Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al...

8
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 207 (48.531) Città del Vaticano venerdì 11 settembre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!}!#!=! le domande della poesia ? La preghiera si riassorbì nel silenzio. Tacque l’infinità di parole mentre altro si faceva l’amore, affilatissima la sua debole spina. Fu l’inizio del canto. La poesia di FILIPPO DAVOLI è di una schiettezza assoluta, total- mente aderente alla realtà delle cose e dei sentimenti. Interrogante, ri- flessiva, potentemente essenziale, è un canto dolce e tagliente. Il testo qui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «La luce, a volte» (Liberi- libri, 2016). Come nasce la poesia, come nasce la preghiera? a cura di NICOLA BULTRINI NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: gli Eminentissimi Cardina- li: Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congre- gazione per la Dottrina della Fede; Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Luxembourg (Lussemburgo), Presidente della Commissione degli Epi- scopati dell’Unione Europea (COMECE) Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo emerito di Madrid (Spagna); Sua Eccellenza Monsignor Bertram Johannes Meier, Ve- scovo di Augsburg (Repub- blica Federale di Germania). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pasto- rale della Diocesi di Port Victoria o Seychelles (Sey- chelles), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Denis Wiehe, C.S.S P .. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo di Port Victoria o Seychelles (Seychelles) Sua Eccellenza Monsignor Alain Harel, finora Vicario Aposto- lico di Rodrigues (Mauri- tius). Dalle Chiese Orientali Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Antio- chia dei Siri ha eletto Esarca di Bassorah e Golfo il Reve- rendo Sacerdote Firas Mun- dher, DRDR, al quale il Santo Padre aveva concesso il Suo Assenso e gli ha assegnato la Sede titolare di Takrit dei Siri. Il Papa a una delegazione del progetto europeo Snapshots from the borders chiede di cambiare il modo di raccontare la migrazione Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte all’accoglienza Non «barriere di divisione» ma «“fi- nestre”, spazi di mutua conoscenza, di arricchimento reciproco, di comu- nione nella diversità»: così Papa Francesco immagina “le frontiere”, quelle terre di confine al centro dei fenomeni migratori di massa che al- cuni vorrebbero “proteggere” chiu- dendo porti, innalzando muri o con il filo spinato; mentre, al contrario, per lui dovrebbero essere soprattutto «luoghi in cui si sperimentano mo- delli per superare le difficoltà che i nuovi arrivi comportano per le co- munità». Il Pontefice ha confidato il pro- prio auspicio ricevendo in Vaticano giovedì 10 settembre, rappresentanti — guidati dal sindaco di Lampedusa — della rete di autorità locali e orga- nizzazioni della società civile aderen- ti al progetto europeo Snapshots from the borders, “voci ed esperien- ze dai confini”. Incoraggiando i presenti a «conti- nuare a lavorare insieme per la cul- tura dell’incontro e della solidarie- tà», Papa Bergoglio ha rimarcato in particolare come sia «fondamentale cambiare il modo di vedere e rac- contare la migrazione: si tratta — ha spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun- que l’importanza di progetti «che cercano di proporre approcci diversi, ispirati dalla cultura dell’incontro» la quale «costituisce il cammino ver- so un nuovo umanesimo. E quando dico “nuovo umanesimo” — ha pun- tualizzato — non lo intendo solo co- me filosofia di vita, ma anche come una spiritualità e uno stile di com- portamento». In tale ambito, ha ag- giunto, «gli abitanti delle città e dei territori di frontiera — le società, le comunità, le Chiese — sono chiamati a essere i primi attori di questa svol- ta». Ben vengano dunque iniziative come quella presentatagli, che si propongono «di promuovere una comprensione più profonda della migrazione» per consentire «alle so- cietà europee di dare una risposta più umana e coordinata alle sfide delle migrazioni contemporanee». Del resto, ha osservato il Pontefice, occorre «contribuire positivamente allo sviluppo di politiche migrato- rie» visto che lo scenario attuale «è complesso e spesso presenta risvolti drammatici». E se «le interdipen- denze globali che determinano i flussi migratori sono da studiare e capire meglio», comunque «le sfide sono molteplici e interpellano tutti», per cui «nessuno può rimanere in- differente alle tragedie umane che continuano a consumarsi in diverse regioni del mondo», come «quelle che hanno come teatro il Mediterra- neo, un mare di confine, ma anche di incontro di culture», ha concluso il vescovo di Roma. PAGINA 8 Per il post-covid Guterres invita all’utilizzo di energie pulite Avviare il mondo su un percorso sostenibile NEW YORK, 10. «L’azione per il clima è l’unico modo per garantire un pianeta vivibile per questa ge- nerazione e per quelle future». Co- sì il segretario generale delle Na- zioni Unite, António Guterres, ieri in una conferenza stampa per la presentazione del rapporto United in Science 2020 (redatto in collabo- razione con l’Organizzazione me- teorologica mondiale), ha voluto ribadire come, durante la pande- mia, «il riscaldamento del nostro pianeta non si è fermato. Le con- centrazioni di gas serra hanno rag- giunto nuovi massimi record nel 2020». Per il diplomatico porto- ghese «che si tratti di affrontare una pandemia o la crisi climatica è chiaro che abbiamo bisogno di scienza, solidarietà e soluzioni de- cisive». Proprio le politiche scelte e adottate per la ripresa economica, ha ribadito il segretario generale dell’Onu, dovrebbero essere indi- rizzate in modo tale da permettere «una reale opportunità di avviare il mondo su un percorso sostenibile», necessario per raggiungere l’obietti- vo di limitare l’aumento delle tem- perature in questo secolo a 1,5 gra- di Celsius. Guterres, nell’evidenziare un ral- lentamento sia delle economie che dei gas serra a causa del coronavi- rus, ha voluto però sottolineare co- me il dossier certifichi che «i lock- down a breve termine non sostitui- scono l’azione per il clima di cui abbiamo bisogno per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi». Il numero uno dell’Onu ha così invitato tutti i leader a scegliere la via dell’energia pulita, insistendo sul fatto che «i fondi pubblici do- vrebbero essere usati per investire nel futuro, non nel passato, e anda- re a settori e progetti che aiutano l’ambiente e il clima». Diretto poi il riferimento ai sus- sidi per i combustibili fossili che «devono finire, gli inquinatori de- vono pagare per il loro inquina- mento e non devono essere costrui- te nuove centrali a carbone». Un business che, a suo dire, «sta sva- nendo» e per il quale non c’è piu spazio nei piani di ripresa econo- mica post-pandemia. LABORATORIO DOPO LA PANDEMIA Per una nuova democrazia economica serve dare seguito alle promesse LAURA PENNACCHI A PAGINA 3 racconto LA PAROLA DELLANNO Quella «tessitura di fili» capace di illuminare i particolari della vita Elettricisti con una buona mira CRISTIANO GOVERNA A PAGINA 5 Suggestioni letterarie per il rifiuto della pena capitale Una finestra sulla vendetta istituzionale DAVIDE DIONISI A PAGINA 4 Donne e uomini nella Chiesa/4 Sacralità del corpo e dono di sé GIORGIA SALATIELLO A PAGINA 7 Il cardinale Parolin nel santuario calabrese di Torre di Ruggiero Vivere l’umiltà di Maria nel quotidiano PAGINA 8 ALLINTERNO Dopo l’incendio che ha distrutto il campo profughi Moria: l’Europa cerca risposte BRUXELLES, 10. «È giunto il momen- to di rafforzare la solidarietà dell’Ue nella gestione dell’asilo e della mi- grazione». Così si è espresso ieri il presidente del Parlamento Ue, Da- vid Sassoli, commentando la notizia del terribile incendio che ha distrut- to il campo profughi di Moria, sull’isola greca di Lesbo, senza fare nessuna vittima. L’Unione europea è pronta a oc- cuparsi del trasferimento e dell’acco- glienza dei minori non accompagna- ti residenti nel campo: lo ha detto il commissario europeo agli Affari in- terni, signora Ylva Johansson. «Ho accettato di finanziare lo spostamen- to immediato e la sistemazione di circa 400 bambini e adolescenti non accompagnati. La sicurezza e il ripa- ro di tutte le persone a Moria sono la priorità» ha scritto su Twitter Johansson, che ha espresso «vicinan- za e solidarietà nei confronti delle persone di Lesbo e in particolare ai migranti e al personale che lavora nel campo di Moria». Sull’incendio è intervenuto ieri il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comuni- tà europea, che ha sottolineato come Moria rappresenti da tempo un pro- blema che l’Europa doveva già aver risolto, ma non è stato fatto nulla. A bruciare — ha detto il cardinale in un’intervista a Vatican News — non è stato soltanto il campo di Moria ma soprattutto «l’umanità dell’Euro- pa, la tradizione dell’umanesimo, del cristianesimo». Hollerich ha quindi lanciato un appello all’Europa: «Dobbiamo accettare la nostra re- sponsabilità in quanto esseri uma- ni». Occorre quindi superare la logi- ca degli annunci e mantenere le pro- messe e gli impegni. Nel frattempo, il governo greco ha dichiarato lo stato di emergenza per 4 mesi sull’isola: il portavoce del governo, Stelios Petsas, ha annuncia- to la decisione a seguito di una riu- nione di emergenza presieduta dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis. A 24 ore di distanza dall’incendio che ha distrutto il campo, non è an- cora chiaro quanti migranti siano ri- masti senza rifugio, mentre le autori- tà greche escludono che agli adulti possa essere consentito di lasciare l’isola. Gli oltre 12 mila migranti che erano ospitati nel campo, che hanno perso i propri averi nell’incendio che potrebbe essere stato innescato in- tenzionalmente, hanno trascorso la notte in strada. I vigili del fuoco so- no stati impegnati a lungo per spe- gnere i numerosi incendi minori che hanno distrutto le tende e le struttu- re che ancora erano rimaste in piedi. Altre notizie riferiscono di un uso dei gas lacrimogeni da parte della polizia, per impedire che alcuni mi- granti raggiungessero il capoluogo dell’isola, dove è alto il timore di una diffusione incontrollata del co- ronavirus. Oltre 400 minori non ac- compagnati sono stati trasferiti in al- tre strutture sulla Grecia continenta- le, ma il vice ministro per l’Immigra- zione, Giorgos Koumoutsakos, ha escluso che lo stesso trattamento sa- rà riservato agli adulti. Emergenza umanitaria in Sudan a causa delle alluvioni KHARTOUM, 10. La situazione uma- nitaria in Sudan sta peggiorando a causa delle forti piogge e inonda- zioni. A denunciarlo sono state le Nazioni Unite in un rapporto pub- blicato ieri. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e gli esperti dell’Onu hanno affermato che le scorte necessarie per rispondere alla crisi si stanno esaurendo. Settimane di acquazzoni torren- ziali hanno provocato inondazioni nella quasi totalità degli stati suda- nesi. Oltre mezzo milione di perso- ne è già stato colpito dalle alluvioni e migliaia sono gli sfollati. Le piog- ge torrenziali stanno causando inondazioni anche nella regione africana del Sahel. Come riferisce la Reuters, le inondazioni stanno an- che minacciando importanti siti ar- cheologici come le piramidi di Me- roe e Nuri.

Transcript of Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al...

Page 1: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 207 (48.531) Città del Vaticano venerdì 11 settembre 2020

.

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+"!"!}!#

!=!

le domandedella poesia?

La preghiera si riassorbì nel silenzio.Tacque l’infinità di parole mentre altrosi faceva l’amore, affilatissimala sua debole spina.Fu l’inizio del canto.

La poesia di FILIPPO DAVOLI è di una schiettezza assoluta, total-mente aderente alla realtà delle cose e dei sentimenti. Interrogante, ri-flessiva, potentemente essenziale, è un canto dolce e tagliente. Il testoqui proposto è tratto dal suo ultimo libro, «La luce, a volte» (Liberi-libri, 2016).

Come nasce la poesia,come nasce la preghiera?

a cura di NICOLA BU LT R I N I

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

gli Eminentissimi Cardina-li:

— Luis Francisco LadariaFerrer, Prefetto della Congre-gazione per la Dottrina dellaFe d e ;

— Jean-Claude Hollerich,Arcivescovo di Luxembourg(Lussemburgo), Presidentedella Commissione degli Epi-scopati dell’Unione Europea(COMECE)

— Antonio María RoucoVarela, Arcivescovo emeritodi Madrid (Spagna);

Sua Eccellenza MonsignorBertram Johannes Meier, Ve-scovo di Augsburg (Repub-blica Federale di Germania).

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pasto-rale della Diocesi di PortVictoria o Seychelles (Sey-chelles), presentata da SuaEccellenza Monsignor DenisWiehe, C . S. S P..

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nomina-

to Vescovo di Port Victoria oSeychelles (Seychelles) SuaEccellenza Monsignor AlainHarel, finora Vicario Aposto-lico di Rodrigues (Mauri-tius).

Dalle Chiese OrientaliIl Sinodo dei Vescovi della

Chiesa Patriarcale di Antio-chia dei Siri ha eletto Esarcadi Bassorah e Golfo il Reve-rendo Sacerdote Firas Mun-dher, DRDR, al quale il SantoPadre aveva concesso il SuoAssenso e gli ha assegnato laSede titolare di Takrit deiSiri.

Il Papa a una delegazione del progetto europeo Snapshots from the borders chiede di cambiare il modo di raccontare la migrazione

Le frontiere non siano barriere di divisionema finestre aperte all’accoglienza

Non «barriere di divisione» ma «“fi-n e s t re ”, spazi di mutua conoscenza,di arricchimento reciproco, di comu-nione nella diversità»: così PapaFrancesco immagina “le frontiere”,quelle terre di confine al centro deifenomeni migratori di massa che al-cuni vorrebbero “p ro t e g g e re ” chiu-dendo porti, innalzando muri o conil filo spinato; mentre, al contrario,per lui dovrebbero essere soprattutto«luoghi in cui si sperimentano mo-delli per superare le difficoltà che i

nuovi arrivi comportano per le co-munità».

Il Pontefice ha confidato il pro-prio auspicio ricevendo in Vaticanogiovedì 10 settembre, rappresentanti— guidati dal sindaco di Lampedusa— della rete di autorità locali e orga-nizzazioni della società civile aderen-ti al progetto europeo Snapshotsfrom the borders, “voci ed esperien-ze dai confini”.

Incoraggiando i presenti a «conti-nuare a lavorare insieme per la cul-

tura dell’incontro e della solidarie-tà», Papa Bergoglio ha rimarcato inparticolare come sia «fondamentalecambiare il modo di vedere e rac-contare la migrazione: si tratta — haspiegato — di mettere al centro lepersone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «checercano di proporre approcci diversi,ispirati dalla cultura dell’i n c o n t ro »la quale «costituisce il cammino ver-so un nuovo umanesimo. E quandodico “nuovo umanesimo” — ha pun-

tualizzato — non lo intendo solo co-me filosofia di vita, ma anche comeuna spiritualità e uno stile di com-portamento». In tale ambito, ha ag-giunto, «gli abitanti delle città e deiterritori di frontiera — le società, lecomunità, le Chiese — sono chiamatia essere i primi attori di questa svol-ta».

Ben vengano dunque iniziativecome quella presentatagli, che sipropongono «di promuovere unacomprensione più profonda dellamigrazione» per consentire «alle so-cietà europee di dare una rispostapiù umana e coordinata alle sfidedelle migrazioni contemporanee».Del resto, ha osservato il Pontefice,occorre «contribuire positivamenteallo sviluppo di politiche migrato-rie» visto che lo scenario attuale «ècomplesso e spesso presenta risvoltidrammatici». E se «le interdipen-denze globali che determinano iflussi migratori sono da studiare ecapire meglio», comunque «le sfidesono molteplici e interpellano tutti»,per cui «nessuno può rimanere in-differente alle tragedie umane checontinuano a consumarsi in diverseregioni del mondo», come «quelleche hanno come teatro il Mediterra-neo, un mare di confine, ma anchedi incontro di culture», ha conclusoil vescovo di Roma.

PAGINA 8

Per il post-covid Guterres invita all’utilizzo di energie pulite

Avviare il mondosu un percorso sostenibile

NEW YORK, 10. «L’azione per ilclima è l’unico modo per garantireun pianeta vivibile per questa ge-nerazione e per quelle future». Co-sì il segretario generale delle Na-zioni Unite, António Guterres, ieriin una conferenza stampa per lapresentazione del rapporto Unitedin Science 2020 (redatto in collabo-razione con l’Organizzazione me-teorologica mondiale), ha volutoribadire come, durante la pande-mia, «il riscaldamento del nostropianeta non si è fermato. Le con-centrazioni di gas serra hanno rag-giunto nuovi massimi record nel2020». Per il diplomatico porto-ghese «che si tratti di affrontareuna pandemia o la crisi climatica èchiaro che abbiamo bisogno discienza, solidarietà e soluzioni de-cisive».

Proprio le politiche scelte eadottate per la ripresa economica,ha ribadito il segretario generaledell’Onu, dovrebbero essere indi-rizzate in modo tale da permettere«una reale opportunità di avviare ilmondo su un percorso sostenibile»,necessario per raggiungere l’obietti-vo di limitare l’aumento delle tem-perature in questo secolo a 1,5 gra-di Celsius.

Guterres, nell’evidenziare un ral-lentamento sia delle economie chedei gas serra a causa del coronavi-rus, ha voluto però sottolineare co-me il dossier certifichi che «i lock-down a breve termine non sostitui-scono l’azione per il clima di cuiabbiamo bisogno per raggiungeregli obiettivi dell’accordo di Parigi».

Il numero uno dell’Onu ha cosìinvitato tutti i leader a scegliere lavia dell’energia pulita, insistendosul fatto che «i fondi pubblici do-

vrebbero essere usati per investirenel futuro, non nel passato, e anda-re a settori e progetti che aiutanol’ambiente e il clima».

Diretto poi il riferimento ai sus-sidi per i combustibili fossili che«devono finire, gli inquinatori de-vono pagare per il loro inquina-mento e non devono essere costrui-te nuove centrali a carbone». Unbusiness che, a suo dire, «sta sva-nendo» e per il quale non c’è piuspazio nei piani di ripresa econo-mica post-pandemia.

LABORATORIODOPO LA PA N D E M I A

Per una nuovademocrazia economicaserve dare seguitoalle promesse

LAU R A PENNACCHI A PA G I N A 3

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Quella «tessitura di fili» capacedi illuminare i particolari della vita

Elettricisticon una buona mira

CRISTIANO GOVERNA A PA G I N A 5

Suggestioni letterarie per il rifiutodella pena capitale

Una finestrasulla vendettaistituzionale

DAV I D E DIONISI A PA G I N A 4

Donne e uomini nella Chiesa/4

Sacralità del corpoe dono di sé

GIORGIA SA L AT I E L L O A PA G I N A 7

Il cardinale Parolin nel santuariocalabrese di Torre di Ruggiero

Vivere l’umiltàdi Maria nel quotidiano

PAGINA 8

ALL’INTERNODopo l’incendio che ha distrutto il campo profughi

Moria: l’Europa cerca risposteBRUXELLES, 10. «È giunto il momen-to di rafforzare la solidarietà dell’Uenella gestione dell’asilo e della mi-grazione». Così si è espresso ieri ilpresidente del Parlamento Ue, Da-vid Sassoli, commentando la notiziadel terribile incendio che ha distrut-to il campo profughi di Moria,sull’isola greca di Lesbo, senza farenessuna vittima.

L’Unione europea è pronta a oc-cuparsi del trasferimento e dell’acco-glienza dei minori non accompagna-ti residenti nel campo: lo ha detto ilcommissario europeo agli Affari in-terni, signora Ylva Johansson. «Hoaccettato di finanziare lo spostamen-to immediato e la sistemazione dicirca 400 bambini e adolescenti nonaccompagnati. La sicurezza e il ripa-ro di tutte le persone a Moria sonola priorità» ha scritto su TwitterJohansson, che ha espresso «vicinan-za e solidarietà nei confronti dellepersone di Lesbo e in particolare aimigranti e al personale che lavoranel campo di Moria».

Sull’incendio è intervenuto ieri ilcardinale Jean-Claude Hollerich,presidente della Commissione delleconferenze episcopali della Comuni-tà europea, che ha sottolineato come

Moria rappresenti da tempo un pro-blema che l’Europa doveva già averrisolto, ma non è stato fatto nulla. Abruciare — ha detto il cardinale inun’intervista a Vatican News — nonè stato soltanto il campo di Moriama soprattutto «l’umanità dell’E u ro -pa, la tradizione dell’umanesimo, delcristianesimo». Hollerich ha quindilanciato un appello all’E u ro p a :«Dobbiamo accettare la nostra re-sponsabilità in quanto esseri uma-ni». Occorre quindi superare la logi-ca degli annunci e mantenere le pro-messe e gli impegni.

Nel frattempo, il governo grecoha dichiarato lo stato di emergenzaper 4 mesi sull’isola: il portavoce delgoverno, Stelios Petsas, ha annuncia-to la decisione a seguito di una riu-nione di emergenza presieduta dalprimo ministro Kyriakos Mitsotakis.

A 24 ore di distanza dall’incendioche ha distrutto il campo, non è an-cora chiaro quanti migranti siano ri-masti senza rifugio, mentre le autori-tà greche escludono che agli adultipossa essere consentito di lasciarel’isola. Gli oltre 12 mila migranti cheerano ospitati nel campo, che hannoperso i propri averi nell’incendio chepotrebbe essere stato innescato in-

tenzionalmente, hanno trascorso lanotte in strada. I vigili del fuoco so-no stati impegnati a lungo per spe-gnere i numerosi incendi minori chehanno distrutto le tende e le struttu-re che ancora erano rimaste in piedi.Altre notizie riferiscono di un usodei gas lacrimogeni da parte dellapolizia, per impedire che alcuni mi-granti raggiungessero il capoluogodell’isola, dove è alto il timore diuna diffusione incontrollata del co-ro n a v i ru s . Oltre 400 minori non ac-compagnati sono stati trasferiti in al-tre strutture sulla Grecia continenta-le, ma il vice ministro per l’Immigra-zione, Giorgos Koumoutsakos, haescluso che lo stesso trattamento sa-rà riservato agli adulti.

Emergenza umanitaria in Sudana causa delle alluvioni

KHARTOUM, 10. La situazione uma-nitaria in Sudan sta peggiorando acausa delle forti piogge e inonda-zioni. A denunciarlo sono state leNazioni Unite in un rapporto pub-blicato ieri. Il governo ha dichiaratolo stato di emergenza e gli espertidell’Onu hanno affermato che lescorte necessarie per rispondere allacrisi si stanno esaurendo.

Settimane di acquazzoni torren-ziali hanno provocato inondazioni

nella quasi totalità degli stati suda-nesi. Oltre mezzo milione di perso-ne è già stato colpito dalle alluvionie migliaia sono gli sfollati. Le piog-ge torrenziali stanno causandoinondazioni anche nella regioneafricana del Sahel. Come riferisce laReuters, le inondazioni stanno an-che minacciando importanti siti ar-cheologici come le piramidi di Me-roe e Nuri.

Page 2: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 11 settembre 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

Città del Vaticano

o r n e t @ o s s ro m .v aw w w. o s s e r v a t o re ro m a n o .v a

ANDREA MONDAdirettore responsabile

Giuseppe Fiorentinov i c e d i re t t o re

Piero Di Domenicantoniocap oredattore

Gaetano Vallinisegretario di redazione

Servizio vaticano: [email protected] internazionale: [email protected] culturale: [email protected] religioso: [email protected]

Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 [email protected] w w w. p h o t o .v a

Segreteria di redazionetelefono 06 698 83461, 06 698 84442

fax 06 698 83675segreteria.or@sp c.va

Tipografia VaticanaEditrice L’Osservatore Romano

Tariffe di abbonamentoVaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198Europa: € 410; $ 605Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665America Nord, Oceania: € 500; $ 740Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):telefono 06 698 99480, 06 698 99483fax 06 69885164, 06 698 82818,[email protected] diffusione.or@sp c.vaNecrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675

Concessionaria di pubblicità

Il Sole 24 Ore S.p.A.System Comunicazione Pubblicitaria

Sede legaleVia Monte Rosa 91, 20149 Milanotelefono 02 30221/3003fax 02 30223214

s e g re t e r i a d i re z i o n e s y s t e m @ i l s o l e 2 4 o re . c o m

Aziende promotricidella diffusione

Intesa San Paolo

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Società Cattolica di Assicurazione

In Francia non sono da escludere ulteriori drastiche misure per arginare la pandemia

Stretta sugli assembramentiin Gran Bretagna

Un ragazzo non vedente si candida alle comunali ad Albano Laziale

La differenzain politica

LONDRA, 10. Per contenere la nuovaondata di contagi da covid-19, il pri-mo ministro britannico, BorisJohnson, ha reso noto che da lunedìprossimo entreranno in vigore in tut-to il Regno Unito nuove restrizioni.

D all’inizio della prossima settima-na, infatti, il numero massimo dipersone per gli assembramenti saràridotto da trenta a 6. La “regola del6” si applicherà a tutti i luoghi alchiuso e all’aperto, con l’eccezionedi scuole, università, matrimoni, fu-nerali e attività sportive di squadra.«Mi spezza il cuore dovere insisterecon queste restrizioni per gli indivi-dui, le famiglie, i nonni», ha dettoJohnson parlando alla stampa. «Cer-tamente non voglio incolpare le per-sone, ma ora è il momento di con-centrarci e mettere in pratica la rego-la del 6», ha aggiunto il premier,spiegando che il governo è stato inparte costretto ad introdurre le nuo-ve restrizioni a causa del mancato ri-spetto delle regole di distanziamentoda parte dei cittadini. Ieri sono statiregistrati altri 2659 contagiati.

Nel Question Time ai Comuni,Johnson ha rivendicato la strategiadel governo «per tenere sotto con-trollo il virus», garantendo al con-tempo «il ritorno al lavoro, la ripre-sa dell’economia e la riapertura dellescuole» in condizione di sicurezza.Il premier è stato tuttavia attaccatodal leader dell’opposizione laburista,Keir Starmer, sulla carenza di dispo-nibilità immediata e ravvicinata ditamponi registrata in varie regioni.Accusa a cui il primo ministro ha ri-sposto difendendo «gli sforzi eroici»del servizio sanitario nazionale perportare il totale dei test eseguiti nelRegno dall’inizio della pandemia«oltre 17,6 milioni, più di qualunquealtro Paese europeo».

Situazione particolarmente com-plicata anche in Francia, dove nonsono da escludere drastiche misure.Da Parigi, Jean-François Delfraissy,presidente del Consiglio scientificoche affianca i vertici politicinell’emergenza, ha fatto sapere che ilgoverno francese «sarà obbligato aprendere decisioni difficili entro 8 o10 giorni al massimo». E ha messoin guardia dal «rassicurarsi inganne-

volmente» sulle ricadute attualmentelimitate dell’infezione, poiché non èaffatto escluso lo spettro di «un au-mento esponenziale in un secondotempo», citando, «in particolare», lasituazione della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

In Francia, dove da giorni i conta-gi si attestano molto oltre gli 8.000al giorno, i medici temono di assiste-re ad una nuova saturazione dei ser-vizi di rianimazione. «Denuncianouna vigilanza collettiva ridotta ai mi-nimi termini e rimproverano alle au-torità locali, come anche nazionali,di sottovalutare l’intensità di questaripresa epidemica», scrive il quoti-diano «Le Monde», che parla senzamezzi termini di una «progressioneesponenziale del virus».

Incubi condivisi pure in Spagna,dove i casi crescono di giorno ingiorno, e dai Paesi bassi. Il ministrodella Salute di Amsterdam, Hugo deJonge, ha reso noto che ieri ci sonostati nel paese 1140 contagiati, il nu-mero giornaliero più alto da aprile.«Non sta andando nel verso giusto»,ha commentato De Jonge alla stam-pa. Due giorni fa erano stati regi-strati 964 nuovi contagi, con un ra-pido aumento tra i giovani. L’Istitu-to superiore della sanità ha però pre-cisato che l’incremento non è legatoalla riapertura delle scuole elementa-ri in tutto il paese, tre settimane fa.Poliziotti britannici con le mascherine nel centro di Londra (Reuters)

di MI R KO GIUSTINI

«V oglio migliorare le vitedegli altri, non far pesa-re agli altri la mia». An-

drea Titti, classe 1981, è candidatoalle elezioni comunali di AlbanoLaziale con la lista ViviAmo Alba-no. Cosa ha di speciale? Andreanasce con una malattia congenitaagli occhi, che sin dall’età di 4 me-si lo ha costretto a sottoporsi a unaserie di interventi chirurgici in Ita-lia e all’estero. Grazie al suo carat-tere forte, alla famiglia, agli inse-gnanti e agli amici che della suaparticolarità non ne hanno fattomai un problema, a scuola ha co-struito la sua personalità e ha im-parato ad accettarsi. A 20 anni lasituazione si è aggravata e ha persocompletamente la vista. Da quelmomento la sua vita è cambiata to-talmente.

«Praticamente l’ho dovuta rico-struire da zero e non è stato sem-plice — ha spiegato Titti —. Ma so-prattutto ritengo di non avere mes-so ancora tutti i mattoni al postogiusto. Forse è normale, perchécredo che non si finisca mai di co-struirsi il proprio vissuto fino aquando si continua a vivere».

Quando qualcuno gli chiedequali difficoltà incontra un diversa-mente abile in campagna elettorale,Andrea risponde con una battuta.«La più grande è raccogliere prefe-renze, come tutti».

Poi diventa serio e fa notare chesono almeno due i problemi. «Ilprimo è fisico — dice — e riguardala possibilità di spostarsi rapida-mente da un posto all’altro e diavere facilità di contatto con lepersone. Il secondo, più serio,quello di essere valutato per ciòche si è, per ciò che si propone,per ciò che si è fatto nella propriavita e nel proprio lavoro. La cosapeggiore consiste nell’essere eti-chettato solo come “il candidatodisabile”, messo in lista per fare co-lore, come una specie di animaleprotetto, che può arrivare a un cer-to punto, ma non potrà mai oltre-passare una certa soglia. Io mi can-dido per vincere, non per fare testi-monianza, io faccio politica per in-cidere, non per lamentarmi dellamia condizione».

Eppure per un non vedente al-cuni ostacoli nell’amministrazionedi una città ci sono, ma Andrea hagià le idee chiare. «In realtà nonc’è nessun problema inerente lamia condizione di disabile — haspecificato —. Semmai dovrò impa-rare più rapidamente possibile amettere in pratica i progetti a cuitengo, portando avanti con onore ilmandato che i cittadini mi vorran-no affidare. Potrei diventare il pri-mo consigliere comunale non ve-dente nella storia di Albano Lazia-le. Vorrei che questo potesse diven-tare uno stimolo per tanti, disabilie non, che nella vita rinunciano arincorrere i propri sogni e si depri-mono davanti ai problemi. Depri-mersi non è una cosa di cui vergo-gnarsi, è uno stato umano, che puòcapitare a tutti, capita anche a me.La forza sta nel battere la depres-sione».

In questi giorni Andrea sta bat-tendo il territorio per far conoscerela sua candidatura e i temi che glistanno più a cuore. «In primo luo-go sarà mio dovere sostenere in se-de di consiglio il programma elet-torale che la nostra coalizione stapresentando al giudizio dei cittadi-ni. Con il candidato sindaco Mas-similiano Borelli ho ragionato dialcune tematiche che mi stannoparticolarmente a cuore, riscontran-do in lui una totale unità di intenti— ha concluso Titti —. Su tutti l’ac-cessibilità. A causa della pandemiaabbiamo vissuto 3 mesi chiusi incasa e abbiamo sofferto molto.Vorrei far riflettere sul fatto che undisabile vive tutta la vita in lockdo-wn, perché quello che a noi fa sof-frire, per lui è la condizione nor-male di vita».

«Ecco — conclude poi Titti —perché serve una città accessibile evivibile davvero per tutti. Vorreioccuparmi di lavoro, perché spe-cialmente per i giovani è e sarà lavera emergenza, ad Albano comein Italia. I comuni hanno il doveredi creare le condizioni che generi-no opportunità in tal senso, attra-verso la formazione e l’innovazio-ne. In ultimo lo sport, affinché isuoi valori diventino un modello disviluppo, ecologico, economico eso ciale».

Ve r t i c edi emergenza

tra Londra e Uesulla Brexit

LONDRA, 10. I rappresentanti britan-nici e quelli dell’Unione europea siincontrano oggi per un vertice diemergenza, dopo la decisione delgoverno di Boris Johnson di aggira-re con una legge nazionale alcuneparti dell’accordo sulla Brexit siglatolo scorso anno. Al centro dei collo-qui le conseguenze che le modifichevolute da Londra potranno averesulla questione del confine irlandese.

A preoccupare l’Unione europea,che ha chiesto «chiarimenti» a Lon-dra, è infatti l’Internal Market Bill,la legge sul mercato interno, che in-tende rivedere il cosiddetto Proto-collo per l’Irlanda del Nord, pensatoper evitare il ripristino di un confinefisico sull’isola irlandese nel caso incui i negoziati tra Londra e Bruxel-les sulle relazioni future dovesserofallire. Nell’ottica di DowningStreet, si tratterebbe, insomma, diun modo per tutelare il mercato in-terno britannico nel post-Brexit, as-sicurando «protezione dei posti dilavoro, crescita economica e fluiditàdel mercato interno».

Il presidente del Consiglio euro-peo, Charles Michel, ha messo inguardia il governo britannico sul fat-to che «la violazione della legge in-ternazionale non è accettabile».

L’iter dell’Internal Market Bill sa-rà comunque ancora lungo: dovràinfatti passare al vaglio della Cameradei Comuni e dei Lord prima dellaluce verde finale.

Il premio Nobel voce dell’opposizione lancia un appello per fermare la repressione

Bielorussia: minacce ad Alexievich

Alexievich incontra i giornalisti (Ansa)

Nave olandese attaccata dai piratial largo della Nigeria

Attentato suicidaa Mogadiscio

A dicembreelezioni regionali

in Camerun

YAOUNDÉ, 10. Svolta politica inCamerun, Il presidente, Paul Biya,ha annunciato per il 6 dicembreprossimo le prime elezioni regionalidel Paese. Il voto avrà luogo anchenelle province anglofone del nord-ovest e del sud-ovest, in cui anni dicombattimenti tra governo e sepa-ratisti hanno provocato la morte dicirca 3 mila persone. Biya, al pote-re dal 1982, ha garantiro a questeregioni uno statuto speciale conl’obiettivo di sedare i disordini.

MO GADISCIO, 10. Non si fermanole violenze in Somalia.

Tre persone, tra le quali unbambino molto piccolo, sono ri-maste uccise da un attentatore sui-cida che ieri è fatto esplodere inun ristorante di Mogadiscio, la ca-pitale del paese africano. Lo ha re-so noto alla stampa locale un por-tavoce del governo somalo, preci-sando che altre sette persone sonostate ferite nell’attacco.

L’attentato non è stato ancorarivendicato, ma è probabile che siaopera del gruppo terrorista islami-

sta di Al Shabaab. Lunedì scorso,un attentatore suicida ha uccisocinque soldati somali e ferito gra-vemente un consigliere militarestatunitense in un villaggio allaperiferia della città portuale meri-dionale di Kismayo.

Il mese scorso, dieci civili e unagente di polizia sono morti in unulteriore attacco suicida perpetratoda Al Shabaab in un grande hotelsul lungomare di Mogadiscio, fre-quentato anche da funzionari go-vernativi.

MINSK, 10. «Uomini sconosciutivogliono entrare a casa mia». Conqueste parole, ieri, la scrittrice bie-lorussa Svetlana Alexievich, premioNobel per la letteratura 2015 e vocecritica del governo Lukashenko, hadetto di temere per la sua sicurezza

Nei giorni scorsi quasi tutti i ver-tici dell’opposizione in Bielorussiasono stati arrestati o fermati in cir-costanze ancora non chiarite. Ale-xievich ha denunciato chiamateanonime al suo numero e rumorisospetti vicino al suo appartamento.Ha quindi lanciato un appello in-ternazionale a fermare la «repressio-ne»; un gruppo di funzionari di di-verse ambasciate Ue sono quindiaccorsi in suo aiuto. Anche il mini-stro degli esteri svedese, Ann Lin-de, ha fatto visita al premio Nobel:«Le molestie, gli arresti e l’esilioforzato degli oppositori in Bielorus-sia sono una grave violazione delleproteste pacifiche contro il regime»ha twittato.

Intanto, ieri hanno avuto luogonuove manifestazioni di protesta indiverse città della Bielorussia. An-che l’Europa è tornata a farsi senti-re. «La persecuzione politica inBielorussia, comprese le detenzionisulla base di motivazioni politiche,e l’esilio forzato devono finire» hadetto il presidente del ConsiglioUe, Charles Michel. «Le autoritàbielorusse devono liberare i prigio-nieri politici e permettere ai cittadi-ni di esercitare il loro diritto alla li-bertà di parola e assemblea. Chiedo

di accelerare il processo per le san-zioni». Intanto, su pressionedell’Unione europea, la Serbia haannunciato ieri di aver rinunciato apartecipare a manovre militari conla Russia in Bielorussia.

«Ci hanno chiesto — ha detto ilministro della Difesa di BelgradoAleksandar Vulin — al prezzo di unabbandono del nostro futuro euro-peo, di rinunciare alle esercitazionipreviste con la Bielorussia».

ABUJA, 10. Pirati hanno attaccatoieri un’imbarcazione al largo dellecoste della Nigeria, sequestrandodue marinai che vi si trovavano abordo. La nave è stata presa d’as-salto lungo la rotta dai Paesi bassialla città nigeriana di Lagos, hafatto sapere la compagnia olandeseSeatrade. «Non è stato stabilito an-cora alcun contatto con i rapitori»,ha detto all’Afp Cor Radings, por-tavoce della compagnia, senza for-nire dettagli sulla nazionalità dellepersone sequestrate. Radings hadefinito la situazione «preoccupan-

te». Dopo l’attacco, gli altri 16membri dell’equipaggio, illesi, sonoarrivati in salvo a Lagos, dove l’im-barcazione è stata scortata al suoormeggio dalla marina militare ni-geriana. L’episodio è avvenuto neltratto del Golfo di Guinea, notoper le azioni dei pirati. Nella primametà del 2020, secondo l’Ufficiomarittimo internazionale, 77 mem-bri del personale marittimo nelmondo sono stati presi come ostag-gi o rapiti per un riscatto. Il 90 percento dei sequestri si concentraproprio nel Golfo di Guinea.

Page 3: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 11 settembre 2020 pagina 3

LABORATORIOD OPO LA PA N D E M I A

«Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo

eroicamente in quest’affare, ma: quale potrà essere la vita della genera-

zione che viene» (D. Bonhoeffer)

La tutela del lavoro e un capitalismo responsabile erano già necessari prima della crisi

Per una nuova democrazia economicaserve dare seguito alle promesse

di LAU R A PENNACCHI*

La grave recessione economicaindotta dalla pandemia da co-ronavirus — con disoccupazio-

ne, precarietà e inattività elevatissi-me — fa avanzare esigenze nuove di“democrazia economica”, di rappor-ti più democratici capitale-lavoroanche all’interno delle imprese. Neimesi precedenti l’arrivo del corona-virus alcune strutture del re s p o n s i b l ecapitalism si erano pronunziate in fa-vore di un drastico rinnovamento.Nell’agosto 2019 l’Am e r i c a ’s BusinessRoundtable (associazione dei Ceodelle più grandi e potenti corpora-tions americane) aveva lanciato sul«Wa s h i n g ton Post» un manifestoproclamante l’abbandono della teo-ria della shareholders value (il prima-to della massimizzazione del valoreper l’azionista, cardine del neoliberi-smo) e mercoledì 18 settembre 2019lo stesso «Financial Times» avevaintitolato così a tutta pagina la suacopertina: «Capitalism. Time For AReset». Nel febbraio del 2020 il Fo-rum di Davos aveva inneggiato al“mai più profitti senza etica” e cele-brato una narrazione per cui i pro-blemi ambientali e sociali, con in te-sta quello della diseguaglianza, li

avrebbero affrontati e risolti i capi-tali privati. Ma ora solo lo Stato, leistituzioni pubbliche e le associazio-ni del volontariato — con tutti i lorolimiti e le loro contraddizioni — ap-paiono attive sul campo e anche lepoche grandi multinazionali (digita-li) autonomamente in gioco sembra-no più interessate a consolidare illoro già notevole potere che non acimentarsi con le loro promesse: lariforma del capitalismo, il supera-mento delle diseguaglianze, uno svi-luppo sostenibile. Sembra prevalereuna classica “miopia capitalistica”.Eppure, lo Stato e le istituzionipubbliche — che dovranno riorga-nizzarsi in modo drastico e dotarsidi una “capacità progettuale” radi-cale per fare fronte agli immanicompiti richiesti dalla complessità diuna sommatoria di fattori di crisisenza precedenti — non possono far-cela se a loro volta mercati, imprese,sindacati non si rinnovano profon-damente, non si mobilitano il prota-gonismo delle forze sociali e dellasocietà civile, una “borghesia illumi-nata”, imprenditori disponibili al de-mocratic stakeholding, una “piccolab orghesia” sempre più minacciata.

Per recuperare slancio occorre unapproccio più alto alle questionidella “democrazia economica”, unapproccio che ne sottolinei il fonda-mento “neo-umanistico” che le im-prime la tragedia del covid-19 e nesveli il carattere non solo economicoma profondamente etico-politico,sollecitato dai grandi sommovimentiin corso, per alcuni dei quali, peresempio nel caso dell’intelligenzaartificiale, c’è chi paventa che acqui-siscano “il volto del nuovo antiuma-nesimo”. Se anche le drammaticheproblematiche ecologiche e ambien-tali — dalle quali scorgiamo che èmessa a repentaglio la sopravviven-za del pianeta — ci spingono a ri-scoprire una più profonda dimensio-ne morale, fondata su una nuovapresa di coscienza globale, vuol direche il carattere accentuatamente eti-co-politico dei sommovimenti incorso chiama in causa in modo nonbanale la dimensione dei valori: dauna parte dà alla denunzia dei gua-sti sociali e politici un forte signifi-cato morale, dall’altra dà alla mora-lità un elevato contenuto critico.L’agire morale si presenta tout courtcome “un agire critico”. È significa-tivo che recenti importanti prese diposizioni da un lato colleghinostrettamente le questioni della de-mocrazia economica a quelle sul fu-turo del capitalismo, dall’altro decli-nino la riflessione sul capitalismo intermini di interrogativi sulla suamoralità. Si va dalle domande sul“fondamento etico lacerato” del ca-pitalismo di Collier all’esigenza diliberazione dal “fondamentalismo dim e rc a t o ” affidata a un “capitalismop ro g re s s i s t a ” di Stiglitz, all’esplicitavolontà di ricostruzione delle “basinormative” del capitalismo di filoso-fe come Nancy Fraser e Rahel Jaeg-gi, le quali sostengono che nessunapratica economica è neutrale, e per-tanto scissa dalla normatività, e ilcapitalismo non va visto come sem-plice sistema economico ma come“ordine sociale istituzionalizzato”.

Solo un approccio alto alla “de-mocrazia economica” è in grado diinteragire con gli straordinari cam-biamenti strutturali in corso, accen-tuati dalla devastante vicenda delcoronavirus: turbolenza dei mercatiazionari e finanziari, oscillazioni neiprezzi delle commodities, andamentierratici delle valute, Paesi emergenti

sempre più in difficoltà, crescita eu-ropea anemica anche in assenza diepidemie ma tanto più gravata dadisoccupazione e da deficit gravissi-mi di investimenti, pubblici e priva-ti, a fronte di shock pandemici, perfronteggiare i quali non a caso oral’Europa compie una svolta rivolu-zionaria con il Recovery e il Next Ge-neration Eu Plan. Se i fenomeni piùimportanti su cui concentrare l’at-tenzione erano, già prima dell’arrivodel coronavirus, il crollo degli inve-stimenti e l’elevata disoccupazione(tuttavia accompagnata da declinodella produttività), è per traguarda-re tutte le energie verso la costruzio-ne di un nuovo modello di sviluppo— dando la priorità alla riconversio-ne ecologica, alla domanda interna,ai consumi collettivi, ai bisogni so-ciali insoddisfatti — che diventa im-pellente la necessità di rianimare lariflessione e l’iniziativa sulla “demo-crazia economica”. Il terreno della“democrazia economica”, infatti,può palesarsi come un’arena possi-bile di neo-umanesimo, nella qualemostrare — come fa Papa Francesco,il Papa che ha definito il neoliberi-smo “l’economia che uccide” e chegrida “non reddito ma lavoro pertutti” — una persistente forte sensi-bilità al binomio lavoro/persona, fa-cendo uscire il lavoro dall’invisibili-tà, politica, ma anche teorica e ana-litica, in cui da decenni è caduto etornando a ribadire con veemenzache il diritto al lavoro è primario,superiore alla stesso diritto di pro-prietà, e che il rapporto che ha peroggetto una prestazione di lavoronon tocca solo l’avere ma l’“e s s e re ”del lavoratore. Per indicare il signifi-cato “antropologicamente struttu-rante” che egli attribuisce al lavoro,Papa Francesco chiede ora persinouna “conversione poetica”, indican-dola come un’ancora di salvezza an-che per problematiche apparente-mente “p ro s a i c h e“ e “d u re ” come lademocrazia economica. Un’esigenzaa cui sembra corrispondere l’afflatoche anima il manifesto D e m o c ra t i z i n gWork (sottoscritto da oltre 3.000 ri-cercatori di tutto il mondo) con lesue richieste di 1) democratizzare leimprese (facendo partecipare i lavo-ratori alle decisioni relative alle lorovite e al loro futuro), 2) de-mercifi-care il lavoro (in quanto prassi so-ciale che riposa su un’identificazio-ne potenzialmente indissociabile daisoggetti, 3) garantire a tutti un im-piego utile (badate, si chiede “lavo-ro garantito”, non reddito garanti-to).

Nell’Ottocento i liberisti più sfre-nati consideravano gli interventisull’orario di lavoro o sul lavoro mi-norile un’ingerenza inaccettabile nelnaturale funzionamento del merca-to, eppure la legislazione di tutela edi promozione non si è fermata ed èandata avanti. Perché dovrebbe oraarrestarsi di fronte alla questione diuna maggiore democrazia nel luoghidi lavoro? A partire da qui, infatti,diventa possibile porsi davvero in-terrogativi ancora più generali chenon possono più essere elusi: qualisono le politiche veramente adegua-te a rilanciare le economie globale enazionali? Quali sono gli equivalen-ti del New Deal, degli accordi diBretton Woods, del welfare state, ido-nei a provocare uno slittamento delpotere dalla finanza alla produzio-ne, a trasferire il focus dagli indiciazionari all’espansione dell’econo-mia reale, ad accrescere il benesseresociale? A dover essere salvata èl’economia reale, intervenendosull’offerta e accrescendo la doman-da da parte dei governi, dei consu-matori, delle imprese. Quando —come nella situazione generata dalcovid-19 — non si possono più elu-dere le domande sul perché tassia-mo il reddito da lavoro più dei capi-tal gains, perché non tassiamo ade-guatamente le transazioni finanzia-rie, la ricchezza, il carbone, perchéci priviamo della manifattura dome-stica di beni fondamentali come idispositivi sanitari, è evidente che lariconfigurazione anche ideale di cuiabbiamo bisogno va molto al di làdei tradizionali dibattiti sulla mino-re o maggiore crescita o sulla mino-re o maggiore generosità dei nostriwelfare state.

*Economista

Un rapporto denuncia violazioni dei diritti umani che non hanno ancora un colp evole

Onu: sulle violenze nello Yemen«una pandemia di impunità»

NEW YORK, 10. La squadra diesperti delle Nazioni Unite che in-daga sulle violenze nello Yemen hachiesto alla comunità internazionaledi porre fine alla «pandemia di im-punità» di cui soffre il paese inguerra. Gli esperti hanno individua-to gravi violazioni dei diritti umanie hanno chiesto al Consiglio di sicu-rezza di deferire la questione allaCorte penale internazionale (Cpi).

In un nuovo rapporto presentatoieri ai media, il panel di esperti, isti-tuito dal Consiglio dei diritti umanidelle Nazioni Unite nel 2017, hachiesto anche un ampliamento del-l'elenco di coloro che sono oggettodi sanzioni da parte del Consigliodi sicurezza. In effetti, secondo la

squadra Onu, nonostante le molteindagini in corso su tanti episodiavvenuti durante il conflitto che ve-de opporsi i ribelli huthi e il gover-no del presidente Hadi sostenuto daRiad, non sono mai stati individuatie puniti colpevoli. «Dobbiamo por-re fine alla pandemia di impunità»ha detto uno dei tre esperti, MelissaParke, presentando il rapporto. «Seil gruppo ha visto qualche progressoin termini di indagini svolte dalleparti in conflitto, tuttavia a ogginessuno è stato ritenuto responsabi-le delle violazioni che sono statecommesse» ha aggiunto Ardi Im-seis, altro esperto Onu. Oltre al de-ferimento alla Cpi, il gruppo diesperti chiede la creazione di un

nuovo meccanismo investigativodelle Nazioni Unite, come quelloche esiste già per la Siria, incaricatodi svolgere «indagini più approfon-dite e preparare i casi che si potreb-bero utilizzare in tribunale per indi-viduare i colpevoli».

Come fatto notare anche nei pre-cedenti rapporti del gruppo, gliesperti Onu rilevano che «un grannumero di violazioni identificatepuò equivalere a crimini di guerra».Inoltre: «L'anno scorso, abbiamo ri-ferito che la situazione nello Yemenaveva assunto una dimensione sur-reale e assurda. La situazione non èmigliorata. Le continue violazioniquest'anno sottolineano la totalemancanza di rispetto per il dirittointernazionale» hanno dichiarato gliesperti Onu.

Com’è noto, dal 2015 lo Yemen èdilaniato da una sanguinosa guerra.Secondo le Nazioni Unite, il con-flitto ha causato decine di migliaiadi vittime, per lo più civili, e la peg-giore crisi umanitaria al mondo.Ora, questa situazione è notevol-mente peggiorata a causa della pan-demia da coronavirus.

«È impossibile dire che non losapevamo» ha avvertito Ardi Imseis,invitando la comunità internaziona-le a smettere di inviare armi nelloYemen. «Questa situazione dovreb-be scioccare la coscienza umana.Tuttavia, troppo spesso lo Yemen ri-mane il conflitto dimenticato» hacontinuato.

Washington riducela presenza militare

in Iraqe Afghanistan

BAGHDAD, 10. Gli Stati Uniti riti-reranno migliaia di truppe dall'I-raq e dall'Afghanistan entro no-vembre: lo ha annunciato ieri,mercoledì, il capo delle truppestatunitensi in Medio oriente, ge-nerale Franck McKenzie. Una de-cisione — ha spiegato — in lineacon la volontà del presidente Do-nald Trump di «far uscire l'Ameri-ca da guerre infinite».

Durante una visita in Iraq, ieri,McKenzie ha affermato che i sol-dati Usa nel Paese diminuirannoda 5.200 a circa 3.000, e che que-sta mossa «riflette la fiducia del-l'amministrazione Trump nella ca-pacità delle forze di sicurezza ira-chene addestrate dagli Stati Unitidi gestire la minaccia del sedicentestato islamico (Is)».

Immediata la replica della Na-to: «Siamo impegnati nella nostrapartnership con l’Iraq nella lottaal terrorismo. Gli ultimi mesi sonostati difficili in vista della pande-mia globale. Nonostante questecircostanze, la nostra missione inIraq va avanti e pianifica il futuro,insieme ai nostri partner irache-ni».

Successivamente, McKenzie hadetto che «il livello delle truppein Afghanistan scenderà a 4.500entro novembre». McKenzie hafatto questa dichiarazione parlan-do con un piccolo gruppo di re-porter; il suo ufficio ha in seguitofornito la trascrizione ufficiale del-la conversazione. Il generale haspiegato che i tempi per la ridu-zione del numero dei militari po-trebbe dipendere soprattutto dallacapacità di trasferire l’equipaggia-mento fuori dal paese. «Con4.500 militari saremo ancora ingrado di portare a termine i com-piti fondamentali che vogliamoportare a termine» ha detto.«Non vogliamo essere una forzadi occupazione in Afghanistan.Ma abbiamo interessi strategici,interessi vitali, che ci obbliganoad essere certi che gruppi come AlQaeda o l’Is non possano più at-taccare gli Stati Uniti».

Come riporta la AssociatedPress, gli Stati Uniti avevano giàridotto la loro presenza in Afgha-nistan a 8.600 a giugno; una ulte-riore riduzione era prevista.McKenzie non ha fornito una da-ta precisa per raggiungere quota4.500. Tuttavia, egli ha precisatoche una data precisa è stata giàconcordata, ma non verrà rivelata.

Biden e Trump in tour negli Swing States

Il covid segna la corsaalla Casa Bianca

Scontri a Bogotádopo la mortedi un uomo

fermatodalla polizia

BO GOTÁ, 10. È stata una nottatacaratterizzata da episodi di violen-za e duri scontri tra manifestanti eforze di polizia, con un bilancioprovvisorio di cinque morti e 80feriti, quella appena trascorsa nel-la capitale colombiana, Bogotá. Ascatenare la protesta popolare èstata l’uccisione da parte di dueagenti della polizia, con una pi-stola “taser”, di Javier Ordóñez,un avvocato di 45 anni e padre didue bambini piccoli. L’avvo catoera uscito di casa con due amicila sera di martedì per acquistarebevande alcoliche. La polizia liavrebbe fermati per non aver ri-spettato le regole anti-covid.

L’episodio, registrato in un vi-deo poi pubblicato sui social net-work, ha scatenato l’indignazionee la protesta dei colombiani. Leimmagini mostrano come l’avvo-cato venga buttato a terra in unastrada del quartiere di Villa Luznella parte occidentale di Bogotá,da due poliziotti che lo hanno ri-petutamente colpito con una pi-stola a impulsi elettrici e soffoca-to a terra mentre l’uomo chiede-va loro di non farlo più. L’avvo-cato è stato portato in una clinicadel quartiere dove è morto all’al-ba di ieri, proprio per i colpi e lescariche elettriche ricevuti.

Il video ha scosso l’intero pae-se. Violente rivolte sono scoppia-te ieri sera a Bogotá, estendendo-si anche ad altre città del Paese.Nella capitale un gruppo di ma-nifestanti, per lo più giovani, algrido di «assassini, assassini», haattaccato la stazione di polizia diVilla Luz dove era stato portatoin arresto l’avvocato 45enne. Laprocura ha reso noto di aver«preso subito in mano il caso» alfine di «chiarire l’accaduto». Ilsindaco di Bogotá, Claudia Ló-pez, su Twitter ha chiesto «unacondanna esemplare» per i re-sponsabili dell’uccisione, definita«assolutamente inaccettabile», e«una profonda e seria ristruttura-zione all’interno delle forze dip olizia».

Da parte sua il governo trami-te il ministro della Difesa, CarlosHolmes Trujillo, ha dichiaratoche «i due agenti sono già ogget-to di indagine disciplinare e pe-nale» e che «l’istituzione daràtutta la collaborazione richiestadall’autorità competente».

Messico: uccisogiornalistanello Statodi Veracruz

CITTÀ DEL ME S S I C O, 10. È statoritrovato nel pomeriggio di ierivicino ai binari della ferrovia trale comunità di Paraíso e Motzo-rongo nel comune di Tezonapa,nella zona montuosa centraledello Stato messicano di Vera-cruz, il corpo privo di vita di Ju-lio Valdivia, giornalista del quo-tidiano «El Mundo de Córdo-ba». Valdivia, che aveva riecvutominacce negli ultimi mesi, è il25° giornalista ucciso nello Statodi Veracruz negli ultimi otto an-ni. Il rapporto della polizia haindicato che è stato decapitato eil suo corpo mostrava segni diviolenza.

WASHINGTON, 10. La gestione dellapandemia segna in maniera ormaiincontrovertibile la campagna elet-torale negli Stati Uniti. Nel giornoin cui gli Stati Uniti hanno supera-to i 190.000 decessi per cause ricon-ducibili al covid-19, ieri, sono staterilanciate dai media americani leanticipazioni del nuovo libro diBob Woodward su Trump («Ra-ge»), in cui il presidente affermache sapeva con settimane di antici-po rispetto al primo decesso in Usache il coronavirus era pericoloso,trasmissibile per via aerea, altamen-te contagioso e «cinque volte piùletale di una forte influenza».

Non si è fatto attendere il com-mento del suo rivale Joe Biden. Il77enne candidato del partito demo-cratico, ha affermato che «questo èil motivo per cui non abbiamo al-cuna fiducia nella sua leadership»giudicando vergognoso e fallimen-tare il comportamento di Trumpnella gestione dell’emergenza sani-taria legata alla pandemia.

«Donald Trump non ha fuorvia-to intenzionalmente gli americanisulla gravità del coronavirus», ha ri-battuto la portavoce della CasaBianca Kayleigh McEnany, rispon-dendo alle anticipazioni sul libro diWoodward. Anche il virologo An-thony Fauci, membro della task for-ce anti coronavirus istituita dallaCasa Bianca ha difeso la condottadel presidente: «Trump non ha di-storto la realtà. Non vedo alcunadiscrepanza tra quello che che dice-va a noi e quello che diceva pubbli-camente», ha detto, concordandosul fatto che occorresse scongiurareil panico nel paese.

Biden è stato ieri in visita in Mi-chigan, uno di quegli stati chiaveche possono decidere l’esito delleelezioni presidenziali del 3 novem-bre prossimo e dove sarà fonda-mentale conquistare il voto degliindecisi. Nel 2016 Trump, a sorpre-sa con un piccolo vantaggio riuscìad aggiudicarsi la vittoria in questostato nel nord ovest del paese, dovesi recherà questa sera.

Page 4: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 11 settembre 2020

Una finestrasulla vendetta istituzionale

Suggestioni letterarie per il rifiuto della pena capitale

«Il grande me» di Anna Giurickovic Dato

La (ri)scoperta del padrenella sua ora più buia

di ENRICA RIERA

Simone Capace, 65 an-ni, tra le altre cose exsenatore della Repub-blica italiana con lapassione del canto, è

un malato oncologico. Pochi so-no i mesi che lo separano dallamorte. Li trascorrerà coi tre figli,Mario, Carla e Laura — che po-co conosce e poco lo conoscono—, a Milano, tra casa e ospedale,tra ricordi di gioventù siciliana,rimpianti, rimorsi, illusioni, allu-cinazioni e amare speranze. Anarrarne la storia è proprio Car-la che, in prima persona, vive ildramma del distacco e il doloredella perdita, e raccoglie — men-tre ogni giorno il padre vedesbiadire una delle sue funzionivitali — intensi pensieri che asso-migliano non tanto a un memo-riale quanto a un concentratod’emozioni, a una centrifuga disentimenti che si specchia con igrandi temi dell’esistenza: lamalattia — «cupa, mostruosa,eppure così vera» — è strumen-tale a riflettere, soprattutto, sul-lo scorrere del tempo. Come re-cuperare occasioni e giorni per-duti davanti all’inesorabile fineche, pian piano, si avvicina?

Anna Giurickovic Dato (Cata-nia, 1989) firma per Fazi Editoreun’opera che è commovente,sfrontata e scombussolante alcontempo. Il grande me (Roma,2020, pagine 236, euro 18) ècommovente perché racconta la(ri)scoperta di un padre nellasua ora più buia, descrivendoun rapporto genitoriale all’inver-so (Simone diventa il figlio daaccudire, mentre Carla e i suoifratelli sono le mamme e i papàche devono curare, alleviare pe-ne e tristezze); è sfrontata per-ché sbatte in faccia a chi leggela durezza della malattia e lo fanella maniera meno ipocrita cheesista, sottolineando, senza edul-corazioni di sorta, tutte le fasidella sofferenza (dalla perditadella memoria a quella della pa-rola) ed è, infine, in grado discombussolare perché costringe,sempre il lettore, a fare i conticon il proprio io, con le vicende— magari analoghe — già vissuteo che, forse, potrebbero esserloin futuro.

Ad alleggerire — è la parolagiusta? — la tensione emotivadel romanzo scritto dall’autricede La figlia femmina (Fazi, 2017)è il mistero che lo attraversa. Si-mone ha nascosto per lungotempo un segreto alla famigliada cui, a causa del divorzio conla madre dei suoi figli, s’è di-staccato ben presto, lasciandolaa Roma per trasferirsi nel capo-luogo lombardo. A ogni modo,accantonando la suspense deri-vante dal desiderio di capire co-sa celi il passato dell’istrionicouomo, ciò che colpisce maggior-mente del libro è questa veritàassordante e assai cruda: «Ci co-nosciamo davvero papà? (…).Avremo mai modo di conoscercicome vorrei?».

Nel tempo stretto che rimane,Carla, a nome di tutti i figli delmondo, si interroga sulla sua vi-ta («Ho trascurato lui e nient’al-tro, per anni l’ho lasciato qui so-lo, nella sua tana di depressionedove si illudeva di stare bene. Eanche io, per comodità enient’altro, mi illudevo di starebene»). Lo fa perché, se è veroche i figli sono il prolungamen-

i miei» oppure nel momento incui afferma: «Lui è mani e iocreta», bella immagine sui lega-mi, sulle radici, sulla famiglia,sui “grandi noi”.

C’è, ancora, il coraggio dichiamare le cose col proprio no-me ne Il grande me. Mentre glialtri parlano di feste, fanno«chiacchiere inutili» e stanno«tutti a fotografare», hanno ter-rore di conoscerlo, il male, «disbirciare dallo spiraglio» e, perquesto, non resistono, non sor-reggono, non intervengono. Chista all’esterno, chi non vive sullapropria pelle la malattia, disto-glie lo sguardo dal malato, nonl’accetta, quasi ne ha ribrezzo,repulsione, si allontana. «La si-gnora di fronte a noi si alza ecambia posto, non vuole stareseduta vicino a un uomo mala-to. La giacca e i pantaloni spie-gazzati, sul golfino c’è una mac-chia bianca, non so dire di cosa,perché non ricordo l’ultima vol-ta che papà abbia mangiato. Lesue unghie, quelle che non ta-glia più, sono per me solo il cul-mine delle sue tenere dita, maper la signora rappresentano un

to dei padri, sono i libri chehanno letto, i film che hanno vi-sto e le esperienze che hannovissuto, deve imparare a sapersi.Quanti istanti Carla non ha col-tivato per conoscere Simone e,quindi, una parte di se stessa?

Potrebbe, dunque, rappresen-tare un invito a non perderetempo questo libro, un invito asbrigarsi a contenere quante piùmoltitudini possibili animanoadesso i propri cari, affinché, ungiorno, vivano, persistano nellapropria quotidianità. La narra-trice, il concetto, lo rimarca piùvolte quando, ad esempio, dice:«Tu esisti ancora, in me», «Pen-so ai suoi occhi atterriti, e sono

disordine che non si può accet-tare. Se solo sapesse delle pun-ture di insulina, quelle di epari-na, le pillole per la pressione, glienzimi pancreatici, gli antispa-smodici, gli antidolorifici, il tre-no avanti e indietro Milano-Ve-rona e le inutili chemioterapie,con una stanchezza che è quelladi chi non ha fiducia, le pauseper respirare nei corridoi d’osp e-dale, la boccetta da pulire, il tu-bo nella carotide, la ferita da di-sinfettare, lo stomaco da riempi-re controvoglia, il morale da ti-rare su, ogni secondo, la faticadi dover ridere, lo stupore dipoterlo ancora fare, se la signorasapesse, forse accetterebbe quel-le unghie lì. Comprenderebbeche non ci rimane il tempo, avolte non abbiamo la forza dipensarci. Lui si accorge che ladonna ha cambiato posto dedi-candogli uno sguardo di disap-provazione, il suo viso si contraeleggermente, ma è troppo stancopersino per soffrirne».

È un passo come quest’ultimoche bisognerebbe tenere a men-te. Lo ha scritto con onestà, inpagine in cui si dialoga con lavita e con la morte, e in cui —come nella citata opera prece-dente — si torna a parlare dirapporti familiari, Anna Giuric-kovic Dato. Grazie alla narrazio-ne che diventa universale, lascrittrice riesce a impartire unalezione d’umanità. Un modoper rispettare chi «sembra unbambino che vede per la primavolta la neve, ma è un uomo chela vede per l’ultima volta e losa».

di DAV I D E DIONISI

Chi scrive di pena dimorte prende spunto dafatti di cronaca, da di-battiti, moratorie, esecu-zioni ingiustificate. Op-

pure, più semplicemente, ripercorrela storia della lugubre sanzione rac-contando dove e come è stata appli-cata nei secoli, aggiornando il letto-re sullo stato dell’arte. Nella saggi-stica a tema è invece più difficiletrovare pubblicazioni che hanno af-frontato la questione prendendo inesame una lista di autori che hannosegnato la storia della letteraturamondiale. Lo ha fatto, con risultatisorprendenti, Antonio Salvati con ilsuo ultimo libro La penna e La for-ca. Scrittori e pena di morte. Sugge-stioni letterarie per il rifiuto della penacapitale (Roma, Intrecci, 2020, pagi-ne 388, euro 25) cimentandosi conShakespeare, Sciascia, passando perParini e Manzoni fino ad arrivare aIdanna Pucci. Ma non parlategli dianalisi letteraria del rapporto fra pe-na di morte e letteratura. «La finali-tà di questo volume è effettuare unasorta di ricognizione, seppur il più

scrive: «Questa pubblicazione puòlegittimamente costituire un seriocontributo nella fondazione di unapiù profonda cultura della giustiziae del perdono». In effetti il volumeè insieme un’inchiesta, un saggio,ma soprattutto un appello appassio-nato contro la pena di morte che,prendendo in prestito Cesare Becca-ria, «non è un diritto, ma la guerradi una nazione contro un indivi-duo».

Quello di Salvati è un giro nelmondo della letteratura in cui leesecuzioni capitali accomunano, piùo meno, tanti scrittori. «Potremmodire che sviluppano quella naturaleattitudine a considerare la scritturaun metodo di indagine sull’uomo,inteso come unità misteriosa su cuiè impossibile mettere un punto defi-nitivo», sostiene. La forza di questolibro è che non ristagna nel recintodelle idee astratte, ma ci porta, at-traverso i protagonisti presi in esa-me, nel mondo concreto dell’abie-zione, della negazione dell’e s s e reumano: apre la finestra sulla vendet-ta istituzionale, che scaturisce dauna spinta basata su impotenza,rabbia in reazione alla criminalità.

la legge penale, verso le istituzionigiuridiche, un atteggiamento quantomeno critico: un approccio che vada forme di diffidenza, di scettici-smo, di critica moderata in vista diuna riforma, a modalità più decisedi condanna radicale» aggiungel’autore, arrivando a indicare nuovevie anche per chi decide. Ovvia-mente tutte ispirate alla letteratura.«Queste preoccupazioni, che stannoal fondo del pensiero di tutti gli au-tori trattati, ci mostrano che i giuri-sti possono avere spesso da impara-re dai letterati: l’insegnamento chemolti scrittori possono dare ai giuri-sti consiste nell’indicazione chetroppo spesso le istituzioni giuridi-che (e di riflesso l’opinione pubblicanel suo complesso) ottengono il ri-sultato opposto a quello che si pre-figgono, che la difesa della certezzadel diritto e della dignità dell’uomodeve essere oggetto di una continuae gelosa attenzione, e che è cosa as-sai difficile costruire il diritto, so-prattutto il diritto penale, in modoche sia realmente a misura dell’uo-mo».

In effetti, in passato (e in molticasi anche oggi), i governi su basidemagogiche hanno ceduto allaspinta popolare, soluzione più facileper risolvere il problema di un cor-retto funzionamento del sistemagiudiziario d’ordine pubblico e car-cerario. Inoltre la maggior diffusio-ne della pena di morte e l’amplia-mento della casistica hanno apertola via agli abusi legalizzando atroci-tà. Assodata statisticamente la nondeterrenza della pena di morte, unapena minore giusta e costante è piùincisiva di una grossa pena una tan-tum. «Questa antologia vuole essereanche un’espressione di gratitudinee di memoria per i tanti scrittori epoeti che all’interno della storiadell’uomo hanno condotto una lottaincessante per far prevalere il dirittosull’abuso, le regole della libertàsulle tante tirannie» riprende Salva-ti. E dal suo essere insegnante, pe-sca la motivazione più profonda chelo ha condotto a questa ricerca:«Più volte ai miei allievi, durantel’erogazione della didattica a distan-za, ho detto che non bisogna inten-dere la lettura soltanto comeun’operazione educativa ed edifi-cante. I libri non sono medicine cheaiutano a diventare bravi a scuola.Occorre partire dal piacere di trova-re nei libri le risposte profonde aibisogni del cuore, pensarli comestrumenti lieti, capaci di rendere piùricca e intensa la vita». Insomma,quella di Salvati è una voce corag-giosa che affronta un tema che nonvogliamo conoscere. Dal suo con-fronto sulla pena di morte con i gi-ganti della letteratura mondiale, neè uscito un libro intenso, vero. Nonsi può leggerlo e restare indifferenti.

possibile criticamente orientata, diposizioni sulla pena di morteespresse da letterati di un certo rilie-vo e non, soprattutto dagli inizidell’Ottocento ai giorni nostri» cispiega l’autore che ha ricevuto il si-gillo di monsignor Vincenzo Paglia.

Nel presentarlo il presidente dellaPontificia Accademia per la vita

«Il rapporto tra sistema penale eletteratura è indubbiamente ricco earticolato. Numerosi scrittori, poetie letterati, hanno toccato i temi deldiritto e della pena di morte» rivelaSalvati. «Se analizziamo con unosguardo complessivo questi scritti,vediamo che tutti gli autori conside-rati assumono, verso la pena, verso

Francisco Goya, «Il 3 maggio 1808» (1814)

Particolare dalla copertinadel romanzo edito da Fazi

Storia di GiorgioLa musica come percorso di riabilitazione

Chi sta all’esternochi non vive sulla propria pelle la malattiadistoglie lo sguardo dal malato, non l’accettaquasi ne ha ribrezzo, repulsione, si allontana«La signora di fronte a noi si alza e cambia posto»

di FRANCO D’ANIELLO

I l brutale assassinio di Willy, ilragazzo di ventun anni massa-crato di botte da alcuni ragazzi

poco più vecchi di lui, cresciuti conla violenza e la sopraffazione comeideale di vita e che oggi rischianolunghi anni di carcere, è una storiache sta scuotendo la coscienza e lasensibilità di tutti ed è difficile man-tenersi freddi e calmi. Questa storiame ne fa venire in mente un’altrache ho vissuto in prima persona cheparla di carcere... e di musica, cheforse potrebbe gettare una luce disperanza in tutto questo buio.

Un po’ di anni fa don Bruno, unamico prete che assisteva spiritual-mente i carcerati di Rebibbia, orga-nizzò un concerto dei Modena CityR a m b l e rs , gruppo in cui suono,all’interno del penitenziario. È uncarcere per lunghe detenzioni, perergastolani. Entrarci dà subito lasensazione di essere in un altromondo, in un universo parallelo.Avremmo diviso il palco con unaband formata da carcerati, i P re s i

per caso, che naturalmente nel corsodegli anni ha cambiato spesso laformazione. Un bellissimo progettodi riabilitazione carceraria. Uno deicantanti si chiamava Giorgio Cape-ce, pluriergastolano, da vent’annirinchiuso “al gabbio”. Grandeamante di Califano, lo ricordava perla voce abbrocata, ed era una perso-na evidentemente carismatica, affa-bulatrice. Ci raccontò come e per-ché era dentro da così tanti anni,con quella enfasi un po’ grottesca dichi sa di aver vissuto una vita al li-mite. O di averlo passato più volte.Un personaggio perfetto per unfilm. Ma era sicuramente pentito,aveva trovato nella musica, nellamusica del suo idolo anch’egli unp o’ grottesco e al limite, un motivodi un leggero riscatto sociale.L’emozione che traspariva mentrecantava davanti a noi e a un pubbli-co evidentemente costretto e un po’annoiato, era incredibile e un po’contagiosa. Si emozionò al limitedel pianto, e ci raccontò che l’unicacosa oltre alla musica che lo tenevain vita era la possibilità da lì a qual-che anno di uscire e poter vedere

ogni giorno la nipotina. Era statoun assassino, in Italia e in SudAmerica. Ma mentre raccontava lesue imprese criminali si capiva chenon c’era odio per le vittime, erauna questione di soldi, rapine, dro-ga. E non aveva rabbia per chil’aveva messo dentro, non c’era di-sprezzo. Erano sentimenti che pro-vava più per se stesso. Aveva accet-tato la sua condizione di criminale.E non accusava nessuno, i genitori,lo stato, il quartiere malfamato, illavoro che non si trovava. Nessunascusa per quello che aveva fatto. Mail riscatto come persona quello sì, loaveva cercato, e con quello il rispet-to degli altri. Dopo anni abbiamochiesto notizie di Giorgio Capece,la leggenda dice che poco tempodopo essere uscito avesse aperto unristorante ma che pochi mesi dopoè morto per un cancro. I suoi “com-pagni” di band hanno organizzato,anni dopo, un concerto dedicandoloa «Giorgio, uomo finalmente libe-ro». La musica lo aveva aiutato adaver rispetto per se stesso. E forseanche per gli altri.

È morto Amos Luzzatto

Amos Luzzatto è morto a Roma il 9 settembre, a 92 anni; medico edex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, era natonel giugno del 1928. Le Leggi razziali del 1938 lo costrinsero a fuggiredall’Italia per riparare a Gerusalemme e Tel Aviv nell’allora Palestinamandataria. Una volta tornato in Italia nel 1946, il campo dellasinistra, nelle sue varie declinazioni partitiche, divenne la sua scelta.«Le istanze egualitarie e di giustizia — disse una volta — le ho ricavateproprio dalla cultura ebraica. La Bibbia ne è ricca, basta cercarle».Luzzatto era nipote di Dante Lattes, rabbino e intellettuale raffinato,esponente di spicco del Sionismo italiano e fondatore della «Rassegnamensile di Israel». L’impegno comunitario ebraico, associato a quellopolitico, è stato la cifra della sua vita. Diventato presidente dell’Uceinel 1998 (portando a termine due mandati), Luzzatto ha portato i suoitratti distintivi alla guida della rappresentanza politica degli ebreiitaliani in un momento storico non facile, non solo per l’antisemitismotornato nel frattempo a rialzare la testa, ma anche per un revisionismoideologico teso a negare o ridimensionare il passato.

Page 5: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 11 settembre 2020 pagina 5

di CRISTIANO GOVERNA

«U na narrazioneche sappiaguardare ilmondo e glieventi con te-

nerezza; che racconti il nostro essereparte di un tessuto vivo; che rivelil’intreccio dei fili coi quali siamocollegati gli uni agli altri». È conqueste parole che Papa Bergoglio,nel suo messaggio per la 54a Giorna-ta mondiale delle comunicazioni so-ciali, ha voluto dedicare alla parolanarrazione la sua attenzione.

Narrazione, racconto che non èmeramente una parola bensì unapratica, un gesto col quale innanzi-tutto prendiamo atto del più invisi-bile dei misteri: chi abbiamo davan-ti.

Raccontare contagia il cuore diuna necessità. Così come i bambiniraccolgono gli oggetti da ogni ango-lo della stanza e, fiduciosi, li appog-giano sul tavolo dei genitori, allostesso modo chi scrive illumina alcu-

si racconta dentro a un racconto. Edè un buon segno. Meno siamo con-sapevoli più saremo onesti.

Se volessi rendere inutile il prosie-guo del pezzo basterebbe riportarvicome John Keats definiva il raccon-to, ovvero una sorta di fonte infinitadi bevanda immortale che «cola pernoi dall’orlo del cielo».

corollario che ne traiamo è fuorvian-te. Se molliamo su questo, moltoprobabilmente faremo lo stesso conla vita.

Ma procediamo per gradi. Cosasignifica “racconto”? Cosa vuol dire“r a c c o n t a re ”?

Darsi regole per guardare la real-tà; ogni buon racconto in fondo èuna fotografia, una specie di Pola-roid che contiene due cose: una sto-ria e una notizia.

La storia è il senso (articolato intrama) di quell’attimo che proviamoa immortalare, la notizia sta nella vi-ta padrona di quell’attimo.

Vi parrà buffo, ma forse qui oggila storia non ci interessa più di tan-to, molto più urgente è non dimenti-care la notizia, l’informazione allabase di ogni racconto: che quell’uo-mo, quella donna di cui stiamo par-lando, c’è. E che la sua vita vale nonper via di quel che la attende o per irisultati che ha ottenuto, ma per ilsemplice motivo che è stata messadavanti a noi. Raccontarla è l’iniziodella sua salvezza (e forse un po’ an-che della nostra).

L’importanza di qualcuno perchéc’è.

In questo modo il gesto di narrareè interrogare il mistero che quellestorie, tutte, le conosce già.

E magari rendersi conto che sefossimo tutti in grado di capire checosa stiamo facendo mentre scrivia-mo ci accorgeremmo che la storiache raccontiamo è già nota al cuore

perché sono convinto che lui nonmorirà è il mio istinto. Ogni voltache sento di scrivere qualcosa di va-gamente decente ho sempre l’i m p re s -sione di esser sul punto di reincon-

narrazione possa convincere il lettoreche colui o colei di cui parli nonmorirà. Il fatto che tu ne sia convin-to è ciò che ti spinge a voler rime-diare al nulla che pensi di poter fareper quella vita.

Come ogni esperienza umana chefunziona, il racconto non parla soloal lettore ma in primis a chi lo sten-de. «Questo è il tuo posto» dice, in-confondibilmente, anche al culminedella difficoltà e della solitudine chequesto mestiere sembra reclamare.Quanto meglio saprai farlo (il tuomestiere) quanto meno improbabilesarà credere a ciò che non osi dire,ovvero che mentre stiamo facendouna qualunque cosa del nostro quo-tidiano, dal dare un bacio o tempe-rare una matita, altro discrimine nonci sia alla convinzione di non esserfatti per finire. Che quei gesti, anchei più insignificanti, non andrannoperduti. E questo vale anche per ibaci e le matite.

Quella «tessitura di fili» capace di illuminare i particolari della vita

Elettricisticon una buona mira

scritto 338 conservato ad Assisi che riportaun rigo su tre linee destinato a ospitare lenote purtroppo tralasciate dal copista. È ilprimo esempio di inno di lode a Dio scrittoin volgare per essere meglio compreso daifrequentatori delle piazze nelle quali i primifrancescani andavano a proclamare cantandola gloria del signore. Anche nel Cantico sicela la cappa, insieme a una parola che initaliano propriamente non esiste, robustoso,dato che non se ne segnalano altre occorren-ze, ma tutti i vocabolari la riportano ugual-mente, per rispetto al santo e perché i cura-tori sono consapevoli del valore complessivodel testo.

La riflessione su Dante, e sulla DivinaCommedia in particolare, recupera il lavorostrutturalista di Tullio De Mauro per ricor-dare che l’italiano è costruito attorno a uninsieme di circa duemila parole di larghissi-

Una miniera di segnali linguisticiPubblicato da Treccani «Le parole valgono» scritto a quattro mani da Valeria Della Valle e Giuseppe Patota

Narrazione, racconto non è meramente una parolabensì una pratica, un gesto col quale innanzituttoprendiamo atto del più invisibile dei misteri:chi abbiamo davantiRaccontare contagia il cuore di una necessitàCosì come i bambini raccolgono gli oggettida ogni angolo della stanzae fiduciosi li appoggiano sul tavolo dei genitori

Si va dal «Sao ko kelle terre»del Placito di Capuaalla ricerca dei lontani antecedentidell’i t e ra z i o n edel «bella ciao, ciao, ciao»in quella che è probabilmentela canzone italiana più celebre

mo e della quale si trovano numerose varian-ti, dato che l’autore o gli autori sono scono-sciuti e non esiste una tradizione testualeunivo ca.

L’ultimo capitolo di Le Parole Valgono èdedicato all’enciclica di Papa Francesco Lau-dato si’, la prima intitolata con parole dalladerivazione duplice, poste in quella zona dipassaggio tra il latino e l’italiano che segnala nascita della lingua della penisola. Conmolta delicatezza, quasi con riserbo DellaValle e Patota segnalano l’importanza delcattolicesimo nella difesa e nella diffusionedell’italiano nel mondo, sottolineando chesono stati gli ultimi Papi, quelli stranieri, adare un forte impulso alla italianizzazionedel linguaggio della Chiesa, accogliendolocome proprio e impiegandolo come linguad’uso comune.«Dante e Beatrice sulle rive del Lete» (Cristóbal Rojas, 1889)

di SERGIO VALZANIA

«L e parole valgono» è il ti-tolo dell’ultimo libroscritto a quattro mani daValeria Della Valle eGiuseppe Patota, collau-

data coppia autorale di testi di linguistica, epubblicato dalla casa editrice Treccani nellacollana Visioni (Roma, 2020 pagine 160, eu-ro 15). Già scorrendo l’indice dei capitoli illettore scopre che l’opera è una vera e pro-pria storia della lingua italiana, colta in al-cuni dei passaggi più significativi, nei qualiil significato testuale assume una rilevanzaparticolare per ragioni che vanno dal conte-sto alla datazione, dall’autore al momentostorico che ne ha determinato la produzio-ne.

Risulta difficile esemplificare, data la pre-cisa capacità di scelta dimostrata da DellaValle e Patota nella loro selezione. Ogniscelta è significativa. Si va dal «Sao ko kelleterre» del Placito di Capua, inizio ricono-sciuto della lingua volgare scritta, agli orien-tamenti rigorosamente fiorentini dei primimembri dell’Accademia della Crusca, alla ri-cerca dei lontani antecendenti dell’iterazionedel «bella ciao, ciao, ciao» in quella che èprobabilmente la canzone italiana più cele-bre. Del resto il saluto di commiato italianoper eccellenza, è impiegato con adattamentidiversi in almeno ventitré lingue e in parec-chie loro modulazioni, dal coreano allo spa-gnolo, comprese le varianti argentina, cuba-na, messicana e venezuelana.

Le Parole Valgono è una vera miniera di se-gnali linguistici presentati con la levitas dellacuriosità, che analizzati più da vicino si rive-lano tracce significative di un passato com-plesso, che ha inciso in profondità nelle pa-role che usiamo. A partire dalle prime delPlacito di Capua: il “sao” costruito su “sai”con la dinamica con la quale i bimbi scopro-

no la lingua e il “ko” scritto con la cappa,lettera frequente nell’uso telefonico deglisms, espulsa senza ragione dall’italiano macapace di rientrare dalla finestra dopo essereuscita dalla porta.

Commovente il capitolo dedicato al Canti-co di Frate Sole, scritto e musicato da sanFrancesco, come risulta evidente dal mano-

mo uso sufficienti alla costruzione del no-vanta per cento della nostra comunicazionescritta e parlata. Di esse più di milleseicentosono già presenti nella Commedia. Prose-guendo nella lettura scopriamo che fra di es-se non c’è il celeberrimo «ciao», parola gio-vane, nata non più di tre secoli fa come de-formazione del veneziano sciavo, schiavo,servo vostro, veicolata nell’italiano comuneforse attraverso Milano.

Fra coloro che hanno contribuito ad arric-chire la nostra lingua, Della Valle e Patotasegnalano Leonardo da Vinci. Il grande pit-tore, scienziato, architetto, tecnico si scherni-sce nel Codice di Windsor scrivendo di «esse-re omo senza lettere». Nonostante questo èa lui che si devono alcuni termini tecnici

contenuti nel Libro della Pittura, pubblicatopostumo dall’allievo Francesco Melzi, tra iquali i diffusissimi «ritratto» e «chiaroscu-ro». C’è anche la prospettiva aerea, che nonsi riferisce a una ripresa dall’alto quanto auna tecnica pittorica che riducendo la messaa fuoco di alcuni elementi architettonici onaturalistici determina l’organizzarsi nel di-pinto di una successione di piani.

Molto interessanti le ricerche relative adue testi di grande valore storico per la no-stra comunità nazionale: l’Inno di Mameli eBella Ciao. L’analisi linguistica e la ricercadelle derivazioni letterarie portano a svilup-pare considerazioni interessanti. Pur se i rife-rimenti storici dell’inno nazionale sono lon-tani dalle conoscenze diffuse nel Paese, la

lingua impiegata da Mameli risulta moltomoderna, ancora perfettamente comprensibi-le per tutti, mentre Bella Ciao si rivela l’e re -de di una tradizione testuale e musicale cheinizia addirittura in Francia nel Quattrocen-to, per giungere a Venezia, passando da undialetto all’altro per poi italianizzarsi in ma-niera completa nella versione che conoscia-

L’italiano è costruito attornoa un insieme di circa duemila parolesufficienti alla costruzionedel novanta per centodella comunicazione scritta e parlataDi esse più di milleseicentosono già presenti nella «Commedia»

ne vite al cospetto di altre. I narra-tori sono elettricisti con una buonamira.

Io mi ci sono giocato la vitasull’idea di raccontare, eppure ecco-mi qua a sbattere contro il vetrodell’ufficio di cui penso di aver lechiavi; è così difficile scrivere che co-sa sia lo scrivere, raccontare che cosa

La strepitosa definizione del poetabritannico ci inchioda di fronte auna delle grandi sfide del racconta-re, ovvero l’idea che gli altri sappia-no farlo meglio di noi e che pertan-to il nostro gesto sia tutto sommatoinutile. La prima ipotesi è decisa-mente possibile, parecchia gente sa-prà raccontare meglio di te; ma il

di chi non sa nemmeno di attender-la. Perché è anche la sua.

Se questo è vero, allora raccontaresomiglia proprio ad un getto di ac-qua gelata che serve a compromette-re il torpore del cuore e delle suepropaggini più dimenticate: gli oc-chi. Da lì entrano nella nostra le vitea l t ru i .

Osservare e trasmettere bene unastoria non rivela dunque meramentequanto di nuovo o di bello ci sia inquella vicenda, bensì in che modoquella faccenda sia infinita. Senza fi-ne.

Di un amore travolgente o di unosconosciuto che cambia una gommasul ciglio di una strada, siamo tenta-ti di osservare i gesti e di risolvere inessi la nostra idea di storia.

Ma non è lo snodo, bensì la desti-nazione ciò che conta. La dicevaCarver quando asseriva che per luiogni buon racconto deve avere una«luccicante destinazione». Perfetto;secondo me quella luccicante desti-nazione ce l’ha un tipo in bici cheho visto stamani sfrecciare sotto lapioggia. Dirvi com’era fatto o cosagli è capitato è il mio piacere, farlo

trare chi ho amato. Che la sua facciasia sotto il portico, appena fuori dacasa, ad attendermi.Allo stesso mo-do mi piace pensare che ogni buona

Non è lo snodo della tramama la destinazione ciò che contaRaymond Carver diceva che per luiogni buon racconto deve avere una «luccicante destinazione»Una bella storia somiglia a un getto di acqua gelatache serve a compromettere il torpore del cuoree delle sue propaggini più dimenticate, gli occhi

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

Raymond Carver

Page 6: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 11 settembre 2020

L’appello del presidente della Southern African Catholic Bishops’ C o n f e re n c e

Agire con integrità contro la corruzione

L’impegno del mondo cattolico nella Repubblica Democratica del Congo tra pandemia e problemi sociali

Cammino di speranzaper una reale pacificazione

KINSHASA, 10. «La Chiesa svolge unruolo fondamentale nel camminoverso la pace nella Repubblica De-mocratica del Congo, che è attraver-sata da una profonda crisi sociale,da povertà e precarietà a causadell’interesse di una minoranza adavere tutta la ricchezza del Paese.Nemmeno la pandemia di coronavi-rus è riuscita a pacificare le parti inguerra perché ci sono interessi per iquali la vita umana sembra valere

poco». Sono parole che esprimonopreoccupazione quelle pronunciateda padre Christian Muta, sacerdotecongolese appartenente all’o rd i n edei carmelitani scalzi che opera nelconvento Les Buissonnets di Lu-bumbashi.

Nonostante l’auspicio di una paci-ficazione del Paese africano formula-to da Papa Francesco durante l’in-

contro nello scorso gennaio in Vati-cano con il presidente congolese Fé-lix Tshisekedi e l’appello del segre-tario generale delle Nazioni Unite,António Guterres, per un «cessate-il-fuoco universale», la situazionenon è sostanzialmente cambiata.«Qui, l’eco del messaggio del Pon-tefice — ha rimarcato il religioso —ha avuto un riscontro assai debole eassolutamente insufficiente a convin-cere la maggioranza dei belligeranti

a deporre le armi». Anche i festeg-giamenti per i sessant’anni dell’indi-pendenza dal Belgio, celebrati il 30giugno scorso, si sono svolti in unclima di tensione: «Instabilità politi-ca, povertà endemica, nonostante legrandi risorse, la presenza di coro-navirus e la notizia di un nuovo fo-colaio di ebola nelle regioni occi-dentali, rendono il momento attuale

molto critico», ha sostenuto padreMuta.

Tra tutti questi fattori a pesaremaggiormente, come accade ormaida tanti, troppi anni, è la guerra:«Gli scontri — ha aggiunto il carme-litano — insanguinano da decenni ilnord-est della nazione e hanno ge-nerato mezzo milione di profughiinterni oltre a centinaia di migliaiadi quelli provenienti da oltreconfi-ne». La Chiesa, in questo contesto,

è impegnata su vari fronti per dareun significativo contributo al cam-biamento nel nome della speranza.«I vescovi — ha precisato padre Mu-ta — invitano i fedeli a pregare perla riconciliazione e sono attivi nellediocesi segnalando i tentativi di cor-ruzione» per tenere sempre destal’attenzione dei parlamentari su unfenomeno che rappresenta una delle

piaghe del Paese. «Non solo: la co-munità dei battezzati trasmette alpopolo il coraggio profetico ed è fe-delmente accanto ai più bisognosi,annunciando il Vangelo che libera echiama alla conversione e alla paceprofonda» ha puntualizzato il reli-gioso.

È questo il percorso che da annista compiendo a Kinshasa la Comu-nità Chemin Neuf, organismo catto-lico a vocazione ecumenica che, in-sieme all’associazione umanitariaSos enfants, ha elaborato un pro-gramma di sostegno ai bambini distrada tradottosi nel centro di acco-glienza Ndako ya biso (“La nostracasa”, in lingua lingala). Grazie adesso, 2.500 minori hanno potutoriabbracciare le loro famiglie di ori-gine che, per difficoltà economichee sociali, sono spesso costrette adabbandonare i propri figli.

Nella struttura, dove prestano laloro assistenza quaranta educatori,vengono elaborati piani per prepara-re il rientro dei bambini nelle lorocase e offrire un futuro migliore perloro e per i genitori. Si stima che aKinshasa vivano per le strade tra i25 e i 30 mila bambini. Tuttavia, lamaggior parte di loro non sono or-fani: dopo essere fuggiti o aver subi-to l’allontanamento da casa per di-versi motivi, gli educatori specializ-zati della struttura entrano in azioneper rintracciare le famiglie di originedei minori e ristabilire un legame.Nel centro è attivo un dispensariodove medici e infermiere fornisconofarmaci e cure di cui i piccoli ospitihanno bisogno, assicurando inoltrequel supporto psicologico per recu-perare l’equilibrio psichico danneg-giato dalle traumatiche esperienze.Gli assistenti sociali ascoltano le sto-rie dei bambini al fine di compren-dere la loro situazione familiare evalutare la possibilità di riconcilia-zione. Se dai colloqui intercorsi ri-sulta che questa non è un’opzionepraticabile, vengono presi in consi-derazione soluzioni alternative diconcerto con l’assistito.

Per evitare che il bambino, unavolta conclusosi positivamente il per-corso che lo porta a riunirsi con lafamiglia di origine, finisca di nuovoin strada il centro ha previsto pro-getti di microcredito per le madri inmodo da permettere loro di avviareuna piccola attività imprenditoriale eallontanare così lo spettro della po-vertà: con un piccolo capitale, lemamme possono infatti acquistareun sacchetto di carbone, un pacco difarina di manioca, verdure, un cesti-no di pane, a seconda dei loro biso-gni e delle necessità del vicinato.

L’allarme sul dramma dei bambini-capofamiglia in Sud Africa

La Chiesa chiedetutela e protezione

JOHANNESBURG, 10. Minori costrettia diventare “cap ofamiglia” p erchérimasti orfani o perché lasciati solida entrambi i genitori o perché figlidi ragazze-madri. Bambini che pati-scono «l’abbandono, lo sconfortoemotivo, la discriminazione, lo stig-ma e l’isolamento sociale»: è quan-to emerge dal rapporto della Com-missione episcopale giustizia e pace(Jpc) dell’arcidiocesi sudafricana diDurban che illustra lo spaccatoemergenziale nel quale sono co-stretti a vivere migliaia di adole-scenti.

«Nostro padre torna a casa soloa Natale. Ci compra il cibo suffi-ciente per un paio di settimane, epoi ci lascia di nuovo soli. E noimoriamo di fame per tutto il restodell’anno»: è una delle drammati-che testimonianze, di ragazzi e ra-gazze adolescenti, contenute nellediciotto pagine del documento.Bambini costretti a comportarsi dagrandi, emarginati dalla società, chenon li reputa “pro duttivi”. Questiminori — continua il rapporto dellaCommissione episcopale giustizia epace — vengono spesso «depredatidai loro stessi parenti che, dopo lamorte dei genitori, strappano lorol’eredità», impossessandosi di quelpoco che hanno. Inoltre, i membridella Commissione fanno notare co-me i bambini capofamiglia in SudAfrica presentino molto spesso«sintomi di autocommiserazione edi bassa autostima, tanto da auto-convincersi di meritare l’i n d i f f e re n -za della società». Per questa ragio-ne, la Chiesa in Sud Africa propo-ne al più presto l’avvio di appositiprogrammi, in collaborazione con ilgoverno e le organizzazioni della

società civile, affinché si attui unavera e propria «rigenerazione mora-le che stimoli nuovamente il sensodi responsabilità della società e lavolontà delle famiglie allargate diprendersi cura dei figli dei loro pa-renti deceduti o assenti». «Bisognaevitare che esistano famiglie guidateda bambini — ribadisce la Jpc —perché i minori devono crescere infamiglie normali». Al tempo stesso,viene chiesto chiesto di promuoveree rafforzare la tutela dei minoricontro lo sfruttamento sessuale chein questi casi è un rischio accertato.Secondo un rapporto redattodall’African Child Policy Forum, ilcontinente, e in particolare il SudAfrica, sta diventando la «nuovafrontiera per lo sfruttamento sessua-le dei minori». «I progressi nellalotta allo sfruttamento sessuale» diragazzi e ragazze «rimangono terri-bilmente lenti e inadeguati», ha di-chiarato in un recente interventoAssefa Bequele, direttrice esecutivadell’African Child Policy Forum. «Igoverni africani devono approvarecon urgenza leggi che definiscano evietino esplicitamente lo sfrutta-mento sessuale, che ne riconoscanoi ragazzi come vittime e che crimi-nalizzino il turismo sessuale minori-le e lo sfruttamento online».

Infine, centrale è il richiamo del-la commissione episcopale giustiziae pace alla creazione di «servizi diqualità per la guarigione dal doloree dal trauma che subiscono i bam-bini rimasti orfani o particolarmen-te vulnerabili» e auspicano maggio-re sensibilità, in questo particolaremomento di crisi sanitaria, da partedi quanti vivono nell’agiatezza .

L’esortazione del vescovo di Tombura-Yambio in tempo di covid-19

Un’opportunità per i cristianiper rinnovare la fede

JUBA, 10. I cristiani non dovrebberoperdere la speranza o la fede a cau-sa della pandemia, ma dovrebberoinvece «rimanere saldi e forti sa-pendo che il nostro Salvatore ci haeffettivamente salvato»: è quantoha sottolineato monsignor EdwardHiiboro Kussala, vescovo di Tom-bura-Yambio, in Sud Sudan, in unmessaggio rivolto alla sua diocesi.Secondo il presule, «la pandemia èun’opportunità per i cristiani dicrescere spiritualmente perché cipermette di rinnovare la nostra fedein Gesù Cristo, che assicura a noitutti, come umanità e come cristia-ni, che è venuto per darci la possi-bilità di avere una vita piena». A

tal fine, monsignor Kussala sugge-risce alcune indicazioni ai fedeli:«Prima di tutto dobbiamo rinnova-re questa fede nel nostro cuore. Ec-co perché la chiamo un’opp ortuni-tà» che ci permette «di essere incontatto con noi stessi, con il no-stro Dio, con il nostro creatore, equella stessa convinzione ci aiuterànel nostro comportamento. Il mo-do con il quale parleremo alle per-sone con la forza che crediamo nelDio che ci ha dato la vita in ab-bondanza; il modo in cui ci avvici-niamo gli uni agli altri, i nostri ge-sti dovrebbero essere radicati inLui». Il vescovo di Tombura-Yam-bio, inoltre, chiede a tutti di fare il

proprio dovere con la coscienzadella salvezza donata da Cristo:«Nei nostri luoghi di lavoro, dovestiamo fornendo i nostri servizi,dobbiamo agire con saggezza peressere considerati elementi di inte-grità e autenticità perché così fa-cendo offriremo l’abbondanza divita che Dio ha assicurato a tutti.Allo stesso modo — aggiunge ilpresule — nei momenti di gravi dif-ficoltà. Se la malattia ha colpitonoi o un membro della nostra fami-glia, o ci limita nelle nostre attività,dobbiamo comunque avere una fe-de forte in Dio perché, soprattuttoin mezzo alle tempeste della vita,Lui non ci ha mai abbandonato enon ci abbandonerà mai. Non per-diamo la speranza in Colui che havissuto in abbondanza. Non dispe-riamo e non viviamo nell’auto com-miserazione perché questo è per lepersone che non credono in Dio eche non hanno fede».

In un recente intervento, monsi-gnor Kussala aveva esortato la co-munità cattolica a pregare per por-re fine allo stallo in cui versa ilPaese per la suddivisione degli Sta-ti ai 3 partner coinvolti nell’a c c o rd odi pace. Il presule, che è anche pre-sidente dell’iniziativa interconfes-sionale del Consiglio per la pacenello Stato equatoriale occidentale,nel quale rientra l’intera diocesi diTombura-Yambio, aveva espressoplauso all’intera popolazione per ilcomportamento assunto in questianni. «In questo momento partico-lare — aveva detto — è fondamenta-le pregare per la guarigione dellanostra repubblica, ma anche per inostri fratelli e sorelle, per la presi-denza e per tutti coloro che sono acapo del governo per far sì che ilcambiamento avvenga. Credo fer-mamente — concludeva — in unSud Sudan forte, stabile e libero».Secondo il vescovo Kussala, l’ac-cordo raggiunto è senza alcun dub-bio «un coraggioso passo avantiche porterà il Paese ad avere unanazione basata su giustizia, libertàe prosperità».

JOHANNESBURG, 10. Profonda preoc-cupazione è stata espressa dai vesco-vi del Sud Africa per il crescente di-lagare della corruzione nel Paese checoinvolge numerosi settori della so-cietà. In una nota, a firma del presi-dente della Southern African Catho-lic Bishops’ Conference (Sacbc),monsignor Sithembele Sipuka, ve-scovo di Umtata, viene sottolineatoche «i sudafricani ne hanno abba-stanza della corruzione», e che biso-gna «resistere a questa cultura».

Negli ultimi tempi, infatti, nelPaese sono stati riscontrati diversi ca-si di corruzione, legati soprattutto al-la gestione dei fondi stanziati perprevenire e curare il covid-19. Taliepisodi riprovevoli hanno scatenato«una crescente ondata di rabbia daparte dei cittadini», fa notare il pre-sule, facendo emergere nettamente lasensazione che il Paese non ne puòpiù di simili situazioni. «Si tratta diuna nuova “pandemia”, quella dellacorruzione — spiega monsignor Sipu-ka — e cresce la sensazione che ilSud Africa venga conosciuto, nelmondo, come “il Paese della corru-zione”, intesa come un vero e pro-prio stile di vita che plasma l’animanazionale». Secondo il vescovo,«corruzione sta diventando sinonimodi Sud Africa, ma di fronte a questotipo di cultura e di identità che civiene imposta dai nostri leader, noidiciamo no, in quanto cittadini: nonlasciamo che la cultura della corru-zione caratterizzi il nostro Paese».

Il pensiero del presidente dellaSacbc va, poi, alle generazioni futu-

re: «Dio non voglia che ricevano ineredità il patrimonio della corruzio-ne! Dobbiamo essere risoluti nel ri-fiutare questo tipo di pratica». L’ap-pello del vescovo ai sudafricani,quindi, «non è tanto a lamentarsi»della situazione, quanto a «resisterea coloro che vogliono un Sud Africacorrotto», perché «la corruzione ècontraria ai valori per cui ci battiamocome africani, come cristiani e comePaese democratico: come africani, in-fatti, abbiamo a cuore il valoredell’Ubuntu, ovvero dell’umanità edella cura del prossimo; come cristia-ni, crediamo nel servire piuttosto chenell’essere serviti; come democratici,riteniamo responsabili i leader cheeleggiamo, mentre chi è corrotto nonsi considera responsabile di fronte anessuno». Dal presidente dei vescovisudafricani arriva, inoltre, l’esortazio-ne a perseguire i colpevoli di corru-zione e a far sì che, una volta dete-nuti in carcere, siano considerati co-me gli altri prigionieri, senza alcuntrattamento di favore.

Ma come combattere questo turpefenomeno? Monsignor Sipuka offrealcuni suggerimenti: «Il primo passoda compiere — dice — è prendernecoscienza; ciascuno di noi valutiquindi il modo in cui usa il potere,le risorse e la fiducia che gli sonostati assegnati». Anche l’utilizzo distrutture pubbliche a scopo privato ècorruzione, spiega il vescovo, cosìcome mangiare senza esserselo gua-dagnato o avere una casa accoglientesenza aver lavorato per essa. «Se lavediamo in questo modo — aggiunge

— potremo capire che la corruzione èsottilmente in agguato nella nostravita quotidiana, nelle nostre case, neinostri rapporti interpersonali. Anchequando non facciamo la nostra parteall’interno della famiglia o della co-munità, compiamo una pratica cor-ro t t a » .

Inoltre, la corruzione ha due con-seguenze preoccupanti, sottolinea ilpresidente della Sacbc: la prima èche essa impedisce di raggiungere«gli obiettivi del bene comune» e laseconda è che «blocca i diritti dellepersone» e, in pratica, «porta all’in-giustizia, provoca un senso di mal-contento», lede «la coesione socialee la fiducia nella leadership», tantoche «molte persone non vanno nean-che più a votare. La corruzione nonfavorisce la costruzione della nazionee deve essere affrontata con decisio-ne — continua monsignor Sipuka —il tempo delle lamentele è finito, bi-sogna agire subito», perché «nonpossiamo aspettare la fine della pan-demia da covid-19».

Infine, il presule ha ricordato che«nella nostra vita personale e nel no-stro lavoro, non dobbiamo essere re-sponsabili di atti e disposizioni chesanno di corruzione, altrimenti nonabbiamo il diritto di parlare controdi essa. Questo — è il monito del ve-scovo sudafricano — vale anche pernoi uomini e donne del clero, perchégli episodi di corruzione non ci man-cano. Preghiamo — è l’auspicio con-clusivo — affinché restiamo lontanidalla corruzione e agiamo con inte-grità».

Page 7: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 11 settembre 2020 pagina 7

Riflessioni sulla castità nei religiosi

Sacralità del corpo e dono di sédi GIORGIA SA L AT I E L L O

Siamo tutti abituati a parlare della castità deireligiosi e delle religiose, che è uno dei trevoti che essi pronunciano insieme a povertà

e obbedienza, e a identificarla con la verginità.Anche per i sacerdoti, che vivono il celibato, siutilizza il concetto di castità, sottolineando così ladedizione totale a Dio e al suo popolo, implican-te la rinuncia a ogni forma di coniugalità. D’altraparte, però, anche per il matrimonio ci si riferiscealla castità dei coniugi e delle loro relazioni, im-prontate a un amore non possessivo, ma recipro-camente oblativo.

Sorge, allora, un interrogativo che è semantico,ma anche profondamente legato all’esistenza con-creta: cosa significa castità se può essere applicataa situazioni tra loro tanto differenti? Non si ri-schia di attribuirle una portata talmente ampia darenderla equivoca nel momento in cui si usa unrapporto a stati così chiaramente distinti? La ri-sposta a tale interrogativo deve, ad avviso di chiscrive, articolarsi nella considerazione di almenodue livelli che, seppure connessi, sono, tuttavia,distinti e meritano ciascuno una particolare atten-zione.

In primo luogo, la castità richiama alla sottoli-neatura della sacralità del corpo, delle donne edegli uomini, che non deve mai essere ridotto aoggetto amplificato, poiché esprime l’inviolabileinteriorità della persona che non può prescindereda esso nella realizzazione di sé e della propriavocazione. Si tratta, cioè, di una visione unitariae integrata della donna e dell’uomo, lontana siadal materialismo riduttivo che dallo spiritualismodisincantato, in opposizione a qualsiasi dualismo,antico o recente. Vengono subito alla mente gli

Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, doveil corpo, con la sua concreta materialità e con ilsuo passaggio dal movimento alla quiete, parteci-pa attivamente alle esperienze dello spirito chegiunge alla meditazione e, da questa, alla con-templazione dei misteri di Cristo.

In seconda istanza, ma con rilevanza non mi-nore, la castità mette in evidenza la capacità deldono di sé, che è la forma suprema dell’a m o re ,come risposta personale a quell’amore che ciascu-no riceve da Dio. Tale dono di sé, ovviamente, siesplica in forme differenti nella consacrazione, nelsacerdozio e nel matrimonio, ma alla radice vi èla medesima volontà di non conservare gelosa-mente per sé ciò che si è ricevuto.

Solo apparentemente da queste considerazionipuò scaturire un appiattimento uniformato checancelli le peculiarità dei diversi stati di vita, ri-spondenti a ben precise chiamate di Dio, che nonpossono essere omologate. In realtà, la comunevocazione alla castità scaturisce dall’identico bat-tesimo ed esso si configura come una risposta diun soggetto che è pienamente consapevole e re-sponsabile della propria dignità di figlio o figliadi Dio. L’attenzione alla castità, condivisa nellesue differenti attuazioni, infine, da una parte, sol-lecita a una sempre più matura assunzione dellapersonale causa, mentre, dall’altra, può contribui-re a creare nuove forme di comunione e di colla-borazione tra coloro che vivono in differenti stati.

In questa prospettiva, può essere riscoperto evalorizzato il dono del sacerdozio e della consa-crazione e diventano più chiare e trasparenti leparole di Papa Francesco che, nell’Amoris laetitia,pone al centro della sua riflessione la bellezza ela santità del matrimonio cristiano, pur con tutti ilimiti dell’umana debolezza.

Documento della Cei sulla catechesi nel post-pandemia

Ripartire con il Vangelo

La Settimana dell’educazione in Polonia

Bellezzadel vero incontro

di GI O VA N N I ZAVAT TA

«D urante l’epidemia, amolti di noi sono man-cati parenti, amici, co-

noscenti. Nelle conversazioni telefo-niche si sentiva spesso: “Non appe-na tutto questo sarà finito, dobbia-mo incontrarci”. Vale la pena man-tenere tali promesse. In un’era nellaquale le relazioni reciproche sonospesso espresse solo con contatti at-traverso i media elettronici, il desi-derio di parlare e incontrare vera-mente altre persone si è ridestatonel cuore di tanti. Non dovremmosoffocarlo». È un passaggio dellalettera pastorale che la Conferenzaepiscopale polacca ha scritto peraccompagnare la decima edizionedella Settimana nazionale dell’edu-cazione che si terrà dal 13 al 19 set-tembre, con l’invito, a genitori, in-segnanti e a tutti coloro che hannoa cuore la crescita dei bambini e deigiovani, a «riflettere sul ruolo fon-damentale che i rapporti con Dio econ il prossimo svolgono nella no-stra vita». Il motto sarà Costruiamolegami. I vescovi ricordano le paroledi san Giovanni Paolo II: «Comeuna pianta richiede luce e caloreper il suo sviluppo, così l’uomo habisogno dell’amore» (An g e l u s del 26dicembre 1982). Costruire legamimaturi e profondi basati sull’a m o reè infatti una condizione per l’effica-cia del processo educativo. E illo ckdown imposto dalla pandemiadi covid-19 è diventato per moltiun’opportunità per riflettere sulsenso della vita: «Stare a casa con inostri cari ci ha permesso di vederepiù chiaramente cosa c’è veramentedentro di noi. Forse siamo riusciti adistinguere i valori attorno ai qualisi concentra la nostra vita, sonoemerse emozioni, debolezze e puntidi forza delle relazioni reciproche».Un periodo drammatico come op-portunità per mettersi alla prova,come esperienza di crescita.

La lettera punta il dito sull’indi-vidualismo e la scomparsa dei lega-mi sociali, uno dei mali del nostrotempo, nonostante ognuno di noiabbia «profondo bisogno di una re-lazione». Come la donna della pa-rabola della moneta perduta: «Ral-legratevi con me, perché ho trovatola moneta che avevo perduto» (Lu-ca, 15, 9). Spontaneamente condivi-de la sua gioia con le amiche e levicine. In un periodo di costrizionicausate dall’epidemia, molti si sonoresi conto dell’importanza dellapratica di fede condivisa, del ritor-no alle forme ordinarie di religiosi-tà: ciò può aver contribuito a raf-forzare il rapporto personale conDio. «Scopriamo ogni giorno —scrive l’episcopato polacco — la pre-senza di Gesù, l’amico migliore epiù importante della nostra vita.Aiutiamo i nostri alunni in questo.Un rapporto personale con Gesù,che non ci chiama più servi maamici (Giovanni, 15, 15), è fonda-mentale per la nostra vita di fede.In tale rapporto, tutte le relazionicon i nostri vicini diventano ancorapiù importanti, assumendo un si-gnificato completamente nuovo, piùp ro f o n d o » .

Ampio spazio nel documento èdedicato all’educazione all’uso ma-turo dei media elettronici. I social

«si sono recentemente rivelati unaiuto inestimabile nella pratica del-la fede. Grazie alle trasmissionionline, molte persone hanno avutol’opportunità di contattare la pro-pria chiesa parrocchiale, di parteci-pare alla santa messa, alla preghieracomune o al ritiro quaresimale. Leregistrazioni di preziose omelie so-no divenute popolari e venivano vi-sitati siti web contenenti testi o filmsu argomenti religiosi. Questa espe-rienza insegna quanto sia importan-te il compito educativo per plasma-re l’attitudine al buon uso dei me-dia digitali». Ma esiste, sottolinea-no i presuli, anche l’altra faccia del-la medaglia: «L’uso prolungato esconsiderato di internet o dei giochiper computer sottrae tempo chepotremmo dedicare alla preghiera,allo sviluppo di relazioni vere eprofonde, a letture o lavori prezio-si». Un suggerimento viene da Pa-pa Francesco, più precisamentedall’esortazione apostolica postsino-dale Amoris laetitia citata dai vesco-vi polacchi: «Non si tratta di proi-bire ai ragazzi di giocare con i di-spositivi elettronici, ma di trovare ilmodo di generare in loro la capaci-tà […] di non applicare la velocitàdigitale a ogni ambito della vita.[…] Quando si educa a imparare aposporre alcune cose e ad aspettareil momento adatto, si insegna checosa significa essere padrone di séstesso, autonomo davanti ai propriimpulsi» (275). Educare, in questocaso, alla capacità di attendere, didifferenziare le diverse logiche, dirimandare il desiderio differendonela sua soddisfazione. Consigli, sug-gerimenti da applicare anche alflusso di informazioni praticato conl’insegnamento a distanza fornitoda scuole e università: tra gli obiet-tivi presi in considerazionenell’educazione e nell’istruzione, cideve essere quello di plasmare lecompetenze di un movimento re-sponsabile nel mondo dei socialmedia.

Resta il fatto che «niente può so-stituire la partecipazione alla messa,con fratelli e sorelle riuniti in chie-sa. In una situazione in cui era im-possibile per motivi indipendentidalla nostra volontà, abbiamo avutol’opportunità di sperimentare comele nostre case siano veramente chie-se domestiche. Molte famiglie han-no ravvivato le loro preghiere insie-me, per esempio leggendo le sacreScritture». Dai vescovi un ringra-ziamento ai genitori che, «nello spi-rito di responsabilità per la fede deiloro figli, hanno adempiuto ai do-veri di primi e importanti catechistiancora più di prima».

A causa dell’emergenza sanitaria,gli ausili da utilizzare durante laSettimana — promossa come sempredalla Commissione per l’educazionecattolica — quest’anno sono messi adisposizione delle diocesi e di tuttigli interessati solo in forma elettro-nica. Oltre a testi tradizionali (laBibbia, YouCat, dichiarazione con-ciliare Nostra aetate, cruciverba a te-ma, estratti da libri come Varcare lasoglia della speranza di GiovanniPaolo II e Vittorio Messori) da usa-re per la liturgia, le lezioni e le con-ferenze, sono stati preparati specifi-ci materiali audiovisivi.

Donne e uomini nella Chiesa/4

Icona di Barnaba apostolo (Museo del monastero di San Barnaba a Famagosta, Ci p ro )

di ROSARIO CAPOMASI

«C osa vuole dire essere“cristiani” nel tempodella pandemia e dopo

l’esperienza del lockdown? Qualeinsegnamento possono trarre le no-stre Chiese locali e la catechesi ingenerale da questa stagionedell’umanità? Come può la comuni-tà cristiana modificare se stessa peressere più aderente al Vangelo e piùcapace di annunciarlo al mondo dioggi?». Sono le domande a cui cer-ca di dare una risposta il documentoelaborato dall’Ufficio catechisticonazionale della Conferenza episco-pale italiana, «Ripartiamo insieme –linee guida per la catechesi in Italiain tempo di covid». Il lavoro è basa-to sul materiale che rappresenta ilfrutto prezioso del lavoro sinodalesvolto in questi mesi caratterizzatidal contagio di coronavirus, con di-versi presuli protagonisti nei labora-tori sull’annuncio, insieme ai mem-bri della Commissione episcopaleper la dottrina, l’annuncio e la cate-chesi, ai vescovi delegati regionaliper la catechesi, ai membri dellaConsulta nazionale, ai direttori degliuffici pastorali e ai rappresentanti diAzione cattolica e Associazione gui-de e scouts cattolici italiani (Agesci).Nel documento vengono suggeritestrade da percorrere e spunti di ri-flessione per una conversione eccle-siale che favorisca una maggioreaderenza alla vita delle persone euna maggior efficacia nell’azione ca-techistica. Ricordando sempre, a talproposito, che occorre «iniziare pro-cessi, piuttosto che occupare spazi»(Evangelii gaudium, 223).

Sottolineando come le misure re-strittive imposte dalla pandemia ab-biano messo in evidenza alcuni limi-ti che la prassi abitudinaria nonconsentiva di vedere, nel testo sipresentano nuove chiavi di letturautilizzabili da vescovi, direttori degliuffici catechistici e dai catechististessi che sono in prima linea nellafase di ripartenza del nuovo annopastorale. Nello specifico, il testo sicompone di due parti: la «Sintesidei laboratori ecclesiali sulla cate-chesi», svolti da maggio a luglio,che rappresenta una foto realisticadell’impegno della Chiesa italiana inquesto campo; una foto, viene osser-vato dai vescovi, scattata “dal basso”da quanti operano sul campo. La se-conda parte è intitolata «Per dircinuovamente “cristiani”. Spunti perun discernimento pastorale alla lucedi At 11», ed è sostanzialmente una

riflessione che offre indicazioni per«decodificare il presente e per indi-viduare nuove vie evangeliche nelprossimo futuro».

La pandemia, si evidenzia nel-l’analisi dei laboratori ecclesiali cate-chistici, ha stravolto le consuetudinipastorali. Se da una parte moltepersone si sono impegnate maggior-mente nella propria cura spiritualealtre hanno ridotto la loro partecipa-zione alla messa domenicale unavolta allentate le restrizioni. Ciò nontoglie che nel periodo di lockdownbuona parte dell’annuncio sia passa-ta attraverso l’azione di quanti si so-no impegnati nella carità, «ad esem-pio nella distribuzione di generi ali-mentari e farmaci, mostrando così ilvolto di una Chiesa madre che siprende cura in modo concreto deipiù bisognosi. Una testimonianzareale dell’essere credenti che non di-sgiunge l’annuncio dalla carità», vie-ne rimarcato nel documento. Di quiperò l’importanza di non voler tor-nare troppo frettolosamente alla“normalità pastorale”, rifuggendosoluzioni immediate come cercare direcuperare immediatamente i sacra-menti non celebrati a causa del vi-rus, ma cercando di individuare ele-menti su cui soffermarsi per una rin-novata prassi ecclesiale.

A tal proposito il documento fissaquattro punti su cui agire: l’ascolto,che richiede una sana empatia e ren-de aderenti alla realtà della persona;la narrazione, cioè insegnare a rac-contarsi, perché «chi si sente ascol-tato con amore racconta se stesso difronte al volto del Padre, che Gesùha svelato»; la comunità, in quantoè vivendola che si dà slancio alle re-lazioni e si forma, quarto punto, lacreatività, dove non si deve rincorre-re la retorica del nuovo a tutti i co-sti, ma individuare le priorità e l’es-senziale dell’annuncio: il kèrygma. Èsu questi cardini, quindi, che si svi-luppano le fondamenta della futuraattività catechetica, tanto più validaquanto più frutto della collaborazio-ne costante tra uffici diocesani, par-rocchie, associazioni e movimentiecclesiali. Ed è da qui che si devepartire tenendo presenti, precisal’Ufficio catechistico nazionale, cin-que aspetti di trasformazione pasto-rale come la “calma sapiente”, cioèla ripresa del cammino in modo di-steso, destinando tranquillamente untempo alla formazione, all’ascolto ea processi decisionali che coinvolga-no l’intera comunità. Ma anche se-guendo “ritmi e risorse reali” dellefamiglie, consapevoli della loro deli-

cata missione evangelizzatrice, for-nendo sussidi semplici e suggeri-menti per il coinvolgimento del nu-cleo familiare con pratiche di vitaevangelica ed iniziative di carità.Non meno importante la “cura deilegami”, affrontando l'accresciutaimportanza dei mezzi digitali neirapporti umani con una corretta in-formazione sull’uso dei media grazieanche al contributo di piccoli gruppipastorali. Solo così sarà facilitata laquarta trasformazione delineata,l’“immersione nel kèrygma”, che sitraduca in una celebrazione liturgicadotata di particolare creatività, inmodo che l’eucaristia mostri tutta lasua ricchezza di simboli e linguaggi.L’ultimo, ma non superfluo, cambia-mento auspicato è rappresentato dal“vissuto personale”, perché, ribadi-sce il documento, «l’annuncio e lacatechesi non si possano limitareall’iniziazione cristiana dei bambinie dei ragazzi. Si sente l’esigenza chele comunità non solo avviino alla fe-de, ma accompagnino anche la per-sona in tutta la sua crescita».

Questi passi pastorali introduconoalla seconda parte del documentoche, sulla scorta delle riflessioniespresse nelle pagine precedenti,puntualizza ancor più come quellopresente sia il tempo favorevole permodificarsi, «per tornare a fidarsidel Signore Risorto che opera nella

storia e per leggere i “segni dei tem-pi” come ha saputo fare la prima co-munità cristiana, assecondandol’azione dello Spirito e accogliendoil mondo nella sua concretezza».Ecco spiegato il richiamo ad Attidegli apostoli 11 presente nel titolodi questa sezione: nel passo neote-stamentario, dove si parla della fon-dazione della Chiesa di Antiochiaguidata da Barnaba dopo la mortedel protomartire Stefano, si scorgo-no elementi «utili per riscoprire etradurre nel nostro presente alcunitratti del p ro p r i u m cristiano». Inquell’occasione i fedeli, pur trauma-tizzati dal supplizio di Stefano, nonsi scoraggiano: il dolore crea unnuovo fervore religioso che li portaa diffondersi ovunque nel predicarela Parola. «Abbiamo bisogno di pa-stori — si sottolinea nel testo — che,come Barnaba, “figlio dell’esortazio-ne”, sappiano svolgere lietamente econ larghezza di vedute il compitodi “e s o r t a re ”, cioè accompagnare, in-coraggiare, stimolare, favorire e farcrescere i semi di vangelo già pre-senti nella vita delle persone. Pastoriche abbiano, cioè, “orizzonti grandi”e il coraggio di percorrere nuove viedi evangelizzazione «per far sì cheogni persona si lasci amare dal DioCrocifisso e Risorto e così impari asua volta ad amare gli altri».

Lorenzo Lotto, «Allegoria della castità» (1505 ca.)

Page 8: Le frontiere non siano barriere di divisione ma finestre aperte …...spiegato — di mettere al centro le persone, i volti, le storie». Ecco dun-que l’importanza di progetti «che

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 venerdì 11 settembre 2020

Il Papa a una delegazione del progetto europeo Snapshots from the borders chiede di cambiare il modo di raccontare la migrazione

Le frontiere non siano barriere di divisionema finestre aperte all’accoglienza

In preparazione alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Condividere per promuovere

Il cardinale Parolin nel santuario calabrese di Torre di Ruggiero

Vivere l’umiltà di Marianel quotidiano

NominaepiscopaleFiras Mundher

esarca siro-cattolicodi Bassorah e Golfo

Nato a Qaraqosh, in Iraq, il 3gennaio 1975, dopo gli studi pri-mari e secondari è entrato nel se-minario patriarcale siro-cattolicoa Charfet, in Libano, dove ha se-guito il ciclo istituzionale di filo-sofia e teologia. Nel 1997 ha otte-nuto la laurea in belle arti pressol’università di Baghdad. Ordina-to sacerdote il 30 aprile 2009 aQaraqosh, per il clero della dio-cesi patriarcale di Bairut, Beirutdei siri, fino al 2015 ha prestatoservizio nella segreteria particola-re del patriarca Ignace Youssif IIIYounan. Poi per due anni ha fre-quentato dei corsi di comunica-zione sociale presso la Pontificiauniversità della Santa Croce aRoma e dal 2018 si occupa dellacura pastorale dei migranti e deirifugiati siro-cattolici in Giorda-nia.

«Le frontiere, da sempre consideratecome barriere di divisione, possonoinvece diventare “f i n e s t re ”, spazi dimutua conoscenza, di arricchimentoreciproco, di comunione nella diversità;luoghi in cui si sperimentano modelliper superare le difficoltà che i nuoviarrivi comportano per le comunitàautoctone». Lo ha auspicato il Paparicevendo in udienza nella mattina digiovedì 10 settembre, nella SalaClementina, una delegazione dipersone impegnate nel progetto europeoSnapshots from the borders. Dopo ilsaluto rivoltogli dal sindaco diLampedusa, il Pontefice hapronunciato il seguente discorso.

Cari sorelle e fratelli,do il benvenuto a voi che avete ade-rito al progetto «Snapshots from theb o rd e rs ». Ringrazio il Signor Salva-tore Martello, Sindaco di Lampedu-sa e Linosa, per le parole che mi haindirizzato a nome di tutti. E rin-grazio anche per questa bella croce,così significativa, che voi avete por-tato. Grazie.

Il vostro è un progetto lungimi-rante. Esso si propone di promuo-vere una comprensione più profon-da della migrazione, che permettaalle società europee di dare una ri-

sposta più umana e coordinata allesfide delle migrazioni contempora-nee. La rete di autorità locali e or-ganizzazioni della società civile, cheda questo progetto è nata, si prefig-ge di contribuire positivamente allosviluppo di politiche migratorie cherispondano a questo fine.

Lo scenario migratorio attuale ècomplesso e spesso presenta risvoltidrammatici. Le interdipendenzeglobali che determinano i flussi mi-gratori sono da studiare e capiremeglio. Le sfide sono molteplici einterpellano tutti. Nessuno può ri-manere indifferente alle tragedieumane che continuano a consumar-si in diverse regioni del mondo. Traqueste ci interpellano spesso quelleche hanno come teatro il Mediterra-neo, un mare di confine, ma anchedi incontro di culture.

Nel febbraio scorso, durante l’In-contro — molto positivo — con i Ve-scovi del Mediterraneo, a Bari, ri-cordavo come «tra coloro chenell’area del Mediterraneo più fati-cano, vi sono quanti fuggono dallaguerra o lasciano la loro terra incerca di una vita degna dell’uomo.[...] Siamo consapevoli che in diver-si contesti sociali è diffuso un sensodi indifferenza e perfino di rifiuto[…]. La comunità internazionale si

è fermata agli interventi militari,mentre dovrebbe costruire istituzio-ni che garantiscano uguali opportu-nità e luoghi nei quali i cittadiniabbiano la possibilità di farsi caricodel bene comune […]. Nel contem-po, non accettiamo mai che chi cer-ca speranza per mare muoia senzaricevere soccorso […]. Certo, l’acco-glienza e una dignitosa integrazionesono tappe di un processo non faci-le; tuttavia, è impensabile poterloaffrontare innalzando muri» (Di-s c o rs o , 23 febbraio 2020).

Di fronte a queste sfide, appareevidente come sono indispensabilila solidarietà concreta e la responsa-bilità condivisa, a livello sia nazio-nale che internazionale. «L’attualepandemia ha evidenziato la nostrainterdipendenza: siamo tutti legati,gli uni agli altri, sia nel male chenel bene» (Udienza generale, 2 set-tembre 2020). Bisogna agire insie-me, non da soli.

È anche fondamentale cambiare ilmodo di vedere e raccontare la mi-grazione: si tratta di mettere al cen-tro le persone, i volti, le storie. Eccoallora l’importanza di progetti, co-me quello da voi promosso, che cer-cano di proporre approcci diversi,ispirati dalla cultura dell’i n c o n t ro ,che costituisce il cammino verso un

nuovo umanesimo. E quando dico“nuovo umanesimo” non lo intendosolo come filosofia di vita, ma an-che come una spiritualità, come unostile di comportamento.

Gli abitanti delle città e dei terri-tori di frontiera — le società, le co-munità, le Chiese — sono chiamatiad essere i primi attori di questasvolta, grazie alle continue opportu-nità di incontro che la storia offreloro. Le frontiere, da sempre consi-derate come barriere di divisione,possono invece diventare “f i n e s t re ”,spazi di mutua conoscenza, di arric-chimento reciproco, di comunionenella diversità; possono diventareluoghi in cui si sperimentano mo-delli per superare le difficoltà che inuovi arrivi comportano per le co-munità autoctone.

Vi incoraggio a continuare a lavo-rare insieme per la cultura dell’in-contro e della solidarietà. Il Signorebenedica i vostri sforzi in questosenso, e la Madonna protegga voi ele persone per cui lavorate. Io pre-go per voi, e voi, per favore, nondimenticatevi di pregare per me.Che il Signore benedica tutti voi, ilvostro lavoro e i vostri sforzi perandare avanti in questa direzione.Grazie.

«Coinvolgere per promuovere». È illeitmotiv del video — il quinto dellaserie in preparazione alla 106° Gior-nata mondiale del migrante e del ri-fugiato, che si celebrerà il 27 set-tembre — proposto dal Dicasteroper il servizio dello sviluppo umanointegrale, in particolare dalla suaSezione che si occupa direttamentedel fenomeno della mobilità umana.

È lo stesso Papa Francesco aspiegare nel video la scelta del temadell’appuntamento di quest’anno:«Ho voluto dedicare la Giornata

terno. «Queste difficoltà, questoviaggio di sfollati — racconta — so-no stati una sorta di vocazione perme. Quando sono diventato sacer-dote, ho potuto capire gli sfollatipiù di chiunque altro». Il Papa, daparte sua, sottolinea come «a voltel’entusiasmo del servizio non ci per-mette di vedere le ricchezze deglialtri. Se vogliamo davvero promuo-vere le persone cui offriamo assi-stenza, dobbiamo coinvolgerle erenderle protagoniste del proprio ri-scatto». Persone, quindi, artefici

«Essere uno sfollato — fa notareil prete — significa aver perso tutto.E dover ripartire dall’inizio. Quan-do dico tutto, intendo relazioni, so-stentamento, amicizie, tutte coseche abbiamo dovuto ricominciaredal principio». I fumetti stavoltaraffigurano bambini costretti a lavo-rare, volti tristi ed emaciati di per-sone che camminano quasi per iner-zia verso un ipotetico futuro, grup-pi di gente che vive in condizionidrammatiche sia dal punto di vistaigienico, sia abitativo. «Essere unosfollato — riprende il sacerdote —vuol dire che da bambino non ave-vo gli stessi diritti e opportunità deibambini normali. Ad esempio, men-tre gli altri bambini giocavano, iodovevo lavorare. Così quando eropiccolo ho lavorato in un golf club.Ho portato le sacche da golf persopravvivere». Le immagini illustra-no le parole del giovane prete, chesi fa “p ortavo ce” di una massa ano-nima di uomini e donne costrette auna precarietà quotidiana: «Questedifficoltà, questo viaggio di sfollatiinterni, è stato una sorta di vocazio-ne per me. A causa della nostra po-vertà mia madre non ha più potutoprovvedere alla nostra educazione eper questo sono stato mandato inun pensionato gestito dalla Chiesacattolica. È stato un buon segnoper me, diventare sacerdote è statauna sorta di vocazione. Quando losono diventato, ho potuto compren-dere gli sfollati più di ogni altro».

A margine di queste parole, vie-ne trasmesso un bozzetto coloratocon la scena di un battesimo di unbambino. «Io capisco — continuala voce narrante — cosa vuol direessere uno sfollato: queste personehanno bisogno davvero di una pa-

rola buona e di comprensione, spe-cialmente da parte dei leader dellaChiesa. Quando i leader dellaChiesa li visitano, sono con loro,sono felici e si sentono al sicuro».Il video si conclude con le immagi-ni della fuga in Egitto della Sacrafamiglia: un invito alla speranza ealla consolazione.

«Imitiamo la Vergine Maria, tradu-cendo nella nostra quotidianitàl’amore per il Signore». È questol’augurio che, nella mattina di mar-tedì 8 settembre, a Torre di Ruggie-ro, il cardinale Pietro Parolin ha ri-volto alla comunità diocesana di Ca-tanzaro-Squillace e a tutti i fedeli ac-corsi da più parti della Calabria.

Nella festa litugica della Nativitàdella beata Vergine Maria, il segreta-rio di Stato, accompagnato dall’a rc i -vescovo monsignor Vincenzo Berto-lone, ha raggiunto il santuario dellaMadonna delle Grazie, per poi pre-siedere la messa nell’area esterna allapresenza di alcuni vescovi della re-gione, del clero, delle autorità localie di numerosi fedeli che, pur rispet-tando le norme restrittive per il co-vid-19, non hanno voluto mancareall’annuale appuntamento, acco-gliendo con gioia il primo collabora-tore del Papa.

«La beata Vergine delle Grazie,particolarmente venerata nel santua-rio di Torre di Ruggiero, oggi bene-dicendo, l’accoglie nell’arcidiocesi diCatanzaro-Squillace, in un luogoche, un giorno non lontano, si sperapossa diventare un centro pastoraleattorno a Santa Maria delle Grazie»ha detto monsignor Bertolone rivol-gendosi al porporato. «In Calabria,terra millenaria di fede e di devozio-ne cristiana — ha affermato — è tantogrande la devozione verso Maria.Lei, Eminenza, non incontra ostacoliistituzionali di tipo laicista, ma trova

che dopo il parto aspetta di prende-re in braccio la piccola Maria.

«La storia della salvezza — ha det-to — non passa sulle strade doratedel “sensazionale”, ma si svolge fon-damentalmente attraverso gli umili eimpegnativi sentieri della realtà, nelbattito ordinario in cui trascorre lavita di ogni uomo... La missione delFiglio di Dio si concreta mediante lagenerosa disponibilità di Maria,umile creatura sulla quale Dio posail suo sguardo ammirato». Ricordan-do le parole del Ma g n i f i c a t , il porpo-rato ha ribadito come «Dio amasommamente l’umiltà e respingel’ostentazione e la superbia». Gesù«mite ed umile di cuore volle venireda una madre piena di mitezza e diumiltà, perché doveva offrirsi aognuno modello di tali virtù» ha af-fermato citando san Bernardo.

Dal porporato poi l’invito a viverela semplicità domestica con fede eumiltà. «L’ordinarietà delle nostregiornate agli occhi di Dio — ha det-to — non è qualcosa di trascurabile,di accessorio... Il Signore Gesù nonsi separa dalla storia umana, ma vientra pienamente. Gesù esprime lasua novità e la sua trascendenza fa-cendosi vicino: Egli vuole entrarenel nostro quotidiano e trasformarlo,modellando la nostra vita sulla sua».

Poi un interrogativo all’assembleadei fedeli: «Questo Santuario diSanta Maria delle Grazie a Torre diRuggiero che cosa significa per i fe-deli che vi giungono in gran nume-

comunque un contesto in cui il seco-larismo ha un po’ offuscato l’animanaturaliter cristiana del nostro popo-lo. Vecchie e nuovo forze mafiosecercano di inquinare, con la zizzaniamaligna, la fede popolare, spaccian-do come devota una pseudo religio-ne. Da questo santuario la sua pre-senza richiama al dovere di liberarela devozione della Madonna da ognirischio di strumentalizzazione». Asalutare il cardinale è stato poi an-che il primo cittadino di Torre Rug-giero, Mario Barberio.

Con grande commozione il segre-tario di Stato, in questa che è statala sua quarta visita in Calabria, haricordato il recente pellegrinaggiocompiuto il 15 agosto a Lourdes, nel-la solennità dell’Assunta, collegan-dolo a quello di Torre di Ruggiero,conosciuta come la “piccola Lour-des” della regione.

Dopo aver salutato l’arcivescovo, iconcelebranti, le autorità e tutti ipresenti, il cardinale Parolin ha rilet-to la solennità della Natività di Ma-ria, richiamando anche le arti figura-tive che — come in Giotto, nell’a f f re -sco della cappella degli Scrovegni aPadova — raccontano la quotidianitàdomestica della casa: la madre Anna

ro?». Il manto della Madonna, haesortato il segretario di Stato, «deveunire, deve collegare terra e cielo...E ciò significa accettare con gioiache Dio entri nella nostra vita quoti-diana, incidendo in profondità sulnostro modo di vivere... È in questomodo che la vita diventa autentica,lontana da ogni ipocrisia, da ognicompromesso col male, aprendosisempre più alla verità, alla trasparen-za, all’amore, alla disponibilità pron-ta e generosa verso ogni essere uma-no». Dal porporato anche un appel-lo a dar seguito alle indicazioni delPapa, che in un messaggio al presi-dente della Pontificia accademia ma-riana internazionale ha ricordato direcente che «la devozione mariana èun patrimonio religioso-culturale dasalvaguardare nella sua originariapurezza liberandolo da sovrastruttu-re, poteri o condizionamenti chenon rispondono ai criteri evangelicidi giustizia, libertà, onestà e solida-rietà». Infine un’assicurazione aipresenti: «Porterò al Santo Padre ilvostro saluto e la vostra preghiera».

A concludere la celebrazione, l’at-to di affidamento recitato dal segre-tario di Stato dinanzi alla statua del-la Vergine con l’omaggio floreale.(giovanni scarpino)

L’appello del segretario di Stato nel Catanzarese

La religiosità popolare va purificatada elementi malavitosi

La necessità di «liberare la figura della Madonna dall’influsso delle organiz-zazioni malavitose» — così com’era stata auspicata da Papa Francesconell’agosto scorso — è stata rilanciata dal cardinale segretario di Stato nelcorso della visita in Calabria.

Le parole scritte dal vescovo di Roma in occasione dell’istituzione, pressola Pontificia accademia mariana internazionale, di un Dipartimento di anali-si e di studio dei fenomeni criminali e mafiosi, sono riecheggiate nella so-stanza durante il colloquio avuto dal cardinale Parolin con alcuni giornalistiche lo sollecitavano sul tema. Il porporato ha ribadito che occorre «purifica-re la religiosità popolare dagli elementi che non sono propri, tanto più sesono elementi malavitosi»; e dopo aver definito un «grandissimo tesoro» lapietà popolare, ha fatto notare come tuttavia non siano solo gli “inchini”delle statue mariane davanti alle case dei boss o altre forme di abuso a do-ver essere estirpati, ma «anche tante forme di superstizione».

Ecco allora — ha concluso il segretario di Stato — che c’è «tutto un lavoroda fare, a cui i pastori si dedicano con grande attenzione», per preservare il“v a l o re ” di questa devozione, «di cui la Chiesa non può fare a meno proprioperché in tutte le situazioni sostiene la fede».

mondiale del migrante e rifugiato —afferma — alla pastorale degli sfolla-ti interni. Ho scelto come titolo delmio messaggio “Come Gesù Cristocostretti a fuggire”, collocando alcentro della mia riflessione l’esp e-rienza di Gesù Bambino sfollato eprofugo insieme ai suoi genitori».

Poi, all’immagine del Ponteficesegue quella di un sacerdote di ori-gini asiatiche che testimonia la suaesperienza personale di migrante in-

della propria emancipazione e inte-grazione sociale nel nuovo ambientein cui gli sfollati si trovano ad ap-prodare. Non a caso, mentre ripren-de la parola il sacerdote, scorronoalcune immagini a fumetti — tecnicavisiva efficace scelta anche per iprecedenti video — di persone chetristemente spingono una barca coni loro bagagli, costrette a lasciare leloro case e il loro ambiente per tro-vare fortuna altrove.

Un fotogramma del video