LAVORI PRODOTTI DAGLI STUDENTI SU LUIS SEPULVEDA … · recensione de “il vecchio che leggeva...

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Concorso DEDICA-SCUOLA Luis Sepulveda Elaborati degli studenti ISIS ‘P. Sarpi’ a.s. 2014-15 1 LAVORI PRODOTTI DAGLI STUDENTI SU LUIS SEPULVEDA ISIS ‘PAOLO SARPI’ SAN VITO AL TAGLIAMENTO Referente di Progetto di Istituto: Prof.ssa Fabiola Fontanel Pag.1: Classe 4^C RIM , 4^D RIM, 5^C RIM Docente di riferimento: Prof.ssa Anna DAZZAN Pag. 17: Testo creativo scritto da Giuseppe De Biasio classe 5^C RIM (vincitore concorso Dedica) Pag. 25: Classe 4^D RIM Docente di riferimento: Prof.ssa Gabriella SFREDDO Pag. 40: Classe 4^A AFM Docenti di riferimento: Prof. Stefano ULLIANA e Prof.ssa Fabiola FONTANEL Classe 4^C RIM , 4^D RIM, 5^C RIM Docente di riferimento: Prof.ssa ANNA DAZZAN Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Analisi del protagonista Antonio Josè Bolìvar Proano è un vecchio che vive nella foresta, nella colonia di Ed Idilio. E' un uomo che vive da solo, da quando la moglie è morta. Poco dopo si viene accolto da una tribù che vive nella foresta amazzonica: gli Shuar. Antonio sapeva leggere, ma non sapeva scrivere. Leggeva attentamente e lentamente, e se gli piaceva, leggeva la stessa frase due volte. I romanzi che preferiva erano quelli d'amore. Mentre leggeva, si immaginava le scene del libro: per lui leggere è un modo di scappare dalla realtà, ma anche (e forse soprattutto) una passione che lo aiuta a scappare dalla sua solitudine. Sepúlveda è, a parer mio, uno scrittore, che riesce a mettere in luce il rapporto profondo che si viene ad instaurare tra il vecchio e la natura. Da quando è entrato a far parte delle tribù degli Shuar, egli ha imparato le regole della foresta, di quel mondo all'apparenza crudele. Crudele soltanto in apparenza, appunto, perché viene spesso fatto un confronto assai complicato nel libro, tra uomo e natura: chi è tra i due il vero animale e chi il vero uomo ?

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Concorso DEDICA-SCUOLA Luis Sepulveda Elaborati degli studenti ISIS ‘P. Sarpi’ a.s. 2014-15

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LAVORI PRODOTTI DAGLI STUDENTI SU LUIS SEPULVEDA

ISIS ‘PAOLO SARPI’

SAN VITO AL TAGLIAMENTO

Referente di Progetto di Istituto: Prof.ssa Fabiola Fontanel

Pag.1: Classe 4^C RIM , 4^D RIM, 5^C RIM Docente di riferimento: Prof.ssa Anna DAZZAN Pag. 17: Testo creativo scritto da Giuseppe De Biasio classe 5^C RIM (vincitore concorso Dedica) Pag. 25: Classe 4^D RIM Docente di riferimento: Prof.ssa Gabriella SFREDDO Pag. 40: Classe 4^A AFM Docenti di riferimento: Prof. Stefano ULLIANA e Prof.ssa Fabiola FONTANEL

Classe 4^C RIM , 4^D RIM, 5^C RIM Docente di riferimento: Prof.ssa ANNA DAZZAN

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Analisi del protagonista

Antonio Josè Bolìvar Proano è un vecchio che vive nella foresta, nella colonia di Ed Idilio. E' un uomo che vive da solo, da quando la moglie è morta. Poco dopo si viene accolto da una tribù che vive nella foresta amazzonica: gli Shuar. Antonio sapeva leggere, ma non sapeva scrivere. Leggeva attentamente e lentamente, e se gli piaceva, leggeva la stessa frase due volte. I romanzi che preferiva erano quelli d'amore. Mentre leggeva, si immaginava le scene del libro: per lui leggere è un modo di scappare dalla realtà, ma anche (e forse soprattutto) una passione che lo aiuta a scappare dalla sua solitudine. Sepúlveda è, a parer mio, uno scrittore, che riesce a mettere in luce il rapporto profondo che si viene ad instaurare tra il vecchio e la natura. Da quando è entrato a far parte delle tribù degli Shuar, egli ha imparato le regole della foresta, di quel mondo all'apparenza crudele. Crudele soltanto in apparenza, appunto, perché viene spesso fatto un confronto assai complicato nel libro, tra uomo e natura: chi è tra i due il vero animale e chi il vero uomo ?

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Le catastrofi naturali, gli animali che attaccano l’uomo e tutto ciò che accade è la conseguenza di ciò che l'uomo fa contro la natura. Nel libro, l'animale protagonista è il tigrillo, il quale, dopo la morte dei suoi cuccioli, cerca vendetta uccidendo tutto ciò che incontra. Il sindaco spinge così Antonio ad uccidere il tigrillo ormai diventato una minaccia per gli abitanti della foresta. Alla fine Antonio riuscirà ad uccidere il tigrillo, ma nel momento stesso in cui egli realizzerà ciò che ha fatto, emergeranno in lui sentimenti di colpa e dispiacere per il povero animale. A questo punto ci richiediamo: "Chi è la bestia ? " Secondo me la bestia è l'uomo che cerca sempre di distruggere tutto ciò che gli fa paura, ciò che conosce poco o non conosce, e che invece potrebbe imparare a conoscere e a capire: è proprio questo che differenzia noi umani dal regno animale, la ragione e un cervello pesante. In questa storia la bestia è rappresentata senza dubbio da un uomo, il sindaco: un uomo avaro, egoista, pauroso, superficiale, che pensa solo a sé stesso. Non a caso, alla fine, quando Antonio si trova faccia a faccia con il tigrillo, egli scappa lasciando Antonio da solo. Questa storia è una storia semplice, ma talmente intrecciata che sembra quasi difficile. È un bellissimo momento quando il protagonista parla della moglie e delle esperienze vissute e anche quando parla della sua fastidiosissima dentiera o quando parla del dentista, che gli aveva tolto sì tutti i denti, ma gli portava i romanzi d'amore, quegli stessi romanzi che erano l'antidoto alla vecchiaia e che, ricordandogli il suo grande amore, gli ricordavano anche di aver vissuto.

Agnese D’Ales 4^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Recensione Proprio per dare Il protagonista di questo romanzo è il vecchio Antonio José Bolivar, che vive in una capanna ai margini della foresta amazzonica; vi è approdato dopo molte disavventure: la morte della moglie, l’esilio dalla foresta da parte degli indios shuar ed il dispiacere che provava e prova tutt’ora a causa degli uomini bianchi, che non hanno cura della foresta e tantomeno degli animali che vivono al suo interno.

In questa capanna, ormai vecchio e solo, egli il passa il suo tempo leggendo molto accuratamente alcuni romanzi d'amore.

Tutto il suo sapere, che deriva dall'aver vissuto nella grande foresta insieme agli shuar, è custodito come fosse un tesoro inesauribile nella sua mente e nel suo cuore; è una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura, che hanno caratterizzato molti giorni della sua esistenza.

In questo romanzo, fin dalle prime pagine, l’autore parla con estrema maestria di due anime complementari: quella dell’uomo e quella della foresta.

spazio a quelle che sono le descrizioni e riflessioni del vecchio nel descrivere la foresta, il romanzo si caratterizza da un ritmo abbastanza lento, il quale però permette il ricreare nella mente dei lettori questo posto quasi idilliaco.

I personaggi che compaiono nel libro vivono in un ambiente difficile, fatto di povertà e analfabetismo, in cui l’uomo è in costante lotta contro la natura, contro le numerose avversità che si presentano e soprattutto è senza aspettative per il futuro. Per questo motivo il lessico adottato dall’autore è semplice, adeguato quindi alla condizione sociale e alla poca cultura dei personaggi che compaiono nel libro.

I temi fondamentali che vengono affrontati sono quelli della vecchiaia e della morte, temi alquanto delicati, e quello della foresta, luogo che ha arricchito molto l’animo di Antonio.

In questo romanzo infatti l'autore, attraverso la figura del vecchio, ci presenta un problema quanto mai attuale, ovvero la distruzione della foresta ecuadoriana, causata dall'ingordigia di uomini senza scrupoli, che non hanno imparato quanto sia prezioso il valore delle vite racchiuso all’interno della foresta, ed i tempi che quest’ultima necessita per continuare a vivere in modo “umano”.

Il valore dell’amicizia viene invece evidenziato all’esordio del romanzo, nel quale Antonio ripercorre la sua giovinezza insieme ad una tribù locale ed al suo migliore amico.

Potremmo dunque dire che gli aspetti trattati dal libro sono molteplici e vari, ma tutti con un legame comune: il rispetto. Il rispetto tra i vari abitanti, il rispetto delle regole, delle parole date, ma soprattutto il rispetto per la natura.

Non è ammissibile che gli uomini pensino solo ai profitti, al loro bene, perché in questo mondo egli non è da solo: milioni di animali e piante popolano lo popolano e l’uomo, se vuole continuare a ritenersi il più evoluto fra tutte le forme esistenti sul pianeta, deve cominciare ad imparare a rispettare tutte le altre.

ALESSIA BOVIO 4^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D'AMORE: RECENSIONE "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" è un romanzo per lo più descrittivo. Possiamo perciò dire che il ritmo è molto lento e, per non appesantire il romanzo e annoiare il lettore, il lessico è particolarmente semplice. In questo libro affiora il sentimento dell'amore: l'amore per i libri, per la moglie che viene ricordata dal protagonista Antonio Josè Bolivar Proano e il suo amore per la natura deturpata però dai ricercatori d'oro che si addentravano nella foresta per arricchirsi senza pensare ai danni che avrebbero provocato. L'autore fa spesso ricorso ai flashback. Descrive infatti la sua vita passata il suo rapporto con gli shuar e i metodi di caccia. Ormai vecchio, però, Antonio Josè Bolivar Proano si dedica alla lettura di romanzi d'amore, procurati dal dentista, suo caro amico. Questa sua lettura rappresenta un modo per staccare dalla società ma anche un antidoto per la vecchiaia. La vicenda che domina il romanzo è la cattura della femmina di tigrillo che ha messo a repentaglio la vita di ogni singolo abitante della città di El Idilio. Questo è un libro alla portata di tutti grazie al lessico semplice con una trama semplice ma intrigante, che riporta sentimenti come l'amore per la natura, di questi tempi ormai sottovalutati. Feltrin Chiara 4^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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RECENSIONE DE “IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE “ “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, romanzo dello scrittore Luis Sepúlveda, è la storia di un vecchio di nome Antonio José Bolivar, un colono che viveva a El Idilio. Dopo la morte della moglie, il suo unico ricordo dell’amata è una sua foto. Per combattere la sua solitudine, il vecchio passa il tempo a leggere romanzi d’amore, così da poter rivivere certe sensazioni ed emozioni vissute nei romanzi. La vita del vecchio Antonio cambia subito dopo la perdita avuta. Infatti dopo la scomparsa della moglie, il protagonista va a vivere nella foresta con gli Shuar, imparando così i loro usi e costumi, le loro tradizioni e gli accorgimenti per sopravvivere lì. Gli altri personaggi presenti nel racconto sono il dentista Rubicundo Loachamín, amico del vecchio e fornitore dei romanzi e nemico accanito del Governo, il sindaco soprannominato “Lumaca” e il tigrillo, il felino che con la sua ira lascia delle vittime nel suo cammino. Il coraggio di un vecchio riuscirà a sconfiggere la bestia e salvare così la gente del paese? Il tema principale e il messaggio del libro è la noncuranza dell’uomo, che non rispetta la natura arrivando al punto di danneggiarla o addirittura distruggerla. “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” non è solo la storia di un vecchio saggio, è un romanzo che fa soffermare l’attenzione sulle conseguenze di alcune azioni compiute dall’uomo, mettendo in evidenza il rapporto tra uomini e natura.

CRISTINA CASTIGLIONE 4^C RIM, ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Recensione

Il romanzo di Luis Sepulveda, "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore", narra della vita di

un vecchio, Antonio, che dopo la morte dell'amata moglie, prosegue la sua vita in mezzo

alla foresta con gli indigeni del posto, i quali gli insegnano a sopravvivere come loro al

passo della natura. Dopo aver commesso un errore, Antonio si trova costretto a tornare ad

El Idillo, la città nella quale aveva vissuto con la moglie. Così comincia la nuova vita di

Antonio che, vecchio e stanco, non ha più niente: né la moglie, né più la sua dignità da

colono. L'unica cosa immutabile della sua vita sono i libri, portati dal suo amico dentista,

che gli riaccendono passioni ed emozioni, che riescono a farlo evadere dalla civiltà che,

per tutta la sua esistenza, non ha fatto altro che respingere. Tramite essi, il vecchio

comprende e condivide il dolore del tigrillo che, accecato dall'ira, fa strage nel posto, dopo

aver perso i cuccioli.

Antonio decide di partecipare alla spedizione dei cittadini del villaggio per trovare l'animale

che verrà ucciso proprio dal vecchio che, nonostante avesse vinto la "battaglia", non si

sente affatto un vincitore, ma solo un assassino.

Nel romanzo Sepúlveda trasmette sensazioni forti e trascina il lettore in un altro mondo

facendolo immedesimare nel vecchio Antonio grazie alla cura delle descrizioni. Un libro

molto bello e scorrevole perché dal carattere semplice, con un andamento lento.

Consigliato soprattutto alle persone a cui piacciono i romanzi.

Linda Bomben 4^C RIM, ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Il romanzo parla di un vecchio, Antonio José Bolívar Proaño, che vive ad El Idilio. Non ha più niente, né una moglie, né i denti, tanto da essere costretto ad utilizzare una dentiera che usa solamente per mangiare e parlare. Egli però ama dedicarsi alla lettura dei romanzi d'amore, che ritiene oramai l’unico mezzo di consolazione per trascorrere questi ultimi anni di vita che gli restano. La sua vita è una vera avventura. Egli è costretto a dare la caccia e ad uccidere un tigrillo, il feroce felino che sta uccidendo gli uomini perché distrutto dal dolore della perdita dei suoi cuccioli a causa dell’uomo. Ed è proprio dando la caccia al tigrillo che il suo destino cambia. In un giorno d’estate, inoltrandosi nel bosco, Bolìvar scorge il tigrillo mentre si sta abbeverando sulle rive del fiume Andalus. A passi silenziosi il vecchio tenta di avvicinarsi al feroce animale, ma viene interrotto da un forte ruggito. Proprio dietro alle sue spalle c’è un Giaguaro, che con occhi impietriti e pupille dilatate, lo sta fissando e, in preda al panico, Antonio comincia a darsi alla fuga. Sfortunatamente, attraversando la foresta, inciampa in un tronco e cade, slogandosi la caviglia. Il Giaguaro è vicino, ma Bolìvar non riesce a stare in piedi, e così si lascia andare sconfitto, senza più speranza di tornare a casa vivo. Il giaguaro lo raggiunge e tra i due comincia una lotta. Il vecchio dimenandosi, cerca di sfuggire alla preda, ma i suoi sforzi sembrano inutili. E proprio mentre sembra aver perso le speranze, ecco che arriva in suo aiuto il tigrillo, lanciandosi sul giaguaro, il quale lascia la presa del vecchio e scappa in mezzo alla foresta. Se non fosse stato per il tigrillo, Bolìvar sarebbe diventato cibo per quel feroce animale e così lo ringrazia ricambiando il favore, cioè curando il suo compagno, che giaceva morente sulle rive del fiume. Tra i due nasce una splendida amicizia, e Bolìvar trasferisce i due felini in un posto più sicuro, lontano dal pericolo dell’uomo bianco che da tempo li caccia. MARTINA CASAROTTO 4^C RIM, ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D'AMORE Recensione

La trama di "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" non è quella che ci può indurre a pensare il titolo, ma è molto più ampia e con un messaggio molto più profondo. La storia racconta di un vecchio, che dopo aver perso sua moglie a causa della malaria, si trasferisce a vivere con una tribù, gli shuar, nella foresta, dove rimane per molto tempo ed impara a vivere come loro e a rispettare la foresta. Un giorno, però, un suo amico viene ucciso e l'uomo per vendicarsi usa una pistola anziché una freccia avvelenata e così viene cacciato dagli indigeni. Comincia quindi una nuova vita a El Idilio, dove trascorre molto del suo tempo leggendo romanzi d'amore, procurati dal suo amico dentista. Antonio successivamente partecipa a una spedizione per uccidere il tigrillo che continuava a fare vittime per vendicarsi dell'uccisione della sua famiglia. Dopo alcuni tentativi andati a male, Antonio rimane da solo nella foresta, aspettando che la bestia si faccia viva.. Il vecchio alla fine riesce nel suo intento, ma torna a El Idilio amareggiato per aver commesso un inutile uccisione, come sarebbe apparsa agli occhi degli shuar. Interessante è la figura del vecchio, il quale appare eterno e ricco di esperienze vissute. Luis Sepulveda ha inserito in questo libro molte parti descrittive, ma la narrazione è rimasta semplice e fluida. Vi sono inoltre presenti flashback nel passato del vecchio. Molto bello è il messaggio che vuole trasmettere il libro: Sepulveda vuole farci riflettere sull'importanza della natura per l'uomo e vuole che impariamo a rispettarla. MONICA ANTONIALI 4^C RIM, ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE

Il vecchio Antonio Josè Bolivar viveva ad El Idilio con sua moglie Dolores. I due però non riuscivano ad avere bambini e per evitare i pregiudizi del loro paese, andarono a vivere a El Idilio, ai margini della foresta, Antonio andò a vivere nella foresta con gli shuar, una popolazione indigena che si era ritirata nella foresta. Dopo due anni la donna morì a causa della malaria e Antonio diventò un esperto cacciatore, ma con semplici frecce avvelenate. Un giorno uno dei suoi amici fu ucciso da un colono. Antonio volle vendicarlo uccidendo il suo assassino, ma usò il fucile del nemico anziché le frecce avvelenate. Per questo fu cacciato dalla comunità degli shuar e ritornò a El Idilio. Il tempo scorreva tranquillo, anche grazie ai romanzi d’amore che ogni sei mesi gli portava il dentista. Un giorno, degli shuar portarono al villaggio il corpo di un gringo morto. Il vecchio dedusse che l’uomo aveva ucciso dei cuccioli di tigrillo e aveva ferito un maschio. La femmina, allora, lo aveva ammazzato. Nei giorni successivi altre vittime dell’animale arrivarono morte o agonizzanti al villaggio. Si decise allora di fare una spedizione verso quella capanna, a cui partecipò Antonio insieme al il Sindaco. Si resero conto del rischio che c’era, ma nonostante tutto restarono lì. Si avvicinarono all’abitazione dell’eremita e improvvisamente uscì il tigrillo e uccise tutti tranne Antonio, che riuscì a nascondersi sopra la capanna. La belva lo vide, ma non poté salire perché era troppo alto, così se ne andò. Più tardi gli shuar lo trovarono e lo riportarono al villaggio, gli curano le poche ferite che aveva e gli promisero di tornare a vivere con loro. Una notte Antonio non riusciva ad addormentarsi per i rumori provocati da animali che si aggiravano nel villaggio, così prese uno dei suoi romanzi e iniziò a leggere; dopo poco sentì dei versi di tigrillo provenire da fuori, uscì di corsa e vide tutti gli shuar morti a terra. Allora iniziò a correre in preda al panico, uscì dal villaggio e continuò a correre, quando ad un certo punto vide degli occhi dietro un cespuglio, fece per tornare indietro, ma il tigrillo lo afferrò per una gamba e lo trascinò per cinque metri. Lì venne divorato dalla belva. L’animale ebbe la sua ricompensa. GERARDUZ ALICE 4^D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Testo creativo

...Antonio andò così a caccia della bellissima e maestosa femmina di Tigrillo. Aveva paura

in fondo; sapeva che era feroce e vendicativa.

Si nascose nella foresta, impaurito, ma prese coraggio e armato di pistola andò a cercarla.

Improvvisamente la vide e il cuore gli cominciò a battere come un rullo di tamburi. Il

bellissimo Tigrillo si avvicinò furtivamente con i suoi denti enormi ed aguzzi verso Antonio,

che rimase, non si sa per quale ragione, impietrito. Non mosse un dito, ma lo guardò

intensamente negli occhi.

Vide tanta tristezza, dolore...era come se quegli occhi felini parlassero. Vide quel dolore

che niente e nessuno può colmare, data dalla perdita dei suoi cuccioli.

Antonio, guardando quegli occhi, capì che il dolore del Tigrillo era lo stesso che provava

lui per la morte della sua amata Dolores. Capì che era una cosa sbagliata ucciderlo,

perché la colpa era solo degli uomini. Antonio si avvicinò verso di lui per accarezzarlo e il

Tigrillo aveva capito che non gli avrebbe fatto del male, ma improvvisamente cominciò ad

agitarsi e ad urlare; Antonio si girò e vide un Gringo in lontananza pronto ad uccidere

l'animale. Antonio sparò al Gringo che cadde a terra senza vita e non ebbe alcun

rimpianto per ciò che aveva fatto.

Riuscì ad accarezzare il Tigrillo, aveva il pelo morbido come il cotone, e vide nei suoi occhi

quella speranza e quella gioia che aveva perso, ma soprattutto quel "grazie" che non

poteva dire con le parole. Così, quel maestoso felino se ne andò. Nessuno lo vide più da

quelle parti. Si dice che sia andato altrove, che abbia una nuova famiglia e che non provi

più rabbia verso l'uomo, perché in fondo, non tutti gli uomini sono cattivi.

Antonio fu molto soddisfatto di ciò che aveva fatto: diede la vita a chi la vita l'avevano

distrutta. Il suo compito ormai era finito, ne era uscito eroe ed è per questo che ringraziò El

Idilio per la sua fantastica avventura.

Tornò così a San Luis, la sua terra, dove cominciò a scrivere le sue storie e dove decise di

scrivere la più bella: "STORIA DEL TIGRILLO".

CHIARA POSER 4^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE

Testo creativo

Su una cosa Rubicundo Loachmín non ha mai cambiato idea nel corso della sua pietosa e travagliata esistenza: è tutta colpa del governo, che lui considera falso e corrotto.

A una settimana della sua partenza il dottore si era recato a Guayaquil, a recuperare il suo carico abituale di dentiere. Questa volta quel “sottomesso di merda” come gli piaceva chiamare Manuel, il suo fornitore, lo aveva fatto aspettare a lungo e aveva pure aumentato il prezzo. “Ladruncolo di merda!” lo insultava, ma i guadagni che ci avrebbe fatto erano l’unico motivo per cui non si faceva sentire.

Passando davanti a una libreria si ricordò del vecchio che abitava El Idilio. Così entrò, ma con tutte quelle file di libri non ce la faceva proprio a capire quali l’avrebbero fatto piangere per giorni o quali erano quelli in cui i protagonisti si amavano tanto che neanche gli dei ne sarebbero stati capaci.

Disorientato e fuori posto pensò che era meglio mettere in atto il suo progetto di andare a Esmeraldas. Lì lo aspettava Josefina, la ragazza che gli forniva il consueto paio di libri per quel vecchio pazzo di Antonio José Bolívar.

Il giorno prima della sua partenza si incamminò verso il bordello sul lungomare per godere della bella compagnia di Josefina. Gli piacevano le nere in generale ma lei era la sua preferita e poi quando aveva scoperto che le piacevano i romanzi d’amore aveva un incentivo in più per passare da lei.

Anche questa volta si era premurata di portargliene due.

Quando la ragazza gli portò un paio di nuovi libri lui le chiese.

“Sono tristi e dolorosi come al solito?”

“Sì e anche di più.”

“Bene”.

Erano quelli i pochi momenti in cui non riempiva il governo o chiunque altro di bestemmie.

Questa volta voleva sapere com’ era andata a finire la storia del tigrillo. Quel vecchio l’aveva sempre incuriosito per i suoi modi e per il suo amore per i romanzi d’amore; anche se non l’avrebbe ammesso era affezionato al quel vecchio pazzo che non ce la faceva a morire.

Il giorno dopo si era imbarcato nel Sucre.

“Ehi, dottore, vedo che è sempre dei nostri” gli gridò il capitano.

“Vecchio bastardo, speri ancora che io crepi?”

Il capitano rise di gusto. Ormai era abituato ai modi del dottore e si divertiva a stuzzicarlo.

“No ma non posso assicurarle che tornerà sano e salvo.”

“Cazzo, smettila di urlare, ce la faremo”

AKAKPOVI JOELLE 4^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D'AMORE

Testo creativo Il vecchio si accucciò, e l'animale, quando fu giunto a circa cinque metri da lui, spiccò un salto

prodigioso mostrando gli artigli e le zanne. La scena sembrava al rallentatore. In quel momento,

Antonio José Bolívar, doveva prendere una decisione: sparare all'animale o lasciarlo cadere al

suolo, in modo che si ferisse ma non morisse? Restava poco tempo per decidere. L'animale si

avvicinava. Quando fu abbastanza vicino, Antonio José Bolívar si spostò di colpo e l'animale cadde

a terra rovinosamente. Non si muoveva. Egli gli si avvicinò lentamente. A piccoli passi, tra la paura

e l'incertezza che l'animale si svegliasse. Non voleva uccidere una povera creatura ma nemmeno

rimetterci la vita. Quando fu abbastanza vicino, notò che l'animale aveva perso conoscenza. Diede

uno sguardo alla zampa che aveva colpito in precedenza e notò che l'osso fuoriusciva dalle carni

dell'animale. In quel momento una sensazione di angoscia gli pervase il corpo. Non poteva lasciarla

lì in quelle condizioni, non sarebbe sopravvissuta. Prese l'animale e se lo caricò sulle spalle, con la

speranza che non si svegliasse. Pesava abbastanza, ma andava portato in salvo. Il cammino verso El

Idillio era lungo, sarebbe stato faticoso portare l'animale in spalla fino là. Appoggiò l'animale per

terra. Tagliò dei rami da un albero, che in seguito rivestì con delle foglie, e li unì con delle liane.

Mise delicatamente l'animale sopra a quella specie di amaca, piano piano, e con molta forza e

determinazione lo trasportò fino ad El Idillio. Quando giunse a casa, porto l'animale nella sua

abitazione e iniziò a prendersi cura di lui. Per prima cosa gli medicò la zampa, con quel poco che

aveva in casa, e la bendò. I giorni passavano, lenti, e l'animale non si svegliava. Antonio José

Bolívar ogni giorno usciva di casa in cerca di cibo per l'animale, con la speranza di ritornare e

trovarlo sveglio e in forma. Purtroppo ogni volta che rincasava trovava l'animale steso, immobile,

come lo aveva lasciato prima di partire. Un giorno come tanti, dopo essere andato a caccia, tornò a

casa e trovò l'animale seduto sul pavimento, che si leccava piano la zampa ferita, dalla quale si era

velocemente tolto le poche bende che gli erano state messe. L'uomo, spaventato, rimase sull'uscio,

senza muovere un solo muscolo. L'animale si alzò delicatamente in piedi, si avvicinò ad Antonio

José Bolívar e si sedette di fronte a lui. Si alzò nuovamente e si strusciò su Antonio José Bolívar,

per ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lui, per averlo salvato e per essersene preso cura

per tutto quel tempo. Il vecchio gli accarezzò dolcemente la testa e poi passò la mano sulla sua

schiena. L'animale sembrava gradire. Antonio José Bolívar gli si affezionò molto, così tanto che

decise di tenerlo con sé. I due diventarono grandi amici e da quel giorno non si lasciarono mai più.

NICOLE PERUCH 4^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Testo creativo

… No. Non era più nel mondo dei sogni. La femmina era davvero sopra la canoa e passeggiava, e siccome il legno era molto liscio, levigato dall’acqua incessante, l’animale si serviva degli artigli mentre camminava da prua a poppa. Il vecchio sentiva il suono vicino della sua respirazione ansiosa. Ad un certo punto si ritrovarono faccia a faccia, occhi negli occhi e fu in quel momento che l’uomo capì che il tigrillo non gli avrebbe mai fatto del male, ma che avrebbe soltanto voluto essere portato in un posto lontano da lì, lontano dalle sofferenze, dal dolore che quel posto e quella popolazione gli aveva provocato. Il tigrillo voleva solamente rifarsi una nuova vita e vedeva nel vecchio l’uomo adatto per esaudire questo desiderio. Il terribile felino non appariva quindi come un nemico, ma solamente come un esempio di tutto quello che l’uomo non riusciva ad apprezzare e che, con le sue stesse mani, stava distruggendo e costringendo a scomparire. Il vecchio decise per questo motivo di cambiare le sorti di questo animale e anziché ucciderlo, come ogni altra persona avrebbe fatto al posto suo, decise di salvarlo, portandolo in un’altra foresta lontana da lì. In questo modo avrebbe potuto crearsi un’altra vita, dimenticando le sofferenze patite e trascorrendo così gli anni seguenti in completa tranquillità, distante da tutto e da tutti. Il vecchio lo prese così in braccio, lo caricò nella canoa e insieme si diressero verso quella foresta che avrebbe cambiato il futuro di entrambi. Alessia Zoccolan 5^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Testo creativo

Poiché lui non rispondeva alla sfida, la femmina aveva deciso di entrare nel suo nascondiglio. Il vecchio, trascinandosi sulla schiena, indietreggiò fino all’altro estremo della canoa. Vide la femmina entrare, era lì, ma esitò a sparare, non sapeva neanche lui perché; allora il tigrillo gli si fece incontro rapidamente e con un colpo gli aprì il ventre, ma lui contemporaneamente sparò due colpi. Il tigrillo cadde colpito e morente. Ma anche lui aveva una ferita, vedeva il suo sangue scivolare giù, il respiro sempre più affannoso, sapeva che la morte era vicina. I loro occhi si incrociarono, videro 2 occhi lucidi, ma che non piangevano, due occhi che esprimevano compassione reciproca: i due nemici sarebbero morti insieme. Il vecchio cominciò a pensare alla sua vita, a Dolores Encarnaciòn del Santissimo Sacramento Estupiňon Otavalo, suo grande amore e che finalmente avrebbe rincontrato nell’aldilà, pensò agli Shuar, al tempo passato con loro e alle cose che gli avevano insegnato, pensò ai suoi romanzi che lo appassionavano e lo facevano vivere, pensò che non avrebbe mai visto Venezia e le sue gondole. Per un attimo gli passò in testa “Lumaca” che aveva raggiunto maledettamente il suo scopo. Ed infine ci fu un pensiero per il tigrillo, che dopo aver perso i suoi cuccioli e il suo compagno avrebbe perso anche la propria vita. La fine era vicina per ambedue, cominciarono a susseguirsi una serie di fastidiosi lamenti da parte di entrambi e dopo pochi attimi morirono. ANDREA LUCHIN 5C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Testo creativo

Una legge misteriosa gli diceva che ucciderla era un imprescindibile atto di pietà, ma non di quella pietà prodigata da chi è in condizione di perdonare e di regalarla. La bestia cercava l’occasione di morire faccia a faccia, in un duello che né il sindaco né gli altri uomini avrebbero potuto capire. Però c’era qualcosa in Antonio che lo bloccava da questa scelta, qualcosa che fremeva all’interno di lui, come un ricordo. Era il ricordo della sua amata nel momento della morte, quel momento al quale nessuno vorrebbe mai arrivare. Non mi ero ancora fermato in questo dettaglio della storia perché poteva sembrare quasi sciocco, quasi un distacco da quello che sto narrando, ed è per questo che non mi soffermerò a lungo. «Qual è la tua risposta, vecchio?» ripeté il ciccione «D’accordo.» A questa risposta il sindaco tirò un sospiro di sollievo, prese la sua roba e in un secondo sparì da quel posto. Antonio si trovò li, in quel luogo quasi sperduto, tutto solo, con poche armi e poche riserve. Sentiva il rumore di quei passi, mischiati al suono dolce della natura che gli ricordava il suo passato, si avvicinava sempre di più, lui non poteva fare niente per sfuggirle. A poco a poco la bestia si fece vedere, piena di graffi, probabilmente fatti dalle persone attaccate quando cercavano di liberarsi; era lì con tutta la sua furia. Ma c’era qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che José non riusciva a capire. L’animale non voleva solo attaccare, sembrava quasi volesse confonderlo, portarlo in un’altra direzione, come se avesse paura che qualcuno li vedesse. Il suo ruggito metteva i brividi, ma il vecchio non poteva fare vedere la sua paura perché sarebbe stata l’arma letale. Decise di seguirla, sempre con molta cautela, arrivando alle sponde di un lago. Non riusciva a immaginare per quale strana ragione lo avesse portato li, proprio in quel posto così lontano, dove avrebbe potuto salvarsi solamente facendo un piccolo passo e buttandosi in quel maestoso lago. Ma José no, voleva capire che cosa stava succedendo. Guardò attorno a sé per cercare qualche indizio, ma niente. Solo qualche attimo dopo, vedendo la bestia agitarsi capì. Vide un corpo di un animale proprio sopra una roccia, troppo in alto perché lei potesse salire. La sua visione non era chiara, ma decise di rischiare. Arrivò in cima e vide una cosa inspiegabile. Era il corpo del maschio della belva, un corpo tutto insanguinante che soffriva. Si trovò in difficoltà. «E ora che devo fare?» diceva il vecchio «Devi aiutarmi! Dimmi che vuoi che faccia!» era come se cercasse risposta dall’animale, ma niente. Non ci mise poco a capire che era solo sua la scelta e fu proprio quella di far smettere di soffrire quella povera bestia, farla andare in un mondo sereno. Prese il suo pugnale e glielo conficcò dritto dritto nel cuore. «Addio». Lo portò giù da quella roccia, dalla sua compagna che si avvicinò piano piano. Nel muso non c’era più la rabbia, ma c’era la tristezza di aver perso gli amori della sua vita, la sua famiglia. Antonio non sapeva che cosa fare, se scappare o uccidere quella bestia, visto che ora non sarebbe riuscita a reagire.

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Ma rimase li, rimase fermo immobile a guardare, a guardare quella scena che aveva vissuto anni prima. Sapeva che era una ferita che faceva più male della morte stessa. L’animale si voltò verso di lui, come se avesse l’intenzione di concludere il suo duello. Il vecchio ormai era distrutto, non avrebbe potuto più combattere, lasciò cadere l’arma a terra e si accasciò.. «Ora mi arrendo, la mia voglia di combattere è svanita, fai di me la tua prossima vittima, c’è qualcuno che mi aspetta lassù, qualcuno che mi aspetta per sentire la mia voce leggere romanzi». L’animale prese la rincorsa, ma successe una cosa strana; arrivata davanti a l’uomo, lo graffiò con i suoi artigli e non fece altro. Cambiò direzione e corse via. Il vecchio rimase sorpreso, non riusciva a spiegarsi per quale motivo avesse fatto questo. Da quel giorno non si sentì più parlare della bestia e non ci furono più vittime. Antonio Josè Bolivar non si dimenticò mai di quello che era successo anni prima nella foresta, ma la sua vita rimase serena come un tempo, nella sua capanna a leggere i suoi romanzi, che parlavano d’amore con parole così belle che a volte gli facevano dimenticare la barbarie umana. DESIRÈ TRUANT 5^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Testo creativo

ANTONIO, UNA FINE ROMANTICA ANTONIO PRESE UN LIBRO, SI SEDETTE SU UNA SPECIE DI CUSCINO CHE AVEVA PREPARATO CON DELL’ERBA SECCA, RACCOLTA ATTORNO ALLA CAPANNA; AVEVA PRESO LA FORMA DEL SUO CORPO, SEMBRAVA ORAMAI UNA POLTRONA. L’ATMOSFERA ERA PERFETTA, ERA TUTTO COME VOLEVA VIVERE IL SUO ULTIMO PERIODO DI VITA, TANTO SAPEVA CHE PRIMA O POI SE NE SAREBBE ANDATO, VOLEVA SOLO FARLO NEL MIGLIORE DEI MODI. RIPENSO’ PER UN ATTIMO A COS’ERA SUCCESSO NEL PERIODO PRECEDENTE AL RITORNO NELLA SUA DIMORA. PENSO’ ALLA VERGOGNA CHE PROV0’ NEL MOMENTO FINALE DELLA BATTAGLIA CON IL TIGRILLO, SI SENTIVA COSI’ PICCOLO CHE IN CONFRONTO ALLA NATURA ERA UN SEMPLICE SASSOLINO STACCATOSI DA UNA ROCCIA. SI SENTIVA COME IL SASSO, LONTANO DALLA SUA NATURA, DAL SUO ESSERE. “L’AMORE E’ COME UNA PIANTA, PIU’ CRESCE, PIU’ PIACE, MA PER PIACERE HA BISOGNO SEMPRE DI UNA NUOVA SPINTA, NECESSITA DI NUOVE EMOZIONI, HA BISOGNO DI ACQUA PER RESTARE VIVA”. QUELLA FRASE SUL LIBRO LO FECE SCOPPIARE IN UN PIANTO NOSTALGICO; NOSTALGICO DELLA SUA VITA, DELLE EMOZIONI CHE AVEVA PROVATO FINO A QUEL MOMENTO, DELLA CONOSCENZA DELLA NATURA ACQUISITA DOPO TANTI ANNI DI AVVENTURE E CAMBIAMENTO DI STILI DI VITA E DI TUTTI I SUOI ASPETTI, DI SUA MOGLIE…AVEVA PERSO TUTTO, AVEVA PERSO LA VOGLIA DI VIVERE. E CHIUSE IL LIBRO. DE BIASIO GIUSEPPE 5^C ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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ILVECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Testo creativo

Passarono il resto del pomeriggio a occuparsi dei morti. Il vecchio Antonio José Bolìvar, dentro di sé, sapeva che tutte quelle morti erano riconducibili al tigrillo, alla sua vendetta. Il giorno seguente, la “Lumaca” commissionò al vecchio, perché solo lui conosceva veramente la natura, di uccidere la femmina del tigrillo dato che stava uccidendo i suoi cittadini. Il vecchio era triste all'idea di ammazzare una bestia, infatti esitò prima di accettare l'offerta del Sindaco. Spettava a lui come e quando attaccarla così decise di attaccarla alla luce del sole con un tagliente machete. Però, quando si addentrò nella foresta, vide il tigrillo che stava soffrendo perché qualche uomo l'aveva ferita con un’arma da fuoco. Sentendosi in colpa per aver ucciso il suo maschio, per non farlo più soffrire, decise di andar contro alla richiesta del Sindaco: decise di curarla.. Esperto della natura, Antonio sapeva quali erbe avevano proprietà medicinali: fece una poltiglia, tritando con due grandi pietre foglie di calendula, tea tree e saliva di piranha, che era un ottimo disinfettante. Gli occhi dell'animale cambiarono: da nero pece, pieni di rabbia a occhi neri che brillavano di riconoscenza per averla salvata. Il vecchio Antonio sapeva che quella era la scelta giusta, sapeva che il sangue generava altro sangue, sapeva che il tigrillo stava soffrendo come soffriva lui per la perdita della moglie. Antonio, dopo aver salvato la bestia, decise di fuggire da quelle persone perfide che fanno del male alle persone e alla natura solo perché sono ricchi di potere e di beni materiali. Il tigrillo seguì il vecchio, i due vissero lontani da quel mondo crudele e continuarono la loro vita insieme. GRAZIA GRILLO 5^C RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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Il vecchio che leggeva romanzi d’amore …

Antonio si svegliò quella mattina per cercare la femmina e ucciderla. La trovò accanto al fiume appoggiata al maschio ferito.

Appena la belva si accorse dell’uomo, lo attaccò. Combatterono. Il vecchio l’aveva in pugno. Avrebbe potuto ammazzarla ma non lo fece. Gli vennero in mente gli Shuar. Si ricordò di avere con sé l’ultimo dardo avvelenato e l’usò contro la femmina.

Sapeva che il suo effetto non sarebbe durato molto e si precipitò dal maschio. Cercò di medicarlo, ma l’altra si svegliò, pronta ad attaccarlo; quando però vide l’impegno che il vecchio stava mettendo per salvare il suo compagno, si calmò e si avvicinò lentamente.

Antonio appena vide la bestia si scansò velocemente per evitare un altro attacco, ma non fu quella la sua reazione. Al contrario, infatti, la femmina si accoccolò sul maschio e permise al vecchio di finire il suo lavoro.

Era ormai sera, e Antonio si rifugiò in una piccola capanna. Alla mattina, al suo risveglio, trovò i due animali vicino all’abitazione. Uscì senza alcun timore e si avviò verso El Idilio con un sorriso smagliante e con il cuore in pace.

Fu fiero di se stesso per non aver ammazzato la povera femmina che cercava semplicemente di rivendicare il male fatto al maschio e ai suoi piccoli.

Passò dagli Shuar per ringraziarli di tutto ciò che avevano fatto per lui nel passato.

Tornato in città, spiegò l’accaduto e si rese conto che i cinquanta romanzi d’amore che aveva letto precedentemente gli avevano cambiato il cuore e il modo di vivere.

ARIANNA MASCARIN 4^D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL Vecchio Che Leggeva Romanzi D’amore

Testo creativo

[…] dopo ore e ore di ricerca, l’uomo trovò il tigrillo e decise di affrontarlo … I due si guardavano fissi negli occhi, Antonio aspettava ansioso che il felino attaccasse, e quest’ultimo attendeva il primo passo falso dell’uomo. Ad un certo punto, Antonio estrasse il fucile, mirò il tigrillo e fece fuoco, cercando di colpirlo, ma non ci riuscì, lo sfiorò … Il felino, preso dalla collera dello sparo, si scagliò verso Antonio con un balzo, che lo fece cadere a terra. L’uomo cercò con tutte le sue forze di difendersi, ma il tigrillo ebbe la meglio, per il povero Antonio non ci fu niente da fare, rimase lì a terra, privo di vita. Nel frattempo il felino, ancora più vendicativo, stava continuando ad uccidere alti esseri umani, arrivando al punto che El Idilio rimase desolato, disabitato, vi regnava il silenzio e la tranquillità. Non c’era più nessun essere umano, ma solo vegetazione ed animali, anche i restanti di El Idilio si trasferirono in un altro villaggio più sicuro, chiamato El Dorado. Il tigrillo riuscì così ad avere la sua vendetta. Insomma, El Idilio non era più un villaggio, ma solo una foresta, dove i tigrillos potevano vivere tranquillamente e serenamente, senza aver più paura ed essere disturbati dagli esseri umani. CHIARA DARPIN 4^D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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Il Vecchio Che Leggeva Romanzi D’amore Testo creativo

[…] l’animale sorpreso, si acquattò sulle pietre calcolando l’attacco.

Erano faccia a faccia, uno di fronte all’altro, uno con la doppietta, l’altro con gli artigli sfoderati. Attendevano il primo passo. Si studiavano, anche se ormai si conoscevano bene. Il vecchio aveva dalla sua la distanza, la doppietta gli permetteva di colpire l’obiettivo a diversi metri, ma i suoi riflessi non erano più molto veloci mentre la velocità del tigrillo poteva essere mortale. Il tigrillo, infatti, non poteva contare su un attacco a distanza ma il suo scatto gli permetteva di raggiungere il vecchio in pochi centesimi di secondo. I due si fissarono per qualche minuto, feriti, ma carichi di adrenalina. Il tigrillo, colmo di vendetta, calcolava un piano che gli permettesse di non essere ferito mortalmente. Il vecchio, oramai esausto, ricontrollava la doppietta mentre con un occhio teneva a vista l’animale. Mentre il vecchio portava la doppietta verso la spalla, con un rapido scatto il tigrillo si avvicinò al vecchio, saltò e gli conficcò gli artigli anteriori sul petto, puntando alla giugulare. Mentre le zampe dell’animale affondavano sulla carne del vecchio, gli artigli posteriori facevano presa sull’addome lacerandolo ad ogni movimento. Antonio, preso di sorpresa, lasciò cadere il fucile e, insieme a lui, cadde di schiena urlando dal dolore. Le urla di colpo furono interrotte da un rumore sordo. Dal fucile partirono le due cartucce caricate che raggiunsero l’animale dritto al cuore. Il tigrillo lasciò la presa e, insanguinato, si accasciò accanto al vecchio. Antonio Josè Bolivar Proaño giaceva immobile in una pozza di sangue. La giugulare recisa di netto ed un enorme lembo di pelle che penzolava dal petto. Il silenzio incideva i loro corpi rendendo il vecchio, finalmente, un tutt’uno con la sua amata natura. CRISTINA FANTINEL 4D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE

Antonio Bolivar e il suo amico raggiungono la foresta ecuadoriana; sono stati costretti dal sindaco del paese di nome El Idilio ad uccidere una femmina di tigrillo che da qualche tempo sta sterminando numerosi gringos a causa dell’uccisione dei suoi piccoli da parte di un cacciatore. Antonio conosce la foresta meglio di chiunque altro, avendo vissuto in giovane età con gli indios per un lungo periodo di tempo. È una giornata calda e umida, si odono i cinguettii dei volatili e la pace che sprigiona quel luogo. Antonio si sente a suo agio; ama profondamente la natura e la fauna. Non ha il coraggio di uccidere quel tigrillo, sapendo che un umano ha tolto la vita ai suoi figli. Lui e l’amico, essendo ben attrezzati, riescono a catturarla mentre si sta appisolando e la trascinano fino la capanna dove vive il vecchietto. Da quel giorno, pian piano inizia ad addestrarla; la femmina di tigrillo comincia ad essere obbediente ed abbastanza quieta; l’uomo la considera un’ “amica”. Antonio ha sempre vissuto da solo, ha pochi amici nel paese e sua moglie è deceduta molti anni fa; trascorre il suo tempo leggendo romanzi d’amore, il suo genere preferito. Così inizia a condividere con lei il suo passatempo preferito; ogni sera legge in sua compagnia, come se fosse una persona che ascolta le storie d’ amore, e non solo un animale. Antonio, finalmente, non si sente più abbandonato in mezzo a quella foresta: il pericolo che quell’animale attacchi ancora non esiste più. ILARIA CELLA 4D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE Il vecchio ultimi anni della sua vita non faceva altro che leggere, ma dopo l’uccisione di due uomini residenti in un villaggio poco distante fu arruolato per l’uccisione della femmina di tigrillo che era ritenuta la colpevole di quelle morti; lui e gli altri uomini si inoltrarono nella foresta oscura ma ad un certo punto del percorso gli uomini si arresero e il vecchio proseguì il suo viaggio da solo. Il vecchio non abbassava mai la guardia perché si sentiva gli occhi del tigrillo sempre addosso e dopo giorni di cammino giunse dove il tigrillo voleva, ovvero dal suo compagno ferito; il vecchio capì che il tigrillo non era cattivo ma cercava solo aiuto per salvare il suo compagno. Le condizioni del tigrillo maschio erano pessime, ma fortunatamente il vecchio aveva con sé una bottiglia di aceto che fungeva da disinfettante che applicò sulla ferita e usò alcune foglie di banano e uno spago come benda. Il tigrillo, dopo giorni di cure e attenzioni, riuscì a riprendersi e per ringraziare il vecchio lo leccò sulla guancia e se ne andò con la sua amata compagna. Dopo quei giorni assurdi il vecchio tornò a El Idilio interrogandosi su cosa voleva fare del resto della sua vita e decise di partire con il dentista e di andare a vivere in città dove conobbe una donna bellissima che sposò. Il vecchio e la sua seconda moglie non vissero molti anni insieme ma in quei pochi anni furono contenti come non mai e adottarono 5 ragazzini provenienti dalla strada. Il vecchio morì dopo qualche anno in mezzo ai suoi cari, in una casa modesta ma piena d’amore. MONICA BOSCARIOL 4D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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Come la notte aspetta nel buio la luce del sole, così io aspetto nella paura la decisione. Questa grande creatura meravigliosa, dall’aria del tutto mostruosa, io devo affrontare perché i suoi piccoli vuole vendicare. Un grande dolore abita nel nostro cuore. e in questa foresta solo la speranza resta. Lacrimante e costretto, dal mio fucile parte un colpo netto. E con un battito di palpebra leggero la creatura abbandona ogni pensiero. NATASHA MIRAGLIA 4D RIM ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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Classe 4^D RIM Docente di riferimento: Prof.ssa Gabriella Sfreddo

IL VECCHIO E L’AMAZZONIA

Il vecchio Antonio Josè Bolivar Proaño vive ai margini della foresta Amazzonica ecuadoriana, in un paesino chiamato El Idilio. Porta con sé un’esperienza tutt’altro che felice, la morte dell’amata moglie ed i giudizi delle persone.

Antonio, pur se con difficoltà, ama leggere, il suo genere preferito sono i romanzi d’amore.

È un uomo saggio che può contare sulle sue conoscenze derivate dall’aver vissuto dentro la grande foresta, insieme agli Indios Shuar: un accordo intimo con la natura, che i Gringos, capaci soltanto di sfruttare e distruggere, non potranno mai capire.

Soltanto Antonio con la sua grande esperienza ed il suo amore per la natura, può inseguire per la foresta una femmina di tigrillo, felino che, accecato dal dolore per l’inutile sterminio dei suoi cuccioli da parte di un Gringo, si aggira minaccioso per vendicarsi sull’uomo.

Il romanzo, come Sèpulveda ci ha abituati, scorre via veloce, con un linguaggio intuitivo e con temi di facile comprensione: l’ecologia ed il rispetto per la natura. Questi temi sono molto presenti nella storia del protagonista, Antonio Josè Bolivar, che ama e soprattutto rispetta la foresta e tutti i suoi abitanti, umani e non.

Il racconto non ci espone niente di nuovo, gli uomini bianchi che non comprendono la natura, la maltrattano e per questo creano grandi disastri. Opposti a loro gli indigeni, che vivono, invece, in simbiosi con la foresta, la comprendono, e per questo per loro non è pericolosa. Infine c’è il vecchio, a metà tra i due mondi, un bianco dal cuore Shuar, che rispetta la natura.

L’opera può contare su due grandi protagonisti, dotati di grandi doti:

Antonio Josè Bolivar che fin dalla prima apparizione si improvvisa detective e dimostra un acume ed una conoscenza non comuni. Il tigrillo che inizialmente sembra solo il simbolo di una natura violenta, distrutta senza rispetto, prende sempre consistenza, diventando un vero e proprio personaggio dotato di sensibilità, intelligenza e scopo.

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Il finale, degno di un grandissimo autore come Sèpulveda, sa incantare con una delicatezza poetica non comune e lascerà certamente qualcosa di importante nei pensieri dei lettori, anche nell’amara consapevolezza di un’Amazzonia sempre più derubata della sua irripetibile ricchezza. CRISTINA FANTINEL Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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IL GIOVANE CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE

Antonio Jose Bolivar Proano è un vecchio saggio della città e vive al El Idiolio.

In questa città vive con me. Io sono Dolores, sua moglie. Io non riesco ad avere dei figli, e quando questa voce giunge in città, l’intera popolazione inizia a parlarne e ad avere dei pregiudizi verso me e la mia famiglia. Un giorno mio marito ed io decidiamo di trasferirci nella foresta equatoriale, dove desideriamo trovare la tranquillità e la serenità che le malelingue del nostro paese di provenienza non ci permettono di avere.

Nella terra da noi raggiunta vivono degli enormi animali, con le sembianze di una tigre, chiamati tigrilli.

Appena arrivati nella foresta io e Antonio costruiamo una capanna, nostro riparo per l’intera permanenza nella selva, e lui va a caccia per procurare la nostra cena.

Durante l’arco di tempo in cui noi permaniamo nella foresta siamo attaccati diverse volte dai tigrilli, ma grazie alle capacità difensive ed abili di mio marito riusciamo ad averne sempre la meglio.

Antonio uccide ogni tigrillo che ci attacca e procura così il cibo a noi necessario le pellicce per la notte.

A cinque mesi dal nostro arrivo nella selva arriva la notizia che sconvolge noi e che ci unisce ancor di più, scopriamo di aspettare un figlio. Entrambi siamo molto felici di questa scoperta e decidiamo di non tornare al paese al nostro paese fino alla nascita del nostro primogenito perché desideriamo che lui venga al mondo nello stesso luogo in cui è stato concepito.

Un giorno mentre camminiamo come nostro solito, un tigrillo mi attacca. È il più grande mai visto, io comincio subito ad urlare e a chiedere aiuto a mio marito. Lui senza aspettare un attimo distrae il tigrillo, liberandomi dalle sue grinfie, e sotto voce mi dice: “va, fuggi e salva nostro figlio, io me la caverò”. Queste sono le ultime parole di Antonio perché quel giorno lui muore dopo un lungo e arduo combattimento contro la bestia ed io vedo il tragico accaduto tra le frasche del bosco.

Rimasta ormai vedova e disperata per la mia solitudine e la sua mancanza decido di tornare nella capanna, dalla quale non mi sposto fino al giorno della nascita del piccolo José che avviene tre giorni dopo il triste accaduto. Scelgo questo nome per il mio piccolo in ricordo di mio marito.

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Il giorno seguente alla nascita di mio figlio decido di partire con lui alla ricerca di un posto più sicuro e protetto per entrambi. Fuggiamo così da quella foresta pericolosa e dopo giorni di cammino raggiungiamo un villaggio di Gringos. Appena arrivati gli sguardi sono su di noi. Un uomo anziano si avvicina e mi chiede: ”Voi chi siete?”. Io spaventata con voce tremante rispondo e racconto la nostra storia chiedendogli infine un aiuto e un alloggio. In vecchio Gringos risponde: ”Noi siamo lieti di aiutarvi e desideriamo prenderci cura del piccolo”. Le mie orecchie non potevano udire parole migliori. Gli abitanti del villaggio ci accolgono, ci danno del cibo e poi ci portano in una capanna in cui riposare dopo la dura camminata. Da quel giorno io e Jose non lasciamo più il villaggio e il popolo mi aiuta a crescere mio figlio e a dargli il giusto insegnamento.

Per il suo primo compleanno il vecchio saggio del villaggio mi consegna un libro dicendomi: “questo è il libro che io amo. Prendilo e daglielo quando saprà farne il giusto uso, gli sarà da aiuto”. Io prendo il libro e seguo il suo consiglio, infatti non appena Josè sa leggere io gli consegno il libro dicendogli da parte di chi è.

Il giovane, stupito del suo regalo lo prende con sé e va a sedersi in riva al fiume. Lì solo apre il libro ed inizia a leggerlo. Sono diversi romanzi d’amore rilegati insieme. Mentre legge mio figlio capisce il valore di ciò che lo circonda e inizia così ad amare le persone, la natura e gli animali, e a guardare il tutto con occhi diversi.

Da quel giorno Josè non smette più di leggere romanzi d’amore.

GIORGIA LENA Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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LA TRILOGIA DELL’AMICIZIA

Luis Sepùlveda, scrittore molto noto in questo periodo nelle scuole della ragione, nasce in Cile nel 1949.

È una persona che viaggia molto e attualmente vive in Spagna.

Il suo primo romanzo, e anche uno dei più conosciuti e letti, è “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”.

Uno dei suoi ultimi libri stampati è la “Trilogia dell’amicizia” la cui stampa è stata terminata nel mese di novembre 2014 per conto della Ugo Guanda S.r.l.

In questa sua opera lo scrittore riunisce tre sue storie molto belle che parlano, appunto, dell’amicizia.

La prima storia è intitolata “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, parla di una gabbiana capitata in una macchia di petrolio nelle acque del mar del Nord e attera, in fin di vita, sul balcone del gatto Zorba al quale affida l’uovo che sta per deporre facendogli promettere che non lo mangerà, che avrà cura del piccolo che nascerà e che gli insegnerà a volare. La vicenda prosegue con una serie di avventure divertenti.

La seconda parte del libro narra di un gatto, Mix, che perde la vista e incontra un topo al quale lui stesso dà il nome di Mex; qua nasce una nuova e bizzarra amicizia tra i due; infatti il titolo della storia è “Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”.

L’ultimo racconto, “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della sua lentezza”, descrive il comportamento monotono delle lumache che vivono nel prato “Paese del Dente di Leone”. Tra queste lumache c’è una che si ribella; che vuole avere un nome e vuole sapere il perché della sua lentezza, proprio per ciò intraprende un viaggio che si trasforma in un’avventura verso la libertà.

Lo scrittore affronta vari temi molto importanti e lo fa con fermezza e spontaneità, ed è proprio questo modo di scrivere che rende l’idea della bravura del narratore. Luis esprime concetti, dell’amicizia, dell’amore, della fiducia, in modo fiabesco facendoci capire quanto questi temi siano belli da vivere oggi nella nostra realtà e significativi per noi giovani, anche se dedica i racconti, in particolare, ai suoi nipotini.

In questo unico volume Sepùlveda ci racconta le tre grandi storie d’amicizia, amore e rispetto della natura capaci di divertire e commuovere più generazioni di lettori, perché è proprio questa la magia del grande scrittore cileno.

MILICA MILOVANOVIC Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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GIORNALINO SCOLASTICO, 28/01/2015

Testo creativo: “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”

In un giorno d’estate, in un paesino chiamato El Indilio situato nella foresta ecuadoriana, giunge un dentista di nome Rubicondo, che due volte all’anno arriva là con la sua imbarcazione attraverso il fiume Nagaritza per curare i denti della gente del posto.

Quello stesso giorno, arrivano degli uomini che gli dicono: “Rubicondo, un uomo è stato trovato morto nel bosco, lo dobbiamo trasportare con la tua imbarcazione.”

Proprio in quel momento incontra Antonio José Bolivar, un vecchietto del posto che conosce da molto tempo, e si salutano in modo amichevole.

Quando il sindaco del paese arriva lì, visto l’accaduto, accusa dell’uccisione un gruppo di indigeni i quali prima avevano trasportato il corpo; infatti il cadavere presenta tagli. - “Lo hanno colpito con un machete!” – esclama uno degli abitanti.

Ma Antonio osservandolo attentamente, dice: “Guardate bene quei tagli; sono stati provocati dagli artigli di una femmina di tigrillo. L’uomo ha ucciso i piccoli mentre era assente la loro mamma che, seguendo l’odore lasciato dai cuccioli, lo ha poi ammazzato.”

Il sindaco si convince dell’affermazione dell’uomo, e chiarito l’episodio, il dentista regala ad Antonio due romanzi d’amore; a lui infatti piace molto i libri di quel genere e passa le sere a leggere nella sua capanna dove tiene un mucchio di libri che il dentista gli dà ogni volta che giunge ad El Idilio.

Nei giorni seguenti, numerosi cacciatori vengono sterminati dal tigrillo vendicativo.

Antonio Bolivar e un suo amico raggiungono la foresta ecuadoriana; sono stati costretti dal sindaco del paese ad uccidere l’animale. Antonio conosce la foresta meglio di qualunque altro, avendo vissuto in giovane età con gli indios per un lungo periodo di tempo.

È una giornata calda e umida, si odono i cinguettii dei volatili e la pace che sprigiona quel luogo. Antonio si sente a suo agio; ama profondamente la natura e la fauna.

-“Non ho il coraggio di uccidere quel tigrillo, sapendo che un essere umano ha tolto la vita ai suoi figli.”- riferendosi all’amico.

Essendo ben attrezzati, riescono a catturarla mentre si sta appisolando e la trascinano fino alla capanna del vecchietto.

Da quel giorno, pian piano inizia ad addestrarla; la femmina di tigrillo comincia ad essere obbediente ed abbastanza quieta nei suoi confronti e l’uomo la reputa come una “amica”.

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Antonio ha sempre vissuto da solo, ha pochi amici nel paese e sua moglie è deceduta molti anni fa. Così inizia a condividere con lei il suo passatempo preferito; ogni sera legge in sua compagnia come se fosse una persona ad ascoltare le storie avvincenti, passionali e non un animale.

-“Non mi sento più abbandonato in mezzo a questa foresta.” – pensa Antonio.

E non c’é più pericolo che quell’animale attacchi ancora.

ILARIA CELLA Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D’AMORE

TESTO CREATIVO

Antonio José Bolivar Proano era un vecchio saggio che viveva in una capanna da lui costruita con la sua amata moglie Dòlores.

El Idilio era stata presentata ai due come una terra fantastica, invece era tutto un inganno di gente maliziosa che voleva guadagnare vendendo nuovi terreni.

Antonio e Dòlores avevano dovuto trasferirsi a El Idilio perché nel villaggio precedente la poveretta non era vista di buon occhio, non riuscendo a rimanere incinta.

El Idilio era una terra difficile da addomesticare, ma Antonio lavorava duramente per la loro sopravvivenza.

Dopo un anno la donna rimase incinta, ma sfortunatamente poco dopo il parto morì lasciando il piccolo Jonas nelle mani del padre.

Antonio fece del suo meglio per non far mancare nulla al piccolo e insieme cacciavano, pescavano e soprattutto leggevano libri.

Jonas aveva 10 anni quando tornò dalla sua passeggiata e trovò il corpo del padre senza vita vicino ai resti della loro capanna. Era stato ucciso da un tigrillo, un animale molto pericoloso e da sempre nemico degli uomini.

Senza la guida paterna il piccolo si sentiva perso, ma per fortuna, trovò il villaggio degli Scwar e, stranamente, non lo mandarono via.

Nel villaggio Jonas imparò la loro linguae e le strane usanze.

Crescendo attribuiva il giusto rispetto alla natura e alla fine diventò un ragazzone agile e veloce con i muscoli scolpiti.

Era in grado di cacciare a mani nude, e uccidere con le frecce possenti dei pericolosi tigrilli, vendicando così la morte di suo padre.

La sua vita movimentata prese una piega diversa quando trovò nel mezzo di un sentiero un libro, che probabilmente aveva smarrito un turista.

Si trattava di un romanzo d’amore e scorrendo le pagine si rese conto che sapeva ancora leggere, cosa che gli aveva insegnato il suo vecchio padre.

Quella lettura gli alleviava le fatiche della giornata e leggeva e rileggeva quella storia ogni sera, finchè realizzò che un solo libro non gli bastava, così si mise alla ricerca di più romanzi.

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Così passarono gli abbi e Jonas, tornato dal suo viaggio, trascorse la sua vecchiaia in una capanna in riva al fiume e il suo unico passatempo era leggere i suoi romanzi d’amore, assaporandone ogni parola.

Quella per lui era la felicità.

ALEXANDRA BITICA Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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Un’opera indimenticabile e straordinaria: chi la legge non può che meravigliarsi dei grandi misteri della natura, e ricordarsi che sono loro i veri sovrani del nostro pianeta,

la Terra

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

di Veronica Gennari

4^D RIM ISIS P.Sarpi San Vito al Tagliamento

La storia ruota intorno alla figura di Antonio José Bolívar Proaño, un uomo di circa sessantacinque anni che vive a El Idilio, un paese molto isolato ai margini della foresta amazzonica ecuadoriana.

Antonio José Bolívar ha vissuto anche a San Luis, dove ha sposato Dolores Encarnacion del Santisimo Sacramento Estupinan Otavalo, con la quale però non è riuscito ad avere bambini. Così i due coniugi, per fuggire ai pettegolezzi del paese e per cercare un po’ di serenità, vanno ad abitare nella foresta. Lì la donna riesce finalmente a rimanere incinta, ma poco dopo contrae la malaria e muore.

Antonio José Bolívar continua a vivere insieme agli shuar, indios che gli insegnano le leggi della foresta e con i quali rimane fino a quando viene esiliato e si trasferisce a El Idilio, dove si dedica alla lettura di romanzi d’amore.

Ma un giorno l’armonia della foresta viene a essere violata da un gringos che uccide dei cuccioli di tigrillo e ferisce un maschio. Si scatena allora l’ira della femmina di tigrillo, e Antonio José Bolívar è l’unico che la possa frenare.

Antonio José Bolívar vive in una piccola capanna fatta di canne e con un tetto di paglia. Nel suo interno c’è solo un’amaca, un quadro, una cassa che sostiene il fornello, un tavolo. La semplicità e la sobrietà del luogo in cui egli vive svelano molto della sua personalità: Antonio José Bolívar è un uomo equilibrato e saggio, al quale piace appartarsi e soprattutto ascoltare il silenzio, per poter meglio distinguere le parole che risuonano in esso. Egli, infatti, desidera le parole più di qualsiasi altra cosa al mondo. Le ama, e si nutre di esse. Le parole che più preferisce sono quelle scritte tra le pagine dei romanzi d’amore, e le predilige a quelle degli altri libri perché vanno dritte all’essenziale: infatti Antonio José Bolívar,

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riducendo la sua vita al necessario, ha imparato molto bene a distinguere il superfluo dall’indispensabile. Egli ha capito quanto prezioso sia ogni singolo soffio di vita, e ha allo stesso modo inteso con quanta cautela esso debba essere custodito, perché un soffio è per sua natura inafferrabile, sfuggente, impercettibile.

Solo Antonio José Bolívar, a El Idilio, è in grado di cogliere la voce della natura, che parla solo se ascoltata. Il vecchio è riuscito a sentire le parole che proferiscono tanto i tigrilli quanto i pesci, gli uccelli, gli alberi, il vento e perfino la terra sotto i suoi piedi. Il linguaggio della natura è autentico e spontaneo, e si rivela in modo particolare nel momento in cui Antonio José Bolívar combatte lo scontro finale con il tigrillo femmina. La sua sincerità lo stupisce, colpendo nel più profondo le corde del suo cuore e, nonostante sia lui ad avere la meglio sull’animale, si sente sconfitto. Egli sa che il tigrillo ha combattuto lealmente, mentre lui no: gli shuar, infatti, gli avevano insegnato che la doppietta, che lui usa per uccidere l’animale, è uno strumento di viltà. Quindi Antonio José Bolívar realizza che in realtà non è lui a vincere il combattimento, ma la natura, anche se quando ritornerà per gli abitanti di El Idilio sembrerà il contrario.

Il lettore, insieme con il vecchio, non solo si sente insoddisfatto, ma si vergogna della sua pusillanimità, che sporca il velo della sua coscienza con delle macchie che, messe a confronto con la purezza del mondo naturale, spiccano colpevoli.

Allora, con l’esperienza di Antonio José Bolívar, si impara a non andare contro la natura, perché altrimenti il costo da pagare sarebbe la saggezza, e con essa la capacità di guidare la direzione dei ricordi per non cadere nelle trappole che questi spesso tendono, come scrive lo stesso Sepúlveda.

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Recensione di taglio critico

Giornalino scolastico

“La vita nella foresta” Titolo: “ il vecchio che leggeva romanzi d’amore” Autore: Luis Sepúlveda

Data di pubblicazione: 1989

Trama: Il vecchio Antonio Jose Bolivar Proaño viveva a El Idilio insieme agli indigeni, qui impara a vivere con loro e come loro. Egli diventa cacciatore ed esperto della foresta equatoriale. Scopre di saper leggere e si dedica soprattutto alla lettura dei romanzi d’amore perché gli piace immaginare le varie situazioni, le città, che vengono descritte, come Londra, Parigi. Il tema centrale dei suoi romanzi, l’amore, lo incuriosisce e lo sorprende a ogni lettura sempre più, fino al punto che trascorre giornate intere dedicandosi alle letture. Ma un giorno viene a sapere che il suo compagno di caccia è stato ucciso da un feroce tigrillo, che sta uccidendo altri uomini. Cosi Antonio comincia a dare la caccia all’atroce animale, in quanto anni fa il caro amico gli ha salvato la vita, ora tocca a lui vendicare il compagno.

Commento: “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” è uno dei primi testi scritti da Luis Sepulveda. Il libro è un racconto d’avventura, con un lessico semplice e ben comprensibile da noi giovani. Inoltre la storia procede con un ritmo lento che fa incuriosire il lettore tenendolo sulle spine. Il tema centrale è la distruzione della foresta equatoriale, che vede gli uomini, i veri animali, che distruggono il patrimonio di intere vite racchiuse al suo interno.

Nel romanzo sono presenti dei flashback in quanto è il vecchio stesso che racconta la storia della sua vita fin da giovane età. Vi è presente anche lo spannung, momento di massima tensione, nell’ultimo scontro tra Antonio e il tigrillo. Il personaggio del signor Bolivar è visto come una figura tormentata e sola, segno di un passato difficile. Durante il racconto egli fa molte riflessioni e descrizioni sui fatti che accadono e lo circondano. Alla fine della storia lui non si vede un eroe, ma anzi si sente un assassino per la morte del tigrillo. SIMONA ROXANA BOGDANESCU Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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TESTO CREATIVO

Antonio José Bolívar vive a El Idilio e si sposa ai soli 15 anni con Dolores e per questo vengono chiamati sposi bambini. Per i primi tre anni di matrimonio vivevano con il padre della sposa e quando questo muore ereditarono un piccolo campo e degli animali domestici. La sposa non ha ancora figli e ogni mese aspetta una gravidanza che però non arriva e per non sentire le chiacchiere del paese decide di spostarsi con Antonio dal piccolo paese alla foresta dell’Amazzonia. Qui cominciano a costruirsi una capanna e quando arriva la prima stagione delle piogge finiscono le provviste e iniziano a morire i primi abitanti. La loro salvezza saranno gli “shuar”, uomini seminudi della foresta che insegnano loro come cacciare, cosa pescare e soprattutto a convivere con la foresta. Il secondo anno delle piogge, però, Dolores muore di malaria e Antonio non ne vuole più sapere di donne e d’amore. Rimase nella foresta ancora qualche settimana, facendo conoscenza con uno degli shuar che poi diventa il suo migliore amico. Quest’ultimo però viene ucciso e Antonio decide di vendicarsi uccidendo il suo assassino con un fucile però non obbedisce alle regole degli shuar: avrebbe dovuto usare il dardo avvelenato, così viene esiliato. Si sposta a El Idilio dove scopre che sa leggere ed è uno dei pochi che sa leggere, oltre al sindaco Lumaca. C’è un dentista che va al villaggio due volte all’anno e un giorno arriva una canoa con a bordo un cadavere dai capelli biondi e da qui comincia tutto. Ogni volta che il dentista viene al villaggio, porta ad Antonio dei libri e un giorno su richiesta sua gli porta dei libri d’amore. Dal momento in cui arriva il cadavere tutti si chiedono chi è il colpevole e secondo il sindaco sono gli shuar, ma il vecchio, dice invece che loro non uccidono. Guarda bene il morto e capisce che è un tigrillo ad averlo ucciso perché sente odore di pipì e vede delle pelli. L’animale inferocito cerca vendetta perché gli erano stati uccisi i cuccioli e il compagno. La sua vendetta è uccidere uomini. Dopo vari morti i coloni decidono di ammazzare la femmina prima che lei faccia una strage. Antonio, il sindaco e altri coloni vanno alla ricerca del tigrillo e quando arrivano a scoprire il posto dove si rifugia, trovano altri due cadaveri e così capiscono che l’animale si trova proprio lì. Il sindaco e gli altri coloni lasciano il compito ad Antonio dicendogli che lui conosce meglio la foresta e che loro torneranno a controllare il villaggio. Riesce ad ucciderla e piangendo torna alla sua capanna continuando la sua normale vita. Qualche giorno dopo arriva il dentista, che porta una sorpresa ad Antonio: non i soliti libri d’amore ma una donna, Lucia, vedova anche lei. È un colpo di fulmine per i due!! Antonio le insegna a leggere, a pescare e piano piano la loro storia inizia a farsi sempre più intensa. Il sindaco Lumaca, viene cacciato e Antonio prende il suo posto cambiando il villaggio nel modo migliore: nessuno più è povero, nessuno muore di fame e vi è un clima di serenità. Antonio si stupisce di se stesso perché, dopo la morte della moglie, non voleva più saperne di donne e d’amore, invece si accorge che riesce ad amare un’altra donna, Lucia, grazie al dentista! ANDREA TREVISAN Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ , San Vito al Tagl.to

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TESTO CREATIVO Il vecchio negli ultimi anni della sua vita non faceva altro che leggere e leggere ma dopo l’uccisione di due uomini residenti in un villaggio poco distante fu arruolato per l’uccisione della femmina di tigrillo che era ritenuta la colpevole di quelle morti; lui e gli altri uomini si inoltrarono nella foresta oscura ma ad un certo punto del percorso gli uomini si arresero e il vecchio proseguì il suo viaggio da solo. Il vecchio non abbassava mai la guardia perché si sentiva gli occhi del tigrillo sempre addosso e dopo giorni di cammino giunse dove il tigrillo voleva, ovvero dal suo compagno ferito; il vecchio capì che il tigrillo non era cattivo ma cercava solo aiuto per salvare il suo compagno. Le condizioni del tigrillo maschio erano pessime ma fortunatamente il vecchio aveva con sé una bottiglia di aceto che fungeva da disinfettante, glielo applicò sulla ferita e usò alcune foglie di banano e uno spago come benda. Il tigrillo dopo giorni di cure e attenzioni riuscì a riprendersi e per ringraziare il vecchio lo leccò sulla guancia e se ne andò con la sua amata compagna. Dopo quei giorni assurdi il vecchio tornò a El Idilio e pensò a cosa volesse fare del resto della sua vita e decise di partire con il dentista e di andare a vivere in città dove conobbe una donna bellissima che sposò. Il vecchio e la sua seconda moglie non vissero molti anni insieme ma in quei pochi anni vissero contenti come non mai e adottarono dalla strada cinque ragazzini. Il vecchio morì dopo qualche anno in mezzo ai suoi cari, in una casa modesta ma piena d’amore.

Monica Boscariol Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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TESTO CREATIVO: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore —> Una nuova breve amicizia

[…..] nei giorni seguenti continuavano ad arrivare corpi di uomini in fin di vita o già morti e il sindaco e Antonio partirono ma una volta arrivati, per la paura, il sindaco lasciò solo il vecchio che andò a cercare il feroce animale. Una volta trovata la femmina di tigrillo capì che era molto triste e cercò di aiutarla a trovare un nuovo rifugio lontano dal villaggio perché se non fosse tornato entro tre giorni il sindaco e il resto della spedizione sarebbero andati a cercarla per poi ucciderla; cercò inoltre di aiutare il maschio di tigrillo.

Passarono tutto il pomeriggio di quel giorno e la mattina del giorno seguente a costruire i nuovo rifugio. Una volta finito tutto quanto il vecchio decise di tornare al villaggio perché era molto stanco ed affamato ma appena partito sentì arrivare un gruppo di persone e quando si girò vide che stavano cercando di ammazzare il tigrillo femmina e maschio. Non appena si avvicinò per spiegare tutto quello che gli era successo un proiettile gli forò il petto, colpendo il suo cuore e stessa cosa accadde ai due animali.

FEDERICA BOMBEN Classe 4^D ISIS ‘P. SARPI’ S. Vito al Tagl.to

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Classe 4^A AFM Docenti di riferimento: Prof. Stefano ULLIANA e Prof.ssa Fabiola FONTANEL

CAFFE’ AMARO Recensione ‘Caffè’. Questo il titolo del brano che ho scelto tratto dal libro “Incontro d’amore in un paese di guerra”. Non facciamoci ingannare dalla sua brevità. Trovo esso un racconto pieno di significato e mi ha conquistato proprio per il contrasto tra la sua semplicità, il suo enorme significato e le molteplici interpretazioni di esso. Il disprezzo del caffè mattutino è, secondo me, l’ espressione di quello che provano l’ uomo e la donna al risveglio. La donna, sotto la doccia, viene immaginata e descritta dall’ uomo in modo sensuale, la vede bellissima. Si sente un po’ di nostalgia nella sue parole. Ricorda già con malinconia la notte di amore passata con lei. La donna è fredda con lui, un po’ come l’aria fuori dal letto quando sei ancora assonnato e non vuoi alzarti. La miscela aspra è il fallimento che diventa fisico; c’è tensione tra i due amanti e la esprimono con il disprezzo al caffè, la soffocano con le sigarette. Il bacio prima che i due si dividano è solo un debole segno in memoria della notte passata insieme che lascia un retrogusto amaro. LUCA ZANETTI 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to

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RECENSIONE DI: “IL CAFFÈ” dal libro Incontro d’amore in un paese di guerra. Il caffè cattivo del mattino è simile alla pioggia improvvisa durante un pic-nic d’estate. Molto probabilmente lo scrittore con la metafora della bevanda vuole sottolineare la grave situazione sentimentale che purtroppo c’è fra i due coniugi protagonisti del racconto. Questa crisi di coppia rende apparentemente ogni cosa amara e cattiva, calando un senso di depressione e di freddezza all’interno delle mura di casa, che a sua volta provoca una serie infinita di diverbi. L’episodio narrato da Sepulveda rappresenta molto bene la situazione economica mondiale. La crisi infonde negli animi delle persone un senso d’impotenza, come se fossimo di fronte alla morte, e noi, invece di reagire, scappiamo e cerchiamo di proteggerci nel migliore dei modi. Proprio come la moglie dona quel bacio freddo e insensato al marito, il caffè che i due bevono quel mattino non dà loro nessun gusto, se non quello del fallimento. Il fallimento del loro matrimonio. Il racconto dal punto di vista strutturale è molto vario ed inganna il lettore in ogni momento. Infatti progredendo nelle diverse fasi di lettura immaginavo il seguito, che però non rispecchiava mai ciò che veniva poi effettivamente scritto. Per esempio all’inizio pensavo fosse il racconto di una notte di sesso fra i due, dato che si parla della doccia e dell’acqua che scende fra i seni della donna, ma subito dopo capii che non era affatto così. Il pregio di questo breve racconto è che in tre pagine lo scrittore ha saputo concentrare uno stile nello stesso tempo piccante, amoroso e tragico. Personalmente ho gradito queste poche pagine di storia e credo che leggere alcuni libri di questo autore sicuramente non mi farà male, anzi servirà ad ampliare le mie capacità scarse di scrittura. Molto apprezzato è stato l’ordine concatenato degli argomenti: oserei dire che Sepulveda potrebbe essersi ispirato allo stile dantesco. ALBERTO BELLUZZO 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to

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IL GENERALE E IL GIUDICE

Il generale dietro le sbarre

In questo racconto Sepulveda narra di un avvenimento storico ben preciso. Siamo nel 1998 quando a Londra venne arrestato il generale e politico cileno Augusto Pinochet. La reazione provocata nell’autore da questa notizia non è certamente fra le più sobrie. Egli infatti nel racconto scrive che la notizia lui la apprese ascoltando la radio, mente viaggiava in auto. Dallo stupore arrestò bruscamente la corsa dell’automobile, ignorando gli insulti provenienti dagli altri automobilisti che viaggiavano con lui in autostrada. Certamente, per aver fatto compiere un’azione così pericolosa, per Sepulveda deve essere stata senza dubbio una notizia sconvolgente. Sì. Perché Pinochet con i suoi quasi vent’anni di dittatura nei confronti del popolo cileno, a causa delle sue azioni si fece conoscere non solo a livello nazionale, ma bensì anche a livello globale. I numeri precisi dei danni da lui provocati non esistono, ma dalle stime che sono state fatte, sono ugualmente numeri spaventosi. Si parla di circa 3.000 oppositori politici uccisi su 130.000 arresti totali. Ovviamente persone di diverse nazionalità furono arrestate e questo fu il fatto che fece indispettire diversi stati nazionali. Proprio per un mandato di arresto da parte di un giudice spagnolo egli fu posto agli arresti e la causa era di un certo peso: fu arrestato per crimini contro l’umanità. A questo punto è facile capire il sentimento di libertà da parte dei cittadini cileni, che dopo parecchi anni di dittatura potevano finalmente tornare ad esprimere la loro opinione al paese, allo stato, al mondo. Ed ecco così spiegato il motivo della reazione di Sepulveda nei confronti di tale notizia, reazione che si può benissimo dire giustificata. LUCA MARCON 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to

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Recensione del racconto “LASSU’ QUALCUNO ASPETTA DELLE GARDENIE” TRATTO DAL LIBRO “INCONTRO D’AMORE IN UN PAESE DI GUERRA” DI L. SEPULVEDA Incontro d’amore in un paese di guerra è una raccolta di ventiquattro racconti di Luis Sepùlveda. Il racconto che più mi ha colpito fra questi è stato “Lassù qualcuno aspetta delle gardenie”. Questo racconto parla di un uomo, con in mano un mazzo di gardenie, intenzionato a regalarle alla sua amata, che tanto le aspetta. I sentimenti che il protagonista dimostra sono all’inizio paura, follia, timore, insicurezza, panico, terrore. “... Se provassi a suonare il campanello, magari si potrebbe spaventare ...” Da lì egli iniziò ad immaginare tutta una serie di cose sfavorevoli che gli potevano succedere, quindi pensò bene di andarsene, con in mano ancora quel mazzo di gardenie e avvertendo la donna, profondamente triste ed infelice per le mai ricevute gardenie. Il motivo per il quale ho scelto di recensire questo racconto è perché secondo me in “Lassù qualcuno aspetta delle gardenie” sono presenti molte emozioni e stati d’animo. La maggior parte di essi sono negativi, ma anche positivi: ad esempio il gesto di regalare alla donna amata delle gardenie è collegato con l’euforia provata dal protagonista. Quindi si può dire che in questo caso la paura ha vinto sull’amore; il coraggio si è tramutato in codardia, mentre quella donna, tanto desiderata, non riceverà mai quello splendido mazzo di gardenie dall’uomo che l’ama. ANNALISA BORTOLUSSI 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to

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RECENSIONE DEL RACCONTO ‘INCONTRO D’AMORE IN UN PAESE DI GUERRA’ Il brano che mi ha colpito di più è un racconto tratto dal libro “Incontro d’amore in un paese di guerra”, di Luis Sepulveda. Il titolo del racconto dà il nome all’intera raccolta di ventiquattro racconti, pubblicata nel 1997. In questo breve testo viene raccontata la storia d’amore fra un soldato e una donna, che si incontrano per la prima volta in un bar a Panama, durante il periodo delle rivolte civili. I due poi si perdono, ma si rincontrano dopo qualche anno in un accampamento militare, dove l’uomo aveva il compito di sorvegliare un ribelle condannato a morte per aver tradito il suo paese e per aver causato la morte di molti soldati. La guardia, dopo aver passato un pomeriggio a sorvegliare il prigioniero, che non sembrava aver paura di morire, torna a casa della donna per passare la notte insieme a lei, ma al momento del suo arrivo trova la donna che lo aspetta alla porta con le lacrime agli occhi. Dopo aver insistito nel sapere cose fosse accaduto, la donna spiega al soldato che sta piangendo perché dopo molto tempo ha rivisto il marito, dentro una cella. In quel momento la guardia capisce che si tratta del prigioniero che sta custodendo: nonostante tutto, lui non riesce a non amarla e la stessa cosa vale per lei, che ha una crisi di pianto nel rivedere il suo ex marito imprigionato per aver tradito il proprio paese. Un marito, un uomo impazzito per amore della moglie, che lo ha abbondonato per il Fronte. Questo racconto mi ha colpito particolarmente, perché si capisce quanto era difficile vivere ed amarsi in un tempo di rivolte civili come quello. Malgrado questo, viene esaltato l’amore, che è il tema principale di tutti i racconti raccolti nel libro. È da ammirare la forza con la quale questi soldati, contro la loro volontà, combattevano per una causa a loro non molto chiara; tutto questo solo per poter tirare avanti e poter vivere in un paese e in un periodo difficile come quello. DANIELE CASTIGLIA 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to

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Recensione di “Dal giornale di ieri”, tratto dal libro Incontro d’amore in un paese di guerra.

“Il caffè crea atmosfera. Risveglia quella sua voglia di stare indisturbato col suo pensiero, con la sua sigaretta. Schifato da ciò che lo circonda, impotente nella situazione che si è creata. Alla ricerca di libertà e di assenza di monotonia egli si ritrova in casa, vittima della routine che, per quanto sia fastidiosa, preferisce di gran lunga a ciò che lo circonda. Essa infatti riempie i suoi vuoti e il suo bisogno di amore con il vino, il caffè e le sigarette da quattro soldi. Un uomo apparentemente freddo e vuoto, che nasconde al suo interno un mondo completamente inesplorato. Il caffè, per lui è fonte di vita.” È così che descriverei il testo “Dal giornale di ieri”, tratto dal libro Incontro d’amore in un paese di guerra. Mi sono scontrata quasi frontalmente con quest’uomo, così solo e apparentemente depresso, afflitto dalla costante monotonia al punto di perdere interesse per qualsiasi cosa lo circondasse. Un uomo che sopprime i suoi bisogni con il fumo, l’alcol e cibo scadente e preferisce rifugiarsi davanti alla televisione che andare incontro al caos che lo aspetterebbe varcata la soglia di casa. Forse sono rimasta più affascinata dal modo schietto, freddo in cui questo personaggio mi viene presentato, informando il lettore di ciò che accade intorno a lui e di come lui reagisce, o forse dalla calma apparentemente rappresentata dal suo continuo bisogno di fumare e di bere che lo circonda e dalla pigrizia che ha preso il sopravvento su di lui. Luis Sepùlveda riesce a trascinarci in un’altra realtà con semplici parole, a volte frasi brevi, ma particolarmente d’impatto. Cura tutti i dettagli senza andare nello specifico, senza diventare noioso e dispersivo. Cattura l’attenzione del lettore dal primo momento e riesce a lasciare libero sfogo alla fantasia di interpretare la storia a modo proprio, senza essere influenzati troppo dal suo pensiero e da ciò che lui ci vorrebbe trasmettere col suo brano. VIKTORIYA YEREMEYCHUK 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to

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Recensione de:

Trilogia dell’amicizia

Sepulveda scrive il libro intitolato Trilogia dell’amicizia. In questo testo unisce tre storie che parlano, appunto, dell’amicizia: l'idea è quella di parlare del potere dell’amicizia attraverso inaspettati legami fra animali che si formeranno durante questi tre racconti. La prima storia parla di una gabbianella che capita per sbaglio in una macchia di petrolio e, avendo difficoltà a volare, atterra sulla terrazza dove vive un grosso gatto al quale, morente, affida l'uovo che sta per deporre, facendo promettere al gatto che lo coverà amorevolmente, che non si mangerà il piccolo e che gli insegnerà a volare. E se per mantenere le prime due promesse sarà sufficiente l'amore materno di Zorba, per la terza ci vorrà una grande idea e l'aiuto di tutti. Il secondo racconto parla di Un gatto e del topo che diventò suo amico. Mix, il gatto protagonista, sta invecchiando e sta perdendo la vista, è costretto a passare lunghe giornate in solitudine. Ma un giorno sente provenire dei rumori dalla dispensa di casa e intuisce che lì si nasconde un topo... Un'altra grande storia di amicizia nella differenza, questa è l’immaginazione di Luis Sepulveda. La terza storia si intitola La lumaca che scoprì l'importanza della lentezza. Qui le lumache sono abituate a condurre una vita lenta e silenziosa, e a chiamarsi tra loro semplicemente "lumaca". Una di loro, però, trova ingiusto non avere un nome, e soprattutto è curiosa di scoprire le ragioni della lentezza. Per questo, intraprende un viaggio che la porterà a conoscere un gufo malinconico e una saggia tartaruga, a comprendere il valore della memoria e la vera natura del coraggio, e a guidare le compagne in un'avventura ardita verso la libertà. Sepulveda fa capire che l’amicizia è un legame molto importante, che vale anche - se non soprattutto – quando si ha a che fare con dei soggetti diversi tra loro, che però appunto possono stare insieme ed aiutarsi uno con l’altro, completandosi ed integrandosi a vicenda. Secondo me questo è un ragionamento particolarmente giusto ed opportuno, perché Sepulveda, raccontando degli animali, intende dirci che non solo loro ma anche noi, esseri umani, abbiamo bisogno di stare l’uno accanto all’altro, perché le etnie, le religioni ed i modi di pensare differenti sanno arricchirci reciprocamente. JUSTINE ROSSET 4^ A AFM ISIS ‘P. Sarpi’ San Vito al Tagl.to