Gagliano del Capo, percorso storico attraverso i secoli

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GAGLIANO DEL CAPO PERCORSO STORICO ATTRAVERSO I SECOLI FRANCESCO FERSINI L ibellula Youcanprint.it

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Francesco Fersini è nato e vive a Gagliano del Capo (Lecce). Si è laureto in Lettere presso l’Università di Lecce, con una tesi sulla Catalogazione dei beni mobili della Chiesa parrocchiale e Chiesa di San Francesco da Paola in Gagliano del Capo, sostenuta col professore Lucio Galante. E’ docente di ruolo di Italiano e Storia, negli istituti di istruzione secondaria di II grado. Ha pubblicato: Nel centenario di apertura dell’Asilo Infantile (1988); Il culto della Madonna delle Grazie in Gagliano del Capo (1998); Pittori e dipinti nel Salento Meridionale (Secc. XV1-XX), CRSEC LE/ 47 Tricase (1999); La scultura sacra cartacea nel Capo di Leuca (secc. XVIII- XX), CRSEC LE/47 Tricase (2001); L’Arciconfraternita dell’Immacolata di Gagliano del Capo (2002); La Chiesa matrice di Santa Ma-ria Assunta in Gagliano del Capo 1580-2008 (2008).

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GAGLIANO DEL CAPO

PERCORSO STORICO ATTRAVERSO I SECOLI

FRANCESCO FERSINI

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Francesco Fersini è nato e vive a Gagliano del Capo (Lecce). Si è laureto in Lettere presso l’Uni-versità di Lecce, con una tesi sul-la Catalogazione dei beni mobili della Chiesa parrocchiale e Chie-sa di San Francesco da Paola in Gagliano del Capo, sostenuta col professore Lucio Galante. E’ do-cente di ruolo di Italiano e Storia, negli istituti di istruzione secon-daria di II grado. Ha pubblicato: Nel centenario di apertura dell’Asilo Infantile (1988); Il culto della Madonna delle Grazie in Gagliano del Capo (1998); Pittori e dipinti nel Salen-to Meridionale (Secc. XV1-XX), CRSEC LE/ 47 Tricase (1999); La scultura sacra cartacea nel Capo di Leuca (secc. XVIII- XX), CRSEC LE/47 Tricase (2001); L’Arciconfraternita dell’Immaco-lata di Gagliano del Capo (2002); La Chiesa matrice di Santa Ma-ria Assunta in Gagliano del Capo 1580-2008 (2008). Ha curato l’edizione: Il parro-cato gaglianese di Padre Ubaldo del Sacro Cuore 1948-1971, Par-rocchia San Rocco confessore Ga-gliano del Capo (2003); I Trinitari a Gagliano, Associazione Turisti-ca Culturale Pro-Loco (2004). Con padre Antonio Leonio ha collaborato sui quaderni di Do-cumentazione storica nn. 1-10 (1983-1989) e su Brundisii Res; con padre Franco D’Agostino per Arigliano e la sua chiesa parroc-chiale, Tricae (1983). E’ coautore con A. CALORO, M. MONACO e A. LEONIO, Iscrizioni latine del Salento Paesi del Capo di S. Maria di Leuca (1998). Ha scritto articoli storici su Bol-lettino storico di Terra d’Otranto, Annu novu Salve vecchiu, Liberi per Liberare e Museo della cera-mica di Cutrofi ano-Quaderni.

...studiosi del Capo di Leuca...che...s’incontrano sulla diffi cile via della ricerca, l’unica che offre il vero attraverso il certo, come allo storico è stato insegnato...

(dalla presentazione di Giancarlo VALLONE)

1210 - 2010

In copertina:arma civica di Gagliano,

particolare del portale della chiesa parrocchiale (sec. XVII)

Parrocchia “S. Rocco Confessore” Gagliano del Capo

Comune di Gagliano del Capo

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FRANCESCO FERSINI

GAGLIANO DEL CAPO

PERCORSO STORICO ATTRAVERSO I SECOLI

Presentazione di Giancarlo VALLONE

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La presente opera è stata pubblicata con il seguente patrocinio:

Parrocchia di San Rocco Confessore di Gagliano del Capo (LE)

parroco padre Gino BUCCARELLO O.SS.T

Comune di Gagliano del Capo (LE) sindaco dottor Antonio BUCCARELLO

Tutti i diritti riservati Copyright 2010

della Parrocchia di San Rocco Confessore di Gagliano del Capo

Riprese fotografiche: Orazio Coclite Libellula Edizioni - Tricase, via Roma 73isbn 978 88 968180 77

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Hoc est vivere bis, vita posse priore frui

(Saper rivivere con piacere il passato è

vivere due volte)

MARZIALE, Epigrammi, X, 23, 6-7

Gagliano del Capo, li 16 agosto 2010 festa di san Rocco protettore

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INTRODUZIONE

UN IMMENSO PATRIMONIO DA CUSTODIRE E TRASMETTERE

di padre Gino Buccarello O.SS.T., parroco

« La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita,

nunzia dell'antichità. » (CICERONE, De Oratore 2.36)

Se è stato sempre un salutare dovere rivolgersi alla storia, per trarne gli insegnamenti necessari onde migliorare il nostro presente e salvaguardare il futuro, oggi questo compito è più che mai urgente ed improrogabile per diversi motivi. Il primo motivo è dato dalla problematica complessità del momento presente. La crisi che attraversiamo, non solo economica, può ricevere dalla storia un forte impulso positivo che volge alla speranza il nostro sguardo e sostiene il nostro impegno civile, sociale e religioso. Il secondo motivo è dato dal fenomeno della globalizzazione nel quale siamo pienamente immersi, fenomeno che ha notevolmente allargato gli orizzonti spaziali, ma ha altrettanto ristretto quelli temporali, obbligandoci a bruschi cambiamenti senza avere il tempo di assimilarli. Tutto cambia e troppo in fretta. A noi non resta altro che adeguarci per non sentirci tagliati fuori. Un altro motivo riguarda quell’emergenza educativa che il papa Benedetto XVI ha sottolineato con vigore e per la quale la Chiesa Italiana spenderà il suo impegno pastorale nei prossimi dieci anni. Il compito educativo che vede tutte le agenzie come la famiglia, la scuola, la parrocchia, le associazioni, costrette ad una profonda revisione e, oserei dire, conversione del proprio metodo ed azione,

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oggi registra un picco di criticità che dobbiamo saper valutare ed affrontare insieme. Sembra che il meccanismo di trasmissione dei valori, sul quale si fonda il processo educativo, si sia inceppato. I giovani vivono appiattiti su un presente senza memoria e senza slancio, tanto che i Vescovi italiani, nel documento Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia - Orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il primo decennio del 2000- affermano: “ ...C’è poi la tentazione di dilatare il tempo presente, togliendo spazio e valore al passato, alla tradizione e alla memoria. A volte abbiamo paura di fermarci per ricordare, per ripensare a ciò che abbiamo vissuto e ricevuto. Preferiamo fare molte cose, o cercare distrazioni. Eppure sono l’ascolto, la memoria e il pensare a dischiudere il futuro, ad aiutarci a vivere il presente non solo come tempo del soddisfacimento dei bisogni, ma anche come luogo dell’attesa, del manifestarsi di desideri che ci precedono e ci conducono oltre, legandoci agli altri uomini e rendendoci tutti compagni nel meraviglioso e misterioso viaggio che è la vita. Vorremmo perciò invitare con forza tutti i cristiani del nostro paese a riscoprire, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, i fili invisibili della vita, per cui nulla si perde nella storia e ogni cosa può essere riscattata e acquisire un senso...”

Come afferma il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman, viviamo il tempo della “modernità liquida”, dove non c’è più spazio per ciò che è duraturo, per gli impegni definitivi, dove la regola del cambiamento a tutti i costi sgretola ogni punto di riferimento e ci rende orfani di quel patrimonio di valori consolidato nel tempo. L’uomo non si autocomprende più come parte di una storia che lo precede, lo accompagna e lo segue. Recuperare la memoria e la tradizione di un popolo, in questo contesto culturale, diventa allora, condizione indispensabile per gettare lo sguardo verso il futuro con fiduciosa speranza. Grazie all’impegno di storici appassionati e competenti come il prof. Francesco Fersini, la nostra comunità può vantare un patrimonio di notizie, di vissuti, di valori condivisi e consolidati nel tempo che non può disperdersi nel nulla. Il mio augurio è che questo lavoro risvegli e rafforzi in tutti noi la coscienza di essere comunità, di avere una storia, un’identità da custodire e trasmettere, di avere un modo tipicamente “gaglianese” di affrontare la vita. Ciò che noi siamo oggi

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lo possiamo comprendere solo alla luce di tutti quegli eventi e tradizioni che ci appartengono. Tutto ciò vale ancor di più se riferito al frammento della vita di un piccolo paese come il nostro. Non è difficile accorgersi che del nostro passato sappiamo ben poco e che la storia locale rappresenta per i nostri ragazzi una terribile e grave lacuna. La nostra piccola storia ci ricorda che la nostra comunità, per quanto piccola, ha saputo esprimere con grande generosità i propri talenti e le proprie risorse. In questi ultimi tempi, a causa dei lavori di restauro degli altari della nostra Chiesa Madre, ho incontrato diversi esperti tra i funzionari della Sovrintendenza per i beni culturali e restauratori. Tutti hanno constatato con meraviglia il fatto che una comunità piccola come la nostra abbia al suo attivo opere d’arte di notevole valore. Abbiamo un patrimonio di arte, ma anche di cultura e di idee di cui forse non siamo consapevoli fino in fondo. Per questo esprimo il mio vivo ringraziamento al prof. Fersini che, come un artigiano della storia, ha forgiato questo lavoro di ricerca per ben dieci anni prima di proporlo alla nostra attenzione. La sua passione e la sua esperienza oggi, in questo libro, diventano dono gradito per tutti noi, nella speranza che, come piccoli nani sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto, possiamo allungare lo sguardo oltre le miserie e le difficoltà del tempo presente, per intravvedere e costruire un futuro migliore.

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SALUTO DEL SINDACO DI GAGLIANO DEL CAPO

dottor Antonio Buccarello

Ricostruire gli avvenimenti del passato non può essere certamente un’impresa facile, specie quando la ricerca è indirizzata ai piccoli centri del Capo di Leuca. Le difficoltà sono legate soprattutto al fatto che non sempre le fonti bibliografiche e archivistiche sono facilmente reperibili. Il professore Francesco Fersini, con questa sua laboriosa ricerca, frutto di anni di studio, ha voluto offrire alla nostra Gagliano una monografia che, mancando per la verità, tutti aspettavamo da tempo. Attraverso questo studio, l’autore vuole illustrare gli aspetti più salienti e fondamentali della nostra storia locale; una storia che, seppur marginale, è pur sempre il riflesso di quella nazionale. I dati archivistici spulciati sono elementi che, estrapolati da un contesto, si inseriscono in un altro contesto storico più vasto, sono piccoli tasselli, testimonianza di quella storia, o meglio microstoria, che non ha attraversato le vie maestre. L’amore e la passione per la ricerca di Francesco Fersini non sono una novità. Ricordo ancora i suoi “quaderni storici” offerti come contributo alla ricerca e documentazione. Furono pubblicati periodicamente, tra gli anni 1983-1989 in collaborazione con il compianto parroco trinitario, padre Antonio Leonio, una ricerca poi proseguita e sempre più approfondita nel tempo. In una società fortemente proiettata sulla tecnologia, scoprire l’identità di un popolo è fondamentale; le radici storiche di una comunità sono un elemento sacro e vitale, rappresentano quasi una sorta di genius loci al quale noi tutti dobbiamo portare rispetto e venerazione. Come sindaco, e quindi come capo dell’Amministrazione, mi ritengo veramente soddisfatto per questa iniziativa culturale e il mio augurio è che altri giovani si possano incamminare lungo “questo percorso storico” di Gagliano.

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PRESENTAZIONE      La storia di un paese tentata, come ha fatto Francesco Fersini, nel taglio verticale della diacronia deve certamente abbandonare, in lunghi tratti di tempo, il dato certo per la congettura, il particolare per il generale. In effetti Gagliano, per gran parte dell'evo antico e di quello medio, non ha una specifica identità, non ha lasciato vere tracce di una sua storia; ha invece una interessante preistoria documentata anzitutto dal suo litorale e da alcune importanti grotte, adibite nel tempo remoto ad insediamenti umani, come la celebre Bocca del Pozzo, più volte esplorata, ed anche dallo stesso Fersini, e che pare sia terminale di una serie inestricata e labirintica di percorsi sotterranei, che valgono quasi a metafora del modo in cui istintivamente pensiamo quegli antichi. Solo frammenti, o ruderi o memorie di specchie e mehnir attestano un'età successiva, mentre un orecchino di bronzo trovato in una tomba ed alcune monete imperiali segnano il tempo della civiltà messapica e di quella romana. Poi nulla, per secoli. Non sono molti i paesi del Salento che possono vantare maggiori continuità tra l'evo antico e quello medio, perché la storia non è fatta di silenzi, e per questa estrema provincia d'Italia, il buio inizia a stemperarsi solo con l'età normanna. Probabilmente questo non avviene soltanto perché quella stagione è più vicina alla nostra e se n'è perciò conservata una qualche documentazione meno episodica ed incerta; ma anche perché nasce allora un'organizzazione territoriale capace di unire, con le istituzioni feudali, un centro alle periferie. Insomma non è un caso che prima dell'età normanna di una città come Lecce si conosca l'esistenza del nome e del sito, ma s'ignori tutto il resto, mentre un casale come Galatina, all'epoca certamente simile a Gagliano, sia documentato per la prima volta solo nel 1188. Fersini vede nel Medioevo un punto fermo nella storia del paese, ed ha perfettamente ragione, per vari motivi: anzitutto per una diversa e maggiore ed effettiva possibilità documentaria, perché Fersini non indulge ai miti ed alle tradizioni salvo che non siano criticamente provate, salvo che non se ne faccia storia; e questo presidio critico e documentale, l'ho detto più volte, è per la storia regionale non un'opzione, ma una necessità vitale. Inoltre nel

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Medioevo la stagione feudale, introdotta dai Normanni, di fatto riesce meglio a fare storia, perché ha in sé una vocazione alla relazione ed all'unità, se solo si mette in giusta attenzione la natura propria della feudalità. Purtroppo questa attenzione è legata alle sopravvivenze documentali, che sono quanto di più esiguo e ristretto si possa immaginare, ma che, alla fine, ci sono, benché soltanto ad iniziare dall'età angioina. Si tratta della documentazione raccolta, dopo le note distruzioni del 1943, dagli Archivisti napoletani nella serie dei Registri della Cancelleria angioina e che consente ancora una qualche occasione di inedito grazie ai repertori superstiti del De Lellis e del Sicola, e in poche altre fonti. Fersini crede, e in verità non è il primo, a queste fonti, ed attraverso la sua opera possiamo più in largo percepire che sta lentamente cambiando l'immagine del Salento medievale, già nella tecnica compositiva degli scritti di storia. Lo spazio concesso alla nostra gloriosa ed inventiva antiquaria, qui in particolare al Tasselli, diminuisce o scompare; il sempre utile Foscarini resta, ma sullo sfondo, ed invece in prima fonte compaiono i regesti manoscritti del De Lellis, tratti in genere dai perduti Registri angioini. Bisogna naturalmente essere assai prudenti nell'uso di questi regesti, come mi sembra che sia Fersini, perché i Registri angioini erano indicati, a mo' di titolo, dall'indicazione di un anno; ma poi gli atti trascritti all'interno molto spesso erano di anni diversi, e l'unico modo di risalire alla loro datazione esatta è di usare l' Inventario cronologico-sistematico edito nel 1894 dal grande erudito Bartolomeo Capasso. Ora, se a titolo personale mi è consentita forse quella che è un'ipotesi di ricerca assai più che una suggestione, la estrema frammentazione del territorio feudale che dai regesti del De Lellis s'intravede, tra Due e Trecento, per il Capo di Leuca, parrebbe il precipitato ed il residuo di una più antica unità feudale comprensiva, forse in età normanna, di Gagliano, Morciano, Salve e forse Acquarica. Qui potrebbe essere la remota origine di quella maggiore circolazione identitaria che ha, nel suo interno, il Capo di Leuca, rispetto, ad esempio, al Salento centrale, e che continua a quanto pare nell'uso sociale e nei modi culturali anche quando le unità feudali tendono, col Quattrocento, a strutturarsi sulle singole unità abitative, come mostra l' infeudazione di Gagliano ai Carducci, poi

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