Lawrence d’Arabia: il sogno di una nazione nuova dalle ...

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Lawrence d’Arabia: il sogno di una nazione nuova dalle origin arcaiche Lawrence d’Arabia: il sogno di una nazione nuova dalle origini arcaiche di Davide Bartoccini del 25/06/2016 “Non tutti gli uomini sognano allo stesso modo, coloro che sognano di notte nei ripostigli polverosi della loro mente, scoprono al risveglio la vanità di quelle immagini, ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi perché può darsi che recitano i loro sogni ad occhi aperti per attuarli…fu ciò che io feci … Io intendevo creare una Nazione nuova, ristabilire un’influenza decaduta, dare a venti milioni di Semiti la base sulla quale costruire un ispirato palazzo di sogni per il loro pensiero nazionale”. Thomas Edward Lawrence, I sette pilastri della saggezza.

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Lawrence d’Arabia: il sogno di unanazione nuova dalle originiarcaicheLawrence d’Arabia: il sogno di una nazione nuova dalle origini arcaichedi DavideBartoccini del 25/06/2016

“Non tutti gli uomini sognano allo stesso modo, coloro che sognano di notte neiripostigli polverosi della loro mente, scoprono al risveglio la vanità di quelleimmagini, ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi perché puòdarsi che recitano i loro sogni ad occhi aperti per attuarli…fu ciò che io feci … Iointendevo creare una Nazione nuova, ristabilire un’influenza decaduta, dare aventi milioni di Semiti la base sulla quale costruire un ispirato palazzo di sogniper il loro pensiero nazionale”.Thomas Edward Lawrence, I sette pilastri della saggezza.

Se c’è un personaggio che mi ha sempre affascinato fin da bambino questo èThomas Edward Lawrence forse più noto come Lawrence d’Arabia.L’ufficiale inglese che tra guerra, spionaggio, stravaganza e profondo rispetto deltribalismo divenne leggenda. L’incarnazione antitetica di metà della romanceanglosassone dedicata al colonialismo, ignorò la tipica convenzione coloniale del“buon selvaggio” e grazie alla sua pionieristica e stravagante apertura mentale eal suo indomabile coraggio, fu in grado di guadagnarsi la stima e il rispetto delletribù arabe che gli permisero di compiere audaci colpi di mano sul fronte medio-orientale durante la seconda guerra mondiale.Thomas E. Lawrence, classe 1888 nacque in una cittadina del Galles. Forgiò lasua educazione a Oxford, dove compì studi linguistici e archeologici che in seguitoperseguì viaggiando in Siria, in Palestina, Egitto e in diverse altre parti del MedioOriente, scoprendo un innato amore e attaccamento per il deserto. Allo scoppiaredella Prima guerra mondiale, venne destinato al Cairo presso il Serviziocartografico dell’Intelligence dell’esercito britannico con il grado di Maggiore.Investito del ruolo di agente segreto in seguito ricevette l’incarico di occuparsidei rapporti con le popolazioni Arabe per via della sua padronanza delle lingue edella conoscenza del territorio maturata durante le sue spedizioni archeologiche.Il suo ruolo crebbe enormemente di rilievo quando in veste di ufficiale dicollegamento strinse una profonda e rispettosa amicizia con principe arabo Faysalanch’esso impegnato nel combattere i turchi. La fraternizzazione del maggioreLawrence con la “situazione” araba culminò nel 1916 quando, per idealismoprima e per incarico ufficiale, inizio a fomentare la rivolta delle tribù nomadi dellapenisola araba contro gli occupanti turchi, alleati con i Tedeschi nellaQuadruplice Alleanza. La sue maggiore impresa di carattere militare fu l’inattesaconquista dell’inespugnabile città di Aqaba, porto di rilevante importanzastrategica sul Mar Rosso. Vestendo i tipici abiti di sceriffo arabo, comandò lacarica a dorso di dromedario prendendo di sorpresa e alle spalle la guarnigioneturca che occupava la città. Dato il successo della sua impresa mantennel’incarico di condurre le tribù turche per conto di sua Maestà della ribellione cheavrebbe sbloccato il fronte mediorientale a favore della Triplice Intesa. Venneelevato al grado di Tenente Colonnello e nel dicembre del 1917 partecipòall’occupazione di Gerusalemme. Nel 1918 fece il suo ingresso trionfale aDamasco, prima che l’esercito britannico regolare potesse insediarvisi ottenendopoi il congedo. Sbloccata la situazione strategica in Medio Oriente il sognod’Indipendenza arabo sciamò, non più sostenuto dall’interesse britannico cheormai aveva raggiunto i suoi scopi. L’ambiguità del compito di Lawrence aicomandi dello Stato Maggiore britannico lo leggenda, ma allo stesso tempo loturbarono particolarmente quando le aspettative dei suoi compagni d’armi arabivennero tradite.

Durante il dopoguerra Lawrence visse un periodo di profonda inquietudine. Preseservizio come diplomatico prendendo parte, tra le altre, della delegazionebritannica alla Conferenza di pace di Parigi, dove assistette in prima persona alla

politica intavolata da inglesi e francesi mirante ad asservire ai propri interessi ilMedio Oriente e le popolazioni arabe che avevano servito con lui senza riuscire arivendicare le ambizione del Principe Faysal, aspirante re della Siria; vivendo uninguaribile senso di colpa. Da sempre spirito libero ed orgoglioso, dai modiaristocratici e dall’immensa cultura (tradusse l’ Odissea in inglese ) si sentivanettamente superiore alla massa comune, e da ammirato eroe di guerra qual eraintendeva alimentare e diffondere il suo mito. Nel 1919 iniziò a scrivere le suememorie che vennero poi pubblicate nel 1926 con il titolo de I sette pilastri dellasaggezza.

Inquieto e ancora desideroso di avventura si ritirò mal servizio diplomatico nel1922 e si arruolò di nuovo sotto falso (Ross) nome nella Royal Air Force, e l’annoseguente nei reparti corazzati con il falso nome di Shaw, per poi tornare nellaRAF. Dall’esperienza in aviazione estrapolò il racconto L’Aviere Ross , che vennepubblicato postumo. T.E. Lawrence morì a causa di un grave incidente sulla suaamata motocicletta, una Brough Superior SS100, nel 1935 all’età di 47 anni. Equesta, come tutte le premature morti della storia non fece che alimentare la suaimmortale leggenda.

Fonte: storiediguerra.com

Iraq 1916/2016. Dall’AccordoSykes-Picot allo Stato Islamico (1)Iraq 1916/2016. Dall’Accordo Sykes-Picot allo Stato Islamico (1)di GabrieleRèpaci del 20/06/2016Il 16 maggio del 1916 il diplomatico Sir Mark Sykes e ilfrancese François Georges-Picot firmavano l’Asia minor Agreement, ancheconosciuto come Accordo Sykes-Picot, ovvero il patto segreto che tracciava gliequilibri in Medio Oriente a partire dalla prima guerra mondiale. Tale accordobenché poco conosciuto fra il grande pubblico occidentale è all’origine del caosche sta sconvolgendo la Siria e l’Iraq. Per comprendere dunque gli avvenimentiche hanno portato all’ascesa del sedicente Stato Islamico e alla sua rapidaespansione territoriale è necessario ricostruire in maniera sintetica gliavvenimenti che sono scaturiti dalla firma di quel patto scellerato le cuiconseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

L’ingerenza occidentale in Medio Oriente e più specificatamente in Iraq cominciòall’inizio del secolo. All’epoca la regione era in gran parte sotto la dominazioneturca. Secondo l’agente speciale inglese Thomas E. Lawrence, meglio noto con ilnome di Lawrence d’Arabia, durante il primo conflitto mondiale i britannicipromisero agli arabi che avrebbero sostenuto la creazione di uno Statoindipendente a condizione che essi avessero preso le armi contro i turchi.Ma al contempo, nel 1916, i ministri degli Affari esteri britannico e francesefirmarono in segreto l’Accordo Sykes-Picot, che avrebbe ridisegnato la carta del

Medio Oriente.L’Accordo Sykes-Picot infatti, tradendo le promesse fatte ai capi arabi, stabilì cheLibano e Siria passassero sotto l’autorità di Parigi e che Palestina, Giordania e ledue provincie meridionali dell’Iraq, Baghdad e Bassora, venissero incorporatenell’impero britannico. Per quanto riguarda la provincia di Mossul non si giunsead alcun accordo. Secondo l’intesa Sykes-Picot, la regione sarebbe dovuta entrarenell’area di influenza francese, ma gli inglesi erano fortemente decisi adaggiungere Mossul alla loro nuova colonia irachena. Per dare più forza a taleesigenza, l’esercito britannico occupò la città nell’ottobre del 1918, quattro giornidopo la resa dei turchi. Da allora non se ne andarono più.Dopo la Rivoluzione russa del 1917, il Partito comunista di Lenin rivelò l’esistenzadi tale accordo. In tutto il Medio Oriente scoppiarono proteste di massa quandoarabi e turchi scoprirono di essere stati beffati dai paesi “democratici”. Laribellione perdurò per tutto il periodo coloniale, con alti e bassi, e la repressionefu spietata. Nel 1925, per esempio i britannici lanciarono gas tossici sulla cittàcurda di Sulaimaniya, in Iraq. Si trattò della primissima volta in cui gas tossicivennero utilizzati da aerei di combattimento.

Soldati coloniali britannici 1925 nel sud dell’Iraq

Dal 1919, le forze aeree britanniche avevano chiesto a Churchill il permesso dipoter utilizzare in via sperimentale armi chimiche “contro gli arabi recalcitranti”.Churchill, all’epoca ministro della Difesa, accettò subito: «Io sono favorevole

all’impiego di gas tossici contro le tribù barbare» disse il futuro primo ministroinglese.Londra dovette, in realtà, affrontare una resistenza accanita. Essendo ancoral’Iraq un paese feudale, la resistenza nazionale venne guidata dai capi tribù e daileader religiosi. Costoro compresero che questo nuovo progetto coloniale andavacontro i loro interessi: la loro autonomia infatti era maggiore al tempo dell’ImperoOttomano.La repressione della rivolta costò ai britannici molti uomini e molto denaro. Lacolonizzazione diretta era impossibile. Per ovviare a tale problema venneinventata una “soluzione araba”.Nel marzo del 1921, le autorità britanniche installarono un Consiglio arabo e“importarono” un re, Feisal, figlio di un notabile della Mecca in Arabia Saudita. Ilfatto è degno di nota, tanto più se si considera che, fino ad allora, nel mondoarabo non era mai esistita la figura del re. Il suo compito principale non eraregnare, ma tenere la situazione sotto controllo.

Delegazione di Emir Faisal a Versailles, nel corso della Conferenza di pace diParigi del 1919. Da sinistra a destra: Rustum Haidar, Nuri as-Said, il principeFaisal, il capitano Pisani (dietro Faisal), Thomas Edward Lawrence, personasconosciuta, capitano Tahsin Kadry.

Il Consiglio Arabo, che non aveva alcuna competenza di affari esteri, furesponsabile della promulgazione di una legge elettorale e della instaurazione diun consiglio nazionale. L’amministrazione coloniale fondamentalmente siappoggiò sulle forze aeree reali britanniche.Nel 1921, in solo due giorni, Sir Percy Cox, alto commissario di Londra disegnòuna nuova carta della regione. Egli presentò ai capi feudali i nuovi confini di trepaesi, l’Iraq, il Kuwait e l’Arabia Saudita, così come vennero fissati da unadecisione dell’impero britannico. Cox prese una matita rossa e una cartageografica, con uno spazio bianco corrispondente alla zona che allora venivachiamata Arabia. Egli disse: «Signori, ecco le vostre frontiere». Lo specialista delMedio Oriente Trevor Royle scrisse: «Cox tracciò qualche sommaria linea rossa etali sono oggi i confini dell’Iraq, del Kuwait e dell’Arabia Saudita».Nel 1917, gli Stati Uniti entrarono nella Prima Guerra mondiale, nel momento incui la Gran Bretagna e la Francia erano sfinite. La condizione americana perpartecipare era la seguente: dopo la guerra si sarebbe dovuto tener conto dei loroobiettivi economici e politici. Uno di questi obiettivi era l’accesso alle nuovematerie prime e soprattutto al petrolio.Nel febbraio 1919, Sir Arthur Hirtzel, un alto funzionario coloniale britannico,avvertì: «Non dimentichiamo che la Standard Oil Company è pronta a intervenireper accaparrarsi l’Iraq».Di fronte al predominio franco-britannico sulla regione, gli Stati Uniti esigevanouna politica della “porta aperta”. Le compagnie petrolifere degli Stati Unitidovevano poter negoziare in tutta libertà contratti con il nuovo regime del reFeisal.La soluzione alla disputa tra gli alleati venne trovata nella spartizione del petrolioiracheno. La torta fu divisa in cinque fette: la Gran Bretagna, la Francia, i PaesiBassi e gli Stati Uniti ne ricevettero ciascuno il 23,75% e il restante 5% venneassegnato al barone del petrolio Calouste Gulbenkian, altrimenti noto come“mister 5%”, che aveva favorito i negoziati.All’Iraq toccò lo zero percento del suo stesso petrolio.La situazione rimase inalterata sino alla rivoluzione del 1958.Nel 1927 vennero organizzate delle esplorazioni petrolifere su larga scala. Nellaprovincia di Mossul vennero scoperti due importanti giacimenti. Due anni dopovenne fondata la Iraqi Petroleum Co., dalla collaborazione tra l’Anglo-IranianPetroleum (oggi BP), la Shell, la Mobil e la Standard OU di New Jersey (oggiExxon).

Qualche anno più tardi, questa compagnia internazionale giunse a monopolizzaretutta la produzione petrolifera irachena. Nel 1932, dopo quindici anni dioccupazione, le truppe britanniche lasciarono ufficialmente l’Iraq. Malgradol’indipendenza formale e un proprio esercito, il paese restò una neocolonia, unanazione cioè dominata dagli inglesi e dagli americani.Fecero la loro comparsa anche nuove forme di resistenza. Gli sceicchi e gli imam,i notabili e gli aristocratici non erano veramente interessati alla ricerca

dell’indipendenza nazionale, che non faceva parte della loro visione delle cose.Dopo la scomparsa del colonialismo britannico diretto, essi accettarono la nuovasituazione di un colonialismo indiretto.A quest’epoca l’Iraq non era uno stato moderno e la resistenza non era ancorapronta a scacciare completamente i colonialisti dal paese. La modernizzazionedell’Iraq cominciò solo con la creazione di un esercito nazionale e l’introduzionedi un sistema di istruzione da parte degli inglesi negli anni ’20 e ’30. Per lavorarein queste istituzioni, polizia, esercito, amministrazione e istruzione, i britannicireclutarono e formarono persone che faranno penetrare nel paese idee nuove.Queste idee furono alla base di due movimenti quello nazionalista e quellocomunista.Alla morte di re Feisal (1885 – 1933) gli succedette il figlio Ghazi, benvisto negliambienti dell’esercito perché vicino agli ideali nazionalisti; il suo regno sarà moltobreve, appena sei anni, ma caratterizzato da convulsi avvenimenti. Ci fu anzituttonello stesso 1933 il massacro della minoranza assira da parte dell’esercito, poi nel1935-36 una rivolta tribale lungo l’Eufrate rapidamente soffocata, e infinenell’ottobre del 1936 il colpo di stato del generale Bakr Sidqi al Askari conl’avvento di un governo che possiamo definire “progressista”, o quantomeno“riformista”, presieduto dal nazionalista Hykmet Suleiman.L’esperimento tuttavia ebbe vita breve: nell’agosto del 1937 l’assassinio delgenerale Bakr Sidqi provocò la caduta del nuovo governo.Seguì un periodo di forte conflittualità, con ripetuti tentativi di colpo di stato,mentre crebbe nel paese, e soprattutto nell’esercito e tra le masse popolari, latensione con la Gran Bretagna, anche a causa della politica di Londra in Palestinaconsiderata filo-sionista.Nel 1939 Re Ghazi morì in un misterioso incidente che coinvolse la sua vetturasportiva che egli stesso guidava. Voci insistenti affermarono che era statoeliminato su disposizione di Nūrī al-Saʿīd, longa manus della Gran Bretagna inIraq. Suo figlio Feisal II, di appena 4 anni, gli succedette, sotto la tutela dello zioʿAbd al-Ilāh, anch’egli di sicuri sentimenti filo-britannici.La seconda guerra mondiale, scoppiata di lì a pochi mesi, fornì ai circolinazionalisti l’occasione per tentare di svincolarsi dalla soggezione alla GranBretagna. Nel 1941 un ennesimo colpo di Stato portò all’insediamento di ungoverno militare diretto da Rashid Ali al-Gaylani, che in base al vecchio principiosecondo cui “il nemico dei miei nemici è mio amico” non nascose le sue simpatieper la Germania hitleriana; tanto bastò per etichettare il nuovo regime come filo-nazista e giustificare il massiccio intervento delle truppe britanniche, che nel girodi un paio di mesi ripresero il controllo del paese. Nel 1943, con l’immancabileNūrī al-Saʿīd come primo ministro, l’Iraq dichiarò guerra alle potenze fascistedell’Asse.Il 4 marzo 1944, tre mesi prima dello sbarco in Normandia, Winston Churchill

fece pervenire al presidente Roosevelt una nota particolarmente aspra sia nellaforma che nel contenuto: “Mi sento estremamente sollevato al sentire che voi nonfate gli occhi dolci ai nostri giacimenti petroliferi in Iran e Iraq, ve ne ringraziocon tutto il cuore. Ma sono in grado a mia volta di garantirvi che non abbiamoalcuna intenzione di immischiarci nei vostri interessi o proprietà in ArabiaSaudita. Il mio punto di vista è che la Gran Bretagna, in questa guerra, nonpersegue alcun interesse né sul piano territoriale né su nessun altro piano.D’altro canto, il nostro paese non si lascerà privare di ciò che gli spetta disacrosanto diritto dopo aver reso alla buona causa tutti i servizi possibili, almenofino a quando il vostro umile servitore ne avrà la direzione”.La nota di Churchill mostrava che i dirigenti americani erano in quel momentotalmente decisi a impadronirsi dell’Iraq e dell’Iran che gli inglesi finirono perpreoccuparsene. Malgrado le dichiarazioni di Churchill, i britannici non riuscironoad arrestare l’ascesa degli Stati Uniti. Qualche anno dopo, la classe dirigentebritannica dovrà rassegnarsi alla nuova realtà e accettare il ruolo di partnersecondario di Washington.Nel 1953, dopo il colpo di Stato della CIA che depose il primo ministro iranianoMossadeq, gli Stati Uniti acquisirono il controllo sulla nuova Persia. Verso la metàdegli anni ’50 l’Iraq era dominato congiuntamente dagli Stati Uniti e dalla GranBretagna. Nel 1955, Washington impose il patto di Baghdad, firmato da Pakistan,Iran, Turchia, Iraq e dagli inglesi. Questo patto (il CENTO o Central TreatyOrganization) venne firmato allo scopo di contrastare i movimenti di liberazionenella regione.Dopo la Nato, l’Otase e l’Anzus, si trattava di un’ennesima alleanza militaredestinata, in questo periodo di guerra fredda, ad accerchiare il campo socialistacostituito da Unione Sovietica, Cina, Europa dell’Est, Corea del Nord e Vietnamdel Nord. L’Iraq, nucleo del CENTO, era indipendente soltanto di nome. Gliinglesi conservarono i loro campi di aviazione militare in Iraq e, malgrado laricchezza petrolifera, la popolazione viveva nella povertà e nella fame. Piùdell’80% degli abitanti erano analfabeti; il paese contava un medico ogni 6.000 eun dentista ogni 500.000 abitanti.L’Iraq era governato da una monarchia corrotta, da grandi proprietari terrieri ecommercianti feudali. Tuttavia, il 14 luglio 1958, un terremoto sconvolse il paese.La monarchia venne rovesciata da un colpo di stato chiaramente guidato daimilitari sotto la direzione dei giovani ufficiali Abdul Karim Kassem e Abd as SalamArif. Il re Feisal II venne ucciso insieme a gran parte della famiglia reale.La rivoluzione modificò da cima a fondo le strutture sociali irachene. Il poteredegli sceicchi e dei grandi proprietari terrieri venne annientato e la posizione deilavoratori urbani, dei contadini e della classe media ne uscì rafforzata. Unainsurrezione militare sfociò così in una rivoluzione nazionale. Le strade diBaghdad e delle altre città erano gremite di folla. I corrispondenti parlavano con

accenti lirici di “fiumi che straripano” e di “corrente purificatrice”, di “onde che sifrangono”. La popolarità della rivoluzione era incontestabile.Washington e Wallstreet rimasero agghiacciati. Durante la settimana seguente ledieci prime pagine del New York Times furono quasi interamente dedicate allarivoluzione irachena. Il Presidente Dwight D. Eisenhower dipinse l’avvenimentocome «la crisi più profonda dopo la guerra di Corea».All’indomani della rivoluzione irachena, 20.000 marines americani sbarcarono inLibano. Il giorno dopo 6.600 paracadutisti britannici vennero lanciati sullaGiordania. C’era il rischio concreto, infatti che l’impulso degli avvenimentiiracheni spazzasse via i regimi di Beirut e Amman. Gli Stati Uniti intervennerodirettamente per impedire che la rivoluzione si espandesse nel Medio Oriente,così impostante per loro. Verrà chiamata più tardi “la dottrina Eisenhower”.Eisenhower, i suoi generali e il suo segretario degli affari esteri, John FosterDulles, avrebbero avuto l’intenzione di invadere l’Iraq e installare a Baghdad ungoverno fantoccio. Tre fattori obbligarono tuttavia Washington ad abbandonarequesto piano: la popolarità della rivoluzione, la dichiarazione dell’Unione siro-egiziana, secondo la quale le sue truppe avrebbero combattuto gli Stati Uniti incaso di attacco, e il sostegno accordato al nuovo governo iracheno dallaRepubblica Popolare Cinese e dall’Unione Sovietica. Quest’ultima cominciò amobilitare delle truppe nelle sue repubbliche meridionali vicino all’Iraq. Idirigenti americani furono costretti a riconoscere la rivoluzione irachena.Gli ufficiali ribelli che si erano impadroniti del potere, ivi compreso Kassem, nonerano tuttavia membri di un partito politico. Malgrado la comune origine, moltedivergenze contrapponevano gli uni agli altri. Essi non avevano un’ideologiacoerente e non disponevano di un’efficace struttura organizzativa. Cosa li univa?Una vaga avversione per i grandi signori terrieri, un’ostilità contro la monarchiacorrotta e un odio profondo per l’Impero britannico e gli Stati Uniti. La propostadi adesione all’Unione siro-egiziana, costituita nel 1958, dal nazionalista egizianoNasser e dal partito Baath siriano, contrappose a questo punto Kassem e Arif inuna lotta personale per il potere. Arif, con le sue simpatie nasseriane erasostenuto dai baathisti, mentre Kassem, contrario all’unione, venne appoggiatodai comunisti.Kassem ebbe il sopravvento e Arif venne arrestato. Ben presto il conflitto fra i dueiniziò a destabilizzare la giovane repubblica. Nel marzo 1959, i sostenitori di Arifscatenarono da Mossul una rivolta contro Kassem. Allora i comunisti attaccaronogli insorti e, con le truppe di Kassem e del capo curdo Barzani, contribuirono allarepressione della rivolta.Nell’ottobre del 1959, venne compiuto un attentato contro Kassem da parte diun’unità del Baath. Vi prese parte un giovane militante di Tikrit; il suo nome eraSaddam Hussein. Kassem, ferito, sopravvisse all’attentato.Kassem era un centrista e voleva migliorare le condizioni dei poveri risparmiando

tuttavia i ceti privilegiati. Questa politica era la conseguenza del suo esiguoseguito popolare. Così si mantenne al potere solo con un esercizio di equilibrio fracomunisti e panarabisti. Egli cercò di compensare il panarabismo crescente fra imilitari con il sostegno ai comunisti che disponevano di una forte base popolare.Nel 1959 stabilì relazioni diplomatiche con Mosca. Nacque un’estesacollaborazione economica e l’Unione Sovietica cominciò a consegnare armiall’Iraq.Kassem rimise in discussione gli accordi con le compagnie petrolifere. Nel 1961espropriò il 99,5% all’Iraqi Petroleum Company. Egli limitò il campo di attivitàdelle compagnie alle regioni in cui esse estraevano già petrolio e fondò l’IraqiNational Oil Company (INOC) per sfruttare i nuovi giacimenti. Nel 1960 e nel1961, i comunisti continuarono a rafforzarsi. Kassem, allora, decise di allontanarlidalle posizioni importanti in seno al governo e intervenne pesantemente contro leorganizzazioni contadine, i sindacati e la stampa comunista. Nel 1961, la suaposizione si indebolì ulteriormente quando i curdi presero le armi contro ilgoverno centrale supportati dallo scià dell’Iran preoccupato per le simpatie diKassem verso i comunisti, nonché le sue pretese circa alcuni territori iraniani.Nel 1961, Kassem urtò ulteriormente l’Occidente e i regimi pro-occidentali che locircondavano reclamando la sovranità irachena sul Kuwait, appena divenutoindipendente. Quando la Lega araba accettò all’unanimità la filiazione del Kuwait,l’Iraq ruppe le relazioni diplomatiche con i suoi vicini arabi. Sempre più isolato,sia all’interno che all’esterno, l’equilibrista Kassem cominciò a vacillare.Nel febbraio del 1963, una parte dell’esercito, insieme al partito Baath, effettuòun colpo di stato. Il regime crollò e Kassem venne giustiziato. I dirigenti del Baathchiesero ad Arif di assumere la presidenza. Il colonnello Ahmed Hassan al Bakr,un ufficiale membro del Baath, venne nominato Primo ministro. Si costruì cosìun’alleanza tra le due tendenze nazionaliste: il Baath e la corrente nasserianasviluppatasi nell’esercito. Il presidente Arif, il cui potere era stato limitatoall’inizio dal partito Baath, si circondò di elementi militari. I dirigenti del Baathvennero arrestati. Il 1963 fu un annata catastrofica anche per i comunisti. Essidecisero per un cauto sostegno ad Arif ma, un anno dopo, furono costretti adammettere che «Arif ha ucciso più comunisti in un anno che il passato regime in25».Proprio come Nasser in Egitto, Arif impose a tutti i partiti politici nazionali diunirsi in una grande Unione araba socialista; cosa che scatenò subito le protestedi tutti i partiti politici. A partire da questo momento l’Iraq iniziò a adattraversare un periodo molto instabile. Dopo la morte di Arif, prese il potere suofratello maggiore. La disfatta arabo-israeliana del 1967 (la guerra dei Sei giorni),durante la quale l’Iraq ebbe solo una presenza formale, sollevò una profondaagitazione in tutto il paese. Il Baath reclamava la formazione di un governo senzaperò ottenere alcun riscontro da parte del presidente Arif. Questa crisi fu alla

base del colpo di stato del luglio del 1968 che ha portato il partito Baath al potereper i successivi 35 anni.Nel 1963 quando Arif si impadronì del potere , il partito Baath fu costretto apassare alla clandestinità. Vennero attuate alcune radicali riforme all’interno delpartito, sia sul piano della direzione che della strategia. Ahmed Hassan al Bakrassunse la direzione. A riorganizzare il Baath lo aiutò il giovane nipote SaddamHussein, divenuto segretario generale del partito. Il 17 luglio 1968, Arif vennerovesciato da un colpo di stato militare.

Saddam Hussein

Al Bakr divenne contemporaneamente primo ministro e presidente del paese.Questo partito che ormai godeva di un organizzazione molto efficiente, iniziò adesercitare il suo potere sulla quasi totalità delle istituzioni nazionali. La borghesianazionale emergente fu la prima a trarne vantaggio, ma il Baath arrivò anche astringere legami con la classe media e con una parte degli operai e dei contadini.

Questi ultimi furono attratti dai notevoli progressi realizzati nel paese negli anni’70. Per approfondimenti:_Gianfranco Lannutti, “Breve Storia dell’Iraq. Dalle origini ai nostri giorni”,Datanews,2002_Paolo Barbieri, Maurizio Musolino, “Saddam Hussein. La vita del raìs diBaghdad” , Datanews, 2003_Tariq Alì, “Bush in Babilonia. La ricolonizzazione dell’Iraq”, Fazi Editore, 2005_Jean-Marie Benjamin, “Iraq. L’effetto Boomerang. Da Saddam Hussein allo StatoIslamico”, Editori Riuniti, 2015 © L’altro – Das Andere – Riproduzione riservata