Caracciolo Francesco Libri - Immigrazione Banditismo Mafia Romanzi

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Raccolta dei libri di Francesco Caracciolo acquistabili direttamente su internet.Il documento riporta tutti i dettagli di tutti i libri.

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  • Francesco Caracciolo www.caracciolofrancesco.it

    Collana di libri acquistabili direttamente su internet

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    Sommario

    Lintegrazione dellarcipelago migratorio in Occidente .............................................................................. 2

    Come muore una civilt e come sta morendo la nostra ................................................................................. 4

    Mali estremi ..................................................................................................................................................... 6

    La folle corsa ................................................................................................................................................... 8

    Fabio .............................................................................................................................................................. 11

    Onorata societ e societ onorata ................................................................................................................ 14

    Banditi baroni e vicer nel regno di Napoli in et moderna ......................................................................... 20

    Banditismo nel Mezzogiorno dItalia tra Rinascimento e Barocco. ............................................................... 23

    Cattiva Stella .................................................................................................................................................. 24

    La congiura antispagnola di Tommaso Campanella: delatori e persecutori. ................................................ 27

    Fossa .............................................................................................................................................................. 28

    Canti ............................................................................................................................................................... 30

    Satire e poemetti ........................................................................................................................................... 32

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    Lintegrazione dellarcipelago migratorio in Occidente Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave: Arcipelago migratorio, integrazione, multiculturalismo, immigrazione, stranieri, Roma antica,

    Paese, Italia, Occidente, Stati Uniti d'America, Unione Europea, societ occidentale,

    multietnia, religione, cosmopolitismo, terrorismo, Islam.

    Indice: Introduzione.

    I. Progetti e speranze.

    II. Un esemplare precedente processo di disgregazione.

    III. Nei secoli seguenti.

    IV. Conseguenze durature.

    V. Tra passato e presente.

    VI. Popolazione e territorio nei paesi occidentali.

    VII. Timori e dubbi.

    VIII. Il pericolo.

    IX. Il pericolo maggiore.

    X. Integrazione.

    XI. Quando sar troppo tardi.

    Indice dei nomi

    Indice analitico

    Retro di copertina: possibile lintegrazione nella societ occidentale di milioni di immigrati della pi eterogenea estrazione e provenienza? Di quale integrazione parlano politici, intellettuali e

    umanitari? Si riferiscono a unintegrazione formale o sostanziale? Si pu conseguire una minima integrazione mediante la conoscenza della lingua e delle leggi? Nei paesi occidentali,

    dalla Francia al Regno Unito, alla Germania, agli Stati Uniti, hanno avuto successo i progetti

    di integrazione, di assimilazione, legualitarismo, il multiculturalismo, il metodo pluralistico angloamericano e il metodo separatista tedesco? In questo libro lautore risponde a queste e ad altre domande.

    Da capitolo I Grandi e crescenti difficolt assillano lOccidente e la sua civilt e fanno intravedere un possibile sconvolgimento dellesistente, tale da distanziare molto lodierna societ occidentale dalle sue tradizioni e dal suo passato. Negli Stati Uniti e in diversi paesi europei incombe il

    crescente bisogno di ricorrere a milioni di immigrati per tenere alti il ritmo e il livello della

    crescita economica. E il numeroso afflusso di unumanit eterogenea proveniente da ogni parte del mondo ha effetti imprevisti e genera situazioni nuove e il conseguente timore per la

    convivenza e per la sopravvivenza dellodierno stato di cose. Prima negli Stati Uniti e poi in Europa quellafflusso ha generato la necessit di difendere e di proteggere la sussistenza della propria identit, delle proprie radici, delle proprie tradizioni e delle proprie istituzioni. Non

    stata certo una necessit universalmente avvertita. Anzi con la necessit di difendere lattuale stato di cose si accompagnata la contagiosa euforia generata dalla persuasione di vivere

    unepoca felice e proficua, toccata dalla fortuna di avere scoperto la globalizzazione: lepoca della societ multietnica fonte di ricchezza, madre di molteplici culture e fucina di energie

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    fisiche e spirituali. E pertanto, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, si elogiato il nascente

    modello multietnico. []

    Da capitolo III [] La societ di Roma antica continu a sopravvivere multietnica e multiculturale, ma non riassunse mai la dignit di popolo. Rest intimamente estranea al significato della frase

    senatus populusque romanus, che era stata sacra per il popolo romano dei secoli della

    Repubblica. Durante lImpero la societ romana visse per forza dinerzia, senza ideali e senza spinta propulsiva. Le istituzioni e il governo poggiarono sulle solide basi costruite nel passato

    da un popolo operoso e sostanzialmente coeso e furono difesi non da una societ in

    disfacimento, ma dallefficienza delle legioni, cio da una forza militare anchessa creata e organizzata nel passato. La societ romana e italica dei secoli dellImpero era promiscua, servile, senza nerbo, senza ideali e senza identit e non era in condizioni di difendere le

    istituzioni e il governo.

    Quando gli effetti della multietna e della prevalenza di immigrati e di loro discendenti si

    andarono rivelando sempre pi evidenti e consolidati in una societ senza volto e senza storia,

    le sorti delle istituzioni e di quel che restava dello stato romano erano segnate. []

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    Come muore una civilt e come sta morendo la nostra Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave: immigrazione Italia, Europa, Stati Uniti, scontro civilt, sviluppo economico, Occidente,

    clandestini, stragi, rivolte, Chiesa Cattolica, Islam, dialogo, musulmani, Roma antica,

    integrazione, multietnia, disoccupazione, terrorismo, reislamizzazione.

    Indice: Introduzione.

    I. Crescita economica illimitata.

    II. Conseguenze.

    III. Consumismo ed esigenze spirituali e umane.

    IV. Il profitto per il profitto e la crescita della qualit della vita.

    V. Lantidoto. VI. Le identit.

    VII. Reazione incomprensibile.

    VIII. La colpa degli europei.

    IX. Integrazione, sconvolgimento e sovrappopolamento.

    X. Alle origini del ricorso dei musulmani al terrorismo e alle rivolte.

    XI. Dalla mistificazione allevidenza. XII. Reislamizzazione e conquista pacifica.

    XIII. La fine ingloriosa di Roma antica.

    XIV. Il lontano passato e il presente.

    XV. La multietnia in America.

    XVI. LOccidente multietnico. XVII. La migrazione.

    XVIII. La corsa sfrenata di alcuni paesi europei.

    XIX. LItalia brucia le tappe e si affanna a ricuperare il ritardo. XX. Dalla povert al benessere.

    XXI. Un passaggio repentino che fece prendere il delirio.

    XXII. Indifferenza e ottimismo.

    XXIII. La prevalente assuefazione.

    XXIV. Gli immigrati musulmani. Un caso a parte.

    XXV. Scopi opposti e percorsi diversi.

    XXVI. Certezza e prudenza dei musulmani in Europa.

    XXVII. Conquista violenta, occupazione pacifica e illimitata tolleranza degli occupati.

    XXVIII. Ecclesiastici e politici propendono per la tolleranza e il dialogo.

    XXIX. Silenzi, sottigliezze bizantine e stragi.

    XXX. Cause oggettive attribuite a stragi e a rivolte con accurati distinguo.

    XXXI. Risalire la china

    Indice dei nomi

    Indice analitico

    Retro copertina: La migrazione di innumerevoli individui dai paesi arretrati sta assumendo il carattere di

    invasione e di silente occupazione dei paesi ricchi, che si fanno invadere e occupare per

    sostenere la crescita economica. I fatti rivelano che i paesi invasi riescono a conseguire

    crescita e progresso nellimmediato, ma con conseguenze che preludono a futuri risultati da

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    dovere evitare correggendo la causa che li genera. Per scongiurare quanto gli stessi fatti e

    lesperienza di vicende del passato fanno temere, lautore di questo lavoro indica il rimedio da porre e la via da prendere che non si presenta di facile accesso. Cerca di rendere accettabile la

    necessit di imboccarla esaminando la situazione di alcuni paesi specialmente europei per

    indurre a riflettere sugli imprevisti che pu riservare il futuro.

    Da capitolo XXIX Molti politici, mentre fanno a gara per elogiare i pregi e i vantaggi della societ multietnica,

    non si curano proprio di cercare di rispondere al quesito che tacitamente e distrattamente si

    pongono i cittadini. E non c cittadino, non solo in Italia, che non si chieda dove possa andare a sboccare il cammino intrapreso dal proprio paese. Un cammino di cui, del resto, si

    pu intravedere il tracciato se ci si ferma solo un momento a riflettere sulle stragi negli Stati

    Uniti, in Spagna e nel Regno Unito, sulle rivolte in Francia e sulle minacce allItalia e ad altri paesi. Nella quasi totalit, i politici italiani non dicono che il numero degli immigrati

    destinato ad aumentare e a divenire incontrollabile se si continua a ricorrere al loro apporto

    per sostenere la crescita economica del paese. Non spiegano che il loro afflusso inesauribile

    perch i poveri nel mondo sono miliardi e, finch sapranno che lOccidente ricco accessibile e ha bisogno di manodopera, si riverseranno senza interruzione sulle sue spiagge e nelle sue

    contrade fino ad essere eccessivamente numerosi. Gli stessi politici non prevedono neppure

    che, a quel punto, il terrorismo non sar pi un mezzo necessario per prevalere, perch il

    numero degli immigrati cresciuto a sufficienza, oltre a produrre inevitabili conseguenze

    negative come la nuova criminalit, le stragi e le rivolte, imporr le proprie scelte e il varo di

    leggi che riflettano le esigenze dei propri componenti, il loro modo di essere e i precetti della

    loro religione. Il loro numero costituir parte notevole del contesto sociale in cui la

    convivenza sar forse sopportabile finch le istituzioni saranno in grado di contenerne la

    prevedibile conflittualit e di attenuare gli effetti della trasformazione, cio fino a quando non

    muteranno anchesse.

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    Mali estremi Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave: Consumismo, crescita economica, decrescita, crescita zero, Chiesa Cattolica, religioni

    monoteiste, impero romano, profitto, benessere spirituale, droga, aberrazione sessuale,

    violenza giovanile, povert, solidariet, Oriente musulmano, Cristianesimo.

    Indice: Introduzione.

    I. Il circolo vizioso.

    II. Effetti della crescita.

    III. La ricetta del benessere materiale e spirituale.

    IV. Lerto sentiero. V. Alla scoperta di una causa nascosta.

    VI. Il mostro invisibile.

    VII. Crescita economica e progresso umano e civile.

    VIII. Chi deve fare?

    IX. Dove sfociano il malcostume e la degenerazione.

    X. La stretta connessione

    Retro copertina: Perch nei Paesi avanzati dellOccidente la popolazione attiva non riesce a sostenere la

    crescita economica? Perch si ricorre a tanti stranieri della pi eterogenea provenienza per

    sopperire allinspiegabile carenza di manodopera, creata da disoccupazione fittizia degli

    autoctoni e da denatalit? Perch politici e prelati raccomandano e predicano lobbligo

    dellaccoglienza di nuovi venuti mentre i nativi occidentali mal sopportano la loro presenza e

    i loro comportamenti? Quali sono le cause dellinsostenibile stato di cose che si creato, che

    si aggrava sempre pi e che potrebbe sfociare nello sconvolgimento sociale, nel

    sovrappopolamento di angusti territori, nellirreparabile trasformazione e nel crollo della

    societ e della civilt dellOccidente? Che ruolo hanno gli eccessi, il malcostume e

    laberrazione sessuale? A queste e ad altre domande lautore risponde in questo libro.

    Da capitolo III:

    [] sembra che molti politici, molti cronisti e molti prelati che predicano la sobriet dei gaudenti e la solidariet verso i derelitti, si siano svegliati allimprovviso allinizio del duemila da un lungo sonno durato due millenni. Che cosa hanno fatto in passato per sovvenire

    innumerevoli poveri indigeni, conterranei e connazionali, e per pretendere la solidariet verso

    di loro? Che cosa hanno fatto se si esclude qualche forbito discorso di solidale comprensione,

    qualche formale considerazione compassionevole?

    Eppure, in quei molti secoli, la miseria era diffusa e la fame si tagliava con il coltello e gli

    infelici poveri, disgraziati, affamati e ammalati erano numerosissimi e formavano la massima

    parte della popolazione dei paesi civili, cattolici e cristiani, in cui vivevano e operavano

    prelati e privilegiati. Per constatare ci, non il caso di andare lontano e troppo indietro nel

    tempo. Che dire della miserabile condizione di innumerevoli individui che, nei paesi della

    civile Europa, soffrivano la fame e sopportavano le inenarrabili fatiche e i soprusi e le

    angherie di pochi privilegiati e subivano maltrattamenti, peggio delle bestie, anche nelle

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    carceri? Che dire della persistenza di queste condizioni disumane tra lindifferenza generale? []

    Da capitolo VI: [] Gli adulti non riescono a capire e a spiegare le azioni inconsulte di molti giovani. Non comprendono perch in numero crescente i giovani si drogano, commettono atroci delitti

    anche contro i loro genitori, reagiscono violentemente ad ogni occasione, fanno la guerriglia

    dentro e fuori gli stadi, formano la folla di violenti che protestano ad ogni occasione, si

    uniscono in gruppi armati per uccidere e distruggere in nome di un loro modello di giustizia.

    Fanno tutto ci con la rabbia in corpo e con la ferma persuasione di dovere lottare per

    annientare un nemico che loro identificano nelle istituzioni e nei loro rappresentanti.

    Nessuno pu dire se tanti giovani, in numero crescente, ricorrono alla violenza per sfogare la

    propria insoddisfazione e la propria inquietudine oppure per combattere, con lunico mezzo che hanno, un nemico molto pi grande di loro oppure per evadere da una propria intima

    sofferenza, cio da uno stato patologico in cui sono. [] A questo punto si dovrebbe cercare al di l delle cause che appaiono prossime ed immediate;

    si dovrebbe guardare al di l delle apparenze nel tentativo di scoprire la ragione di quanto

    avviene, di quanto misterioso e resta incomprensibile. Si dovrebbe fare questo per cercare di

    capire come sia stato possibile che, in pochi decenni o in qualche generazione, i genitori

    abbiano cessato di esercitare ogni influenza sui figli e i maestri la propria autorit sugli

    scolari. Come sia stato possibile che in cos poco tempo il comportamento di molti giovani sia

    divenuto inspiegabile e spesso mostruoso []. Solo cercando in profondit e partendo da certi presupposti si pu scoprire la necessit di

    guardare altrove. Solo cercando nel recondito modo di vivere e nelle abitudini dei singoli, si

    pu scoprire lorigine della loro malattia. un compito assai difficile, molto pi difficile di quanto sia quello di indicare la

    responsabilit della famiglia, della scuola o del bisogno []

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    La folle corsa

    Acquista: da ILMIOLIBRO.IT , LULU.COM

    Parole chiave:

    Schengen, Dublino, immigrati, profughi, sbarchi migranti, Libia, Africa, Mare nostrum,

    Triton, aiuti umanitari, respingimenti, accoglienza migranti, blocco navale, diritto d'asilo,

    terrorismo, mediterraneo, Italia, Unione Europea, Maastricht, Amsterdam

    Indice: 1. Accadde in Italia nel secondo decennio del duemila.

    2. Precedenti esperienze nella Comunit europea.

    3. Ladesione dellItalia incapace di difendersi. 4. Da Maastricht ad Amsterdam.

    5. La seconda legge sullimmigrazione. 6. La terza legge sullimmigrazione crescente. 7. Il capestro Dublino.

    8. La folle corsa.

    9. Limmutato percorso seguito dallItalia, Dublino III. 10. Mare Nostrum, il Mediterraneo e lUnione Europea. 11. Il reato dimmigrazione clandestina. 12. LItalia, facile approdo di migranti, continua ad invocare lintervento dellUnione. 13. Nellestate 2014 opinioni, polemiche, progetti e resistenze. 14. Triton, il difficile part.

    15. In quarantanni. 16. Dal Mediterraneo.

    17. Verso il peggio a forza di sofismi.

    18. Terrorismo e immigrazione.

    19. Migranti e profughi.

    20. Diritto dasilo e mutate condizioni . 21. Allarme e appelli alla calma. Intervento militare o azione diplomatica?

    22. Accoglienza ad ogni costo.

    23. Blocco navale e respingimenti.

    24. La difesa proibita.

    Indice dei nomi

    Retro copertina: Vuoi sapere che folle corsa ha fatto l'Italia accogliendo e ospitando fino a riempire le sue citt

    e le sue contrade di immigrati di ogni provenienza, di diverse etnie e di decine di fedi

    religiose (20 a Milano)? Leggendo questo libro potrai scoprire che cosa si sarebbe potuto e

    dovuto fare e si potrebbe fare e non si fatto e si continuato a non fare. Potrai pure scoprire

    con quale leggerezza e superficialit e indifferenza si giunti quasi al collasso.

    Da testo:

    "[...] Era chiaro che lItalia doveva salvarsi, se potesse ancora farlo. Non potendo contare

    sullapporto di altri Stati, dovrebbe agire da sola mobilitando tutte le sue forze e rompere i

    lacci giuridici che si era legati al collo. Per fermare la deriva e impedire la totale invasione e

    non potendo intervenire usando la forza per attaccare, l'Italia dovrebbe bloccare ogni accesso,

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    respingere chiunque dal suo territorio e rinviare ai libici le persone che, bont loro,

    spingevano gratuitamente verso la meta agognata [...]"

    Da capitolo 1

    Migranti continuavano a giungere in Italia per mare, per terra e per aria. Molti di loro attraversavano le frontiere con regolare passaporto, altri entravano per vie illegali. In massima

    parte non facevano ritorno. Il loro quasi ininterrotto afflusso per via mare si era intensificato

    specialmente nel corso del 2013 e ancor pi del 2014 e del 2015. Barche, barconi, gommoni e

    talvolta navi portavano dallAfrica migranti di ogni provenienza, nazionalit ed etna. Giungevano in Italia sovvenuti in mare, aiutati e accompagnati da navi della Marina italiana.

    Sbarcavano sulle sue coste meridionali e insulari, affollavano centri di assistenza, pi o meno

    accoglienti ma insufficienti e sovraccarichi. Molti sfuggivano al controllo e si disperdevano in

    contrade e citt. Formavano un esercito, una massa di gente di cui non si conosceva il numero

    e, tanto meno, la natura e la condotta. Molti si facevano sfruttare da speculatori senza scrupoli

    per sopravvivere, molti altri si davano al malaffare ed erano autori di incalcolabili danni alla

    societ. In gran numero clandestini vagavano, bivaccavano, delinquevano, lavoravano in nero

    e si confondevano con i circa 6 milioni di immigrati regolari in parte cittadini italiani e in

    parte stabilizzati in Italia, pari a circa l8 % della popolazione. La presenza nel Paese di tanti immigrati era eccessiva ed era divenuta insopportabile. A

    differenza di altri Stati dellUnione Europea che avevano avuto e avevano bisogno di importare manodopera, lItalia aveva avuto e aveva esuberanza di forza lavoro, che nel 2014 in parte restava disoccupata e in parte alimentava un nutrito flusso di suoi cittadini autoctoni

    emigranti specialmente verso la Germania. Nel 2013 era emigrato un italiano su quattro fra i

    35 e i 49 anni di et (Rapporto AIRE, Anagrafe degli Italiani residenti allestero). Le risorse dello Stato, che era stato sempre tollerante verso i nuovi venuti, erano al lumicino.

    Nellestate 2014 esponenti del governo lamentavano che le spese destinate al mantenimento delloperazione Mare Nostrum, che dallottobre 2013 aveva avuto il compito di soccorrere i migranti nel Mediterraneo e farli giungere in Italia, erano insostenibili. E secondo la stima

    fatta nel settembre 2014 e confermata dal ministro dellEconomia, le spese per loperazione marittima insieme con quelle per il soggiorno dei migranti in Italia erano state circa un

    miliardo di euro in dodici mesi. Ad esse si dovevano aggiungere quelle effettuate per riparare

    i danni non quantificabili che la conflittualit generata dalla presenza e dalla condotta di tanti

    nuovi venuti provocava alla comunit nazionale e allo Stato in termini di contrasti, di

    illegalit e di sconvolgimenti sedati con il costoso impiego della forza pubblica Erano spese

    eccessive per un Paese oberato e con uneconomia in crisi. E si poteva dire che fossero insopportabili, anche se taluni altruisti sostenevano che un Paese civile come lItalia dovrebbe vergognarsi se desse importanza a quelle spese destinate a sovvenire bisognosi.

    In quei frangenti in cui era evidente limpossibilit di continuare a far fronte ad altri impegni e ad altre spese, lafflusso di migranti continuava e secondo alcune previsioni sarebbe cresciuto. Stando a precise informazioni dei servizi segreti fornite nel settembre 2014, solo in Libia

    quasi un milione di persone sarebbero pronte a salpare per lItalia. E gi nel mese di aprile 2014 il funzionario del Viminale Pinto, in unaudizione al parlamento, aveva dato lallarme indicando la saturazione del sistema di accoglienza in Italia e la presenza di 800.000 africani e

    asiatici sulle coste libiche pronti a partire per lItalia. Queste sue indicazioni, definite allarmistiche dal Premier italiano, non influirono sullindifferenza generale. Lopinione pubblica era assuefatta al progredire della situazione di emergenza. Il numero degli immigrati,

    in continua crescita da tre decenni, era andato aumentando ancor pi negli ultimi due anni.

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    Mentre era cresciuto dell8,3 %, di 395.000 persone, nel 2013 rispetto al 2012 (Eurostat; Istat.), e ancor pi nel 2014 rispetto al 2013, erano andate decrescendo le risorse e la capienza

    del Paese. Il numero dei suoi abitanti, 61 milioni circa, era eccessivo, e alto era il numero dei

    suoi disoccupati, il 12,3% della popolazione nel giugno 2014 (Istat, 31 giugno 2014), mentre

    era in media il 10,8% nei 28 Stati dellUnione Europea (Eurostat). Con il crescente numero degli immigrati si accompagnarono e crebbero disadattamento di molti di loro, sfruttamento,

    violenze e conflitto sociale.

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    Fabio Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave: societ, istituzioni, costituzione, leggi, dispotismo, libert, felicit, destino dell'uomo, Tropea,

    Catanzaro, Reggio Calabria, Gerace, Napoli, Tommaso Campanella, rivolta antispagnola,

    Turchi, amore, amicizia, Fabio Furci, Maurizio de Rinaldis.

    Indice: 1 . A Guardavalle Fabio Furci si incontra con gli ospiti il 4 luglio 1599.

    2 . La cena in casa di Lucio. Liniziazione. 3. La rivelazione del progetto. La congiura, Ladesione e limpegno di Fabio. 4. Il racconto di Maurizio de Rinaldis: Sinan Bass, capitano della flotta turca, le sue gesta, il

    suo impegno. La fine della cena e dellincontro. 5. Il congedo e la partenza di Fabio da Guardavalle. Lavventuroso viaggio alla volta di Tropea attraverso le Serre.

    6. La riunione con due amici di Tropea nella casa di campagna di Fabio. La loro adesione.

    7. Unimpresa giovanile di Fabio allorigine della sua latitanza. 8. Fermi proponimenti di fare proseliti.

    9. Lincontro con Livia. 10. Il grande amore: ostacoli e proibizioni.

    11. Il gruppo cresce di numero. Difficolt di acquisire altri partecipanti al progetto.

    Considerazione sulla societ.

    12. Gli amici si riuniscono pi volte nei mesi di agosto e di settembre. Improvviso arrivo di

    Tonio Imbesi dal versante orientale della regione. Notizia del fallimento della congiura per la

    delazione di due congiurati.

    13. Progetti sul da fare.

    14. Fabio a cena con i suoi familiari nella casa paterna.

    15. Lansia e le domande di Livia. Larrivo di Orazio Paparatto, incalzato dagli sgherri del marchese Spinelli. Rifugio dei sei amici nel convento di San Francesco.

    16. Il convento cinto dassedio. I rifiuti del padre priore di consegnare i rifugiati agli assedianti. La curia vescovile difende il diritto dasilo. Accordo del vescovo con i persecutori. Consegna dei rifugiati.

    17. Gli sgherri non tengono fede allimpegno preso con il vescovo. Portano via i sei giovani, sottraendoli al tribunale ecclesiastico. Delusione e malcontento in curia. Dolore e rabbia

    dellabate Stefano. 18. Dolore e disperazione di Livia. I prigionieri a Monteleone e poi nel castello di Gerace.

    Carcere e processo sommario.

    19. In carcere: le riflessioni di Fabio.

    20. Partenza da Gerace, viaggio e arrivo nella spiaggia di Pizzo. Imbarco sulle navi di

    centinaia di prigionieri l convenuti. Incontro con Maurizio. Riflessioni di Fabio, incatenato

    con molti compagni nella stiva di una delle navi.

    21. Fabio e Maurizio discutono del fallimento della congiura e della loro mala sorte.

    22. Scoperte fatte da Maurizio nei mesi di prigionia. Considerazioni sulla societ,

    sullefficacia delle riforme, sulle leggi, sulla natura umana. 23. Ultime riflessioni di Fabio ancora incatenato nella stiva della nave. Arrivo della piccola

    flotta nel golfo di Napoli. Ingresso delle navi nel porto. Esecuzione delle condanne. Morte di

    Fabio, di Maurizio e di altri giovani congiurati.

    Indice

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    Retro copertina: - Vedi, Fabio, continu a dire Maurizio quanto ho cercato di spiegarti si pu dire in poche parole [...]: C' una forza nella vita umana che, oppressa, si contrae ma resiste e si

    rafforza; se lasciata libera, si snatura e deperisce. [...] se non si eccede da una parte, si

    eccede dall'altra [ed] difficile evitare l'eccesso e mantenere l'equilibrio con il giusto mezzo.

    [...] l'uomo non soffre solo perch subisce l'oppressione della tirannia di un [despota] o di pi

    o meno occulti prevaricatori, ma anche perch egli stesso pu farsi vittima del proprio

    libertinaggio.

    Da capitolo 9

    [] I due giovani si erano conosciuti per caso e, poco tempo dopo, avevano iniziato un rapporto non mai interrotto. La frequenza dei loro incontri era il segno di un legame intimo

    che non dava adito a dubbi o a sospetti. Si erano incontrati due anni prima. La ragazza aveva

    allora quattordici anni. In un pomeriggio del mese di gennaio percorreva la viuzza che

    passava davanti alla casa di campagna di Fabio. Tornava al paese dalla campagna. Pioveva a

    dirotto. Un ammasso cupo di nubi nel cielo sprigionava continue saette e faceva presagire

    linasprirsi del temporale. Il vento sbatteva la pioggia obliqua e la ragazza riusciva a camminare a stento. Vedeva appena davanti a s la striscia bianca della via che stava

    percorrendo. Era tutta inzuppata. La maglia che le copriva il busto, la lunga gonna di lana e la

    mantellina pure di lana, che dalle spalle aveva trasferito sul capo, grondavano acqua.

    Camminava protesa in avanti per vincere la forza del vento. Non si accorse dellarrivo in senso inverso di un cavallo e di un cavaliere. Era Fabio che si recava nella casa di campagna.

    Da una certa distanza il giovane vide la ragazza grondante acqua e malconcia e, quando le fu

    vicino, per farsi udire in mezzo al frastuono di quella bufera, le disse forte che lavrebbe presa in groppa. Ella alz il capo, vide il giovane che le gridava dallalto del cavallo, intu lofferta che le faceva e annu con un cenno. Si fece quindi aiutare a salire su, davanti a lui.

    Il paese era lontano e la ragazza aveva subito bisogno di soccorso. Fabio decise di percorrere

    il miglio di distanza che lo separava dalla propria casa di campagna e diresse il cavallo in

    quella direzione. Quando vi giunsero Fabio smont da cavallo, aiut la ragazza a scendere e la

    fece entrare in casa. Le offr subito una casacca e una tunica che lui indossava in certe

    occasioni. Indic alla ragazza presa dal freddo una stanzetta attigua allo stanzone in cui erano

    e le disse che poteva andare l a cambiarsi gli indumenti inzuppati. Accese quindi il fuoco nel

    camino. Era urgente vincere il freddo che si faceva sentire di pi con lacqua addosso. Occorreva pure asciugare i propri vestiti e le vesti che la ragazza avrebbe dismesso. Quando

    lei riapparve Fabio not la straordinaria bellezza della fanciulla. I panni provvisori che aveva

    indossato e i capelli inzuppati e cadenti sulle spalle la rendevano proprio attraente. Fabio

    vers vino in due calici e ne offr uno a lei, che aveva cominciato ad asciugarsi i capelli. []

    Da capitolo 21

    [] Vedi, Fabio, il potere rivela a tutti i livelli e con frequenza la propria arbitraria condotta. Se tu offendi o solo contrasti, pure senza volerlo, un individuo potente, devi

    aspettarti la sua vendetta. Egli temibile, anche se persona che non vale molto, e diviene

    infallibile se affiliato a una setta, se a capo di una fazione, se un importante cliente che

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    pu contare sulla protezione o un adepto che pu fare affidamento sullapporto di una congrega organizzata. Caro Fabio, tu devi ancor pi temere la sua dura reazione se lo disturbi

    o se solo lo osservi mentre sta con la testa dentro la greppia, perch in tal caso egli far in

    modo che tu sia punito a tutti i costi; e che tu lo sia pi severamente di come si punisce un

    delinquente che danneggia il prossimo e la convivenza civile. Il potente che tu hai urtato

    mobilita la consorteria o la conventicola cui appartiene, corrompe il magistrato e il pubblico

    ufficiale, fa travisare la tua condotta e fa inventare prove inesistenti. Ottiene cos la tua

    condanna, mentre resta indifferente o si mostra indulgente verso i reati di un delinquente; e,

    anzi, non di rado, giunge a farli minimizzare e a farne trascurare la gravit se lopera di quel delinquente gli pu essere utile. Sappi dunque continu Maurizio che per non incorrere in gravi punizioni non tanto importante essere innocente, quanto invece indispensabile non

    avere urtato un individuo potente, un membro di consorteria, un affiliato a conventicole,

    specie se intento ad accudire ai propri loschi affari per conservare il potere. E devi pure

    sapere che spesso, per questo viziato comportamento umano, soccombono i migliori.

    Periscono coloro che danno un effettivo contributo al progresso civile ma sono dintralcio alle mene del parassita o del superbo e dellarrogante. Muoiono cio quanti sono dostacolo a chi giudica e comanda, a chi infligge la punizione restando nellocculto e manovrando fili che non appaiono. []

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    Onorata societ e societ onorata Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave:

    Camorra, mafia, ndrangheta, sacra corona unita, gardua, setta segreta, associazione fuorilegge, criminalit organizzata, Cervantes, societ civile, istituzioni, colletti bianchi,

    privilegi, magistratura, nepotismo, corruzione, universit, massoneria.

    Indice delledizione integrale:

    I. ONORATA SOCIET

    Introduzione

    I. La gardua

    II. Dalla gardua allonorata societ III. Arbitrio e reazione. Banditismo e criminalit organizzata

    IV. Camorra, mafia, ndrangheta. Gli incunaboli V. Scopi, mezzi e codice donore dellassociazione mafiosa VI. Mafia e feudo

    VII. Prima e dopo leversione della feudalit VIII. Nella societ borghese

    IX. Il genitore inanimato

    X. Alla ricerca delle origini

    XI. Prime tracce di misfatti

    XII. Lassociazione mafiosa si adegua alle opportunit XIII. La mafia siciliana prima a correre

    XIV. La camorra e la ndrangheta emulano la mafia XV. La ndrangheta fa il sorpasso XVI. Mafia vecchia e mafia nuova

    XVII. La cosca, occulto nucleo vitale di un organismo mostruoso

    XVIII. Mafia, capitale e impresa

    XIX. Capitalisti e capitalisti mafiosi

    XX. Imprenditori e imprenditori mafiosi

    XXI. Mafia e ceti sociali

    XXII. Strumento dei ceti dominanti o dei diseredati?

    XXIII. Mafia e potere

    XXIV. Condizioni oggettive e condizioni soggettive

    II. SOCIET ONORATA

    XXV. Gli altri

    XXVI. Mentalit diffusa e sopraffazione mascherata

    XXVII. Sopraffattori e sopraffatti

    XXVIII. Settari pi o meno noti

    XXIX. I non violenti

    XXX. Lalterit pacifica e intransigente XXXI. Prevaricazione e reazione nel passato e nel presente

    XXXII. Duplice condotta arbitraria. Comune derivazione.

    XXXIII. Colletti bianchi e coppole storte

    XXXIV. La parte sana e la parte malata del corpo sociale

    XXXV. Chi gener Caino?

    XXXVI. Il duplice obiettivo

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    INDICI

    Indice dei nomi

    Indice analitico

    Indice del volume

    Indice delledizione ridotta:

    ONORATA SOCIET

    Introduzione

    I. La gardua.

    II. Dalla gardua alla camorra

    III. Camorra, mafia e ndrangheta. Gli incunaboli IV. Scopi, mezzi e codice donore dellassociazione mafiosa. V. Alla ricerca delle origini.

    VI. La mafia siciliana prima a correre

    VII. La camorra e la ndrangheta emulano la mafia. VIII. La ndrangheta fa il sorpasso. IX. Mafia vecchia e mafia nuova.

    X. La cosca, occulto nucleo vitale di un organismo mostruoso.

    XI. Mafia e potere

    SOCIET ONORATA

    XII. Mentalit diffusa e sopraffazione mascherata.

    XIII. Settari pi o meno noti.

    XIV. Lalterit pacifica e intransigente. XV. Duplice condotta arbitraria. Comune derivazione.

    XVI. La parte sana e la parte malata del corpo sociale.

    XVII. Chi gener Caino?

    XVIII. Il duplice obiettivo

    Indice del volume

    Retro copertina:

    L'associazione mafiosa perseguita e talvolta duramente colpita, ma continua a sussistere, a resistere e a reclutare affiliati. Qual la causa della sua vitalit e della sua capacit di

    resistenza e di aggressivit? stato insufficiente o male indirizzato lo sforzo fatto dalle

    istituzioni per debellarla? Per trovare la risposta a queste e ad altre domande del genere

    l'autore ha esaminato le origini, la crescita, la costituzione e il carattere dell'associazione

    fuorilegge e, non avendo trovato esaurienti spiegazioni, ha scavato in profondit, al di l di

    quel che di solito si osserva. Ha trovato nella societ civile la fonte del reclutamento di tanti

    affiliati e la causa del radicamento di un'associazione tanto perniciosa, della sua vitalit e

    della sua capacit di reclutare e di sussistere nonostante tanti ostacoli e tanta persecuzione.

    Dal testo

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    [] Nel passato la criminalit organizzata fu sempre una minaccia. Specie in alcuni anni della seconda met del novecento, parve avere la meglio sulle istituzioni. I suoi traffici illeciti

    nazionali e internazionali aumentavano e i suoi crimini non avevano limiti. Sembrava che con

    la violenza si fosse appropriata del territorio e del controllo di ogni attivit. Con le sue

    imprevedibili scorribande colpiva eminenti rappresentanti delle istituzioni, illustri tutori della

    legge e fedeli servitori dello Stato. I suoi rapporti illeciti coinvolgevano individui e gruppi di

    ogni estrazione e partiti di ogni orientamento. E in quegli anni prevaleva la convinzione che si

    fosse giunti al crepuscolo delle istituzioni, dello stato di diritto, delle leggi e della giustizia.

    difficile credere che il pericolo che incombeva allora sulle istituzioni e sulla societ fosse

    minore o uguale a quello che giunse poi, nel primo decennio del duemila, dalle locali violenze

    della camorra e dagli episodici delitti e dai traffici organizzati della ndrangheta. Eppure nessuno allora fece delle singole stragi o dei singoli episodi di violenza che

    esplodevano qua e l loggetto di un libro apocalittico. Quei fatti criminosi non produssero allora tanta meraviglia quanta ne produssero altri misfatti alcuni decenni dopo. Come se le

    violenze della camorra nel Napoletano fossero novit assolute dei primi anni del duemila,

    eventi inauditi mai accaduti, imprevisti e imprevedibili, e non fossero un saggio di altri

    numerosi e pi aberranti fatti criminosi, ben pi organizzati, temibili e pericolosi, commessi

    prima. Come se specie nella seconda met del novecento non ci fosse stato in molta parte del

    Mezzogiorno un permanente clima di guerra; un crescente conflitto tra mafia e istituzioni, in

    cui caddero illustri e coraggiosi magistrati, giudici e numerosi servitori dello Stato; in cui la

    complicit e la connivenza tra mafia e rappresentanti dei poteri pubblici erano occulti ma

    consueti e parve vacillare la certezza del diritto e la fiducia nelle istituzioni.

    La criminalit organizzata una conoscenza di vecchia data e la societ e le istituzioni non

    hanno bisogno di conoscere altri suoi crimini. Della descrizione di quei suoi crimini sono

    colmi innumerevoli volumi. Molti autori e molti inquirenti se ne sono occupati ogni volta che

    in qualche luogo o in qualche zona o citt si sono verificati fatti criminosi. Nel primo

    decennio del duemila lattenzione si volse specialmente a sporadici crimini commessi da individui indisciplinati e feroci componenti di alcuni clan della camorra. Pertanto mi parso

    superfluo occuparsi ancora una volta di che cosa fanno le associazioni criminali presenti nel

    Mezzogiorno. Non ho ritenuto importante raccontare che la criminalit organizzata in

    combutta e in complicit con amministratori pubblici, con politici e con imprenditori. Ho pure

    fatto a meno di spiegare che la malavita nostrana ricorre al reclutamento di delinquenti

    stranieri e insegna loro lo sperimentato modo di agire per vivere illecitamente seminando

    morte e distruggendo quel che resta di un paese in dissoluzione.

    In realt assurdo credere che si possa conoscere e combattere la criminalit organizzata

    rievocando allinfinito i suoi crimini gi da tempo conosciuti anche nei particolari. Al contrario, fondamentale scoprire le cause che lhanno fatta esistere e sussistere e che la fanno continuare a delinquere e a insegnare a delinquere. E questa necessit mi ha indotto a

    [].

    Da capitolo IV edizione ridotta, capitolo V edizione integrale

    probabile che assai presto lassociazione abbia avuto nelle sue file affiliati di riguardo, baroni, nobili cittadini e ricchi proprietari. Dapprima si sar trattato di casi isolati, che si

    fecero sempre pi frequenti e che divennero alquanto numerosi nel corso dellottocento. Dopo leversione della feudalit, attuata nel 1806 nel Mezzogiorno e nel 1812 in Sicilia, la giustizia in gran parte non fu pi amministrata dai feudatari e dai loro ufficiali e giudici, ma da

    burocrati e da magistrati regi, che estesero a tutti gli ambiti il loro potere giurisdizionale, fino

    allora limitato a unesigua parte del territorio e agli ultimi e pi elevati gradi di giudizio. Il barone non fu pi possessore di uno o pi feudi, cio titolare di un istituto di diritto pubblico.

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    Pertanto non esercit pi ufficialmente il potere locale. Perse lautorit che si era fino allora accompagnata con il ruolo ufficiale che aveva svolto. Non influ pi con il peso della sua

    funzione sulla gestione dei suoi possessi e dei suoi beni, che egli aveva in parte fino allora

    concessi in affitto, quasi sempre in modeste quote. Non ebbe pi uomini armati e bravi al suo

    servizio, che in veste legale e illegale avevano difeso s e i suoi averi. Dopo leversione della feudalit, egli affittava in grandi dimensioni beni e terre di cui era proprietario a pochi

    individui che avevano i mezzi per gestirli in proprio. Di quei beni e di quelle terre ne facevano

    richiesta elementi del ceto benestante, in parte ex suoi affittuari o ex suoi fattori arricchiti, che

    avevano acquisito una solida posizione sociale ed esercitavano autorit sulla popolazione e sui

    contadini. Non era sorprendente che molti o pochi di quei benestanti e grandi affittuari fossero

    nelle file dellassociazione e si giovassero del suo ausilio. E si pu credere che, prima di loro, altri benestanti e affittuari si fossero affiliati alla setta segreta.

    Non peregrino sostenere che, nel tempo e un po per volta, nellassociazione si introdussero elementi che ne mutarono lindole e la fisionomia. E che per queste acquisizioni la setta and smarrendo parte dellantica severit e della segretezza, mentre conserv pi a lungo il formale cerimoniale, i segreti riti e i vecchi simboli. Considerando il carattere che ha assunto tra la

    seconda met del novecento e i primi anni del duemila, si pu dire che la setta mutata

    profondamente in circa due secoli, cio da quando nei primi anni dellottocento si sono verificate le sue prime manifestazioni. La sua fedelt alla tradizione e il suo rigore originario

    andarono diminuendo, mentre and rivelando la sua presenza e specialmente ogni volta che

    dovette integrarsi nei profondi mutamenti della societ civile. Da strumento di difesa la setta

    divenne lentamente strumento di partecipazione attiva agli affari, ai soprusi dei potenti e ai

    vantaggi derivanti dallesercizio del potere. Si pu dunque dire che il cambiamento del carattere dellassociazione non fu una novit degli ultimi decenni del novecento. Il cambiamento avvenne nel tempo, parecchie volte. E ogni

    volta si verific unevidente alterazione del costume e si attenu il rigore originario; e tutto ci avvenne ogni volta che aument la partecipazione della setta allattiva realizzazione di lucro e di concreti vantaggi, conseguiti con la stessa violenza che era stata usata prima a fine

    di difesa. Fu poi naturale che, in unassociazione frantumata in migliaia di cosche, il codice donore e le norme da esso prescritte [].

    Da capitolo XVII (edizione ridotta), da capitolo XXXV (edizione integrale)

    [] In realt quel cambiamento dellassociazione mafiosa non solo era stato indicato da alcuni decenni, ma non aveva nulla di sorprendente. Era un ennesimo adeguamento

    dellassociazione mafiosa alle condizioni delleconomia, della societ e delle istituzioni. E si poteva considerare parte della trasformazione della societ civile, di una trasformazione non

    rara e antica quanto il mondo. Parte cio di una trasformazione determinata dal trasferimento

    di ricchezza realizzata con mezzi illeciti nel circolo di uneconomia del tutto legale; di una trasformazione determinata dal mutamento di artefici di quella ricchezza illecita in rispettabili

    capitalisti e imprenditori.

    E si pu rinvenire un significativo precedente di questo mutamento senza andare troppo

    lontano nel passato. Nel decimo e nellundicesimo secolo della nostra era, il capitale che proveniva dal malaffare, dal contrabbando, dalla pirateria contribu notevolmente a

    trasformare leconomia chiusa e prevalentemente di autoconsumo, di scambi in natura e con scarso impiego di moneta, in uneconomia aperta, di rapporti commerciali e finanziari. I detentori del capitale realizzato con mezzi illeciti e violenti divennero allora conduttori di

    traffici e autori di investimenti del tutto legittimi, capitalisti e ricchi proprietari rispettabili e

    legalmente inseriti nella societ feudale in disfacimento e attivi promotori del rinnovamento

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    delle sue istituzioni. Da fuorilegge, pirati e contrabbandieri divennero cittadini onorati,

    borghesi, fautori di riforme progressiste.

    Fu questo un precedente esemplare, che pu essere indicativo, mutatis mutandis, del quieto

    mutamento di status che ebbero sempre, prima e dopo quellepoca, capitali illeciti e capitalisti fuorilegge. Non si vede dunque che novit sia e che sorpresa possa destare la trasformazione

    dei mafiosi arricchiti in rispettabili borghesi. Certo si pu temere che i mafiosi arricchiti e

    divenuti borghesi continuino a comportarsi come affiliati allassociazione e a usare la violenza per continuare a condurre i propri affari e a esercitare i propri traffici. Si pu ritenere

    che la mafia, divenuta borghesia, continui a fare in seno alle istituzioni, sotto le ali delle leggi

    e sotto gli occhi dei tutori dellordine, quanto fece sempre. Ma ci che si teme e si sostiene con tanta certezza, ha poco riscontro nella realt. I mafiosi che si inserissero nelle istituzioni e

    nella societ civile impiegando alla luce del sole i loro capitali accumulati, non sarebbero pi

    mafiosi, affiliati allassociazione fuorilegge, ma sarebbero borghesi e si comporterebbero come tali. Non avrebbero pi necessit di ricorrere alla violenza per arricchirsi, ma

    opererebbero nella societ civile, nel rispetto formale della legalit Si comporterebbero come

    tanti altri borghesi. E come i borghesi che, al loro nascere nel passato, dismisero di fare i

    pirati, di darsi al contrabbando e di svolgere attivit illecite e furilegge, cos i mafiosi,

    divenuti borghesi, smetterebbero di essere affiliati allassociazione e sarebbero legittimi, attivi e produttivi componenti della societ civile.

    Non dunque ai mafiosi divenuti borghesi che si deve guardare. Cercare di capire questa loro

    trasformazione o ostacolarli nel loro nuovo stato comporta uno sforzo che si pu ritenere

    inutile. Quel che bisogna capire e impedire a monte; ci che rende possibile lesistenza di tanti fuorilegge e la persistenza delle loro azioni violente e del loro arricchimento.

    Ha dunque poca importanza sapere che gli affiliati allassociazione mafiosa si arricchiscono e si imborghesiscono; che alcuni di loro sono stati presenti in importanti logge massoniche; che

    lassociazione talvolta esegu il mandato di servizi segreti deviati, agenti in ossequio alle direttive di eminenti politici; che, nella sua occulta funzione di sicaria, assassin integerrimi

    magistrati non allineati e valorosi membri delle forze dellordine; che mafia e mafiosi furono complici di politici e di amministratori e influenzarono e spesso guidarono il potere locale e

    nazionale mediante il controllo di parte notevole del consenso elettorale. Tutti ne furono e ne

    sono a conoscenza e, nonostante ci, non servito a nulla. Anzi la gente si stancata di

    sentire ripetere che lassociazione mafiosa condiziona il potere politico ed economico, controlla parte notevole degli elettori e, per conseguenza, degli eletti a tutti i livelli e

    determina molte loro deliberazioni.

    Quel che non si riesce a capire e a spiegare la causa di tutto ci. Ovvero per quale arcano

    mistero lassociazione mafiosa pot fare, fece e continua a fare tutto questo, nonostante le disquisizioni sul suo conto e i provvedimenti repressivi. Ed quello che si deve capire, per

    scoprire il punto vulnerabile e colpire a morte. Ed quello che si cercato di scoprire in

    questo libro.

    La conclusione cui si giunti rivela lesistenza di un mostro indefinibile, subdolo, sfuggente e difficilmente perseguibile. Un mostro assai diverso da quello che fu finora raffigurato e che si

    cerc di abbattere. Il mostro che finora pot fare, fece e continua a fare tanti incalcolabili

    danni e che usc sempre pressoch indenne da ogni colpo apparentemente mortale, non

    unentit astratta, una generica e fantomatica associazione che cambia pelle, che si trasforma, che gestisce i propri affari direttamente o tramite mediatori. Non unassociazione che, qua e l, si rivela pi o meno centralizzata e che si indentifica con una cupola o con alcuni capi pi

    o meno primule rosse. al contrario un gran numero di cellule, di cosche o famiglie, di ogni

    dimensione, presenti in centri abitati e in rioni di grandi citt. un insieme di cosche

    autonome e autogestite da affiliati convinti di potere e di dovere; e soprattutto di avere il

    monopolio del malaffare da cui trarre lucro e di dovere imporre, in contrasto con lo Stato, il

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    proprio arbitrario diritto di condizionare e controllare quanto avviene sul territorio che

    ritengono di loro competenza.

    questo il mostro dalle mille vite da colpire e da annientare. E non si potr mai colpire a

    morte e annientare se la repressione si volge qua e l, dove di volta in volta si manifestano gli

    eccessi del crimine e del malaffare. Non si deve []

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    Banditi baroni e vicer nel regno di Napoli in et moderna Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM

    Parole chiave: Carlo V, vicer di Napoli, Pietro di Toledo, Sanseverino, marchese Carrafa, Pacheco, Alcal,

    Granvelle, Alessandrino, conte di Miranda, Mondejar, Marco Berardi, Marco Sciarra,

    Olivares, conte di Lemos, Ossuna, Monterrey, duca di Medina, Oate, Castrillo

    Indice: Abbreviazioni

    Prefazione

    Introduzione

    1. Prima e dopo la perdita dellindipendenza 2. Il crescente malessere

    3. Il governo forte

    4. Le prime contraddizioni

    5. Provvedimenti drastici e recrudescenza del banditismo

    6. Lostacolo ai buoni propositi 7. Il persistente rigore

    8. Le continue contraddizioni. DallAlcal allOlivares. 9. Le grandi bande

    10. Lultima grande banda 11. Comitive di fuorilegge

    12. Formazione ed estrazione sociale

    13. Fazioni, bande e banditi

    14. Il diritto di asilo

    15. Baroni e banditi

    16. Ribellione e repressione dal Toledo al Mondejar.

    17. Inasprimento della repressione

    18. Nuova tattica repressiva

    19. Il rimedio peggiore del male

    20. Regie udienze, uditori e ufficiali

    21. Dissesto finanziario, debito pubblico e ripercussioni sociali.

    22. Esigenze contrastanti

    23. La calma apparente

    24. Malcostume e abusi del clero nei primi decenni del seicento.

    25. Disfunzioni degli uffici e arbtri degli ufficiali

    26. Alienazione di diritti, uffici e prerogative ai baroni

    27. Persistente alienazione dei mezzi del potere ai baroni

    28. Banditi e congiure

    29. Crescente sconvolgimento

    30. Le tacite rinunce dei vicer dal terzo decennio del seicento

    31. Gli estremi limiti del dissesto e delle difficolt del governo

    32. Rivolte, repressione, congiure e banditi

    33. Dopo la rivolta del 1647

    34. Persistente disfunzione e crescente corruzione

    35. Aumento della ricchezza, degli arbtri e del potere effettivo dei baroni

    36. Baroni, popolo e governo nella capitale

    37. Banditi, baroni, congiure e vicer

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    38. Lopposto processo 39. Pretese del clero e arbtri e violenze nei feudi

    40. Aumento della ricchezza occulta e delle sue fonti

    41. La mutata efficacia dei provvedimenti repressivi

    42. Fattori oggettivi e soggettivi

    43. Potere, societ e banditismo

    Appendici

    I vicer di Napoli (1503-1707)

    Il vicer, Pedro Fernndez de Castro, conte di Lemos, al consiglio dItalia e al sovrano, 28 dicembre 1611

    Indice dei nomi

    Retro copertina:

    Si pu dire che la povert e le altre cause oggettive siano state le minori e non sempre cause

    determinanti del banditismo e di ogni forma di violenza. E ci si pu constatare anche

    osservando che in molte societ e in molti paesi c e ci fu povert, e spesso molta povert, ma non banditismo e violenza. Pi che lenorme divario tra le fortune di pochi ricchi e lestremo bisogno di molti poveri furono la prevalente arbitraria condotta e la disinvolta violazione delle leggi che produssero disperazione, malessere sociale, reazione e ribellione. E

    larbitraria condotta non fu solo di pochi privilegiati, baroni e benestanti, ma fu anche di mercanti, di ufficiali e magistrati, i cui eccessi e la cui corruzione resero insopportabile

    lesistenza di gran parte della popolazione, e degli stessi prevaricati e sopraffatti i quali, quando furono in condizione di reagire, prevaricarono e sopraffecero, a loro volta, i pi deboli

    di loro.

    Da capitolo 9 [] In lui, come in ogni altro bandito e in ogni altro capo di banda grande e piccola, non cerano scopi politici e nemmeno mire di rivendicazione sociale. Cera certo un impeto di forza e di intelligenza, provocato anche dal bisogno represso di manifestarsi e imporsi

    rompendo il guscio delle convenzioni sociali e delle pastoie del potere costituito. Cera il bisogno di uscire dal groviglio di strettoie che mortificavano la capacit, lintelligenza e liniziativa. Per soddisfare questo impellente bisogno, Marco Berardi divenne bandito, capo di banditi e re

    Marcone. Durante quattro anni capeggi la banda pi numerosa non solo allora, in quei

    decenni del cinquecento, ma in tutto il tempo in cui, prima e dopo di allora, nel Mezzogiorno

    impervers il banditismo. In particolari momenti metteva insieme fino a 1500 uomini. Di

    solito aveva sede sui monti della Sila, dove teneva il suo governo e, alloccorrenza, un vero e proprio consiglio di guerra. Amministrava giustizia ed esigeva tributi. Retribuiva i suoi

    uomini con nove scudi al mese, che era una paga doppia di quella che percepiva allora un

    soldato del re di Spagna. Poneva taglie sulla testa dei capitani incaricati dal governo vicereale

    di perseguirlo e rilasciava salvacondotti in sostituzione di quelli ufficiali rilasciati dal governo

    regio, di cui i viaggiatori erano in possesso.

    Nel 1563, davanti alla citt di Crotone, affront e sconfisse in battaglia le altrettanto numerose

    truppe regie, che gli erano state inviate contro. Ma il successo clamoroso che riport in

    quelloccasione, fu di breve durata, il principio della fine. La battaglia vittoriosa era costata al nemico la perdita di oltre cinquanta uomini. Ne andavano di mezzo il prestigio e lautorit delle forze regie. Il vicer, duca di Alcal, dovette correre ai ripari e il 16 agosto di quello

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    stesso anno invi in Calabria una spedizione di truppe regie molto pi numerosa di quella

    precedente con a capo il marchese di Cerchiara.

    Era una spedizione eccezionale, assai agguerrita e troppo forte per non distogliere la banda

    calabrese da ogni velleitario proposito di potervi resistere. Re Marcone si rese conto di non

    poterla spuntare contro un esercito forte di migliaia di uomini. Era evidente che lo scontro

    avrebbe prodotto solo inutili perdite. Decise di evitarlo. Sciolse la banda e diede cos modo ai

    suoi uomini di frazionarsi in piccoli gruppi o di tornare ai propri paesi e alle proprie case e

    mimetizzarsi e nascondersi per sfuggire alla dura e capillare repressione che sarebbe seguita.

    []

    Da capitolo 14: [] Molti ecclesiastici fornivano rifugio a banditi e delinquenti nelle chiese, nei conventi, nei luoghi pii, nelle curie diocesane e negli stessi palazzi di vescovi e cardinali. Facevano

    passare quellospitalit e quel rifugio per un loro diritto. Abusandone senza limiti, accoglievano e sottraevano alla persecuzione banditi e delinquenti di ogni specie,

    ricoverandoli e ospitandoli nelle chiese e nei luoghi religiosi (3). Pur essendo evidente che

    quella consueta loro pratica contrastava con gli sforzi che faceva il governo regio per

    combattere il banditismo, la consideravano indiscutibile. Clerici a tutti i livelli, i pi alti

    prelati e la santa sede la difendevano con accanimento e con tutti i mezzi.

    Gli ecclesiastici esercitavano cos un diritto di cui godevano da vecchia data e di cui si erano

    sempre avvalsi. Lospitalit che, in base al diritto dasilo, essi avevano dato in passato a fuggiaschi e a disperati per sottrarre tanti di loro allarbitraria persecuzione, al sopruso e allingiustizia, era stata una manifestazione di ossequio allo spirito evangelico e di umana piet, anche se aveva limitato lesecuzione delle leggi. Nel corso del cinquecento quellospitalit divenne una pratica tanto diffusa, frequente e abusata da non potere essere pi legittimata dal diritto dasilo, n spiegata con la fedelt al vangelo e con lumana piet. Si trasform in ricettazione, in evidente arbitraria protezione, in un colossale abuso che la Chiesa

    continu a coprire con il diritto dasilo di cui godeva. Il rifugio che nei luoghi religiosi si dava in tal modo a un gran numero di banditi e fuorilegge, divenne una pratica che produceva la

    reazione delle autorit laiche, specialmente regie, ma non destava stupore nella gente ormai

    abituata ad osservare il continuo evidente deterioramento dei costumi del clero. Allora non

    sfuggiva a nessuno che molti dei numerosissimi ecclesiastici avevano una mentalit e un

    modo di fare non diversi da quelli dei banditi e sapevano come comportarsi nei loro confronti

    e come trattare con loro. Alcuni ecclesiastici si trovavano nel proprio elemento facendo i

    banditi, capeggiando una comitiva e commettendo violenze e reati di ogni genere.

    Uno di essi []

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    Banditismo nel Mezzogiorno dItalia tra Rinascimento e Barocco. Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Da capitolo III

    [] A met del cinquecento la dura persecuzione che cera stata negli anni precedenti aveva reso evidente lefficacia delle forze repressive e la vulnerabilit e la debolezza dei banditi sciolti o riuniti in piccoli gruppi. Aveva fatto constatare che banditi e fuorilegge, anche se

    molto numerosi, non avevano possibilit di difendersi ed erano destinati a soccombere e ad

    essere sopraffatti dalle ingenti forze del governo se fossero rimasti isolati, se non si fossero

    uniti in grandi gruppi. La persecuzione era divenuta sempre pi organizzata. Nelle province

    non solo giungevano ogni anno nutrite spedizioni di compagnie di gente darmi, ma esistevano da anni

    agguerrite squadre di persecutori stabili alle dipendenze delle regie udienze e delle autorit

    locali. Gli attacchi di tanta forza organizzata dovettero rivelare ai numerosi banditi, di solito

    sciolti o uniti in gruppi di pochi individui, la necessit di difendersi meglio per potere

    continuare a delinquere. E in quegli anni della met del secolo quella necessit fu tradotta nei

    fatti.

    La prima grande banda che lasci traccia di s era capeggiata da un pastore di nome Galera.

    Era alquanto numerosa e, in alcune occasioni, giungeva fino a duecento uomini. Batteva

    specialmente le campagne e i monti della Calabria settentrionale. Trovava occulto sostegno e

    tacita protezione nei territori di alcuni feudi e specialmente in quelli dei feudi del principe

    Sanseverino di Bisignano. Dalla seconda met degli anni quaranta al 1554 aggred e

    saccheggi, irruppe nei centri abitati e sfugg ad ogni persecuzione; anzi si difese

    efficacemente da ogni attacco. Forn il suo apporto alle congiure allora tentate in alcuni feudi

    e a quelle fomentate dal principe di Salerno e dai suoi sostenitori. Divenne un pericolo per le

    istituzioni. Gli uomini che la componevano, si scioglievano nei momenti difficili o trovavano

    rifugio nei boschi e sui monti.

    La banda di Galera scorse le campagne e saccheggi le citt negli anni in cui il Toledo, con i

    suoi provvedimenti repressivi, fece catturare e giustiziare migliaia di banditi. Continu a

    delinquere anche dopo la morte del Toledo, come fecero numerosi altri gruppi di fuorilegge. E

    il successore del Toledo, il cardinale Pacheco, nel 1553 continu a perseguirla con linvio di spedizioni di compagnie di gente darmi e con limpiego di squadre di campagna. Ma come era accaduto in tanti anni ai persecutori inviati dal Toledo, anche la caccia ordinata dal vicer

    Pacheco non ebbe successo. Nel corso del 1553 la banda continu a delinquere e, come aveva

    fatto negli anni precedenti, sfugg ad ogni persecuzione. Fu un caso fortuito a segnare la sua

    fine. In pieno inverno dellanno successivo, 1554, nei mesi in cui di solito tacciono la guerra, la pirateria, il banditismo e la persecuzione, la banda molto ridotta di numero si imbatt in

    alcune squadre di campagna delludienza provinciale e nelle compagnie darmi del governatore della Calabria, Carlo Spinelli, conte di Seminara, il quale se ha dado tan buena

    maa nel perseguire il bandito. Nello scontro la banda fu dispersa e il Galera fu ferito e

    catturato. Cessava cos di riunirsi e di esistere almeno nelle dimensioni della grande e temibile

    banda. Il Galera fu condotto a Napoli e divenne un ostaggio prezioso, trattato con ogni cura

    per ordine del governo, che si aspettava di ottenere da lui importanti informazioni sulle

    congiure in quegli anni ordite nel regno e sulle trame dei congiurati, di cui si supponeva che il

    bandito fosse a conoscenza. Indipendentemente dalle rivelazioni che poteva fare, la sua

    cattura fu di enorme importanza, un evento straordinario, tanto che il vicer Pacheco il 29

    marzo 1554 comunicava al sovrano leccezionale successo che aveva avuto essendo finalmente le forze regie riuscite a catturare il pi famoso e insigne bandito che si era avuto

    nel Regno da molti anni in qua. [].

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    Cattiva Stella Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave: Mezzogiorno Italia, Romanzo, Novecento, Terremoto, Saga Familiare, Amore, Famiglia.

    Indice: 1. Fossa, marzo 1908. Nascita delle gemelle Caterina e Nunziatina. Alcune vicende della

    famiglia Gennaro.

    2. Donna Carmela Arcuri in Gennaro. La famiglia patriarcale da cui proveniva. Il marito. La

    morte dei figli. Il terremoto del 1908.

    3. La nascita di Francesca, la morte del padre, la saggezza di donna Carmela.

    4. Linnamoramento. Caterina adolescente e il giovane Vincenzo Caruso che si procura le necessarie referenze e ottiene di fidanzarsi con lei.

    5. Altri pretendenti. Minacce. Supposizioni e timori di Vincenzo. Caterina aggredita e ferita.

    6. Le nozze. I rapporti con i parenti. Gli sposi a Verrino, il paese di Vincenzo.

    7. La dimora degli sposi. Il primo figlio e la sua morte per limperizia di un sedicente medico e gerarchetto fascista. La malevolenza e le falsit di un concorrente di Vincenzo, come lui

    commerciante.

    8. La cieca ostinazione del concorrente. Il passato e gli eccezionali requisiti di Vincenzo.

    9. La sposa e i familiari di Vincenzo.

    10. Nascita di Francesco, il secondogenito. Difficolt nel commercio specialmente dopo il

    1929. Vincenzo scongiura il fallimento riuscendo a concludete un vantaggioso concordato con

    il quale riduce notevolmente il debito verso due grandi mulini di Genova e di Venezia.

    11. Nunziatina e i suoi diversi corteggiatori. I lauti guadagni, le abitudini disordinate e

    leccessiva prodigalit di uno di loro. 12. 1929, a Fossa: rapimento di Nunziatina. Disperazione della madre. Caccia ai rapitori.

    Permanenza della rapita, del mandante e degli esecutori in una casa di campagna.

    13. Conclusione del rapimento. Ritorno in paese della rapita e del mandante, loro convivenza,

    separazione e inimicizia. Visite e mediazione dei parenti. Matrimonio. Malattia e contagio.

    Riconciliazione degli sposi con i familiari.

    14. A Verrino, linvidioso concorrente diffonde falsit e cerca di assoldare un sicario per fare uccidere Vincenzo. Ottiene un rifiuto. Vicende di Domenico, fratello maggiore di Vincenzo.

    15. Il concorrente accumula altra invidia e altro odio. Si esercita sparando ai topi. Del suo

    inspiegabile accanimento un amico d a Vincenzo una lunga ed erudita spiegazione.

    16. 4 marzo 1933. Vincenzo non va a Fossa, a una festa nuziale, esce di casa per passare

    qualche ora con gli amici. In piazza, tra la gente, sta appostato il concorrente che d sfogo al

    suo odio uccidendo Domenico e Vincenzo e trova la morte.

    17. Disperazione dei congiunti, generale costernazione e sdegno per quel feroce e

    incomprensibile delitto.

    Indice

    Retro di copertina: Caterina aveva appena compiuto sedici anni e da tempo si era fatta avvenente, quando un giorno accadde qualcosa che sconvolse le sue tranquille abitudini di vita. Nel negozio entr un

    giovane che non si era mai visto prima. Forse era stato informato dellavvenenza e della bellezza della ragazza ed era l per questo. O forse si era trovato per caso a passare e aveva

    avuto il desiderio di acquistare un po di carne di bue. Fatto sta che ordin un taglio di filetto, attese che gli fosse detta la somma da pagare e porse un biglietto da venticinque lire. Nel 1924

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    era un biglietto che si vedeva raramente in circolazione, forse non si vedeva mai in quegli

    anni di deflazione o si usava solo nelle grosse contrattazioni. Caterina prese il biglietto e lo

    pose sul bancone ... rivissuta una complessa vicenda che si svolge nei primi decenni del novecento in alcune contrade del Mezzogiorno dItalia. I fatti narrati e i personaggi rendono vivo e attraente il particolare e difficile ambiente in cui si muovono.

    Da Capitolo 4

    [] Caterina aveva appena compiuto sedici anni e da tempo si era fatta avvenente, quando un giorno accadde qualcosa che sconvolse le sue tranquille abitudini di vita. Nel negozio entr

    un giovane che non si era mai visto prima. Forse era stato informato dellavvenenza e della bellezza della ragazza ed era l per questo. O forse si era trovato per caso a passare e aveva

    avuto il desiderio di acquistare un po di carne di bue. Fatto sta che ordin un taglio di filetto, attese che gli fosse detta la somma da pagare e porse un biglietto da venticinque lire. Nel 1924

    era un biglietto che si vedeva raramente in circolazione, forse non si vedeva mai in quegli

    anni di deflazione o si usava solo nelle grosse contrattazioni. Caterina prese il biglietto e lo

    pose sul bancone, and in una stanza retrostante e torn subito dopo, cont quindi il resto da

    dare con molta rapidit, posando a una a una banconote e monete sul piano di marmo. Come

    fece la madre, rispose al saluto che il giovane rivolse loro mentre si accingeva a uscire dal

    negozio. Pens e, poco dopo, disse alla madre che quel giovane aveva voluto constatare come

    ella se la sarebbe cavata nel calcolare e nel dare il resto di quel biglietto. Insomma, le

    sembrava un test, un sondaggio: il giovane aveva voluto accertare il suo grado di bravura e di

    prontezza nel fare il conto e nel dare il resto di quel biglietto di grosso taglio. Disse questo

    alla madre, ma non riusc a nascondere il colpo che aveva ricevuto da quellapparizione. La madre se ne accorse, ma non diede a intenderlo. Era il primo segno di ammirazione per

    qualcuno che notava in quella sua figlia piuttosto distaccata. E in realt la ragazza avvertiva

    qualcosa che non aveva mai provato prima, ma non confessava neppure a se stessa di sentire

    nascere in s un improvviso sentimento. Tuttavia si sorprendeva a rimproverarsi di non essere

    stata meno riservata e di non avere fatto capire a quel giovane che lo ammirava. Chiss diceva tra s se torner pi. Se venuto per vedere me e per sondare il terreno e le mie capacit, posso non essergli riuscita simpatica. Forse avevo la mia solita espressione

    indifferente, che lo ha scoraggiato e lo consiglier a non farsi pi vedere. [ ]

    Da capitolo 5 []Il compaesano elegante passava molte volte al giorno davanti al portoncino della casa di Caterina. La ragazza, quando puliva la scala e il pavimento dellingresso, apriva il portoncino per fare uscire la polvere che si sollevava. Il compaesano approfittava di quei pochi istanti e

    gettava dentro, nellingresso, un biglietto contenente certo la sua proposta amorosa. Ma appena il biglietto toccava il pavimento, la ragazza con un colpo di scopa che aveva in mano

    lo rimandava fuori con la violenza che lindisposizione e lo sconcerto imprimevano alle sue braccia e alla ramazza. Era un affronto imperdonabile per chi teneva alla propria reputazione

    di malandrino vedere giacere il proprio biglietto sul marciapiede, rigettato insieme con la

    polvere e la poca immondizia. Era troppo! Era vero che era stato lui a provocare quella

    reazione. Era stato lui a tentare di seguire quella via nella speranza di catturare con le buone

    maniere la ragazzina ben formata e con una buona dote. Ma quel gesto di buttar fuori il

    proprio biglietto lo rendeva ridicolo. Gli toglieva il marchio di individuo senza scrupoli,

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    feroce e implacabile, che tanto timore incuteva in molti paesani e tanto autorevole lo aveva

    reso tra molti altri gaglioffi. Il fallimento dei suoi tentativi tutte le volte che li ripet in

    seguito, lo indispett sempre pi. Fece quindi ricorso a un mezzo efficace per catturare la

    preda e per riabilitarsi agli occhi dei colleghi e dei paesani. Decise di rendere la ragazza non

    pi appetibile e di costringerla cos ad accettare lui come fidanzato e marito.

    Una sera del mese di maggio, sullimbrunire, Caterina era appena uscita dalla chiesa ed era sulla via per tornare a casa. In quella stradetta che stava percorrendo, di solito poco

    frequentata, cerano in quel momento alcune persone che avevano seguito la funzione religiosa. Lei era in compagnia di Francesca, che familiari e parenti chiamavano Cilla, la

    sorella minore. Il compaesano si trovava poco distante impalato lungo la stradetta e guardava

    davanti a s. Stava immobile in quella posizione come se fosse in attesa di qualcuno o se

    volesse osservare i passanti. La ragazza insieme con la sorella doveva passargli vicino per

    seguire il proprio cammino. Quando ella fu a poca distanza, egli, con una rapidit e maestra

    straordinarie, fece un balzo verso di lei, allung il braccio e si protese in avanti. Teneva tra le

    dita della mano destra un rasoio aperto con la lama luccicante agli ultimi sprazzi di luce.

    Afferr con la mano sinistra lomero destro della ragazza e affond il rasoio da un []

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    La congiura antispagnola di Tommaso Campanella: delatori e persecutori. Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM

    Parole chiave: congiura antispagnola, delatori congiura Campanella, persecutori congiura Campanella,

    delatori Biblia DiLauro, persecutori Xarava, Spinelli, Morano, Catanzaro Reggio Tropea

    Indice:

    I. Monaco, filosofo e congiurato

    II. Congiurati, delatori e persecutori

    III. I timori, la discolpa e i meriti della citt di Catanzaro

    IV. I meriti e le richieste dei persecutori

    V. I due delatori

    VI. Punizioni e vendette

    VII. In attesa della ricompensa

    VIII. Persistente timore di denunce e vendette

    Indice dei nomi

    Retro copertina: Il giovane [Giovanbattista Biblia] restava a Catanzaro e denunciava senza remore e senza

    titubanze un progetto di congiura contro il potere costituito, pur sapendo che quel potere

    sarebbe stato inesorabile e feroce nel reprimere i molti congiurati e concittadini che egli

    tradiva. Fece questo per denaro e per ottenere un titolo: per ricavare un utile che contrastava

    con lo scopo del programma che si era riproposto di realizzare poco tempo prima.

    incomprensibile che egli abbia potuto fare questo [...].

    da capitolo VIII.:

    [] Notevoli o modeste che fossero le sue dimensioni e i suoi effetti, la congiura mobilit la partecipazione di individui di ogni condizione sociale, dal mercante al barone, allecclesiastico, al prelato, al bandito. Fu come il passaggio di un turbine silenzioso che scosse quanti erano pi esposti e sensibili alle novit. Lasci di s il ricordo di avere smosso

    le acque chete in superficie ma torbide e agitate nel fondo. Cost la morte crudele di molti

    idealisti, specialmente giovani. E nella citt di Catanzaro la sua scoperta aggiunse turbolenza

    a turbolenza e aliment le vendette e gli omicidi occulti. Accrebbe il timore che aveva la citt

    di perdere quanto aveva conquistato. Con mezzi inconsistenti e con uno scopo assai vago, la

    congiura e i congiurati tentarono di attuare, nel modo praticamente possibile, un pensier

    grande di Tommaso Campanella, che il filosofo aveva concepito sotto la spinta della sua

    personale reazione alle amare esperienze giovanili, delle cognizioni astrologiche e della

    constatazione del malessere sociale e del diffuso malcontento popolare.

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    Fossa Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM, LAFELTRINELLI.IT

    Parole chiave:

    Fossa, Villa San Giovanni, seta grezza, Ruffo, Scilla, filande, gelso, Tropea, Aldobrandino,

    Caracciolo Rocco Antonio, Campo Calabro, Cannitello, Aspromonte, Fiumara di Muro.

    Indice:

    Avvertenza

    Introduzione

    1. I baroni di Fiumara di Muro.

    2. Dalla baronessa Di Francesco al principe Ruffo.

    3. Il feudo e il suo territorio. Da Fossa a Villa San Giovanni.

    4. Risorse e luoghi religiosi.

    5. La terra e il casale. Abitanti, amministratori e ufficiali.

    6. Possessi feudali e propriet private.

    7. Investimenti e concessioni.

    8. Crescente rendimento dei beni e delle aziende.

    9. Diverso aumento della rendita e del profitto.

    10. Lintraprendenza della principessa Ruffo e la fraudolenta gestione degli erari del feudo. 11. Landamento della produzione nel seicento. 12. Unopinione particolare. 13. Larricchimento dei baroni. 14. Allorigine del potere e dellarricchimento dei baroni. INDICE DEI NOMI

    Retro copertina:

    analizzato un caso indicativo, uno dei tanti, di ci che avvenuto nel seicento in un feudo

    del Mezzogiorno dItalia. Al contrario di quel che stato sostenuto risulta che non ci fu rifeudalizzazione e diminuzione della produzione, ma ........

    da capitolo 3:

    [] Come vedremo, nel seicento le famiglie Caminiti, Lofaro, Marra e tante altre avevano coltivato direttamente modesti lotti di terra feudale ottenuti in affitto e in enfiteusi e avevano

    lavorato seta a domicilio. Nel settecento i loro discendenti avevano accresciuto i possessi che

    avevano ereditato e avevano ampliato le attivit produttive. Nel corso dellottocento i successori di costoro impiantarono filande munite di caldaie e azionate da numerosa

    manodopera. Le loro attivit e la grande opportunit che offriva la zona, ormai con un fitto e

    capillare tessuto produttivo composto anche di 44 filande tra Acciarello e Cannitello nel 1847,

    attrassero capitalisti forestieri. Come i filandieri locali, i nuovi imprenditori, spinti dal vento

    della rivoluzione industriale che soffiava in Inghilterra e poi in Europa dalla fine del

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    settecento, investirono competenze e capitali nella costruzione e nella conduzione di nuove e

    grandi filande meccanizzate. Nella seconda met del secolo le redditizie attivit in quella zona

    crebbero notevolmente. Adriano Erba, milanese, Thomas Hallam e il nipote Edward J. Eaton,

    inglesi, la famiglia Florio di Palermo si associarono con imprenditori del luogo e

    impiantarono filande a caldaia in imponenti edifici in cui si svolgeva il lavoro di centinaia di

    persone. Estesero gli investimenti ad altre attivit, al commercio di cereali e allesportazione del prodotto serico. Crebbe notevolmente la struttura produttiva in quella zona e, con essa,

    crebbe il numero degli abitanti di Fossa ora Villa San Giovanni, che da 240 circa allinizio degli anni ottanta del settecento divennero 6650 allinizio del novecento. Nelle molte filande sparse in tutto il territorio, da Azzarello a Cannatello, migliaia di

    operai, in gran parte donne che giungevano dallentroterra, lavoravano in enormi stanzoni dallalba al tramonto e producevano il semilavorato. Tanta attivit e tanto fermento erano andati crescendo sia per levoluzione di piccoli produttori a domicilio divenuti filandieri, sia per gli investimenti di capitale che fecero imprenditori stranieri, come linglese. E linglese lasci il segno. Nella parte centrale del territorio di Villa San Giovanni impiant una grande

    azienda, dai cui molti stabilimenti prese il nome una strada ad essi adiacente, allora la via

    principale del paese, a calata ru ngrisi, la discesa dellinglese, poi via Garibaldi. Tutta quella contrada era da tempo il maggior polo manifatturiero dei pochissimi che cerano nellottocento in tutta la regione. Continu ad essere tale finch tir la domanda del prodotto proveniente anche dallestero. Quando la domanda cominci a diminuire dallinizio del novecento fino a cessare per la concorrenza di altri prodotti, quel polo di industrie grandi e

    piccole scomparve. Restarono grandi edifici vuoti e alti e robusti fumaioli. Le maestranze, i

    proprietari e i conduttori di aziende grandi e piccole non seppero innovare, cercando almeno

    di scoprire qualche altra attivit sostitutiva in cui investire i capitali che avevano realizzato.

    Da tempo erano divenuti percettori di rendita, destinatari di ingenti utili derivanti da aziende

    molto redditizie, che prosperavano per lelevata domanda ed erano condotte da maestranze e manodopera a basso costo in locali e con strumenti impiantati dai loro avi nel settecento e

    nellottocento. Quando tutto ci venne meno, alcuni di loro lasciarono il denaro accumulato nelle banche, molti lo sperperarono in cavalli, carrozze, ville e prostitute e altri comprarono

    terre e costruirono imponenti case padronali. Vissero di rendite di giardini e vigneti finch la

    manodopera fu abbondante e poco costosa e il basso costo del lavoro rese possibile un

    margine di rendita tale da soddisfare gli alti consumi cui si erano abituati. E quando tutto ci

    venne meno dopo i primi decenni del novecento, le rendite si assottigliarono sempre pi e loro

    non seppero mai neppure tentare di investire le risorse di cui disponevano in nuove attivit

    produttive. Consumarono quanto avevano nelle loro dimore padronali e inveirono contro la

    mala sorte e contro il governo. Molti loro eredi, dei quali alcuni divennero pubblici funzionari

    sfogarono il malcontento ereditato dai loro avi contro coloro che riuscivano nellimpresa e progredivano nella societ. [].

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    Canti Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM

    Parole chiave: natura, Big Bang, bue, mare, onda, bosco, uomo, Terminillo, potere, libert

    Descrizione: I canti, in prevalenza di versi endecasillabi e settenari, hanno contenuti molto vari:dal nulla al

    cosmo, alla natura, all'uomo e ai suoi pregi e difetti.

    Indice: 1. Lievi e grevi

    I. La penna

    II. Le foglie

    III. Lesplosione IV. La natura e luomo V. Lultimo confine VI. Passione

    VII. La pazienza

    VIII. Leccesso IX. Il cuculo

    X. Londa XI. Miliardi

    XII. Lacervo XII. Il volo

    XIV. Il consumo

    XV. Il cieco fato

    XVI. La struttura

    XVII. Il peggio

    XVIII. Beni e potere

    XIX. La slealt

    XX. Lastuto XXI. I vinti

    XXII. Lavere XXIII. Natura

    XXIV. Lestraneo XXV. Il pregio

    XXVI. Nessuno

    XXVII. Il cigno

    XXVIII. Cosiffatto

    XXIX. Libero

    XXX. Il Terminillo

    XXXI. Il bosco

    XXXII. Cettina, la mia compagna

    2. Su potere e libert

    XXXIII. Fede e pensiero

    XXXIV. Il privilegio

    XXXV. Democrazia

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    XXXVI. Potere occulto

    XXXVII. Decadenza

    XXXVIII. Conquistatori italiani del Novecento

    Da Le foglie:

    Dal vento mosse vibrano veloci foglie a miriadi, chin su io guardo con tremanti pupille come voci

    di moribondi trafitti da dardo.

    Mi danno il senso del perpetuo moto

    sul fondo fermo dellazzurro cielo, cha me appare uguale e immoto, l dietro quello sfolgorante velo.

    []

    Da Lesplosione:

    Puntini appaiono luminosi e, presto, di scintillii gioiosi

    un manto riempie con la luna

    del cielo la volta che pi simbruna.

    Infiniti sono astri lontani,

    chin me accendono pensieri vani su limmensit, sul globo sperduto, [] Un senso di dolore

    in me con torpore,

    e cresce la tendenza

    a dare consistenza

    allardir chin me tace quando divien audace.

    Intanto, s vagando,

    a me stesso domando:

    perch sono io nato

    con altri nel creato?

    []

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    Satire e poemetti Acquista: ILMIOLIBRO.IT, LULU.COM

    Parole chiave:

    Descrizione: Su individui e associati e su singolari aspetti del loro carattere e delle loro azioni in seno a

    istituzioni, partiti e conventicole.

    Indice: TRA SCILLA E CARIDDI

    1. Giudici e imputati

    I. Il libero convincimento

    II. Lequit universale, specialmente in tribunale III. Giudice e pittore e leguleio adulatore

    IV. Causidico e politicante, del popolo rappresentante

    2. scalatori.

    Tra logge, partiti, ateneo e foro,

    percorso seguirono trionfale,

    nella sicula citt del peloro,

    alcuni anche nella capitale

    V. La colpa

    VI. Rossastro, professore, consigliere e rettore

    VII. Sempre in salita: dal paesello ai pi alti siti, tramite consorterie e partiti

    VIII. Laffiliato, i suoi congiunti e lor carriere IX. Enzuccio, professore, avvocato e reggino rinomato

    X. Dallaspromonte al peloro, avvocato e docente pi daltri sapiente XI. Trimalchione, professore, preside, avvocato, senatore e giudice elevato

    da Trinacria a Roma catapultato

    XII. Calabrone, preside e professorone

    TOGATI, MEDIA E FORO

    ALLOMBRA DEL PELORO

    XIII. Il giocatore togato al tresette fortunato

    XIV. Legalit

    XV. Learco, re provinciale, direttore di giornale

    XVI. Prigioniero, del peloritano ateneo in commissioni, tra laureandi, relatori e dissertazioni

    Da Calabrone, preside e professorone

    Un tale calabrone di cognome una specie duomo molto strana, intelligente appena quanto e come

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    basta per esser di razza umana.

    [] placido e uguale come un bove,

    asseconda protettori e protetti,

    e si fa strada, s, per ogni dove,

    sol badando a divieti e paletti.

    []

    Da Learco, re provinciale, direttore di giornale

    Il foglio, che suole dare notizie in una citt e in una regione,

    banal permane e colmo di tristizie,

    per lacume del direttor santone.

    Influendo su partitini e logge,

    questi la fa da signore e padrone,

    assume le pi convenienti fogge

    e abusa del mezzo onde dispone.

    []