L’Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Genova ... · Piazza dei Popoli gremita: ......

2
Pubblicazione indipendente di informazione e cultura riservata agli iscritti delle associazioni aderenti ad “Oregina in Rete” stampato in proprio Oregina ancora Resiste >> 1 Eventi >> 4 La Tanna da Dragunea >> 6 Gioco d’azzardo >> 6 Speciale Sport >> 7 ANNO I I/ N. 5 - GIUGNO 2014 distribuzione gratuita www.facebook.com/oreginainforma - [email protected] - webradio: www.radionomy.com/radioreteoregina Oregina ancora Resiste Grande pubblico e partecipazione alle Celebrazioni del 69° della Liberazione nel quartiere: la Rete è vincente I piccoli calciatori in piazza per un momento dedicato alla memoria Piazza dei Popoli gremita: pomeriggio insieme a Quartiere in Piazza E ’ trascorso poco più di un anno dalla nascita della nostra rete di associazioni. Per la seconda volta, quindi, è la rete che, grazie alla strettissima collaborazione con la sezione dell’Associazione Nazionale Par- tigiani d’Italia, ha organizzato per Oregina le celebrazioni per la Liberazione dal nazi- fascismo, quest’anno giunte al sessantano- vesimo anniversario. Il calendario ricchissimo degli eventi, ha prodotto un enorme afflusso di pubblico, di cittadini, che non sono stati attirati però dal solo aspetto ludico e culturale delle mani- festazioni, dalla cena piuttosto che dal con- certo o dagli eventi sportivi. La sensazione raccolta in strada, tra la gen- te del quartiere e tra i tanti arrivati da altre zone della città, è stata in diverse occasioni, di vera partecipazione al significato profon- do delle Celebrazioni. Il venticinque aprile, è da sempre molto sentito nel nostro microcosmo di quartie- re-paese, forse perchè così vicino ai luoghi delle battaglie, alla “montagna” dei parti- giani, forse perchè qui è stato davvero alto il contributo diretto in vite umane offerto per la lotta contro il regime fascista e contro l’invasore tedesco e nazista, contro l’oppres- sione. In ogni occasione, davanti alle lapidi che ri- cordano i nomi dei giovani caduti, si è radu- nata una grande folla, e se le parole di chi, di volta in volta, è stato chiamato a ricordare il sacrificio dei partigiani e con esso la me- moria della Resistenza per la Libertà come valore assoluto, hanno mosso alla commo- zione e stretto i cuori intorno alle vecchie bandiere di guerra, intorno, si è sentito tan- gibile e forte un interesse rinnovato perchè non si spenga la memoria, perchè sia sem- pre desta l’attenzione e la guardia sia alta e vigile. Se dobbiamo riconoscere che anche qui, tra le nostre vie, sono ancora purtroppo vivi fo- colai infetti dall’intolleranza e dai fascismi, e addirittura viene cercata la provocazione e si offende la memoria propria della cele- brazione del venticinque aprile, ecco che abbiamo palese dimostrazione che questo cancro va ancora combattuto e vinto, per- ché sconfitto allora, non possa mai risolle- vare la testa. Uno per uno Oregina ha ricordato i suoi ca- duti nella Resistenza, uno ad uno li ha con- tati con i rintocchi della piccola campana sorretta dal cippo sulla Rotonda, per ognu- no, simbolo di ricordo e di orgoglio, è stata deposta una corona d’alloro, preparata dalle mani delle volontarie e dei volontari delle associazioni, e addirittura Oregina In Rete ha fatto dono al Municipio delle corone an- date ad onorare i caduti di tutto il territorio di competenza del Centro Est. Anche i bimbi che partecipavano al grande Torneo di Calcio sul campo intitolato ad Aldo Gastaldi, hanno interrotto per qual- che breve istante le loro partite, per salire sul Belvedere e portare il loro ricordo e la loro presenza dinanzi a quei giovani parti- giani che sulle strade del nostro quartiere erano cresciuti ed hanno lasciato la vita. Se, ovviamente, la giornata del venticinque aprile è stata punto focale e fulcro di tutte le manifestazioni, è stato però immenso il la- voro di preparazione, iniziato già dalla fine di gennaio mentre si terminava l’organizza- zione del calendario degli eventi carneva- leschi, sviluppato in strettissima collabora- zione con l’associazione Quartiere In Piazza e con altre realtà del quartiere. Con la composizione degli eventi, si è volu- to, ancora una volta realizzare avvenimenti che fossero festa e riflessione sul significato della ricorrenza e di tutta quella che fu la lotta di Resistenza e la Liberazione. Si sono così attivati tutti i singoli circoli e le associazioni parte della rete, con le loro proposte gastronomiche e ludiche. Si è par- tecipato come soggetto proponente e pri- mario alla deposizione delle corone presso i tradizionali luoghi di ricordo, ma siamo anche e soprattutto andati nelle scuole, por- tando i partigiani tra i bambini e i ragazzi delle scuole medie Gastaldi e Don Milani, insieme allo spettacolo teatrale di Marco Rinaldi che racconta piccoli episodi della Resistenza. Abbiamo organizzato un grande torneo di calcio per i più piccoli, riportando il Cen- tro Sportivo Aldo Gastaldi, non un caso l’intitolazione al grande “Bisagno”, ai fasti splendidi dei tornei di quartiere di tanti anni fa, e coinvolgendo società da Liguria, Piemonte e Lombardia, oltre a moltissimi cittadini festosi; abbiamo celebrato sulla nostra Rotonda e per le strade di tutta Ore- gina sino alla Piazza dei Popoli, dove cen- tinaia di persone si sono ritrovate accanto alle bandiere dell’A.N.P.I. e di fronte ad un palco da cui un intero pomeriggio musicale ha arricchito la kermesse d’aprile di arte e melodie d’artista. Abbiamo proposto nelle scuole e nelle no- stre sedi una mostra fotografica che riper- corre i momenti che hanno portato pochi mesi fa i nostri giovani a visitare i campi di morte di Auschwitz e Birkenau. Abbiamo ascoltato le parole di oratori e conferenzieri illustri come Luca Borzani, direttore di Palazzo Ducale, abbiamo vissu- to, mangiato, ballato e giocato gli uni insie- me ed accanto agli altri, così come ricorda una frase che abbiamo voluto rendere icona sulle nostre pagine web: ogni partigiano era uno, insieme divennero Resistenza. ...segue a pag. 2 spettacolo e celebrazione per O.I.R. Genova contro l’azzardopatia: una battaglia comune L’Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Genova Oddone per Oregina Informa E ora... siamo un giornale. Ecco una bella notizia: Oregina InForma smette i pantaloni corti e diventa grande. Ci eravamo e vi avevamo promesso di fare sul serio, con questa allegra e un tantino folle brigata di dilettanti allo sbaraglio che un anno fa aveva iniziato a chiamarsi redazione. Abbiamo cambiato formato già dal secondo numero, abbiamo aggiorna- to veste grafica e leggibilità, abbiamo incrementato a dismisura i conte- nuti, ma non bastava. Da oggi Oregina InForma è una testata giornalistica, ed ha la dignità e l’autorevolezza di un giornale, al pari di ogni grande testata, mantenen- do comunque assolutamente un ambito di diffusione gratuito e locale. ...segue a pag. 4 distribuzione gratuita stampato in proprio L a proliferazione del gioco d'azzardo in Italia nel corso degli ultimi anni rappresenta una vera e propria piaga sociale ed economica. Facilitata da una concezione delle liberalizzazioni senza criterio alcuno, essa ha visto interi quar- tieri popolari delle nostre città trasfor- marsi in piccole, degradate Las Vegas in cui vivibilità, decoro e senso di sicurezza hanno subìto un degrado tangibile. A ciò si aggiunge il fatto socialmente de- vastante di portare alla rovina finanziaria persone cadute preda dell'azzardopatia e conseguentemente crisi esistenziali per intere famiglie, oltre a privare il sistema economico locale di risorse che potreb- bero essere diversamente utilizzate a fini produttivi e non dissipate. In sostanza, la dipendenza dal gioco ha ricadute pesan- tissime sul risparmio e sulle condizioni economiche delle famiglie che, come emerge da ricerche nazionali, spendono nel gioco somme maggiori rispetto all’e- ducazione e alla salute. Dal primo giorno del nostro insedia- mento siamo stati investiti da questa emergenza, con segnalazioni quotidiane da parte di cittadini giustamente pre- occupati per un fenomeno che sembra- va semplicemente inarrestabile, con la difficoltà di spiegare che non si trattava di licenze o concessioni rilasciate dal Comune bensì di autorizzazioni ema- nate a livello centrale che non solo non controllavamo ma di cui venivamo a conoscenza solo nel momento in cui la sala VLT apriva, o la slot machine veniva installata presso il proprio tabacchino o bar sotto casa. Ci veniva quindi, com’è naturale che sia, quotidianamente se- gnalata la necessità di porre un argine al diffondersi di un fenomeno che ha pesanti ricadute sulle fasce deboli della popolazione, sull’ordine pubblico e sulla la sicurezza urbana. Già la precedente Amministrazione si era occupata attiva- mente della cosiddetta “ludopatia”, isti- tuendo la Consulta permanente sul gio- co d’azzardo. ...segue a pag. 6 Francesco Oddone E ravamo 4 amici al bar, che volevano cam- biare il mondo - canta convinto Gino Paoli. Altrettanti, o poco più ma con la stessa con- vinzione, eravamo qualche settimana fa in un bar storico di Oregina quando si è pensato di trasformare il giornalino “Oregina informa” in un vero e proprio giornale di quartiere bimen- sile, ovvero una testata giornalistica registrata al Tribunale di Genova con tanto di redazione, editore e direttore responsabile. A me spetterebbe il terzo ruolo, quindi con dovere di cronaca vado subito ai fatti. Circa un mese fa un collega che stimo molto dal punto di vista professionale e umano, Franco Avran, mi chiede se ho piacere di conoscere un grup- po di amici che ha costituito un’associazione a Oregina. La proposta mi incuriosisce, ci ve- diamo per l’appunto al bar e tra noi sviluppa subito un’interessante dibattito sulla necessità di informare e coinvolgere di più gli abitanti di Oregina sulle iniziative organizzate dalle di- verse associazioni presenti nel quartiere. Ben dodici di queste ne hanno costituita una di secondo livello, Oregina in Rete, per provare a coordinarsi e darsi man forte nell’organizza- zione delle diverse iniziative. Ho trovato que- sta scelta così semplice, genuina, controcor- rente. Un po’ come ritrovare una perla rara di cui avevo perso le tracce. Li ho visti all’opera, seduti attorno ad una grande tavola per orga- nizzare la memoria del 25 aprile e altri eventi, sorridenti e rispettosi, creativi e liberi. Tra me ho pensato “Questo va raccontato: è la vera politica, cioè prendersi cura della Polis, della città. Finalmente incontro persone che si uni- scono per il bene disinteressato del quartiere e non gente che sgomita per far prevalere solo se stessa e le proprie ragioni.” Forse è capita- to anche a voi, è quella distanza che qualche volta ho registrato tra le politiche quotidiane di quartiere e la Politica con la P maiuscola. Da un lato l’associazionismo e lo sporcarsi le mani sui problemi concreti, la ricerca del bene comune da parte del parrocchiano e dell’ateo umanista, dell’italiano e dell’italiano di nuova generazione. Si, insieme, e nel cuore la crisi delle fabbriche e la disoccupazione, così come sempre presente quella fantasia creativa che serve per sopperire alla costante mancanza di risorse economiche, la progettualità di chi guarda il quartiere con gli occhi del figlio gra- to. Dall’altra quella rituale contrapposizione a volte sterile e puerile, interessi personali che tendono a prevalere su quelli collettivi. Insom- ma non è certo tutto così, grazie al cielo non è sempre così. Ma quello che voglio dire è che tra i due scenari non ho dubbi, io oggi prefe- risco il primo. Mi pare più concreto e solidale, più sano, più vicino alla gente e ai suoi bisogni. Per questa ragione ho accettato la richiesta di registrare e dirigere Oregina informa. Lo farò sapendo di essere l’ultimo arrivato, aiutando la redazione a mettere a fuoco le notizie e la cro- naca oggettiva dei fatti. Lo farò sotto l’esperta guida del Presidente di Oregina in rete Enri- co Pagliuolo che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato. Ci saranno poi Fabio Mori, Stefano Lanini, Franco Avran, Lidia Siutz e Giorgio Belfiore, proprio quegli amici al bar che volevano cambiare alcune cose, cambia- re il mondo. Con loro tutta la redazione che ha contribuito a realizzare questo numero e gli altri amici che come noi, gratuitamente e volentieri, avranno voglia di dedicare un po’ di tempo e fatica per raccontare Oregina e la sua gente, Oregina e la sua storia, Oregina e i suoi problemi, Oregina e le sue speranze. Si tratta di storie, vicende, racconti e testimo- nianze, poesie e cronaca di un quartiere così importante per la Genova di ieri, così deter- minante nella Genova di oggi, un laboratorio permanente di accoglienza e integrazione per la Genova di domani. Allora salutiamo il nuovo giornale genovese, e buona lettura a tutti. Lorenzo Rizzo Oregina Informa diventa giornale di quartiere Il direttore Lorenzo Rizzo racconta e presenta il nostro periodico

Transcript of L’Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Genova ... · Piazza dei Popoli gremita: ......

Pubblicazione indipendente di informazione e cultura riservata agli iscritti delle associazioni aderenti ad “Oregina in Rete”stampato in proprio

Oregina ancora Resiste >> 1 Eventi >> 4 La Tanna da Dragunea >> 6 Gioco d’azzardo >> 6 Speciale Sport >> 7

ANNO I I/ N. 5 - GIUGNO 2014 distribuzione gratuita www.facebook.com/oreginainforma - [email protected] - webradio: www.radionomy.com/radioreteoregina

Oregina ancora ResisteGrande pubblico e partecipazione alle Celebrazioni del 69° della Liberazione nel quartiere: la Rete è vincente

I piccoli calciatori in piazza per un momento dedicato alla memoria

Piazza dei Popoli gremita: pomeriggio insieme a Quartiere in Piazza

E’ trascorso poco più di un anno dalla nascita della nostra rete di associazioni.

Per la seconda volta, quindi, è la rete che, grazie alla strettissima collaborazione con la sezione dell’Associazione Nazionale Par-tigiani d’Italia, ha organizzato per Oregina le celebrazioni per la Liberazione dal nazi-fascismo, quest’anno giunte al sessantano-vesimo anniversario.Il calendario ricchissimo degli eventi, ha prodotto un enorme afflusso di pubblico, di cittadini, che non sono stati attirati però dal solo aspetto ludico e culturale delle mani-festazioni, dalla cena piuttosto che dal con-certo o dagli eventi sportivi.La sensazione raccolta in strada, tra la gen-te del quartiere e tra i tanti arrivati da altre zone della città, è stata in diverse occasioni, di vera partecipazione al significato profon-do delle Celebrazioni.Il venticinque aprile, è da sempre molto sentito nel nostro microcosmo di quartie-re-paese, forse perchè così vicino ai luoghi delle battaglie, alla “montagna” dei parti-giani, forse perchè qui è stato davvero alto il contributo diretto in vite umane offerto per la lotta contro il regime fascista e contro l’invasore tedesco e nazista, contro l’oppres-sione.In ogni occasione, davanti alle lapidi che ri-cordano i nomi dei giovani caduti, si è radu-nata una grande folla, e se le parole di chi, di volta in volta, è stato chiamato a ricordare il sacrificio dei partigiani e con esso la me-moria della Resistenza per la Libertà come valore assoluto, hanno mosso alla commo-zione e stretto i cuori intorno alle vecchie bandiere di guerra, intorno, si è sentito tan-gibile e forte un interesse rinnovato perchè non si spenga la memoria, perchè sia sem-pre desta l’attenzione e la guardia sia alta e vigile.Se dobbiamo riconoscere che anche qui, tra le nostre vie, sono ancora purtroppo vivi fo-colai infetti dall’intolleranza e dai fascismi, e addirittura viene cercata la provocazione e si offende la memoria propria della cele-brazione del venticinque aprile, ecco che abbiamo palese dimostrazione che questo cancro va ancora combattuto e vinto, per-ché sconfitto allora, non possa mai risolle-vare la testa.Uno per uno Oregina ha ricordato i suoi ca-duti nella Resistenza, uno ad uno li ha con-tati con i rintocchi della piccola campana sorretta dal cippo sulla Rotonda, per ognu-no, simbolo di ricordo e di orgoglio, è stata deposta una corona d’alloro, preparata dalle mani delle volontarie e dei volontari delle associazioni, e addirittura Oregina In Rete ha fatto dono al Municipio delle corone an-date ad onorare i caduti di tutto il territorio di competenza del Centro Est.

Anche i bimbi che partecipavano al grande Torneo di Calcio sul campo intitolato ad Aldo Gastaldi, hanno interrotto per qual-che breve istante le loro partite, per salire sul Belvedere e portare il loro ricordo e la loro presenza dinanzi a quei giovani parti-giani che sulle strade del nostro quartiere erano cresciuti ed hanno lasciato la vita.Se, ovviamente, la giornata del venticinque aprile è stata punto focale e fulcro di tutte le manifestazioni, è stato però immenso il la-voro di preparazione, iniziato già dalla fine di gennaio mentre si terminava l’organizza-zione del calendario degli eventi carneva-leschi, sviluppato in strettissima collabora-zione con l’associazione Quartiere In Piazza e con altre realtà del quartiere.Con la composizione degli eventi, si è volu-to, ancora una volta realizzare avvenimenti che fossero festa e riflessione sul significato della ricorrenza e di tutta quella che fu la lotta di Resistenza e la Liberazione. Si sono così attivati tutti i singoli circoli e le associazioni parte della rete, con le loro proposte gastronomiche e ludiche. Si è par-tecipato come soggetto proponente e pri-mario alla deposizione delle corone presso i tradizionali luoghi di ricordo, ma siamo anche e soprattutto andati nelle scuole, por-tando i partigiani tra i bambini e i ragazzi delle scuole medie Gastaldi e Don Milani, insieme allo spettacolo teatrale di Marco Rinaldi che racconta piccoli episodi della Resistenza.Abbiamo organizzato un grande torneo di calcio per i più piccoli, riportando il Cen-tro Sportivo Aldo Gastaldi, non un caso l’intitolazione al grande “Bisagno”, ai fasti splendidi dei tornei di quartiere di tanti anni fa, e coinvolgendo società da Liguria, Piemonte e Lombardia, oltre a moltissimi cittadini festosi; abbiamo celebrato sulla nostra Rotonda e per le strade di tutta Ore-gina sino alla Piazza dei Popoli, dove cen-tinaia di persone si sono ritrovate accanto alle bandiere dell’A.N.P.I. e di fronte ad un palco da cui un intero pomeriggio musicale ha arricchito la kermesse d’aprile di arte e melodie d’artista.Abbiamo proposto nelle scuole e nelle no-stre sedi una mostra fotografica che riper-corre i momenti che hanno portato pochi mesi fa i nostri giovani a visitare i campi di morte di Auschwitz e Birkenau.Abbiamo ascoltato le parole di oratori e conferenzieri illustri come Luca Borzani, direttore di Palazzo Ducale, abbiamo vissu-to, mangiato, ballato e giocato gli uni insie-me ed accanto agli altri, così come ricorda una frase che abbiamo voluto rendere icona sulle nostre pagine web: ogni partigiano era uno, insieme divennero Resistenza.

...segue a pag. 2

spettacolo e celebrazione per O.I.R.

Genova contro l’azzardopatia: una battaglia comuneL’Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Genova Oddone per Oregina Informa

E ora...siamo un giornale.Ecco una bella notizia: Oregina InForma smette i pantaloni corti e diventa grande.Ci eravamo e vi avevamo promesso di fare sul serio, con questa allegra e un tantino folle brigata di dilettanti allo sbaraglio che un anno fa aveva iniziato a chiamarsi redazione. Abbiamo cambiato formato già dal secondo numero, abbiamo aggiorna-to veste grafica e leggibilità, abbiamo incrementato a dismisura i conte-nuti, ma non bastava.Da oggi Oregina InForma è una testata giornalistica, ed ha la dignità e l’autorevolezza di un giornale, al pari di ogni grande testata, mantenen-do comunque assolutamente un ambito di diffusione gratuito e locale.

...segue a pag. 4

distribuzione gratuita

stampato in proprio

La proliferazione del gioco d'azzardo in Italia nel corso degli ultimi anni

rappresenta una vera e propria piaga sociale ed economica. Facilitata da una concezione delle liberalizzazioni senza criterio alcuno, essa ha visto interi quar-tieri popolari delle nostre città trasfor-marsi in piccole, degradate Las Vegas in cui vivibilità, decoro e senso di sicurezza hanno subìto un degrado tangibile. A ciò si aggiunge il fatto socialmente de-vastante di portare alla rovina finanziaria persone cadute preda dell'azzardopatia e conseguentemente crisi esistenziali per intere famiglie, oltre a privare il sistema

economico locale di risorse che potreb-bero essere diversamente utilizzate a fini produttivi e non dissipate. In sostanza, la dipendenza dal gioco ha ricadute pesan-tissime sul risparmio e sulle condizioni economiche delle famiglie che, come emerge da ricerche nazionali, spendono nel gioco somme maggiori rispetto all’e-ducazione e alla salute.Dal primo giorno del nostro insedia-mento siamo stati investiti da questa emergenza, con segnalazioni quotidiane da parte di cittadini giustamente pre-occupati per un fenomeno che sembra-va semplicemente inarrestabile, con la difficoltà di spiegare che non si trattava di licenze o concessioni rilasciate dal Comune bensì di autorizzazioni ema-nate a livello centrale che non solo non controllavamo ma di cui venivamo a conoscenza solo nel momento in cui la sala VLT apriva, o la slot machine veniva installata presso il proprio tabacchino o bar sotto casa. Ci veniva quindi, com’è naturale che sia, quotidianamente se-gnalata la necessità di porre un argine al diffondersi di un fenomeno che ha pesanti ricadute sulle fasce deboli della popolazione, sull’ordine pubblico e sulla la sicurezza urbana. Già la precedente Amministrazione si era occupata attiva-mente della cosiddetta “ludopatia”, isti-tuendo la Consulta permanente sul gio-co d’azzardo. ...segue a pag. 6

Francesco Oddone

Eravamo 4 amici al bar, che volevano cam-biare il mondo - canta convinto Gino Paoli.

Altrettanti, o poco più ma con la stessa con-vinzione, eravamo qualche settimana fa in un bar storico di Oregina quando si è pensato di trasformare il giornalino “Oregina informa” in un vero e proprio giornale di quartiere bimen-sile, ovvero una testata giornalistica registrata al Tribunale di Genova con tanto di redazione, editore e direttore responsabile. A me spetterebbe il terzo ruolo, quindi con dovere di cronaca vado subito ai fatti. Circa un mese fa un collega che stimo molto dal punto di vista professionale e umano, Franco Avran, mi chiede se ho piacere di conoscere un grup-po di amici che ha costituito un’associazione a Oregina. La proposta mi incuriosisce, ci ve-diamo per l’appunto al bar e tra noi sviluppa subito un’interessante dibattito sulla necessità di informare e coinvolgere di più gli abitanti di Oregina sulle iniziative organizzate dalle di-verse associazioni presenti nel quartiere. Ben dodici di queste ne hanno costituita una di secondo livello, Oregina in Rete, per provare a coordinarsi e darsi man forte nell’organizza-zione delle diverse iniziative. Ho trovato que-sta scelta così semplice, genuina, controcor-rente. Un po’ come ritrovare una perla rara di cui avevo perso le tracce. Li ho visti all’opera, seduti attorno ad una grande tavola per orga-nizzare la memoria del 25 aprile e altri eventi, sorridenti e rispettosi, creativi e liberi. Tra me ho pensato “Questo va raccontato: è la vera politica, cioè prendersi cura della Polis, della città. Finalmente incontro persone che si uni-scono per il bene disinteressato del quartiere e non gente che sgomita per far prevalere solo se stessa e le proprie ragioni.” Forse è capita-to anche a voi, è quella distanza che qualche volta ho registrato tra le politiche quotidiane di quartiere e la Politica con la P maiuscola. Da un lato l’associazionismo e lo sporcarsi le mani sui problemi concreti, la ricerca del bene comune da parte del parrocchiano e dell’ateo umanista, dell’italiano e dell’italiano di nuova generazione. Si, insieme, e nel cuore la crisi delle fabbriche e la disoccupazione, così come sempre presente quella fantasia creativa che serve per sopperire alla costante mancanza di risorse economiche, la progettualità di chi guarda il quartiere con gli occhi del figlio gra-

to. Dall’altra quella rituale contrapposizione a volte sterile e puerile, interessi personali che tendono a prevalere su quelli collettivi. Insom-ma non è certo tutto così, grazie al cielo non è sempre così. Ma quello che voglio dire è che tra i due scenari non ho dubbi, io oggi prefe-risco il primo. Mi pare più concreto e solidale, più sano, più vicino alla gente e ai suoi bisogni. Per questa ragione ho accettato la richiesta di registrare e dirigere Oregina informa. Lo farò sapendo di essere l’ultimo arrivato, aiutando la redazione a mettere a fuoco le notizie e la cro-naca oggettiva dei fatti. Lo farò sotto l’esperta guida del Presidente di Oregina in rete Enri-co Pagliuolo che ringrazio per la fiducia che mi ha accordato. Ci saranno poi Fabio Mori, Stefano Lanini, Franco Avran, Lidia Siutz e Giorgio Belfiore, proprio quegli amici al bar che volevano cambiare alcune cose, cambia-re il mondo. Con loro tutta la redazione che ha contribuito a realizzare questo numero e gli altri amici che come noi, gratuitamente e volentieri, avranno voglia di dedicare un po’ di tempo e fatica per raccontare Oregina e la sua gente, Oregina e la sua storia, Oregina e i suoi problemi, Oregina e le sue speranze. Si tratta di storie, vicende, racconti e testimo-nianze, poesie e cronaca di un quartiere così importante per la Genova di ieri, così deter-minante nella Genova di oggi, un laboratorio permanente di accoglienza e integrazione per la Genova di domani. Allora salutiamo il nuovo giornale genovese, e buona lettura a tutti.Lorenzo Rizzo

Oregina Informa diventa giornale di quartiereIl direttore Lorenzo Rizzo racconta e presenta il nostro periodico

Oregina Informa - giugno 2014 - Cultura e società pagina 6

Continua in questo numero la riedizione di un’opera di ricerca storica scritta e stampata

nel 2004 da Dina Venturi e da Luigi Rubino, affi-data alla custodia del Circolo Pasubio e riscoperta da Giorgio Belfiore.Genova e la guerra di successione austriacaNel 1740 scoppiava la guerra di successione au-striaca. Morto l’Imperatore Carlo VI, sarebbe dovuto succedergli la figlia Maria Teresa, moglie di Francesco di Lorena, che era diventato Gran-duca di Toscana. Contro la successione di Maria Teresa si levarono alcuni pretendenti al trono d’Austria, ognuno appoggiato, secondo l’uso, a qualche influente stato europeo.Tra i pretendenti era il Re di Prussia Federico II, che mirava ad ingrandire il suo giovane regno. Seguirono il suo esempio la Baviera, la Francia e la Spagna. In aiuto di Maria Teresa si schieraro-no Inghilterra, Olanda e il Re di Sardegna.Carlo Emanuele III di Savoia era desideroso di vendicarsi del Borbone di Francia, che nella guerra precedente l’aveva costretto a ritirarsi da Milano, quasi completamente occupata dalle forze sabaude. Genova, che si era alleata con la Francia, fu invasa dall’esercito austriaco che, a sua volta, fu costretto a ritirarsi dalla nostra città in seguito alla sommossa popolare, causata dagli atti di prepotenza e da offese alla popolazione che non volle aiutare gli invasori a recuperare un mortaio affondato nel fango.A causa della nuova alleanza, Genova aveva do-vuto rinunciare alla neutralità ed aprire le por-te agli alleati, comandati dal Botta Adorno, un fuoriuscito genovese che governò con estrema durezza, tanto che il popolo finì col ribellarsi, incoraggiato dall’episodio di Balilla.Eroi e poeti

La rivolta era scoppiata come per incanto.Una rivolta che sarebbe passata alla storia.

Balilla divenne sinonimo di eroe popolare.Di fronte al monumento eretto al “ragazzo di Portoria”, il Poeta finge di colloquiare col piccolo eroe del V dicembre e gli chiede:

...c’è un inno in Italiache grida il tuo nometra nomi di guerra...Balilla, lo sai?

Era stato proprio un altro giovane eroe geno-vese, ardente d’amor patrio, Goffredo Mame-

li, a ricordare nel suo profetico inno, oggi diven-tato simbolo dell’Italia libera ed unita, il valore di un fanciullo che, di fronte alla prepotenza di soldati stranieri, armati fino ai denti, non ha esi-tato a dare il “via” alla sommossa nei vicoli di Genova, esempio di coraggio a coetanei e adulti:

...che invidia pel sassolanciato a buon segnodal maschio monello!

E’ un poeta che dialoga col misterioso Balilla raffigurato nel monumento di Portoria, mentre un altro poeta-eroe poteva cantare: ...i bimbi d’I-talia si chiaman Balilla...Chi? Goffredo Mameli!

La rivolta che passò alla storiaOëginn-a ... e un po’ de storia (seconda parte)

Fatti e figure: eroi della storica giornata

Molti, durante la rivolta popolare del 5-10 di-cembre 1746, furono gli atti di eroismo, di

coraggiosa noncuranza delle ferite e della morte. Fra i capi della sommossa si distinse Giovanni Carbone, giovane di ventidue anni, oste a Prè, il quale tolse agli austriaci le chiavi della città e le riconsegnò al Senato con queste parole:

Queste chiavi da voi consegnate vilmente al nemico,al prezzo del nostro sangue le abbiamo riscat-tate.Pensate voi a custodirle meglio per l’avvenire.

Alcuni storici, tra cui anche Vito Vitale, non sono d’accordo sul tono della riconsegna delle chiavi al Senato e preferiscono le parole incise sulla lapide che stava di fronte alla Darsena: “A Giovanni Carbone popolano di Prè, insigne esem-pio di virtù cittadina, nel 1746 strappa eroica-mente dalle mani straniere le chiavi di Genova e, le restituisce magnanimo al governo, che le aveva debolmente cedute”.Un ragazzo - Un adolescente - Un giovane co-raggioso

Un trittico straordinario da presentare ai po-steri.

Un ragazzino: Balilla. Ma è esistito veramente il “ragazzo di Portoria”? Nonostante le accura-te ricerche, nonostante il certificato di nascita rilasciato dal Municipio di Montoggio al gio-vanissimo Giovanni Battista Perasso, restano ancora molte perplessità riguardanti il nome e la persona del coraggioso fanciullo che dette il via alla liberazione della città. Certo: soltanto una creatura ingenua ed inesperta poteva essere convinta che un sasso riuscisse a dar fine all’in-cresciosa situazione creatasi. Solo un bambino poteva pensare di sopraffare col lancio di un sasso un nemico agguerrito e ben determinato. Non importa chi sia il piccolo eroe: quel mattino di dicembre, bastò il suo coraggio a dare il via alla riconquista della libertà. Un altro giovane personaggio compare sulla scena il giorno della rivolta popolare che non ha l’eguale: un giovi-netto, il Pittamuli. Più esperto del ragazzino di Portoria, forse già abituato alla guerriglia, si munisce di un’arma abbandonata da un soldato austriaco in fuga e di una fascina di aridi sterpi, che prima incendia e poi porta là dove si sono asserragliati alcuni austriaci, che egli costringe ad uscire allo scoperto.Ultimo eroe della storia giornata, un giovane ventenne, il valoroso Pier Maria Canevari, che insegue i nemici in fuga, fino al Passo della Sco-ferra. Muore lo stesso giorno, combattendo.Una targa così ricorda: Pier Maria Canevari

sangue dogale di Genovavincendo e cadendo ventiduenneil primo maggio 1747contra il croato minacciantefu l’alfiere dell’olocaustoe della compiuta liberazione

...segue nel prossimo numero

Come ti divento un giocatore d'azzardoLe cause di un fenomeno in aumento, ma anche qualche soluzione

Resta difficile spiegare come si inizia a gio-care, ma cercheremo nel modo più sincero

di dirvi come ci si avvelena lentamente con il gioco, (ribadisco gioco in quanto inizialmente non si riesce a comprendere a cosa, purtroppo, si va incontro). La prima volta ci si trova casual-mente vicino ad una “slot” e si osserva altri che giocano: può essere un bar, una tabaccheria, una sala da gioco, una sala bingo, on line, queste macchine si trovano ovunque. Si guarda queste persone che giocano, le quali sono letteralmen-te attratte, incantate dal movimento dei rulli che girano, fumano una sigaretta dietro l’altra, sono come inebetiti, sono giocatori definiti nor-mali, oppure sono giocatori d’azzardo, quindi malati di gioco compulsivo. In moltissimi casi si inizia incoscientemente e magari si inizia a giocare con una piccolissima somma, e alcu-ne volte chi inizia casualmente vince: sembra quasi che la macchina sappia che non hai mai giocato e che quelle piccole vincite servano ad invogliarti a continuare. Bene, anzi malissimo: esci da dove sei entrato euforico, felice, pen-sando “accidenti qui divento benestante, devo riprovare per vincere molto di più”. Il percorso in discesa del giocatore d’azzardo è iniziato. Ri-torni nella stessa sala e rigiochi, e magari vinci ancora un’ulteriore piccola somma e dici e pensi che finalmente riuscirai a risolvere tutti i piccoli problemi quotidiani. Ritorni nuovamente, ma questa volta non vinci, anzi perdi tutto quello che avevi vinto precedentemente, oltre a tutti i soldi che avevi in tasca. Esci e pensi che è colpa della sfortuna e che non era la giornata giusta, oppure che avresti dovuto scegliere un’altra slot e che se tornerai domani sicuramente ti rifarai. Purtroppo la realtà è un’altra: chi vince è e sarà solo il “banco”, in questo specifico caso le slot e questo vale, purtroppo, per qualunque altro gio-co d’azzardo.Il declino è cominciato e tu ritornerai in quella sala o in altre, il percorso del giocatore com-pulsivo è appena iniziato e sarà difficilissimo fermarlo; arriverai a mentire, a fare debiti ovun-

que, a impegnare gli ori di famiglia, a rubare, a prostituirti, pur di giocare abbandonerai gli affetti più cari, figli, moglie, genitori, amici. I tuoi migliori passatempi saranno dimenticati e non darai più alcun valore al denaro, non pen-sando ai sacrifici fatti da chi ti sta vicino per guadagnare o mettere da parte le somme sempre più ingenti che getterai nel pozzo senza fondo di quelle macchine. Sognerai di notte il gioco, sarà un incubo che ti perseguiterà minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, giurerai a te stesso che non giocherai più, ma sarà tutto inutile. Arriverà il momento in cui dovrai chiedere aiu-to rivolgendoti al SERT, o alle associazioni che si battono per risolvere i problemi dei giocatori compulsivi. Solo un dato per far riflettere chi legge: il 47% dei giovani fra i quindici e i dician-nove anni ha speso somme di denaro nell’azzar-do. Che cosa si può fare allora per non cadere nella trappola? Non frequentare abitualmente i locali dove sono presenti le macchine chiamate “slot”. Uscire di casa con i soldi strettamente necessa-ri. Rammentare che chi vince è sempre il gioco e tu sarai sempre perdente. Non permettere di farti illudere dalla pubblicità ingannevole di facili vincite: l’unica cosa vincente è evitare as-solutamente di giocare. Dare il giusto valore al denaro. Ragionare sul fatto che una grande per-centuale di giovani ha speso denaro nell’azzardo e fra quelli che hanno giocato uno su quattro ha un profilo di rischio da moderato a grave, ricor-dando che siamo tutti a rischio. Capire e trasmettere il messaggio ad amici, ami-che e conoscenti, che il gioco d’azzardo può solo portare alla rovina.GIOCATORI ANONIMI è un’associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza, al fine di risolvere il loro problema comune, di aiutare altri a recu-perarsi dal gioco compulsivo. L’unico requisito per divenirne membri è il desi-derio di smettere di giocare: non vi sono quote o tasse da pagare per essere membri di G.A. L’as-sociazione è autonoma mediante i propri contri-buti. Giocatori Anonimi non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione. Non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa. Lo scopo primario dell’associazione è astenersi dal gioco ed aiutare chi è giocatore compulsivo a fare lo stesso.

In Liguria è possibile trovare l’associazione Giocatori Ano-nimi nelle seguenti sedi:Genova via della Consolazione, 3tel.: 340 [email protected] orario: lunedì: 19.30-21.30sabato: 15.00-17.00Genova Sampierdarenavia p. Madonna delle Grazie, 1tel.: 340 [email protected] orario: mercoledì 19.30-21.30Savona“Casa dell’Auto Mutuo Aiuto”via Crispi, 20 Quartiere Lavagnola (ex Iª Circoscrizione)tel.: 342 [email protected]: giovedì 18.30-20.30

particolare del arazzo conservato al Pasubio

La Grotta della Dragonaria (Tanna da Dragunea in dialetto genovese) è una

cavità situata nel comprensorio del Parco del Peralto - non molto lontano dal loca-le “La Polveriera” - la cui frequentazio-ne da parte di naturalisti, escursionisti ed esploratori si riscontra a partire dal XIX secolo. La cavità, che si apre in una tipologia di roccia calcarea denominata “flysch del Monte Antola”, ha uno svilup-po planimetrico di circa 200 metri ed è percorsa, al suo interno, da un piccolo corso d’acqua, la cui portata varia con le stagioni ed a seconda delle precipitazio-ni cadute. Una delle sue prime citazioni risale all’anno 1885, a cura dell’entomo-logo genovese Raffaello Gestro, il quale ne descrive, negli Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, la fauna presente all’interno, segnalando la presenza di pipistrelli, ragni, coleotteri e crostacei acquatici. Le esplorazioni siste-matiche sono state iniziate, nel 1943, da Nino Sanfilippo e continuate, nel 1950, dal Gruppo Speleologico Ligure A. Issel e, nel 2002, dall’Associazione Speleolo-gica San Giorgio. La ricognizione della grotta è stata terminata nell’anno 2006 dallo Speleo Club Gianni Ribaldone che, con la collaborazione della predetta As-sociazione Speleologica, ha raggiunto la sala terminale ed eseguito il rilievo della parte inesplorata. Il primo tratto della grotta - facilmente visitabile purché muniti di casco e di una buona fonte di illuminazione - è lungo circa 50 metri e termina raggiungendo un sifone quasi perennemente allagato.Successivamente, la cavità diventa per-corribile unicamente da speleologi qua-lificati ed opportunamente attrezzati, in periodi di siccità e con una buona dose di rischio, strisciando per una ventina di metri in una galleria quasi completa-mente sommersa. Avanzando, il percor-so diventa stretto e sinuoso, fra rami al-lagati e molto fangosi, per circa ulteriori 150 metri, fino alla sala terminale, ampia circa 7 mq, dove troviamo un piccolo lago di acqua fresca e limpida.Degne di nota diverse concrezioni, che si trovano, purtroppo, oltre il sifone, tra le quali si evidenzia una bella colonna stalagmitica, alcune colate calcaree e va-schette concrezionali piene d’acqua.Henry De SantisSpeleo Club Gianni Ribaldone Genova

La "Tanna da Dragunea"Viaggio all’interno di una meraviglia del nostro territorio

Per ulteriori informazioni:http://www.ribaldone.altervista.org

http://[email protected]

Per noi di Oregina, concepiti quando la guerra sembrava finita e nati nel pie-

no della resistenza all’occupazione nazista, per noi del ’44 e dintorni, l’ infanzia è stata bellissima. Il ricordo dei primi mesi di vita trascorsi sotto i bombardamenti degli “al-leati liberatori” evitati con fughe nella gal-leria rifugio di via Paolo della Cella, (oggi in uso al Circolo Pensionati di Oregina) non ci appartiene. L’angoscia di quei giorni l’hanno sofferta soltanto i nostri cari che percepivano sino in fondo l’implacabile pe-ricolo che arrivava dal cielo. Di quel tempo conosciamo soltanto i racconti. Con noi la sorte è stata gentile. Nessun ricordo, nessu-na sofferenza. I ricordi affiorano dai mesi successivi a quegli eventi e sono ricordi di un tempo felice. Non che lo fossero davvero, perché le difficoltà di una povertà diffusa pe-savano giorno dopo giorno; semplicemente la nostra percezione, quella di bimbi poveri e consapevoli delle difficoltà, era addolci-ta dalla spensieratezza di quella età e dalla gioia di vivere in un “paese” ed un paesag-gio che offriva tutto quello che un bambino povero potesse desiderare. Il nostro paese era ben delimitato da confini precisi. Oregi-na era da via Casaccia e via Carbone in su. Non c’era via Vesuvio e via Balestrazzi era chiusa come via Montanari sopra la quale non c’erano altri palazzi. In fondo a questa via c’era il monte, oggi scomparso e sostitu-ito dall’Ostello della Gioventù. In quell’area

c’era anche la villa “du Gillu”, una famiglia di contadini confinante con un’altra villa simi-le, quella dell’ Armida (in Torre). La “Trat-toria Rosa” era dove si trova attualmente ed il nome era riferito alla titolare del locale e non al parco, che non esisteva ancora come tale. Da lì si poteva godere di uno spettaco-lare panorama cittadino e lì arrivavano, con la bella stagione, moltissimi gitanti del cen-tro. Avevamo quindi a disposizione spazio libero per praticare ogni genere di attività e di gioco. Su tutte il pallone, perché dopo il portone numero 8 di via Montanari c’e-ra un campetto, uno dei tanti presenti nel quartiere, un po’ pietroso ma a noi sembrava bellissimo dopo le pulizie stagionali. Di-sponeva di spalti naturali rappresentati dal monte che saliva dal bordo campo e garan-tiva una capienza di spettatori illimitata. Era il nostro campo di battaglia di innumerevoli sfide “ai 10”(gol). Nel 1960, in estate, si svol-se un memorabile torneo di calcio tra i bar e le società del quartiere, per due categorie di partecipanti: i “giovani” che arrivavano ai 18 anni ed i “grandi” oltre i 18. Nell’altro lato del quartiere, il lato ovest, c’erano altre ville, la più bella delle quali era la “Ravera” situata alla fine di via Balestrazzi. Anche lì c’erano molti alberi da frutta che “tentava-no” i passanti a peccare e “grattare” quella di stagione. Si, quello “de grattà” era un vizio diffuso tra i giovani del quartiere quasi fosse una cosa lecita. In realtà era semplicemente un furto che appariva tollerabile dal pen-siero prevalente, non quello dei proprietari naturalmente, forse perché legato alla diffi-cile situazione economica diffusa. Ricordo che con la massima naturalezza ci davamo appuntamento per andare a “grattà” un pò di frutta “dau Gillu”. Il quale, per la verità si rifaceva del danno subito alla sera, quando passava nelle case vicine a vendere il suo latte appena munto. Quel latte che alcune volte bolliva in modo strano e non traboc-cava mai dal pentolino, forse perché allun-gato con qualche goccia di acqua di troppo. Ciononostante quello era un buon latte, di quel latte che sembra essersi estinto con l’a-vanzare del progresso alimentare. “U Gillu” arrivava con un grande recipiente di latte in

alluminio e provvisto di un mestolo da 1/4 di litro, suonava contemporaneamente alla porta di tutto un piano e dosava il quantita-tivo richiesto nei pentolini dei clienti. Faceva una distribuzione che oggi chiamiamo a km zero. Quando arrivava non doveva suonare per entrare nel portone: allora c’era un por-tone di legno pesantissimo che veniva chiu-so soltanto nelle giornate fredde e di neve. In quei giorni nelle case il freddo penetrava inesorabilmente a stento contrastato da stufe a legna e carbone che riscaldavano soltanto un locale: la cucina. Quello era l’unico posto caldo della casa e alla sera lo si abbandonava con dispiacere e soltanto dopo aver colloca-to il mattone, riscaldato dalla stufa, sotto le coperte fredde e umide del letto. Si andava a letto dopo essersi vestiti per la notte. I giorni freddi di quegli anni non ci impedivano di incontrarci per giocare. Avevamo “arredato” il monte sopra il campetto con la costruzio-ne di solide baracchette e scavato alcune gallerie che usavamo come rifugi dentro le quali portavamo i riscaldini. Questi altro non erano barattoli di latta con fori per l’a-ereazione e un filo di ferro che serviva come maniglia dentro i quali mettevamo pezzi di legno dandogli fuoco e facendo girare il tutto a mò di fionda. Una volta che la com-bustione si stabilizzava ed il fumo cessava entravamo nei rifugi e ci godevamo il caldo. Il piacere che provavamo non credo potesse essere inferiore a quello provato dai bimbi che oggi stazionano in salotti caldi immersi in quel mondo virtuale proposto dai giochi-ni moderni. La socialità che vivevamo era fatta di cose semplici che insegnava a stare bene in compagnia; e con noi stavano bene anche i cani ed i gatti che vivevano come noi liberi, come noi senza i pericoli del traffico. L’amore per gli animali era diffuso e tutti facevamo qualcosa per accudirli: li alimentavamo con gli avanzi di cibo che ri-uscivamo a procurare, le scatolette per loro ancora non c’erano ma sembravano gradire lo stesso quel cibo. Allora erano molto attivi i “Majin”, gli accalappiacani odierni che ci procuravano allarme e qualche volta anche grossi dispiaceri. Come quella volta che ci portarono via la Lea, quella nostra cagnetta nera con macchie bianche che trovammo un giorno tra i rovi del monte con sette piccoli cuccioli. La adottammo e riuscimmo a col-locare tutti i suoi figli in casa di conoscenti. Stava con noi tutto il giorno non ci lasciava mai e di notte, quando faceva freddo, a turno la tenevamo in casa. Alla mattina ci accom-pagnava a scuola e a mezzogiorno ci veniva ad aspettare all’uscita. Allora i genitori non venivano a prenderci, non usava , ma lei non mancava mai. Una mattina non la vedemmo più dopo che attorno alle ore 5,30 era uscita quando il babbo di uno di noi per recarsi al lavoro, la lasciò libera. Quel giorno i “majin” arrivarono di buon ora e la catturarono. A quel tempo i randagi catturati, dopo una permanenza di 10 giorni se nessuno arri-vava a prenderli venivano soppressi. I cani morsicatori non avevano scampo e dopo le analisi venivano eliminati. La mobilitazione fu totale e coinvolse buona parte del quar-tiere, scoprimmo che si trovava al canile e venimmo a sapere che c’era la denuncia di una signora che diceva di essere stata mor-sicata dalla Lea. Andammo al canile e ci fu detto che per riprenderla dovevamo pagare una cifra non trascurabile a causa delle spese sostenute dal canile e della contravvenzione. Ci mobilitammo tutti e andammo a racco-gliere per rivenderle bottiglie, ferri, stracci, tappi del latte di alluminio, lumache ed altro. Avevamo ricavato una certa somma ma non era ancora sufficiente. La fortuna ci aiutò: la mamma di uno di noi che lavorava in casa di Enzo Tortora che allora abitava in corso Firenze ed era già molto noto come giorna-lista Rai, decise di raccontargli quanto stava accadendo in Oregina. Il giorno 12 giugno 1956 arrivò in via Montanari di fronte ai palazzi 7 e 8, , una “troupe” della RAI a bordo di una Fiat Topo-lino con il tetto aperto, composta dall’autista e da una giornalista che intervistò alcuni di noi e la mamma Adriana. Lo stesso giorno alle ore 19 e 30, il giornale- radio, che allora si chiamava radiosera, nei titoli di presenta-zione annunciava: “nove giorni per salvare la piccola Lea”. Nel servizio si ascoltarono le voci di alcuni di noi bambini e quella della mamma Adriana. Quel servizio fu la salvez-za di Lea. Nello spazio di qualche giorno raccogliem-mo la somma necessaria alla sua liberazione e da quel giorno passò tutte le notti a casa di mamma Maria e papà Mario, i genitori di uno di noi, per il resto della sua vita. Per noi, vecchi del ’44 e dintorni” la nostra vita resta segnata da quei ricordi, la villa “du Gillu”, quella trattoria Rosa, i riscaldini, le partite ai 10, la Lea, quell’annuncio del Radiosera e molte altre semplici cose.Cose di altri tempi.Giorgio Ceccaroni

Noi del '44 e dintorniPiccole storie importanti nel ricordo di chi è nato in Oregina

...segue da pag. 1Di tale organismo fanno parte, oltre ai rappre-sentanti della Civica Amministrazione, associa-zioni e soggetti rappresentativi dei consumatori e degli interessi delle fasce di popolazione vittime degli aspetti più deleteri delle azzardopatie. Essa, sotto la presidenza del consigliere Pier Claudio Brasesco, si è piu’ volte riunita nel corso di questi due anni, ed è proprio nell’ambito dei lavori della Consulta che - anche a seguito della forte spinta e condivisione proveniente dai Municipi - abbia-mo maturato la decisione che fosse necessario adottare in modo prioritario ed urgente una stra-tegia per contenere il proliferare delle sale slot e scommesse oltre che delle macchinette stesse in esercizi tipo bar e tabacchini. Grazie alla Legge Regionale 17/2012 che ha regolamentato la ma-teria, introducendo il concetto di “luoghi sensi-bili”, ci è stato quindi possibile adottare un nuovo regolamento comunale che ha posto dei limiti particolarmente restrittivi per sale gioco, video lottery e locali che installano le slot machine. Le sale gioco devono quindi rispettare distanze mi-nime ben precise da luoghi sensibili come scuole, campi sportivi, chiese e parchi pubblici, ma an-che da uffici postali e sportelli bancomat. Come ci attendevamo il mondo legato al business dell’azzardo ha deciso prontamente, ed in forze, di schierarsi contro il provvedimento, attraverso numerosi ricorsi al TAR (una trentina circa), non ultimo per evitare che il "caso Genova" facesse scuola a livello nazionale rappresentando un precedente pericolosissimo per gli interessi che in questi anni hanno potuto godere di grandi facilitazioni a prescindere da ogni considerazio-ne socio-economica, come si è già detto. Siamo stati quindi particolarmente soddisfatti quando il TAR Liguria ha giudicato l'assoluta legittimi-tà costituzionale del regolamento genovese e, di conseguenza, la piena competenza del Comune a emanare dei limiti motivati, poiché il contrasto alla ludopatia rientra a pieno titolo tra i compiti del Sindaco e dell’Amministrazione che all'inter-no del proprio mandato sono chiamati a tutelare la salute dei cittadini. Varato il Regolamento, e verificata la tenuta dello stesso - da maggio 2013 non ha aperto una singola sala slot né sono sta-te inserite macchinette aggiuntive sul territorio comunale - l’Amministrazione deve proseguire l'azione sul piano culturale in sinergia con le diverse realtà del territorio per far emergere i rischi che corre chi azzarda. In tal senso, in città stanno fiorendo numerose iniziative che dimo-strano la sensibilità dei genovesi al fenomeno e ci conforta nella strada intrapresa. Siamo certi che i cittadini siano in grado di dare forza ed efficacia a questa importante battaglia politica, che vede Genova assoluta protagonista in questo sforzo contro la piaga dell'azzardopatia, anche scegliendo consapevolmente di frequentare quei locali che tolgono, o meglio ancora non hanno mai messo le slot machines, per sostenere coloro che di certo sono economicamente penalizzati dal fare la 'cosa giusta' a favore dei propri clienti. Infine, riteniamo importante che le due principa-li squadre di calcio cittadine, Genoa e Sampdo-ria, si facciano parte attiva in questo movimento contro l'azzardo provando a sostituire gli attuali sponsor, entrambi di marchi legati alle scommes-se ed all'azzardo online, con altri più sani sotto il profilo socio-economico, come accade d'al-tronde per tutte le loro concorrenti. Ai giovani, che sono così largamente esposti a questo tipo di messaggio, vanno dati segnali positivi anche su questo piano: Genova anche sotto questo profilo non merita di il triste primato di capitale italiana dell'azzardo. Francesco Oddone

Genova contro l’azzardopatia