l'area protetta del Marecchia - volume 0

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Il Piano Strategico di Rimini e del suo territorio “L’AREA PROTETTA DEL MARECCHIA” Laboratorio L9 Volume 0 Inquadramento del tema e stato dell’arte

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i quaderni del Piano Strategico di Rimini

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Il Piano Strategico di Rimini

e del suo territorio

“L’AREA PROTETTA DEL MARECCHIA”

Laboratorio L9

Volume 0 Inquadramento del tema

e stato dell’arte

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Associazione Forum Rimini Venture

Direzione del Piano Strategico di Rimini

Palazzo del Turismo, Piazzale Fellini 3

47921 - RiminiTelefono: 0541 704377

Fax: 0541 704632E-mail: [email protected]

sito: www.riminiventure.it

Foto di Franco Boarelli

La qualità di un territorio ricomposto

e coeso

Giugno 2012

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COMPOSIZIONE DEL LABORATORIO

PortavoceFranco Boarelli

CoordinamentoMaurizio Ermeti

Coordinamento TecnicoValentina Ridolfi

PartecipantiAnconetani Stefania (Ord. Agronomi)Belluomini Carlo (WWF)Brandi Antonio (Forum Ambiente)Bruschi Lorenzo (wwf Emilia Romagna)Cardacci Loris (Collegio Geometri)Carlini Massimiliano (GruppoHera)Casalboni AlexCroatti Gabriele (Pedalando)Galeffi Loris (Ord. Geologi)Pompili Enzo (Ord.Arch.)Re Fabio Rossi Gianfranco (Pedalando)Sacchetta Leonardo (Provincia Rn)Santolini Riccardo (Uniurbino)Ugolini Massimiliano (Marecia Mia)Valloni Renzo (Marecia Mia)Venturelli Onide (Forum Ambiente)

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INDICE

1.MANDATO RICEVUTO DAL PIANO.........................................................4Contenuti specifici elaborati all’interno del piano

1.1 Il Piano Strategico e il laboratorio L9.......................................................................5Gli ambiti e le azioni che il laboratorio intercetta

1.2 Strategia e contenuti specifici..................................................................................5Approfondimento dell’ipotesi di creazione di un’Area Protetta della Valmarecchia

2.ISTRUTTORIA DI PROGETTO..........................................................................8Riconferma delle priorità individuate e aggiornamenti sui lavori in essere

2.1 Il territorio e le progettualità esistenti.......................................................................9Ricognizione dello stato dell’arte del territorio e delle progettualità esistenti.

3.OBIETTIVI, STRATEGIE E PROPOSTE PROGETTUALI............................20Prima fase di lavoro

3.1 Il progetto parco ...............................................................................................21Messa a punto di un progetto di Parco . Presentazione alla Provincia di un’ipotesi intermedia di trasfor-mazione delle attuali aree SIC in ZPS e di estensione dei perimetri delle Aree Protette in continuità lungo l’asta del fiume

3.2 I servizi ecosistemici........................................................................................Vol.1Redazione di un quadro economico per supportare la proposta di parco: Idee per un fiume (Vol.1)

4.PROSSIME ATTIVITA’.........................................................................27

4.1 Verifica di fattibilità del progetto con gli enti locali del territorio....................................274.2 Allargamento della partecipazione e dell’informazione sul progetto.................................27

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1. MANDATO RICEVUTO DAL PIANO

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Il progetto “Area protetta del Marecchia” na-sce nel quadro del Piano Strategico di Rimini e del suo territorio; in particolare, il riferi-mento è l’ambito strategico n.4, denominato “La qualità di un territorio ricomposto e coeso”.La necessità di preservare, anche valorizzan-dola adeguatamente, l’intera asta fluviale del

Marecchia viene posta in relazione al più ge-nerale obiettivo di creare un sistema di trame verdi a livello territoriale capaci di ricucire le eccellenze ambientali, mettendole in con-tinuità e tutelandole.

Nello specifico caso della Val Marecchia, questa esigenza si associa inscindibilmente all’opportunità di mettere in valore un patri-monio di estrema ricchezza e di fascino indi-scusso. Dopo decenni di marginalità, il crina-le appenninico e le vallate che lo attraversano vengono oggi da più parti riconosciuti come un capitale territoriale di eccellenza e, in tal senso, sempre più frequentato da chi pratica forme di turismo “lento” e non massificato, a contatto con la natura, con la storia, con le tradizioni, con i prodotti enogastronomici ed artigianali locali. Se ciò vale, in generale, per tutte o gran parte delle nostre direttrici montane, nel caso della Val Marecchia il po-tenziale appare ancora più evidente. Da un lato la ricchezza e la diversità dell’ambiente naturale - a cominciare dallo stesso fiume - dall’altro la complessità delle vicende stori-che e sociali e la progressiva stratificazione dei segni delle epoche nel territorio – dai sin-goli manufatti di pregio o valore testimoniale-identitario fino ai borghi e agli insediamenti storici - rendono, infatti, il sistema di risorse di questa vallata del tutto peculiare. Proprio in nome di tale specificità e compresenza di valori eccezionali, si ritiene che la Val Marec-chia si presti in maniera particolare a divenire un ambito in cui perseguire politiche e pratiche

sperimentali di programmazione e governo del territorio. Politiche e pratiche che mirino se-gnatamente a far sì che il patrimonio ambien-tale, paesaggistico e storico, con i suoi valori materiali e immateriali, possa tradursi in una possibilità di reale arricchimento per questi ter-ritori che, fino a poco tempo fa, hanno godu-to di scarso appeal, soprattutto nel raffronto con il grande attrattore turistico rappresen-tato dalla costa e dall’area gravitante attorno al capoluogo. Questo obiettivo pare ulterior-mente sostanziato dal fatto che l’attuale crisi economica impone di rivedere radicalmente lo stesso modello di sviluppo che fino a ieri ha orientato le politiche regionali e locali nel senso della crescita quantitativa e dello svi-luppo immobiliare, ricercando modelli nuovi ed innovativi per orientare e accompagnare lo sviluppo dei nostri territori nel segno di un nuovo equilibrio.

In sintesi, la proposta dell’Area Protetta del Marecchia rappresenta l’opportunità per spe-rimentare concretamente l’approccio pro-posto dal Piano Strategico nel promuovere, a tutto campo, una nuova attenzione al pa-esaggio ed un sostanziale rovesciamento del modo di trattare il territorio: da una risorsa da sfruttare e mettere a reddito attraverso l’edi-

1.1 Il Piano Strategico e il laboratorio L9

1.2 Strategia e contenuti specifici

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ficazione, ad un bene collettivo da preservare e da valorizzare attraverso strategie di svilup-po socio-economico basate sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

In questo senso e con questa visione, tra i progetti prioritari individuati dal Piano Stra-tegico si inserisce infatti la prosecuzione del Parco Marecchia e la tutela dell’intera asta fluviale a partire dal primo passo della costi-tuzione di un’area protetta, per poi verificare la possibilità di sviluppare un vero e proprio progetto di parco, con interventi a tutela della biodiversità e di rinaturalizzazione delle aree antropizzate e degradate. Un progetto che sarà, inoltre, occasione di altre riconnessio-ni: da un lato, con l’“anello verde” della città; dall’altro, con i corsi d’acqua minori per incre-mentare ulteriormente il corridoio ecologico. Con questa proposta, peraltro, il Piano Stra-tegico recepisce le linee espresse nel PTCP della Provincia di Rimini, nel quale si affer-

ma chiaramente l’intento di cambiare rotta ri-spetto al vecchio modello di sviluppo basato sul “consumo di territorio”. Il progetto dell’area protetta del Marecchia non può essere portato avanti al solo livello comunale ma deve riferirsi al territorio allar-gato e riguardare tutto il percorso del fiume, dall’ambito urbano a quello a più ampia va-lenza naturalistico-ambientale. A questo sco-po si è ritenuto opportuno fin da subito lavo-rare assieme alla Provincia per verificare la fattibilità del progetto e in questo modo ha operato il laboratorio che ha sviluppato que-sto mandato ricevuto dal piano strategico.

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2. ISTRUTTORIA DI PROGETTO SVOLTA

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La prima fase di lavoro del laboratorio ha comportato un’ampia ricognizione, di seguito sinteticamente riportata, sui seguenti punti, approfonditi con il concorso dei diversi par-tecipanti al tavolo di lavoro. Si tratta di temi importanti per lo sviluppo dell’area e dei quali tenere conto nella fase di confronto con tutti gli stakeholders presenti sul territorio.I punti approfonditi sono i seguenti:

1. stato idraulico del fiume e della falda nel-la bassa Val Marecchia

2. il fiume Marecchia: un grande acquedotto naturale

3. strada di Gronda4. ex Bucci-Unicem5. il Marecchia, corridoio di biodiversità6. piano energetico provinciale e prima ri-

cognizione regionale delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produ-zione di energia elettrica mediante l’uti-lizzo della fonte energetica rinnovabile solare fotovoltaica

7. azioni in corso da parte dei settori pubbli-co e privato

I contenuti discussi vengono riportati nelle sottostanti sintesi.

Stato dell’Arte 1.Stato idraulico del fiume e della falda nella bassa Valmarecchia1 - Nei diciassette chilometri terminali del proprio corso il Marecchia ha costruito la sua nota Conoide che consiste di un corpo allu-vionale esteso nel sottosuolo che planime-tricamente può essere diviso in due parti: la prima (apice della Conoide) si sviluppa sul fondovalle del tratto collinare, lungo nove chilometri circa, che va dalla stretta Veruc-chio -Torriana alla trasversale Vergiano-San-

tarcangelo; la seconda, (Conoide sensu stric-tu), si sviluppa nel tratto di pianura e termina con una frangia che si estende per due km nel sottofondo del Mare Adriatico.Nel passaggio dal primo tratto (intercollina-re), al secondo tratto (di pianura), la struttura fisica della Conoide subisce una forte tra-sformazione. Dall’altezza di Santarcangelo, la giacitura del substrato impermeabile su cui appoggia il corpo di Conoide muta note-volmente impennandosi verso il basso. Gli spessori della Conoide che nel primo tratto di apice variano da 1 a 10 m si espandono pro-gressivamente verso nord fino si raggiungere profondità di 250-300 m sulla verticale della linea di costa.Si determina così un gigantesco corpo di se-dimenti alluvionali contenente spessi livelli di ghiaie e sabbie sature d’acqua dolce a co-stituire più falde sovrapposte dalle quali si effettuano prelievi annui dell’ordine dei 30 Mmc, un volume equivalente al’invaso di Ri-dracoli.Se si potesse trattare del Marecchia come di un fiume fisicamente integro si avrebbe a che fare con un largo alveo di ghiaie e sabbie con-tenente diversi canali poco profondi dal per-corso intrecciato. Dal punto di vista idraulico le acque in scorrimento nell’alveo fluviale del primo tratto intercollinare si infiltrerebbero nel materasso alluvionale saturandolo per poi scorrere verso nord come falda di subalveo. Al di la di questo scenario, le acque che scor-rono in alveo e nella falda di subalveo, giunte all’altezza di Santarcangelo vengono comun-que iniettate nelle diverse falde sovrapposte della Conoide che si espande nel sottosuolo verso nord.

2 - La realtà del Marecchia è notoriamente molto diversa. Il prelievo intensivo di inerti direttamente dall’alveo del fiume, continua-

2.1 Il territorio e le progettualità esistenti

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to fino agli anni ottanta, ha rappresentato la causa principale dell’erosione del materasso alluvionale. Dopo una fase di progressivo ab-bassamento erosivo dell’alveo fluviale, l’inci-sione del substrato limoso è stata molto rapi-da ed ha generato un profondo canale diritto, detto ‘canyon’, profondo anche più di 10 m che inizia poco a valle del ponte di Veruc-chio e termina all’altezza dello stabilimento Buzzi-Unicem di Santarcangelo per una lun-ghezza di 5 km circa.La canalizzazione del Marecchia su gran par-te del tratto intercollinare della sua Conoide costituisce un grave dissesto idrogeologico con danni, sia sul versante idrologico, sia su quello ecologico, sintetizzabili come segue: - perdita della funzione alimentante del fiume

a causa dell’effetto drenante del ‘canyon’ per cui la falda del materasso alluvionale residuo cede acqua al fiume canalizzato anziché ricevere acqua dallo stesso per dispersione nel subalveo;

- alterazione degli habitat e modificazio-ne del paesaggio vegetale della piana di fondovalle intercollinare a causa della suddetta azione drenante del fiume con conseguente abbassamento della falda nel fondovalle;

- limitazione dell’azione di ricarica delle fal-de del tratto di pianura della Conoide, sia per il suddetto disseccamento del mate-rasso alluvionale, sia per l’aumentata ve-locità di smaltimento dei deflussi fluviali che riduce l’infiltrazione efficace nella Conoide sepolta più a nord;

- mancata autodepurazione per filtrazione nel subalveo delle acque che invece scor-rono canalizzate e che per questo possono infiltrarsi nelle falde profonde della Co-noide più a nord direttamente dal corpo superficiale;

- eccesso di fango apportato alla costa du-

rante le piene per erosione del substrato nel tratto canalizzato con effetti negativi sulla qualità ecologica dei fondali di re-troscogliera e del litorale in generale di Rimini-nord.

3 - Ai fini della protezione idrogeologica del-la Conoide del Marecchia, che a buona ragio-ne può essere definita una ‘fabbrica natura-le d’acqua’, si dispone oggi di un elaborato tecnico-scientifico che costituisce un grande avanzamento delle conoscenze unito ad un alto dettaglio di rappresentazione del terri-torio. Si tratta della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000 - Foglio 256 Rimini e foglio allegato Geologia del Sottosuolo (RER 2005 e 2005a). Lo stralcio di carta riportato a fianco rappresenta la geologia di sottosuolo e illu-stra un buon tratto della Conoide intervalliva.

L’ampia fascia a tratteggio trasversale è la cosiddetta “Area di Amalgamazione delle Ghiaie” che sostanzial-mente coincide con l’area di ricarica della Conoide. Va da sé che la pianificazione territoriale dovrà adeguarsi a tale vincolo idrogeologico anche per ottemperare alla direttiva EC/2000/60 che obbliga gli Stati membri a impedire l’ulteriore deterioramento, proteggere e mi-gliorare lo stato degli ecosistemi acquatici.

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Bibliografia- GUMIERO B., 2006. Il Marecchia: Un fiume inciso. Atti Tavo-la Rotonda sul tema: Progetti di CentraliIdroelettriche nella Bassa Valmarecchia. Giornata di Studio sul Fiume Marecchia, Rimini, Centro CongressiSGR, 24 Novembre 2006. AIPIN - Sezione Emilia-Romagna, 17-18.- PELLEGRINI M., TONI G., 1982. Sugli abbassamenti in alveo dei principali corsi d’acqua emiliano-romagnoli. In: Guida alla geologia del margine appenninico padano (a cura di G. Cremo-nini e F. Ricci Lucchi). Soc. Geol. It., Guide Geologiche Regio-nali, Bologna, 1° Centenario della SGI, 17-46.- RER (Regione Emilia Romagna - Servizio Geologico Sismico e dei Suoli), 2005. Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000: Foglio 256 Rimini e foglio allegato Geologia del Sottosuolo. APAT, Dipartimento Difesa del Suolo - Servizio Geologico d’Italia, S.EL.CA. Firenze.- RER (Regione Emilia Romagna - Servizio Geologico Sismico e dei Suoli), 2005a. Note illustrative della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000. APAT, Dipartimen-to Difesa del Suolo - Servizio Geologico

d’Italia, S.EL.CA. Firenze, 143 pp.- SEVERI P., 2001. La Conoide del fiume Marecchia: Ricostru-zione geologica di sottosuolo e programma di studi per la corretta gestione della risorsa idrica. Atti Convegno Rischio Idrogeologico nel Riminese, Ind. Grafiche Labanti & Nanni, Bologna, 35-37.- TONI G., ZAGHINI M., 1988. Idrogeologia e geotecnica del Conoide del Fiume Marecchia (FO). Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Forlì, Tipogra-fia Moderna F.lli Zauli, Castrocaro Terme, 51 pp.- VALLONI R. 2009. Anatomia e ricarica dell’acquifero rimine-se. In: Amare la Valmrecchia (a cura di B. Montebelli). Quaderno del progetto realizzato dalle associazioni Insieme per la Valmarecchia, MarèciaMia, Pedalando e Camminando, Sportello Amico e Guide Appennino Romagnolo con il sostegno di Volontarimini, La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio, 7-18.

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Stato dell’Arte 2. Il fiume Marec-chia: un grande acquedotto natu-raleE’ fondamentale essere consapevoli che la qualità di un territorio, la qualità dell’econo-mia e la qualità della vita sono strettamente collegati. Occorre perciò saper valutare l’im-portanza di una porzione di territorio ad alto valore naturalistico, culturale, ambientale, storico e sociale come l’intera vallata del fiu-me Marecchia.Non è superfluo osservare che si tratta di un fattore chiave anche per la sostenibilità dell’enorme flusso di turisti che caratteriz-za la riviera riminese nel periodo estivo. Le falde del Marecchia contribuiscono, infatti, a preservare il territorio dalla siccità, proprio nel periodo caratterizzato da minori precipi-tazioni e da maggior consumo.Gran parte delle riserve idriche primarie in-terne, attualmente utilizzate nel territorio ri-minese per la produzione di acqua potabile, sono le acque di falda.Lo sfruttamento delle falde ha raggiunto ne-gli ultimi anni valori prossimi ad una soglia critica, oltre la quale è elevato il rischio di una compromissione degli equilibri idrici tra emungimento e ricarica della falda, ciò com-porta il pericolo di elevati danni ambientali.La stima della disponibilità di risorse idriche sotterranee realizzata nel Piano di Ambito approvato nel 2008, fissa valori di soglia pari a : - 22,5 milioni di m3/anno (soglia di sicu-

rezza); - 26,0 milioni di m3/anno (equilibrio nor-

male); - 30,0 milioni di m3/anno (soglia di criti-

cità).Dal 2000 lo sfruttamento della falda ha su-perato la soglia di equilibrio e, nel 2002 e

2007, la soglia di criticità. Risulta pertanto indifferibile l’attuazione delle necessarie ini-ziative gestionali (contenimento dei consumi, riduzione delle perdite di rete, differenzia-zione delle fonti) ed organizzare per tempo lo sviluppo di nuove risorse.Un supporto, per limitare un eccessivo uso della risorsa idrica di falda, è dato dalla pre-senza della diga di Ridracoli. Tuttavia si deve notare che tale apporto è valido soprattutto in annate normali, mentre i periodi siccitosi mettono in evidenza una certa autonomia del territorio riminese.I dati citati nel Piano di conservazione della risorsa idrica del 2008 pubblicato da ATO, evidenziano, nel riportare le riserve disponi-bili differenziate per origine, che mentre le falde garantiscono un volume medio annuo di 30 milioni di metri cubi sia nelle annate siccitose che in quelle normali, per Ridracoli si hanno valori che passano da 11 milioni di metri cubi in annate normali a 8 milioni di riserva nelle annate siccitose. Le riserve evi-denziano ancora di più questa carenza, infatti nei mesi estivi si valuta il volume di riserva per le acque di falda pari a 16,7 milioni di metri sia in annate siccitose che normali, la disponibilità di Ridracoli invece passa da 3,7 milioni di metri cubi a 2,9 nei periodi sicci-tosi.

Proteggere nel modo più efficace questo bene dovrebbe essere un dovere di tutti i cittadini rispettosi del proprio patrimonio, questo per-ché il rispetto per l’ambiente nasce da cultura ed etica e la cultura si fonda sulla conoscen-za, ma ha valore solo se associata al rispetto.Dobbiamo renderci conto, che tutta una se-rie di nostre azioni, incidono in modo diretto sullo stato di qualità del nostro fiume sia da un punto di vista qualitativo che per quanto attiene la parte quantitativa.

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- L’intensità abitativa con conseguente continuo incremento delle superfici im-permeabilizzate,

- Gli interventi di artificializzazione delle rive fluviali,

- L’uso eccessivo di risorsa idrica pregiata (acque di falda) (uso privato indiscrimi-nato),

- Il mancato utilizzo di risorsa di minore pregio (acque bianche e reflui trattati),

- La superficie utilizzata a scopi agricoli, - La mancata gestione delle acque meteo-

riche.

Una conferma del peso ambientale determi-nato è data dalla qualità delle acque del no-stro corso d’acqua.Infatti nei rapporti periodici pubblicati dal-la Provincia di Rimini (aggiornati al 2009) si può notare che procedendo da monte a valle la valutazione delle caratteristiche ambienta-li peggiora. Una nota che può mettere in evidenza la sensibilità in tema di rispetto dell’ambien-te attuata nel nostro territorio: un punto di campionamento sul fiume Marecchia è posto a monte della cascatella di Via Tonale, è il punto peggiore relativamente alla classifica-zione ambientale. Il giudizio negativo è dato anche dalla presenza dello scarico dell’Im-pianto di depurazione che era posto a mon-te del punto di campionamento. Il punto di immissione del depuratore è stato spostato a valle della cascatella, con uno scarico a raso posto in argine destro in una porzione di fiu-me con caratteristiche di acqua salmastra non campionabile. E’ quindi di vitale importanza mettere in cam-po una serie di azioni che servano a tutelare le caratteristiche quali-quantitative del nostro fiume, ancora più rilevante è la possibilità di rendere cogenti le scelte programmatiche da

assumere per preservare l’ambiente fluviale.

Nell’ambito delle opzioni possibili, per cer-care di contenere l’impatto antropico sulla qualità fluviale, sarebbe opportuno rendere obbligatorio installare un contatore su ogni singola utenza di acque emunte dalla falda. Vista la natura pubblica del bene acqua, è necessario che chi utilizza una matrice così preziosa paghi per questo utilizzo.Misure obbligatorie, da attuare al momento della progettazione di insediamenti abitativi, industriali e di servizio, per ridurre i volumi di reflui che recapitano nel sistema fognario, con una doppia finalità: ridurre i consumi ri-circolando le acque grigie e diminuendo i vo-lumi di acque che recapitano negli impianti di depurazione attraverso le reti fognanti.

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Stato dell’arte. 3 Strada di Gron-da Nella pianificazione della provincia di Forlì Cesena e di quella di Rimini troviamo una importantissima novità viabilistica, che è lo spostamento della via Emilia ed il suo ricon-giungimento con la nuova ss16. Vi sono previsioni di alleggerimento della pressione esercitata dal traffico sugli abitati di Borghi (in progetto) e Masrola (realizzati); opere realizzate in sponda destra (la tangen-ziale di Corpolò), che hanno reso più fluido e meno impattante il traffico della Marecchie-se.Si auspica che venga preso in considerazione il potenziamento dei tre assi di penetrazione nella vallata, Marecchiese, Santarcangio-lese, P.le Uso, evitando il convogliamento di tutta la viabilità sulla Santarcangiolese.

Il progetto una “strada per lo sviluppo” o “strada di Gronda”, tra l’altro, disegna a Santo Marino la tipica struttura di una stra-da urbana: incroci a raso, passaggi pedonali, imponendo poi, di fissare la velocità massima a 50 chilometri orari. Le aree interessate dalle nuove progettazioni, nel rispetto del PTCP, non devono coinvolge-re le preziose perimetrazioni di ricarica del-la falda, nell’eventualità di un potenziamento della viabilità di vallata si rilevano ampi spa-zi in destra idrografica del Fiume Marecchia.

Occorre verificare attentamente l’impatto del-la cosiddetta “strada di gronda” sull’ambiente e sulla qualità della vita, per il prevedibile aumento del traffico pesante e gli effetti pro-vocati da inquinamento e consumo di suolo. I gravi problemi del traffico, di non facile soluzione, impongono politiche nuove per limitare il trasporto privato su gomma e, al tempo stesso, rendere maggiormente attrat-

tivo il trasporto pubblico. L’unico intervento oggi veramente necessario è quello di mettere in sicurezza la viabilità esistente. Realizzare sulla sponda sinistra del fiume una rete di pi-ste ciclo-pedonali di collegamento con San-tarcangelo e con i percorsi costa-entroterra, valutando concretamente la possibilità di re-cuperare all’uso pubblico il vecchio percorso ferroviario Santarcangelo-Urbino.

Sorprende non poco, infine, il mancato riferi-mento ad uno dei temi più caldi in materia di viabilità: il traffico pesante per cave e disca-riche. Non è credibile che un polo di attra-zione così significativo del traffico dell’intera provincia (con veicoli pesanti provenienti da tutto il territorio riminese, forlivese, sanmari-nese ed in futuro certamente anche da altre parti d’Italia), possa essere omesso da ogni valutazione o misura se si parla di viabilità di vallata.

Stato dell’arte. 4 Ex Buzzi-Uniem

L’area è centrale rispetto alla valle ed occupa una posizione di raccordo fra costa ed entroterra Lo stabilimento si trova, infatti, al centro di un territorio omogeneo che, pur consumato e abusato, conserva caratteri peculiari e pre-ziosità uniche, uno scrigno di bellezza e di risorse ambientali, una ricchezza di tradizio-ni, storia e saperi, arte e cultura, una terra da sempre luogo di incontri e di accoglienza. Va restituito al fiume ciò che gli è stato tolto, lo stabilimento può diventare il centro di elabo-razione e fermento di una nuova visione fra il fiume, la natura e l’uomo.L’ingresso in provincia di Rimini dei Comuni dell’alta valle, aggiunge notevoli valori am-bientali e culturali, che necessitano anche di luoghi e momenti d’incontro, per ricostruire

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un senso di appartenenza non solo ammini-strativa. Il recupero dello stabilimento dismes-so rappresenta un’occasione straordinaria per valorizzare e riqualificare questa enorme ri-sorsa in una visione coordinata e complessiva di futuro desiderabile e sostenibile per tutta la vallata. Tra l’altro consentirebbe risposte più avanzate ai bisogni diffusi sul territorio, favo-rendo processi di riorganizzazione dei servizi esistenti, con il superamento dei confini co-munali.

Progettare un insediamento di grande qualità urbana ed ediliziaOccorre cercare un futuro diverso, un nuovo “motore” capace di valorizzare e conservare le pregiate risorse naturali del Marecchia. L’innovazione tecnologica, l’integrazione e l’offerta di nuovi servizi turistici, basati sul-la qualità ambientale, sono le opportunità e le sfide da affrontare. Il carattere strutturale della crisi economica, che è anche alla radi-ce della dismissione dello stabilimento Buzzi Unicem, i nuovi insediamenti produttivi già previsti da PTCP e PSC in aree ecologica-mente attrezzate (il noto Triangolone), l’esi-genza di nuovi servizi e una diversa qualità e organizzazione della vita sociale, rendono improponibile la vecchia coabitazione tra aree residenziali e aree produttive. L’area Buzzi Unicem va integrata con le frazioni di San Michele e Sant’Andrea, favorendo la cre-scita della qualità urbana ed architettonica, l’alta efficienza energetica, l’uso di tecniche e materiali della bioedilizia. Vi si potrebbero insediare attività economiche (es. commer-cio di vicinato), svolgere funzioni sociali (es. piazza), offrire servizi di vallata (es. oasi at-trezzata per il benessere e lo sport), ma so-prattutto spazi per esprimere cultura, arte e bellezza. In sostanza una “fabbrica” nuova di servizi e saperi.

Sviluppare un nuovo rapporto dell’ur-banizzato con il territorio e il fiumeL’uso sconsiderato del suolo impone una cre-scita fondata sulla tutela della terra, la nostra risorsa più preziosa, con il riuso intelligente dell’edificato. Occorre ridurre l’area edifica-bile applicando gli indici di Piano Strutturale nella misura minima, anche perché l’area in buona parte rientra negli ambiti di ricarica della falda. Il nuovo edificato va quindi limi-tato all’area già occupata dai vecchi capanno-ni dismessi a lato dell’edificato esistente. Ne-cessita assegnare al patrimonio pubblico le aree private lato fiume per realizzare percorsi naturalistici, pista ciclabile, museo all’aper-to del fiume. Anche su questo tema devono vertere le verifiche sulla possibilità di attin-gere a finanziamenti, di cui al punto 4.2 del documento.

Stato dell’arte. 5 Il Marecchia, corridoio di biodiversitàQuella del fiume Marecchia è sicuramente una delle aree più importanti dal punto di vi-sta naturalistico e paesaggistico della Provin-cia di Rimini, inoltre le sue caratteristiche la rendono estremamente importante anche sot-to il profilo ornitologico.L’area fluviale non è solo considerata un sito importante per la riproduzione e sosta per numerose specie di uccelli, ma determinante per i consistenti flussi migratori che la inte-ressano durante i periodi di migrazione.La sua collocazione morfologica, disposta in maniera ottimale lungo le direttrici di passo dei contingenti migratori di avifauna pro-venienti dal nord/nord-est dell’Europa, la rendono una importante rotta di migrazione, come riconosciuto da sempre dall’Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale

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(I.S.P.R.A. ex I.N.F.S.).La legge nazionale 157/92, accogliendo le disposizioni delle direttive Europee sulla tu-tela della Fauna selvatica migratoria, impone l’obbligo alle amministrazioni locali di mette-re in atto tutte le forme idonee di protezione degli habitat, conformemente alle esigente ecologiche dell’avifauna, prioritariamente su tale corridoio ecologico.)

Stato dell’arte 6. Piano energe-tico provinciale e prima ricogni-zione regionale delle aree e dei siti per l’installazione di impianti di produzione di energia elettri-ca mediante l’utilizzo della fonte energetica rinnovabile solare foto-voltaicaIn attuazione della L.R. 23/12/2004 n. 26 recante “Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizio-ni in materia di energia” e del conseguen-te Piano Energetico Regionale (P.E.R.), le Province hanno il compito di redigere un piano-programma (P.E.P.) per la promozione del risparmio energetico e dell’uso raziona-le dell’energia, la valorizzazione delle FER (fonti rinnovabili), l’ordinato sviluppo degli impianti e delle reti di interesse provinciale, anche attraverso l’adeguamento e la riquali-ficazione dei sistemi esistenti. Il processo di elaborazione del Piano Energetico della Pro-vincia di Rimini ha preso avvio nel 2010 con un percorso di concertazione e partecipazione con gli EELL e le realtà produttive e dell’as-sociazionismo. Con un’apposita delibera è stato inoltre assegnato ad Arpa il compito di supportare la Provincia nell’elaborazione del Piano di Azione provinciale per la promo-zione del risparmio energetico e delle fonti

energetiche rinnovabili (P.A.R.F.E.R.), che si configura come il principale documento di programmazione energetica a livello provin-ciale. Nella primavera 2011 ha preso inoltre avvio una serie di seminari tematici atti ad approfondire problematiche quali: l’efficien-za energetica in edilizia, la mobilità sosteni-bile, il corretto inserimento degli impianti nel paesaggio.Nel frattempo, con DGR 46 del 17/01/2011, la Regione ha declinato alla scala territoriale le Linee guida nazionali per l’autorizzazio-ne degli impianti per le energie rinnovabili (settembre 2010) e attuato la deliberazione dell’assemblea legislativa del 6 dicembre 2010, n. 28 (“Prima individuazione delle aree e dei siti per l’istallazione di impianti di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzo della fonte energetica rinnovabile solare fotovoltaica”) operando una prima rico-gnizione delle aree per il territorio regionale. Un’ulteriore prima ricognizione specifica per i sette Comuni dell’alta Val Marecchia, com-prensiva approvazione “a fini meramente ri-cognitivi” di un elenco dei beni paesaggistici localizzati in questo territorio e di una “Carta unica dei criteri generali localizzativi degli impianti fotovoltaici”, è stata successivamen-te approvata con DGR 926 del 27/06/2011 (cfr. documenti in piattaforma Google Site de-dicata al laboratorio Parco Marecchia).

Stato dell’arte. 7 Azioni in corso da parte dei settori pubblico e privatoPiani territoriali di settore: Piano delle Ac-que, Piano Energetico Provinciale (cfr. al-legato), Piano provinciale e regionale delle aree protette, Piano Provinciale della Mobi-lità, ecc.

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Azione delle associazioni ambientaliste L’associazionismo ambientalista da più di trent’anni è molto attivo nella provincia di Rimini ed ha operato in particolare in difesa della Valmarecchia, con attività di informa-zione e sensibilizzazione rivolte alle scuole ed alla popolazione in genere; con interventi e proposte di tutela presso le Amministrazio-ni locali, con denunce alla Magistratura con-tro abusi e progetti speculativi. Si è trattato di un’attività di puro volontariato, che si è avvalsa però spesso di specifiche e puntuali competenze tecniche e che ha avuto un peso importante nel frenare, e in alcuni casi bloc-care, il degrado del territorio e dell’asta flu-viale del Marecchia.Esempi significativi di questa attività possono essere considerate le denunce contro le Car-tiere di San Marino e S.Arcangelo, che scari-cavano direttamente sul fiume, o la proposta (Italia Nostra, Legambiente e WWF ), di isti-tuzione dell’Oasi di Montebello, poi attuata dall’allora Circondario, per la quale sono sta-te raccolte a Rimini e in Valmarecchia oltre 19.700 firme di cittadini interessati alla tute-la. Ma soprattutto la denuncia del WWF con-tro il progetto del Provveditorato alle OO.PP. di Ancona – contro cui nulla avevano fatto le Amministrazioni locali – di canalizzare il Marecchia per tutto il territorio marchigiano (circa 20 Km di fiume). Il progetto è cosi stato bloccato attorno a Ponte S. Maria Maddalena dall’intervento di un magistrato attento e sen-sibile e il fiume ha potuto salvarsi. Altra bat-taglia decisiva per le sorti del fiume è stata, a fine anni 80, quella contro il progetto di diga sul Marecchia/Senatello che avrebbe sottratto acqua alla vallata per portarla nel pesarese e avrebbe bloccato anche l’arrivo al mare degli inerti necessari al ripascimento delle nostre spiagge. Sulla spinta degli ambientalisti si costituì allora un comitato cui aderirono poi

tutti, dai Comuni all’ Associazione Albergato-ri, e il Marecchia si salvò ancora, anche dalla diga. L’azione delle Associazioni ambientali-ste è stata in questi casi importante,quando non decisiva, per la salvaguardia del fiume contro progetti speculativi che avrebbero avuto un impatto devastante e lo avrebbero ridotto ad un semplice canale. Questa attivi-tà è continuata poi anche negli anni successi-vi e continua tuttora con iniziative e progetti coordinati a favore della Val Marecchia, con azioni tese a sensibilizzare amministratori e popolazione, sia riguardo ai rischi irrepara-bili dovuti al perdurare di uno sfruttamento sconsiderato del territorio, sia relativamente alle opportunità di sviluppo e benessere deri-vanti alle popolazioni locali dal perseguire la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Valgano come esempi il lavoro attualmente in corso di analisi, giudizio e confronto riguardo a temi e progetti interessanti il territorio (strada di Gronda, area ex Buzzi-Unicem, progetti di eolico industriale a forte impatto ambientale) ed il progetto “Valmarecchia, valorizzazione e tutela per lo sviluppo”, il cui titolo è em-blematico della volontà e capacità proposi-tiva dei promotori, che ha visto per oltre un anno l’impegno comune delle associazioni della provincia. Questo lavoro, ha prodotto numerose azioni che hanno coinvolto oltre un migliaio di persone in visite al territorio, momenti di informazione e confronto sui temi del consumo del suolo, del rischio idrogeo-logico e delle innumerevoli opportunità eco-nomiche offerte da forme di turismo attirato dalla bellezza del paesaggio e dalla ricchezza di risorse naturali e culturali.

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3. OBIETTIVI, STRATEGIE E PROPOSTE PROGETTUALI

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Sulla base delle ricognizioni precedenti e degli indirizzi strategici condivisi, nella pri-ma fase di lavoro si è lavorato per la messa a punto del progetto di massima dell’area pro-tetta del Marecchia, a partire da un prospetto

swot che evidenziasse le caratteristiche sa-lienti dell’ambito considerato. Questi i contenuti di base e le proposte svi-luppate nel lavoro.

3.1 Il progetto parco

Criticità e opportunità nel territorio della Val Marecchia

Punti di forza Criticità1. Patrimonio culturale, urbano, architettoni-

co.2. Patrimonio naturale, ambientale e paesaggi-

stico: peculiarità geomorfologia (falda frea-tica, geositi, sorgenti e fonti), valenza bio-geografica, importanza botanica e faunistica (biodiversità), capitale orografico, visuali paesaggistiche.

3. Identità storico-sociale (tradizioni, manufat-ti, produzioni tipiche, paesaggi rinascimen-tali)

1. Territorio già compromesso e sfruttato2. Falda 3. Gestione idraulica inappropriata del fiume 4. Inquinamento del fiume 5. Scarico di materiali di risulta6. Disturbo derivante da attività di fruizione scorretta

del territorio (motocross, quad, ecc.)

Minacce Opportunità1. Sovrasfruttamento idrico. 2. Grandi infrastrutture viarie di nuova realiz-

zazione (es. progetto nuova strada di gron-da).

3. Urbanizzazione grandi aree dismesse (es. ex Buzzi UNICEM) e previsione di nuove aree industriali.

4. Progetti di impianti industriali eolici e foto-voltaici a terra che compromettono ulterior-mente la qualità del territorio e del paesag-gio.

1. Possibilità di gestione integrata della vallata (recente entrata 7 Comuni dell’Alta valle).

2. Per l’Alta valle, in corso adeguamento PTCP ed elabo-razione PSC associato.

3. Ricchezza di risorse: il Marecchia: un grande acque-dotto naturale; il Marecchia, corridoio di biodiversità.

4. Prossimo Piano triennale delle aree protette (proposta della Provincia alla Regione).

5. Sviluppo dei percorsi naturalistici per la fruizione lenta e possibilità di raccordo con la Valconca (pur-chè progettati nel rispetto della naturalità dei luoghi).

6. Utilizzare il territorio già compromesso dal punto di vista paesaggistico (es. installazioni di fotovoltaico sui capannoni industriali, sui tetti di hotel, stabili-menti balneari, ecc.).

7. Potenziamento e messa in sicurezza della viabilità esistente.

8. Integrazione con altri progetti del Piano Strategico (es. Tipicità, parco urbano Marecchia e ponte Tiberio).

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ProposteParco fluviale del Marecchia - Il bacino idrografico del fiume Marec-

chia, presenta una ormai innegabile va-lenza storico, naturalistica e culturale di livello internazionale. Una irrinunciabile risorsa “en plein air” da preservare e va-lorizzare per le giovani generazioni e per quelle che verranno.

- Le risorse culturali e naturali della valle (es. l’acqua) sono un bene della collettivi-tà. Alcune di queste sono indispensabile sostegno di economie territorialmente di-slocate come il turismo costiero.

- Le attività agro-silvo-pastorali quando compatibili, sono strumento di conserva-zione delle funzioni ecologiche del terri-torio (es. produzione di acqua) e quindi passibili di riconoscimento economico.

- L’area si presenta come una grande op-portunità per settori turistici in forte espansione (turismo slow e ambientale), che, opportunamente perseguite, costitui-rebbero anche l’occasione per il recupero e la riqualificazione paesaggistica per fini turistico-ricettivi di luoghi compromessi e degradati (cave, ecc.) e di integrazione con il sistema turistico della costa, trami-te itinerari e circuiti culturali, enogastro-nomici, sportivi, per la didattica ambien-tale, ecc.

A fronte di tutto ciò, le attuali modalità di gestione sono fortemente settoriali, territo-rialmente frammentate e non univoche negli obiettivi di conservazione delle risorse e di riqualificazione del territorio secondo la Con-venzione Europea del Paesaggio.La gestione che si propone dovrà, invece, por-tare ad interventi volti alla tutela della biodi-versità ed alla rinaturalizzazione delle aree antropizzate e degradate, nonché alla fruizione

turistico-ricreativa. Si potranno così traguar-dare molteplici obiettivi finalizzati alla valo-rizzazione della vallata del Marecchia, anche nel rapporto con quelle dell’Uso e del Conca, e rappresentare un esempio sperimentale di un nuovo paradigma di sviluppo socio-economico territoriale. Scendendo più in dettaglio, stante l’oggettiva diversità in termini di antropizzazione, natu-ralità, ecc., si ipotizzano forme e gradazioni diverse di tutela, a partire dalle quali definire le linee di sviluppo del territorio. Ad esem-pio, per quanto riguarda le aree interessate dalla conoide del fiume e quelle di maggior pregio ambientale, la proposta del Parco flu-viale del Marecchia è ritenuta l’unica moda-lità veramente efficace per la necessaria tute-la. Diversamente, per altre aree più prossime agli ambiti urbanizzati e in particolare al ca-poluogo, si ritiene più naturale e utile lavo-rare a progetti di valorizzazione per favorire una maggiore e più diversificata fruizione, comunque nel rispetto dei principi di tutela ambientale e paesaggistica sopra richiamati. In sostanza, la proposta (peraltro già emersa dal Forum), prospetta la difesa del territorio, del paesaggio e della ricchezza che esso pre-senta in termini di risorsa idrica, di storia e cultura, di biodiversità, di produzioni tipiche, sapendo valorizzare tutto ciò in funzione del-lo sviluppo e del benessere delle popolazioni residenti. Il percorso amministrativo può partire dalla riorganizzazione dei confini delle attuali aree protette (SIC, ZPS, Oasi di protezione della fauna, Parco Regionale del Sasso Simone e Simoncello), considerando la necessità di mantenere una possibile connettività ecolo-gica tra le aree ricomprendendo tutto l’ambito fluviale dell’alveo di piena ordinaria fino ai terrazzi di primo ordine, così come definito dall’Autorità di Bacino nella cartografia del

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Piano stralcio di bacino per l’assetto idroge-ologico. In conseguenza di tutto ciò si ritiene che lo strumento più adatto a gestire queste esigenze sia un Parco dai connotati innovativi, legati alla gestione delle funzioni ecologiche, da inseri-re ovviamente nel piano triennale delle aree protette regionali.Le opportunità politico-amministrative defi-niranno se il Parco dovrà essere costituito ex novo oppure integrato al Parco Interregionale del Sasso Simone e Simoncello e Carpegna.In fase successiva, a seguito dell’indispen-sabile monitoraggio delle risorse ambientali e culturali messe in atto dall’Ente gestore (Parco), sarà possibile considerare una rivi-sitazione dei confini. L’azione di verifica dei confni offrirà l’opportunità di identificazione di nuovi attraverso l’inclusione di aree ma-nifestatesi come chiave per la funzionalità del sistema ecologico o per incrementare la valenza culturale dell’area. Oppure, al con-trario, si potrà proporre l’esclusione di altre zone che evidenzieranno ambiti con una di-versa vocazionalità.Tutte le azioni di sviluppo del percorso istitu-zionale dovranno essere svolte con la massima partecipazione civile, attraverso un program-ma specifico per una maggiore condivisione possibile degli obiettivi. Si propone, perciò, un governo del territorio coordinato ed unitario, finalizzato principalmente alla gestione e valo-rizzazione dei servizi eco sistemici, elementi fondamentali del benessere umano.Questo tipo di gestione permetterebbe di soddisfare anche al concetto di perequazio-ne territoriale con lo scopo di sostanziare il principio di sussidiarietà fra gli Enti Locali, finalizzandola a compensare le differenti po-tenzialità e modalità di intervento derivanti dagli obiettivi del Parco. I comuni dell’alta e media valle devono poter attingere risorse

dal momento che sono i maggiori possessori di risorse ambientali indispensabili a tutti. Un esempio fra tutti è l’acqua che disseta i centri della valle, la città balneare, le indu-strie, ecc., grazie alle sorgenti ed ai pozzi che sono nei territori collinari e montani; i me-desimi che proteggono la risorsa laddove si genera, evitando che vi siano inquinamenti, insediamenti industriali, ecc. Il Parco dovrà farsi garante di questa opportunità proponen-do, ad esempio, la necessaria ed importante riorganizzazione della tariffa che deve torna-re a beneficiare quei territori, custodi della risorsa. Il Parco potrebbe proporre a tutti i Comuni in sede di Conferenza dei Sindaci la costituzio-ne di un fondo di compensazione determinato da una valutazione ecologico-economica dei servizi ecosistemici, resi dal capitale natura-le e, per quanto riguarda l’acqua, il Parco e il Piano strategico nelle sue proposte, dovranno farsi carico fin da subito, di questi importanti obiettivi da inserire come pilastri nella nuova redigenda proposta di legge di riorganizzazio-ne delle ATO regionali.Infatti, i comuni che per le loro caratteristi-che territoriali posseggono risorse natura-li da cui derivano i servizi degli ecosistemi (es. funzioni di un bosco: fissazione di CO2, protezione dall’erosione, regolazione delle acque, mantenimento della qualità delle ac-que, formazione dei suoli, la fruizione turi-stica), aumenteranno il peso economico del loro capitale in contrapposizione a chi questi servizi li utilizza senza possedere il capitale naturale. La perequazione consisterà nel riconosci-mento economico delle funzioni ecologiche prodotte dai territori collinari montani, ri-spetto a chi, invece, queste funzioni le utiliz-za (territori costieri).Un ulteriore sforzo potrà essere fatto per lavo-

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rare su una proposta da sottoporre all’Ufficio Unico per le politiche comunitarie (Provin-cia, Comune, CCIAA), con il quale il Piano Strategico ha iniziato a collaborare per attiva-re risorse sovra locali rispetto ai vari progetti messi in campo dal Piano stesso.Il processo deve essere contestuale ovvero prevedere che, da un lato, si continui a lavo-rare al progetto complessivo, possibilmente dividendolo per linee e tipologie d’interven-to; dall’altro, si verifichino le diverse linee di progetto incrociandole con i possibili canali/programmi di finanziamento ed approfonden-do progressivamente i sottoprogetti specifici per concorrere ai bandi.In particolare, due appaiono canali sui qua-li operare un primo approfondimento di in-dagine. In primo luogo la nuova PAC per i finanziamenti all’agricoltura in territori ad alto contenuto naturalistico, in secondo luogo alcuni programmi specifici in campo ambien-tale (Life +, 7° PQ, ecc.), che potrebbero es-sere utilizzati per la presentazione di progetti relativi al tema del capitale ecosistemico di cui al precedente punto 4.1.

Quadro economico di riferimentoNella prima fase, il laboratorio ha inoltre la-vorato per approfondire la proposta elaborata in riferimento ad un possibile quadro econo-mico. Gli esiti dell’approfondimento condotto sono oggetto del QUADERNO N. 1, allegato al presente volume.

Osservazioni al PTCPLa proposta e l’allegato con il quadro econo-mico saranno presentate entro il 16 maggio 2012, come contributo del Laboratorio Ma-recchia del Piano Strategico, alla Provincia che sta raccogliendo le osservazioni nell’am-bito dell’elaborazione della variante al Piano

Territoriale di Coordinamento Provinciale per i sette Comuni della Val Marecchia, di cui si prevede l’adozione entro il prossimo mese di giugno.

Contributi a latereUn ulteriore contributo, collaterale all’attivi-tà principale sopra indicata, ha riguardato la presentazione alla provincia di un’ipotesi di trasformazione delle attuali aree SIC (Siti di Interesse Comunitario) presenti nel territorio della Valmarecchia in ZPS (Zone di Prote-zione Speciale).Tale proposta nasceva, in at-tuazione di un indirizzo comunitario, dall’op-portunità presentatasi a livello comunitario e nazionale (Ministero dell’Ambiente) di ri-vedere, alla scala regionale e locale, le peri-metrazioni delle aree appartenenti alla rete Natura 2000. Il Ministero dell’Ambiente ha infatti invitato le Regioni, qualora lo ritenga-no opportuno, ad adeguare i confini delle aree ricadenti all’interno della Rete Natura 2000.Il laboratorio ha lavorato su questa proposta, poi presentata alla Provincia sotto forma di testo e corredo cartografico, vedendola come un possibile primo passo verso il raggiungi-mento degli obiettivi prefissati e come un’op-portunità per includere, all’interno di questa rete, l’intera asta fluviale e di aumentare il livello di protezione, attraverso il passaggio delle aree oggi SIC in ZPS. A seguito di un confronto con i Comuni, la Provincia ha ritenuto che, al momento, non sussistessero le condizioni e i tempi per po-ter presentare tale proposta, e ha sottolineato la necessità di un’istruttoria più approfondi-ta e più condivisa come presupposto per la costruzione di un consenso sul progetto di salvaguardia e valorizzazione presentato dal Piano Strategico per la Val Marecchia.

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4. PROSSIME ATTIVITA’

Il programma di lavoro del laboratorio prevede che, oltre alla presentazione delle osservazioni al PTCP sopra accennata, si dia immediatamente seguito all’allarga-mento del consenso sulla proposta con una duplice azione:

- Illustrazione e confronto con gli Enti locali interessati

- Allargamento della partecipazione e dell’informazione sul progetto presso la cittadinanza e i diversi portatori di interesse del territorio .

Entrambe le attività sono considerate potenzialmente preliminari alla costruzione di un vero e proprio “contratto di fiume” su cui sviluppare il progetto complessivo e le singole azioni che ne derivano.

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Negli ultimi 4 anni Rimini è stata im-pegnata in un processo di pianificazio-ne strategica promosso da Comune e Provincia di Rimini, CCIAA Rimini e Fondazione Carim e che ha ampiamen-te coinvolto la società civile attraverso l’impegno diretto, all’interno del Forum Rimini Venture appositamente costi-tuito, di una settantina di associazioni rappresentative del tessuto culturale, sociale ed economico del territorio. I primi due anni di lavoro sono stati de-dicati all’elaborazione della vision (“Le persone protagoniste dello sviluppo”), della mission (“Rimini terra di incon-tri”), degli ambiti strategici (1. “Un nuovo rapporto con il mare”; 2. “Una sfida sulla mobilità”; 3. “Un sistema di imprese fatto di persone e innova-zione”; 4. “La qualità di un territorio ricomposto e coeso”; 5. “La cultura che forma e informa creando nuova immagi-ne”) e delle 61 azioni, poi confluite nel documento “Il Piano Strategico di Ri-mini e del suo territorio”. Il documento, approvato dagli organi di governo dei 4 enti promotori, rappresenta il riferi-

mento di base su cui ha preso successi-vamente avvio la fase operativa del pia-no, attualmente in corso. Il documento riporta anche gli esiti di un processo di valutazione preliminare, effettuato su ciascuna delle 61 azioni promosse dal piano, sulla base del quale è stata effettuata una selezione dei progetti da portare avanti in via prioritaria nel pro-cesso di attuazione del Piano.

La prima fase di attuazione del Piano si sta concretizzando attraverso due strumenti: i GRUPPI DI LAVORO - che approfondiscono e precisano alcu-ni temi specifici sui quali il piano non ha espresso proposte precise, ma solo obiettivi e approcci di massima - e i LABORATORI - elaborano e sviluppa-no alcune delle proposte già enucleate con buon grado di dettaglio nel proces-so di elaborazione del Piano.Tra questi figura appunto il Laboratorio L9 “ L’area protetta del Marecchia”.