L’arrivo dal Congo, la fame e le notti alla Stazione ... · con i fratelli Vanzina, con Rena ......

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L’ECO DI BERGAMO 47 DOMENICA 19 GENNAIO 2014 Giornata dei migranti L’arrivo dal Congo, la fame e le notti alla Stazione Centrale. Poi il successo come attore e musicista VITA DI PEGAS FIABA AFRICANA PAOLO ARESI Pegas ha 42 anni e quat- tro figli. Viene dal Congo, è un attore affermato, ha lavorato con i fratelli Vanzina, con Rena- to Pozzetto, ha interpretato ruo- li di protagonista in fiction della tv svizzera. Vive a Carobbio degli Angeli. Una storia di emigrazio- ne felice. Pegas Ekamba Bessa è alto, un bel viso, parla in questa saletta del nostro giornale, fuori piove a dirotto. Racconta Ekam- ba che le cose non gli sono sem- pre andate così bene. Spiega: «Sono arrivato dal Congo per un corso di mediatore culturale della durata di un anno, finan- ziato dalla Regione Lombardia, eravamo in tre giovani. È stato un ottimo anno, abbiamo cono- sciuto bene l’Italia, la sua cultu- ra. Ma, scaduto l’anno, ci siamo trovati senza lavoro e senza pro- spettive. Era il 1998. Sono finito a vivere alla stazione di Milano, alla Centrale, nei vagoni dei tre- ni, nei container. Ci sono stati momenti molto duri, non aveva- mo da mangiare. C’erano ragazzi neri alla stazione che ci davano una mano, rubavano cibo nei supermercati, lo dividevano an- che con noi. Io devo molto a que- sti ragazzi, non ho mai dimenti- cato. Quando il mio primo figlio ha compiuto dieci anni, l’ho por- tato alla stazione di Milano, gli ho fatto conoscere questa realtà, è giusto che sappia. Io non di- mentico. Ogni tanto, prendo il treno e vado là e incontro le per- sone in difficoltà e cerco di dare loro una piccola mano. A un cer- to punto sembrava di non vedere più una luce. Alcuni ragazzi con- golesi ci dicevano che non c’era- no possibilità, che o si rubava o si vendeva droga o ci si prostitui- va. Nient’altro». La storia di Pegas somiglia molto a una fiaba, con tanto di morale annessa. Racconta Pe- gas: «In Congo io mi sono diplo- mato all’Accademia di arte drammatica. Dell’Africa qui ap- paiono soltanto le cose brutte, ma ci sono anche aspetti positi- vi. Per questa ragione ho avuto la possibilità di fare il corso di mediatore culturale. So suonare diversi strumenti, canto, ballo, recito. A Milano, con altri amici, avevamo messo insieme una piccola band. Un giorno, nei me- Mi dicevano che non avevo speranze: o spacciare droga o prostituirsi Pegas sta girando un film, è arrivato a metà: cerca fondi per finirlo la Domenica La Giornata La Chiesa celebra oggi la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Raccontiamo la storia di Pegas, arrivato dal Congo, facciamo il punto sull’integrazione, spieghiamo l’esito del convegno di ieri sul tema «Nessuno è straniero». ALLE PAGINE 47, 48 E 49 si della stazione, in uno dei mo- menti più bui, ci invitarono a suonare gratuitamente a una fe- sta dell’Unicef a Pavia. Andam- mo, non dicevamo mai di no, devi sempre impegnarti, darti da fare. Almeno ci diedero qualcosa da mangiare. Nel pubblico c’era il fratello di Maria De Filippi che rimase molto colpito e volle co- noscerci. Lui parlò con Maurizio Costanzo che ci invitò alla sua trasmissione. Andammo a Roma in treno, in prima classe, e per una notte ci fecero dormire in un hotel cinque stelle. Dal contai- ner al cinque stelle. Fu piacevo- le. Ci esibimmo e fu un grande successo. Ma poi tornammo alla stazione. Comunque da allora, pian piano, cominciarono a chiamarci per degli spettacoli. Le nostre esibizioni piacevano molto. Nel giro di qualche mese fummo in grado di potere vivere dignitosamente». Pegas è nato a Kinshasa, la sua è una famiglia benestante per gli standard del Congo, il papà è un colonnello dell’esercito. Oggi Pegas fa l’attore, l’animatore, il musicista. Il suo gruppo si chia- ma «Bantù Band» ed è composto tre congolesi, due italiani e una cantante cubana. Pegas lavora al villaggio africano della Basella di Urgnano, dai padri Passioni- sti. Ha scritto un libro sulla sua esperienza e sulla vita del Congo confrontandola anche con lo sti- le di vita occidentale. Dice Pegas: «Il libro è stato pubblicato dai padri comboniani di Verona, si intitola “L’Africa che fa!!!”. Al- l’inizio doveva essere soltanto un cd musicale, con le nostre composizioni, poi è arrivato an- che il libro. Mi sono sentito stra- no... In Africa la cultura, le sto- rie, vengono trasmesse soltanto per via orale. È una tradizione, è a sua volta un valore. Per noi è strano scrivere, mettere nero su bianco, in modo immutabile. Quando ero in Congo vivevo fa- cendo teatro, era un teatro di contenuto sociale, civico, attra- verso la finzione volevamo fare passare dei valori, dei concetti. Recitavamo in ogni luogo: in ospedale, sull’autobus, nei mer- cati... Ho sempre amato l’arte, ho sempre pensato che mi avrebbe salvato. Quando ero in Congo suonai al pianoforte una sola canzone italiana, napoletana per la precisione: era Santa Lucia. E poi arrivai in Italia proprio il 13 dicembre del 1996. Anche quan- do vivevo nei container, ho sem- pre creduto nell’arte, per questo non ho mai suonato per chiedere elemosina. Mi sembrava di sva- lutare la mia arte». La moglie di Pegas è italiana, i quattro figli sono ancora picco- li, crescono bene. Il più grande ha undici anni e gioca a calcio. Dice Pegas: «Io avrei preferito facesse judo, ma va bene lo stes- so». Pegas ha un sogno: realizza- re un film, un lungometraggio. Lo ha iniziato, è arrivato a metà. Adesso cerca fondi per potere concluderlo. Si intitola «Wake up - Vite parallele». Dice Pegas: «È una storia a cui tengo molto, una storia africana, una storia di emigrazione. Parlo di una que- stione importante, quella della seconda generazione, del rap- porto, spesso del conflitto che si crea fra i genitori africani e i figli nati in Italia». È possibile per chiunque dare una mano, facen- do un versamento a «Associa- zione Gsa onlus» con conto cor- rente presso la Banca Popolare Sondrio (codice Iban IT50 B056 9633 84000002 6727X28). Pe- gas ama la cultura italiana. «Ho studiato teatro, ho letto in Con- go De Filippo e Goldoni, ho stu- diato la musica e le parole per definire i concetti erano tutte italiane. Ho visitato le vostre cit- tà. La cultura è l’Italia. Ma gli italiani devono studiare di più, approfondire, aprirsi al mondo. Io credo che questa sia la chiave del futuro, anche per i miei fra- telli africani: studiare, entrare nella cultura propria e in quella degli altri Paesi. Superare gli steccati dell’ignoranza». n ©RIPRODUZIONE RISERVATA Una scena teatrale con Pegas Ekamba Bessa protagonista. Pegas è musicista, attore, ballerino

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L’ECO DI BERGAMO 47DOMENICA 19 GENNAIO 2014

Giornata dei migranti L’arrivo dal Congo, la fame e le notti

alla Stazione Centrale. Poi il successo come attore e musicista

VITA DI PEGASFIABA AFRICANAPAOLO ARESI

Pegas ha 42 anni e quat­tro figli. Viene dal Congo, è unattore affermato, ha lavoratocon i fratelli Vanzina, con Rena­to Pozzetto, ha interpretato ruo­li di protagonista in fiction dellatv svizzera. Vive a Carobbio degliAngeli. Una storia di emigrazio­ne felice. Pegas Ekamba Bessa èalto, un bel viso, parla in questasaletta del nostro giornale, fuoripiove a dirotto. Racconta Ekam­ba che le cose non gli sono sem­pre andate così bene. Spiega:«Sono arrivato dal Congo per uncorso di mediatore culturaledella durata di un anno, finan­ziato dalla Regione Lombardia,eravamo in tre giovani. È statoun ottimo anno, abbiamo cono­sciuto bene l’Italia, la sua cultu­ra. Ma, scaduto l’anno, ci siamotrovati senza lavoro e senza pro­spettive. Era il 1998. Sono finitoa vivere alla stazione di Milano,alla Centrale, nei vagoni dei tre­ni, nei container. Ci sono statimomenti molto duri, non aveva­mo da mangiare. C’erano ragazzineri alla stazione che ci davanouna mano, rubavano cibo neisupermercati, lo dividevano an­che con noi. Io devo molto a que­sti ragazzi, non ho mai dimenti­cato. Quando il mio primo figlioha compiuto dieci anni, l’ho por­tato alla stazione di Milano, gliho fatto conoscere questa realtà,è giusto che sappia. Io non di­mentico. Ogni tanto, prendo iltreno e vado là e incontro le per­sone in difficoltà e cerco di dareloro una piccola mano. A un cer­to punto sembrava di non vederepiù una luce. Alcuni ragazzi con­golesi ci dicevano che non c’era­no possibilità, che o si rubava osi vendeva droga o ci si prostitui­va. Nient’altro».

La storia di Pegas somigliamolto a una fiaba, con tanto dimorale annessa. Racconta Pe­gas: «In Congo io mi sono diplo­mato all’Accademia di artedrammatica. Dell’Africa qui ap­paiono soltanto le cose brutte,ma ci sono anche aspetti positi­vi. Per questa ragione ho avutola possibilità di fare il corso dimediatore culturale. So suonarediversi strumenti, canto, ballo,recito. A Milano, con altri amici,avevamo messo insieme unapiccola band. Un giorno, nei me­

Mi dicevano che non avevo speranze:

o spacciare drogao prostituirsi

Pegas sta girando un film, è arrivato

a metà: cerca fondiper finirlo

laDomenicaLa Giornata

La Chiesa celebra oggi la Giornata

mondiale del migrante e del rifugiato.

Raccontiamo la storia di Pegas,

arrivato dal Congo, facciamo il punto

sull’integrazione, spieghiamo l’esito

del convegno di ieri sul tema

«Nessuno è straniero».

ALLE PAGINE 47, 48 E 49

si della stazione, in uno dei mo­menti più bui, ci invitarono asuonare gratuitamente a una fe­sta dell’Unicef a Pavia. Andam­mo, non dicevamo mai di no,devi sempre impegnarti, darti dafare. Almeno ci diedero qualcosada mangiare. Nel pubblico c’erail fratello di Maria De Filippi cherimase molto colpito e volle co­noscerci. Lui parlò con MaurizioCostanzo che ci invitò alla suatrasmissione. Andammo a Romain treno, in prima classe, e peruna notte ci fecero dormire in unhotel cinque stelle. Dal contai­ner al cinque stelle. Fu piacevo­le. Ci esibimmo e fu un grandesuccesso. Ma poi tornammo allastazione. Comunque da allora,pian piano, cominciarono achiamarci per degli spettacoli.Le nostre esibizioni piacevanomolto. Nel giro di qualche mesefummo in grado di potere viveredignitosamente».

Pegas è nato a Kinshasa, la suaè una famiglia benestante per glistandard del Congo, il papà è un

colonnello dell’esercito. OggiPegas fa l’attore, l’animatore, ilmusicista. Il suo gruppo si chia­ma «Bantù Band» ed è compostotre congolesi, due italiani e unacantante cubana. Pegas lavora alvillaggio africano della Baselladi Urgnano, dai padri Passioni­sti. Ha scritto un libro sulla suaesperienza e sulla vita del Congoconfrontandola anche con lo sti­le di vita occidentale. Dice Pegas:«Il libro è stato pubblicato daipadri comboniani di Verona, siintitola “L’Africa che fa!!!”. Al­l’inizio doveva essere soltantoun cd musicale, con le nostrecomposizioni, poi è arrivato an­che il libro. Mi sono sentito stra­no... In Africa la cultura, le sto­rie, vengono trasmesse soltantoper via orale. È una tradizione,è a sua volta un valore. Per noiè strano scrivere, mettere nerosu bianco, in modo immutabile.Quando ero in Congo vivevo fa­cendo teatro, era un teatro dicontenuto sociale, civico, attra­verso la finzione volevamo fare

passare dei valori, dei concetti.Recitavamo in ogni luogo: in ospedale, sull’autobus, nei mer­cati... Ho sempre amato l’arte, hosempre pensato che mi avrebbesalvato. Quando ero in Congosuonai al pianoforte una solacanzone italiana, napoletana perla precisione: era Santa Lucia. Epoi arrivai in Italia proprio il 13dicembre del 1996. Anche quan­do vivevo nei container, ho sem­pre creduto nell’arte, per questonon ho mai suonato per chiedereelemosina. Mi sembrava di sva­lutare la mia arte».

La moglie di Pegas è italiana,i quattro figli sono ancora picco­li, crescono bene. Il più grandeha undici anni e gioca a calcio.Dice Pegas: «Io avrei preferitofacesse judo, ma va bene lo stes­so». Pegas ha un sogno: realizza­re un film, un lungometraggio.Lo ha iniziato, è arrivato a metà.Adesso cerca fondi per potereconcluderlo. Si intitola «Wakeup ­ Vite parallele». Dice Pegas:«È una storia a cui tengo molto,

una storia africana, una storia diemigrazione. Parlo di una que­stione importante, quella dellaseconda generazione, del rap­porto, spesso del conflitto che sicrea fra i genitori africani e i figlinati in Italia». È possibile perchiunque dare una mano, facen­do un versamento a «Associa­zione Gsa onlus» con conto cor­rente presso la Banca PopolareSondrio (codice Iban IT50 B0569633 84000002 6727X28). Pe­gas ama la cultura italiana. «Hostudiato teatro, ho letto in Con­go De Filippo e Goldoni, ho stu­diato la musica e le parole perdefinire i concetti erano tutteitaliane. Ho visitato le vostre cit­tà. La cultura è l’Italia. Ma gliitaliani devono studiare di più,approfondire, aprirsi al mondo.Io credo che questa sia la chiavedel futuro, anche per i miei fra­telli africani: studiare, entrarenella cultura propria e in quelladegli altri Paesi. Superare glisteccati dell’ignoranza». n

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Una scena teatrale con Pegas

Ekamba Bessa protagonista.

Pegas è musicista, attore,

ballerino