L'autoefficacia2

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Prof.ssa Vestilia DE LUCA Dir. Scuola Media Statale “I. Silone” UGENTO (LE) L ’A U T O E FFIC A C IA

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L’AUTOEFFICACIA

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L’AUTOEFFICACIA

È un termine introdotto dallo psicologo Albert Bandure nel 1977 (Tra i padri fondatori della psicologia cognitiva, per primo ha concettualizzato la

dimensione psicologica dell’autoefficacia). - Concetto di sé: l’insieme degli elementi a cui una persona fa

riferimento per descrivere se stessa

- Autostima: valutazione circa le informazioni contenute nel concetto di sé + i sentimenti nei confronti di sé

- Autocompetenza: giudizio di valore sulle aree di competenza

Per l’autocompetenza S. Harter individua tre aree:

relazionale – sportiva – lavorativa

È possibile intervenire sull’autostima abbassando il valore dell’ambito in cui non si è competenti.

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D e f i n i z i o n e d i a u t o e f f i c a c i a p e r c e p i t a : “ C o n v i n z i o n e d i p o t e r o r g a n i z z a r e e d o r c h e s t r a r e e f f i c a c e m e n t e u n a s e r i e d i a z i o n i n e c e s s a r i e a f r o n t e g g i a r e s i t u a z i o n i n u o v e ” “ I o s o n o c a p a c e d i … … ” L ’ a u t o e f f i c a c i a s i a p p l i c a i n a m b i t i d i v e r s i : c l i n i c o , l a v o r a t i v o , s c o l a s t i c o , s p o r t i v o , e c c M o d e l l o t e o r i c o d i r i f e r i m e n t o : i n t e r a z i o n i s m o r e c i p r o c o t r i a d i c o .

P (persona)

A (ambiente) C (comportamento

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K u r t L e v i n è i l

1 ° t e o r i c o d e l l ’ i n t e r a z i o n i s m o

Nel rapporto C P afferma che il

comportamento ha un feed-baak

sulla persona che deve attivare

processi di autoregolazione per

adattarsi all’ambiente.

L’autoregolazione è la componente principale,

è alla base dell’autoefficacia ed è

la più importante misura di predittività

rispetto al comportamento. (Es. Aggressività, cooperativismo, ecc)

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RECIPROCO INTERAZIONISMO TRIADICO ( B a n d u r a )

Reciprocità delle relazioni: P. A. P. C. C. P. La persona autoefficace è la persona in grado di prendere atto dei propri fallimenti e di superarli. L’autore individua le quattro fonti delle convinzioni di autoefficia

a) le esperienze di gestione efficace; b) l’osservazione di modelli; c) la persuasione; d) gli stati emotivi e fisiologici.

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Poi s i so f f e r na s u i pr oc e s s i a t t i va t i da l s e ns o d i au toe f f i c ac ia .

1) processi cognitivi relativi alle abilità di problem-solving e motivazionali. Dipendono da tre fonti:

a) l’attribuzione causale

b) le aspettative del risultato

c) gli obiettivi rappresentati cognitivamente

Questi danno origine a processi cognitivi di autoregolazione e alla definizione di standard personali di riferimento.

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I fattori di autoregolazione sono:

a) le reazioni di soddisfazione o insoddisfazione per la propria prestazione

b) l’autoefficacia percepita in riferimento alla capacità di raggiungere gli obiettivi

c) la ridefinizione degli obiettivi personali conseguentemente ai progressi ottenuti

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2 – Processi affettivi: a) capacità di controllare le inquietudini e le ansie

mediante la convinzione di controllo dei potenziali pericoli;

b) attivazione di modalità di comportamento efficaci

3- Processi di scelta:

a) orientamento verso scelte esistenziali con atteggiamento costruttivo che favorisce la motivazione intrinseca e una profonda partecipazione a ciò che si fa

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I realisti possono adattarsi molto bene

all’esistente, chi è dotato di maggior senso di

autoefficacia e di una visione ottimistica delle

proprie capacità personali nell’esercitare in-

fluenza sugli eventi ha maggiori probabilità di

trasformare la realtà.

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Autoregolazione Monitoraggio del proprio comportamento Verifica di ciò che si fa Anticipazione della propria reazione affettiva (positiva o negativa) Autovalutazione coerente alle proprie azioni con gli standard personali

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L’azione intenzionale consente di esercitare un controllo sull’ambiente Interno Esterno L’azione intenzionale crea discrepanza tra noi e l’ambiente Produciamo nuove discrepanze per l’azione intenzionale su obiettivi

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La persona autoefficace è colui che produce discrepanza . Bandura analizza il problema dell’autoefficacia nei sistemi sociali individualistici e in quelli collettivistici, sofferman-dosi sulla necessità di eliminare l’equivoco che identifica l’autoefficacia con l’individualismo contrapponendola al collettivismo. Egli ritiene che un forte senso di efficacia personale sia importante sia per l’orientamento dell’azione individuale sia per l’orientamento dell’azione dei gruppi.

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Efficacia collettiva sommatoria di prestazioni individuali

Tipologie di gruppi

ad alto grado

di interdipendenza tra i membri

a basso grado

di interdipendenza tra i membri

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Fonti dell’autoefficacia

Le convinzioni delle persone riguardo alla propria efficacia si possono originare da quattro fonti principali:

1- Le esperienze di gestione efficace, quelle in cui una persona affronta effettivamente con successo una determinata situazione;

2- L’esperienza vicaria fornita dall’osservazione di modelli. Il fatto di vedere persone simili a sé che raggiungono i propri obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa nell’osservatore la convinzione di possedere anch’egli le capacità necessarie a riuscire;

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3- La persuasione è il terzo mezzo capace di consolidare la convinzione delle persone di essere in possesso di ciò che occorre loro per riuscire;

4- Gli stati emotivi e fisiologici. Le reazioni di stress e la tensione vengono interpretati come segnali che fanno presagire cattive prestazioni. Lo stato d’animo positivo aumenta il senso di autoefficacia e quello negativo lo diminuisce. La quarta strategia capace di modificare le convinzioni di efficacia consiste dunque nel migliorare le condizioni fisiche, nel ridurre la propensione allo stress e a emozioni negative e nel correggere le interpretazioni scorrette delle condizioni corporee.

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Le persone che hanno un basso senso di efficacia - si allontanano intimidite dalle attività «difficili» e le considerano come

minacce personali.

- hanno basse aspirazioni e investono uno scarso impegno nel raggiungimento degli obiettivi che scelgono per se stesse.

- di fronte a compiti difficili, indugiano a considerare le proprie carenze personali, gli ostacoli che incontreranno e tutte le conseguenze avverse possibili piuttosto che concentrarsi su cosa fare per riuscire.

- riducono il proprio impegno e rinunciano facilmente trovandosi di fronte a difficoltà.

- sono lente nel recuperare il loro senso di efficacia in seguito a insuccessi e regressioni.

- siccome attribuiscono le prestazioni scadenti alla mancanza di capacità e doti loro personali, non hanno bisogno di molti insuccessi per perdere fiducia nelle proprie capacità.

- Sono facili preda dello stress e della depressione.

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Le persone con un alto senso di efficacia:

- Affrontano i compiti difficili come sfide da vincere piuttosto che come pericoli da evitare e tale atteggiamento costruttivo favorisce la motivazione intrinseca e una profonda partecipazione in ciò che si fa.

- Si pongono obiettivi ambiziosi e restano fortemente impegnate nel loro raggiungimento

- Di fronte alle difficoltà intensificano il proprio impegno e lo mantengono costante.

- Recuperano velocemente il proprio senso di efficacia in seguito a insuccessi o regressioni

- Attribuiscono l’insuccesso a un impegno insufficiente o a una mancanza di conoscenze o di abilità che possono comunque essere acquisite.

- Affrontano le situazioni minacciose con la sicurezza di poter esercitare un controllo su di esse.

- Un atteggiamento efficace procura successi personali, riduce lo stress e limita la vulnerabilità alla depressione

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UN FORTE SENSO DI

EFFICACIA FAVORISCE IL

SUCCESSO E IL BENESSERE IN

MOLTI MODI.