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LE ARGILLE LIGNITIFERE DI GAGLIANO DEL CAPO (LECCE): ATTRIBUZIONE CRONOSTRATIGRAFICA ED INQUADRAMENTO FORMAZIONALE Alessandro Bossio *, Barbara Dall’Antonia *, Stefano Margiotta **, Giustino Ricchetti *** & Angelo Varola ** *Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Pisa [email protected] ** Dipartimento di Scienze dei Materiali, Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali, Università degli Studi di Lecce e-mail: [email protected] ***Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università degli Studi di Bari Geologica Romana 39 (2006), 15-25 RIASSUNTO - Molto scarse e lacunose sono le conoscenze sui depositi argillosi lignitiferi rinvenuti da oltre un secolo nel sottosuolo di diverse località della Penisola Salentina mediante scavi e perforazioni per smaltimento o per ricerche di acqua. Nel presente articolo sono descritti e analizzati i caratteri lito e biostratigrafici di una successione di argille lignitifere messa in luce in uno scavo recentemente esegui- to alla periferia di Gagliano del Capo (LE), località già nota per un analogo rinvenimento avvenuto nel 1876 a seguito di lavori di scavo per l’ampliamento di un bacino collettore. La successione argilloso lignitifera studiata è limitata inferiormente da una coltre di depositi residuali mineralizzati (terre rosse con pisoliti bauxitiche) imbasata sulla locale impalcatura carbonatica cretacea, e coperta da sedimenti calcarenitici trasgressivi, di età probabilmente supramiocenica o più recente. I risultati emersi dalle analisi stratigrafico-sedimentologica, paleontologico-paleoecologica indicano una sedimentazione prodottasi in un ambiente di transizione da palustre a marino-salmastro durante l’Oligocene Superiore, in disaccordo con le datazioni al Plio-Pleistocene formulate da precedenti autori. Le evidenti analogie di facies, la comune presenza di lignite e l’identità cronologica permettono di ipotizzare una correlazione stratigrafica dei depositi argillosi lignitiferi salentini con la Formazione di Galatone, di recente istituzione. PAROLE CHIAVE: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigrafia, Ostracodi, Molluschi. ABSTRACT - In the geological literature of the Salento Peninsula the knowledges on the lignite clayey deposits are very scarce and lacunose. Hydraulic works performed in the surrounding of Gagliano del Capo (Lecce) have offered the opportunity to improve our knowledge about the Tertiary stratigraphy of Salento, with special regards to the chronological attribution of these lignite clayey deposits. In analogy with the stratigraphical data emerged in numerous perforations until now effected in different places of the Salento, the lignite clayey deposits here studied result overlapped on a blanket of mineralized residual deposits (“bauxitic residual deposits”) resting on the local carbonatic Mesozoic basement. The clayey deposits are covered by transgressive calcarenitic sediments, of Miocene or more recent age. Notably, contrary to previous works, biostratigraphical indications provided by the ostracod assemblages and by the gastropod Ampullinopsis crassatina, (Lamarck, 1804) recovered from Gagliano del Capo section, allowed to assign the lignite clayey deposits to the late Oligocene. The transgressive position on residual primarily bauxitic deposits, resting on the carbonatic Mesozoic base- ment, the evident analogies of facies and the likeness of the depositional environment referable to coastal restrict- ed brackish waters episodically connected with the open sea, the similarity of the macro and microfossils content and the presence of lignite layers as well as of the rich organic matter content permit to reasonably attribute these deposits to that recently formalized (Bossio et al., 1999) as Galatone Formation. The studied succession allows to provide new data for the interpretation of the rich in lignite sediment of tran- sitional environment recorded in the Mediterranean during the Late Oligocene. Particularly the sedimentological features and the common presence of lignite testify the existence of similarities with coeval sediments from the SW and Middle East Spain, Greece and Turkey (Cabrera & Saez, 1987; Querol et al., 1996 and Ramos et al., 2001). Altogether, the similarities with the Oligocene Mediterranean and Iranian gastropod faunas (Harzhauser et al., 2002) requires to consider the studied succession in a Western Tethyan Region, which otherwise can be split into a Mediterranean-Iranian Province (Western and Eastern Mediterranean, Cyrenaica, Armenia, Libya, Syria, Palestine, Central Iran). KEY WORDS: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigraphy, Ostracods, Molluscs.

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LE ARGILLE LIGNITIFERE DI GAGLIANO DEL CAPO (LECCE): ATTRIBUZIONECRONOSTRATIGRAFICA ED INQUADRAMENTO FORMAZIONALE

Alessandro Bossio *, Barbara Dall’Antonia *, Stefano Margiotta **, Giustino Ricchetti *** & Angelo Varola **

*Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Pisa [email protected]** Dipartimento di Scienze dei Materiali, Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali, Università degli Studi di Lecce

e-mail: [email protected]***Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università degli Studi di Bari

Geologica Romana 39 (2006), 15-25

RIASSUNTO - Molto scarse e lacunose sono le conoscenze sui depositi argillosi lignitiferi rinvenuti daoltre un secolo nel sottosuolo di diverse località della Penisola Salentina mediante scavi e perforazioniper smaltimento o per ricerche di acqua. Nel presente articolo sono descritti e analizzati i caratteri lito ebiostratigrafici di una successione di argille lignitifere messa in luce in uno scavo recentemente esegui-to alla periferia di Gagliano del Capo (LE), località già nota per un analogo rinvenimento avvenuto nel1876 a seguito di lavori di scavo per l’ampliamento di un bacino collettore.

La successione argilloso lignitifera studiata è limitata inferiormente da una coltre di depositi residualimineralizzati (terre rosse con pisoliti bauxitiche) imbasata sulla locale impalcatura carbonatica cretacea,e coperta da sedimenti calcarenitici trasgressivi, di età probabilmente supramiocenica o più recente.

I risultati emersi dalle analisi stratigrafico-sedimentologica, paleontologico-paleoecologica indicanouna sedimentazione prodottasi in un ambiente di transizione da palustre a marino-salmastro durantel’Oligocene Superiore, in disaccordo con le datazioni al Plio-Pleistocene formulate da precedenti autori.

Le evidenti analogie di facies, la comune presenza di lignite e l’identità cronologica permettono diipotizzare una correlazione stratigrafica dei depositi argillosi lignitiferi salentini con la Formazione diGalatone, di recente istituzione.

PAROLE CHIAVE: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigrafia, Ostracodi, Molluschi.

ABSTRACT - In the geological literature of the Salento Peninsula the knowledges on the lignite clayey depositsare very scarce and lacunose. Hydraulic works performed in the surrounding of Gagliano del Capo (Lecce) haveoffered the opportunity to improve our knowledge about the Tertiary stratigraphy of Salento, with special regardsto the chronological attribution of these lignite clayey deposits.

In analogy with the stratigraphical data emerged in numerous perforations until now effected in different placesof the Salento, the lignite clayey deposits here studied result overlapped on a blanket of mineralized residualdeposits (“bauxitic residual deposits”) resting on the local carbonatic Mesozoic basement. The clayey depositsare covered by transgressive calcarenitic sediments, of Miocene or more recent age.

Notably, contrary to previous works, biostratigraphical indications provided by the ostracod assemblages andby the gastropod Ampullinopsis crassatina, (Lamarck, 1804) recovered from Gagliano del Capo section, allowedto assign the lignite clayey deposits to the late Oligocene.

The transgressive position on residual primarily bauxitic deposits, resting on the carbonatic Mesozoic base-ment, the evident analogies of facies and the likeness of the depositional environment referable to coastal restrict-ed brackish waters episodically connected with the open sea, the similarity of the macro and microfossils contentand the presence of lignite layers as well as of the rich organic matter content permit to reasonably attribute thesedeposits to that recently formalized (Bossio et al., 1999) as Galatone Formation.

The studied succession allows to provide new data for the interpretation of the rich in lignite sediment of tran-sitional environment recorded in the Mediterranean during the Late Oligocene. Particularly the sedimentologicalfeatures and the common presence of lignite testify the existence of similarities with coeval sediments from the SWand Middle East Spain, Greece and Turkey (Cabrera & Saez, 1987; Querol et al., 1996 and Ramos et al., 2001).

Altogether, the similarities with the Oligocene Mediterranean and Iranian gastropod faunas (Harzhauser et al.,2002) requires to consider the studied succession in a Western Tethyan Region, which otherwise can be split intoa Mediterranean-Iranian Province (Western and Eastern Mediterranean, Cyrenaica, Armenia, Libya, Syria,Palestine, Central Iran).

KEY WORDS: Lignite, Oligocene, Salento, Stratigraphy, Ostracods, Molluscs.

PRECEDENTI CONOSCENZE

Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento,durante l’escavazione di pozzi per attingere acqua dalsottosuolo oppure per disperderla, in varie località delterritorio salentino (Specchia; Gagliano del Capo;Manduria; Soleto; S. Pietro in Lama; Lecce; MuroLeccese; Arnesano) furono rinvenuti alcuni giacimentistratiformi di lignite intercalati in sedimenti argillosi e/ocalcarenitici. L’ampia distribuzione areale dei ritrova-menti suscitò all’epoca l’interesse dell’opinione pubbli-ca e degli amministratori locali circa la possibilità di

sfruttamento industriale di tale risorsa naturale.De Giorgi, incaricato della questione dagli organi

competenti, dette notizia e descrizione di tutti questiritrovamenti in più occasioni (1874, 1876, 1882, 1891,1916, 1922). In particolare, dapprima in una conferenzapubblica tenuta a Lecce (1882) e successivamente(1891) in una relazione ufficiale al Presidente della loca-le Camera di Commercio ed Arti, lo stesso Autore misein evidenza l’inconsistenza dei locali giacimenti di ligni-te sia dal punto di vista della scadente qualità del mine-rale (dotato di bassa infiammabilità associata ad abbon-dante liberazione di SO2 e produzione di notevole resi-duo di combustione) sia della esigua entità dei corpimineralizzati. Tuttavia, negli anni 1943-44 fu comunqueeseguito un tentativo di sfruttamento nei dintorni diCastrignano del Capo rivelatosi infruttuoso.

Inoltre, la presenza di pirite cristallina in analoghidepositi rinvenuti durante l’esecuzione di un pozzoassorbente (“Pozzo Nuovo”) presso Specchia, fece ipo-tizzare anche la possibile esistenza di giacimenti aurife-ri. Su tali minerali furono condotte analisi chimiche daRao (1846) e da Greco (1847a, b; 1850) su incarico delPresidente della Reale Società Economica di Terrad’Otranto, le quali accertarono però la natura sulfureadei minerali.

Riguardo alla collocazione cronostratigrafica, DeGiorgi basandosi essenzialmente sul criterio litostrati-grafico ritenne di collocare i depositi lignitiferi argillosinell’ambito della classica formazione delle “Argilleazzurre” all’epoca riferita al Pliocene recente e di riferi-

re i giacimenti di lignite intercalati nei sedimenti calca-renitici alla formazione miocenica della Pietra Leccese.Inoltre, in relazione ai caratteri delle ligniti stesse, deirapporti stratigrafici con le unità sopra e sottostanti edelle profondità di rinvenimento, De Giorgi (1922) dis-tinse nel territorio salentino i seguenti tre circondariminerari: Lecce (dintorni dell’abitato, Arnesano, S.Pietro in Lama, Soleto), Gallipoli (Gagliano del Capo,Specchia, Muro Leccese) e Taranto (Manduria).

Negli anni sessanta, in occasione dell’aggiornamentodella cartografia geologica d’Italia, Largaiolli et al.(1969) e Martinis (1970), in base ai dati emersi da nuove

perforazioni inquadrarono i depositilignitiferi salentini in tre distinte unitàformazionali:

- nelle Calcareniti del Salento di etàplio-pleistocenica;

- nelle argille pleistoceniche dellaFormazione di Gallipoli;

- nella parte basale delle Calcarenitidi Andrano, di età miocenica, al tetto diterre rosse bauxitiche.

Sottili livelli di lignite intercalati insedimenti calcarenitico-sabbiosi oligoa-lini furono poi messi in luce durante gliscavi per la fondazione del nuovo ospe-dale di Lecce e furono attribuiti da DelPrete & Santagati (1972) sulla base deirapporti stratigrafici e di analisi micro-

paleontologiche alla fase ingressiva della Pietra leccese,in accordo con quanto già ipotizzato da De Giorgi.

Più recentemente, nei dintorni di Galatone (Esu et al.,1994), di Lecce (Bossio et al., 1998; Margiotta, 1999;Leucci et al. 2000), di Copertino (Margiotta & Ricchetti,2002) e in alcune località nei pressi di Otranto (Esu etal., 2005) è stata individuata in affioramento una succes-sione calcarenitico-sabbiosa di ambiente palustre-salma-stro con sottili intercalazioni carboniose, riferita ad unanuova unità litostratigrafica codificata col nome diFormazione di Galatone (Bossio et al., 1999) e datata subase paleontologica all’Oligocene superiore, e con qual-che riserva al Miocene iniziale. A questa Formazionesono stati attribuiti anche i depositi lignitiferi descritti da

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Fig. 1 - Ubicazione geografica della sezione studiata.– Location map of the studied section.

Fig. 2 - Vista panoramica della sezione di Gagliano.– General view of Gagliano section.

Del Prete & Santagati (op. cit.) e altri analoghi depositiattraversati in alcune nuove perforazioni eseguite nel-l’ambito e nei dintorni della stessa città di Lecce (Bossioet al., 1998; Margiotta, 2000), nonché in molte altrelocalità della Provincia di Lecce (Margiotta, 2004).

Infine, è opportuno sottolineare che gli studi sinoraeseguiti nel territorio salentino si riferiscono esclusiva-mente ai giacimenti di lignite localmente affioranti, tutti

intercalati in sedimenti di natura prevalentemente carbo-natica. Infatti, escludendo le notizie fornite all’epoca daDe Giorgi, non esistono in letteratura dati analiticiriguardo ai depositi argillosi lignitiferi, in quanto sinoranoti esclusivamente nel sottosuolo tramite perforazioni.

Recenti lavori di scavo, eseguiti alla periferia diGagliano del Capo (Fig.1) per la costruzione di un nuovoimpianto di smaltimento delle acque reflue urbane,

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Fig. 3 - Lito e biostratigrafia della sezione studiata.– Lithostratigraphy and biostratigraphy of the studied section.

hanno messo in luce una chiara sezione di argille ligniti-fere, sepolte da una copertura calcarenitica trasgressiva.Questa circostanza ha offerto l’opportunità di condurreper la prima volta un dettagliato studio lito e biostratigra-fico di questi tipici depositi del territorio salentino, inuna località peraltro già nota in letteratura. In particola-re, secondo quanto riferito da De Giorgi, nel 1876 aseguito di lavori per l’ampliamento del bacino collettoredei pozzi comunali nella piazza di questo paese, fu rive-nuto alla profondità di 18 metri uno strato di lignite dellospessore di 80 cm intercalato da straterelli di argillacenerognola nonché un frammento del tronco di unadicotiledone parzialmente carbonizzato.

STRATIGRAFIA

La sezione studiata è stata messa in evidenza da unoscavo eseguito alla periferia meridionale dell’abitato, almargine sinistro della strada per il cimitero comunale incorrispondenza di una leggera e poco estesa depressionedoliniforme, saltuariamente inondata delle acque piova-ne provenienti dall’abitato. Nel passato, le acque d’eson-dazione defluivano naturalmente nel sottosuolo attraver-so una confinante “vora”; in tempi più recenti, nella stes-sa depressione furono perforati due pozzi assorbenti permigliorarne lo smaltimento. Nel contesto dei lavori inatto, oltre a uno scavo a pianta rettangolare con dimen-sioni di 50 x 30 metri circa, allungata in direzione NNO- SSE e profondità intorno ai 10 metri con una rampa diaccesso sul lato sudorientale, sono stati eseguite ulterio-ri perforazioni per la costruzione di nuovi pozzi assor-benti (Fig. 2).

L’esame delle sezioni esposte in corrispondenza dellepareti perimetrali dello scavo e dei dati sul sottosuolorilevati dai carotaggi di perforazione hanno permesso diricostruire una successione stratigrafica (Fig. 3) conspessore di 20 metri circa, costituita da diversi e bendistinti complessi litologici, separati da nette superfici didiscontinuità, contrassegnate da tipici paleosuoli.

Il complesso di base, attraversato nel sottosuolo perqualche metro dalle trivellazioni, è costituito da roccecarbonatiche del Cretaceo Superiore, riferibili alla for-

mazione del Calcare di Altamura, interessati da vistosieffetti di carsismo, documentati sia da una marcata irre-golarità della superficie sommitale, sia da una coltre diargille residuali con spessore di circa 5 metri, di coloreocraceo nella parte basale e rosso fegato con qualchepisolite bauxitica in quella alta.

Su questo paleosuolo poggia con contatto paraconcor-dante un complesso essenzialmente argilloso trasgressi-vo con spessore di poco inferiore ai 10 metri, caratteriz-zato dalla presenza di uno strato di lignite localizzatonella parte inferiore.

In particolare, lo strato di lignite (Fig. 4). con spesso-re massimo di 15 centimetri, è situato al tetto di un bancodi sedimenti argillosi dal tipico colore grigio cenere espessore di un paio di metri, privi di resti fossili macro-scopici e caratterizzati da una fitta intercalazione di sot-tili lamine carboniose subparallele ondulate, deformateplasticamente per effetto del rigonfiamento del sedimen-to argilloso. In accordo con Cabrera et al. (1987), Querolet al. (1996) e Ramos et al. (2001) le facies sottilmentelaminate e il relativo alto contenuto in materia organicadi questi depositi indicano un accumulo da ipoautoctonoad alloctono delle piante, trasportate quindi da correntidi densità e depositate in condizioni anossiche.

Lo strato di lignite è sovrastato da un discontinuo stratocalcarenitico di colore giallo rossastro e spessore decime-trico con numerosi gusci di Mitilidi (Modiolus sp., Fig. 5).

Segue in continuità di sedimentazione un intervallostratigrafico con spessore residuo di 7 metri circa, costi-tuito da marne argillo-siltose macrofossilifere di coloreazzurro nerastro per la presenza di sostanza carboniosaallo stato diffuso, con intercalazioni calcarenitiche più

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Fig. 4 - Strato di lignite intercalato nella successione argillosa.– Lignite layer intercalated in clayey deposits.

Fig. 5 - Modelli interni e gusci di Modiolus sp..– Inner molds and casts of Modiolus sp..

frequenti nella parte alta. In questo caso, le facies mar-nose massive ricche in materia organica indicano unadeposizione carbonatica terrigena fine sempre in condi-zioni anossiche di sedimentazione.

I macrofossili si rinvengono sia concentrati in livellistratiformi o addensati in “nidi” (Fig. 6) situati a diversealtezze stratigrafiche sia isolati sia allo stato diffuso: sitratta in gran prevalenza di molluschi appartenenti allefamiglie Ampullariidae (Fig. 7), Certhiidae, Neritidae,Ostreidae, Mitilidae e Anomiidae; nel tratto sommitalecompare uno strato calcarenitico di colore giallo rosato,ricco di Coralli non coloniali (Fig. 8).

Nel loro insieme, le intercalazioni calcarenitiche sono

rappresentate da sedimenti con fitta laminazione subpa-rallela e festonatura appena accennata, ricchi di impron-te di Gasteropodi (Ceritidi) in posizione coricata concor-dante alla laminazione (Fig. 9, 10).

Nel suo complesso, la successione argillo-marnosalignitifera presenta una giacitura suborizzontale con leg-gera immersione a Nord ed è troncata in alto da una evi-dente superficie erosiva contrassegnata da un paleosuo-lo argilloso-terroso di colore marrone e spessore variabi-le da centimetrico a decimetrico (Fig. 2), sovrastato dauna bancata calcarenitica scarsamente diagenizzata, concenni di stratificazione e spessore residuo non superioreai tre metri, riferibili provvisoriamente sulla base delleconoscenze geologiche locali a una copertura sedimenta-ria di età supramiocenica (Calcareniti di Andrano) oplio-pleistocenica.

La parte alta della sezione è costituita da depositi elu-vio-colluviali argilloso-terrosi e ciottolosi di colorebruno-rossastro accumulati in tempi suprapleistocenico-olocenici nella locale conca alluvionale incisa nella ban-cata calcarenitica.

PALEONTOLOGIA, PALEOECOLOGIAE GEOCRONOLOGIA

L’esame dei macrofossili è stato condotto sia sul postosia in laboratorio su numerosi esemplari raccolti indiversi punti delle sezioni esposte sulle pareti delloscavo. Una duplice campionatura in serie, destinata allostudio delle associazioni microfossilifere, è stata esegui-ta in particolare sulla parete nord-occidentale delloscavo (Fig. 3, 11); altri campioni sono stati prelevati allabase dello strato di lignite sulla parete sud-occidentalenel banco basale delle argille grigio turchine con sottililamine carboniose.

Come è già stato accennato, l‘associazione macrofossi-lifera presente nell’intervallo stratigrafico sovrastante lostrato lignitifero è composta essenzialmente da Gaste-ropodi appartenenti alle famiglie Ampullariidae,

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Fig. 6 - Concentrazione di macrofossili accumulati in distinti orizzonti.– Concentration of macrofossils occurring at several distinct horizons.

Fig. 7 - Ampullinopsis crassatina (Lamarck) rinvenuta negli stratiargillosi.– Ampullinopsis crassatina (Lamarck) in the clayey layers.

Fig. 8 - Associazione oligotipica ricca in coralli da uno dei livelli piùalti della sezione.– Oligotypic association rich in corals recovered from the uppermostlevels of the section.

Cerithiidae e Neritidae e da Lamellibranchi appartenentialle Anomiidae, Mytilidae e Ostreidae; in particolare, leconchiglie delle Ostreidi e delle Ampullaridi sono diffusedisordinatamente nel sedimento mentre quelle degli altrimolluschi sono addensati in livelli con giacitura laminaretipica di fluitazione. Dai punti di vista paleoecologico egeocronologico particolare importanza assume la presen-za di numerosi esemplari di Ampullinopsis crassatina(Lamarck), che rappresenta uno dei più grandi gasteropo-di della famiglia ed il cui habitat era costituito da fondali

sia sabbiosi che fangosi in acque poco profonde; tale spe-cie è presente nell’Oligocene superiore della Germania(LOF, 1985), del bacino Mesoellenico e della Siria rispet-tivamente della Grecia e dell’Iran (Harzhauser et al.,2002). Gli esemplari rinvenuti hanno di norma gusci for-temente deformati per schiacciamento; le dimensioni,misurate lungo l’asse longitudinale, variano da 1-2 cmsino a 12 centimetri. Inoltre, caratteristico è il rinveni-mento di rarissime conchiglie, molto ben conservate,appartenenti alla famiglia Neritidae e riferibili con qual-

che prudenza al genere Smara-gdia: questi gasteropodi sonoinfatti molto ben rappresentatinei mari caldi e pur essendomarini possono vivere anche inacque salmastre e persino dolci;la relativa conchiglia è quasipriva di spira e possiede un’aper-tura a mezzaluna molto caratteri-stica. L’associazione macrofossi-lifera è composta anche danumerose piccole conchiglie dialtri molluschi tuttora in fase distudio.

Lo studio micropaleontologi-co è stato condotto su 30 cam-pioni, dei quali è stata utilizzatauna quantità di circa 300 g, fattaeccezione per i campioni GLN13, 17 e 17 bis per i quali sono

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Tab. 1 - Tavola di distribuzione delle specie di Ostracodi riconosciute nella sezione di Gagliano (campionatura GLN).– Distribution chart of the Ostracod species identified in the Gagliano section (GLN samples).

Tab. 2 - Tavola di distribuzione delle specie di Ostracodi riconosciute nella sezione di Gagliano (cam-pionatura GA).– Distribution chart of the Ostracod species identified in the Gagliano section (GA samples).

stati lavati circa 500 g di sedimento.Nel suo complesso, l’associazione microfossilifera è

costituita essenzialmente da Foraminiferi e da Ostracodi:i primi costituiscono un popolamento oligotipico com-posto da generi e specie esclusivamente bentoniche discarsa rilevanza sotto l’aspetto cronostratigrafico mentrel’ostracofauna è più significativa sotto questo aspetto,oltre che in buono stato di conservazione e complessiva-mente più abbondante.(tabb. 1 e 2).

In totale sono stati identificati 24 taxa di cui 10 rimastia nomenclatura aperta. Le associazioni rinvenute presen-tano una bassa diversità specifica: i valori medi del nume-ro di specie per campione sono compresi tra 5 e 7 e rag-giungono il massimo valore nel campione GLN 17 (18specie). In particolare, le ostracofaune sono dominate da

Aglaiocypris oligocaenica (Zalányi, 1929), Miocyprideisrara (Goerlich, 1953) e Trachyleberis nodosa (Bassiouni,1979) e subordinatamente da Krithe papillosa (Bosquet,1852) e Xestoleberis sp., specie frequenti in ambientidella zona neritica interna. Questa interpretazione paleoe-cologica è confermata anche dagli altri taxa della ostraco-fauna, tra cui in particolare da Loculicytheretta,Pokornyella, Paracytheridea e Schizocythere. Inoltre, lapresenza frequente in alcuni intervalli stratigrafici dellaspecie Miocyprideis rara, tipica di ambienti litorali sal-mastri (Brestenska’, 1975, p. 398), ed il complessivo ca-rattere oligotipico dell’associazione microfossilifera, cosìcome l’assenza di forme planctoniche, suggeriscono unambiente ristretto periodicamente soggetto ad influenzadi acque continentali.

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Tab. 3 - Distribuzione stratigrafica delle specie di Ostracodi riconosciute.– Stratigraphic distribution of the identified Ostracod species.

Fig. 9 - Associazione oligotipica ricca in Cerithiidae.– Oligotypic association rich in Cerithiidae.

Fig. 10 - Livelli superiori della sezione mostranti sedimenti calcareni-tici leggermente stratificati.– Uppermost levels of the section showing calcarenitic poorly strati-fied sediments.

Per quanto concerne la datazione (tab. III), la maggiorparte delle specie rinvenute nell’intervallo stratigraficostudiato presenta un’ampia distribuzione stratigraficacompresa tra l’Eocene e il Miocene.

Tuttavia, la presenza di Pokornyella calix (Oertli,1956), limitata all’Oligocene dell’Aquitania e della

Svizzera, permette un’attribuzione all’Oligocene con unbuon margine di confidenza. La specie è stata d’altraparte segnalata anche in sedimenti oligocenici presentinel Pozzo Poggiardo perforato in località Tagliate nellaprovincia di Lecce (Bossio et al., 1988). Inoltre, la fre-quenza di Aglaiocypris oligocaenica e Miocyprideis raranote unicamente nell’Oligocene Superiore-Aquitaniano

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Fig. 11- Ubicazione dei campioni della sezione studiata.– Location of the samples in studied section.

Fig. 12 - Diagramma schematico mostrante gli ambienti di sedimen-tazione dell’Oligocene superiore nel Salento centro-orientale.– Schematic diagram showing Upper Oligocene sedimentary envi-ronment in the centre-eastern Salento.

Fig. 13 - Mappa dei principali affioramenti di lignite dell’Oligocene superiore e loro probabile estensione nel sottosuolo (dati da Bossio et al,1988,1998 e 1999; De Giorgi, 1922; Esu et al., 1994 e 2005; Margiotta, 1999, 2000 e 2004; Margiotta & Ricchetti, 2002).– Map of the main Upper Oligocene lignite outcrops and their probable extension in subsoil (data from Bossio et al, 1988,1998 e 1999; De Giorgi,1922; Esu et al., 1994 e 2005; Margiotta, 1999, 2000 e 2004; Margiotta & Ricchetti, 2002).

dell’Ungheria restringe tale attribuzione al Cattiano, purnon escludendo la parte basale del Miocene.

Da segnalare comunque che per quanto riguarda ilPaleogene Nord Europeo e Mediterraneo, le conoscenzecirca la distribuzione verticale di molte tra le specie notesono, a tutt’oggi, frammentarie e spesso prive di riferi-menti stratigrafici precisi. I principali lavori pertinentil’argomento si concentrano inoltre su particolari e deli-mitate regioni tra cui l’Aquitania, la Paratetide e l’Africanord orientale. L’incompletezza dei dati attualmente dis-ponibili può spiegare la presenza di specie che presenta-no una distribuzione finora limitata all’Eocene del NordAfrica, quali T. nodosa (Bassiouni, 1969) e Loculi-cytheretta aff. L. gortani (Ruggieri, 1963).

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Una fortunata circostanza, connessa con opere idrau-liche effettuate alla periferia di Gagliano del Capo, hapermesso di colmare un’annosa lacuna esistente nelleconoscenze stratigrafiche del territorio salentino, relati-va alla collocazione cronologica e all’attribuzione for-mazionale dei depositi argillosi lignitiferi individuatinel sottosuolo su estese aree, tramite perforazioni escavi per ricerche o smaltimento d’acqua (fig. 12).

I risultati degli studi biostratigrafici condotti in questaoccasione hanno consentito sia la datazione all’Oligoce-ne superiore dei depositi argillosi lignitiferi emersi nelloscavo di Gagliano del Capo, in disaccordo con quanto inprecedenza asserito, dai precedenti autori (De Giorgi1882; Largaiolli et al., 1969; Martinis, 1970) sia di ipo-tizzare su base stratigrafica una molto probabile corre-lazione con la Formazione di Galatone di recente istitu-zione (Bossio et al., 1998).

Gli elementi di comparazione stratigrafica consisto-no:

- nella giacitura trasgressiva su depositi residuali, pre-valentemente bauxitici, impiantati sul basamento carbo-natico mesozoico;

- nell’uguaglianza dell’ambiente deposizionale, riferi-bile a bacini palustro-salmastri circoscritti, localizzatipresso il margine costiero ed episodicamente connessicon il mare aperto;

- nella presenza di giacimenti stratiformi o lentiformidi lignite nonché di vistoso eccipiente carbonioso distri-buito nel sedimento allo stato diffuso o concentrato insottili lamine;

- nella discreta identità delle associazioni macro emicrofossilifere.

In sostanza, la sedimentazione dei depositi argillosilignitiferi salentini sarebbe avvenuta nel medesimo con-testo paleogeografico nel quale si produssero i depositidella Formazione di Galatone, in bacini probabilmentepiù interni e confinati con episodi sia di tipo continenta-le che marino, in eteropia con la formazione di scoglieramarginale del Calcare di Castro (fig. 13).

La successione studiata fornisce nuovi dati per l’inter-pretazione dei sedimenti oligocenici ricchi in lignite, diambiente di transizione, che sono stati riscontrati indiverse aree del Mediterraneo. In particolare i caratterisedimentologici e la comune presenza di lignite testimo-niano l’esistenza di similitudini con i coevi sedimenti delSud -Ovest della Spagna medio - orientale, della Greciae della Turchia (Cabrera et al.,1987, Querol et al., 1996and Ramos et al., 2001).

Oltretutto, le analogie con le faune a gasteropodi oli-goceniche del Mediterraneo e dell’Iran (Harzhauser etal., 2002) permettono di far rientrare la successione stu-diata nell’ambito della Provincia Mediterranea - Iraniana(Mediterranea occidentale ed orientale, Cirenaica,Armena, Libica, Siriana, Palestinese e Iraniana centrale).

LE ARGILLE LIGNITIFERE DI GAGLIANO DEL CAPO (LECCE) ... 23Geologica Romana 39 (2006), 15-25

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Accettato per la stampa: Giugno 2006