Le bobine scalari

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Le bobine scalari: introduzione Le bobine anti-induttive o dette anche “scalari” sono delle particolari bobine che hanno la funzione di annullare la componente B di una onda elettromagnetica. Annullando la componente magnetica di una onda in realtà non si distrugge la quantità di energia che la generava (l’energia non si distrugge ma la si trasforma) ma la si converte in una onda di “puro potenziale scalare” ossia in termini più pratici etere che è l’energia di base. Tali bobine vengono utilizzate dagli sperimentatori per applicazioni legate all’antigravirà e alla free energy e più in generale in tutte le applicazioni in cui serve un flusso di etere costante. Ad esempio vengono utilizzate ampiamente nelle macchine radioniche ma anche in campo orgonico per creare dei componenti attivi. E’ ovvio che nella free energy e nell’antigravità tali bobine siano fondamentali perchè permettono di interagire direttamente con l’etere nel tentativo di perturbarlo per ottenere risultati specifici. Sulle bobine scalari c’è sempre un pò di confusione e non c’è uno stardard molto chiaro ecco perchè spesse volte gli sperimentatori perdono più tempo per spiegarsi a vicenda il tipo di bobina usato che a farle! In questa trattazione spiegherò come sono fatte i vari tipi di bobine scalari e le sperimentazioni fatte con esse e soprattutto getterò le basi di uno standard comune per tutti in modo che ci sia un punto di riferimento chiaro. Le bifilari Le bobine scalari di tipo bifilare sono le più usate e le più facili da realizzare e ce ne sono diverse varianti. Sono costituite da due fili paralleli avvolti insieme sullo stesso nucleo collegati poi in modo che i versi di percorrenza delle rispettive correnti siano opposti...questo ovviamente per scalarizzare il famoso vettore B. Il primo modello in esame è quella che definisco “bifilare parallela” ed è rappresentata qui in figura:

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Le bobine scalari

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Page 1: Le bobine scalari

Le bobine scalari: introduzioneLe bobine anti-induttive o dette anche “scalari” sono delle particolari bobine che hanno la funzione di annullare la componente B di una onda elettromagnetica. Annullando la componente magnetica di una onda in realtà non si distrugge la quantità di energia che la generava (l’energia non si distrugge ma la si trasforma) ma la si converte in una onda di “puro potenziale scalare” ossia in termini più pratici etere che è l’energia di base. Tali bobine vengono utilizzate dagli sperimentatori per applicazioni legate all’antigravirà e alla free energy e più in generale in tutte le applicazioni in cui serve un flusso di etere costante. Ad esempio vengono utilizzate ampiamente nelle macchine radioniche ma anche in campo orgonico per creare dei componenti attivi. E’ ovvio che nella free energy e nell’antigravità tali bobine siano fondamentali perchè permettono di interagire direttamente con l’etere nel tentativo di perturbarlo per ottenere risultati specifici. Sulle bobine scalari c’è sempre un pò di confusione e non c’è uno stardard molto chiaro ecco perchè spesse volte gli sperimentatori perdono più tempo per spiegarsi a vicenda il tipo di bobina usato che a farle! In questa trattazione spiegherò come sono fatte i vari tipi di bobine scalari e le sperimentazioni fatte con esse e soprattutto getterò le basi di uno standard comune per tutti in modo che ci sia un punto di riferimento chiaro.

Le bifilariLe bobine scalari di tipo bifilare sono le più usate e le più facili da realizzare e ce ne sono diverse varianti. Sono costituite da due fili paralleli avvolti insieme sullo stesso nucleo collegati poi in modo che i versi di percorrenza delle rispettive correnti siano opposti...questo ovviamente per scalarizzare il famoso vettore B.

Il primo modello in esame è quella che definisco “bifilare parallela” ed è rappresentata qui in figura:

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Ho rappresentato i due fili di colore diversi per renderli distinguibili, la costruzione è semplice perchè basta semplicemente avvolgere insieme i due fili e se usate fili di spessore non molto fino potete già comprare cavetti paralleli come quelli usati per gli impianti stereo. Ovviamente i poli vanno invertiti in modo che le correnti abbiano verso opposto...quindi se i poli sul lato destro sono + - quelli sul lato sinistro saranno - +.

Il secondo modello è la “bifilare in serie”:

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In questo caso abbiamo sempre due conduttori avvolti insieme in parallelo ma due poli di un lato vengono collegati trà loro in modo che il verso delle correnti sia automaticamente opposto e non ci sia bisogno di collegarle con i poli invertiti. E’ un sistema generalmente più pratico. Nell’immagine il collegamento trà i fili l’ho rappresentato con un ponticello azzurro per renderlo più visibile.

Le caduceeLe bobine caducee sono indubbiamente le più famose grazie alla pubblicità che gli è stata fatta su internet nei vari siti sulla scienza di frontiera. Sono più difficili da realizzare a causa della loro geometria e hanno poca densità di spire a parità di lunghezza rispetto alle bifilari classiche. Nell’illustrazione vedete una tipica configurazione caducea...ovviamente i poli non sono collegati trà loro come può sembrare dalla prospettiva del disegno.

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Per farle basta semplicemente prendere un filo e piegarlo attorno al nucleo dalla metà e scendere poi avvolgendo il nucleo con versi opposti inclinati a 45°...ogni incrocio trà i fili avrà un angolo quindi di 90°.

Le bifilari-caduceeLe bifilari caducee integrano sia la geometria “parallella” delle classiche bifilari con quella caducea a 45° delle caducee.

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Sono costituite da uno strato di una bifilare classica (seriale o parallelo a scelta) inclinato di 45° rispetto alla normale del nucleo con sopra un’altro strato di bifilare sempre inclinato di 45° con verso opposto quindi se vogliamo possiamo dire di -45°. I vantaggi sono notevoli perchè permettono non solo di scalarizzare al meglio possibile il vettore B ma anche di ottenere una buona densità di spire...inoltre è possibile fare più strati purchè si rispetti la simmetria, quindi gli strati dovranno sempre essere un multiplo di 2 in modo da ottimizzare l’opposizione di fase.

Le moebius coilAnche la moebius coil gode di una ottima fama se non altro per il nome affascinante che porta! La moebius deve il suo nome alla sua particolare geometria copiata concettualmente dal famoso nastro di moebius un matematico del 19° secolo.

Il vantaggio della moebius coil è che ha un buon effetto di scalarizzazione ma è molto complicata da fare e geometricamente molto poco precisa. Viene usata molto nei dispositivi orgonici e radionici dove non è importante la precisione geometrica.

Per realizzarla prendete uno spezzone di filo e piegatelo come in figura:

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sempre come in figura tenetela ferma dalla parte dove non ci sono i poli con un uncino o facendovi aiutare da un amico e usando un trapano avvolgetela su se stessa fino a formare una treccia con inclinazione di circa 45°. A questo punto fate fare un giro alla treccia in senso orario e fatela passare attorno alla treccia stessa svariate volte come illustrato in questa sequenza:

il risultato finale dovrebbere essere questo:

inutile dire che per realizzarla ci vuole un pò di pazienza!