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L ATTE E FORMAGGI il sostegno del Psr per gestire il futuro Supplemento a L’Informatore Agrario - Numero speciale Piemonte • 2/2010

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LATTE E FORMAGGI il sostegno del Psr per gestire il futuro

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Prefazione

L’agricoltura di oggi non è più solo produzione e trasformazione di prodotti, è un settore in forte evoluzione, che compete sui mercati glo-bali, contribuisce a gestire il territorio e le sue risorse, ed è promotore di opportunità culturali, sociali e ricreative. Una nuova identità culturale dell’agricoltura sta emergendo, tuttavia ancora poco conosciuta e valoriz-zata. Comunicare questa identità è un messaggio forte per i protagonisti del settore - gli imprenditori agricoli - ed è, al tempo stesso, un’occasione importante per rendere visibile al grande pubblico una realtà in trasfor-mazione e vitale per la collettività.

Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) prevede, per la propria attua-zione, interventi mirati a informare i beneficiari, i partner economici e sociali e l’area dei cittadini sulle opportunità offerte e sul ruolo svolto dall’Unione Europea. La Direzione Agricoltura della Regione Piemonte ha fatto propria questa esigenza, avviando un piano di comunicazione del PSR 2007-2013. La serie di opuscoli informativi, realizzati in collaborazione con L’Informatore Agrario, si inserisce in questo piano: il presente volume è dedicato al settore lattiero-caseario, uno dei comparti più significativi per l’economia agroalimentare piemontese, interessato da profondi cam-biamenti negli ultimi anni. Non a caso l’Unione Europea ha individuato il settore come una delle «sfide» da affrontare per il futuro. Tra gli obiet-tivi da perseguire: l’ammodernamento delle imprese, una maggiore inte-grazione di filiera, la valorizzazione dei prodotti e della materia prima, l’incentivo alla diversificazione delle attività.

Sono queste le direzioni di sviluppo che anche la Regione Piemonte ha intrapreso nelle sue scelte di programmazione, illustrate in dettaglio nelle pagine che seguono. A partire da un’approfondita analisi socioeconomica del settore, delle tipologie di consumo, delle tendenze e delle criticità, si affrontano le prospettive del comparto e l’aspetto importante dei suoi ef-fetti ambientali, anche in relazione alla questione nitrati. Il volume si com-pleta con schede di Misura e informazioni più dettagliate sulle opportunità offerte dal Programma di sviluppo rurale per gli operatori del settore.

Ci auguriamo possa essere una proficua lettura per gli addetti ai lavo-ri e per tutti gli interessati.

Gianfranco Corgiat LoiaAutorità di Gestione del PSR 2007-20�3

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3 •Le nuove sfide del settore lattiero-caseario

7 •La filiera in Piemonte

8 •Territori diversi, diverse produzioni

9 •Consumi di latte e specializzazioni produttive

11 •Tendenze strutturali e criticità

13 •Le priorità per lo sviluppo

17 •La questione nitrati e gli effetti ambientali

18 •Le risposte del PSR e le azioni-chiave

24 •Schede di Misura

sommario

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REGIONE PIEMONTE

programmadi svilupporurale 2007-2013PSR

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Le nuove sfide del settore

lattiero-casearioIl Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 è uno strumento strategico di politica rurale gestito a livello re-gionale, attraverso il quale vengono pianificati ed erogati incen-tivi, premi e agevolazioni al sistema agricolo, agro-industriale e forestale. Il settore del latte bovino ha un’importanza fon-damentale nell’ambito del Programma della Regione Piemonte per tre ordini di motivi: ha una dimensione economica rilevante per l’economia agro-alimentare del territorio e un effetto de-terminante dal punto di vista ambientale. L’ultima riforma della Pac, approvata alla fine del 2008 nell’ambito della verifica del-lo «stato di salute» intermedio (il cosiddetto health check), ha previsto, tra le nuove sfide da affrontare entro il 2013, proprio la ristrutturazione del settore lattiero-caseario. Ha introdotto

Tra le nuove sfide da affrontare entro il 2013, l’ultima riforma della Pac ha incluso la ristrutturazione del settore

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PSR

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2007-2013

nel PSR misure finalizzate a migliorarne la competitività, la commercializzazione e l’innovazione e a rafforzare gli effetti ambientali positivi generati dall’attività zootecnica. Infine, un fattore rilevante è il profondo processo di cambiamento che interessa il comparto, provocato dall’ab-bandono (previsto nel marzo 20�5) del re-gime delle quote latte e dall’indebolimen-to delle misure di protezione e di gestione del mercato, a seguito delle ultime rifor-me che hanno coinvolto l’organizzazione comune di mercato.

Questo opuscolo, dedicato interamen-te al settore lattiero-caseario, è diviso in tre sezioni. Nella prima si riporta l’analisi del contesto nel quale opera il comparto, dei fabbisogni specifici che esso esprime e delle azioni chiave realizzate attraverso il PSR, così come risulta dallo studio con-

dotto dall’IRES. Tale analisi è parte integrante del testo del PSR, sin dalla prima versione sottoposta all’approvazione della Commissione Europea nel 2007.

Successivamente, a seguito della riforma health check, lo studio è stato ag-giornato ed ampliato, per integrare nella politica di sviluppo rurale la nuova sfi-da, con le misure di accompagnamento alla ristrutturazione del settore.

Nella seconda sezione si prospettano alcune indicazioni generali per il singolo operatore che voglia utilizzare le opportunità offerte dal PSR.

Infine, la terza e ultima sezione è composta da schede che riassumono il funziona-mento di Misure e di Azioni che più direttamente interessano gli operatori del settore.

Nel 2008 il valore del latte prodotto in Piemonte è stato di 330 milioni di euro

Cosa sono le quote latteUn sistema nato per contenere le eccedenze produttive

All’inizio degli anni Ottanta si era determinata una situazione insostenibile per l’Unione Europea, a causa delle notevoli eccedenze produttive registrate nella produzione di latte e per la conseguente lievitazione della spesa che le casse comunitarie dovevano sostenere. Era l’epoca delle montagne di burro e di latte scremato in polvere accatastate nei magazzini pubblici e privati della Comunità Europea, la quale era costretta a dedicare oltre il 30% del proprio bilancio agricolo a sostegno del settore del latte. Per rimediare a tale situazione si decise di introdurre il regime delle quote latte, cioè un sistema per contingentare la produzione annuale a un livello predefinito, in modo da evitare la formazione di eccedenze sempre maggiori. Il principio che ne è alla base è piuttosto semplice e intuitivo: la limitazione dell’offerta riduce le eccedenze e mantiene alto il prezzo di mercato, con conseguenti benefici per il bilancio pubblico e per l’economia delle aziende zootecniche. Nel concreto, furono assegnati dei contingenti produttivi nazionali a ciascuno degli Stati membri, i quali a loro volta assegnarono a ogni allevatore una quota individuale, sulla base della produzione da questi realizzata in una campagna di riferimento (per l’Italia il periodo 1988/89). Il funzionamento del regime fa in modo che la produzione annuale di ogni produttore non superi il livello consentito e ove ciò si verificasse, prevede la riscossione di un prelievo supplementare a carico dei produttori con eccedenze rispetto alla quota di riferimento individuale. Per un corretto funzionamento del regime delle quote latte, è necessario un apparato amministrativo in grado di monitorare in modo rigoroso il livello produttivo individuale, di imputare il prelievo e le sanzioni di legge, svolgendo l’attività di esazione e di eseguire i necessari accertamenti e controlli. Inoltre, c’è bisogno della collaborazione dei produttori e dell’industria che acquista il latte. Il regime è stato introdotto in via temporanea e avrebbe dovuto funzionare per poche annate. Ci sono state però numerose proroghe che ne hanno esteso la validità fino al 31 marzo 2015.

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programma di svi luppo rurale

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Da sempre il settore del latte è uno tra i più sen-sibili in ambito europeo e ciò è particolarmente vero negli ultimi anni, per effetto delle forti sollecitazioni alle quali gli operatori sono stati sottoposti, con una fase di turbolenza di mercato che non ha avuto pre-cedenti, da quando, dagli inizi degli anni Sessanta, è stata istituita la politica agricola comune.

Tra la fine del 2006 e la metà del 2009, l’abbat-timento delle misure comunitarie a protezione del mercato, con la riduzione dei prezzi di intervento, dei sussidi alle esportazioni e dei prelievi alle impor-tazioni e con l’abolizione di alcuni strumenti per fa-vorire il consumo interno e governare l’offerta, si è combinata con una fase di estrema volatilità del mer-cato internazionale e ha determinato una accentuata oscillazione dei prezzi.

Il periodo, infatti, inizia con una domanda inter-nazionale robusta grazie alla crescita dei consumi dei Paesi emergenti, che si riduce repentinamente all’ap-

parire della crisi economico-finanziaria.Come conseguenza, nell’intervallo di tempo indicato di circa 30 mesi, in Italia, è

stato registrato prima il più elevato livello storico del prezzo del latte crudo alla stalla (oltre quaranta centesimi di euro per chilogrammo nella parte finale del 2008 e nei primi mesi del 2009) e poi il più basso livello storico mai in precedenza registrato. A tale riguardo, si segnala che, tra la fine della primavera del 2009 e fino al mese di settembre dello stesso anno, la remunerazione accordata agli allevatori è scesa ab-bondantemente sotto la soglia critica di 30 centesimi di euro per chilogrammo.

Nell’Europa continentale, i minimi storici sono stati raggiunti nella primavera del 2009, con prezzi attorno a 22 centesimi di euro, registrati in Olanda, Francia, Ger-mania e con conseguenti aspre manife-stazioni di protesta da parte degli alle-vatori, al punto da indurre le istituzioni comunitarie a mettere in atto a più ri-prese interventi eccezionali di sostegno del mercato.

Nei prossimi anni lo stato di fragili-tà del settore lattiero-caseario potreb-be essere confermato anche se le più autorevoli analisi di scenario a livello internazionale propendono per un mi-glioramento, sostenuto dalle favorevo-li condizioni della domanda mondiale, in particolare nei Paesi emer-genti.

In Europa l’abbandono della politica di controllo fisico dell’offerta rappre-senta uno degli elementi

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PSR

2007-2013critici e la decisione dell’Unione Europea di riconoscere un aumento graduale delle quote di produzione nazionali del 5% (accordato in una unica soluzione dalla campa-gna 2009-20�0 per l’Italia) complica ancora di più la situazione, perché espone po-tenzialmente il settore a un eccesso di offerta.

Consapevoli dell’impatto dell’abbandono delle quote per la zootecnia da latte europea, le istituzioni comunitarie, nell’ambito della riforma health check, hanno individuato la nuova sfida della ristrutturazione del settore, da affrontare con risor-se finanziarie aggiuntive (17 milioni di euro per il Piemonte) e con l’utilizzo orienta-to di alcune misure previste nella politica di sviluppo rurale (in particolare le misure che favoriscono gli investimenti per la competitività e quelle orientate a migliorare le prestazioni ambientali).

Venendo alla situazione della zootecnia da latte e del sistema lattiero-caseario regionali, oltre al rilievo da essi rivestito, sotto il duplice profilo economico e di ge-stione territoriale, ci sono da evidenziare le forti differenze tra le zone di pianura e quelle di collina e montagna, tanto da poter parlare di due differenti sistemi pro-

duttivi, ognuno caratterizzato da una propria dinamica com-petitiva, da peculiari aspetti critici e da autonome tendenze strutturali.

Come si vedrà nei successivi paragrafi, nel corso della fase di predispo-sizione del PSR è stata condotta una analisi della situazione di partenza, tenendo conto delle specificità territoriali e si è arrivati a identificare fabbi-sogni, obiettivi, azioni chiave e priorità differenti per le due sotto filiere.

Il PSR della Regione Piemonte prevede una dotazione finanziaria com-plessiva di 980 milioni di euro, da spendere entro il 2013. La caratteristi-ca fondamentale dello strumento è che esso è programmato e attuato a livello regionale.

Grazie a questa peculiarità, il PSR si configura come un pacchetto integra-to di interventi coerenti con le esigenze che si manifestano sul territorio.

Il PSR 2007-20�3 della Regione Piemonte è composto di 3� diverse Misu-re, alcune delle quali sono articolate in Azioni e Sottoazioni.

Nell’insieme ci sono 4 fondamentali assi di intervento: il primo rivolto alla competitività, alle competenze professionali e alle produzioni di qua-lità (Asse I); il secondo finalizzato al miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale (Asse II); il terzo indirizzato a promuovere la diversificazione

Da sempre il settore del latte è uno dei più sensibili in ambito europeo per le forti sollecitazioni cui gli operatori sono sottoposti

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e la qualità della vita nelle zone rurali (Asse III); infine, c’è l’Approccio Lea-der basato sulla programmazione dal basso, attuato attraverso l’interazione a livello locale di operatori pubblici e privati (Asse IV).

La filiera in Piemonte Il settore del latte è uno dei più articolati dell’economia (agroalimentare) piemontese

e si muove in un ambito competitivo particolarmente dinamico. Esso compren-de un’ampia gamma di produzioni, che vanno dal latte fresco e UHT (lunga conservazione), alla trasformazione in burro e formaggi (freschi e stagionati, tipici o industriali), oltre a una vasta schiera di derivati in continua evoluzio-ne, che ne fanno probabilmente la filiera maggiormente interessata da continui processi di segmentazione e di innovazione di prodotto.

In termini economici, nel 2008 il valore del latte prodotto in Piemonte è stato di 330 milioni di euro, pari al 9% della produzione agricola. Il peso del Piemonte sulla produzione lattiera nazionale è invece quasi dell’8%.

Operano in Piemonte quasi 2.800 allevamenti bovini da latte che effettuano consegne o vendite dirette.

Le quantità effettivamente prodotte ammontano a cir-

ca 900.000 tonnellate annue, a fronte di quote di produzione assegnate di 890.000 tonnellate, grazie all’incremento che c’è stato all’inizio della campagna di commer-cializzazione 2009-20�0 pari a �00.000 tonnellate. Tale aumento ha ridotto sensibil-mente il cronico e rilevante esubero produttivo regionale e di conseguenza il prelie-vo imputato ai produttori piemontesi.

La fase di trasformazione in Piemonte è caratterizzata da tre elementi: il mo-desto peso dell’industria piemontese a livello nazionale, la prevalenza delle impre-se di piccola dimensione su quelle di media grandezza e, infine la presenza di unità locali di gruppi multinazionali.

Operano sul territorio circa 80 primi acquirenti, i primi quattro in termini di vo-lume raccolgono il 40% della produzione locale.

Vi è una significativa presenza di forme di cooperazione; soprattutto è impor-tante l’esistenza di cooperative minori che sono collocate in aree montane (caseifi-ci di valle) e rappresentano il perno di micro-filiere locali orientate alla produzione di formaggi DOP, con effetti positivi dal punto di vista del presidio e della gestione del territorio.

L’abbandono della politica

di controllo fisico dell’offerta da parte dell’Unione Europea

rappresenta un elemento di forte

preoccupazione

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2007-2013La distribuzione territoriale dell’allevamento di bovini da latte rispetto alle quattro tipologie territoriali adottate dal PSR è così ripartita:

• nei poli urbani e nelle aree rurali ad agricoltura intensiva (essenzialmente la pia-nura) si concentra il 69% degli allevamenti e il 78% dei capi. Si tratta generalmente di allevamenti di dimensione media o elevata, condotti con metodo intensivo;• nelle aree rurali intermedie, essenzialmente in collina, si trova solamente l’��% delle aziende, quasi tutte di piccole e medie dimensioni, le quali prevalentemente adottano una metodologia di allevamento semi intensiva; • nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, costituite da territori di montagna, si colloca il 20% delle aziende, di piccole dimensioni economiche e carat-terizzate da un modello di allevamento estensivo.

La collocazione territoriale dell’industria lattiero-casearia piemontese è influenzata anche dalla distri-buzione della popolazione. In particolare per la pro-duzione di latte alimentare e di trasformati freschi, la vicinanza al bacino di consumo è un elemento impor-tante che permette alle imprese di trasformazione di limitare i costi di distribuzione.

La distribuzione territoriale dell’industria è così ripartita:• nei poli urbani, che comprendono sia l’area metro-politana torinese che l’area di Novara, si concentra il 4�% delle imprese e il 40% degli addetti;• nelle aree rurali ad agricoltura intensiva è presente il 29% delle imprese piemontesi dove lavorano il 45,5% degli addetti;

Poli urbani

(A)

Aree rurali ad agricoltura intensiva (B)

Aree rurali

intermedie (C)

Aree rurali con problemi complessivi

di sviluppo (D)

Totale Piemonte

Az. zootecniche con vacche da latte (n.) 997 935 305 567 2.804

Vacche da latte (n.) 57.0�5 61.820 9.93� 14.058 142.824

SAU (*) delle aziende con vacche da latte (ettari) 42.703 32.616 8.117 39.504 �22.940

Az. zootecniche con vacche da latte (%) 35,6 33,3 �0,9 20,2 �00,00

Vacche da latte (%) 39,9 43,3 7,0 9,8 �00,0

SAU delle aziende con vacche da latte (%) 34,7 26,5 6,6 32,� �00,0

SAU media aziendale (ettari) 42,8 34,9 26,6 69,7 43,8

Numero medio di vacche/azienda 57,2 66,1 32,6 24,8 50,9

Numero medio di vacche/ettari SAU �,3 �,9 �,2 0,4 �,2

Fonte: Anagrafe delle aziende agricole della Regione Piemonte, anno 2008. (*) SAU: superficie agricola utilizzabile.

TABELLA 1 ▸ Zootecnia da latte in Piemonte: ripartizione per tipologia territoriale del PSR

Territori diversi, diverse produzioni

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• nelle aree rurali intermedie e in quelle con problemi complessivi di sviluppo è pre-sente la stessa percentuale di imprese, ossia il �4%, tutte di piccole dimensioni, le quali complessivamente occupano il �4,5% degli addetti.

Consumi di latte e specializzazioni

produttive

Dal punto di vista della valorizzazione della materia prima si rileva che il 20% circa del latte piemontese è destinato al consumo tale quale (latte alimentare). In tale ambito, oltre al normale latte pastorizzato, regi-

stra una certa diffusione il latte “alta qualità”, un fatto positivo poiché la sua pro-duzione richiede alle industrie di selezionare fornitori particolarmente professiona-li e affidabili, creando le condizioni per una migliore remunerazione della materia prima e una più elevata integrazione verticale della filiera.

Tra le novità che hanno preso piede negli ultimi anni, si segnala la produzione di latte crudo, cioè di latte non trattato termicamente, la cui vendita avviene attraver-so una rete di distributori direttamente a cura del produttore. Si tratta di un valido sistema per valorizzare la materia prima, che comporta però una gestione partico-larmente attenta alle caratteristiche igienico-sanitarie del prodotto. Il latte crudo costituisce una terza possibilità per i consumatori che preferiscono un latte freschis-simo tutti i giorni, oltre alle offerte tradizionali (UHT o pastorizzato). In Piemonte sono attivi oltre un centinaio di allevamenti che riforniscono circa 180 distributori; i distributori piemontesi rappresentano circa il �3% di quelli presenti sul territorio nazionale (www.milkmaps.com).

In Piemonte, il comparto della trasformazione del latte può essere ripartito in tre categorie, prendendo come base di classificazione la localizzazione territoriale e l’indirizzo produttivo seguito:• nelle aree periurbane prevale la produzione di latte alimentare fresco e alta qualità, yogurt e formaggi a pasta filata. Si rileva la presenza anche della produzione di latte UHT, che viene tuttavia considerato prodotto di scarso interesse dalla filiera locale;• nelle aree di maggiore concentrazione delle imprese di trasformazione e degli al-levamenti a impostazione intensiva (pianura tra Torino e Cuneo e nel Novarese) pre-vale la produzione su scala industriale di formaggi, freschi e stagionati, sia DOP che privi di denominazione;

Zona PSR ImpreseRipartizione % imprese per area

PSRAddetti

Ripartizione % addetti per area PSR

Numero medio addetti/impresa

Poli urbani (A) 59 4�,5 946 40,0 16

Aree rurali ad agricoltura intensiva (B) 42 29,6 �.075 45,5 25,6

Aree rurali intermedie (C) 20 �4,� �23 5,2 6,2

Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D) 2� 14,8 22� 9,3 �0,5

Totale Piemonte �42 �00 2.365 �00 16,7

Fonte: elaborazione Ires Piemonte su dati ISTAT – sistema ASIA (2006).

TABELLA 2 ▸ Distribuzione dell`industria lattiero-casearia in Piemonte per tipologia territoriale del PSR

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2007-2013• nelle aree collinari e montane, prevalgono le produzioni in piccola scala di formaggi tipici di nicchia, anche DOP, in un contesto di zootecnia estensiva e di relativo svan-taggio socioeconomico dei territori. Tali produzioni rivestono un ruolo fondamentale per il territorio cui appartengono, per le importanti implicazioni sociali e ambientali generate dall’allevamento nell’ambiente rurale (pascoli, alpeggi, agriturismi).

Circa il 25% del latte piemontese è destinato alle produzioni DOP, una percentuale rilevante ma inferiore a quella di altre regioni italiane, con forte specializzazione in questa filiera, dove tale soglia supera il 50%. Il Gorgonzola è la DOP interregionale maggiormente presente in termini quantitativi, con una produzione localizzata so-prattutto nell’area novarese e, in parte, nel Cuneese.

La quantità di Grana Padano prodotto in Piemonte, invece, è attualmente esigua rispetto al totale nazionale, poiché importanti caseifici regionali hanno preferito, da alcuni anni, uscire dal Consorzio e utilizzare marchi commerciali per etichettare i propri formaggi.

Sono presenti, inoltre, sei formaggi DOP (vedi tabella 3), realizzati esclusivamen-te sul territorio piemontese, e di notevole importanza per le aree di produzione, che sono situate prevalentemente in alta collina e montagna. Infine, in Piemonte sono stati catalogati 55 formaggi con caratteristiche di PAT (Prodotti Agro-alimentari Tradiziona-li). Fanno parte di un elenco nazionale che attesta la ricchezza di tradizione e tipicità espressa dal settore. I PAT, originari soprat-tutto di aree collinari e montane, sono og-getto di valorizzazione, sia spontanea che coordinata da enti pubblici, come prodotti di nicchia legati ai circuiti enogastronomici del territorio (ristorazione tipica, vendita diretta, fiere e manifestazioni di settore) e, per quanto non riconosciuti ufficialmente dalla normativa comunitaria, costituiscono una realtà in sviluppo.

Denominazione 2002 2003 2004 2005 200� 2007

Bra 863 837 837 775 816 740

Castelmagno ��0 180 156 207 200 198

Murazzano 29 �3 18 26 28 23

Raschera 609 875 860 790 607 890

Robiola di Roccaverano 74 57 98 88 94 89

Toma Piemontese 1.158 �.232 1.285 1.148 1.116 1.216

Totale 2.843 3.221 3.254 3.3034 2.861 3.156

Fonte: INOQ e Consorzi di tutela.

TABELLA 3 ▸ La produzione di formaggi DOP realizzati esclusivamente sul territorio piemontese (tonnellate)

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Tendenze strutturali e criticità

Nell’ultimo decennio, il comparto dell’allevamento bovino da latte piemontese ha affrontato un pro-cesso di concentrazione e specializzazione, preva-

lentemente nelle aree di pianura, determinato dalla ricerca da parte delle imprese di un maggiore rendimento economico attraverso economie di scala e investimenti in innovazione (nuovi impianti, nuove tecniche di conduzione, miglioramento gene-tico), grazie alla maggiore capacità di finanziamento delle imprese e alle opportuni-tà di rinnovo delle attrezzature, della mandria e dell’organizzazione aziendale.

Nelle aree montane, invece, il processo di ristrutturazione del comparto, che comunque è in corso, trova ostacoli di natura tecnica, legata ai vincoli di tipo terri-toriale, climatico e ambientale del territorio, che non consentono di ottenere incre-menti di produttività e un abbattimento dei costi pari a quelli delle aree di pianura. Inoltre, le problematiche sono anche di natura socioeconomica, legate alla fragilità del tessuto produttivo locale, alle caratteristiche della base demografica e alla di-sponibilità di manodopera disposta a operare nel settore.

Tali aspetti hanno indotto la Regione Piemonte ad adottare, all’interno del PSR, una strategia articolata secondo diverse azioni-chiave e diversificata territorialmente per garantire il rilancio del settore.

Lo scenario mostra attualmente un mercato globale carat-terizzato da domanda ferma ed eccesso di offerta, seppur si prospetta una ripresa internazionale, la cui entità e tempesti-vità non sono tuttavia ancora certe. Il mercato locale, anche se meno instabile, presenta anch’esso le conseguenze nega-tive della crisi economica e subisce la pressione della mate-ria prima proveniente dall’estero. In tale contesto si inserisce

Annata Area AGEA

Consegne Vendite dirette TotaleRapporto

% produzione/

quotaquote

prod

uzione

re

ttific

ata

quote

prod

uzione

quote

prod

uzione

2002/2003

Pianura 696,5 841,9 2,5 3,2 699,1 845,1 �20,99

Montagna 72,5 76,4 12,8 ��,3 85,3 87,7 102,8

Totale 769,0 918,3 �5,4 �4,5 784,4 932,4 118,9

2007/2008

Pianura 699,9 834,3 6,4 7,� 706,3 841,4 ��9,�

Montagna 7�,� 7�,3 �2,3 ��,0 83,3 82,3 98,8

Totale 770,9 905,6 18,7 18,1 789,6 923,7 ��7,0

Variazione (%)

Pianura 0,5 –0,9 �53,4 �23,0 �,0 –0,4

Montagna –2,0 –6,7 –4,5 –2,7 –2,3 –6,2

Totale 0,3 –�,4 2�,5 24,9 0,7 –�,0

Fonte: elaborazione Ires Piemonte su dati AGEA.

TABELLA 4 ▸ Dinamiche territoriali della produzione di latte in Piemonte (migliaia di tonnellate)

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2007-2013l’abolizione delle quote latte, a partire dal 20�5, a cui si ac-compagna la concessione di quote aggiuntive da utilizzare nella fase di transizione.

L’insieme degli elementi sopra esposti fa ritenere che il processo di aggiustamento del comparto sarà particolarmen-te severo e potrà accentuare le dinamiche di concentrazione della produzione e di espulsione di aziende dal settore già in atto da alcuni anni. Alle problematiche di mercato, inoltre, si aggiungono quelle legate al miglioramento delle presta-zioni ambientali che interessano, in particolare, le aziende zootecniche intensive. Il tema dei nitrati e della gestione dei reflui, per contenere i rischi di inquinamento delle acque, interessa infatti pesantemente questo settore. Le direttive comunitarie impongono un adeguamento. Ciò implica im-portanti investimenti strutturali e il possibile innalzamento dei valori fondiari, per la necessità di attrezzare adeguate aree di spandimento dei reflui. Nella fase di trasformazio-ne, inoltre, si dovrà prestare attenzione al trattamento del-le acque di scarico.

Area Campagna

Aziende ProduzioneProduzione

media aziendale (t/anno)

Rapporto % tra

produzione e quota disponibilenu

mer

o

variazo

ne

% su

ann

o pr

eced

ente

t × 1.00

0

variazo

ne

% su

ann

o pr

eced

ente

Piem

onte

2001/02 4.394 –5,4 899 3,6 204,6 116

2002/2003 4.208 –4,2 926 3 220 118,9

2003/04 4.0�� –4,7 899 –2,9 224,2 ��5,3

2004/05 3.581 –10,8 891 0,9 248,8 116,2

2005/06 3.334 –6,8 916 2,8 274,9 ��9,�

2006/07 3.148 –5,6 9�2,3 –0,4 289,8 ��7,0

2007/08 2.956 –6,1 909,7 –0,3 307,7 ��7,0

Ital

ia

2001/02 63.666 –5,8 10.968 2,7 �72,3 �03,3

2002/03 60.050 –5,7 11.187 2 186,3 �05,3

2003/04 57.084 –4,9 10.998 –�,7 �92,7 �04,2

2004/05 52.674 –7,9 �0.92 –0,7 �90,3 �04,5

2005/06 49.074 –6,8 ��.�53 2 227,3 106,2

2006/07 46.297 –6 ��.�39 –0,� 240,6 105,8

2007/08 43.861 –5,3 ��.�05 –0,3 253,2 105,8

Fonte: elaborazione Osservatorio Latte su dati AGEA.

TABELLA 5 ▸ Latte bovino: allevamenti e produzione nella campagna 2007/2008 e confronti con le campagne precedenti

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Le priorità per lo sviluppo

Nel PSR 2007-20�3, la Regione Piemonte ha indivi-duato per il settore lattiero-caseario dei fabbisogni prioritari che intende soddisfare mediante azioni

chiave specifiche. Alcuni fabbisogni hanno un carattere trasversale alla filie-ra, altri sono più mirati in termini territoriali e di tipologie aziendali. Il qua-dro dei fabbisogni esprime l’esigenza di una strategia coordinata, rivolta sia alla fase agricola, sia a quella industriale della filiera e che, al tempo stes-so, è modulata sulla base di specifiche priorità territoriali.

In totale sono stati selezionati quattro fabbisogni e cioè l’ammoderna-mento aziendale, la valorizzazione della materia prima e dei prodotti, l’in-tegrazione di filiera, la riconversione e diversificazione produttiva verso la filiera corta, che esamineremo nel dettagli nei prossimi paragrafi.

• Ammodernamento aziendaleL’ammodernamento aziendale ha come finalità la riduzione dei costi e

il miglioramento degli standard relativi ad ambiente, igiene, benessere ani-male e sicurezza sul lavoro.

I fattori che, nella realtà nazionale e piemontese, giocano in misura ri-levante nella determinazione dei costi di produzione sono la dimensione

produttiva dell’allevamento, l’intensività dei processi e la collocazione territoriale dell’azienda.

Tutte le analisi evidenziano come sia possibile ridurre fortemente i costi di pro-duzione aumentando la dimensione azien-dale, espressa sia come numero di capi, sia in termini di produzione annua di lat-te. La dimensione produttiva media degli allevamenti da latte in Piemonte è ormai superiore alle 350 tonnellate/anno e, ne-gli ultimi anni, le consegne di latte sono aumentate solo nella fascia di aziende superiori a 500 tonnellate.

Anche la maggiore intensività dei pro-cessi, rappresentata dal carico di bestia-me in capi ad ettaro, consente una forte riduzione dei costi unitari, per lo meno sino alla soglia dei 3 capi ad ettaro, un

valore rappresentativo della pianura piemontese e padana.Questi dati, nel loro insieme, mostrano la grande convenienza per le

imprese a perseguire economie di scala, ragione che sta alla base del robusto processo di concentrazione e specializzazione in atto. Tale evo-luzione è facilitata dalla collocazione aziendale nelle aree di pianura, mentre trova maggiori ostacoli nelle aree montane.

Per le aziende zootecniche i possibili ambiti di intervento utili a pro-muovere l’ammodernamento aziendale sono molteplici e vanno dall’am-pliamento della base fondiaria, al miglioramento delle tecniche di ali-mentazione e dei processi aziendali legati alla produzione di foraggi. Inol-

Il ruolo e l’impatto dell’allevamento bovino

da latte nei confronti dell’ambiente dipende

dalla tipologia di allevamento in rapporto

alle caratteristiche del territorio

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2007-2013tre, può essere utile l’introduzione di macchinari e attrezzature con minori consumi energetici, la riduzione dei consumi idrici e irrigui e l’utilizzo dei reflui per produrre energia da riutilizzare nei processi aziendali e contenere i costi di smaltimento.

Per le aziende di trasformazione la riduzione dei costi può ottenersi attraverso la diminuzione dei consumi energetici e idrici e l’introduzione di innovazioni. Un’area di particolare interesse può essere quella della logistica. Nel caso delle aree montane, dove la base produttiva è frammentata e dispersa su un territorio caratterizzato da una viabilità disagevole, i costi di raccolta del latte sono molto alti. In questo caso si può intervenire sugli allevamenti con adeguate attrezzature frigorifere, in modo da aumentare il periodo di conservazione del latte e ridurre il numero di passaggi. Inoltre è possibile intervenire sulla organizzazione della raccolta attraverso mezzi adeguati e punti intermedi, in modo da ottimizzare gli spostamenti.

Per quanto riguarda la logistica è importante inoltre porre attenzione alla fase di distribuzione dei prodotti, soprattutto per il latte fresco e i trasformati freschi e freschissimi, che richiedono un’accorta gestione della catena del freddo e conse-gne frequenti.

Il ruolo e l’impatto dell’allevamento bovino da latte nei confronti dell’ambiente dipende dalla tipologia di allevamento adottata che, a sua volta, è strettamente di-pendente dalle caratteristiche del territorio in cui opera l’azienda.

L’allevamento da latte tipico delle aree di pianura segue spesso un processo pro-duttivo altamente intensivo (forte carico di capi per unità di superficie, elevata pro-duzione di reflui) e quindi potenzialmente negativo nei confronti dell’ambiente, so-prattutto per quanto concerne le emissioni di gas serra, il trattamento dei reflui e il rilascio di sostanze azotate nelle acque. Tali aspetti critici sono accentuati dal li-vello di concentrazione territoriale degli allevamenti e si riflettono sul bisogno di un adeguamento agli standard normativi da un lato, e sulle opportunità che un corretto trattamento dei reflui può avere in termi-ni di produzione energetica e di riduzione dei costi di smaltimento, dall’altro.

Nelle aree collinari e soprattutto mon-tane, l’allevamento bovino da latte presen-ta caratteristiche di tipo estensivo, con un ampio ricorso al pascolo e un carico ani-male per unità di superficie di 4 o 5 volte inferiore a quello delle aree intensive di pianura. In tale situazione, l’allevamen-to mostra limitati effetti negativi sull’am-biente, anzi, spicca per il suo ruolo multi-funzionale, grazie alle esternalità positi-ve per la valorizzazione e la salvaguardia del territorio.

In tale contesto, alcune azioni rientran-ti nella Misura 2�4 (Misure agro-ambientali) del PSR possono giocare un ruolo impor-tante perché le aziende zootecniche pos-

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sano continuare a operare adottando pratiche agricole più rispettose dell’ambiente e dello spazio naturale e introducendo interventi mirati a un maggiore benessere degli animali.

• Valorizzazione della materia prima e dei prodotti trasformatiIl rendimento complessivo delle imprese può essere perseguito non solo attraver-

so la riduzione dei costi, ma anche puntando a incrementare la valorizzazione della materia prima e dei trasformati.

Sotto questo profilo, gli allevamenti maggiormente integrati nella filiera agroin-dustriale presentano spazi d’intervento che possono essere sviluppati tenendo con-to delle esigenze tecniche e commerciali dei caseifici. In generale, gli allevamenti possono intervenire sulle caratteristiche qualitative del latte per migliorare la sua idoneità alla trasformazione (composizione, carica microbica), così come adottare i sistemi e le procedure necessarie a certificare la materia prima in funzione di parti-colari destinazioni (latte alta qualità, biologico, DOP e IGP e altre certificazioni vo-lontarie, tracciabilità, OGM-free).

Per le aziende di trasformazione gli ambiti di valorizzazione sono ampi e vanno dall’adozione delle certificazioni di prodotto e volontarie allo sviluppo di prodotti innovativi o collocati in segmenti di mercato maggiormente remunerativi. Le im-prese possono intervenire sia sugli aspetti di contenuto e lavorazione della materia prima, sia sul packaging e su modalità innovative di distribuzione. Per garantire la fiducia dei consumatori e prevenire o contenere i rischi legati all’insorgere di shock igienico-sanitari, un ruolo di rilievo spetta all’innalzamento del livello di sicurezza alimentare, anche attraverso la tracciabilità di tutta la filiera.

• Integrazione di filieraLa modesta integrazione della filiera lattiero-casearia piemontese può rappresen-

tare un ostacolo alla piena valorizzazione dei suoi prodotti, poiché lo sviluppo della qualità richiede che i diversi attori operino in modo coordinato e coerente.

Il sostegno alla cooperazione per lo sviluppo delle innovazioni può concorrere a rimuovere almeno in parte tali barriere e a incentivare il raccordo tra i componenti della filiera, permettendo di mettere a punto nuovi prodotti e processi in grado di migliorare la penetrazione e il posizionamento sul mercato, di ridurre i costi e gli

impatti negativi e quindi, nel complesso, di migliora-re il rendimento delle sin-gole imprese e dell’intera filiera.

Altrettanto importante, anche per ricondurre il set-tore a un corretto equili-brio tra domanda e offerta, è l’introduzione di nuove – per lo meno a livello locale – destinazioni del latte, co-me ad esempio la produzio-ne di semilavorati per l’in-dustria alimentare.

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2007-2013 • Filiera corta e riconversione produttiva

Soprattutto nelle zone monta-ne e collinari si pone la necessità di puntare alla permanenza degli allevamenti che incontrano par-ticolari difficoltà nel perseguire il modello evolutivo della pianu-ra, basato sulla concentrazione, le economie di scala e il raccor-do funzionale con i fabbisogni del-l’industria di trasformazione. Per quanto in tali aree non sia affatto da escludere una strategia basa-ta sulla riduzione dei costi e sul-la valorizzazione dei trasformati, anche in ragione della presenza della cooperazione lattiero-casea-

ria, può essere utile incrementare la quota di valore aggiunto sviluppata dall’impre-sa agricola, attraverso la trasformazione aziendale e la vendita diretta di formaggi. Altresì è da considerare con attenzione, soprattutto nelle aree di pianura limitrofe ai centri urbani, l’interesse del mercato per il latte crudo, spesso veicolato attraver-so distributori automatici.

Con la vendita diretta l’imprenditore potrà sfruttare favorevolmente la qualità della materia prima, le opportunità legate alle tradizioni e tipicità del territorio, le connessioni con i circuiti turistici locali e le attività agrituristiche, apportando be-neficio sia alla propria azienda, sia al sistema economico locale. Tale strategia, sulla base dei dettami comunitari, è prioritariamente riservata alle aree rurali intermedie (collina) e a quelle con problemi complessivi di sviluppo (montagna), anche in ragione della necessità di non indebolire la filiera agroindustriale, per non sottrarre quote di materia prima rilevanti.

Per favorire il processo di concentrazione e specializza-zione nelle aree di pianura, e per consentire l’integrazione del reddito delle imprese che operano nelle aree collinari e montane, può infine essere utile il sostegno alla riconversio-ne produttiva, totale o parziale, delle aziende che intendono uscire dal settore del latte bovino, puntando verso ambiti nei quali le condizioni di mercato sono più favorevoli.

In particolare, nelle aree di pianura, tale percorso po-trebbe essere prioritariamente indirizzato verso l’allevamen-to bufalino o bovino da carne, mentre nelle aree collinari e montane la riconversione potrebbe essere orientata sulle produzioni ovicaprino da latte e bovino da carne (linea vac-ca-vitello). Ciò potrebbe consentire, da un lato, di liberare spazi di mercato per le imprese in crescita, e, dall’altro, di ottimizzare i fattori produttivi anche attraverso la diversifi-cazione dell’indirizzo produttivo dell’azienda.

Soprattutto nelle aree montane e collinari può essere utile puntare anche sulla vendita diretta

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programma di svi luppo rurale

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La questione nitrati e gli effetti ambientali

Come già evidenziato, una delle questioni più rilevanti che hanno interessato il settore lattie-ro-caseario negli ultimi anni è l’adeguamento

alla Direttiva nitrati e alle norme sulla gestione dei reflui. La revisione delle zone designate come vulnerabili da nitrati (ZVN) e l’adeguamento del piano d’azio-ne rendono necessari interventi importanti in termini di informazione e ade-guamento alle norme, sia per le aziende ricadenti nelle nuove zone designa-te, sia per quelle già comprese. Inoltre occorre favorire l’applicazione delle nuove norme in materia di uso agronomico degli effluenti zootecnici, per le aziende ricadenti in zone non designate come vulnerabili da nitrati.

Numerose sono le aziende zootecniche della regione interessate da ta-li importanti modificazioni, con un impatto assai differenziato. Diventano dunque fondamentali azioni di supporto alle imprese: per favorire interven-ti aziendali e interaziendali, in modo da incrementare la disponibilità di va-sche per lo stoccaggio degli effluenti zootecnici; per introdurre strutture di trattamento degli effluenti finalizzate alla riduzione del carico azotato e al-la valorizzazione agronomica degli effluenti stessi; per incentivare l’adegua-mento gestionale e organizzativo a livello di singola azienda; per ampliare le superfici interessate dall’utilizzo agronomico degli effluenti in sostituzione dei fer-tilizzanti di sintesi. I nuovi limiti stabiliti di apporto azotato (�70 kg per ettaro nelle zone vulnerabili e 340 nelle altre zone) obbligano ad adeguare il carico zootecnico aziendale e a ricercare un equilibrio nell’utilizzo dei fertilizzanti tra aziende zoo-tecniche e non zootecniche.

L’azione della Pubblica amministrazione mira quindi, da un lato, a imporre il ri-spetto dei nuovi limiti di carico zootecnico e, nel contempo, a promuovere un rie-quilibrio territoriale «spontaneo» nella gestione dei fertilizzanti. Per raggiungere tali finalità, si utilizza una combinazione di Misure a investimento, comprese nell’Asse 1 del PSR e Misure a premio, incluse nell’Asse 2 e, in particolare, nell’ambito degli in-terventi agro-ambientali.

Un ulteriore strumento di intervento, in parte com-plementare a quelli sopra descritti, riguarda l’utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici e, nei soli casi di maggior impatto, a depura-re gli stessi del contenuto in azoto. Tale adeguamen-to potrebbe realizzarsi at-traverso investimenti presso le singole aziende o tramite forme consortili che coinvol-gano più aziende. In relazio-ne ai cospicui investimenti necessari, queste forme di trattamento possono essere rese economicamente soste-nibili se finalizzate anche al

In conseguenza dei nuovi limiti

di apporto azotato previsti dalla

direttiva nitrati può essere necessario

reperire terreni aggiuntivi

per mantenere invariato il carico

zootecnico aziendale

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PSR

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2007-2013recupero dell’energia prodotta tramite combustione diretta o tramite cogenerazione del biogas ottenuto dalla digestione anaerobica degli effluenti.

In termini finanziari la principale voce di spesa per l’adeguamento delle aziende è costituita dall’ampliamento delle superfici disponibili e dalla realizzazione di nuove strutture di stoccaggio per gli effluenti zootecnici; tale adeguamento interessa, anche se con diversi limiti, tutto il territorio regionale, in quanto le nuove norme in materia di uso agronomico stabiliscono minimi di stoccaggio per tutte le aziende zootecniche e per tutte le tipologie di effluente zootecnico (sia liquami che letami).

Come abbiamo visto, l’analisi della situazione del sistema lattiero-ca-seario piemontese, in rapporto alle minacce e alle opportunità che provengono dal contesto esterno, ha consentito di isolare quattro fab-

bisogni specifici sui quali il PSR deve agire. Di seguito vedremo quali risposte sono state fornite dal PSR della Regione Piemonte per il settennio 2007-20�3 e analizzere-mo gli interventi a favore del settore messi a disposizione degli operatori per finanzia-re i progetti e per orientare le scelte ver-so gli obiettivi di sostenibilità economica e ambientale.

A tale riguardo, si possono individuare cinque gruppi di Misure che nell’insieme co-stituiscono il ventaglio delle opportunità of-ferte dal PSR ai produttori di latte bovino della regione Piemonte: • le Misure orientate ad agire sulla leva delle competenze professionali, sul fattore umano e sul ricambio generazionale che si trovano nell’Asse � del Psr e riguardano interventi come la formazione e l’informazione (Misu-ra ���), l’assistenza tecnica (��4), l’incenti-vo ai giovani imprenditori che si insediano in agricoltura (��2);• le Misure che incentivano la diversificazio-ne verso attività esterne alla zootecnia, ma con questa complementari e sinergiche che trovano collocazione soprattutto nell’Asse 3 e riguardano il sistema degli incen-tivi a favore del turismo rurale, della produzione di energie da fonti rinnovabili; • le Misure che tendono a compensare gli svantaggi naturali ai quali sono assogget-

tate molte aziende agricole, per via della localizzazione in aree critiche, co-me la montagna e le aree Natura 2000. Queste Misure si concentrano quasi esclusivamente nell’Asse 2 del PSR; • le Misure che forniscono una remunerazione per prestazioni ambientali e gli impegni in materia di aumento del benessere degli animali (misure 2�4 e 2�5). Un approfondimento su tali Misure è riportato nella seconda parte del-l’opuscolo, dove sono contenute delle schede tecniche descrittive che indi-cano il funzionamento e le modalità di accesso agli aiuti; • infine, ci sono le Misure per la competitività della filiera, che sono state rafforzate con la sfida lanciata dalla health check per la ristrutturazione del settore lattiero-caseario, nell’Asse � del PSR.

Il piano aziendale dove sono specificati gli obiettivi da perseguire deve essere allegato alla domanda di accesso ai finanziamenti pubblici

Le risposte del PSR e le azioni-chiave

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programma di svi luppo rurale

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Su questo ultimo punto è necessario un approfondimento specifico. Le Misure che rientrano in tale categoria sono la 121 che finanzia i progetti di ammodernamento presentati dalle aziende, la �23 Azione � che si rivolge alle imprese di trasformazio-ne lattiero-casearie e la 124 che agevola le imprese della filiera a cooperare tra loro per portare avanti progetti di innovazione di processo e di prodotto.

La Misura �2� è riservata agli imprenditori agricoli che intendono sviluppare un progetto di ammodernamento aziendale finalizzato al miglioramento della compe-titività, all’introduzione di nuove tecnologie, all’accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e, anche, alla diversificazione verso settori non necessariamen-te alimentari come, ad esempio, la produzione di energia da biomasse o altre fonti di energia rinnovabili.

Le imprese zootecniche che hanno idee progettuali orientate in almeno una del-le tematiche indicate possono presentare una domanda di accesso ai finanziamen-ti pubblici, avendo cura di predisporre un piano aziendale, nel quale specificano la

situazione di partenza, gli obiettivi da perseguire, gli in-vestimenti da realizzare e le modalità per la copertura fi-nanziaria della spesa.

Per la Misura �2�, i produttori di latte bovino hanno a disposizione un plafond di risorse finanziarie loro dedicate, proveniente dalla riforma health check, il cui ammontare è pari a 7,5 milioni di euro. Tale dotazione deve essere utiliz-zata per realizzare operazioni di ammodernamento azien-dale, con investimenti nelle seguenti aree:• riduzione dei costi di produzione e incremento della competitività aziendale;• miglioramento del livello di sicurezza e della qualità dei prodotti, compresa l’implementazione di sistemi di trac-ciabilità e di certificazione delle produzioni;• trasformazione e commercializzazione diretta di prodot-ti aziendali;• riconversione e diversificazione della produzione.

La Misura �23 Azione � è speci-fica per le imprese di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e promuove la ristrutturazione, l’orien-tamento verso nuovi sbocchi di mercato e l’integrazione nel-le rispettive filiere, attraverso l’introduzione di innovazioni di prodotto, di processo, commerciali e organizzative nonché attraverso il miglioramento della qualità delle produzioni.

A seguito della riforma health check, la Regione Piemonte ha allocato una dotazione finanziaria supplementare per la ristrutturazione del settore lattiero-caseario tramite la Mi-sura 123 di 8,7 milioni di euro, per coprire parzialmente, con contributi in conto capitale, le spese sostenute per l’esecu-zione di piani di investimento. Gli interventi da realizzare ri-guardano le seguenti tipologie: • investimenti rivolti all’introduzione di nuovi prodotti, processi e tecnologie per ri-spondere a nuove opportunità di mercato;

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2007-2013

• investimenti in impianti e tecnologie per prodotti afferenti ai sistemi di qualità, alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità.

Con altri fondi health check la Misura 123 Azione 1 finanzia anche interventi, rivolti a tutti i settori produttivi:

�. adattamento ai cambiamenti climatici e mitigazione dei relativi effetti (miglioramento dell’efficienza energetica, con effetto di ridu-zione delle emissioni di biossido di carbonio (CO2);

2. gestione delle risorse idriche:2.�. tecnologie per il risparmio idrico (con effetto di miglioramento

della capacità di utilizzo razionale dell’acqua);2.2. impianti per il trattamento delle acque di scarico nei settori

della trasformazione e della commercializzazione (con effetto di pro-tezione e miglioramento delle qualità delle acque).

Infine, la Misura 124 si propone di favorire la cooperazione tra i di-versi operatori e di questi con i centri di ricerca per mettere in cam-po iniziative per favorire lo sviluppo e la diffusione delle innovazioni nell’ambito dell’intera filiera produttiva. A tale obiettivo la nuova ver-sione del PSR piemontese, approvata dall’Unione Europea nel mese di dicembre 2009, assegna una dotazione finanziaria supplementare di 590.000 euro.

Per un efficace approccio alle opportunità offerte dal PSR, i potenziali beneficiari devono curare con la massima attenzione tre fondamenta-li aspetti:

• l’individuazione delle esigenze e dei progetti che possono essere realizzati;• l’acquisizione delle informazioni sulle Misure e sulle Azioni e sul grado di interesse che ognuna di esse può suscitare alla luce dei progetti e delle operazioni che si in-tendono realizzare;• la messa in atto della progettazione degli interventi e la predisposizione delle do-

Procedure del PSR

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programma di svi luppo rurale

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mande da presentare alle autorità di gestione del PSR.Per quanto riguarda la fase di acquisizione delle informazioni si può consultare

il sito Internet della Regione Piemonte alla pagina: http://www.regione.piemonte.it/agri/psr2007_13/index.htm che riporta integralmente il Programma regionale, le schede di Misura e i singoli bandi emanati.

Per quanto concerne la procedura della presentazione delle domande, i soggetti devono essere necessariamente iscritti all’Anagrafe Agricola del Piemonte e posse-dere o attivare una posizione anagrafica.

La Direzione responsabile della Misura effettua l’istruttoria delle domande, me-diante la verifica dei requisiti richiesti, la valutazione dell’ammissibilità dell’investi-

mento e l’attribuzione di un punteggio.La graduatoria viene pubblicata sul Bollettino Uf-

ficiale della Regione Piemonte e ai beneficiari del contributo sarà comunicato l’importo degli interventi ammessi e il tempo entro cui dovranno essere effet-tuati gli investimenti.

Aspetti generali delle Misure

e delle Azioni

Ogni Misura e Azione con-tenuta nel PSR ha una pro-pria peculiare impostazio-ne, perché è indirizzata a

perseguire particolari obiettivi generali o specifici e prevede priorità a livello settoriale (ad esempio la zoo-tecnia, piuttosto che le colture foraggere) o a livello territoriale (ad esempio le aree con problemi comples-sivi di sviluppo, piuttosto che quelle di pianura ad agri-coltura intensiva) e si rivolge a determinate categorie di operatori beneficiari (ad esempio il sistema delle imprese, piuttosto che gli enti pubblici). Le schede tecniche riportate nella terza parte del presente opu-scolo evidenziano gli elementi essenziali che descrivo-no la particolarità di ciascuna Misura o Azione rivolta al settore latte. Ci sono, tuttavia, anche alcuni aspet-ti di natura generale che è importante evidenziare.

• Priorità Un elemento importante per accertare in via pre-

liminare la possibilità di accesso ai finanziamenti pub-blici è il sistema delle priorità previste in ciascuna Misura e Azione. L’individuazione di priorità consente all’autorità responsabile della programmazione di orientare l’ap-plicazione del PSR laddove si riscontrano le maggiori criticità, oppure ci si attendono risultati in linea con i fabbisogni e gli obiettivi.

Nel PSR del Piemonte ci sono tre tipologie di Misure: • le Misure trasversali che non prevedono alcuna priorità e che, pertanto, possono essere attuate sull’intero territorio regionale (ad esempio gli interventi di formazio-ne e di informazione nel settore agricolo e alimentare); • le Misure orientate teoricamente applicabili sull’intera regione, ma che riconosco-no una precedenza o attribuiscono un punteggio supplementare a livello settoriale,

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2007-2013

per favorire il riposizionamento competitivo di determinate attività (ad esempio la produzione di latte); a livello territoriale; di tipologia di soggetti beneficiari; a livel-lo ambientale, per affrontare una determinata criticità o preservare un particolare contesto sensibile;• le Misure specifiche, la cui applicazione è riservata a determinati contesti terri-toriali (ad esempio le indennità compensative per gli agricoltori nelle aree di mon-tagna), oppure a determinate categorie di beneficiari (ad esempio i giovani agricol-tori).

• Anticipo su finanziamento ammessoPer le Misure che erogano un contributo ai progetti di investimento realizzati sia

dalle aziende primarie che dalle imprese di trasformazione e commercializzazione è prevista la concessione di un anticipo sul contributo con-cesso. La riforma health check della pac ha modificato il massimale di contributo anticipato accordato ai soggetti beneficiari. Per le domande di investimento approvate dal 1° gennaio 2009 e fino al 31 dicembre 2010, l’antici-po può essere pari al 50% del sostegno concesso.

Il contributo anticipato viene accordato mediante la presentazione di una fideiussione (garanzia bancaria o assicurativa) di importo pari al ��0% dell’importo anti-cipato. Il pagamento del saldo verrà effettuato succes-sivamente alla conclusione degli investimenti.

• Spese ammissibili e non ammissibili

Un aspetto da prendere in considerazione quando si progettano interventi e si assumono impegni nell’ambi-to del PSR è quello di individuare, per ciascuna Misura e Azione, la lista delle spese che sono ammesse a finan-ziamento e quelle che sono escluse a priori. La scelta tra

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le spese considerate ammissibili e quelle non ammissibili è eseguita dalla Regione, in funzione di quanto disposto dai regolamenti comunitari che costituiscono il quadro normativo di riferimento per la fase di programmazione 2007-20�3.

Ad esempio, le Misure che finanziano gli investimenti realizzati sia dalle aziende agricole sia dalle imprese di trasformazione e commercializzazione considerano non ammissibili le seguenti spese: • acquisto di macchinari e attrezzature usati;• esecuzione di interventi di mera sostituzione;• esecuzione di interventi di manutenzione ordinaria.

La Misura 214 La Misura 2�4 «Pagamenti agro-ambientali» comprende 9 Azioni, alcune delle quali si articolano in più Sottoazioni. L’in-

tervento è diretto a incoraggiare gli imprenditori agricoli ad adottare pratiche agro-nomiche più rispettose dell’ambiente e dello spazio naturale. L’incentivo pubblico consiste nella erogazione di un premio per ettaro o per capo allevato, a fronte della assunzione di un impegno pluriennale (in genere 5 anni) da parte del soggetto bene-ficiario.

Gli agricoltori che partecipano alle Misure agro-ambientali sono tenuti a sod-disfare tutte le condizioni e i requisiti previsti nelle Azioni e Sottoazioni alle quali aderiscono e, in più, devono rispettare le norme in materia di condizionalità, con particolare riferimento ai fertilizzanti, agli agrofarmaci, nonché agli altri obblighi nazionali e regionali previsti.

Per l’intera Misura, la spesa pubblica per il periodo di programmazione del PSR 2007-2013 è pari a 282,27 milioni di euro.

La struttura responsabile della Misura è la Direzione Regionale Agricoltura. L’at-tuazione avviene tramite bandi emanati, generalmente, a cadenza annuale, tramite i quali sono indicati gli uffici regionali competenti, a cui rivolgersi per la presenta-zione della domanda di contributo e le procedure che devono essere seguite. • • •

Gli agricoltori che partecipano

alle Misure agro-ambientali devono

rispettare le norme in materia

di condizionalità

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PSR

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2007-2013

Descrizione della MisuraLa Misura 121 finanzia gli investimenti per ammodernare le aziende agricole, con l’obiettivo di promuove l’innovazione di processo e di prodotto, la riconversione produttiva e il raggiungimento dei nuovi obiettivi enunciati nell’Health Check (adattamento ai cambiamenti climatici, gestione delle risorse idriche e sostegno alla ristrutturazione del settore lattiero-caseario)

BeneficiariImprenditori agricoli professionali, come definiti

dal D. Lg. 99/2004 e successive integrazioni e modificazioni, titolari di aziende agricole.Gli investimenti per i quali è possibile beneficiare del sostegno riguardano:

l’attività agricola;le attività connesse realizzate dall’azienda

agricola: vendita diretta dei prodotti, conservazione, manipolazione, lavorazione e trasformazione aziendale dei prodotti*, produzione di energie da fonti rinnovabili**, risparmio energetico

* Il prodotto agricolo oggetto di conservazione, manipolazione, lavorazione e trasformazione (così come definito nell’Allegato I al Trattato di Roma istitutivo della Comunità europea) deve essere per almeno due terzi di produzione aziendale.

** L’intervento deve essere dimensionato in base ai fabbisogni aziendali, con la possibilità di cedere a terzi eventuali esuberi occasionali e temporanei dell’energia prodotta rispetto a quella consumata in azienda.

Spesa pubblica programmata�34,54 milioni di euro per il periodo di programmazione 2007-20�3, di cui 7,5 come dotazione supplementare riservata al settore lattiero-caseario, decisa con la Health Check

Tipo/intensità di aiutoContributo in conto capitale Per i giovani agricoltori che effettuano la domanda

contestualmente alla Misura ��2, il contributo erogato varia in base alla zona di operatività. Nelle zone svantaggiate l’aiuto è pari al 60% della spesa ammissibile per gli interventi edilizi e fondiari, scende al 40% per gli interventi agrari. In collina l’aiuto è del 50% della spesa ammissibile per la prima tipologia di intervento e del 35% per la seconda. Infine, per i giovani agricoltori operanti in pianura il contributo è pari al 40% per gli interventi edilizi e fondiari e scende al 30% per gli interventi agrari.

Anche per gli altri beneficiari l’aiuto elargito varia in funzione della zona in cui operano. Nelle zone svantaggiate il contributo è pari al 50% della spesa

••

••

MISURA 121 ▸ Ammodernamento delle aziende agricole

ammissibile per gli interventi edilizi e fondiari e del 35% per gli interventi agrari. In collina l’aiuto scende al 40% per gli interventi edilizi e fondiari e al 30% per gli interventi agrari. Nelle zone di pianura il contributo è del 35% per i primi e del 25% per i secondi.

Potranno essere erogati anticipi (di importo pari al 20% massimo del sostegno) previa presentazione di idonea fideiussione (garanzia bancaria o assicurativa) pari al ��0% dell’importo anticipato, con erogazione del saldo successivamente alla conclusione degli investimenti. Il massimale di anticipo sale al 50% per le domande di contributo approvate nel corso degli anni 2009 e 20�0

In ogni bando sono stabiliti gli importi minimi e massimi di contributo erogabile

Investimenti ammissibiliSono ammissibili al contributo gli investimenti materiali, quali la realizzazione di opere di natura fondiaria ed edilizia, l’acquisto di attrezzature fisse e macchinari, strumenti di controllo e di apparecchiature informatiche e relativi programmi, nonché l’acquisto di terreni e spese connesse, nella misura massima del �0% della spesa complessiva. Gli investimenti immateriali, quali le spese generali, per le consulenze e per studi di fattibilità, per la certificazione o iscrizione e per l’acquisto di licenze e brevetti, sono ammissibili se direttamente connessi agli investimenti materiali.Gli investimenti devono essere finalizzati al conseguimento di almeno uno dei seguenti obiettivi operativi:

realizzare l’innovazione di prodotto;contenere i costi di produzione, introducendo

innovazioni di processo, ad esempio miglioramenti tecnologici e di organizzazione;

integrare l’azienda agricola in progetti di distretto e di filiera;

realizzare forme di difesa attiva delle colture da avversità atmosferiche, come ad esempio, reti antigrandine o impianti antibrina;

realizzare una migliore eliminazione dei prodotti di scarto o dei rifiuti;

migliorare l’utilizzazione delle nuove tecnologie informatiche di informazione e comunicazione, anche al fine di sviluppare il commercio elettronico;

sviluppare la produzione di energia da biomasse e da altre fonti rinnovabili (nel limite di � MW elettrico di potenza installata per azienda agricola), commisurata al fabbisogno aziendale per migliorare il rapporto di autosufficienza energetica;

••

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programma di svi luppo rurale

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ridurre i consumi idrici e migliorare la qualità delle acque;

consentire la vendita diretta e la trasformazione in azienda dei prodotti aziendali, migliorando e razionalizzando la logistica e le altre operazioni (preparazione, confezione, imballaggio, ecc.);

realizzare il superamento delle norme di legge in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali, sicurezza sul lavoro, rispetto per la dignità della persona;

ridurre il consumo energetico sfruttando tecnologie quali isolamento termico, coibentazione, geotermia fredda, sfruttamento degli apporti solari, accumulo termico, cogenerazione, recupero di cascami termici, ecc.

Non sono ammissibili:gli investimenti di mera sostituzione o

manutenzionegli acquisti di diritti o quote di produzionel’acquisto di bestiame e piantegli investimenti per il reimpianto di colture annuali

e pluriannuali (in quanto già finanziati dalle OCM di ciascuno settore produttivo)

Investimenti specifici In relazione ai fabbisogni del settore lattiero-caseario, individuati a seguito della riforma health check per favorire l’adattamento e la ristrutturazione, sono stati individuati specifici interventi.Al fine di ridurre i costi di produzione e incrementare la competitività delle aziende:

la costruzione e la ristrutturazione di fabbricati (con i relativi annessi) per ottenere fabbricati aziendali di maggiori dimensioni e maggiore capienza in termini di capi allevati, in modo da concentrare la produzione e/o ottenere economie di scala;

la costruzione e la ristrutturazione di fabbricati aziendali (con i relativi annessi) finalizzata all’introduzione di forme di organizzazione caratterizzate da minori costi gestionali, quali la stabulazione libera;

l’acquisto di macchinari e attrezzature specifici, adeguati alle necessità dalla nuova forma di organizzazione aziendale, nonché di impianti o macchinari per migliorare le operazioni di alimentazione e pulizia del bestiame (es. carri unifeed, impianti ad alta automazione per asportazione delle deiezioni)

l’acquisto di macchinari e impiantistica a basso consumo energetico per la mungitura e la conservazione del latte.

•••

Per migliorare il livello di sicurezza e la qualità dei prodotti, compresa l’implementazione di sistemi di tracciabilità e di certificazione delle produzioni, gli investimenti ammissibili a finanziamento sono:

la costruzione e la ristrutturazione di fabbricati (con i relativi annessi), finalizzata a migliorare le condizioni di conservazione dei prodotti (latte e derivati) nonché dei foraggi e/o mangimi per il bestiame;

l’acquisto di attrezzature innovative ad alta automazione e di strumentazioni di controllo nonché di attrezzature informatiche e relativi programmi per la gestione di sistemi di qualità e tracciabilità.Per la trasformazione e la commercializzazione diretta di prodotti aziendali, gli investimenti ammissibili a finanziamento sono:

la costruzione e la ristrutturazione di fabbricati aziendali destinati a trasformazione, lavorazione e commercializzazione diretta di prodotti aziendali;

l’acquisto di macchinari e attrezzature specifici per trasformazione, lavorazione e commercializzazione diretta di prodotti aziendali.Per la riconversione e la diversificazione della produzione, gli investimenti ammissibili a contributo sono:

la ristrutturazione di fabbricati aziendali precedentemente destinati all’allevamento bovino da latte per adeguarli alle necessità derivanti dalla riconversione produttiva verso altri settori;

la costruzione di nuovi fabbricati aziendali adeguati alle necessità della riconversione produttiva;

l’acquisto di macchinari e attrezzature specifici, adeguati alle necessità derivanti della riconversione produttiva

Procedura e domande L’Azione viene attuata mediante l’emanazione di specifici bandi.Le domande di aiuto devono essere presentate per via telematica utilizzando i servizi disponibili sul Web e utilizzando gli strumenti forniti dal SIAPUna copia cartacea della domanda stampata utilizzando la procedura telematica deve essere presentata alle Province.Ai richiedenti che risulteranno beneficiari del contributo sarà comunicato l’importo degli interventi ammessi, il relativo contributo concesso e il tempo massimo entro cui dovranno essere effettuati gli investimenti

Ufficio responsabileRegione Piemonte - Direzione «Agricoltura» – Settore «Servizi di sviluppo agricolo»

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PSR2007-2013

Descrizione della Misura L’azione consente di perseguire l’ammodernamento delle imprese di trasformazione e commercializzazione attraverso il sostegno per la realizzazione e la ristrutturazione degli impianti, lo sviluppo informatico e di nuove tecnologie, la sicurezza alimentare e la tracciabilità

BeneficiariMicro imprese, piccole e medie imprese così

come definite dalla Raccomandazione 2003/361/CE. Si tratta di tutte le imprese fino a 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato.

Grandi imprese che occupano meno di 750 occupati o con fatturato inferiore ai 200 milioni di euro annui (cosiddette imprese intermedie). Per accedere agli aiuti, almeno il 60% della materia prima trasformata e commercializzata dall’impresa deve essere di provenienza extra aziendale. Il sostegno non può essere concesso a imprese in difficoltà

Spesa pubblica programmata66,79 milioni di euro per l’intera Misura �23 che comprende 3 azioni per il periodo di programmazione 2007-2013, di cui 8,7 come dotazione supplementare riservata al settore lattiero-caseario, decisa con l’Health Check

Tipo/intensità di aiutoContributo in conto capitale Per le microimprese, le piccole e medie imprese

il contributo è pari al 40% della spesa ammissibilePer le imprese che non rientrano nella

definizione di microimprese, piccole e medie imprese e che occupano meno di 750 persone o il cui fatturato annuo non supera i 200 milioni di euro, il contributo è pari al 20% della spesa ammissibile

Limite minimo di spesa ammissibile pari a 250.000 euro (�30.000 per il settore corilicolo)

È ammessa la possibilità di cumulare gli aiuti previsti nella presente Azione con altri aiuti pubblici erogati nell’ambito di regimi approvati dalla Commissione (conformi alle regole in materia di aiuti di Stato)

Potranno essere erogati anticipi (di importo pari al 20% dell’aiuto pubblico) previa presentazione di idonea fideiussione (garanzia bancaria o assicurativa) pari al ��0% dell’importo anticipato, con erogazione del saldo successivamente alla conclusione degli investimenti. Il massimale di anticipo sale al 50% dell’aiuto pubblico per le domande di aiuto approvate nel 2009 e nel 20�0

Investimenti ammissibiliSono ammissibili al contributo gli investimenti materiali, quali l’acquisizione, la costruzione, la ristrutturazione e il miglioramento di beni immobili, l’acquisto di macchine e attrezzature nuove, compresi i programmi informatici, nonché creazione e allestimento di spazi destinati alla vendita di prodotti agricoli provenienti

••

MISURA 123 (AZIONE 1) ▸Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli

esclusivamente dalla trasformazione effettuata dalla propria azienda, e l’acquisto di terreni per un costo non superiore al �0% del totale delle spese ammissibili. Gli investimenti devono essere finalizzati al conseguimento di almeno uno dei seguenti obiettivi operativi:

introduzione di nuovi prodotti, processi e tecnologie finalizzati a rispondere a nuove opportunità di mercato;

realizzazione di impianti e introduzione di tecnologie per prodotti afferenti ai sistemi di qualità, alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità

Non sono ritenuti ammissibiliinvestimenti strutturali non ammortizzabiliacquisto di macchinari e attrezzature usateacquisto di beni immobili che abbiano già fruito

di finanziamenti pubblici nel corso dei 10 anni precedenti

investimenti che contravvengono ai divieti o alle restrizioni stabilite nelle OCM

investimenti che riguardino la fabbricazione e la commercializzazione di prodotti di imitazione e sostituzione del latte o dei prodotti lattiero-caseari

investimenti realizzati da beneficiari che svolgono esclusivamente attività di commercializzazione (acquisto, deposito e vendita dei prodotti)

interventi di mera sostituzione che non comportino miglioramenti tecnologici e funzionali

investimenti destinati ad adeguamenti a normative cogenti i cui termini di regolarizzazione risultino scaduti

iniziative volte a sostenere progetti di promozione e ricerca

Investimenti specifici In relazione ai fabbisogni del settore lattiero-caseario, sono stati previsti specifici interventi, in particolare per:

impianti, attrezzature e macchinari dedicati al ricevimento del latte, del siero e della panna e al loro stoccaggio

attrezzature di laboratorioattrezzature e macchinari per la lavorazione del

latte, del siero, della panna e dei formaggiimpianti, attrezzature e macchinari dedicati allo

stoccaggio e alla stagionatura dei formaggiimpianti, attrezzature e macchinari per la movimen-

tazione anche automatizzata di latte e derivatimacchine semiautomatiche e automatiche per il

confezionamentohardware, software, sviluppo di applicativi

informatici per la trasmissione dei dati dei processi di lavorazione

costruzione e/o ristrutturazione di fabbricati.Tali investimenti dovranno essere riferiti alle tipologie di seguito indicate:a) investimenti rivolti all’introduzione di nuovi prodotti, processi e tecnologie;

•••

••

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programma di svi luppo rurale

b) investimenti in impianti e tecnologie funzionali alla qualità, alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità

Procedura e domande L’azione viene attuata mediante l’emanazione di bandi. Le domande di aiuto devono essere presentate per via telematica utilizzando i servizi disponibili sul Web e utilizzando gli strumenti forniti dal SIAP.Una copia cartacea della domanda deve essere presentata alla Direzione Agricoltura-Settore Sviluppo Agroindustriale e DistrettualeLa graduatoria viene pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte e ai richiedenti

▸Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli

che risultano beneficiari del contributo viene comunicato l’importo degli interventi ammessi, il relativo contributo concesso e il tempo massimo entro cui dovranno essere effettuati gli investimenti

ObblighiI contributi sono revocati qualora il beneficiario:

non realizzi l’intervento o non rispetti le modalità e i tempi di realizzazione stabiliti;

non raggiunga la finalità per la quale il contributo è stato concesso;

non osservi le prescrizioni e gli impegni assunti

Ufficio responsabileRegione Piemonte - Direzione «Agricoltura» – settore «Sviluppo Agroindustriale e Distrettuale»

Descrizione della Misura La Misura è diretta ad accrescere il livello di integrazione tra i produttori primari e gli operatori della filiera attraverso forme organizzate di cooperazione finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agroalimentare

BeneficiariLe forme associative (ATS, associazioni, soggetti convenzionati), anche a titolo temporaneo, per il solo periodo necessario per la realizzazione del progetto di cooperazione. Le forme associative potranno essere costituite da almeno un soggetto appartenente a ognuna delle seguenti categorie:

aziende agricole singole o associatesocietà cooperative e industrie di trasformazionesoggetti terzi (Istituti di ricerca, società di servizi

e società di commercializzazione e distribuzione di prodotti agroalimentari)

Spesa pubblica programmata9,23 milioni di euro per il periodo di programmazione 2007-20�3, di cui 590.000 euro come dotazione supplementare riservata al settore lattiero-caseario, decisa con la Health Check

Tipo/intensità di aiutoContributo in conto capitale Fino a un massimo dell’80% della spesa

ammissibile per le spese relative alla realizzazione, alla formalizzazione e alla gestione delle forme organizzate di cooperazione (ATS, Associazioni, soggetti convenzionati)

Fino a un massimo dell’80% della spesa ammissibile per le spese di progettazione e/o di brevettazione di nuovi prodotti, processi e tecnologie

Fino a un massimo del 25% della spesa ammissibile per le spese per la realizzazione di progetti di sviluppo pre-competitivo o sperimentale di nuovi prodotti, processi e tecnologie

•••

••

MISURA 124 (AZIONE 1) ▸Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agroalimentare

Investimenti ammissibiliIl contributo sarà erogato per la realizzazione delle seguenti azioni:

spese relative alla realizzazione, alla formalizzazione e alla gestione delle forme organizzate di cooperazione (ATS, associazioni, soggetti convenzionati);

spese di progettazione e/o di brevettazione di nuovi prodotti, processi e tecnologie;

spese per la realizzazione di progetti di sviluppo pre-competitivo o sperimentale di nuovi prodotti, processi e tecnologie;

progetti di cooperazione volti a introdurre nelle aziende di trasformazione dei prodotti agricoli nuove tecnologie finalizzate a risparmiare energia anche con riferimento al recupero del calore prodotto dai processi di lavorazione;

progetti di cooperazione per introdurre sistemi innovativi per la produzione di energia utilizzando biomasse derivanti da prodotti (in quantità limitata) o scarti vegetali, effluenti zootecnici, sottoprodotti di origine agroalimentare;

progetti di cooperazione finalizzati a introdurre sistemi innovativi per l’incremento di valore aggiunto dei prodotti lattiero-caseari, nonché al miglioramento dei processi di produzione e alla riduzione dei costi di trasformazione, con l’applicazione di nuove tecnologie

Procedura e domande La misura viene attuata mediante l’emanazione di bandi. L’ufficio responsabile provvederà a fissare le condizioni, i requisiti, i limiti e le modalità per la presentazione delle domande e per la loro ammissione, nonché le procedure e le disposizioni organizzative atte ad assicurare l’efficace realizzazione della misura

Ufficio responsabileRegione Piemonte - Direzione «Agricoltura» – Settore «Servizi di Sviluppo Agricolo»

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PSR

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2007-2013

Descrizione della Misura L’Azione è diretta a incoraggiare l’adozione di pratiche agronomiche per favorire l’aumento del carbonio immagazzinato nel terreno sotto forma di sostanza organica e diminuire il quantitativo di fertilizzanti tramite la riduzione dell’impiego di concimi minerali e di sintesi, e la valorizzazione agronomica di sostanza organica anche di origine agricola e zootecnica.L’azione potrà essere attuata attraverso due distinte tipologie tra loro alternative (si veda più avanti)

BeneficiariImprenditori agricoli singoli e associati, con

priorità gli imprenditori agricoli professionali

Tipo/intensità di aiutoPremio annuale pari a 180 euro a ettaro sia per

la tipologia di intervento � che 2I due premi non sono comunque tra essi

cumulabili

Condizioni di ammissibilitàIl beneficiario che aderisce alla tipologia di Azione � deve rispettare i seguenti impegni:

apportare al terreno sostanza organica di pregio, in una quantità media annua di almeno 3 t di sostanza secca per ettaro, derivante dai seguenti ammendanti compostati: ammendante vegetale semplice non compostato, ammendante compostato verde, ammendante compostato misto e ammendante torboso composto

limitare la profondità di lavorazione del terreno a un massimo di 30 cm

registrare gli apporti di sostanza organica e di altri prodotti fertilizzanti

conservare la documentazione comprovante l’utilizzo di matrici di sostanza organica e di altri prodotti fertilizzanti

redigere e conservare un piano di concimazione finalizzato a limitare l’uso di concimi azotati e fosfatici minerali, valorizzando l’apporto fertilizzante delle matrici organiche.Il beneficiario che aderisce alla tipologia di Azione 2 deve rispettare i seguenti impegni:

apportare al terreno sostanza organica di pregio derivante dall’utilizzo agronomico di letame o

MISURA 214 (AZIONE 3) ▸Incremento del contenuto di carbonio organico nel suolo

di matrici organiche palabili di origine agricola o zootecnica caratterizzate da un rapporto tra carbonio e azoto maggiore o uguale a �2

non sono comunque conteggiate tra gli apporti di sostanza organica oggetto di impegno, le matrici non pregiate quali i liquami zootecnici e i fanghi di depurazione

effettuare le eventuali integrazioni con concimi minerali e di sintesi in modo solo complementare e comunque non prevalente rispetto al fabbisogno annuo della coltura

limitare la profondità di lavorazione del terreno ad un massimo di 30 cm

registrare gli apporti di sostanza organica e di altri prodotti fertilizzanti

conservare la documentazione comprovante l’utilizzo di matrici di sostanza organica e di altri prodotti fertilizzanti.

Localizzazione dell’AzioneGli interventi previsti dall’Azione riguarderanno i terreni ricadenti in aree classificate a basso o moderatamente basso contenuto di carbonio organico così come individuate dalla carta regionale del contenuto percentuale di carbonio organico dei suoli.Le aziende i cui terreni non ricadano nelle aree di cui sopra potranno accedere ai benefici della presente Azione, dimostrando, con opportuna documentazione analitica, che i terreni interessati dall’Azione sono caratterizzati da un contenuto percentuale di carbonio organico inferiore all’�,5%.

Procedura e domande La Misura viene attuata mediante bandi pubblici annuali.Gli agricoltori che partecipano alle misure agro-ambientali devono rispettare le norme in materia di condizionalità, i requisiti minimi relativi ai fertilizzanti, ai pesticidi e agli altri requisiti obbligatori nazionali e regionali, su tutta la superficie aziendale

Ufficio responsabileLa struttura responsabile della Misura è la

Direzione Regionale AgricolturaNei bandi per la presentazione delle domande

sono indicati gli uffici pubblici competenti a ricevere le domande

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programma di svi luppo rurale

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Descrizione della Misura L’Azione è diretta a tutelare la qualità delle acque attraverso una conduzione più estensiva dei terreni e, in particolare, un impiego nullo di fitofarmaci su superfici in precedenza investite a seminativi, ad incrementare la dotazione di sostanza organica del suolo e a contrastare i mutamenti climatici in atto, mediante l’elevata capacita delle colture foraggere permanenti di immagazzinare il carbonio atmosferico

BeneficiariAgricoltori possessori di terreni investiti a seminativi nei 3 anni precedenti l’anno del bando

Tipo/intensità di aiutoPremio annuale pari a 450 euro a ettaro

Condizioni di ammissibilitàIl beneficiario del contributo deve rispettare i seguenti impegni:

coltivare foraggere permanenti (prati stabili, prati-pascoli, pascoli) su terreni precedentemente •

MISURA 214 (Azione 4) ▸ Conversione di seminativi in colture foraggere permanenti

investiti a seminativinon sottoporre tali coltivazioni a trattamenti

con fitofarmacirispettare le regole di fertilizzazione previste

dalle norme tecniche della Misura 2�4 Azione � ed effettuare le relative registrazioni in merito all’impiego, agli acquisti e alla situazione di magazzino

Procedura e domande La misura viene attuata mediante bandi pubblici annuali. Gli agricoltori che partecipano alle misure agro-ambientali devono rispettare le norme in materia di condizionalità, i requisiti minimi relativi ai fertilizzanti, ai pesticidi e agli altri requisiti obbligatori nazionali e regionali, su tutta la superficie aziendale

Ufficio responsabileLa struttura responsabile della Misura

è la Direzione Regionale Agricoltura.Nei bandi per la presentazione

delle domande sono indicati gli uffici pubblici competenti a ricevere le domande

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2007-2013

Descrizione della Misura L’Azione è diretta a incentivare il mantenimento della zootecnia nelle zone rurali promuovendo lo sviluppo in pianura, collina e montagna di sistemi pascolivi basati sull’estensivizzazione della produzione agricola.L’Azione comprende 2 Sottoazioni: la prima si applica sull’intero territorio regionale e prevede l’erogazione di un premio di base; la seconda è specifica per gli allevatori di montagna, ai quali è concesso un premio aggiuntivo a condizione che essi utilizzino sistemi pascolivi gestiti con piano pastorale aziendale

BeneficiariAllevatori, singoli o associati, di boviniAllevatori, singoli o associati, di ovi-capriniAllevatori, singoli o associati, di equini

Tipo/intensità di aiutoPremio annuale a ettaroIl premio a ettaro può variare da 40 a 250

euro secondo la fascia altimetrica e il periodo di pascolamento

Per la Sottoazione 2 il premio supplementare di base per ettaro è pari a 60 euro

Condizioni di ammissibilitàIl beneficiario è tenuto a presentare un piano degli interventi allegato alla domanda sul quale dovranno essere illustrati gli impegni agronomici e i periodi di pascolamento specificati per zone altimetriche.Gli impegni che dovranno essere assunti sono i seguenti:

applicare il pascolamento turnato con spostamento della mandria fra superfici suddivise con modalità differenti a seconda che si trovi in pianura o collina, oppure si trovi in montagna

effettuare il pascolamento con carico di bestiame contenuto all’interno di intervalli di valori stabiliti per fascia altimetrica

compiere un periodo di pascolamento pari

•••

••

MISURA 214.� ▸ Sistemi pascolivi estensivi

almeno a 180 giorni/anno, periodo che si riduce a 80 se viene effettuato nelle sole zone di montagna

predisporre punti di acqua e sale su ogni sezione di pascolo

contenere la fertilizzazione minerale entro determinati limiti, mentre è vietata la fertilizzazione minerale azotata

divieto di riduzione della superficie aziendale adibita a pascolo permanente

divieto di esecuzione di sfalci per affienamento, ad eccezione dello sfalcio di pulitura a fine turnoI soggetti beneficiari dell’Azione 2 dovranno rispettare, oltre a quelli sopraindicati, i seguenti impegni:

predisporre e applicare il piano pastorale aziendale di utilizzazione della produzione foraggera, organizzato per sezioni omogenee di pascolo con l’indicazione del carico di bestiame e della durata dei turni

predisporre recinzioni fisse o mobili per ogni area omogenea di pascolo

impiegare un massimo di 20 Kg di P2O5 per ettaro, con l’esclusione di tutti gli altri fertilizzanti chimici, al fine di favorire le leguminose nella composizione della cotica, aventi minor produttività, ma con migliori caratteristiche foraggere

Procedura e domande La Misura viene attuata mediante bandi annuali.Gli agricoltori che partecipano alle misure agroambientali devono rispettare le norme in materia di condizionalità, i requisiti minimi relativi ai fertilizzanti, ai pesticidi e agli altri requisiti obbligatori nazionali e regionali, su tutta la superficie aziendale

Ufficio responsabileLa struttura responsabile della Misura è la

Direzione Regionale AgricolturaNei bandi per la presentazione delle domande

sono indicati gli uffici pubblici competenti a ricevere le domande

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programma di svi luppo rurale

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Descrizione della Misura La Misura è diretta a incentivare la produzione agricola favorevole all’ambiente e al paesaggio, il mantenimento della biodiversità in agricoltura mediante l’allevamento di razze che garantiscono, per caratteristiche genetiche e tipologia d’allevamento, la massima efficienza d’utilizzo delle praterie, specie se acclivi o d’interesse marginale. La Misura è costituita da 2 Azioni: «Allevamento di razze locali minacciate di abbandono» e «Conservazione ex situ di materiale genetico di razze locali minacciate di abbandono»

BeneficiariPer l’Azione �: allevatori singoli e associati di

bestiame bovino, ovino e caprino delle razze interessate che adottano le azioni previste

Per l’Azione 2: le Associazioni di allevatori o altri soggetti abilitati ai sensi della normativa sulla riproduzione animale (Legge 30/91, D.M. 403/2000) alla tenuta dei Libri Genealogici o ai dei Registri Anagrafici di bestiame bovino, ovino e caprino delle razze interessate che adottano le azioni previste

Tipo/intensità di aiutoPer l’azione 1 è previsto un premio annuale fino

a 200 euro/UBAPer l’azione 2 è prevista l’erogazione di un

contributo dell’80% del costo fatturato per la raccolta e la conservazione del materiale seminale

Condizioni di ammissibilitàGli animali appartenenti alle razze locali minacciate di abbandono, per beneficiare

MISURA 214.8 ▸ Conservazione di razze locali minacciate di abbandono

dell’aiuto, devono essere iscritti al Libro Genealogico o al Registro Anagrafico.Le razze, oggetto di contributo, sono le seguenti:

bovini: Pezzata Rossa d’Oropa, Varzese o Tortonese, Valdostana Pezzata Nera, Barà-Pustertaler

ovini: Sambucana, Garessina, Frabosana, Saltasassi, Tacola, Delle Langhe, Savoiarda

caprini: Sempione, Vallesana, Roccaverano.Il beneficiario dell’Azione 2 è tenuto alla presentazione di un piano degli interventi, in cui è riportato sia il numero dei riproduttori maschi da individuare per razza/per anno necessari al mantenimento della variabilità genetica delle fattrici iscritte ai Libri Genealogici o ai Registri Anagrafici, sia il numero di dosi di materiale seminale da raccogliere e da conservare

Procedura e domande La Misura viene attuata mediante bandi annuali.Gli agricoltori che partecipano alle misure agroambientali devono rispettare le norme in materia di condizionalità, i requisiti minimi relativi ai fertilizzanti, ai pesticidi e agli altri requisiti obbligatori nazionali e regionali, su tutta la superficie aziendale

Ufficio responsabileLa struttura responsabile della Misura è la

Direzione Regionale AgricolturaNei bandi per la presentazione delle domande

sono indicati gli uffici pubblici competenti a ricevere le domande

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2007-2013MISURA 215 ▸ Pagamenti per il benessere animale

Descrizione della Misura La Misura è diretta a incentivare sistemi e pratiche produttive che applichino standard di benessere animale più elevati rispetto ai requisiti minimi previsti dalla normativa, nonché a favorire la tracciabilità del sistema di alimentazione del bestiame e aumentare l’offerta di prodotti zootecnici di qualità.Si prevede di migliorare le condizioni di benessere animale attraverso impegni che ricadono in una o più delle 4 macroaree sotto indicate:

sistemi di allevamento e di stabulazione controllo ambientale (luminosità, ventilazione,

temperatura)alimentazione e acqua di abbeverata igiene, sanità e aspetti comportamentali degli

animali riconducibili ai sistemi di allevamento.Per ricevere il contributo previsto le aziende zootecniche devono presentare un piano d’azione strutturato in più fasi

BeneficiariImprenditori agricoli, singoli o associati, detentori di animali della specie bovina, suina e avicola

Spesa pubblica programmata23,4� milioni di euro per il periodo di programmazione 2007-20�3

Tipo/intensità di aiutoPremio annuale fino a un livello massimo di

242,64 euro/anno per unità di bestiame adulto (UBA) interessata all’intervento

Il contributo varia in base alla specie animale considerata e alla tipologia di impegno assunta

Condizioni di ammissibilitàPer il miglioramento dei sistemi di allevamento e stabulazione sono previsti i seguenti interventi:

cambiamento del tipo di stabulazioneaumento delle superfici di stabulazione a

disposizione degli animalimiglioramento della zona adibita a mungitura.

Per il controllo ambientale sono previsti i seguenti

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interventi:dotazione di impianti artificiali di ventilazione

con di sistemi di allarmeaumento della luminosità dei ricoveri, meglio se

naturalesistemi di rimozione delle deiezioni per

migliorare la qualità dell’aria nei ricoverisistemi di doccette per abbassare le

temperature.Per l’alimentazione e l’idratazione sono previsti i seguenti interventi:

ammodernamento o sostituzione degli impianti se deteriorati o obsoleti

aumento del numero degli impianti, se insufficienti

presenza sistematica di impianti di abbeverata negli allevamenti di vitelli

maggiori controlli dell’acqua di abbeverata.Per gli aspetti igienici e sanitari sono previsti i seguenti interventi:

adozione di piani di assistenza veterinaria programmata

adozione di piani di controllo per determinate patologie (ad es. mastiti)

miglioramento dei sistemi di rimozione e smaltimento dei liquami

predisposizione di apposite aree o locali dedicati all’isolamento di animali malati dotati di impianti e ben dimensionati al numero di animali

Procedura e domande La Misura viene attuata mediante bandi annuali.Gli agricoltori che partecipano alle misure agro-ambientali devono rispettare le norme in materia di condizionalità e gli obblighi in materia di benessere animale

Ufficio responsabileLa struttura responsabile della Misura è la

Direzione Regionale Agricoltura Settore Sviluppo delle Produzioni Zootecniche

Nei bandi per la presentazione delle domande sono indicati gli uffici pubblici competenti a ricevere le domande

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Supplemento a L’Informatore Agrario - Numero speciale Piemonte • 2/2010 Direttore Responsabile: Antonio BoschettiRegistrazione Tribunale di Verona n. 46 del 19-9-1952ISSN 0020-0689 - Copyright © 2010 L’Informatore Agrario di Edizioni L’Informatore Agrario S.r.l.Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana

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