I genocidi del Congo
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Genocidio del Congo
Dove
Il Congo è uno stato situato nel centro dell’Africa, uno stato ricco di risorse, dai minerali
agli alberi di gomma.
Il Congo subì due invasioni, una
verso la metà del 1800 da parte
di Leopoldo II, l’altra negli
ultimi anni del 1900 ad opera di
alcuni stati confinanti.
Quando
Prima invasione
Verso la metà del 1800, l’Africa fu portata di nuovo alla ribalta europea dagli esploratori che vi si
addentrarono per curiosità scientifica, scopi umanitari e missionari. I loro resoconti rivelarono pure le
ingenti risorse naturali di cui era ricco il continente, scatenando tra le potenze europee, grandi e
piccole, la corsa all’Africa.
Ne è un esempio il giornalista Henry Morton Stanley che, tra il 1874 e 1877, diresse la prima
spedizione africana da est a ovest, da Zanzibar all’Atlantico, discendendo tutto il corso Vi posso provare
che la potenza che possiederà il Congo potrà assorbire in se stessa il commercio di tutto il suo enorme bacino. Il
fiume è e sarà la grande autostrada per i traffici dell’Africa occidentale».
Era proprio quello che cercava re Leopoldo II per realizzare le sue ambizioni coloniali. Per aggirare il
governo belga, che non mostrava interesse né aveva risorse economiche e militari per un’avventura
imperialista, nel 1876 il sovrano fondò l’Associazione internazionale dell’Africa (poi
Associazione internazionale del Congo); nel 1878 prese Stanley al suo servizio e lo inviò nella
regione congolese per stipulare contratti commerciali e diplomatici con le popolazioni dislocate nel
bacino del fiume Zaire, ribattezzato Congo.
In pochi anni l’agente Stanley firmò oltre 400 trattati di commercio o protettorato con i
capi locali; con il sostegno dello schiavista arabo Tippu Tip fondò diversi empori, tra cui Stanleyville
e Léopoldville e avviò lo sfruttamento sistematico del paese.
L’esempio di Leopoldo fu imitato dal cancelliere Bismarck, che si precipitò a
procurare un posto al sole per la Germania. Ma la comparsa sulla scena di due nuove
potenze coloniali, provocò le reazioni della Francia, Gran Bretagna e Portogallo, i cui interessi
nella regione risalivano a un periodo molto anteriore.
Per appianare le divergenze, fu convocata la Conferenza dell’Africa Occidentale, meglio
conosciuta come Conferenza di Berlino, in cui parteciparono quasi tutti i paesi europei, più
Turchia e Stati Uniti. Dal novembre 1884 al febbraio 1885, l’Africa fu spartita in zone
di influenza, con confini che resistono a tutt’oggi. Le rivalità tra le varie potenze
favorirono le mire di Leopoldo, sostenute dal Bismarck e l’antico regno del Congo fu diviso in
tre parti: al Portogallo toccò l’Angola e Cabinda; alla Francia la fetta a nord del
fiume Zaire; al monarca belga le terre esplorate da Stanley, cioè tutto il bacino
del grande fiume e zone circostanti. Nasceva il Libero stato del Congo che il
parlamento belga riconobbe come proprietà «esclusiva» di Leopoldo II, senza
gravami sui contribuenti belgi.
Non pago dell’immenso territorio, grande come l’Europa, re Leopoldo, con pretesti più o
meno «scientifici», organizzò spedizioni per impadronirsi, a nord, delle regioni del Sudan
orientale e, a sud, delle province del Kasai e Baluba: quasi 2,5 milioni di chilometri quadrati.
Il Libero stato del Congo non fu mai né libero né uno stato, ma un privato
dominio che il monarca gestì senza alcun controllo, neppure da parte del
governo belga.
Tutta la terra non coltivata fu dichiarata proprietà dello stato (cioè del re), che
aveva il monopolio assoluto sulle sue risorse di valore immediato (avorio e
caucciù) e sui minerali del sottosuolo, il cui sfruttamento fu concesso a varie
compagnie, con accordi di affitto per 99 anni.
La scoperta del processo di vulcanizzazione della gomma e il suo impiego industriale fecero di
quella colonia uno dei più grandi serbatoi mondiali di questo prodotto fondamentale per
l’industrializzazione dell’Occidente. Ma occorreva mano d’opera per raccoglierlo e
trasportarlo fino al mare.
Il problema fu subito risolto: tutti gli africani (ironicamente chiamati «cittadini»)
furono obbligati a raccogliere il caucciù senza alcun compenso e ogni villaggio
doveva consegnare agli emissari del re-proprietario una certa quota del prezioso
prodotto vegetale: chi si rifiutava, o consegnava quantità minori di quelle
richieste, era punito duramente, fino alla mutilazione: a chi non produceva la
quota di caucciù veniva tagliata una mano o un piede; alle donne le mammelle.
Contro i ribelli si ricorreva all’assassinio, a spedizioni punitive, distruzioni di
villaggi, presa in ostaggio delle donne.
Cause e modalità
In alto a sinistra: albero di caucciù con incisione e
versamento.
In alto a destra: bambini mutilati.
A destra: l’asciugatura del caucciù
A fare il lavoro sporco erano circa 2.000 agenti bianchi,
disseminati nei punti più importanti del paese: molti di essi erano
malfamati in patria e malpagati in Congo. Ogni agente comandava
un certo numero di nativi armati (capitani), presi da etnie diverse
e dislocati nei singoli villaggi, per assicurare che la gente facesse il
proprio dovere. Se la quota era inferiore a quella stabilita, anche i
«capitani» subivano fustigazioni o mutilazioni. Era il metodo del
terrore, tanto efficace quanto diabolico.
In 23 anni di esistenza, nel libero stato del Congo
morirono circa 10 milioni di persone, direttamente per
la repressione o indirettamente per epidemie o fame,
dovuta alla distruzione punitiva dei raccolti. Fu un vero
genocidio, in cui perì quasi metà della popolazione congolese,
stimata a circa 20-25 milioni di abitanti nel 1880.
A ciò si aggiunga la caduta del tasso di natalità: un missionario
giunto in Congo nel 1910 fu stupito dall’assenza quasi totale di
bambini tra i 7 e i 14 anni, nati cioè tra il 1896 e il 1903, periodo
in cui la raccolta di caucciù raggiunse il suo apice. In seguito nel
1908 il Congo venne annesso al Belgio.
Seconda invasione
Nel 1996, due anni dopo gli omicidi di massa avvenuti in Rwanda, sorse un nuovo conflitto
che è tuttora in corso e che ha portato in questi ultimi 12 anni a milioni di morti.
Il Congo, che precedentemente portava il nome di Zaire, fu invaso nel 1996 dalle
truppe ruandesi agli ordini del presidente Tutsi Paul Kagame. Egli disse che “gli Hutu
oltre confine ponevano una minaccia alla sicurezza ruandese”. L'esercito di Kagame “massacrò migliaia
di Hutu non combattenti che avevano preso rifugio in Congo quando Kagame era salito al
potere” in Rwanda. Il Burundi, che anche aveva un governo Tutsi, e l'Uganda, mandarono nel
1997 truppe per aiutare il gruppo ribelle congolese di Laurent Kabila, che stava cercando
di rovesciare il dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko. Mobutu fu rovesciato nel
1997, e ciò portò Kabila, convinto alleato degli Usa, a diventare il nuovo leader dal
pugno di ferro. Nel 1998, Kabila ottenne che le truppe ruandesi e ugandesi lasciassero il
Congo, poi però il Rwanda compì una nuova invasione appoggiata anche dall’Uganda. Dal 1996
a oggi milioni di persone dovettero abbandonare le proprie case, la maggior parte
della popolazione venne usata per la raccolta del coltan, un minerale molto
abbondante in Congo.
Cause
E' anche per mettere le mani sul forziere diamantifero congolese che dal 1998 è esplosa
la prima guerra africana che vede coinvolte più nazioni. Una società con sede nelle isole
Cayman - la Oryx - e una di proprietà del governo dello Zimbabwe - la Osleg - per lo sfruttamento di
una zona diamantifera nella Repubblica Democratica del Congo, il cui governo ha naturalmente una
parte nell'accordo. Dall'estrazione e dalla vendita di pietre preziose i due regimi alleati
sul campo militare e ora anche in quello minerario contano di ripagarsi quantomeno
delle altissime spese militari. Le miniere di Kisangani fanno gola a tutti. Lo fanno a tal punto che
due eserciti alleati, quelli di Uganda e Ruanda, per conquistare Kisangani si sono invece ferocemente
combattuti, finendo soprattutto con il distruggere la città. E la tregua appena raggiunta non ha ancora
dato prova di poter reggere davvero.
Come ha scritto il 'New York Times' i militari di Congo, Angola, Namibia, Zimbabwe - da una parte -
Ruanda, Burundi e Uganda - dall'altra - sono riusciti soprattutto a trasformare il maggior centro
dell'est congolese in una "orrenda rovina". Sono scomparse le auto, la manifattura è chiusa, il
porto fermo. Lavorano solo quelli che hanno qualcosa a che fare con i diamanti
Estrazione dei diamanti
Dopo anni di guerra civile, la Repubblica Democratica del Congo è un Paese attualmente in
transizione, dove persistono cause di insicurezza soprattutto nella parte orientale. La presenza dei
ribelli Hutu delle Fdlr (Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda) sostenute durante la guerra
dal governo congolese, è un ulteriore fattore di instabilità per il paese. Nel corso dell'ultimo anno
sono stati compiuti lenti progressi per garantire la sicurezza, la giustizia e il rispetto dei diritti umani
dopo quasi un decennio di guerra: decine di migliaia di persone sono morte a causa dei continui
conflitti, per la fame o per malattie prevenibili. In tutto il Paese sono pervenute notizie di esecuzioni
extragiudiziali e uccisioni illegali, arresti arbitrari, detenzioni illegali, tortura o maltrattamenti e
condizioni carcerarie tali da costituire un rischio per la vita stessa.
Oggi il Congo vive una nuova emergenza, legata all’estrazione del coltan.
Questo è il minerale utilizzato per costruire i circuiti dei cellulari e di altri apparecchi. Nei
territori di estrazione le milizie lottano per il controllo di queste zone e schiavizzano
la popolazione, obbligandola a lavorare nelle malsane miniere, in condizioni
disumane, e ad oggi è difficile fare una stima precisa dei morti, ma si sa che il numero è
molto alto. Il minerale estratto è comprato da intermediari delle multinazionali delle
comunicazioni, come Wipro, Hp e Nokia, che lasciano solo le briciole ai congolesi. Il paradosso
della ricchezza che genera miseria sembra non risolversi mai in Congo.
Oggi: il coltan
Congolesi sfruttati nella raccolta del coltan
Gli effetti della guerra civile
Giacomo Colaneri
Classe 3A