendo presente, infatti, nella strutura istituzionale del corrispondente toponimo, il cacelliere non viene espressamente nominato nei proparticolari. Si tratta di un caso abbastanza frequen2

di quel lavoro di potatura di cui si gi parlato e cva ricollegato alla marginalit di alcune istituzioni opi semplicemente, alla scarsit di utili informaziodi inquadramento, il che ha indotto il compilatorenon dedicare espressamente un profilo a numeristituzioni, come nel caso in questione. Affinch none vada totalmente sottovalutata limportanza, tutvia, la denominazione di queste istituzioni comuque presente nellindice, come si vedr meglio pavanti.

Lordine di presentazione dei profili particolari hposto diversi problemi. Sono stati scartati sia lordialfabetico sia quello cronologico perch giudicati spettivamente banale e astratto, e si adottato unstema pi articolato, in grado di tradurre con sufciente rispondenza loriginario schema ad albero modello.

Le istituzioni direttamente collegate al toponimsono disposte in ordine alfabetico e subordinatamecronologico; tuttavia, nel caso in cui al contesto di tistituzioni siano ricondotte altre istituzioni, tali istituzioni sono accodate allistituzione di contesto supriore, nellordine gi descritto. Il criterio appare evdente nellesempio di Piedelmonte dove, per esemptra i due comuni, inserito il consiglio collegato isttuzionalmente al primo. Il carattere subordinato questa istituzione messo il rilievo anche da una psentazione grafica in corpo minore e con un leggrientro.

I riferimenti critici

Tre insiemi di riferimenti critici accompagnano lnotizie raccolte sulle varie istituzioni: note archivistche, legislative e bibliografiche. Tutte e tre, inoltrpossono essere di carattere generale o particolare

Le note generali riguardano informazioni che sono rivelate utili per buona parte del lavoro, se naddirittura per tutto il lavoro. Per questa ragione sgiudicato troppo gravoso e sostanzialmente inutile sociarle a ciascuno dei profili debitori di tali informa

BELSITO

comune di Belsito. 11201-1300

Citato per la prima volta in un atto del 1201 (ACBelsito) fu soppresso nel 1300. Era retto da un consiglio.

comune di Belsito. consiglio. 21201-1300

Era composto da dodici membri che si riunivano alme-no una volta al mese. Veniva eletto ogni anno.

arch. AC Belsito: Carta vendicionis, Archivio comuna-le di Belsito, fondo antico, cart. 59.

PIEDELMONTE

comune di Piedelmonte. 31201-1300

Di un commune di Piedelmonte si parla a partiredal 1201 (Storia 1950). Era retto da un consiglio.

comune di Piedelmonte. consiglio. 41201-1300

Il consiglio era composto da dieci membri che doveva-no avere unet non inferiore ai cinquanta anni. Restava incarica due anni.

comune di Piedelmonte. 51301-1400

Vi sono testimonianze abbastanza certe di questocomune a partire dal 1301 (Agostini 1960). Era rettoda un console e da un consiglio.

comune di Piedelmonte. consiglio. 61310-1400

Il consiglio era composto da venti membri che dovevanoavere unet non inferiore ai quarantacinque anni. Restavain carica un anno. Disponeva di un proprio cancelliere.

comune di Piedelmonte. console. 71301-1400

Eletto ogni anno era controllato da un consiglio.

bibl. Storia 1950: Storia di Piedelmonte, Milano, 1950.

Figura 3 Trasfigurazione testuale, sotto forma di profili particolari, delle due strutture istituzionali illustrate nelle figure 1 e 2. Da notare anche i due riferimenti critici

2. Nel caso di Mantova, per esempio, delle 2214 istituzioschedate, solo 850 hanno un proprio profilo particolare; le rest1364 sono rintracciabili come si vedr meglio oltre solo a ptire dallindice.

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Nota tecnica

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zioni. Esse, perci, sono state radunate tutte insiemein coda ai profili particolari.

Per tutti gli altri riferimenti di raggio pi limitato parsa utile, invece, una collocazione specifica in calceai profili che fanno capo ai diversi toponimo.

Nellesempio di Figura 3 si immagina il caso di unriferimento archivistico e di un riferimento bibliogra-fico. In entrambi i casi (AC Belsito e Storia 1950) il ri-ferimento nominato con una apposita sigla nel corpodel profilo e successivamente sciolto in calce al grup-po di profili relativo a ciascun toponimo perch giudi-cato di esclusiva pertinenza di quel particolare toponi-mo.

Diversa destinazione spetta invece al riferimentoBelsito e Piedelmonte 1960. Questultimo, infatti, stato evidentemente giudicato di importanza generaleper tutto il lavoro e viene pertanto sciolto in coda aiprofili particolari, insieme con gli altri riferimenti ar-chivistici e legislativi.

Lindice

Lindice di questopera rappresenta una novit ab-bastanza radicale, e richiede dunque di essere detta-gliatamente illustrato.

Il principio su ci esso basato quellidea di con-testo proposta gi come soluzione al problemadellidentificazione e dellordinamento delle istitu-zioni. Una identificazione precisa e un criterio di or-dinamento efficace, tuttavia, non sono ancora suffi-cienti per far fronte alla necessit di ritrovare in modofecondo e tempestivo una certa istituzione inserita neltessuto di rapporti con altre istituzioni correlate. Vo-lendo indicizzare lesempio della Figura 1, infatti,non sufficiente creare tre ingressi distinti nellindice(Belsito, comune di Belsito, consiglio) per restituire ilsignificato complessivo di quella terna di nomi. Nelcaso dellesempio di Figura 2, inoltre, una voce comecancelliere che non stata inserita fra i profili parti-colari per i motivi gi detti dovrebbe trovare almenonellindice una propria collocazione utile a restituirlaal proprio contesto istituzionale.

Lindice di questo lavoro si propone espressamen-te di consentire anzitutto il rimando ai profili partico-lari, ma intende offrire anche una sintetica ricostru-zione della struttura istituzionale propria di ciascuntoponimo. Non si tratta, dunque, solo di una utile ap-pendice ai profili particolari, ma esso costituisce unaparte integrante dello sforzo di restituire il giusto rilie-vo ad ogni istituzione presa in esame.

A questo scopo stato mutuato, soprattuttodallambito della ricerca bibliografica, un sistemacomplesso di indicizzazione il quale, perfezionando ivari sistemi di indice a permutazione3 perviene ad uncriterio non astratto e meccanico di rotazione dei ter-

mini, bens rispettoso del significato che ciascun tmine acquista in relazione ai termini adiacenti4.

Lidea di base che la stringa Belsito comune diBelsito consiglio, per restare al primo dei nostrsemplici esempi, certamente suddivisibile in tre stinte sottostringhe con significato proprio, ma costuisce altres una entit a se stante, con un propriognificato che gli deriva dai rapporti che ogni singoparola intrattiene con le parole vicine.

Essa pu venire letta da sinistra a destra e vicesa. Nel primo caso ogni parola costituir una specifi-cazione di significato rispetto alla parola preceden(Belsito, il comune di Belsito, il consiglio del comunedi Belsito); nel secondo caso si tratter invece di uqualificazione progressiva (il consiglio che fa parte

3. Per un inquadramento generale delle varie problematichegate allindicizzazione si veda Rossella Caffo, Analisi e indicizza-zione dei documenti, Milano, Editrice Bibliografica, 1988.

4. Il lavoro di cui siamo ampiamente debitori per la concezioe la realizzazione dellindice Derek Austin, PRECIS. A manualof concept analysis and subject indexing, London, British LibraryBoard, 1984. Concepito allo scopo realizzare indici per soggeparticolarmente accurati e pertinenti, PRECIS (PREserved Ctext Index System) tradisce in molti casi una certa macchinossoprattutto perch concepito per essere solo parzialmente auttizzato. Lidea fondante del sistema, tuttavia, ci parsa di stradinaria fecondit ed eleganza formale. Liberata da impacci inuper lo scopo in questione e totalmente automatizzata abbiamoduto perci di poterla utilmente innestare in ambito archivistic

C B AD

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Figura 4 Diverse combinazioni di una medesima catena contestuale; si distinguono lintestazione (in nero), il qualificatore (in bianco) e lo specificatore (in grigio)

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Michele Giordano

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del comune che fa parte dellunit territoriale di Bel-sito). Ma una lettura utile della stringa possibile an-che a partire dal termine intermedio, in modo tale dasuddividere la catena contestuale in due spezzoni: unoqualificativo e uno specificativo (comune di Belsito;ma anche: comune nel quale operava un consiglio).Nel caso in cui i termini siano pi di tre, possono giconfigurarsi diverse combinazioni di spezzoni di varialunghezza ove ogni termine della stringa assume unaposizione centrale rispetto allo spezzone qualificativoe allo spezzone specificativo.

La Figura 4 mostra astrattamente questo procedi-mento. A turno, ogni parola di una ipotetica stringa ditermini contestuali A-B-C-D viene a trovarsi in unaposizione di testa (in nero); per ognuna di queste po-sizioni gli altri termini assumono la funzione di termi-ni progressivamente qualificativi (in bianco) e specifi-cativi (in grigio). Pi concretamente, la Figura 5mostra invece lapplicazione di questo principio ri-portando lindice delle istituzioni contenute nei dueesempi considerati, presentandolo in accordo ai criteriespressi.

utile esaminarlo pi in dettaglio. La stringa Bel-sito comune di Belsito consiglio, riflesso dellasemplice struttura istituzionale di quel toponimo,compare in tre modi diversi:

1. con lintestazione Belsito in maiuscoletto, spe-cificata in corsivo dallistituzione comune diBelsito e, pi in dettaglio, consiglio5; va notatoche il rimando allultimo termine della catena(consiglio);

2. con lintestazione comune di Belsito in grasset-to, qualificata dal toponimo Belsito in tondo especificata dallistituzione consiglio in corsivo;

3. con lintestazione consiglio in grassetto, dop-piamente qualificata in primo luogo dal comunedi Belsito in tondo e in secondo luogo dal topo-nimo.

Per ogni intestazione, come si pu vedere, lindinon si limita ad offrire un rimando numerico al profilo, ma ricostruisce sinteticamente anche la struttistituzionale nella quale inserita la voce indicizzaA colpo docchio, pertanto, lutente messo subitocondizione di farsi unidea abbastanza chiara di tstruttura, prima ancora di passare ai profili istituzinali per la consultazione vera e propria.

Pi complesso, come gi messo in evidenzacaso della Figura 2 (toponimo di fantasia: Piedelmote). In questo caso, infatti, vi sono diverse catene ctestuali (Piedelmonte comune di Piedelmonte cosiglio; Piedelmonte comune di Piedelmonteconsiglio cancelliere; Piedelmonte comune di Piedelmonte console). Per ciascuna di queste catenlindice offre gli appropriati e plurimi rimandi ai pro-fili particolari ma anche, come gi nel caso precedte, una ricostruzione della struttura istituzionale.evidente che ad una struttura pi complessa cospondono delle voci di indice pi articolate. Comepu notare, infatti, il toponimo Piedelmonte dotadi tre linee di specificazione perch tante sono le mificazioni dellalbero istituzionale di questo toponmo. Si noter, inoltre, che le istituzioni omonime Piedelmonte sono discriminate in base agli estrecronologici, allo scopo di evitare ogni possibile ambguit. Nel caso pi semplice di Belsito tale discrimnazione appare superflua, e pertanto assente.

Un discorso a parte, infine, merita il caso del can-celliere di Piedelmonte. Assente nei profili particolarper le ragioni gi pi volte spiegate, esso presentutti gli effetti fra le voci dellindice. Il rimando nu-merico, come ragionevole immaginare, quello lativo allistituzione contestualmente superiore; ncaso in questione si tratta del consiglio del comunePiedelmonte, quello attivo fra il 1310 e il 1400, comappare evidente dalla Figura 2.

BELSITO

comune di Belsito. consiglio. ..................................................................2cancelliere. consiglio (1310-1400).

comune di Piedelmonte (1301-1400). Piedelmonte. ..................................6comune di Belsito. Belsito. ...........................................................................1

consiglio. .................................................................................................2comune di Piedelmonte (1201-1300). Piedelmonte. ...................................3

consiglio (1201-1300). ............................................................................4comune di Piedelmonte (1301-1400). Piedelmonte. ...................................5

consiglio (1310-1400). cancelliere. .........................................................6console. ....................................................................................................7

consiglio. comune di Belsito. Belsito. ...........................................................2consiglio (1201-1300). comune di Piedelmonte (1201-1300).

Piedelmonte. ...............................................................................................4consiglio (1310-1400). comune di Piedelmonte (1301-1400).

Piedelmonte. ...............................................................................................6cancelliere. ..............................................................................................6

console. comune di Piedelmonte (1301-1400). Piedelmonte. .......................7

PIEDELMONTE

comune di Piedelmonte (1201-1300). consiglio (1201-1300). ................4comune di Piedelmonte (1301-1400). consiglio (1310-1400).

cancelliere. ...........................................................................................6comune di Piedelmonte (1301-1400). console. .......................................7

Figura 5 Trasfigurazione testuale, sotto forma di indice, delle due strutture istituzionali illustrate nelle figure 1 e 2

5. Pu accadere che, per ragioni tipografiche, si renda necerio spezzare la stringa di qualificazione (in tondo) oppure la stga di specificazione (in corsivo), riportando a capo la partestringa che eccede la larghezza della colonna; questa cesuragrafica della stringa istituzionale non va confusa, naturalmencon la cesura funzionale.

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NOTA INTRODUTTIVA

Giancarlo Cobelli

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NOTA INTRODUTTIVA

Il quadro delle istituzioni storiche mantovane, cheemerge dal progetto CIVITA , si presenta quanto mai ar-ticolato e rispecchia la complessit della storia delleistituzioni che hanno segnato il Mantovano dal secoloXIV al 1868, quando veniva ricostituito il territoriodellattuale provincia di Mantova. Un territorio, quellomantovano, che stato caratterizzato in epoca moder-na dalla presenza dello stato gonzaghesco, coronatolungo i suoi confini da altre entit statali minori, e chedivenne successivamente provincia periferica dellaLombardia. Il censimento delle istituzioni storiche delterritorio mantovano ha riguardato in particolare glienti e gli organi dellamministrazione centrale dellostato gonzaghesco e degli altri stati autonomi minori,le istituzioni statali periferiche e quelle dellammini-strazione locale. Non sono stati presi in considerazionegli enti assistenziali e di beneficenza, quelli religiosi, leistituzioni periferiche finanziarie dallepoca napoleo-nica in poi, e quelle giudiziarie, da quando perdono leloro competenze in campo amministrativo per divenireorgani strettamente giudiziali, le amministrazioni si-gnorili, come per esempio quelle definite nel sistemadelle corti del basso mantovano, costituito dalle cortidi Ostiglia, dalla corte di Sermide, dalla corte del Pog-gio, le corporazioni personali (ad eccezionedelluniversit maggiore dei mercanti), come luniver-sit degli ebrei o gli ordinamenti delle corporazionidelle professioni e dei mestieri.

Il progetto CIVITA , che ha come obiettivi, oltre allaformazione di un ferro del mestiere rivolto ad opera-tori archivistici per la costruzione di indici uniformi, laredazione di uno strumento che raccolga informazioni

essenziali sulle istituzioni, destinato ad una utenza specialistica, mostra come questo quadro sulle mastrature mantovane risulti disomogeneo e frammenrio, legato allo stato delle fonti rinvenute e consultache potranno essere integrate soprattutto con il prodere degli interventi di riordino ed inventariazione dele fonti archivistiche.

Tuttavia quello di rispecchiare lo stato dei lavor un altro degli obiettivi del progetto CIVITA , ricondu-cendo in un unico ambiente informazioni diverse, dsponibili a vari livelli e su fonti diverse, raccolte dacorredi archivistici disponibili, dalla letteratura storiografica e dalla legislazione (dallepoca in cui presete) e dalla normativa in genere, escludendo per evidragioni di economia del progetto, il ricorso alle fondocumentarie dirette, salvo casi particolari.

Operando lungo queste direttrici, dopo una sismatica ricerca delle fonti edite a stampa, stata formta una bibliografia generale che partendo dalle operCarlo DArco e dai tre volumi di Mantova, la storiasi incentrata sui lavori di Mario Vaini, Cesare Mozzrelli e Roberto Navarrini. A questo nucleo si aggiunvia via una serie di fonti bibliografiche specifiche reltive ai diversi enti ed organi, sia dello stato mantovache degli enti territoriali periferici, in modo da formaruna rassegna delle fonti bibliografiche disponibili plo studio delle magistrature ed enti mantovani, ancse, come noto, la maggior parte delle pubblicazidi storia locale non hanno un taglio istituzionale.

Oltre alle fonti bibliografiche, per il reperimentodelle informazioni sulle istituzioni sono stati presi considerazione i corredi archivistici, anche se la ma

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Giancarlo Cobelli

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gior parte di essi sono redatti in modo sommario, senzariportare le opportune introduzioni storico-istituzionalirelative allente produttore dellarchivio. Soprattuttoper le fonti archivistiche locali, mancano inventari chedescrivano la loro organizzazione in modo dettagliato,salvo alcune eccezioni, riguardanti gli archivi comuna-li di Castel Goffredo e Gonzaga, i cui interventi di rior-dino ed inventariazione sono stati promossi e sostenutidallintervento della Regione Lombardia, secondo icriteri stabiliti nellambito del Progetto Sesamo.

Per la redazione del censimento delle istituzionimantovane, oltre alle fonti bibliografiche sopra speci-ficate, sono state prese in considerazione alcune fontiarchivistiche, limitando la consultazione a serie gene-rali ed omogenee, riguardanti per quanto possibile tut-to il territorio mantovano.

Prime fra tutte sono state esaminate in modo site-matico le risposte ai 47 quesiti della regia giunta delcensimento di Mantova, conservate presso lArchiviodi Stato di Mantova e redatte fra il 1772 e il 1777, inoccasione delle operazioni per la formazione del cata-sto teresiano, che nel Mantovano fu realizzato tra il1771 e il 1785, ed interess tutto il territorio dellattua-le provincia, esclusi i comuni di Asola, Casalmoro, Ca-saloldo, Monzambano e Ponti sul Mincio, che apparte-nevano al dominio della Repubblica di Venezia.

Le risposte ai 47 quesiti, relativi alle condizioni fi-siche, economiche, demografiche ed amministrativedelle comunit, forniscono una descrizione dettagliataed uniforme del Mantovano alla vigilia delle riformeteresiane. In particolare sono state prese in considera-zione le risposte ai quesiti relativi alla definizione delterritorio delle comunit (risposta n. 1), alla loro orga-nizzazione istituzionale (risposta n. 26), alle condizio-ni dellarchivio comunitativo e alla sua custodia (rispo-sta n. 27), allo stato delle anime della comunit (ri-sposta n. 33). Sono state esaminate inoltre le risposterelative alle modalit dellimposizione delle tasse eallelezione dei funzionari addetti alla riscossione (ri-sposta n. 35), alla descrizione delle entrate della comu-nit (risposta n. 36), rilevando peraltro le magistraturecomunali nominate e altre notizie di rilievo istituziona-le contenute in ciascun fascicolo.

Altra fonte documentaria consultata stato il Gri-dario Bastia (1400-1798), una raccolta di gride mano-scritte e a stampa, rilegate in 53 volumi, dotati di indi-ci, conservati anchessi presso lArchivio di Stato di

Mantova, esaminato ad integrazione delle fonti legistive e normative precedenti la rivoluzione francese.

Ricerche non sistematiche sono state condotte sserie dei Feudi imperiali, conservate presso lArchvio di Stato di Milano, relativamente agli stati autonmi del Mantovano, e su quelle degli Uffici e tribunaregi, parte antica, sempre presso lArchivio di StatoMilano, riguardanti le magistrature del ducato di Matova, in particolare i piani relativi ai tribunali man-tovani.

Le informazioni raccolte dalle fonti descritte sonstate organizzate secondo uno schema che fornisselementi costitutivi per identificare la vicenda istituzionale del soggetto censito. In genere per gli enti ritoriali sono stati indicati, oltre alla dominazione dappartenenza, la circoscrizione territoriale e, dove psibile, le sue ripartizioni interne, segnalandone le vriazioni nel tempo, la consistenza demografica e qupatrimoniale. In seguito sono stati sinteticamente scritti gli organi attraverso cui lente formava la propria volont e la manifestava nei confronti dei terzi. essi sono state indicate la composizione, le compeze e le attribuzioni, ricostruendo le procedure di nomna. Per gli organi di maggiore rilievo e di cui erano dsponibili sufficienti informazioni, sono stati redatbrevi profili, mentre gli uffici minori sono stati menzionati nella scheda ente.

Per ogni ente sono state compilate diverse scheche segnalano cesure istituzionali profonde, che hacomportato cambiamenti di competenze o di organzazione, ovvero variazioni sostanziali delle circosczioni territoriali, o ancora mutamenti di denominazine sanciti con atto formale. Ci ha comportato per enti territoriali locali, presi come esempio, la compilzione di una prima scheda con estremi cronologici secolo XIV, assunto come limite generale dellinteprogetto CIVITA , ovvero lindicazione cronologica re-lativa alla presenza di un organo consolare, ritencome sintomo di fondazione di un comune, sino1784, anno in cui le isitituzioni delle comunit mantvane vennero completamente riorganizzate. Una conda scheda stata redatta per il periodo compresil 1784 e il 1797, una terza per let franco-napoleoca dal 1798 al 1816, ed infine una quarta per lepolombardo-veneta dal 1816 al 1868, anno nel qualterritorio della provincia di Mantova veniva definitivamente ricostituito, dopo la sua unione al regno dItadel 1866.

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PROFILI ISTITUZIONALIGENERALI

PROFILI ISTITUZIONALIGENERALI

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IL TERRITORIO DI MANTOVA(SEC. XIV - 1797)

Lassetto del territorio mantovano, connotato inepoca moderna come ducato di Mantova, si definitonella attuale struttura della provincia con una lunga ecomplessa evoluzione, legata alle dominazioni che logovernarono e che si concluse solo con lunit dIta-lia.

Nel periodo comitale (800-1115), se i confini fra ilmantovano, il ferrarese e il modenese erano rimastipressoch immutati, con leccezione del territorio diGoltarasa (oggi Stellata, in provincia di Ferrara),quelli verso il reggiano avevano subito modifiche,poich Suzzara, Gonzaga, Pegognaga, Bondeno Ar-duino e Bondeno dei Roncori, denominati complessi-vamente Regona o Regula Padi, appartenevano a Reg-gio. Le terre oltre Oglio, ossia Viadana, Pomponesco,Dosolo, Sabbioneta, Commessaggio, Gazzuolo, Riva-rolo, Bozzolo, San Martino dellArgine, facevanoparte del territorio cremonese, mentre erano brescianii territori di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Me-dole, Guidizzolo, Castel Goffredo, Casaloldo, Casal-moro, Asola, Mariana, Redondesco, Acquanegra sulChiese, Canneto, Casalromano. Verona aveva giuri-sdizione invece su Monzambano, Ponti, CastellaroLagusello, Castelbelforte, Villimpenta, Ostiglia. Ca-stel dArio (gi denominato Castellaro), territorio ve-ronese, fu dato in feudo al vescovo di Trento nel 1082(Colorni 1959).

Questo assetto territoriale si modific parzialmen-te in epoca comunale (1115-1274) e sotto la signoria

dei Bonacolsi (1274-1328), con il passaggio negiurisdizione mantovana di Castelbelforte, sancitauna alleanza fra veronesi e mantovani nel 1202, territorio della Regula Padi per opera di PinamonBonacolsi nel 1274, e della rocca di Solferino, acqstata dai Bonacolsi nel 1315.

Con i Gonzaga (1328-1708) nel corso del trecene soprattutto nella prima met del quattrocento inizva una fase di espansione oltre i confini dellantiterritorio del distretto mantovano, ottenuta sia comricompensa bellica che per compravendita. Infatti nprimi decenni del quattrocento, fino alla pace di Crmona, detta anche di Cavriana del 20 novembre 14il territorio gonzaghesco acquisiva dal veronese i cetri di Ostiglia e Villimpenta, dal bresciano Castigliondelle Stiviere, Solferino, Castel Goffredo, Redondsco e Canneto con la sua quadra, infine dal cremonle terre di Bozzolo, Ostiano, Isola Dovarese, Rivarooltre al viadanese e al sabbionetano. Queste terrnuova acquisizione configuravano il cosiddetto matovano nuovo, distinto per modi di amministrazione prerogative dalle comunit del mantovano vechio, e parte di esse saranno in seguito assegnarami cadetti dei Gonzaga, mentre i territori del nucloriginario del distretto mantovano saranno semprepertinenza del primogenito (Mantova 1958-1963; Vvanti 1959; Vaini 1973; Mozzarelli 1987). Con lmorte del marchese Gianfrancesco Gonzaga nel 1si aveva la prima divisione dello stato mantovano, classegnazione del marchesato, costituito dal distremantovano, con la rocca di Borgoforte e le terre p

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Profili istituzionali generali

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sedute nel veronese, al primogenito Ludovico. A Car-lo venivano attribuiti i territori del cremonese, ossiaIsola Dovarese, Rivarolo, Bozzolo, San martinodellArgine, Sabbioneta, Gazzuolo, Viadana, Luzza-ra, Gonzaga e Reggiolo, ad Alessandro, a cui si devo-no i cosiddetti statuti alessandrini, che regolaronola vita del feudo assegnatogli fino allepoca teresiana,venivano dati Castel Goffredo, Medole, Castiglionedelle Stiviere, Acquanegra, Canneto, Redondesco,Mariana, Guidizzolo, Piubega, Ostiano e Solferino, aGianlucido toccarono Volta, Cavriana, Ceresara, SanMartino Gusnago, Rodigo (Mantova 1958-1963; Na-varrini 1989). Nel 1466 Ludovico riusciva a ricom-porre lunit territoriale del marchesato, ma alla suamorte, nel 1478, lo stato mantovano veniva smembra-to e diviso tra i suoi cinque figli maschi secondo il se-guente schema: al primogenito Federico il marchesa-to con le terre ex veronesi, le terre ex bresciane di Ma-riana, Redondesco, Medole, e le terre ex cremonesi diSan Martino DellArgine, Commessaggio, Gazzuoloe Belforte; a Francesco e Gian Francesco, che emana-rono nel 1483 gli statuti che rimarranno in vigore nelloro feudo sino allepoca teresiana (Parazzi 1893-1899; Liva 1993), le rimanenti terre ex cremonesi; aLudovico e Rodolfo le rimanenti terre ex bresciane; aRodolfo veniva inoltre attribuito il possesso di Suzza-ra. In seguito furono concordate fra gli eredi alcunepermute in base alle quali Federico cedeva a Rodolfoe Ludovico, in cambio di Canneto, il possesso di Luz-zara e Marmirolo (riacquistato nel 1480 da Federico)e a Francesco e Gian Francesco, in cambio di Viada-na, le terre di San Martino dellArgine, Gazzuolo,Commessaggio, Rodigo e il territorio di Villimpenta.Rodolfo e Ludovico concordarono la divisione deiterritori loro assegnati in due parti, attribuendo al pri-mo Luzzara, Castiglione delle Stiviere e Solferino, eal secondo Castel Goffredo, Ostiano e Redondesco.Questa divisione del mantovano comport la nascitadi quelle signorie gonzaghesche che coronavano lostato mantovano. Questo assetto territoriale rimasesostanzialmente inalterato sino alla fine della signoriagonzaghesca, se si eccettua laggregazione al ducatodel marchesato di Gazzuolo, avvenuta nel 1573,allincameramento di Rodigo e Rivalta e, pi tardi,del territorio di Castel Goffredo, avvenuta nel 1602,contro la cessione di Medole al principato di Casti-glione delle Stiviere.

Nel 1771 venivano uniti al ducato mantovano ilprincipato di Bozzolo e il ducato di Sabbioneta, men-tre due anni dopo, nel 1773 era la volta del principatodi Castiglione delle Stiviere, insieme ad altri territoriquali la contea di Rolo, la signoria di Soave e di SanMartino Gusnago (Mantova 1958-1963; Vaini 1991).

E queste aggregazioni furono le ultime che il teritorio del ducato mantovano ha subito, prima dellarivo delle armate francesi, quando Mantova divenicapoluogo del dipartimento del Mincio (Mantov1958-1963).

COMUNE (SEC. XIV - 1784)

La descrizione del processo di formazione decomunit mantovane risulta difficoltosa per la relatiesiguit delle fonti bibliografiche e per la dispersiodi quelle archivistiche. La relativa scarsit della docmentazione disponibile su magistrature comunacorporazioni, popolazione, e vita cittadina della catale ducale e sulle stesse comunit rurali sono dova varie circostanze sfavorevoli a cui si pu fare in qusta sede solo un rapido accenno: la perdita dellarcvio del Comune di Mantova, distrutto nel 1413 da disastroso incendio, il grave episodio del sacco decitt ad opera delle armate imperiali seguito nel 16e, da ultimo, le significative perdite causate allarchvio Gonzaga dagli opinabili interventi di scarto attuanel secolo scorso. A tali circostanze si deve aggiunre, nel caso mantovano, anche lassenza di uno spfico apporto in sede locale dellerudizione settecensca, che altrove ha prodotto insigni monumenti e contribuito a salvare una ricchissima documentazio(Vaini 1986).

La definizione di un profilo istituzionale generadel comune rurale mantovano in epoca modernapresenta quanto mai problematica; le stesse schparticolari riferite alle singole comunit segnalano presenza di un insieme di forme amministrative estmamente variegato. La disomogeneit che le formeamministrazione assumono a livello locale e perifeco viene confermata anche dalla fonte pi ampiamte utilizzata nella presente ricerca, costituita dalle sposte ai 47 quesiti diramati ai cancellieri delle comnit dalla regia giunta del censimento di Mantovredatte tra il 1772 e il 1777. Si tratta, evidentemendi una fonte molto tarda rispetto al periodo in esamche sembra tuttavia confermare anche la relativa bolezza dellamministrazione centrale dello stagonzaghesco.(Risposte ai quesiti 1772-1777).

Se le prime notizie circa la presenza di sindaconsoli ed altri uffici comunitativi, con riferimentspecifici al comune di appartenenza, comincian