le città elettroniche di MARIO SASSO · e tantomeno da una sorta di giustificabile orgoglio...

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"SCANNER" le città elettroniche di MARIO SASSO a cura di Giancarlo Bassotti

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"SCANNER"le città elettroniche diMARIO SASSO

a cura di Giancarlo Bassotti

“SCANNER”le città elettroniche diMARIO SASSO

a cura di Giancarlo Bassotti

Palazzina AzzurraSan Benedetto del Tronto7/31 agosto 2010

Nell’impostare la politica della promozione culturale, la nostra Amministrazione ha sempre avuto un punto fermo: la programmazione degli eventi estivi, proprio perché collocati temporalmente nel momento culminante dell’attività annuale, sotto l’occhio attento non solo dei nostri concittadini ma anche di migliaia di turisti di ogni estrazione e provenienza, dev’essere caratterizzata da occasioni di grande richiamo e, al contempo, di valore indiscutibile. E la Palazzina Azzurra, prestigioso fulcro della sezione dedicata agli eventi espositivi, deve accogliere l’esempio più chiaro di tale scelta.L’estate culturale 2010 non solo mantiene fede a questo impegno ma, grazie alla personale di Mario Sasso, assume connotati di particolare qualità. Il perché è facile scoprirlo: basta leggere la biografia per accorgersi del segno che Sasso ha saputo lasciare in un’infinità di campi afferenti all’arte, diremmo nei modi più diversi in cui un artista può esprimersi. E a giudicare dagli impegni che continuano ad infittire la sua agenda, sembra proprio non essersi stancato di stupire.Dalle forme più tradizionali di espressione artistica, Sasso ha negli anni svolto incursioni sempre più frequenti, incisive ma anche entusiastiche e appassionate nella videografica, nei linguaggi televisivi, nell’universo infinito delle installazioni, nel design, ogni volta riuscendo a dettare uno spunto nuovo, un guizzo geniale, una brillante manifestazione all’esito di una ricerca.Sasso è tutto questo e tanto altro ancora che non spetta a noi elencare né tantomeno descrivere. Vogliamo invece esprimere l’auspicio, con fondatissime ragioni di vederlo avverarsi, che questa mostra raccolga l’interesse di tantissimi per la giusta soddisfazione di coloro, curatori e personale dell’Assessorato alla cultura in primis, che hanno lavorato lungamente, con competenza e passione, per la sua piena riuscita. E per rendere un doveroso e sincero omaggio ad un grande marchigiano che, pur avendo raccolto onori in ogni parte del mondo, continua ad essere profondamente legato alla sua splendida terra.

L’assessore alla cultura Il sindacoMargherita Sorge Giovanni Gaspari

Il Genoma urbano di Mario Sasso

PremessaIn un mondo contemporaneo, caratterizzato dalla cosiddetta globalizzazione, è possibile che un curatore di eventi artistici e giornalista della carta stampata, debba calarsi anche nei panni del critico d’arte e affrontare da questo punto di vista l’opera di uno dei più noti artisti contemporanei.Ho accettato l’invito di Mario Sasso non certamente spinto da una incosciente presunzione e tantomeno da una sorta di giustificabile orgoglio professionale. Quello che mi ha indotto ad affrontare ciò che a posteriori, può essere definita una piacevole avventura, è stata semplicemente la mia curiosità culturale. Da una parte ero interessato a conoscere da vicino la genesi delle opere di uno dei più grandi e celebrati artisti contemporanei che ha scelto come mezzo espressivo l’elettronica, dall’altra ho avuto la possibilità di confrontarmi con le tematiche tipiche dell’arte elettronica e soprattutto di rendermene visibili alcuni aspetti peculiari.

La terza culturaSecondo il critico d’arte Vittorio Fagone esiste uno spazio, una specie di terra di nessuno tra le due macro-culture, esiste cioè una terza cultura oltre quella umanistica e quella scientifica, questa è la terza cultura, quella elettronica, dove ingegneri, matematici, informatici, architetti, musicisti e artisti (o se si vuole, “operatori visivi”), grafici, convivono e lavorano insieme, scambiandosi spesso se non ruoli, modelli e obiettivi.L’arte elettronica occupa questo spazio, un’area aperta in rapida espansione e sviluppo. Se nel corso della storia dell’uomo le rivoluzioni tecnologiche (l’espressione è di Umberto Eco), l’invenzione dell’alfabeto e quella della stampa a caratteri mobili hanno permesso lo sviluppo e la diffusione, in maniera esplosiva, delle due macro culture, la terza rivoluzione culturale, quella informatica ha fortemente influenzato l’emergere della terza cultura elettronica, tanto da poter teorizzare che si possa parlare oggi di integrazione tra NetWorking e arte, vedi Tatiana Bazzichelli, Networking, la rete come arte, Costa e Nolan,Genova, 2006. Una delle prime materializzazioni storiche della terza cultura viene fatta risalire all’anno 1963 quando Nam June Paik realizza a Wuppertal (Germania) “Exposition of Music-Electronic Television”, evento considerato oggi il primo atto concreto di pratica della video arte. Ma il primo video arte della storia lo realizza nel 1965 utilizzando il primo modello di telecamera portatile della Sony per riprendere il traffico caotico nel giorno della visita di Papa Paolo VI a New York, e per farne un’opera video (Café Gogo, Blecker Street), mostrata la stessa sera al Greenwich Village. Tale opera, nata dalla rappresentazione tipica di un qualsiasi giorno (il traffico di una metropoli) e di un evento storico, “è un vero ready made video”, cioè “un evento-trovato e artisticizzato. L’opera fu considerata da molti come il primo video d’arte della storia.Nel 1968 per la mostra The machine as seen at the end of the mechanical age curata da Pontus Hulten al MOMA di New York Nam June Paik utilizza per la prima volta un primitivo videoregistratore.

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Dalla pittura all’elettronica andata e ritornoDa oltre mezzo secolo il rapporto tra arte e tecnologia caratterizza la produzione grafica ed artistica di Mario Sasso.è infatti il 1960 quando realizza, per conto della RAI, la prima sigla animata di una trasmissione televisiva italiana: Non è mai troppo tardi, condotta dal maestro Alberto Manzi.Da quel momento la vicenda artistica di Sasso si è caratterizzata sempre più per l’utilizzo delle cosiddette nuove tecnologie e soprattutto dell’elettronica che utilizza indistintamente per realizzare sia i video sia i quadri.Ogni immagine che riguardi soggetti umani, città, paesaggi passa dall’occhio dell’artista, che la coglie attraverso la macchina fotografica o la video camera, al computer e allo scanner per essere processata e subire una prima trasformazione e mutare dallo stato virtuale a quello digitale.La successiva stampa su supporti in pvc ne rappresenta il penultimo passaggio in quanto l’intervento finale è quello della mano dell’artista che, con lo strumentario classico della pittura, interviene sulle immagini stampate con ripetute pennellate. Questo procedimento attraversa diverse fasi in cui l’oggetto-immagine subisce delle trasformazioni. In un primo momento, come nel caso dei “pacchi”, si assiste a successive mutazioni delle coordinate spaziali, passando dalla dimensione bidimensionale dell’immagine ad una senza dimensioni, basti pensare che il primo mattone della materia elettronica è il pixel, cioè un algoritmo matematico basato sul sistema binario, per approdare, con i “pacchi”, alla tridimensionalità o per restituire la bidimensionalità nel caso dei “teli” in una sorta di viaggio attraverso successive smaterializzazioni e rimaterializzazioni delle immagini.

La mappatura del genoma urbanoUno dei temi che da sempre affascina l’immaginario di Mario Sasso è quello della città.L’artista, autentico animale urbano, vive il rapporto con la città in maniera totalizzante, sia nel tempo che nello spazio. Egli ne coglie tutti gli aspetti antropomorfizzati e non e ne costruisce una specie di mappatura.Realizzando ora i “pacchi” vere e proprie metafore degli impacchettamenti subiti dai palazzi in ristrutturazione, ora i “teli” autentiche lunghe e strette lenzuola, simulacri e sudari della città.In molti casi la facciata di un palazzo sottoposto ad interventi di restauro o di conservazione viene nascosta da giganteschi teli che spesso sulla loro superficie riportano stampata l’immagine della facciata. Da questi impacchettamenti e dalle immagini che riproducono la facciata del palazzo Mario Sasso inizia la sua personalissima mappatura del tessuto urbano. è l’intrico delle vie e delle strade che costituisce l’ossatura, o meglio il tessuto urbano di Mario Sasso ed è l’intrecciarsi delle trama orizzontale e dall’ordito verticale delle strade che l’artista indaga ed analizza, spingendosi fino all’ultimo pixel-mattone della sua materia elettronica nel tentativo di scrivere un suo personalissimo genoma della città.

Giancarlo Bassotti

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Le opere impaginate in catalogo fanno parte di un unico lavoro che può essere definito come una galassia popolata da infinite immagini e per questo da considerarsi come parte integrante delle installazioni che compongono l’evento. Sono immagini elaborate al computer, successi-vamente stampate su supporto in pvc e ultimate con interventi pittorici con colori acrilici.Fanno eccezione i fotogrammi delle pagine 18 e 19 in quanto tratti dalle installazioni video: “Roma di notte”, “Foot Print”, “La Torre delle Trilogie”. Le musiche delle videoinstallazioni sono di Nicola Sani.

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BIOGRAFIA

Mario Sasso nasce a Staffolo, provincia di Ancona, nel dicembre del 1934, e presto si trasferisce con la sua famiglia nella vicina città di Jesi. Da ragazzo frequenta lo studio di alcuni pittori locali. Diciottenne va a Torino, dove segue i corsi della Scuola di Grafica di Armando Testa.Nel 1958 si trasferisce a Roma dove dipinge un nutrito ciclo di quadri informali, e nel 1959 inizia a collaborare con la Rai, Radio televisione italiana, avviando un percorso di ricerca che lo porta ad affiancare alla pittura la progettazione grafica nei nuovi media elettronici della televisione. Realizza la sigla di Non è mai troppo tardi, storica trasmissione che contribuisce all’alfabetizzazione di tanti italiani.Nell’ottobre 1968, su incarico della Rai, va in Libia dove prende parte all’istituzione della locale televisione nazionale e realizza una serie di quadri ispirati al mondo arabo.Nei primi anni Settanta, nello studio di via Oslavia, dipinge Spazi chiusi-Spazi aperti, un ciclo di quadri sul tema dell’inquietudine urbana, caratterizzati da un forte accento poetico e da una pittura divisionista sottratta all’ingrandimento fotografico, a cui Sasso fa esplicito riferimento.Più tardi dalle sue opere scompare la figura umana, ma non la presenza dell’uomo, che popola intensamente, come un’attesa, le immagini del mondo abitato - i muri, le finestre - e gli oggetti urbani molto ravvicinati - il pavé, i telefoni pubblici, le cassette postali - con inquadrature vicine al linguaggio della ripresa e del montaggio elettronico.Nel 1978 Sasso progetta il primo intervento luminoso di dimensione urbana, scrivendo con la luce sul palazzo a vetri della Rai di viale Mazzini a Roma, in occasione dell’inaugurazione della terza rete televisiva. L’esperimento viene ripetuto più tardi sul palazzo dell’Eni all’Eur.Nel 1980 alla libreria Il Ferro di Cavallo di Roma tiene la prima del suo film-ambiente Il risveglio dell’arte dalla morte, che dà avvio alla sperimentazione tecnologica dell’artista, con una forte riflessione sul mondo della pittura. Successivamente Sasso rielabora elettronicamente, tramite un sintetizzatore, alcune immagini girate da un elicottero, che vengono poi stampate in cibachrome e poi esposte insieme ad un ciclo di quadri dal titolo Tra cielo e terra.ad Ancona.Nel corso degli anni Ottanta, la metropoli notturna diventa un pretesto per dipingere l’energia della luce, ora frammentata nell’unità luminosa del pixel; questo ciclo di quadri, dal titolo Pictogrammi-videogrammi, viene esposto a cura di Vittorio Fagone che dell’artista dice: “Mario Sasso confrontandosi con il video e la pittura dimostra come possono utilmente intrecciarsi in un nodo le due storie e le due pratiche; e tuttavia, senza che mai ne risulti confuso il filo continuo”. Contemporaneamente progetta e realizza le prime sigle tridimensionali prodotte in Italia, quella del Tg 2 nel 1984 e del Tg 3 nel 1986, con musica di Brian Eno. Nello stesso anno realizza un video sulla Gioconda di Leonardo, dipinto virtualmente al paintbox da Picasso, De Chirico, Kandinskij, Pollock, e proiettato alla Biennale di Venezia, dedicata al tema Arte e Scienza, il quale successivamente diventa la sigla della rubrica d’arte di RaiUno Grandi Mostre. Il passaggio successivo della ricerca artistica di Sasso va verso l’astrazione dello stradario: “l’artista infatti estrapola dalle pagine gialle, che accompagnano l’elenco telefonico, alcune cartine topografiche della città di Roma e New York e le interdice attraverso il ricorso ad una pittura gestuale (Achile Bonito Oliva)”; in questi quadri Sasso inserisce dei video a cristalli liquidi che contengono animazioni realizzate in computer grafica.Nel 1990 progetta insieme all’architetto Mao Benedetto l’obelisco elettronico all’interno del quale

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scorrono le immagini tridimensionali del video Le città continue ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino. Nello stesso anno studia per RaiSat un’innovativa impaginazione di rete, invitando gli artisti Baruchello,Canali, Nespolo, Luzzati, Plessi, Cucchi, Verde, Nam June Paik, Patella, Boetti e Studio Azzurro a presentare uno story board per realizzare dei count down di dieci secondi in cui il segno di ogni artista è abbinato ad un diverso genere televisivo. Sempre per RaiSat realizza, con le musiche di Nicola Sani, il video Footprint, con cui vince la Nica d’Oro al festival d’Arte Elettronica di Linz.Gli anni Novanta sono gli anni della ricerca elettronica delle videoinstallazioni. Realizza L’omaggio a Dziga Vertov, La stanza di Bacon, Le città continue (Videocartoline), L’omaggio a Leopardi e la Torre delle Trilogie, un monolite di sessanta monitors alto sette metri, sul tema della luce, dell’acqua e del colore, con musiche di Nicola Sani, ordinato dall’azienda iGuzzini Illuminazione, in cui l’artista sperimenta la tecnica del montaggio verticale, e con cui vince il premio Guggenheim. La Torre viene successivamente esposta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nel padiglione italiano di Hannover 2000. Sasso viene invitato a due edizioni della Quadriennale di Roma e al Siggraph di Los Angeles.Nel 1999 per il concerto di Nicola Sani Non tutte le isole hanno il mare intorno al Teatro Pergolesi di Jesi elabora tre videoinstallazioni in cui è previsto un coinvolgimento con il pubblico.Ad Ancona nel 2002 realizza al porto una proiezione su un ventaglio d’acqua di notevoli dimensioni. La nuvola, realizzata con una speciale installazione idraulica, rimanda le immagini delle opere dei grandi maestri dell’arte marchigiani, a cui l’opera è dedicata. Nel 2003 mostra antologica al Premio Salvi di Sassoferrato, con installazioni anche a Fabriano e Jesi.Nel 2006 Sasso espone per la prima volta insieme il ciclo La ruota di Duchamp, quattro videotape dedicati a Ingres, Bacon, Hopper e all’arte del Novecento, composti in un’unica installazione a Fabriano nel portico della piazza cittadina, per il Premio Ermanno Casoli, in occasione della mostra su Gentile da Fabriano. Nella stessa occasione realizza anche l’installazione della Quadreria di Ritratti.Negli ultimi anni la pittura diventa prevalentemente digitale e il mezzo informatico contribuisce ad una sempre maggiore smaterializzazione delle immagini. La metropoli globalizzata si trasforma in galassia, e il quadro diventa oggetto, prendendo la forma di telo e di pacco. Con questa produzione Mario Sasso nell’aprile del 2008, espone alla pH7 Art Gallery di Roma, una personale curata da Massimo Riposati. Nell’ottobre dello stesso anno a Sasso viene ordinata una mostra antalogica al Museo d’Arte Contemporanea, di Mosca organizzata da GLAZon ART a cura di Annalisa Filonzi, la mostra viene documentata da un libro edito dalla Fondazione Volume, con un testo di Victor Misiano. Nel 2009 Mario Sasso riceve il premio Città di Staffolo dove espone nella chiesa di S.Francesco, la video installazione “trittico” a cura di Nicoletta Rosetti. In settembre, la Fondazione Città Italia, lo invita con altri 12 artisti ad una mostra-evento, alla Triennale di Milano, dove gli elaborati vengono venduti ad un’asta in favore dei non vedenti. Nel 2010 è invitato a partecipare con una videoinstallazione alla biennale di Carrara, a cura di Federica Forti. Nell’agosto dello stesso anno con Scanner, “le città elettroniche”, espone alcune installazioni sul tema della città, alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto curata da Giancarlo Bassotti. è in preparazione per il 2011 la mostra antologica di Mario Sasso al Museo Dell’Ara Pacis di Roma.

Coordinamento e organizzazioneUfficio Cultura di San Benedetto del TrontoAlessandro AmadioRoberta Spinelli

Allestimento e supporto al coordinamentoRenato Barchiesiper eventi e comunicazione

Ufficio stampaEugenio AnchiniAnnalisa CameliGiovanni Desideri

Stampa Grafiche Ricciarelli - Monsano (AN)

finito di stampare il 5 agosto 2010