Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo...

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La ricerca in campo agroalimentare Contributo n° 56 Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 29 Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 29

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La ricerca in campo agroalimentare

Contributo n° 56

Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 29

Le idee di Expo verso la Carta di Milano, Report tavolo tematico 29

LE IDEE DI EXPO 2015 – VERSO LA CARTA DI MILANO Milano, 7 febbraio 2015

TAVOLO N° 29 Tavolo di Lavoro: La ricerca in campo agroalimentare Coordinatore: Giuseppe Blasi, MIPAAF Rapporteur: Federica Prinelli, ITB­CNR Partecipanti al Tavolo: 1. Andrea Barella, Agrofarma­Sumitomo 2. Andrea Ghiselli, CRA­NUT 3. Andrea Sisti, Conaf 4. Claudia Sorlini, Comitato Scientifico Expo Comune di Milano 5. Camillo Gavolini, Cdo Agroalimentare 6. Daniele Rossi, Confagricoltura 7. Fabio Veronesi, Società Italiana di Genetica Agraria 8. Fabio Fava, Università di Bologna 9. Franco Miglietta, IBMET­CNR 10. Giovanni Molari, Distal­Università di Bologna 11. Giuseppe Scarascia, Università della Tuscia 12. Luca Fontanesi, Distal­Università di Bologna 13. Luigi Redaelli, Sygenta/Agrofarma 14.Manuela Allara, FAO Intensificazione Sostenibile 15.Manuela Arata, Festival della Scienza 16.Marco Mercenari, Federchimica 17.Marco Silvestri, Barilla Center 18.Marina Montedoro, ISILS Lazzaro Spallanzani 19. Paolo Trevisi, Università di Bologna 20. Riccardo Aleandri, CRA 21. Sandro Dernini, FAO­Sustainable Food System SESSIONE MATTUTINA Premessa Il Tavolo sulla “ricerca” viene aperto dal coordinatore Dott. Giuseppe Blasi che illustra ai presenti il tipo di lavoro che viene richiesto ai partecipanti ai tavoli tematici, evidenziando che la giornata odierna sancisce l’inizio di un percorso, con lo scopo di implementare la Carta di Milano. Il contributo del Tavolo per la ricerca dovrebbe essere quello di indicare gli elementi cruciali che la ricerca può mettere a disposizione della Carta di Milano e di Expo 2015, tenendo presente che la carta sarà organizzata in 4 macro­aree: ambiente; uomo; cibo; sviluppo urbano. In riferimento alle slide “#CARTADIMILANO”, messe a disposizione prima della giornata “Le idee di Expo 2015”, si sottolinea che sarebbe opportuno modificare il lessico utilizzato per la macro­area (main issues) “Cibo e identità: agronomia, nutrizione, economia del cibo” sostituendo “agronomia” con il termine, più appropriato e corretto, “agricoltura”. Il Tavolo ricerca ha già a disposizione un documento di lavoro, fatto circolare nei giorni precedenti la giornata di oggi, che rappresenta il punto di partenza per guidare la discussione. Ai partecipanti era stato chiesto di fornire il proprio contributo circa l’esaustività o meno delle questioni poste e dei punti considerati significativi per esplicitare le risposte, indicando sia le priorità, sia le categorie (cittadini, imprese, associazioni, istituzioni) cui indirizzare gli impegni operativi della carta. Contenuti principali degli interventi

Inquadramento della ricerca: il ruolo della ricerca agroalimentare deve essere rivendicato e deve essere chiarito nei confronti non solo delle Istituzioni, ma anche delle imprese e dei cittadini (società) affinché sia riconosciuta la strategicità della stessa nel contesto nazionale ed internazionale. A tal fine essa deve risultare come un’attività condivisa, non di contrapposizione ma di interazione tra pubblico e privato (PPP) favorendo una ricerca partecipata con tutti i destinatari (agricoltori/imprenditori e consumatori) che sia in grado di stare al passo con i tempi, non rispondendo unicamente alla domanda presente, ma ad una domanda in prospettiva di medio periodo;

Al concetto di interazione pubblico­privato si ricollega quello di trasferimento efficace della ricerca poiché non c’è innovazione senza trasferimento all’utilizzatore (agricoltore). La ricerca deve essere adeguatamente trasferita, coinvolgendo meglio i portatori di interesse (imprenditori, consumatori), sviluppando strategie di formazione a livello di management dell’azienda agricola;

Sarebbe pertanto necessario impostare una nuova modalità di ricerca con un coordinamento della stessa a livello “globale”, una maggior interdisciplinarità, integrazione e cooperazione in termini di gruppi di ricerca e anche a livello di laboratori;

Per ottenere un adeguato livello di efficienza, inoltre, la ricerca dovrebbe essere per quanto possibile continuativa e specifica su specifiche tematiche, non frammentata su mille rivoli, premiando un buon livello di specializzazione. Dovrebbe, inoltre, riguardare tutti gli anelli della filiera dal campo, alla trasformazione primaria e secondaria, allo stoccaggio. In quest’ottica, è essenziale migliorare l’efficienza d’uso delle risorse e dei mezzi di produzione, favorire il riutilizzo dei sottoprodotti (input, macchine, etc.) per accrescere l’efficienza di tutta la filiera (perdite pre e post raccolto, waste, etc.), aumentare la conservazione dei prodotti agricoli, realizzare sistemi di supporto alle decisioni degli imprenditori, salvaguardare la biodiversità che rientra a pieno titolo nel concetto di efficienza e di “resilienza” delle produzioni. Sviluppare, in definitiva, un nuovo modello agricolo che veda al centro la bioeconomia quale strumento per realizzare un sistema virtuoso di “smart agriculture” in cui nulla viene sprecato, bensì recuperato e riutilizzato in modo efficiente in un’ottica di “ciclo chiuso”.

Elenco delle parole chiave/concetti raccolti e loro descrizione sintetica: 1. Conservazione della biodiversità 2. Trasferimento della ricerca/formazione manageriale e all’imprenditorialità/coinvolgimento giovani nella

ricerca 3. Sostenibilità 4. Ricerca su tutta la filiera (dal campo alla tavola) 5. Sinergia, integrazione, interdisciplinarietà, aggregazione e coordinamento della ricerca (confronto ed

interazione tra pubblico e privato PPP) 6. Agricoltori e consumatori (società) come destinatari e portatori di interesse nella ricerca in agricoltura 7. Efficienza nell’uso dei mezzi tecnici (fertilizzanti, antibiotici, fitofarmaci, macchine agricole) 8. Sinergia tra sviluppo urbano e rurale 9. Adattamento/innovazione dei processi produttivi garantendo le tradizioni locali/nazionali 10. Specializzazione della ricerca, ottimizzazione delle risorse in termini di personale e fondi 11. Ricerca in agricoltura per assicurare cibo sano e sicuro a livello globale 12. Ricerca al servizio della società/cittadini 13. Ricerca come elemento essenziale per risolvere determinate sfide 14. Intensificazione per garantire la sicurezza alimentare (food security) intesa come accessibilità per tutti

ad un cibo, buono, sano e sicuro 15. Educazione per consentire ad un maggior numero di persone di avvicinarsi alla ricerca in agricoltura e

fare scelte più consapevoli 16. Interazione agricoltura e ambiente 17. Priorità: allevamento di animali in un contesto di aumento della popolazione mondiale e di un

aumentata richiesta di proteine animali 18. Aumento della produzione di proteine animali, maggiore equilibrio nella % di proteine nelle diete 19. Ambiente­paesaggio­sviluppo armonico 20. Riduzione degli sprechi e delle perdite di produzione, favorire il riutilizzo dei sottoprodotti (efficienza

della filiera)

21. Food safety 22. Food security 23. Aspetti etici

Descrizione delle case history segnalate: 1. Efficienza della ricerca: in Italia i gruppi di ricerca, alla costante ricerca di fondi, si trovano nella

situazione di dover disperdere energie e frammentare le competenze per lavorare su un numero elevatissimo di tematiche e partecipare a quanti più bandi possibili. Questo penalizza pesantemente il livello e la considerazione della ricerca nazionale nel panorama internazionale, mentre all’estero in genere i gruppi di ricerca si specializzano su singole tematiche e su quelle lavorano per decine di anni, arrivando a risultati soddisfacenti e rilevanti per la comunità scientifica e i portatori di interesse.

2. Ruolo della ricerca: la ricerca deve riappropriarsi del suo ruolo “chiarificatore” grazie alla capacità di rompere su basi scientifiche le associazioni comuni errate della società, ne è un esempio la recente dimostrazione scientifica che il sistema dell’allevamento non è da considerarsi poco efficiente e soprattutto non è da considerarsi causa principale di inquinamento.

3. Ricerca dal campo alla tavola: manca ancora una ricerca che si interessi veramente di tutti gli anelli della filiera, dal campo, allo stoccaggio, alla trasformazione primaria e secondaria. Ne è un esempio il basso livello qualitativo di alcune produzione (ad esempio dei Paesi del medio oriente) che vengono stoccate con modalità non corrette con la conseguenza di perdere gran parte del prodotto o immettere sul mercato prodotti a rischio per la salute.

SESSIONE POMERIDIANA Contenuti principali degli interventi

La Carta dovrebbe essere rivolta al mondo intero e dovrebbe far emergere non solo le parole chiave, ma anche fornire un supporto alla loro realizzazione (migliori pratiche, cosa ha già fatto l’agricoltura, cosa può fare) con spunti di interesse internazionale, lavorando su ciò che la ricerca può fare per dare delle risposte;

Capire quali sono le determinanti che ostacolano o favoriscono le scelte del consumatore per mettere assieme ambiente­uomo­cibo e riorientare le scelte;

Realizzare uno sviluppo rurale compatibile con l’ambiente e con la redditività economica, presupposti senza i quali non si potrà nutrire il pianeta;

Contemplare i “trade off” (ad es. biodiversità­miglioramento genetico, tematiche sinergiche, ma differenti, due lati di una stessa medaglia);

La ricerca è alla base di tutti i temi che verranno affrontati e si inserisce perfettamente in modo orizzontale in tutte le tematiche di Expo, rappresenta un elemento essenziale per risolvere determinate sfide a partire dalla sicurezza alimentare (safety e security);

La ricerca agroalimentare ha un ruolo centrale nello sviluppo e crescita di modelli di sistemi alimentari sostenibili capaci di fornire sicurezza alimentare e nutrizione per tutti, in modo che le basi economiche, sociali e ambientali non compromettano la sicurezza alimentare e la nutrizione per le generazioni future;

Sviluppare strategie di ricerca agroalimentare che favoriscano un approccio multidisciplinare integrato con l’obiettivo di rendere i sistemi di produzione alimentare più produttivi, efficienti, sostenibili e resilienti.

Mettere a punto progetti di ricerca e divulgazione per sviluppare e diffondere conoscenze e strumenti operativi che, agendo nelle diverse fasi delle filiere produttive, consentano di ridurre le perdite globali del 20% in 10 anni.

La ricerca deve essere al servizio della società/cittadini per fare chiarezza in particolare su alcune tematiche ed esempio gli OGM. Oggi non è possibile fare ricerca perché è molto difficile ottenere le autorizzazioni; anche l’opinione pubblica è contraria. Per questo è essenziale anche un percorso di “educazione alla ricerca”, per consentire ad un maggior numero di persone di avvicinarsi e fare scelte più consapevoli;

Divulgare e promuovere le idee e i progetti in ambito scientifico durante il Festival della scienza che si svolgerà a Genova ad ottobre 2015 , che vedrà la partecipazione di ospiti nazionali ed internazionali e sarà un’occasione di incontro tra ricercatori e cittadini.

Elenco degli impegni­raccomandazioni emersi nella discussione (laddove possibile divisi per i cluster di riferimento della Carta – 1. cittadini, 2. associazioni, 3. imprese, 4. istituzioni) CITTADINI: ricerca al servizio della società per fare chiarezza, in particolare, su alcune tematiche e fornire ai cittadini i corretti strumenti per scelte consapevoli. Avvicinare di più i cittadini alla ricerca e ai suoi risultati per far comprendere appieno il valore aggiunto dell’investimento in ricerca che non va inteso come una dispersione di risorse, ma come un reale contributo per la società e le imprese. Promuovere l'accesso delle nuove generazioni di cittadini a programmi di alta educazione garantendo una buona diffusione scientifica nel campo agroalimentare, favorendo così un crescente impegno nella futura ricerca di settore. Statement ­ promote the access of new generations of citizens to high education programmes in agrifood science and technology, thus favouring the future research. ASSOCIAZIONI: condividere con gli stakeholder gli obiettivi e i temi della ricerca focalizzandosi su: efficienza dell’uso delle risorse, integrazione delle filiere, salvaguardia dei prodotti tradizionali/nazionali, attenzione a tutti gli anelli della filiera, sviluppo di strategie e di sistemi di supporto alle decisioni degli imprenditori agricoli (ad es. gestione dell’azienda in base alle condizioni climatiche), utilizzo sostenibile delle risorse genetiche agrarie per portare un valore aggiunto anche alle aree marginali. Tutto ciò al fine di consentire alle imprese di restare competitive e di assicurare la disponibilità di risorse. IMPRESE: le imprese devono essere coinvolte in modo diretto nella ricerca, sia attraverso un più efficiente trasferimento dei risultati operativi della ricerca, sia attraverso un coinvolgimento sin dalle prime fasi dei diretti fruitori dei risultati (domanda di ricerca chiara), sia attraverso una adeguata formazione imprenditoriale. La ricerca dovrà essere intesa sempre di più come un’attività condivisa e di interazione e non di contrapposizione tra pubblico e privato, favorendo una ricerca partecipata con le imprese. ISTITUZIONI: La ricerca sarà essenziale per “nutrire il pianeta” e fornire soluzioni sostenibili alla progressiva intensificazione della gestione degli agro­ecosistemi. Occorre maggiore fiducia nella ricerca attraverso un reale investimento con finanziamenti adeguati anche a livello nazionale. Sarebbe auspicabile un significativo aumento della percentuale di PIL destinato alla ricerca rispetto a quello attuale da realizzarsi in un arco temporale di 10 anni. Da parte sua la ricerca deve privilegiare la creazione di laboratori multidisciplinari che diventino infrastrutture di ricerca aggregate, anche appartenenti ad enti diversi, ma gestite con modalità condivise, finalizzando e valutando l’attività dei singoli ricercatori, introducendo anche meccanismi premiali, mantenendo una quota di ricerca libera e ripristinando competenze e responsabilità per la ricerca finalizzata. Vanno rafforzate forme di coordinamento scientifico ed il sostegno finanziario a programmi di ricerca comune e cooperativa a livello europeo ed internazionale. Deve essere aumentata l’intensità di selezione dei giovani ricercatori, puntando ad attrarre i migliori anche provenienti da campi educativi diversi da quello agrario. Sarà molto utile favorire nuove forme di mobilità dei ricercatori anche verso l’industria. Infine, è auspicabile un maggiore e più efficace confronto tra Istituzioni e mondo della ricerca per condividere gli obiettivi della stessa, trovando un punto di incontro tra esigenze dei portatori di interesse, Istituzioni e mondo della ricerca. Dare maggiore impulso alla ricerca nel settore agroalimentare, aumentando la specifica quota dell'investimento in ricerca. Statement ­ enhance efforts to promote agrifood science, by increasing the relative fraction of national expenditure to be invested in this research area Indicazione di eventi, iniziative, progetti, documenti segnalati durante i lavori del tavolo

Nel documento che è stato redatto in preparazione ai lavori del Tavolo, sono state affrontate e trattate diverse questioni. Uno degli aspetti presi in esame riguarda la food security (“Food security exists when all people, at all times, have physical and economic access to sufficient, safe and nutritious food that meets their dietary needs and food preferences for an active and healthy life”­ World Food Summit, 1996­) che rappresenterà nei prossimi decenni uno dei principali obiettivi di politica economica e sociale, sia per i Paesi sviluppati, sia per quelli emergenti o in via di sviluppo. Si tratta di una sfida globale, che dovrà rispondere a trend ineluttabili riguardanti la popolazione mondiale, la disponibilità di superfici per la produzione agricola, la fertilità dei

terreni, la biodiversità, la disponibilità di acqua,la disponibilità di energia, gli effetti dei cambiamenti climatici, la volatilità dei prezzi delle commodities sui mercati interni ed internazionali, le modifiche strutturali nei flussi import­export delle derrate agricole. Alcune scelte strategiche dovranno essere opportunamente gestite, così come le principali decisioni riguardanti le priorità nell’utilizzo delle risorse. Per produrre alimenti con valore nutrizionale adeguato (safe and nutritious foods) è necessario anche studiare i processi metabolici nell’uomo e la capacità di intervento nutrizionale nella prevenzione di patologie croniche, nei gruppi di popolazione più vulnerabili (bambini, anziani ecc) anche in funzione delle differenze genetiche che caratterizzano gli individui anche di una stessa popolazione, che determinano una risposta individuale alla dieta. Tali differenze in una società ormai multietnica diventano ancor più evidenti e significative, e possono condizionare i risultati di politiche di salute pubblica che utilizzano strategie nutrizionali. La ricerca e l’innovazione nei sistemi agroalimentari saranno al centro della scena globale e “nutrire il pianeta” sarà domani, più di oggi, un compito primario per tutti. Domanda 1) Che cosa ci si aspetta dalla ricerca e sperimentazione in campo agroalimentare nel prossimo decennio? Ottimizzare le rese per ettaro e per animale. Diminuire le perdite pre­raccolto e post­raccolto, ripensando il modello agricolo dal campo alla tavola

(studiando strategie di riduzione degli sprechi). Creare opportunità di accesso a una dieta sana e variata, per diminuire il livello di patologie croniche e

garantire un buono stato di salute anche in età avanzata. Diminuire le perdite durante la conservazione dei prodotti aumentando, nel contempo, sicurezza e qualità. Diminuire gli input, aumentare sicurezza e qualità, favorire la multifunzionalità dell’agricoltura. Ridurre considerevolmente gli impatti ambientali salvaguardando il paesaggio e il territorio. Garantire e migliorare il benessere degli animali impiegati nelle produzioni zootecniche anche riducendo

l’uso di antibiotici. Fermare la diminuzione della SAU. Garantire un’adeguata remunerazione della produzione primaria ed una più equilibrata distribuzione del

valore lungo le filiere. Studiare nuove strategie di sviluppo urbano sostenibile ripensando l’agricoltura anche come parte

integrante di un nuovo modo di concepire le città. Sviluppare ulteriormente la tecnologia del miglioramento genetico dando priorità alle azioni di breeding

derivanti dall’applicazione delle scienze­omiche. Riconoscere punti di vista diversificati nel dibattito sugli OGM (impatto sulla salute, sull’ambiente, sulle

scelte economiche, sulle strategie di mercato), che dovrebbe consentire di liberare il tema dai condizionamenti ideologici. In ogni caso, rimane prioritaria l’individuazione di geni che, oltre a determinare significativi effetti biologici, abbiano evidenti ricadute economiche di carattere sistemico. Le nuove frontiere delle biotecnologie applicate (cisgenesi, intragenesi, genome­editing) potranno rendere inattuale il dibattito sugli OGM e dovranno avere priorità negli obiettivi sperimentali.

Sviluppare, in definitiva, un nuovo modello agricolo che veda al centro la bioeconomia quale strumento per realizzare un sistema virtuoso di “smart agriculture”, in cui nulla viene sprecato, bensì recuperato e riutilizzato in modo efficiente, in un’ottica di “ciclo chiuso”.

Garantire una reale ricaduta in termini operativi della ricerca scientifica sul settore primario affinchè l’innovazione proposta dalla ricerca in agricoltura sia correttamente trasferita ed applicata nelle aziende.

Rendere le produzioni agricole compatibili con le esigenze nutrizionali della popolazione. Valutare le implicazioni per la dieta e le variabili di stato di nutrizione dei cambiamenti dei sistemi

agroalimentari.

La ricerca sarà quindi fondamentale per “nutrire il pianeta” e fornire soluzioni sostenibili alla progressiva intensificazione della gestione degli agro­ecosistemi.

Focus Italia ­ In un Paese come l’Italia, importatore netto di commodities e materie prime di origine agricola, al tempo stesso consumatore ed esportatore di prodotti agroalimentari di riconosciuta qualità, sarà necessario

gestire al meglio una nuova fase che, per la nostra agricoltura, potremmo definire con una frase­slogan“dalla gestione delle eccedenze ad assicurare la disponibilità”. Domanda 2) la ricerca in campo agroalimentare è pronta a svolgere con efficienza ed efficacia il nuovo ruolo che il mutato contesto globale e le specifiche esigenze locali richiedono? Horizon 2020, il più grande programma quadro per la ricerca e l’innovazione mai lanciato dalla Commissione Europea con una dotazione finanziaria per i 7 anni di programmazione di circa 80 miliardi di euro, è finalizzato a garantire la competitività dell’Unione Europea, promuovendo un modello di sviluppo intelligente, sostenibile e inclusivo. In questo obiettivo, lo sviluppo dell’agricoltura e della cosiddetta bioeconomia, soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica derivante dai risultati della ricerca, rappresenta una delle sfide cardine della strategia europea. Tali sfide sono in buona parte ancora presenti e in alcuni casi si sono addirittura accentuate, mentre i risultati finora conseguiti sono giudicati disomogenei, sia con riferimento ai singoli obiettivi, sia in relazione alle prestazioni dei singoli Stati membri. Affinché questa strategia abbia successo, è necessario rimuovere alcuni ostacoli e realizzare le azioni necessarie ad una efficace ed efficiente attività di ricerca finalizzata. Questi obbiettivi generali per la ricerca in campo agroalimentare possono essere sintetizzati nella frase­slogan: “dalle competenze disciplinari alle intelligenze multidisciplinari”. Per favorire e far operare al meglio “intelligenze multidisciplinari” è necessario ottenere concreti progressi operativi su numerosi modi operandi del passato anche recente. E’ noto che le risorse utilizzate, la determinazione politica e la velocità esecutiva con cui i gli Stati Membri stanno operando riguardo i diversi aspetti non sono omogenei, ma molti di questi aspetti sono riconosciuti di valenza generale e di seguito evidenziati: I ricercatori e le strutture sperimentali debbono essere spazialmente vicini affinché possano operare

centri di eccellenza, questa è una condizione necessaria ma non sufficiente. Per aspirare alla cosiddetta “eccellenza”, è indispensabile avere strutture di ricerca in agricoltura

all’altezza della concorrenza, che siano quindi in grado di competere per acquisire risorse in contesti internazionali e multidisciplinari.

Uscire dalla logica della frammentazione e puntare su strutture aggregate, ma ben attrezzate, finalizzate all’innovazione per l’intero sistema agroalimentare. E’ importante in questo contesto seguire la progettualità europea che, sta supportando la formazione di ampie reti di ricerca multidisciplinare, creando infrastrutture centralizzate per la condivisione dei risultati e il rafforzamento della capacità di analizzarli. Ciò rende più efficace il processo di trasferimento della conoscenza, che è alla base di qualunque processo di innovazione.

Mappare la Ricerca ed Innovazione in agricoltura, creando un database unico e pubblico a livello nazionale, al fine di evitare la duplicazione di studi e ricerche, favorire le sinergie tra strutture diverse ed evitare la dispersione delle sempre più limitate risorse finanziarie dedicate alla ricerca. Adeguare i sistemi di gestione della ricerca con professionalità adeguate a svolgere funzioni

indispensabili, tra queste: ­ supporto ai ricercatori per gli adempimenti associati alla presentazione di progetti, in primis quelli dei

bandi competitivi (oggi circa un terzo del tempo lavoro del ricercatore è assorbito da adempimenti di tipo amministrativo);

­ reperimento, conservazione e gestione delle risorse genetiche agrarie, compresi i wild relatives con esse sessualmente compatibili, riserva di geni di fondamentale importanza per il futuro alimentare dell’umanità;

­ aumentare la capacità di proteggere la proprietà intellettuale ed innovare le forme di technology­transfer;

­ favorire l’aggregazione di specialisti per il trasferimento e lo sfruttamento commerciale, sia di singoli brevetti, sia di interi portafogli­ottimizzati di brevetti e/o privative vegetali, anche provenienti da diverse istituzioni di ricerca;

­ stimolare ed incentivare concretamente, con supporti adeguati che non si devono esaurire nella fase di start up, la nascita dispin off­multiorigine, cioè formate da ricercatori di diverse istituzioni e da PMI

già operanti nel settore, così da aumentare la possibilità di successo e quindi di permanenza sul mercato nel medio­lungo periodo.

Privilegiare la creazione di laboratori multidisciplinari che diventino infrastrutture di ricerca aggregate, anche appartenenti ad Enti diversi, ma gestite con modalità condivise, soprattutto per l’acquisto e la manutenzione di grandi attrezzature.

Finalizzare e valutare l’attività dei singoli ricercatori, introducendo anche meccanismi premiali, mantenendo una quota di ricerca libera e ripristinando competenze e responsabilità per la ricerca finalizzata.

Rafforzare forme di coordinamento scientifico sia entro le singole istituzioni di ricerca (Dipartimenti multidisciplinari e plurifunzionali piuttosto che centri/unità/istituti monodisciplinari), sia fra istituzioni di ricerca, mediante un più stretto rapporto di programmazione, e supporto finanziario degli organismi vigilanti, che devono rispondere alle esigenze del settore, dei cittadini e della società.

Aumentare l’intensità di selezione dei giovani ricercatori, da svincolare dalle logiche associate all’anzianità di precariato, che deve essere ridotta e/o eliminata, puntando ad attrarre i migliori anche provenienti da campi educativi diversi da quello agrario e prevedendo percorsi che mirino a garantirne la permanenza nelle strutture scientifiche nazionali e/o comunitarie.

Favorire nuove forme di mobilità dei ricercatori anche verso l’industria. Focus Italia ­ In uno scenario mondiale di crescita demografica, di rapido esaurimento di alcune importanti risorse, di pressione crescente sull’ambiente, di cambiamenti climatici e di spostamento del baricentro dell’economia verso Paesi emergenti, l’Europa, e a maggior ragione l’Italia, devono mutare radicalmente l’approccio allo sviluppo delle rispettive agricolture. Sulla base di questa profonda esigenza, i settori di ricerca collegati all’agricoltura hanno riacquisito, soprattutto in Europa, un ruolo strategico assai più evidente rispetto al decennio passato. Questa opportunità va colta anche dal nostro sistema nazionale della ricerca in agricoltura attraverso una “rinascita operativa” che ne accresca le capacità di incidere positivamente sull’intero sistema agricolo italiano. Nel contesto in cui opera il sistema agricolo ed agroalimentare italiano, l’esigenza di innovazione è uno dei fattori­chiave per mantenere competitività ed aumentare la capacità di rispondere alle esigenze del mercato interno ed internazionale; il rafforzamento della ricerca è un elemento chiave di questo processo. Il sistema della ricerca pubblica per l’agricoltura e l’agroalimentare in Italia è però molto complesso e articolato per varietà di soggetti attivi e per finalità. Il quadro comprende diversi Enti pubblici di ricerca afferenti a sei diversi Ministeri, Enti pubblici ed Agenzie di ricerca afferenti alle Regioni, i Dipartimenti universitari derivanti dalle preesistenti Facoltà di Agraria e Veterinaria, Enti privati di ricerca, nonché le Regioni e le rispettive articolazioni territoriali, aventi competenze istituzionali in materia di ricerca agricola. Ne deriva un sistema frammentato, difficilmente riconducibile ad un impianto organico.

Obiettivi: Revisione critica della strutture che operano sotto il controllo di diversi Ministeri, e aggregazioni in

grandi Centri di Ricerca assimilabili a quelli europei di eccellenza. Affidamento della Direzione dei Centri e strutture di Ricerca di levata caratura mediante selezione

internazionale. Incremento significativo del numero complessivo di ricercatori qualificati che operano nel settore

agroalimentare che attualmente risulta troppo esiguo per le sfide che ci attendono. Tra tutti i soggetti preposti alla ricerca nei settori con ricadute significative nel tema di EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta” è quanto mai necessario avviarsi verso forme di interazione, talvolta integrazione, collaborazione e coordinamento. Negli ultimi anni, il Mipaaf ha fissato con chiarezza alcuni punti della sua strategia per la ricerca italiana in campo agroalimentare, basata sui seguenti punti: un unico grande ente vigilato direttamente dal Ministero competente ed arricchito da tutte le competenze nel settore agricolo, alimentare,nutrizionale, forestale, sementiero, economico e sociale (Ente unico che ha riunito CRA, INRAN,ENSE, INEA); una maggiore sinergia operativa e progettuale con gli altri organismi di ricerca nazionali ed internazionali; una più

stretta collaborazione con le imprese agricole ed agroindustriali, per trasferire i risultati della ricerca al mondo produttivo ed aiutarlo a competere. Andrebbero meglio distinte attività di ricerca di respiro nazionale ed internazionale rispetto alle attività di supporto e servizio per le aziende. Priorità ed obiettivi di breve e medio termine per il sistema agroalimentare dei Paesi sviluppati possono differire ed in alcuni casi divergere da quelli dei Paesi emergenti o in via di sviluppo. Le parole chiave per indicare le priorità dell’agricoltura mondiale, europea ed italiana coincidono solo parzialmente. Dal momento che le risorse da destinare alla ricerca sono limitate e, in molti Paesi, nel corso degli ultimi anni sono anche state fortemente diminuite, sarà inevitabile rispondere alla seguente Domanda 3) Come coniugare gli interessi nazionali e gli obiettivi globali della ricerca in agricoltura e nel campo agroalimentare? Maggiore chiarezza, autorevolezza decisionale e coordinamento operativo nelle definizioni delle priorità di

ricerca per i livelli locali, nazionali, internazionali e nel loro finanziamento. Maggiore attenzione per quelle attività di ricerca e sperimentazione che non possono produrre ricadute

nel breve­medio termine. Forme nuove di investimento e finanziamento dell’attività di ricerca e sperimentazione avviando una

riflessione sulla distinzione fra l’attività ordinaria e straordinaria. Lotta agli sprechi anche nel finanziamento della ricerca e rafforzamento del processo di condivisione dei

dati, delle informazioni e dei prodotti della ricerca. Riconoscimento delle diversità fra interessi locali e globali come valore e non come limitazione (ad

esempio l’utilizzo delle piante geneticamente modificate è un tema collocabile all’interno di tali differenze). Necessità di rafforzare la cooperazione scientifica promuovendo joint laboratories multidisciplinari e

multinazionali. Rafforzare la partecipazione a programmi di ricerca comune e cooperativa. Aumentare i programmi di ricerca ed innovazione con i paesi emergenti su priorità concordate con gli

organismi multinazionali. Sostenere la cooperazione con i PVS finalizzata alla ricerca su piante e animali i cui risultati dovrebbero

essere condivisi in base alla Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro del 1992. In tale contesto, potenziare ricerche congiunte con Paesi caldi su piante resistenti agli stress idrici.

Focalizzare la ricerca su grandi temi per ottimizzare le (scarse) risorse disponibili, puntando su settori dove l’Italia ha una rispettabile posizione internazionale. Esempi di intervento: 1) Genomica e miglioramento molecolare delle produzioni orticole e frutticole (s'incontrano gli interessi dell'esportazione di prodotti di qualità con riconosciuti contributi scientifici di livello internazionale; implementazione della qualità nutrizionale con ricadute sulla popolazione). 2) Piattaforme metabolomiche nel settore Food and Health (s'incontrano la tradizione del Paese nella chimica, gli interessi per gli obiettivi qualità e la capacità dimostrata di controllare gli sviluppi della metabolomica). 3) Riconsiderazione all'approccio alla biologia agraria, specialmente vegetale, con l'uso di mutanti (c'era una tradizione che si è recentemente rinnovata e può tradursi in una piattaforma dedicata).

SINTESI COMPLESSIVA dei lavori della giornata ­ max.2000 caratteri spazi inclusi La ricerca in campo agroalimentare ha un ruolo chiave nel contesto sociale, pubblico e privato, sia nazionale che internazionale, ed è trasversale a tutte le tematiche di Expo. Rappresenta un elemento essenziale per risolvere le sfide del nuovo millennio partendo dalla questione alimentare (qualità dei prodotti, safety e security). L’approccio alla ricerca va ripensato, rivendicandone e chiarendone il ruolo nei confronti di tutti gli attori coinvolti: Istituzioni, imprese e cittadini, poiché la ricerca è al servizio della società. Pertanto la ricerca deve essere intesa oggi come un’attività condivisa e di interazione tra pubblico e privato, partecipata con tutti i destinatari (agricoltori/imprenditori e consumatori) che sia in grado di stare al passo con i tempi, non rispondendo unicamente alla domanda presente, ma ad una domanda in prospettiva di medio periodo. Elementi essenziali di una ricerca efficace sono:

capacità di trasferimento dei risultati attraverso il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse e sviluppo di strategie di formazione a livello di management dell’azienda agricola

interdisciplinarità, integrazione, specializzazione e cooperazione in termini di gruppi di ricerca e di infrastrutture

sviluppo di una ricerca che investa tutti gli anelli della filiera, sia a livello nazionale che internazionale, migliorare l’efficienza d’uso delle risorse e dei mezzi di produzione per accrescere l’efficienza di tutta la filiera, aumentare la conservazione dei prodotti agricoli, realizzare sistemi di supporto alle decisioni degli imprenditori, salvaguardare la biodiversità che rientra a pieno titolo nel concetto di efficienza e di “resilienza” delle produzioni

maggiore chiarezza, autorevolezza decisionale e coordinamento operativo nelle definizioni delle priorità di ricerca

sviluppo e crescita di modelli di sistemi alimentari sostenibili nuove forme di finanziamento delle attività di ricerca e sperimentazione promuovere programmi di divulgazione scientifica diretti al cittadino.