L'assetto mediatico in Bulgaria dopo la caduta del comunismo

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   Angelova Raya Valerieva http://rayavangelova.blogspot.com/  L’assetto mediatico in Bulgaria dopo la caduta del comunismo Tesi di Laurea in Scienze Umanistiche della Comunicazione Università degli Studi di Firenze, 2011 

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Angelova Raya Valerieva

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L’assetto mediatico in Bulgaria dopo

la caduta del comunismo

Tesi di Laurea in Scienze Umanistiche della Comunicazione

Università degli Studi di Firenze, 2011 

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Indice

Ringraziamenti p. 1

Introduzione p. 4

1. La transizione dal sistema comunista alla democrazia p. 8

1.1. Dalla fondazione al comunismo  p. 8

1.2. Dal sistema comunista alla democrazia  p. 23

2. L’assetto della stampa, della radio, della televisione e

la sua evoluzione fino ad oggi p. 35

2.1. L’assetto della stampa  p. 35

2.1.1. I quotidiani  p. 41

2.1.2. I settimanali  p. 422.1.3. Le riviste  p. 43

2.1.4. La libertà di stampa  p. 44

2.2. L’assetto della Radio  p. 45

2.3. L’assetto della Televisione  p. 50

2.3.1 Emittenti via cavo  p. 53

2.3.2. I personaggi del giornalismo bulgaro  p. 54

2.3.3. Albi professionali  p. 55

2.3.4. Le agenzie di stampa  p. 55

2.3.5. Legislazione mediatica  p. 56

2.3.6. Autorità normative  p. 57

2.3.7. Apprendimento e sostegno  p. 58

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3. L’uso della rete p. 60

3.1. L’utilizzo delle tecnologie d’informazione e di

comunicazione in Bulgaria  p. 61

3.1.1. L’utilizzo delle tecnologie d’informazione e di

comunicazione e del commercio elettronico nelle

imprese nel 2010  p. 61

3.1.2. L'utilizzo delle tecnologie d’informazione e di

comunicazione da parte delle famiglie e degli individui

nel 2010  p. 63

3.2. I media e la rete  p. 66

3.2.1. I servizi online dell’assetto della stampa  p. 66

3.2.2. I servizi online della Radio Bulgara  p. 67

3.2.3. Iservizi online della Televisione Bulgara  p. 68

3.2.4. Digitalizzazione – internet e televisione  p. 69

3.3. I partiti politici bulgari e la rete  p. 69

Conclusioni p. 71

Bibliografia p. 73

Sitografia p. 75

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Introduzione

Il seguente lavoro ha come obiettivo quello di raccontare la storia, gli

avvenimenti politici e la realtà mediatica in Bulgaria. Il testo non riguarda soltanto

il periodo storico dopo la caduta del regime comunista, ma comincia dalla

fondazione del paese nel lontano anno 681, raccontando la situazione economica,

culturale e politica durante i cinque secoli del dominio ottomano fino ai giorni

nostri e l’entrata della Bulgaria nella Comunità Europea.

Partendo dalle fondamenta ho potuto raccontare la realtà bulgara con unosguardo profondo, cercando di dare in tal modo la possibilità al lettore di

conoscere e capire le vicende che hanno segnato la Bulgaria e il suo popolo. Il

Primo Regno Bulgaro comprende l’arco temporale dal 632 al 1018; dopo un breve

dominio bizantino dal 1018 al 1185 si arriva al Secondo Regno Bulgaro 1185 – 

1379 rappresentato dalla dinastia degli Assen. Dopo un periodo di prosperità,

gloria ed elevato sviluppo culturale si arriva al periodo peggiore della storia

  bulgara – il dominio ottomano, 1397 – 1878. Sono cinque secoli segnati da

sangue, lotte, rivoluzioni e dallo sperato ritorno alla libertà. La Bulgaria durante i

secoli della schiavitù ha saputo salvaguardare la sua religione, la cultura e lo

spirito nazionale. Il punto culminante del Risorgimento bulgaro è il potente

movimento nazionale rivoluzionario, sviluppatosi negli anni sessanta e settanta

del XIX secolo, per la liberazione della Bulgaria dalla dominazione ottomana.

Con le lotte rivoluzionarie sono nati anche gli eroi nazionali come Vassil Levski,

Christo Botev, Sava Rakovski, Liuben Karvelov e tanti altri. I rivoluzionari al

  prezzo della loro vita hanno difeso e combattuto l’onore nazionale, mantenendo

alto lo spirito del popolo. Dopo la Guerra Russo-Turca dal 1877 al 1878, il 3

marzo 1878 la Turchia firma a S. Stefano la capitolazione, riconoscendo

l'indipendenza della Bulgaria. Il Terzo Regno Bulgaro comprende gli anni dopo la

liberazione fino agli inizi del regime comunista, 1879 – 1946.

Il periodo comunista in Bulgaria è segnato dai nomi di Georgi Dimitrov,

Vassil Kolarov, Vulko Chervenkov e Todor Zhivkov. Gli anni ’80 si aprirono, per 

il ‘socialismo reale’ bulgaro, all'insegna di un bilancio moderatamente positivo e

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di una pronunciata stabilità, considerando l'incredibile basso punto di partenza. Il

  paese occupava un ruolo defilato ma redditizio all'interno della comunità

socialista, l'autosufficienza alimentare era pienamente assicurata, lo stesso poteva

dirsi di uno sviluppo economico non eccelso ma relativamente sicuro, non

mancavano caute aperture verso l’Occidente, l'alleanza con l'Unione Sovietica

restava saldissima. Il 10 novembre 1989, pochi giorni dopo la caduta del muro di

Berlino, nel corso dell’assemblea generale del Comitato Centrale del Partito

Comunista Bulgaro, Todor Zhivkov viene sfiduciato e costretto alle dimissioni;

cosi viene posta la fine al regime comunista.

L’assetto mediatico durante la storia bulgara ha sempre avuto un ruolo

  principale nel creare un legame fra il mondo politico e le masse popolari. Le

origini della stampa periodica bulgara sono conducibili al 1844. La stampa era

eseguita fuori dai confini bulgari, in Romania, in modo da evitare la censura

ottomana. Durante le lunghe e disperate lotte rivoluzionarie, la stampa di giornali

e manifesti serviva per tenere vivo lo spirito nazionale, incoraggiare il popolo alla

  partecipazione nelle rivolte per la liberazione e tenerli informati sui piani degli

insorti.

Per i due decenni dopo la liberazione, fino alla fine del XIX secolo, i due

  principali partiti politici, i liberali ed i conservatori, si scomposero e

raggrupparono in una dozzina di partiti politici. Ognuno dei partiti stampava uno

o più giornali, la maggioranza di essi non godeva di una vita lunga essendo usati

soltanto per mirati scopi politici.

Sotto il dominio comunista in Bulgaria venivano pubblicati 13 quotidiani,

5 in provincia e 8 a Sofia. I giornali venivano usati per diffondere i pensieri e gli

ideali comunisti. Come in tutti i paesi sotto regime di dittatura anche la stampa

  bulgara soffriva una rigorosa censura da parte del governo. I giornalirappresentavano uno degli strumenti più efficaci nel controllare e indirizzare il

 pensiero del popolo. Ogni giornale era destinato a un pubblico specifico all'interno

della Bulgaria comunista.

Il controllo sulla stampa bulgara subì un notevole mutamento nel febbraio

1990, alla pubblicazione dei primi numeri dei quotidiani d'opposizione Svoboden

  Narod (Nazione Libera) e   Democratia (Democrazia). Durante i dodici anni di

transizione in Bulgaria, l'informazione stampata ha registrato un forte aumento di  produzione, ma un gran numero di giornali e riviste oggi non si trova più sul

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mercato. Sia sotto il comunismo sia nel periodo tra il 1989 e il 1996, la Bulgaria

non ha avuto nessuna legge sul diritto di stampa, la pubblicazione di quotidiani è

stata del tutto libera e non regolata; non esisteva neanche un ufficio di controllo.

La legge sulla radiotelevisione è stata adottata in Bulgaria nel 1998, e da allora è

stata modificata e integrata molte volte. Alcuni dei giornali che si possono trovare

sul mercato attualmente sono, ‘Trud’, ’24 Chassa’, ‘168 Chassa’, ‘Monitor’ ecc.

Un altro importante mezzo di comunicazione trattato nella tesi è l’assetto

della radio. La trasmissione radiofonica è stata fondata in Bulgaria come un

monopolio di stato nel 1935; la radio di Stato è esistita come un monopolista fino

al 1989. Negli anni1939-1945 e durante la Seconda Guerra Mondiale la radio era

usata come parte di una grande battaglia, diventando uno dei più importanti

strumenti della lotta ideologica. In lingua bulgara erano trasmesse molte stazioni

radio occidentali, le cui trasmissioni sono state definite dalle autorità bulgare

come ‘deviazione ideologica’. L'ascolto di altri programmi oltre alla  Radio

 Nazionale Bulgara e   Radio Mosca era illegale e furono ascoltate in segreto.

 Nella seconda metà degli anni ’60 la radio ha iniziato a esplorare nuove forme di

composizione e a cercare programmi innovativi.

Dopo il 1989 la situazione mutò profondamente; grazie ai mezzi di

diffusione elettronica le attività dei nuovi attori politici, inizialmente di piccole

dimensioni, sono stati trasformati in veri fenomeni e pubblicamente riconosciuti;

in questo modo, sono state costituite le loro identità sociali. In qualche senso la

radio e la televisione in quei giorni ha fornito una dimensione importante del

  processo politico e sono stati ampiamente percepiti come istituzioni politiche.

Ora la scena radiofonica è dominata da un numero realmente elevato di punti di

trasmissine radio private, comprese le catene di radio nazionali e regionali.

Come la maggior parte delle istituzioni in Bulgaria, la televisione nazionale  bulgara è passata attraverso diverse fasi direttamente correlate ai costanti

cambiamenti profondi del paese; ha sofferto sin dalla sua fondazione ai giorni

nostri. Dagli inizi degli anni ’80 fino all’89 la situazione televisiva bulgara era, la

seguente: c’erano tre programmi televisivi, due canali nazionali che trasmettevano

in bulgaro e il canale russo Ostankino. Con la fine del regime comunista nel tardo

1980, la Bulgaria perse il suo controllo su tutti gli aspetti della produzione

audiovisiva. Ciò ha portato a numerosi casi di violazione del copyright e alla pirateria. La televisione ha svolto un ruolo vitale nelle trasformazioni politiche in

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Bulgaria, come in ogni paese dell'Europa orientale. Fortunatamente, il sistema

televisivo è cambiato in positivo negli ultimi anni.

L’ultimo assetto mediatico osservato nella tesi è l’internet e l’uso della rete.

Lo sviluppo sociale e la diffusione d’internet in Bulgaria sono avvenuti

contemporaneamente con la sua penetrazione nel resto del mondo. Uno studio

indicativo effettuato da un test di mercato nel luglio 2009, dimostra che il 44,69%

della popolazione bulgara tra i 15 e 69 anni utilizza internet. Nell’ultima parte

della tesi l’attenzione si sposta sul rapporto internet e i media online. Lo stato del

 panorama dei media digitali in Bulgaria è in gran parte determinato dalla struttura

  base d’internet. Le caratteristiche di media online, sono rappresentate al meglio

dai mezzi di informazione specializzati, che hanno diverse soluzioni di

organizzazione.

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‘  L’unione fa la forza’ 

1. La transizione dal sistema comunista alla democrazia

1.1. Dalla fondazione al comunismo

‘Lo Stato slavo-bulgaro è stato fondato nel 680, in seguito a un patto di

alleanza fra i due popoli: gli slavi del sud e i protobulgari. (…) Nel 680, sotto il

comando del Khan Asparuch essi sconfissero presso la foce del Danubio lenumerose truppe dell'imperatore bizantino Costantino IV Pogonato, e si

stabilirono nel territorio della Dobrugia, penetrarono sempre più all'interno, nelle

terre dell’odierna Bulgaria nord-orientale, fino ai monti Balcani. I protobulgari

stabilirono un patto di alleanza con le tribù slave ed in tal modo posero le basi

dello Stato slavo-bulgaro. Nel 681 Bisanzio concluse la pace con lo Stato slavo-

 bulgaro. Il nuovo Stato, chiamato Bulgaria, venne riconosciuto de facto et de jure.

Sua capitale diventò la città di Pliska, mentre il confine con lo Stato di Bisanzio

venne segnato dai monti Balcani.

La struttura politico-sociale dello Stato bulgaro non si distingueva molto dallo

Stato del primo periodo feudale e poggiava su due classi fondamentali:

aristocrazia terriera e contadini liberi. I contadini prendevano in affitto le terre

degli aristocratici, ma le continue guerre, i disordini interni, le tendenze di

separatismo al vertice, le agitazioni dei contadini, le gravi imposte e l'arbitrio

degli aristocratici spinsero i contadini alla rovina, e da qui, facilmente, furono

imposte loro le catene della servitù della gleba. Verso il X secolo, il feudalesimo

si affermò come sistema dominante, sistema di proprietà feudale sulla terra e di

sfruttamento dei servi della gleba, soggetti a un padrone onnipotente, il khan o il

  principe, investito delle prerogative del sommo potere. Dal IX al X secolo, lo

Stato bulgaro raggiunse il culmine della sua potenza militare e politica, il che

contribuì anche al sorgere di una cultura propria, originale. È interessante rilevare

che il popolo bulgaro, che non aveva tradizioni culturali proprie, che era senza

esperienza di governo, persino senza religione, riuscì con incredibili sforzi non

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solo a resistere ai numerosi assalti del potente Impero bizantino e ad estendere i

confini a sud della catena dei Balcani, ma anche a dare un contributo modesto alla

cultura e a unificare gli slavi. Lo Stato bulgaro giunse all'apogeo della sua gloria

all'epoca del noto condottiero, uomo di Stato e primo legislatore, il khan Krum

(803-814) che, dopo aver sconfitto gli avari sul fronte occidentale, accettò la

guerra che gli fu imposta dall'imperatore bizantino. Krum si precipitò a sud e

conquistò la città di Sofìa con l'intenzione di includere nel territorio dello Stato

  bulgaro gli slavi che popolavano la Macedonia e la Trachia. L'imperatore

 bizantino Nikiforo I invase con numerose truppe la Bulgaria, conquistò e devastò

la capitale Pliska e rifiutò la proposta di pace che gli fu offerta. Allora cominciò la

guerra, che finì con la piena disfatta e la distruzione dell'esercito bizantino in una

delle gole dei Balcani orientali nell'811. Nel combattimento fu ferito anche lo

stesso imperatore Nikiforo I. Fu la maggiore disfatta che i bizantini avessero

subito fino allora. Questa guerra fece della Bulgaria uno Stato potente, i cui

confini giunsero, a nord-ovest, fino al fiume Tisza, a nord fino ai Carpazi, a

oriente fino al Dniester e a sud fino ai monti Rodopi e Rila. Le vittorie conseguite

e i lunghi anni di pace che seguirono, contribuirono al successivo consolidamento

della Bulgaria medioevale; favorirono una vasta attività edilizia di palazzi, di

fortezze, di ponti e di monumenti, lo sviluppo della cultura e delle arti.’1

1 S. Russinov,   La Bulgaria, il paese e il popolo, Sofia, Sofia-Press, 1974 (numerazione delle pagine non specificata) Cfr.: http://www.bulgaria-italia.com/bg/info/storia/bulgaria_02.asp

‘Pur 

estendendosi territorialmente ed entrando in contatto sempre più diretto con

Costantinopoli, la Bulgaria rimaneva uno stato pagano. Nell’864 però, con un

nuovo trattato di pace, Boris I obbligò a convertire se stesso e il suo popolo al

cristianesimo orientale disdicendo così i precedenti accordi con l'Impero

germanico: i messi bulgari andati a Costantinopoli per il trattato, furono

 battezzati. La contesa tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli investì

anche la Bulgaria che per mantenere la sua indipendenza, nuovamente guardòverso occidente passando sotto Roma (866-870); questa nuova situazione fece

decidere a Bisanzio di concedere autonomia alle diocesi bulgare che nell'870,

durante il concilio ecumenico di Costantinopoli, tornarono sotto Bisanzio. Dopo

questo fatto i rapporti tra i due paesi furono più amichevoli come conferma la

volontà di rispettare la pace da parte degli eredi di Basilio I il macedone, da parte

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del patriarca di Costantinopoli Fozio e da parte del principe Boris I.’2

‘All'affermazione definitiva dello Stato bulgaro e al consolidamento del regime

feudale contribuì anche il Cristianesimo. (…) Il Cristianesimo cancellò non solo le

divergenze religiose fra gli slavi e i bulgari, ma servì anche da piattaforma

ideologica. (…) La conversione al cristianesimo pose la Bulgaria a un livello più

elevato nei suoi rapporti con gli Stati cristiani più progrediti del tempo e contribuì

a mettere in contatto l'ormai formata nazionalità bulgara con il patrimonio

culturale degli altri popoli e degli altri Paesi.’3

Lo sviluppo sociale, economico e culturale della Bulgaria trovò ostacoli non

soltanto nelle aggressioni del potente Impero bizantino, ma anche nella mancanza

di un alfabeto e di una letteratura propria, originale. Questa esigenza storica venne

risolta nel 863 dai fratelli di Salonicco, Constantino il Filosofo (detto Cirillo) e

suo fratello Metodio. I due studiosi crearono un alfabeto destinato a essere usato

dagli slavi, esso venne chiamato glagolitico (‘glagolitza’ ) e fu diffuso fino alla

fine dell'undicesimo secolo. L'alfabeto "glagolitico" non aveva niente a che fare

con gli alfabeti già esistenti, era singolare e piuttosto complicato. ‘ (…) Con la

collaborazione dei loro discepoli essi tradussero in lingua slava i libri ecclesiastici

  più importanti. In tal modo l'alfabeto e le lettere slave vennero a schierarsi a

fianco degli alfabeti e delle letterature greca, latina ed ebraica, ufficialmente

riconosciute. Le lettere slave cominciarono a diffondersi in Bulgaria appena dopo

l'886, quando i discepoli di Cirillo e Metodio, Gorasd, Kliment, Naum, Anghelari,

Sava e altri, scacciati dalla Moravia furono cordialmente accolti dal principe Boris

e dal suo successore, lo zar Simeon. Questi diffusori della cultura svolsero una

nobile attività istruttiva e letteraria fra il popolo. La Bulgaria divenne centro

dell’alfabeto e della cultura slava. La lingua greca venne eliminata e tutte le

iscrizioni furono eseguite in lingua slava. Cominciò a diffondersi una letteraturaufficiale varia e, più tardi, una letteratura apocrifa in lingua slava. Clemente di

Ocrida creò una scuola, nella quale s’istruirono oltre 3.500 maestri e sacerdoti.

Durante questo periodo, chiamato ‘Il secolo d'oro della letteratura bulgara’, i

  primi scrittori Konstantin Preslavski, loan Exarch, Cernorisez Hrabar e altri

svolsero una vasta attività letteraria; Konstantin Preslavski è anche il primo poeta

2 G. Brucciani, Storia Medievale della Bulgaria, (numerazione delle pagine non specificata)Cfr., http://www.bulgaria-italia.com/bg/info/storia/medioevo/bulgaria_08.asp3 Cfr. S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

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  bulgaro. Lo stesso re Simeon si occupava di letteratura. Le lettere slave

costituivano un'enorme conquista non solo per la classe dirigente e per i gruppi

degli intellettuali che si stavano formando ma anche per le masse popolari. Dal

  popolo emersero scrittori che crearono molte opere dal contenuto antireligioso,

opere che costituirono l’inizio della letteratura apocrifa. Gli autori di questa

letteratura, per soddisfare il desiderio di sapere delle masse, cercavano di dare una

risposta in forma comprensibile alle numerose questioni che non potevano trovare

soluzione nella letteratura ufficiale, severamente dogmatica. La letteratura

apocrifa, come espressione del malcontento delle masse oppresse e del loro odio

 per la classe dirigente, prese anche un particolare orientamento sociale, in quanto

si sviluppò in stretto rapporto con il movimento dei bogomili, chiamato così dal

nome del suo primo predicatore, il prete (‘pop’ ) Bogomil. Di forma religiosa e di

contenuto sociale-economico, questo movimento indirizzato contro l'oppressione

feudale e la chiesa ufficiale costituì uno dei primi fenomeni sociali progressisti del

 popolo bulgaro. I bogomili consigliavano i servi della gleba di non lavorare per i

feudali, di non obbedire allo zar, di lottare contro la proprietà privata, contro la

guerra. La vita dei bogomili e le loro idee trovarono un valido sostegno fra la

gente del popolo. Questa mossa influì molto anche sui movimenti antireligiosi

dell'Occidente: i catari dell'Italia, gli albigesi della Francia, per citare i più noti.

Questo primo movimento antifeudale del primo Medioevo, inflisse un colpo

decisivo al sistema feudale, sollevò lo spirito combattivo delle masse popolari e

divenne per molte generazioni fonte d’incitamento alla lotta contro l'oppressore.

La letteratura apocrifa e ufficiale creatasi in Bulgaria verso la fine del IX secolo e

durante il X secolo contribuì all'affermazione della lingua e delle lettere slave, alla

formazione e al consolidamento della nazionalità bulgara, unificata maggiormente

dalla nuova cultura originale. (…) Le conseguenze delle lotte continue e delleestenuanti guerre contro i bizantini, l'impoverimento delle masse popolari, le lotte

interne fra i feudatari, specie dopo la morte del re Simeon (927) spinsero il Paese

alla decadenza. Il malcontento delle masse per la tragica situazione in cui si

trovavano, come pure gli atti separatisti dei boiardi e la debolezza dei dirigenti,

favorirono le mire aggressive di Bisanzio, che riprese le guerre per la liquidazione

della Bulgaria; nel 972 Bisanzio riuscì infatti a conquistare le province orientali

  bulgare. La Bulgaria occidentale, con capitale Ohrida, sotto la guida del notocondottiero e uomo di Stato Samuil, resisteva eroicamente. I conquistatori

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 bizantini si diedero agli abusi, ai saccheggi, agli atti di crudeltà, con l’intento di

annientare l'essenza vitale dello spirito del popolo e di ucciderne la coscienza, ma

questi tentativi di assimilazione furono votati all'insuccesso. I bulgari furono

irriducibili. Due volte il popolo insorto tentò di scuotersi di dosso la dominazione

straniera e di restaurare lo Stato bulgaro (1040-1041 e 1072). I temporanei

insuccessi non vinsero la fede e la fermezza del popolo, istigato non solo

dall'arbitrio dei conquistatori, ma anche dal movimento dei bogomili che

incitavano il popolo a lottare sia contro l'oppressore sociale sia contro la

soggezione politica allo straniero.’4

Dal punto di vista culturale c’era una progressiva influenza bizantina negli

ambienti bulgari che costituirono una variante dello sviluppo culturale del mondoortodosso slavo-bizantino. Questo sviluppo fu caratterizzato dall'aumento delle

città e dal conseguente aumento dei centri d’istruzione; crebbe il numero dei

letterati e delle opere originali o tradotte. Fu creata la scuola architettonica bulgara

in stile bizantino; nella letteratura penetrarono una serie di testi apocrifi e

folcloristici. Insieme ai libri religiosi, si diffusero anche libri di carattere laico, che

avevano un soggetto realistico. La letteratura si liberò dagli stretti limiti imposti

Il Secondo Regno Bulgaro ebbe inizio grazie ad una riuscita insurrezione

dell'aristocrazia bulgara. S’instaurò la dinastia degli Assen e durante il regno di

Ivan Assen II (1218-1241) la Bulgaria, dopo aspre lotte interne, diventò di nuovo

una grande potenza e uno degli Stati più forti dell'Europa sud-orientale. La città di

Turnovo fu scelta come capitale. Durante il regno degli eredi di Ivan Assen II la

Bulgaria fu sottoposta nuovamente a profonde scosse e iniziò la sua decadenza.

  Nel 1277 nella Bulgaria nord-orientale scoppiò un'insurrezione antifeudale delle

masse contadine che si estese rapidamente nelle altre regioni del Paese. A capo

del popolo insorto fu il porcaro Ivailo Bardokva. I contadini insorti sconfissero e

scacciarono dal Paese i tatari e più tardi anche l'esercito dello zar e conquistarono

la capitale Turnovo. Ivailo fu proclamato re. L'Imperatore Bizantino fu costretto a

inviare un esercito contro il re contadino che grazie anche all'azione dei boiardi fu

detronizzato nel 1280.

Durante il XIII e XIV secolo indipendentemente dalle vicende storiche,

favorevoli o contrarie, la cultura bulgara compì un nuovo, importante progresso.

4 Cfr. S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

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dalla Chiesa. Lo storico Russinov racconta che nacquero così le opere laiche,

frutto della mente popolare, che furono testimonianza di accresciuti interessi

intellettuali. La letteratura apocrifa, che esprimeva lo stato d'animo delle masse

 popolari, raggiunse un alto grado di diffusione. Molti racconti e leggende apocrife

di questo periodo provocano anche tutt’oggi l'ammirazione di chi le legge per le

loro proprietà artistiche, per le loro ingenue e originali concezioni, e per la logica

del loro pensiero. Le iscrizioni e i monumenti dell'arte bulgara medioevale

colpiscono tuttora per la loro armonia e ricca spiritualità. Furono costruite chiese,

monumenti, fortezze, testimonianze di una finezza rara del gusto e del senso

equilibrato della proporzione e nello stesso tempo della funzionalità. 5

5 Ciò che è stato risparmiato dal tempo e dall'oppressore, come alcune opere pittoriche, suscitanotuttora un sentimento di legittimo orgoglio. Brillante esempio sono gli affreschi della chiesa diBoiana, presso Sofia, dipinti nel 1259, che soggiogano con la forza del genio artistico che li hacreati e costituiscono un originale manifesto artistico sul ruolo dell'arte, che rifiuta lo schematicostile ecclesiastico dell'epoca e sceglie invece una nuova via per esprimere i pensieri e le idee deltempo. Un'arte che illumina le tenebre prima ancora del sorgere del Rinascimento europeo. Questisuccessi, conseguiti dalla letteratura e dall'arte bulgara di cui è rimasto un ricordo duraturo nelle

leggende e nei monumenti costituiscono uno dei fattori che contribuisce alla conservazione dellanazionalità e della coscienza bulgara durante tutti i cinque secoli di soggezione alla crudeledominazione ottomana.

Inoltre

sappiamo che si diffusero tra i diversi strati sociali nuove dottrine filosofico-

religiose di carattere riformatore; notevole fu l'apporto bulgaro allo sviluppo della

musica liturgica bizantino-slava. Dagli studi approfonditi di Giacomo Brucciani

sappiamo che ‘lo sviluppo architettonico arricchì la Bulgaria di città tipicamente

medioevali che con la loro organizzazione rispecchiavano la divisione in classi

della società. Le città che rappresentavano questo sviluppo in stile religioso e

civile erano Turnovo, Sofia, Veliki Preslav, Sciumen, Melnik. L'istruzione era

completamente nelle mani della Chiesa: si poteva imparare a leggere e a scrivere

 presso le chiese e presso i monasteri. Lo scopo era di formare preti per le chiese e

scrivani per la cancelleria dello stato. I libri utilizzati erano breviari, le vite degli

apostoli e libri ecclesiastici. Il titolo di grammatico (per il perfezionamento delle

conoscenze letterarie) offriva la possibilità di divenire maestri. Le opere più

importanti di questo periodo sono: il vangelo di Turnovo (1273, primo libro

medioevale bulgaro scritto su carta) , il Sinodico di Boril, il vangelo di Svarliga.

Si copiavano molte opere collegate ai nomi di Cirillo e Metodio e si provvedeva

alla loro diffusione. Molti libri erano collegati ai nomi dei letterati bulgari del IX -X secolo come Costantino di Preslav, Cernorisetz Hrabar, Giovanni l'Esarca e il

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 presbitero Kosma. I principali centri di diffusione culturale erano Turnovo e i suoi

monasteri e i monasteri dell'Athos (Zograf, Hilendar, San Paolo.), Vidin, il

monastero di Rila. (…) Il più importante letterato bulgaro del medioevo fu il

 patriarca Eftimii (1352-1402), che educato a Costantinopoli, fu autore di opere

originali quali vite di santi, laudi, opere ecclesiastico - canoniche. Durante il regno

dello zar Ivan Alexander si diffuse e si sviluppò in Bulgaria una nuova scuola

letteraria, l'Esicasmo (pratica ortodossa di ascesi - liberare la coscienza dal flusso

delle immagini passionali per farla calare nel cuore, centro dell'integrazione

  potenziale dell'essere completo), cui il maggior rappresentante fu il sopra citato

Eftimii.’6

‘Le lunghe lotte interne e le continue guerre con Bisanzio e con la Serbia

durante il XIV secolo portarono il Paese alla miseria e gettarono il popolo

nell'estrema indigenza. (…) Gli Stati balcanici, erano occupati in continue guerre

tra di loro e accecati da un’implacabile inimicizia reciproca, non si univano di

fronte al pericolo comune e diventarono facilmente preda della potente

organizzazione militare ottomana. Nel 1393, dopo un grave assedio, gli ottomani

conquistarono la città di Turnovo e più tardi, nel 1396, anche la seconda capitale

 bulgara Vidin. In tal modo la Bulgaria medioevale cessò di esistere come Stato

indipendente e divenne provincia dell'Impero ottomano’7

‘Ebbe inizio il periodo più grave della storia del popolo bulgaro, periodo di

crudeltà inaudite, di arbitri da parte dei conquistatori, di umiliazioni senza

  precedenti nella storia d'Europa. Gli ottomani si abbandonarono a massacri,

devastazioni, rapimenti e profanazioni delle chiese. (…) Il patriarcato bulgaro

venne annientato, e la chiesa bulgara venne sottomessa al patriarca greco. I

monasteri e le biblioteche vennero bruciate. (…) Oltre alle imposte pagate dai

maomettani, i contadini dovevano pagare decine e decine di altre impostestraordinarie fra cui il tributo di sangue

 per ben cinque secoli.

8

6 G. Brucciani, Storia Medievale della Bulgaria, (cit.) Cfr.: http://www.bulgaria-italia.com/bg/info/storia/medioevo/bulgaria_07.asp (numerazione delle pagine non specificata)7 S. Russinov,   La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.) Cfr.: http://www.bulgaria-italia.com/bg/info/storia/bulgaria_08.asp (numerazione delle pagine non specificata)

8 Il tributo di sangue consisteva nel dover consegnare allo Stato ottomano i figli maschi, chevenivano circoncisi e islamizzati e, dopo una preparazione speciale, inclusi nei corpi delgiannizzeri per mantenere in stato di soggezione i popoli sottomessi.

(…), l'imposta di diritto all'usufrutto della

terra e altre simili. Quello che lo Stato non rubava, lo rubavano i feudatari i e gli

‘spahi’ ottomani. Questo feroce sistema arrestò di alcuni secoli lo sviluppo delle

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forze produttive e dell'intera economia della Bulgaria. Espressione più cospicua

della resistenza opposta dal popolo bulgaro furono le rivolte e le insurrezioni, che

scoppiavano spontaneamente o quando le truppe degli altri Paesi europei

avanzavano contro la Turchia. La più importante fu l'insurrezione di Ciprovzi

(città della Bulgaria nord-occidentale), nel 1688. Ma le insurrezioni vennero

soffocate con indicibile ferocia. Dopo di che la maggior parte degli insorti e dei

loro capi furono costretti a emigrare. Venne in tal modo a formarsi l'emigrazione

rivoluzionaria bulgara, che più tardi occupò un posto importante nel Risorgimento

nazionale e nella lotta per la liberazione. Altra forma di resistenza contro i turchi

fu il movimento dei cosiddetti haiduti, figli eroici del popolo che si

raggruppavano per proteggere il popolo dalle crudeltà dell'oppressore e

combattevano contro le truppe ottomane. Verso la metà del XIX secolo, il

movimento di questi haiduti si fuse con il movimento di liberazione nazionale.

Le insurrezioni e il movimento di liberazione nazionale durante il periodo del XV-

XVIII secolo indebolivano la resistenza dell'Impero ottomano, incoraggiando lo

spirito e la volontà del popolo bulgaro a continuare la lotta fino alla vittoria.’ 9

‘Durante la seconda metà del XVIII secolo ebbero luogo profondi mutamenti

nello sviluppo economico e sociale della Bulgaria. Cominciò a crearsi l'industria

manifatturiera e sorsero le prime imprese industriali e capitalistiche; sisvilupparono la produzione mercantile e il commercio, cominciarono a sorgere le

relazioni di produzione capitalistica, e a poco a poco cominciò a formarsi la classe

della borghesia commerciale e industriale. Lo sviluppo delle relazioni mercantili

dimostrava che le condizioni per l'annientamento del feudalesimo e per il

consolidamento del capitalismo erano ormai maturate, ma per iniziare la lotta

contro il feudalesimo si doveva prima annientare il sistema militare ottomano;

Durante questo periodo i semplici pastori bulgari, gli artigiani, i commercianti

e gli uomini di chiesa furono messi a dura prova, il che creava in loro la

consapevolezza di essere responsabili della propria identità, nazionalità, fede,

tradizioni spirituali, cultura e storia. Il popolo bulgaro conservò e fece rinascere i

  propri monasteri, ristrutturò le proprie città, sviluppò i propri mestieri e i

commerci, creò un sistema educativo supportato da ogni comune, un fenomeno

insolito per il contesto del tempo e fece nascere il proprio folklore.

9 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

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di qui la necessità di un'ideologia nazionale, di una lotta organizzata per la

liberazione nazionale e sociale del Paese. Il primo ideologo del Risorgimento fu

Paissi Hilendarsi (1722-1798) che nel 1762 scrisse la ‘Storia slavo-bulgara’ : un

appello al popolo bulgaro di conservare la propria lingua e la propria coscienza

nazionale, di detestare chi non apprezza il proprio Paese e di lottare per la causa

del Risorgimento nazionale e la liberazione del Paese. La ‘Storia slavo-bulgara’,

in cui veniva rivissuto il glorioso passato storico del popolo bulgaro, risvegliò lo

spirito e la coscienza nazionale, ridestò nei bulgari la fede nelle proprie forze per 

lottare contro la fine della ellenizzazione del clero greco e per espellere

definitivamente dal Paese l'oppressore ottomano. La ‘Storia slavo-bulgara’ influì

favorevolmente anche sullo sviluppo del movimento di liberazione nazionale.

Sotto l'influsso delle idee risorgimentali, durante la prima metà del XIX secolo, in

Bulgaria si svolse una vasta attività istruttiva e culturale. Nel 1824, il dottor Petar 

Beron pubblicò il suo ‘Abbecedario col pesce’ (Riben bukvar) per rispondere al

desiderio di un’istruzione laica, manifestato dai nuovi ambienti sociali che si

erano formati nel Paese. Una tale istruzione era richiesta dal sorgere dell'industria

e del commercio. Nel 1835 nella città di Gabrovo, Vassil Aprilov fondò la prima

scuola laica, dove furono istruiti centinaia e migliaia di giovani bulgari. Nelle città

e nei paesi cominciarono a sorgere scuole e case ‘di lettura’ (Chitalishte) con le

rispettive biblioteche e compagnie filodrammatiche. Furono istruiti insegnanti,

acquistati libri, si tenevano conferenze, si davano rappresentazioni. Così

l'istruzione assunse un carattere democratico. I provvedimenti al riguardo furono

completamente a carico del popolo che dava in tal modo prova di patriottismo e di

elevata coscienza nazionale. Nel 1876, in Bulgaria esistevano oltre 1500 sedi

scolastiche primarie, molte delle quali con una classe sola. In tal modo il popolo

  bulgaro conservava le proprie tradizioni letterarie e artistiche e nonostante gliostacoli frapposti dalle autorità ottomane, riuscì a superare l'oppressore nel suo

sviluppo culturale. Parallelamente a questa vasta attività istruttiva, si lottava anche

  per rendere indipendente la Chiesa dal patriarcato greco che, fin da quando la

Turchia pose piede nella Penisola balcanica compì una vera opera di usurpazione,

  bruciando libri bulgari, distruggendo monumenti culturali, perseguitando i

diffusori della cultura, cercando, in una parola, di assimilare i bulgari e il loro

spirito nazionale. La lotta per l'indipendenza della chiesa era necessaria non solo  per consolidare le basi economiche degli strati commerciali e industriali bulgari

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contro la concorrenza della borghesia greca e la sua arma - il patriarcato di

Costantinopoli - ma anche per ottenere il riconoscimento al diritto

all'indipendenza nazionale, siccome secondo le leggi dell'Impero ottomano,

l'indipendenza nazionale porta anche all'indipendenza spirituale, al diritto di avere

una chiesa propria.

La lotta per l'indipendenza della Chiesa prese un carattere di massa, si trattava

di una lotta lunga, drammatica, nella quale morirono eminenti uomini

risorgimentali: Neofit Bosveli, i fratelli Miladinovi ed altri. Nel 1870 il governo

ottomano, per soffocare la sempre crescente indignazione e per arrestare l’ondata

rivoluzionaria, pubblicò un manifesto che rese libera la chiesa bulgara con a capo

l'esarca; con quest’atto venne riconosciuta la nazionalità bulgara. Ma il successivo

sviluppo economico e culturale della Bulgaria venne arrestato dalla dominazione

straniera e per eliminare ogni ostacolo, per la completa liberazione nazionale e

 politica, il popolo bulgaro fu costretto a imbracciare il fucile.’10

Il culmine del Risorgimento bulgaro fu il potente ed eccezionale movimento

nazionale rivoluzionario, sorto negli anni sessanta e settanta del XIX secolo, per la

liberazione della Bulgaria dall’egemonia ottomana. ‘Il primo ideologo e

organizzatore di questo movimento fu Gheorghi Sava Rakovski (1821 - 1867),

una delle figure più cospicue di quest’epoca: scienziato, poeta, giornalista, uomo

  politico, ottimo organizzatore e rivoluzionario pieno di abnegazione. Le sue

concezioni rivoluzionarie si formarono sotto l'influsso dei democratici

rivoluzionari russi. Secondo Rakovski, la rivoluzione sarebbe dovuta scoppiare

quando gruppi armati organizzati avessero invaso la Bulgaria e avessero sollevato

tutto il popolo in armi. Rakovski fu anche l'organizzatore della prima forza armata

della rivoluzione nazionale, la ‘Legione bulgara’ e ricevette il suo battesimo di

fuoco militando nell'esercito serbo. Rakovski inviò nel Paese numerosi gruppid’insorti ben preparati e ben armati, che sfidarono a battaglia, sovente e ineguale,

l'esercito regolare ottomano. In questi combattimenti morirono però gran parte dei

  patrioti bulgari senza che il fine desiderato fosse stato raggiunto. Ciò impose la

necessità di rinnovare la tattica della lotta rivoluzionaria, la quale fu portata a

termine dal leggendario figlio del popolo bulgaro Vassil Levski (1837 - 1873),

tramite la fondazione di organizzazioni rivoluzionarie per la preparazione di

10 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

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un'insurrezione generale nell'interno del Paese, coinvolgendo tutto il popolo.

Levski fu il primo che mostrò l'importanza esclusiva della partecipazione delle

masse popolari alla lotta per la liberazione e la necessità che queste siano

organizzate e armate. Levski fu un rivoluzionario e democratico coerente, che

riteneva che il "sistema tirannico e dispotico ottomano" doveva essere liquidato

mediante la rivoluzione; al suo posto si doveva instaurare una "repubblica santa e

 pura", edificata sulla base della giustizia sociale e dell'uguaglianza dei diritti di

tutti i popoli. Nel 1869 Liuben Karavelov e Vassil Levski costruirono a Bucarest

un comitato centrale rivoluzionario clandestino bulgaro, che prese la direzione del

movimento rivoluzionario. L'organo del Comitato, il giornale "Svoboda" 

("Libertà"), fu affidato alla redazione di Liuben Karavelov. Vassil Levski ritornò

in Bulgaria, dove fondò un’organizzazione rivoluzionaria clandestina articolata su

una vasta rete di comitati. Nell’impegno dei preparativi di questa rivoluzione, il

suo organizzatore e ispiratore venne tradito e facilmente catturato. Levski fu

condannato a morte e impiccato nei pressi di Sofia nel 1873. Dopo la morte di

Vassil Levski, capo del Comitato centrale rivoluzionario diventò il grande poeta e

rivoluzionario Christo Botev (1848 - 1876), che continuò l'opera di Vassil Levski.

Christo Botev11

11 Hristo Botev, $GGLRQHO, 1868

«

-

(…)S'incammina la schiera; paurosa é la via, ma gloriosa...Io posso morir giovane...Ma... questo sol mi basta a mio conforto,

se un giorno almen la gente dir potrà: per la giustizia il poveretto é morto, per la giustizia e per la libertà...

era un convinto rivoluzionario democratico, un socialista utopista

che riteneva che il popolo bulgaro potesse essere liberato solo mediante la

rivoluzione, "una rivoluzione popolare immediata, disperata", che liberasse la

Penisola balcanica non solo dai turchi, ma anche da tutto ciò che poteva ostacolare

la completa e "assoluta libertà umana". Le idee, le poesie ardenti, l'attività

rivoluzionaria cui si era dedicato, trasmisero uno slancio notevole alla lotta per la

liberazione che raggiunse il punto culminante nell'eroica insurrezione d'aprile del

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1876. La città di Panaghiurishte, le regioni dei monti Sredna Gora e dei monti

Rodopi settentrionali si unirono con la rapidità del lampo all'insurrezione,

scoppiata il 20 aprile a Koprivshtiza che poi si estese alla regione dei Balcani,

diffondendosi alle città di Turnovo, Gabrovo e Sevlievo. La rivoluzione scosse

l'Impero ottomano. Il governo ottomano si scagliò contro gli insorti, i

combattimenti ebbero luogo a Panaghiurishte, Klissura, Pèrushtiza, Batak,

Brazigovo, al monastero di Drianovo e in molti altri luoghi. In aiuto del popolo

insorto occorse Christo Botev, con un gruppo di 200 persone; questi costrinsero il

comandante del piroscafo austriaco ‘Radezki’ ad ancorare in terra bulgara nei

  pressi di Koslodui sul Danubio. Superando la resistenza armata delle truppe

ottomane, il gruppo di Botev raggiunse la cima Vola, presso la città di Vratza

dove, in un grave combattimento, Botev cadde trafitto da una pallottola, mentre il

suo gruppo rimasto senza munizioni venne sconfitto. Nonostante l'eroismo senza

 precedenti e l'altruismo dimostrati dal popolo insorto, le forze di quest'ultimo non

  potevano resistere all'impeto furioso delle truppe numericamente superiori.

L'insurrezione venne soffocata con inaudita ferocia. Le città e i paesi vennero

messi a ferro e a fuoco. L'insurrezione d'aprile, nonostante fosse finita con

l'insuccesso, scosse le basi dell'Impero ottomano, rivelò a tutto il mondo, la

  bestialità dell'oppressore, dimostrò quanto risoluto fosse il popolo bulgaro a

liberarsi da esso. Una potente ondata d’indignazione e di protesta si levò da tutto

il mondo civile12, specialmente dal popolo russo, in difesa della Bulgaria.13

12 La giusta causa dei bulgari fu appoggiata dai più eminenti scienziati, scrittori, esponenti dellavita pubblica, uomini famosi di tutto il mondo come Victor Hugo, Tolstoi, Dostoievski, GiuseppeGaribaldi, Darwin, Mendeleev, Mac-Galian, Girardin, che espressero di fronte al mondo intero illoro sdegno per le crudeltà degli ottomani e difesero la necessità e il diritto del popolo bulgaro aottenere la propria libertà. L'opinione pubblica in molti Paesi europei era notevolmente alla partedei bulgari, ma solo in Russia si sviluppò un vero e proprio movimento delle masse per laliberazione dei fratelli bulgari. Dopo il rifiuto del governo ottomano di concedere alla Bulgaria

l'autonomia, secondo quanto era stato stabilito, nel 1876, a Costantinopoli dalle grandi potenze, laRussia il 24 aprile 1877, dichiarò guerra alla Turchia.13 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

’ La

sua soppressione ebbe l'immediata risposta e interessamento su scala

internazionale che culminò nella Guerra Russo-Turca del 1877 - 1878. Dopo il

rifiuto del governo ottomano di concedere alla Bulgaria l'autonomia, secondo

quanto era stato stabilito nel 1876 a Costantinopoli dalle grandi potenze, la

Russia, il 24 aprile 1877, dichiarò guerra alla Turchia. ‘La notizia della guerra diliberazione venne accolta in Bulgaria con una gioia e un entusiasmo senza

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  precedenti. In ausilio delle truppe russe si formò un reparto militare, detto degli

‘Opalcenzi’. Nei combattimenti presso Picco Shipka, che fu di un’importanza

decisiva per la guerra in generale, i volontari bulgari manifestarono audacia ed

eroismo straordinari, difendendo il passo, i Balcani, la Bulgaria. Nei

combattimenti sanguinosi presso Svishtov, Nikopol, Pleven, Shipka, Sceinovo,

Stara Zagora, Assenovgrad, l'esercito ottomano fu completamente sconfitto. Il 3

marzo 1878 la Turchia firmò a S. Stefano la capitolazione, riconoscendo

l'indipendenza della Bulgaria, nella quale vennero incluse la Bulgaria

settentrionale e meridionale e quasi tutta la Macedonia. Ma le grandi potenze

occidentali e specialmente il governo conservatore inglese di Biconsfield, non

  potendo conciliarsi con i successi riportati dall'esercito russo, imposero la

convocazione del Congresso di Berlino, dove la Bulgaria venne divisa in tre parti:

il Principato di Bulgaria che comprendeva la Bulgaria settentrionale, la regione di

Sofia e la Rumelia orientale (Bulgaria meridionale) che diventarono territorio

autonomo sotto il governo immediato del Sultano; e il territorio includente la

Tracia Egea e la Macedonia, rimasero invece sotto la dominazione ottomana. Il

 patto di Berlino, rispecchiava le contraddizioni tra gli Stati più potenti d'Europa;

fu un patto reazionario indirizzato contro gli interessi nazionali del popolo bulgaro

e contro il progresso sociale economico della Penisola balcanica.’14

Il Terzo Regno Bulgaro nacque dal trattato di pace di Santo Stefano firmato il

3 marzo 1878, diventando una monarchia costituzionale con un sistema di

governo democratico e diede inizio al periodo di rapido sviluppo del capitalismo

in Bulgaria. La formazione del nuovo Stato bulgaro e le conquiste della giovane

  borghesia trovarono espressione e conferma giuridica nella Costituzione di

Turnovo, la quale fu approvata dall'Assemblea costituente, nel 1879. Per il suo

tempo, fu una costituzione borghese nazionale liberale, che proclamò i noti dirittidemocratici: libertà di parola, della stampa, di riunione, di organizzazione, diritto

elettorale per gli uomini che abbiano compiuto 21 anni. La costituzione difendeva

la proprietà privata e proteggeva lo sviluppo del capitalismo. ‘Nel 1885, dopo

l'insurrezione delle masse popolari nella Bulgaria meridionale, ha luogo

l'unificazione in un solo Stato del Principato di Bulgaria e della Rumelia orientale.

L'unificazione ebbe un ruolo progressivo di grande importanza per lo sviluppo

14 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

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capitalistico della Bulgaria e non solo liquidò definitivamente la dipendenza della

Bulgaria meridionale dal sultano, ma anche annientò gli ostacoli artificiali

frapposti fra la Bulgaria settentrionale e meridionale e creò un vasto mercato

nazionale e condizioni per il successivo sviluppo della nazione bulgara.’15 Si

rinforzò il processo di sfruttamento e d’impoverimento delle famiglie contadine,

che furono gravate di tributi, d’imposte e di altri obblighi. In quest’ambiente di

accelerata differenziazione delle classi cominciarono a formarsi i partiti politici

che esprimevano gli interessi delle diverse classi e dei diversi gruppi sociali. Il

 partito conservatore e il partito Liberale furono partiti borghesi, fondamentali, che

 più tardi mutarono di forma ma non di contenuto. ‘Nel 1891 venne fondato anche

il partito socialdemocratico, che nel 1903 si liberò dagli elementi opportunisti e

  prese il nome di Partito Socialdemocratico Operaio bulgaro (  Partija Balgarski

Socialdemokrati erano i socialisti stretti16). Si formarono anche le organizzazioni

sindacali degli operai, che nel 1904 si unirono nell'Unione generale dei

sindacati.17

 Nella primavera del 1912 Bulgaria, Grecia, Serbia e Montenegro formarono

l'Alleanza balcanica contro la Turchia. Il 17 ottobre 1912 iniziarono le operazioni

militari e in soli venticinque giorni gli ottomani furono sconfitti chiedendo la

  pace. ‘In tal modo, dopo 550 anni di schiavitù, tutti i popoli della Penisola

 balcanica furono liberati dalla soggezione, ma la guerra non era ancora terminata e

già gli alleati vennero in contesa per la spartizione delle terre conquistate. Le

Grandi Potenze aizzavano i Paesi balcanici l'uno contro l'altro’

18

15 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

e la nazione

 bulgara si trovò a dichiarare guerra simultaneamente alla Serbia, al Montenegro,

alla Grecia, alla Turchia e alla Romania; ma in Bulgaria irruppero truppe

ottomane e romene, per cui il governo bulgaro fu costretto a chiedere l'armistizio.

A Bucarest fu firmato un trattato di pace che mutilava letteralmente la Bulgaria inquanto lasciò ai Paesi vicini i territori usurpati.

16 L'ala di sinistra, i cosiddetti ‘socialisti stretti’ (tesni), guidata da D. Blagoev, difendeva ilmarxismo, si pronunciava contro il revisionismo e il millerandismo, ed era favorevole alcentralismo e a una rigida disciplina. La corrente di destra, i ‘socialisti larghi’ (siroki), guidata daJ. Sakasov, aveva concezioni liberali riguardo alla teoria, alla tattica e all'organizzazione.Tratto da: Enciclopedia della sinistra europea nel XX secolo, Editori Riuniti, 200017 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)18 S. Russinov,   La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.) Cfr.: http://www.bulgaria-italia.com/bg/info/storia/bulgaria_13.asp (numerazione delle pagine non specificata)

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22

‘Nel frattempo ebbe inizio il primo conflitto mondiale, il 3 agosto del 1914,

quando la Germania dichiarò guerra alla Francia e invase il Belgio19

I soldati risposero con entusiasmo all'appello del partito socialdemocratico

operaio bulgaro: ‘Seguire l'esempio dei fratelli russi!’ In seno all'esercito

cominciarono le ribellioni che furono ferocemente soffocate dal comando zarista.

Sul fronte danubiano i soldati bulgari fraternizzavano con i soldati russi,

all'interno del Paese avevano luogo imponenti manifestazioni contro la guerra e la

fame sotto il motto ‘per la pace e per il pane’. Anche Gheorghi Dimitrov fu

imprigionato per le sue idee antibelliche. La situazione al fronte e nelle retrovie si

fece sempre più insostenibile. I soldati al fronte volevano l'insurrezione e chefosse instaurato un governo repubblicano. Le truppe dell'Intesa nel settembre del

1918, riuscirono a sfondare il fronte a Dobro Polè; fu la scintilla che fece

scoppiare l'insurrezione. I soldati insorti raggiunsero Kiustendil e sbaragliarono il

quartiere generale; altri reparti insorti, attraverso Gorna Giumaià si diressero alla

volta di Radomir, dove proclamarono la repubblica. A capo dell'insurrezione si

mise Raiko Daskalov. La direzione del partito dei socialisti che aveva lanciato

.’

‘Nell'ottobre del 1915, lo zar Ferdinando appoggiato dal governo traditore

trascinò la Bulgaria nella prima guerra mondiale dalla parte della Germania degli

  junker, con la speranza di rientrare in possesso delle terre perdute durante la

guerra precedente. Solo il partito socialdemocratico operaio (socialisti stretti) si

oppose concretamente a questo intervento, dichiarandosi contrario alla causa

sanguinaria della monarchia, esprimendo la sua ferma volontà di lottare per la

 pace e il socialismo. I deputati socialdemocratici al Parlamento votarono contro i

crediti a fine bellico. Contro l'intervento della Bulgaria dalla parte della Germania

si dichiarò anche il capo dell'Unione dei contadini, Alexandar Stamboliiski; ma i

suoi ammonimenti suonavano troppo arditi all'orecchio dello zar Ferdinando e

questi lo fece imprigionare. (...) I lunghi anni di guerra avevano sfinito il popolo,

l'economia era stata seriamente danneggiata e l'industria era in crisi. I tedeschi

saccheggiavano il Paese e gli speculatori approfittavano della guerra per 

accumulare ricchezze mediante vergognose speculazioni. La notizia del trionfo

della Rivoluzione socialista d'ottobre accese le idee rivoluzionarie al fronte e nelle

retrovie.

19 S. Robson, (2002), La prima guerra mondiale, Bologna, Il Mulino, 1998, p.7

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l'appello di insorgere e i suoi membri che avevano sollevato l'insurrezione,

avendone poi sottovalutate le possibilità, restarono passivi. La posizione fu errata,

non solo, ma fatale per l'esito dell'insurrezione. Gli insorti intanto avanzarono,

raggiunsero e presero Vladaia, nei pressi di Sofia, ma qui li aspettavano i militari

del governo, appoggiati dalle truppe tedesche. (...) Migliaia di soldati furono

fucilati o imprigionati. Gli Stati dell'Intesa, per rafforzare la posizione della

monarchia e soffocare ogni tentativo rivoluzionario da parte delle masse si

affrettarono a chiedere l'armistizio. Benché soffocata, l'insurrezione incise

favorevolmente sulla situazione giacché la Bulgaria uscì dalla guerra, lo zar 

Ferdinando abdicò in favore del figlio Boris e abbandonò il Paese. Per la seconda

volta la Bulgaria fu trascinata nell'abisso della catastrofe nazionale dalla borghesia

e dalla monarchia’20

1.2. Dal sistema comunista alla democrazia

. Fino alla Seconda Guerra Mondiale l'unificazione del

 popolo bulgaro continuò a essere un pensiero dominante della politica sia estera

che interna dello Stato Bulgaro. La Bulgaria riuscì a unire la Bulgaria

Meridionale, attraverso la vittoria senza spargimenti di sangue del 1885, così

come parte della Macedonia dopo le Guerre Balcaniche del 1912-1913. Per due

volte, nel 1923 e nel 1934, i governi eletti democraticamente furono deposti e i

regimi autoritari ristabiliti. Gli anni Trenta furono un periodo di stabile sviluppo

economico nella storia moderna del paese. L'ideale irrealizzato dell'unificazione

nazionale fece sì che la Bulgaria si alleò con la Germania durante la Seconda

Guerra Mondiale, ma fu l'unica alleata a non permettere l'olocausto dei propri

Ebrei, infatti, grazie all'opposizione decisa del popolo bulgaro alla politica

antisemita fu impedita la deportazione degli ebrei bulgari nei campi di sterminio

nazisti. Il vice-presidente del parlamento Dimitar Peshev intervenne per bloccare

le deportazioni presso il re e il primo ministro. Si mobilitarono anche la società

civile e il patriarca della Chiesa Ortodossa.

‘L’occupazione sovietica della Bulgaria, preceduta dalla dichiarazione di

guerra del 5 settembre 1944, fu favorita, quattro giorni dopo, a seguito del coup

20 S. Russinov, La Bulgaria, il paese e il popolo, (cit.)

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d’état, dalla formazione di un governo, con a capo Kimon Georgiev, leader del

circolo politico Zveno (originariamente fondato da militari nazionalisti e che in

seguito strinse un’alleanza con il partito comunista). Il nuovo governo fu

  promosso e supportato dal Fronte Patriottico 2WHþHVWYHQ )URQW che avevaalimentato l’insurrezione e che contava un ampio consenso popolare. Il Fronte

Patriottico era controllato prevalentemente dai comunisti, i quali, già dalla prima

guerra mondiale, avevano esercitato un’influenza politica non trascurabile.

Tuttavia, esso inglobava anche altri partiti importanti come quello

socialdemocratico e quello dell’Unione Nazionale Agraria Bulgara (UNAB), con

a capo Georgi M. Dimitrov (Gemeto).

Il nuovo governo, che comprendeva i rappresentanti di tutte le forze bulgare

antinaziste, firmò l’armistizio di Mosca nel 28 ottobre 1944 e s’impegnò a

combattere contro i nazisti, a ricostituire l’economia e la pace nel paese. A tali

scopi, il governo volle riprendere i principi contenuti nella Costituzione Turnovo

del 1879, basandosi sul valore della libertà e sul rispetto dei diritti fondamentali.

Istituì il Tribunale del Popolo, al quale era conferita la principale funzione di

assicurare la pace. In realtà, il Tribunale del Popolo travisò il proprio incarico e

divenne una micidiale arma giudiziaria che emise 9155 sentenze, delle quali, si

stima, circa 2730 furono capitali. Il governo, influenzato dai membri del partito

comunista del Fronte Patriottico, non soltanto instaurò un regime di terrore,

condannando a morte gli ex tre reggenti, il principe Cirillo, il generale Michov,

l'ex primo ministro Filov, che avevano governato il paese dall'agosto 1943 in

nome del giovane zar Simeone II, figlio di Boris, ma contribuì alla divisione dei

 partiti di sinistra, con il chiaro intento di ottenere la maggioranza alle elezioni che

si sarebbero tenute nel ‘45. La scissione colpì sia l’Unione agraria sia il partito

socialdemocratico. Georgi M. Dimitrov, filo - occidentale, fu, infatti, costretto a

dimettersi, processato e infine condannato a morte. Al suo posto, fu nominato

 Nikolaj Petkov, personalità di gran rilievo e vice Presidente del Consiglio. Dmitri

Petkov, padre di Nikolaj, era stato, a sua volta, un gran personaggio politico che

aveva ricoperto la carica di ministro degli Interni e in seguito di Presidente del

Consiglio. Dmitri fu ucciso nel marzo del 1907. Le tragedie, a sfondo politico, checolpirono la famiglia Petkov non si arrestarono. Poco dopo la morte di Dmitri,

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anche il figlio Petko perse la vita in un attentato a Sofia. Nikolaj Petkov, invece,

fu internato in Germania, durante la seconda guerra mondiale, e riuscì a evadere.

Tornato in patria, prese parte all’Unione agraria e al governo di Georgiev.

Tuttavia, quando fu nominato capo dell’UNAB, egli si ritrovò ad affrontare lascissione del partito, operata dal partito comunista mediante la collaborazione di

AlH[DQGU2EERY$OODVWHVVDVRUWHHUDGHVWLQDWRLOSDUWLWRVRFLDOGHPRFUDWLFRFKH

assistette inerme alla sua frattura, con Nejkov che si schierò a fianco del Fronte

3DWULRWWLFRH FRQ/XOþHYFKHSDVVò all’opposizione. Al momento delle elezioni,

tenute nell’ottobre del 1945, Petkov si rifiutò di farvi parte, poiché sarebbe stato

costretto a presentare il proprio partito al di fuori della lista del blocco del Fronte

Patriottico. Le elezioni si tennero ugualmente e i suoi risultati conferirono l’86%

dei voti al Fronte Patriottico, il quale non aveva mancato di esercitare pressioni

  politiche, commettere imbrogli e ingiustizie durante la campagna elettorale e

durante la fase del conteggio dei voti. La situazione politica bulgara impensierì

gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, le quali, in una conferenza tenutasi a dicembre

dello stesso anno insieme all’URSS, decisero di far includere nel nuovo governo,

  presieduto sempre da Georgiev, due membri dell’opposizione. Il tentativo fallì,

ma le pressioni angloamericane fecero in modo che nella successiva elezione per 

la Grande Assemblea Nazionale bulgara fossero presenti anche le forze politiche

dell’opposizione. Nel frattempo, il partito comunista acquistava sempre maggior 

controllo all’interno del governo, il quale, l’8 settembre 1946 indisse un

referendum per l’abolizione della monarchia. Il referendum ottenne il 96% dei

voti e lo zar Simeon e la sua famiglia furono costretti a fuggire, trovando asilo in

Egitto. L’elezione della Grande Assemblea Nazionale bulgara si tenne poco dopo,

il 27 ottobre 1946. A essa partecipò anche l’opposizione con l’Unione agraria di

Petkov e con il partitR VRFLDOGHPRFUDWLFR GL /XOþHY 'XUDQWH OD FDPSDJQD

elettorale non mancarono atti di violenza e ingiustizie nei confronti

dell’opposizione. Il risultato delle elezioni vide il Fronte Patriottico vincere

ancora con il 70% dei voti contro il 28% ottenuto dall’opposizione. Alla guida del

nuovo governo, figurò Georgi Dimitrov, appena ritornato da Mosca e precedente

segretario del Comintern. Dieci ministri su venti facenti parte del nuovo governoerano comunisti. Georgi Dimitrov iniziò a governare la Bulgaria con lo scopo di

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accelerare e favorire il suo passaggio a stato socialista. In tal modo, mentre le

  prime riforme avevano luogo, le tensioni politiche aumentarono. Quando fu

firmato il trattato di pace nel giugno del 1947 con gli Stati Uniti, il governo iniziò

a eliminare l’opposizione. La prima emblematica vittima di questo processo, fu  proprio Nikolaj Petkov, il quale, privato dell’immunità parlamentare, fu

  processato e condannato a morte il 26 settembre dello stesso anno. Durante il

  processo, Petkov mostrò e mantenne la propria dignità e difese i suoi valori

  politici strenuamente21. (...) Per quanto riguardò la sorte dell’Unione agraria,

 privata del suo leader, essa fu inglobata nel partito comunista e assunse in pieno la

sua ideologia. Il partito socialdemocratico, rimasto libero, si fuse con il partito

comunista. In tal modo l’opposizione era stata eliminata e il governo Dimitrov

instaurò progressivamente un regime dittatoriale. Tra le prime iniziative c’era la

riforma agraria che limitava a venti ettari l’estensione della superficie della terra;

la collettivizzazione; la nazionalizzazione che comportava la riduzione del settore

  privato e la pianificazione industriale, divisa in due piani quinquennali, il primo

rivolto alle industrie di base e il secondo all’agricoltura. Infine, nel giugno del

1947, fu votata una nuova costituzione, ispirata a quella sovietica e iugoslava, che

definiva finalmente la Bulgaria, una nuova democrazia popolare22. Con

quest’ultimo passaggio istituzionale, di natura più formale che sostanziale, si

avviò il regime dittatoriale comunista in Bulgaria che terminò 44 anni dopo, nel

1991, con la nuova costituzione che proclamava la Bulgaria una repubblica

 parlamentare.23

21 Al termine della sentenza della condanna a morte, per ‘nome del popolo bulgaro’, egli rispose:‘No! Non in nome del popolo bulgaro! Sono condannato a morte per ordine dei vostri padronistranieri, quelli del Cremlino o di altrove. Il popolo bulgaro, schiacciato dalla cruenta tirannia chevoi vorreste far passare per giustizia, non crederà alle vostre infamie!’.22 La costituzione doveva garantire l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, la libertà delladiscriminazione, un sistema di prosperità universale, la libertà di parola, di stampa e di riunione; el’inviolabilità della persona, il domicilio, e la corrispondenza. Ma tali diritti erano stati qualificatida una clausola di divieto di attività che metterebbe a rischio i conseguimenti della rivoluzionenazionale del 9 settembre 1944. I cittadini erano assicurati di lavoro, ma necessariamentedovevano lavorare per l’utilità sociale. Entro la fine del 1947, tutte le industrie private erano stateconfiscate e le imprese finanziarie nazionalizzate.Cfr.: S. Courtesy, S. Stulberg, Graffiti-covered tomb of Georgi Dimitrov, first president of communist Bulgaria, Sofia, 1991, (numerazione delle pagine non specificata)

http://bulrefsite.entrewave.com/view/bulrefsite/s129p143.htm

23 R. Suggi Liverani, La morte di Nikolaj Petkov e l’inizio della dittatura comunista in Bulgaria,2003. Cfr.: http://www.storico.org/Petkov.htm (numerazione delle pagine non specificata)

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Dopo la Seconda Guerra Mondiale, in seguito agli accordi tra Stalin, Churchill

e Roosevelt, la Bulgaria cadde sotto la sfera d'influenza dell'Unione Sovietica.

Grazie alle sue risorse centralizzate, la Bulgaria fu in grado di risolvere, con un

relativo successo, i problemi principali dell'industrializzazione, educazione e delwelfare sociale. Nel corso di diversi decenni, il paese divenne uno dei principali

  partner economici dell'Unione Sovietica. I prodotti bulgari furono venduti sul

mercato dalla regione balcanica al Pacifico. Questa crescita a larga scala, a

confronto delle dimensioni dello stato, avvenne a discapito dei diritti e delle

libertà dei cittadini. L'economia era militarizzata e legata unilateralmente al

mercato e alle scorte di materie grezze sovietiche. Non esistevano organizzazioni

non-governative. Erano ridotte le iniziative personali. In numerosi casi, le autorità

del partito (PCB) attuavano azioni repressive di massa: nell'eliminazione della

loro opposizione politica; nella forzata ‘Macedonizzazione’ (ordinata da Stalin)

della popolazione bulgara che viveva nella regione macedone del Pirin, dove ai

 bulgari era proibito parlare la lingua letteraria bulgara e gli veniva insegnata una

‘lingua macedone’; nella statalizzazione dell'industria e di gran parte della

  proprietà urbana; nella collettivizzazione dell'agricoltura; nel processo così

chiamato ‘vazroditelen’  (risveglio), dove l'etnia turca veniva forzatamente

  bulgarizzata e non le era permesso parlare il turco e praticare i propri riti

musulmani.

‘Il 2 luglio 1949 il primo ministro Georgi Dimitrov morì in Unione Sovietica.

Al suo posto, come primo ministro successe Vassil Kolarov mentre Valko

Chervenkov occupò il posto di capo del BKP (Partito Comunista Bulgaro). Vassil

Kolarov morì nel febbraio 1950, gli successe Valko Chervenkov, il quale accentrò

su di sé le cariche di primo ministro, segretario del BKP e successivamente di

  presidente del consiglio nazionale del Fronte Patriottico. La politica praticata in

quel periodo rifletté l'influenza stalinista. Per ragioni connesse tanto con il

  prefissato scopo della collettivizzazione delle terre (statalizzarne le proprietà),

quanto con ragioni di ordine nazionale-etnico, furono spinti ad emigrare 44.000

ebrei su 50.000 e 150.000 turco/musulmani (Ankara, però, chiuse ben presto le

frontiere). Sulla scia del disgelo seguito alla morte di Stalin (1953) Todor 

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Zhivkov24

24 ‘Todor Zhivkov (Pravec, 7 settembre 1911 - Sofia, 6 agosto 1998) Di famiglia contadina, studiòalla scuola tecnica di disegno e incisione di Sofia e divenne operaio tipografo. Nel 1928 entrò nellagioventù comunista, aderendo poi al partito nel 1932. Durante la guerra fu commissario politico diuno dei distaccamenti partigiani della regione di Sofia che attaccarono le truppe tedesche il 9settembre 1944. Membro del Comitato direttivo del Fronte patriottico, eletto deputatoall'Assemblea nazionale nel 1945, fu nominato nel CC della BKP (Partito Comunista Bulgaro) nel1949 e nel Politbjuro nel 1951. Divenuto primo segretario del CC all'epoca della direzionecollegiale (1953-1954), che sostituì V. Chervenkov nel periodo della destalinizzazione, assecondòquest'ultima con prudenza. La sua posizione di leader fu temporaneamente rimessa in discussionenel 1958, in coincidenza con la ripresa della polemica del blocco comunista contro la Jugoslavia eil ritorno in auge di Chervenkov. Nel 1961, sull'onda del nuovo impulso impresso da N. Chruscevalla destalinizzazione, Zhivkov si affermò definitivamente come uomo forte del regime comunista,

assumendo nel 1962 anche la carica di primo ministro; da allora mise in atto una politica di cautoriformismo economico. Nel 1972, divenuto l'anno prima anche capo dello Stato, allentò la pressione sul settore agricolo con l'autorizzazione alla coltivazione di piccoli appezzamenti privati,che mise fine alla penuria di prodotti sui mercati; parallelamente fu potenziato il settoredell'industria leggera; nel decennio che seguì, furono attuate una serie di riforme orientate verso il«socialismo di mercato», ricalcando con molta maggiore cautela l'esperimento del «nuovomeccanismo economico» ungherese. Il regime paternalistico e sempre più blandamente autoritariodi Zhivkov sopravvisse senza scosse e senza troppe tensioni, garantendo ai cittadini bulgari uncerto aumento del benessere materiale, grazie soprattutto all'occhio di riguardo che il patronosovietico riservava al più fedele dei suoi alleati. Nel 1989 Zhivkov mostrò di non opporsi all'ideadi un ‘pluralismo socialista’, con una parziale legalizzazione delle opposizioni, ma la suarepressione della minoranza turca suscitò la condanna della sessione della CSCE sui dirittidell'uomo. Il 10 novembre 1989, due giorni dopo la caduta del muro di Berlino, Zhivkov si dimise

dall'incarico di segretario generale del partito. Ritiratosi dalla vita politica, riuscì a evitare un processo politico ma venne condannato a una blanda pena per malversazione di fondi.’Cfr.: A. Agosti, Enciclopedia della sinistra europea nel XX secolo , Editori Riuniti, 2000

fu eletto, nel 1954, primo segretario del comitato centrale del BKP, in

occasione del VI congresso. Chervenkov fu costretto alle dimissioni dalle cariche

del partito, ma mantenne ancora la carica di primo ministro. Nel 1955 la Bulgaria

aderì all'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e diventò anche membro

fondatore del Patto di Varsavia, alleanza militare del blocco sovietico. In seguito

al XX congresso del PCUS, che condannò lo stalinismo, nell'aprile 1956 si svolse

la seduta plenaria del Partito Comunista Bulgaro (BKP) che condannò la teoria e

la pratica del culto della personalità di Valko Chervenkov, il quale fu costretto a

dimettersi anche dalla carica di primo ministro. Anton Jugov assunse la carica di

capo del governo che mantenne fino al novembre del 1962. Gli successe Todor 

Zhivkov che rimase in carica fino al 1971, seppur la sua posizione s’indebolì dopo

la morte di Nikita S. Chrušcëv, suo alto protettore. La scoperta di un complotto

  politico e militare a sfondo nazionalista, e la conseguente repressione,

consentirono a Todor Zhivkov, segretario del partito e Presidente del consiglio, di

consolidare il proprio potere. La Bulgaria condannò la ‘Primavera di Praga’ e

  partecipò, nell'agosto 1968, nell'ambito dell'intervento del Patto di Varsavia

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all'invasione delle Cecoslovacchia. Si raffreddarono nuovamente i rapporti con la

Jugoslavia.

Il 18 maggio 1971, in seguito a referendum popolare, l'Assemblea Nazionale

  promulgò la nuova Costituzione della Repubblica Popolare di Bulgaria. La

Costituzione stabilì che, il parlamento, eletto ogni 4 anni, fosse l'organo supremo

di governo, e che doveva nominare il primo ministro ed un Consiglio di Stato, il

cui presidente era anche Capo dello Stato. La costituzione consolidò il ‘ruolo

guida del Partito Comunista’. Todor Zhivkov fu eletto Presidente del Consiglio di

Stato, e Stanko Georgiev gli successe alla guida del Governo. Negli anni

successivi si allentò la pressione sul settore agricolo con l'autorizzazione di piccoli

apprezzamenti privati, che misero fine alla penuria sui mercati. Parallelamente

 partì il potenziamento dell'industria leggera. Nel decennio seguente furono attuate

una serie di riforme orientate verso il ‘socialismo di mercato’, ricalcando con

molte cautele l'esperimento del ‘nuovo meccanismo economico’ ungherese. Nel

1975, si assisté al consolidamento della politica filosovietica, al riavvicinamento

con la Chiesa cattolica e con la Grecia repubblicana. L’anno successivo Todor 

Zhivkov fu rieletto Capo dello Stato. Gli anni '80 si aprirono, per il ‘socialismo

reale’ bulgaro, all'insegna di un bilancio, considerando anche l'incredibilmente

 basso punto di partenza, moderatamente positivo e all'insegna di una pronunciata

stabilità: il paese occupava un ruolo defilato ma redditizio all'interno della

comunità socialista, l'autosufficienza alimentare era pienamente assicurata, lo

stesso poteva dirsi per lo sviluppo economico non altissimo ma relativamente

sicuro, non mancavano caute aperture verso occidente. L'alleanza con l'Unione

Sovietica restava saldissima. (...) Nel 1981 Grisha Filipov fu nominato primo

ministro. Si sviluppò negli anni successivi la cosiddetta ‘pista bulgara’ in seguito

all’attentato a Papa Giovanni Paolo II (maggio 1981), la quale si terminò conl’assoluzione degli imputati bulgari per insufficienza di prove. Gli accertamenti

svolti dopo il 1989 sia dalla magistratura italiana sia da quella bulgara, non

  portarono ad alcun elemento concreto a suffragio della ‘pista bulgara’ , che

 probabilmente fu un atto di depistaggio predisposto da qualche servizio segreto.

 Nel 1986 fu nominato primo ministro Georgi Atanassov. Nel 1988 la Bulgaria

stabilì le prime relazioni diplomatiche con l'Unione Europea. Il 10 novembre

1989, pochi giorni dopo la caduta del muro di Berlino, nel corso della seduta plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista Bulgaro, Todor Zhivkov fu

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sfiduciato e costretto alle dimissioni. In sua sostituzione fu eletto il Ministro degli

Esteri Petar Mladenov, il quale il 17 novembre dello stesso anno assunse anche la

carica di Presidente del Consiglio di Stato. Il 26 novembre, Il partito

socialdemocratico, vietato dal 1947, si riorganizzò legalmente e riprese le sue

attività. Il 15 dicembre furono amnistiati i prigionieri politici e il 29 dicembre

furono abolite le misure discriminatorie nei confronti dei turchi di Bulgaria. Nel

1990 si svolsero le prime elezioni multipartitiche: Z. Zhelev fu eletto presidente

della Repubblica. L’anno successivo fu adottata la nuova costituzione25

‘Nel marzo 1990 l’Unione delle Forze Democratiche (SDS), di 16 partiti di

opposizione, e il governo ufficiale, si accordarono per eleggere un’Assemblea

Costituente. Nel voto di luglio, il Partito Socialista Bulgaro risultò vittorioso. A

ottobre il BSP formò un governo di coalizione presieduto da Zhelju Zhelev,

dissidente negli anni ‘70 e leader dell’ala socialdemocratica delle SDS. Il nuovo

governo di coalizione adottò un programma di riforme economiche, concordate

con il

.’

FMI e la Banca Mondiale, e si accordò con i sindacati per una ‘pace sociale’

di 200 giorni, fino all’avvio delle riforme.

 Nel luglio 1991 fu approvata la nuova Costituzione, che introduceva il regime

 parlamentare, la proprietà privata e la libertà di opinione. Dopo il voto di ottobre,

il parlamento nominò Filip Dimitrov primo ministro. Si trattava di un alleato dei

socialdemocratici e ‘verdi’ fondatori delle SDS che aveva l’appoggio della destra

di opposizione e del Movimento per la Libertà e i Diritti Umani, MDL (di

minoranza turca).

 Nel voto del gennaio 1992, con la partecipazione del 75% degli aventi diritto,

Zhelev fu eletto presidente della repubblica. Il leader della transizione politica e

dell’apertura all’Occidente ebbe il 54,4% dei consensi nel ballottaggio,

sconfiggendo Velko Valkanov, candidato del BSP. Nel giugno 1992 la Bulgariaentrò nel Consiglio d’Europa e nel corso dell’anno l’ex comunista Todor Zhivkov,

tre ex ministri e un altro esponente dei governi precedenti, il 1991, furono arrestati

con l’accusa di corruzione nell’esercizio delle loro funzioni. La situazione

economica convinse il MDL a ritirare l’appoggio a Dimitrov, causando la caduta

del governo. Ljuben Berov, del MDL, sostituì Dimitrov. Il nuovo primo ministro

25 Croce Rossa Italiana – Piemonte, Progetto Internazionale con la Croce Rossa Bulgara – Sliven, La Bulgaria e la sua storia, pp. 8-10. Cfr.:http://www.cri.piemonte.it/comitato/index2.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=2119&Itemid=27

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si disse disposto a restituire alla minoranza turca le terre confiscate dai comunisti.

Il passaggio dall’economia pianificata al libero mercato provocò situazioni

 paradossali, come l’uccisione di due milioni di capi di bestiame provenienti dalle

cooperative agricole ormai smantellate e che le nuove aziende private non

 potevano assorbire. Il commercio estero si ridusse sensibilmente dal momento che

la ex URSS non comprava più i due terzi delle esportazioni bulgare. Inoltre anche

le sanzioni imposte dall’ONU alla vicina ex Jugoslavia fecero perdere 1,5 milioni

di dollari alla Bulgaria. Nel 1993, Berov proseguì nelle riforme per l’economia di

mercato secondo un ritmo giudicato troppo lento dal FMI, provocando tensioni tra

il governo e l’organismo internazionale.

Berov cercò di mantenersi al potere fino a metà 1994, grazie all’appoggio di

MDL, PSB e Nuova Unione per la Democrazia, un gruppo che si era separato

dalle SDS. I restanti gruppi di opposizione accusarono in varie occasioni il primo

ministro di voler ‘restaurare il socialismo’. Inoltre, i disaccordi tra Berov e MDL

sui diritti e la situazione dei bulgari di origine turca indebolirono ancora di più il

governo. Nel giugno 1994 Berov fece approvare la legge sulle privatizzazioni e tre

mesi dopo presentò le dimissioni. Dopo tre tentativi falliti di formare un nuovo

governo, il presidente Zhelev sciolse il Parlamento e convocò nuove elezioni. Il

BSP conquistò la maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale, con 125 seggi

su 240, nel voto di dicembre, mentre gli anticomunisti SDS ottennero 69 seggi.

 Nel gennaio 1995 il leader socialista Zhan Videnov, formò un nuovo governo

includendo BSP, Unione Nazionale Agraria Bulgara e il Club Politico

Egoglasnost. Fu il primo governo della Bulgaria postcomunista ad avere una

maggioranza assoluta nell’Assemblea Nazionale. Si moltiplicarono i motivi di

disaccordo tra Zhelev e il nuovo governo. A luglio il presidente criticò le lentezze

nelle riforme per instaurare un’economia di mercato e suggerì che il BSP era‘geneticamente collegato’ con il crimine organizzato, e il governo incapace di

sradicarlo. Petar Stoyanov, dell’Unione delle Forze Democratiche, vinse il primo

turno delle elezioni presidenziali nel novembre del 1996 e un mese più tardi

sconfisse al secondo turno con il 59,7% dei voti il candidato socialista Ivan

Marazov. Accusato dall’opposizione, il primo ministro Zhan Videnov si dimise. I

gruppi conservatori che appoggiarono Stoyanov chiesero le dimissioni del

governo, sostenuto dalla maggioranza parlamentare dei socialisti e dei loro alleati.Ci furono diverse manifestazioni pubbliche nella capitale e nelle altre città per 

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chiedere nuove elezioni politiche e nel gennaio del 1997 Stoyanov assunse la

  presidenza, impegnandosi ad anticipare le elezioni previste per il 1998. Le

elezioni dell’aprile 1997 diedero la vittoria all’Unione delle Forze Democratiche,

che ottennero 137 seggi nell’Assemblea Nazionale, mentre i socialisti ne ebbero

58 e 19 l’Unione di Salvezza Nazionale formata dai monarchici. Il nuovo governo

iniziò una politica economica neoliberista, seguendo le indicazioni del FMI in

merito alla privatizzazione delle imprese statali considerate deficitarie, e tagliò 60

mila posti di lavoro nel settore pubblico. Si liberalizzarono anche i servizi per 

cercare di ridurre l’inflazione. Verso la fine dell’anno, la Bulgaria aggravò il

contrasto con la Macedonia, Sofia negava alla Macedonia la dignità di nazione e

non riconosceva, la lingua macedone come idioma nazionale, rifiutandosi di

firmare documenti scritti in macedone. Per tale ragione venti accordi economici e

culturali tra i due stati non furono firmati.26

Dopo la scontata vittoria del SDS (Unione delle Forze Democratiche),

all’interno del partito socialista emersero profonde divisioni: l’ala riformista di

Parvanov iniziò a isolare Videnov e Minchev, e Lilov fu impegnato in una

difficile mediazione fra essi. Come suggeriscono Buttazzo e Graziosi nel loro

articolo, Bulgaria, Un Paese allo stremo, il governo guidato da Kostov si distinse

da subito per la totale subalternità agli Stati Uniti e FMI, mescolando il più rigido

liberismo con disegni autoritari. Questa politica proseguì fino a un nuovo tracollo

del paese, del quale approfittò l’ex Zar Simeone II, aggiudicandosi a sorpresa le

elezioni politiche del giugno del 2001. La sua vittoria ebbe successo grazie a un

  programma tanto demagogico quanto generico, rigorosamente trasformatosi in

una subalternità ai poteri forti, una volta al governo. Il Movimento Nazionale

Simeone II, ha ottenuto il 42,74% dei voti, con lo SDS in rotta con soli 18% dei

voti e la Coalizione per la Bulgaria con 17%. Simeone II dimostrò pessimecapacità governative, e di conseguenza vide assottigliarsi sempre più la propria

maggioranza. I motivi del suo fallimento da una parte erano causati del proprio

dilettantismo e d’altra a causa del DPS di Dogan, il quale era sempre più decisivo

  per gli equilibri del governo. Alle presidenziali del novembre 2001 ci fu una

26 Rivista Telematica della Solidarietà,  Bulgaria, EMI - Editrice Missionaria Italiana, Bologna,(numerazione delle pagine non specificata) Cfr.: http://www.prosol-bo.org/Testi/Mondo/Europa/Bulgaria.htm

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nuova sorpresa: la vittoria del candidato presidente dei socialisti Parvanov, contro

il candidato presidente dalla destra Stoyanov, sostenuto anche da Simeone II.27

 Nel 2006 il presidente Georgi Parvanov ha conquistato il suo secondo mandato

ottenendo il 76% di voti, contro il 24% del suo opponente Volen Siderov. La

vittoria di Parvanov era un risultato senza precedenti nella storia recente della

Bulgaria. Rispetto al primo turno il presidente ha guadagnato ulteriori

250/300mila voti, rispetto ai 10mila voti in più raccolti da Siderov. Alla fine

Parvanov ha raccolto quasi quattro volte i voti dello sfidante, che si è mantenuto

anche nel secondo turno intorno ai 600mila voti complessivi, risultato che doppia

quello della settimana precedente. 28

Dall’1 gennaio 2007 con l’ingresso nell’UE la Bulgaria ha completato il

  processo di adesione alle strutture euro-atlantiche iniziata con l’ingresso nella

  Nato il 2 aprile 2004. Se da un lato i rapporti con Mosca hanno assunto una

connotazione strategica soprattutto sul piano energetico d’altro canto la Bulgaria è

determinata nel voler costruire un rapporto sempre più stretto con gli Stati Uniti.

Attenzione è riservata da Sofia alla stabilizzazione e alla democratizzazione dei

Balcani occidentali. Il 5 luglio 2009 il movimento di centrodestra GERB

(Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) ha stravinto la sinistra alle

elezioni parlamentari bulgare. Con un’affluenza record, attestata al 60% dei voti,

in tal modo i cittadini bulgari hanno messo parola fine alla formula di governo

formata da socialisti, monarchici e al partito della minoranza turca. (…) La

vittoria di GERB è conseguenza del rating catastrofico del governo presieduto dal

socialista Sergey Stanishev, un esecutivo inabile di rispondere alle sfide poste

dalla membership europea della Bulgaria. Fino a 2009, la Sofia ha subito critiche

continue da parte di Bruxelles per corruzione e inefficacia del sistema giudiziario,

che hanno portato al blocco dei fondi comunitari destinati alla Bulgaria. (…)Molti bulgari hanno reagito al cinismo del leader del DPS, Ahmed Dogan, che

alcuni giorni prima delle elezioni, durante un comizio nel villaggio di Kochan,

abitato soprattutto da musulmani, ha dichiarato: ‘Il potere è concentrato nelle mie

mani, non in quelle dei deputati! Io sono lo strumento, all'interno del sistema di

27 Cfr.: C. Buttazzo, M. Graziosi  , Bulgaria, Un Paese allo stremo, L'ERNESTO, 6/2003, del01/11/2003

28 T. Mangalkova,  Bulgaria: Parvanov bis, Osservatorio sui Balcani e Caucaso, 31 ottobre 2006

(numerazione delle pagine non specificata ) Cfr.: http://www.balcanicaucaso.org/aree/Bulgaria/Bulgaria-Parvanov-bis

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  potere, che distribuisce le fette dei finanziamenti all'interno dello stato’. Nelle

elezioni del 5 luglio le regioni abitate da turchi e bulgari musulmani hanno votato

ancora per il DPS, e il partito di Dogan ha raggiunto il record storico di voti.

Questa volta, però, l'alta affluenza ha diminuito il peso specifico del DPS. A

suscitare scontento anche le informazioni sul largo supporto a favore del DPS

nelle sezioni aperte a Istanbul, Burza e Izmir, dove vivono migliaia di cittadini

con la doppia cittadinanza. (…) Il leader di GERB è l’ex-sindaco di Sofia, Boyko

Borisov. Borisov ha giocato un brutto scherzo alla classe politica bulgara, che l'ha

sempre guardato con un certo scetticismo. A venti anni dalla fine del comunismo

la vita politica in Bulgaria è dominata da un'élite fino ad oggi chiusa sulle proprie

 posizioni. ‘Bate Boyko’  (fratellone Boyko), come i bulgari hanno ribattezzato

Borisov, rappresenta invece tutto quello che la classe politica odierna non l’è.

Borisov è un ‘  self-made man’, ex pompiere, ed ex sportivo, guardia del corpo di

Todor Zhivkov e di Simeon I. (…) I politologi lo definiscono un populista, che nel

  passato ha dato vita a partnership economiche con figure discutibili durante i

  primi anni della transizione, quelli dell'"accumulazione primaria del capitale".

Molti bulgari però sono venuti a patto con la massima di Balzac, secondo cui

dietro ogni grande patrimonio si nasconde una storia oscura, e simpatizzano

apertamente per Borisov. Numerosi giovani hanno supportato GERB, giacché il

 partito, fondato nel 2005 intorno alla figura carismatica del suo leader, promette il

ritorno alla legalità.’29

29 Cfr. T. Mangalkova,   Il trionfo di GERB, Osservatorio sui Balcani e Caucaso, 7 luglio 2009(numerazione delle pagine non specificata)

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