Lappello del Pontefice C o n c i s t o ro...me un elemento na-turale non provando nessun disagio nel...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 28-29 novembre 2020) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLX n. 276 (48.600) sabato 28 novembre 2020 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +"!=!#!?!; I giovani e il Digital Age: opportunità e sfide di PAOLO BENANTI S iamo consapevoli di vivere in un’epoca caratterizzata dalla dif- fusione e produzione di strumen- ti digitali: tutto viene trasformato in dati numerici che sono elaborati e modificati da strumenti elettronici come smartphone, tablet e com- puter. Ma come questo im- patta soprattutto le giovani generazioni? L’effetto della esponen- ziale digitalizzazione della comunicazione e della so- cietà ha un’influenza soprattutto sui gio- vani. Sono ormai un classico le analisi di Marc Prensky che vede in atto una vera e propria trasformazione antropologica: l’avvento dei nativi digitali. Nativo digitale (in inglese digital native) è una espressione che viene applicata ad una persona che è cresciuta con le tecnologie digitali come i computer, internet, telefoni cellulari e MP3. L’espressione viene utilizzata per in- dicare un nuovo e inedito gruppo di stu- denti che sta accedendo al sistema dell’e- ducazione. I nativi digitali nascono paral- lelamente alla diffusione di massa dei computer a interfaccia grafica nel 1985 e dei sistemi operativi a finestre nel 1996. Il nativo digitale cresce in una società multi- schermo, e conside- ra le tecnologie co- me un elemento na- turale non provando nessun disagio nel manipolarle e inte- ragire con esse. Un nativo digitale, per Prensky, è come plasmato dalla dieta mediale a cui è sottoposto: in cinque anni, ad esempio, trascorre 10.000 ore con i vi- deogames, scambia almeno 200.000 email, trascorre 10.000 ore al cellulare, passa 20.000 ore davanti alla televisione guar- dando almeno 500.000 spot pubblicitari dedicando, però, solo 5.000 ore alla lettu- ra. Questa dieta mediale produce, secondo Prensky, un nuovo linguaggio, un nuovo modo di organizzare il pensiero che mo- dificherà la struttura cerebrale dei nativi digitali. Multitasking, ipertestualità e in- terattività sono, per Prensky, solo alcune caratteristiche di quello che appare come un nuovo e inedito stadio dell’evoluzione umana. Inoltre Prensky sostiene che, sia pure in modo irregolare e alla nostra per- sonale velocità, ci muoviamo tutti verso un potenziamento digitale che include le attività cognitive. Il potenziamento digitale in ambito co- gnitivo, reso possibile da laptop, database online, simulazioni tridimensionali virtua- li, strumenti collaborativi online, smar- tphone e da una serie di altri strumenti specifici per diversi contesti, è oggi per Prensky una realtà in molte professioni, anche in campi non tecnici come la giuri- sprudenza e le discipline umanistiche. Il Digital Age apre anche delle sfide, soprattutto in ambito educativo. Dobbia- mo guardare ai giovani per aiutarli a dive- nire degli adulti in un’epoca di digitale. Come trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio di valori acquisiti e la tensio- ne al bene che caratterizza la nostra iden- tità? Concistoro A lla vigilia della prima domenica di Avvento, men- tre sta per iniziare un nuovo anno liturgico, Papa Francesco presiede oggi pomeriggio, nella ba- silica Vaticana, il suo setti- mo Concistoro ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali. In un tempo segnato dalla pan- demia da covid-19 che sta seminando morte e distru- zione in tutto il mondo, nel corso di un rito sobrio e con alcune limitazioni volte a contrastare la diffusione del contagio, tredici eccle- siastici scelti dal Pontefice proprio da ogni angolo del pianeta per collaborare in modo più stretto, come “fratelli tutti”, nel governo della Chiesa universale, giurano fedeltà e obbedien- za a lui e ai suoi successori. In realtà, proprio a causa dell’emergenza sanitaria, due di essi non saranno presenti insieme con gli al- tri undici confratelli ai qua- li il vescovo di Roma impo- ne personalmente la berret- ta, consegna l’anello e asse- gna il titolo o la diaconia, ma entreranno comunque a far parte del Collegio cardi- nalizio, portandone la composizione a 229 mem- bri, 128 dei quali elettori, in rappresentanza di 90 Paesi. PAGINE 5, 6, 7 E 8 L’appello del Pontefice Pa c e per l ’Etiopia Papa Francesco segue le notizie che giungono dall’Etiopia, dove da alcune settimane è in cor- so uno scontro militare che interessa la regione del Tigray e le zone circostanti. Lo ha reso noto ieri pomeriggio, 27 novembre, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ri- cordando che, a causa delle violenze, centinaia di civili sono morti e decine di migliaia di per- sone sono costrette a fuggire dalle proprie case verso il Sudan. Già durante l’Angelus dello scorso 8 novem- bre il Pontefice riferendosi al conflitto in corso in Etiopia, aveva detto: «Mentre esorto a re- spingere la tentazione dello scontro armato, in- vito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, al dialogo e alla ricomposizione pacifica delle di- scordie». Gli scontri, che si sono intensificati di giorno in giorno, stanno già provocando una grave si- tuazione umanitaria. Per questo Francesco, nel- l’invitare alla preghiera per il Paese africano, ri- volge alle parti in conflitto un appello perché cessino le violenze, sia salvaguardata la vita, in particolare dei civili, e le popolazioni possano ritrovare la pace. SERVIZIO A PA G I N A 4 ALLINTERNO Poliedro L’abbandono ERALD O AF F I N AT I , SI LV I A GUIDI E ROBERTO ROSANO NELLE PA G I N E 2 E 3 Ucciso uno dei principali scienziati del programma nucleare iraniano PAGINA 4 Cronache romane DANIELE MENCARELLI, P AOLO MAT T E I E DAMIANO GA R O FA L O A PA G I N A 10 NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 12 Alla vigilia della prima domenica di Avvento Papa Francesco dona alla Chiesa tredici nuovi cardinali

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  • Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 28-29 novembre 2020)

    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

    Unicuique suum Non praevalebunt

    Anno CLX n. 276 (48.600) sabato 28 novembre 2020Città del Vaticano

    y(7HA

    3J1*QS

    SKKM(

    +"!=!#!?

    !;

    I giovani e il Digital Age: opportunità e sfidedi PAOLO BENANTI

    Siamo consapevoli di vivere inun’epoca caratterizzata dalla dif-fusione e produzione di strumen-ti digitali: tutto viene trasformatoin dati numerici che sonoelaborati e modificati dastrumenti elettronici comesmartphone, tablet e com-puter. Ma come questo im-patta soprattutto le giovanigenerazioni?

    L’effetto della esponen-ziale digitalizzazione dellacomunicazione e della so-cietà ha un’influenza soprattutto sui gio-vani. Sono ormai un classico le analisi diMarc Prensky che vede in atto una vera epropria trasformazione antropologica:l’avvento dei nativi digitali. Nativo digitale(in inglese digital native) è una espressioneche viene applicata ad una persona che ècresciuta con le tecnologie digitali come icomputer, internet, telefoni cellulari eMP3. L’espressione viene utilizzata per in-dicare un nuovo e inedito gruppo di stu-

    denti che sta accedendo al sistema dell’e-ducazione. I nativi digitali nascono paral-lelamente alla diffusione di massa deicomputer a interfaccia grafica nel 1985 edei sistemi operativi a finestre nel 1996. Ilnativo digitale cresce in una società multi-

    schermo, e conside-ra le tecnologie co-me un elemento na-turale non provandonessun disagio nelmanipolarle e inte-ragire con esse.

    Un nativo digitale,per Prensky, è comeplasmato dalla dieta

    mediale a cui è sottoposto: in cinque anni,ad esempio, trascorre 10.000 ore con i vi-deogames, scambia almeno 200.000 email,trascorre 10.000 ore al cellulare, passa20.000 ore davanti alla televisione guar-dando almeno 500.000 spot pubblicitaridedicando, però, solo 5.000 ore alla lettu-ra.

    Questa dieta mediale produce, secondoPrensky, un nuovo linguaggio, un nuovomodo di organizzare il pensiero che mo-

    dificherà la struttura cerebrale dei natividigitali. Multitasking, ipertestualità e in-terattività sono, per Prensky, solo alcunecaratteristiche di quello che appare comeun nuovo e inedito stadio dell’evoluzioneumana. Inoltre Prensky sostiene che, siapure in modo irregolare e alla nostra per-sonale velocità, ci muoviamo tutti versoun potenziamento digitale che include leattività cognitive.

    Il potenziamento digitale in ambito co-gnitivo, reso possibile da laptop, databaseonline, simulazioni tridimensionali virtua-li, strumenti collaborativi online, smar-tphone e da una serie di altri strumentispecifici per diversi contesti, è oggi perPrensky una realtà in molte professioni,anche in campi non tecnici come la giuri-sprudenza e le discipline umanistiche.

    Il Digital Age apre anche delle sfide,soprattutto in ambito educativo. Dobbia-mo guardare ai giovani per aiutarli a dive-nire degli adulti in un’epoca di digitale.Come trasmettere alle nuove generazioniil patrimonio di valori acquisiti e la tensio-ne al bene che caratterizza la nostra iden-tità?

    C o n c i s t o ro

    Alla vigilia dellaprima domenicadi Avvento, men-tre sta per iniziareun nuovo anno liturgico,Papa Francesco presiedeoggi pomeriggio, nella ba-silica Vaticana, il suo setti-mo Concistoro ordinariopubblico per la creazionedi nuovi cardinali. In untempo segnato dalla pan-demia da covid-19 che staseminando morte e distru-zione in tutto il mondo, nelcorso di un rito sobrio econ alcune limitazioni voltea contrastare la diffusionedel contagio, tredici eccle-siastici scelti dal Ponteficeproprio da ogni angolo delpianeta per collaborare inmodo più stretto, come“fratelli tutti”, nel governodella Chiesa universale,giurano fedeltà e obbedien-za a lui e ai suoi successori.In realtà, proprio a causadell’emergenza sanitaria,due di essi non sarannopresenti insieme con gli al-tri undici confratelli ai qua-li il vescovo di Roma impo-ne personalmente la berret-ta, consegna l’anello e asse-gna il titolo o la diaconia,ma entreranno comunque afar parte del Collegio cardi-nalizio, portandone lacomposizione a 229 mem-bri, 128 dei quali elettori, inrappresentanza di 90 Paesi.

    PAGINE 5, 6, 7 E 8

    L’appello del Pontefice

    Pa c eper l’EtiopiaPapa Francesco segue le notizie che giungonodall’Etiopia, dove da alcune settimane è in cor-so uno scontro militare che interessa la regionedel Tigray e le zone circostanti. Lo ha reso notoieri pomeriggio, 27 novembre, il direttore dellaSala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ri-cordando che, a causa delle violenze, centinaiadi civili sono morti e decine di migliaia di per-sone sono costrette a fuggire dalle proprie caseverso il Sudan.

    Già durante l’Angelus dello scorso 8 novem-bre il Pontefice riferendosi al conflitto in corsoin Etiopia, aveva detto: «Mentre esorto a re-

    spingere la tentazione dello scontro armato, in-vito tutti alla preghiera e al rispetto fraterno, aldialogo e alla ricomposizione pacifica delle di-s c o rd i e » .

    Gli scontri, che si sono intensificati di giornoin giorno, stanno già provocando una grave si-tuazione umanitaria. Per questo Francesco, nel-l’invitare alla preghiera per il Paese africano, ri-volge alle parti in conflitto un appello perchécessino le violenze, sia salvaguardata la vita, inparticolare dei civili, e le popolazioni possanoritrovare la pace.

    SERVIZIO A PA G I N A 4

    ALL’INTERNO

    P o l i e d ro

    L’abbandono

    ERALD O AF F I N AT I , SI LV I A GUIDIE ROBERTO ROSANO

    NELLE PA G I N E 2 E 3

    Ucciso unodei principali scienziatidel programmanucleare iraniano

    PAGINA 4

    Cronache romane

    DANIELE MENCARELLI, PAOLOMAT T E I E DAMIANO GA R O FA L O

    A PA G I N A 10

    NOSTREINFORMAZIONI

    PAGINA 12

    Alla vigilia della prima domenica di AvventoPapa Francesco

    dona alla Chiesa tredici nuovi cardinali

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 28 novembre 2020

    Po l i e d ro - Una riflessione sul tema dell’abbandono/2

    riguarda anche me. Perfinoquando pensiamo di averla fattafranca, presto dobbiamo ricre-derci: si prospera, e ci si decom-pone, insieme. Non godere del-la vicinanza dei propri genitori,per un motivo o per l’altro, apreun grande spazio d’azione dove,prima o poi, nel fiorire malatodelle innumerevoli scelte dacompiere, potremmo smarrirci.

    E se la paurosa libertà degliorfani fosse uguale a quella ditutti gli esseri umani di fronte aDio? A cinquant’anni un uomosenza figli può desiderarne uno;io invece, spinto da una potenzaoscura che brucia come un fuo-co segreto dentro il mio stessonome, cercavo i padri: quellimancati, soprattutto. Pensai discrutarne le fisionomie nei voltidei giovani ai quali insegno ognigiorno. Arrivano sulle spondedel Bel Paese da ogni parte delmondo lasciandosi dietro, comerottami, la povertà e l’indiffe -renza. Ho voluto risalire il fiume

    che li ha portati fino a me. Con-trocorrente, attraverso di loro,mi sono riconosciuto.

    (La città dei ragazzi, Mondadori, 2008)

    M.G.: Ne La città dei ragazzi usi un’espressione che non po-teva non colpirmi: «La paurosalibertà degli orfani». Credo siala ragione profonda, umana-mente profonda, del nostro dia-logo. Non solo perché il senso diorfanezza ci appartiene per ra-gioni biografiche, ma anche per-ché è possibile generalizzarequesta condizione ed estenderlaa una buona porzione di società,in Occidente, oggi. Mi riferiscoal disordine e al disorientamen-to, alla frammentazione dei va-lori e dei significati, al disfaci-mento euforico del passato: per-dersi è molto semplice, ecco. Michiedo quale sia l’antidoto: sesia possibile ostacolare questaparadossale allegria di naufragi

    a cui ci siamo consegnati. Primadell’azione concreta e dell’ap -prodo a un senso di responsabi-lità condiviso dovremmo avereil coraggio di ripercorrere la bennota zona grigia, nella quale tut-te le certezze individuali e col-lettive sono ostaggio di una do-manda profonda, la stessa chehai sentito a te rivolta dai ragaz-zi francesi e dai minori non ac-compagnati della comunità diCarroll Abbing.

    E.A.: Dieci anni fa mi spedi-sti alcune tue poesie giovanili,nelle quali io percepii, con unmisto di angoscia e commozio-ne, il sentimento del genitoreignoto: la piattaforma spiritualeche ci accomuna. Se mio padrene avesse avuto la possibilità,cioè se non avesse fatto soltantola quinta elementare, avrebbepotute scriverle lui. Fra me e te siverifica quindi un cortocircuitosenza la comprensione del qualerischia di sfuggire il fondamento

    del dialogo che stiamo facendo.È dunque necessario scoprire lecarte: io, figlio di un uomo nonriconosciuto dal padre, incontrote, nella medesima condizione.Ma tu, per ragioni anagrafiche,come abbiamo già detto, potre-sti essere mio figlio. Si tratta del-lo schema che innesca la tensio-ne pedagogica da cui mi sentopervaso. Tuttavia nessuno deimiei studenti possiede la dram-matica consapevolezza che, apoco più di vent’anni, ti spinse ascrivere: «Mi pento, / forse, dinon aver capito prima / che nonc’è seme unico a nutrire / una te-sta, ma doppie, triple, quadru-ple, / troppe biforcazioni».

    Con ogni probabilità Rashe-

    Il paradigma di ogni possibile antirazzismo

    Alla ricerca dei padri

    di ROBERTO ROSANO

    E poi c’è il giorno quando tutt’at -torno si sentono cadere le fo-glie, una ad una, dalle piante.Sono due e poi cinque e poi no-ve e venti, finché scrosciano giù comepioggia, cadono come penne, impercetti-bili, silenziose, sulla soffice erba verdescuro, e tu ti senti l’ultima foglia sullapianta. E se qualcosa non arriva a salvar-ti, cadrai nell’oscurità. E se non sentidentro quella pressione misteriosa ad al-zarti e proseguire il cammino, quellaspinta vivace e invisibile come elettricità,sicuro andrai nell’oscurità dell’orfanez -za.

    Deve aver provato una simile pro-strazione, il filosofo e teologo ingleseJohn Henry Newman, mentre era inItalia, giovanissimo: «Mi stesi sul mioletto ed iniziai a singhiozzare un poco.Il mio servo, che mi accudiva quasi fos-se una balia, mi chiese se stessi bene. Iopotei soltanto rispondere: “Ho del la-voro da fare in Inghilterra”». Poco do-po scrisse i versi di Lead, Kindly Light, checommossero il mondo e dipinsero niti-damente la condizione dell’orfano:«Guidami tu, Luce Gentile, attraversoil buio che mi circonda (…). La notte èbuia ed io sono lontano da casa (…)».

    Che cos’è l’orfanezza se non quel«sentirsi lontano da casa», dal padre,dalla madre, dai fratelli e dalla terra che,da giovani sentiamo come gabbia, e piùin là riscopriamo nostra, e vicina, comeil tetto e il focolare che ci hanno visti na-

    scere? Newman prosegue: «Non mi so-no mai sentito come mi sento ora, né hopregato che fossi tu a condurmi. Amavoscegliere e scrutare il mio cammino, maora sii tu a condurmi (…) landa dopolanda, palude dopo palude, oltre rupi etorrenti, finché la notte scemerà».

    Di orfani, veri e allegorici, è così pie-no quel grande ritratto della famigliaumana che è la nostra letteratura. Sonoorfani Pin di Calvino e Pip di Dickens.Sono tutte «orfane» le infanzie sguin-zagliate di Tom Sawyer, di Heidi e diOliver Twist. È orfano Peter Pan, dive-nuto simbolo di quell’infanzia cheguarda con rifiuto alla vita adulta esembra orfano di tutto anche il piccoloprincipe di Saint Exupéry, che andrà acercare tra le stelle il senso intimo dellecose sulla Terra.

    Pier Paolo Pasolini, in quello che èforse il più bel film sulla vita di Gesù, Ilvangelo secondo Matteo, scelse come colon-na sonora di due scene capitali, quali lavenuta dei magi e la strage degli inno-centi, un antico e straziante canto dellatradizione spiritual, che è anche il piùstruggente profilo dell’orfanezza: Some -times I Feel Like a Motherless Child (“A voltemi sento come un bimbo senza mam-ma”). Il canto sortì quasi spontanea-mente sulla bocca degli schiavi d’ol -treoceano, strappati ai loro genitori, ealla madre patria africana, e venduti almercato della più crudele oppressioneche si possa immaginare.

    Nel XX secolo, non più servi domina-ti, ma star internazionali ne hanno into-

    nato il lamento: da Harry Belafonte aLeontyne Price, sino alla magnificaMahalia Jackson. Ancor prima, nel XIXsecolo, i Fisk Jubilee Singers, eccellen-ze del «cappella ensemble», educaronola voce su quel prezioso blues spiritua-le, unico nei sentimenti e nella struttu-ra.

    Pasolini conosceva bene quella can-zone e, con un colpo di genio, la scelseper rendere la disperata vibrazione diuno stato d’animo universale, quello

    d’ogni uomo nella sua fuggevole vitasulla Terra; ma anche l’esilio dalla suavera patria di giustizia e fratellanza.Ogni uomo sente lunga la strada primadel ritorno a casa. Ogni giorno, sullaterra, un uomo si sveglia e si sente «co-me un bimbo senza mamma». La molti-tudine che affolla le due scene pasoli-niane è la fotografia di una compagniadi orfani erranti smarriti sulla terra,sbandati e scalzi sulla polvere della sto-ria.

    Il Pontefice, col suo italiano incon-sueto, da forestiero, e perciò stesso pie-no di coniazioni impreviste e d’umani -tà, domenica 17 maggio, in una suaomelia a Santa Marta, adoperò la paro-la «orfanezza». Si spinse a dire che«sempre le guerre, sia le piccole guerresia le grandi guerre, sempre hanno unadimensione di orfanezza: manca il Pa-dre che faccia la pace». Non possiamonon pensare, ancora una volta, alla sce-na pasoliniana della strage degli inno-centi, dove si vedono bambini in fascefracassati contro le pietre e rimbalzaticome palle, e allo splendido lamentoblack che l’accompagna. «Una delleconseguenze del senso d’orfanezza èl’insulto», dice ancora Francesco, «per-ché se non c’è il Padre, non ci sono i fra-telli. Si perde la fratellanza».

    C’è qualcosa, anzi molto in questeparole, che risuonano in Sometimes I feelLike a Motherless Child. Un’uguaglianza diperiodo e grandezza, come direbbero ifisici, una «sintonia», come direbberoinvece gli umanisti, cioè un «accordo

    sostanziale», il cui indicatore, stavolta,non è tanto il suono, ma il senso. NelSalmo 101, anch’esso il lamento d’un or-fano — nel senso che gli diamo oggi, inquesto articolo — si legge: «Io sono co-me un passero sperduto sopra il tetto».Ed è questa soltanto una delle innume-revoli volte in cui l’Uomo della Bibbiasi sia detto orfano di qualcuno, di qual-cosa e che, in tutta risposta, abbia guar-dato in alto. Il bambino nato nella po-vertà della capanna, un giorno, divenu-to adulto, a lui dirà: «Non sarai mai piùorfano» (Giovanni 14, 18), ma non potédire «non ti sentirai mai più orfano».

    E così, l’emozione dell’orfanezzanon solo perdura, ma sembra pervaderetutta la condizione umana. Tommaso,l’apostolo scettico, il più simile all’uo -mo d’oggi, si sentiva certamente orfanoquando domandò al suo Maestro: «Si-gnore, dove vai?» (Giovanni 14, 5). E nonpossiamo non dirci in empatia con lui,che a noi somiglia nel suo mediocre sco-raggiamento; e quando domanda, an-cora, «Signore, come possiamo cono-scere la via?» interpreta pienamente lanostra infaticabile ricerca di idee econo-miche, sociali e politiche, sperimentate,spesso maldestramente, al solo scopo,desiderato o subcosciente, di «riavvici-narci a casa», dove sta la madre, il padree i fratelli. Dove le foglie sono ancoraaggrappate alla vite con robusti sar-menti. Dove ancora si sente d’apparte -nere a qualcosa di grande. Dove ogninido, ogni culla, ha la sua mamma, lì,felice, al suo posto.

    Come un bimbo senza mammaLo struggente canto della tradizione spiritual «Sometimes I Feel Like a Motherless Child»

    «Silenocol piccoloDioniso»

    Copia romanametà del II secolo,da originale greco

    della scuoladi Lisippo,

    300 a. C. circa(Musei Vaticani)

    di ERALD O AF F I N AT I

    Mio padre era stato un bambino abbandona-to. Credo che tale condizione sia all’originedella tensione pedagogica e letteraria che mianima. Come se io, attraverso l’insegnamen -to e la scrittura, volessi idealmente risarcirloe riscattarlo per interposta persona, cioè cer-cando di aiutare, nella misura in cui l’azioneriparatrice si può concretamente realizzare,gli adolescenti italiani in difficoltà e i minorinon accompagnati provenienti da ogni par-te del mondo. Fu questa la ragione che, tanti anni fa,mi convinse a entrare alla Città dei Ra-gazzi di Roma, la comunità educativafondata nel secondo dopoguerra da mon-signor John Patrick Carroll-Abbing peraccogliere i bambini senza famiglia, doveincontrai Omar e Faris, insieme ai qualitornai in Marocco, quasi per toccare conmano la sorgente primaria del tumultuo-so fiume d’umanità che non smette di ar-rivare sino a noi. E continua a essere que-sto, suppongo, il fuoco ispiratore dellescuole Penny Wirton che ho fondato, inomaggio a Silvio D’Arzo, con mia moglieAnna Luce Lenzi per insegnare gratuita-

    mente, uno a uno, senza classi e senza vo-ti, anche sullo stimolo sempre vivo di donLorenzo Milani, la nostra lingua ai giova-ni migranti. Oggi, a causa della pande-mia, lo stiamo facendo online in diversezone d’Italia, ma speriamo di poter tor-nare presto a «riveder le stelle». Presento,sul tema in oggetto, due brani, tratti dalla Città dei ragazzi e dall’ultimo mio libro, Imeccanismi dell’odio: dialogo sul razzismocon Marco Gatto anch’egli legato, persimili ragioni autobiografiche, al me-desimo nodo ispirativo sui padri e sui fi-gli.

    La paurosalibertà degli orfani

    Questa è la storia di un viag-gio all’indietro: sono partitodallo spazio magnetico in cui vi-vo, fra i banchi e i gessi, ho risa-lito i campi delle fughe solitarie,ancora cosparsi dalla putredinedei sogni che i miei scolari han-no lasciato lungo il percorso, eora eccomi qui a dettare il saldoconclusivo. Abbiamo radici incomune: quello che succede a te,

    L’arrivo dei Magi«Il Vangelo secondo Matteo» (1964)

  • L’OSSERVATORE ROMANOsabato 28 novembre 2020 pagina 3

    Po l i e d ro - Una riflessione sul tema dell’abbandono/2

    dur, abbandonato sin da piccoloalla periferia di Dacca, avverte«d’essere un ramo spoglio di so-stanza», ma non riuscirebbe inalcun modo a formulare ed am-mettere, di fronte a se stesso, co-me al contrario sei stato capacedi fare tu, l’idea di «un padre /che si allontana dalla culla».Mai e poi mai avrebbe la forzadi pensare a lui esclamando:«Nel nome tuo e non per il tuonome». E soprattutto, la suacondizione di «figlio ignoto»,invece di favorirla, gli impedi-rebbe la vista della «sorda mac-chia» che da sempre caratterizzai bambini non riconosciuti, fracui Ezio Comparoni, alias SilvioD’Arzo, autore di Penny Wirton esua madre: «Essere anche te senzavolerlo». Lo sforzo culturale chetu, Marco, hai compiuto per tra-sformare il sentimento di vuotodell’orfano in pienezza e l’in -soddisfazione esistenziale nellaricerca di verità presente negliautentici confronti umani, que-sto lavoro doloroso ma ineludi-bile che mio padre non riuscì asvolgere e io cerco di fare al po-sto suo, rappresenta il paradig-ma antropologico di ogni possi-bile antirazzismo: sarebbe dav-vero illusorio credere di poterdelegare tale incombenza al pre-cetto giuridico.

    È vero: si tratta di una condi-zione che potremmo estenderestoricamente a tutto l’O cciden-te. Trovo molto utile la defini-zione che usi per indicare la si-tuazione in cui ci troviamo: «Di-sfacimento euforico del passa-to». La dimensione digitale ri-schia di far deflagrare il deside-rio illudendoci che tutto possaessere realizzato. Di fronte algrande mare informatico che laRete dispensa, occorre trovarebussole efficienti, capaci diorientarci nella selva dove tuttosembra uguale. Urge, come di-ciamo spesso, ripristinare le ge-rarchie spiegando ai ragazzi co-sa è importante e cosa non lo è.Per farlo dobbiamo avere in te-sta un sistema di valori. Non esi-stono scorciatoie conoscitive.Oggi che la fonte è diventata ac-cessibile in tempo reale, bisognaincrementare, non diminuire opeggio ancora omettere, la suaverifica. Applicazione e rigoreun tempo erano legati alla ricer-ca del testo originale. Nel mo-mento in cui quest’ultimo si ren-de accessibile a chiunque, c’è laconcreta possibilità che nonvenga neppure preso in conside-razione. Viene da lì la nostra pa-radossale «allegria di naufragi».Dovremmo ristabilire le condi-zioni attraverso cui rinnovare lanostra esperienza della realtà:non più solo virtuale. È necessa-rio mettere allo scoperto i costidella conoscenza, non nascon-derli o, peggio ancora, rimuo-verli. In particolare bisognaesplorare i meccanismi dell’o-dio. Il razzismo avvelena i pozzie inaridisce le fonti perché im-pedisce di riconoscere la fratel-lanza. E invece noi siamo legatida una radice comune: tocchi lanervatura e fai vibrare tutta lapianta. In tale prospettiva l’e-ducatore e lo scrittore sono duefacce della stessa medaglia.

    (I meccanismi dell’odio,Mondadori, 2020)

    Fr a n c e s c ola peste

    e la rinascitadi MARCO BELLIZI

    «Nella grande catastrofe», in ogni epidemia, «la Chie-sa è sempre stata simbolo di un potere trascendenteincrollabile, unica mediatrice, unico rifugio, segna-colo di salvezza per placare il giudizio di Dio». In-vece, «nell'anno del Signore 2020 questa presenzatotalizzante è di colpo cancellata»: «sul palcosceni-co spiccano i camici, non le stole. Profumo di gel di-sinfettante, non di incenso, colpisce le narici» e«l'unica liturgia è la conferenza stampa serale conl'elenco dei morti, contagiati e guariti e le racco-mandazioni da seguire».Parte da qui, da questo senso di improvviso, ine-dito smarrimento, di un'inattesa latitanza del tra-scendente, il libro Francesco. La peste, la rinascita (Edi -tori Laterza, Bari-Roma, 2020, pagine 114, euro 13)del vaticanista Marco Politi, un breve ma essenzialepercorso attraverso gli ultimi sette mesi della nostravita. Un cammino che inizia, appunto, da un'assen-za, quella che, con il lockdown, ha privato gli esseriumani della loro innata dimensione sociale. E laChiesa del suo corpo.

    A Politi interessa soprattutto riavvolgere il nastrofino ad arrivare lì, alle chiese vuote, alla percezionedi una fede per la prima volta inerme di fronte ai fat-ti mondani e alle disposizioni sanitarie. In questo“re w i n d ”, il primo fermo-immagine è quello di unuomo fragile in una piazza improvvisamente trop-po grande, avanzante con il suo tipico incedere ver-so un crocifisso oltraggiato da una sofferenza in-sopportabile, dal male puro. È ovviamente l'imma-gine di Papa Francesco, il quale il 27 marzo, nel pie-no imperversare dell'epidemia, attraversa da solouna Piazza San Pietro malinconica e lucida di piog-gia. Eppure, l'immagine è ferma solo nella nostramemoria. Perché in realtà è proprio in quel momen-to che, lascia intendere Politi, l'orologio della Storiasi rimette in moto e il vuoto che sembra aver avutola meglio comincia a vacillare. «Francesco conoscel'odore della disperazione», scrive giustamente Po-liti. Lo conosce così come conosce l'odore della vita.Ed è in confidenza con l'essenziale: questo «non è iltempo del tuo giudizio — dirà il Papa nel corso dellapreghiera, rivolgendosi a Dio — ma del nostro giu-dizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosapassa... separare ciò che è necessario da ciò che nonlo è». In un mondo in cui improvvisamente dominail vuoto, pronunciare queste parole significa comin-ciare a riempire il nulla.

    Il percorso avviato da Francesco la sera del 27marzo, ricorda Politi, in realtà inizia da molto pri-ma, dai passi fatti dentro la Chiesa. Molti sacerdotine hanno raccolto i frutti (“tanti preti d'altronde,scrive l'autore, erano bergogliani prima che arrivas-se il Pontefice argentino”). Gli stessi che ora sannocogliere con l'epidemia nuove porte d'accesso agliuomini e alle donne contemporanei. Intendiamoci,di un mondo diverso, che “non sarà mai più comeprima” hanno parlato e parlano in molti. Riguardoal trasformare le parole in fatti meglio soprassedere.Papa Francesco, ricorda Politi, mette le cose in pra-tica. Del resto, «si fa quel che si può... si è semprefatto così... sono per il Papa argentino frasi letali».Sotto questo aspetto il mondo laico insegue. Politiricorda opportunamente le parole dello scrittoreSandro Veronesi, pronunciate in quel periodo:«Speranza, dialogo, condivisione vengono dalmondo cattolico. Ottusità, pochezza di vedute,conservatorismo e burocratismo albergano nellapolitica laica».

    Difficile da contraddire, in particolare se si scor-rono, come fa l'autore del libro, le gesta grotteschedi leader politici e capi di Stato e le strumentalizza-zioni di regimi e populismi vari. Un confronto atratti impietoso, nel quale un mondo senza etica èchiamato a fare i conti con le proprie evidenti con-traddizioni. Politi cita Michel Houellebecq quandoafferma che «mai prima d'ora avevamo espresso conuna sfrontatezza così tranquilla il fatto che la vita ditutti non avesse lo stesso valore; che a partire da unacerta età (70, 75, 80 anni) è un po' come se si fossegià morti». Nient'altro che la (cruda) verità. France-sco, ricorda Politi, vede tre grandi contraddizionisegnare il presente: l'inequità, le nuove schiavitù, larovina della natura. Il sistema che abbiamo creatonon è in grado di sostenere tutti: la trickle down econo-my non funziona. Come mai, ha osservato PapaFrancesco, «quando è colmo, il bicchiere magica-mente si ingrandisce e non esce mai niente per i po-veri?». Il momento di pensare al dopo è adesso, so-stiene il Santo Padre. Nel dirlo, però, conclude Po-liti, il Pontefice non è più solo, in quella piazza:«Una moltitudine, sia religiosa che laica, ha capitoda che parte sta Jorge Mario Bergoglio. E coglie ilpungolo della sua ironia quando dice: “Peggio diquesta crisi c'è solo il dramma di sprecarla”».

    Nei versi di Georg Trakl e di Roberto Carifi

    La crudeltàdell’orfano

    di SI LV I A GUIDI

    S crivere «una ferocia or-fana» sembra una con-traddizione in termini,un allinearsi casuale diconcetti scelti solo per stupire illettore. Ma non si tratta di unalicenza poetica; è la radiografiadi una malattia che dilaga nelnostro mondo. È l’assenza (rea-le o percepita) del padre, una«orfanezza» — per usare un ter-mine caro a Papa Francesco —feroce, perché la paura rendeviolenti, amari, risentiti, prontialla rappresaglia senza motivo. L’immagine è tratta da unapoesia di Roberto Carifi, cheha molto amato e frequentato leopere di Georg Trakl, fino adassimilarne lo stile e l’universosimb olico.

    «A volte l’azzurro è unapiaga — scrive Carifi — cherompe il quadrato / dove ilmondo riposa ed ognuno / hauna gloria da condurre / nel

    seno della terra, una ferocia /orfana che chiama amore / estringe chi lo separa / dalle sta-gioni, il buio».

    Una «ferocia / orfana chechiama amore», ma nel frat-tempo si perde nella paludedel male, delle ferite, dellecontraddizioni della vita. Neiversi di Georg Trakl, l’ufficialeaustriaco che si uccide dopoaver visto il massacro della bat-taglia di Grodek, sul fronte ga-liziano durante la prima guer-ra mondiale, il tema dell’“orfa -nezza” torna in modo ossessi-vo, contrapposto allo splendo-re lussureggiante della natura,descritta con i suoi colori acce-si e i suoi panorami incantati,indifferenti allo strazio delcuore dell’uomo, allo scempiodella sua distruzione.

    «Lieve risuona il palazzo dipietra, il giardino degli orfani,l’oscuro ospedale, un rosso na-viglio sul canale» scrive Trakl,e anche «Nel fogliame rossodi chitarre pieno / sventola lachioma gialla delle fanciulle /allo steccato dei girasoli. / Tranuvole passa un carro dorato./ Nella pace di ombre brunetacciono / i vecchi che si ab-bracciano. / Gli orfani cantano

    dolcemente il vespro. / Nei va-pori gialli ronzano le mo-sche».

    Trakl si lascia raggiungeredalla catastrofe della sua epo-ca (benché pacifista, partiràvolontario per il fronte), accet-tando di incarnarla e assumer-la su di sé in tutte le sue lacera-zioni, proprio in quanto si sen-te sradicato da ogni contestosociale, straniero alla propriacasa, così come alla civiltà e almondo. L’universalità dellasua poesia è nell’estrema espe-rienza di un destino che sem-bra aver privato l’individuo diogni rapporto con la totalitàdegli altri uomini: il mondo ècostituito da frammenti chevanno alla deriva, da partico-lari spezzati e disgregati, chepossono solo esprimere solo lanostalgia di un’unità perduta.

    Trakl vive fino in fondo,nella poesia e nella vita, questascissione dell’epoca. Nella suavicenda privata, agitata da om-

    bre e ossessioni, vive l’agoniadi una civiltà che sgretola tuttii fondamenti della vita, sino alcalvario della prima guerramondiale in cui si consuma edistrugge. Il singolo non puòprendere partito, la sua unicaautenticità possibile è una po-sizione marginale, solitaria.

    Uno dei giudizi critici piùacuti e pertinenti sulla poeticadi Trakl arriva da un collega il-lustre, Rainer Maria Rilke, chevede nello smarrimento del-l’orfano la chiave di lettura peraccedere al suo repertorio inte-riore. «Immagino che perfinochi gli sta vicino, premuto percosì dire contro il vetro, avver-ta queste vedute e questi colpid’occhio sempre come unescluso: il vissuto di Trakl in-fatti avanza come in immaginiriflesse e riempie tutto il suospazio, che è inaccessibile co-me lo spazio nello specchio».

    Inaccessibile come un’in -fanzia a cui non si riesce a ri-tornare, arrivando a sognare lo stato di U n g e b o re n e r, di“non-nato”, e per questo inno-cente. Quella stessa infanziache diventa un luogo dello spi-rito, a cui bruscamente ci ac-corgiamo di appartenere

    quando il dolore viene a visi-t a rc i .

    «Anche se vecchio l’orfano/ ha un pianto di bambino»scrive Carifi in una poesia de-dicata alla madre morta. Nellaprefazione all’antologia Amo -rosa sempre. Poesie (1980-2018) —edita da La nave di Teseo a cu-ra di Alba Donati e GiulioFerroni — ci si sofferma ad ana-lizzare proprio questo aspetto,un tema che si inscrive «sottoil segno dell’infanzia, percepi-ta come scaturigine e motiva-zione originaria della parola,del suo cercarsi e pronunciarsi.Ma non si tratta della ricercadei segni perduti del vert para-dis des amours enfantines (…).L’infanzia evocata da Carifinon è un’infanzia del “prima”,ma un’infanzia del “dop o”: un“dop o” che si sostanzia dell’e-sperienza individuale dell’au -tore, della traccia di un’infan -zia personale segnata da unaguerra non vista, una guerrada poco conclusa, ma che vi hapesato come un lascito di ma-cerie, rovine, lacerazioni, ne-gazioni; in una dolorosa persi-stenza a cui, nell’ambito piùprivato, si è accompagnato ilprecoce abbandono da partedel padre e un più stretto e in-tenso legame con la madre.Così questa poesia tende arapportarsi ad un inizio in cuil’avvolgente protezione dell’u-niverso materno, del mondodelle madri, si intreccia con lapaura e l’angoscia dell’abban -dono, del persistere delle rovi-ne».

    «Sul tempo del gioco e deibalocchi, sull’annuncio delleinfinite possibilità che pure sidisegna nei sogni del bambino— si legge nella prefazione all i b ro — gravavano l’eco dellaguerra recente e l’ansia del di-stacco e dell’addio; e nel desi-derio poetico dell’adulto nerestano macerie, da cui spri-gionano lampi di gioia e dipaura, che fanno coesistere af-fermazione e negazione, unmuoversi verso il cielo e un ri-cadere nella polvere della ter-ra, una tensione verso la bel-lezza e una percezione del suofrantumarsi».

    Se non c’è più un padre, an-che i fratelli sfumano in unorizzonte indistinto, diventa-no folla generica, nemici senzavolto, e si moltiplicano quei lugares de orfandad citati tantospesso dal papa e cantati dallapoetessa andalusa Josela Ma-turana. Anche per questo, perquesto effetto collaterale “civi -le”, sperimentabile nella vitadi tutti i giorni, dell’“orfanez -za percepita” vale la pena ri-leggere i versi luminosi e fune-bri di Georg Trakl e l’opera delsuo “figlio” italiano RobertoCarifi, un poeta «disordinatoed eccentrico — scrive AlbaDonati — (nel suo curriculumtrovano posto una tesi suRousseau, la fondazione di va-ri gruppi rock, e vari viaggi aParigi per seguire all’ÉcoleFreudienne le lezioni di La-can) capace di stringere tuttoil dolore umano, storico e me-tafisico, nel pugno di un bam-bino».

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    Francisco Goya, «Saturno che divora i suoi figli» (1819-1823)

  • L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

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    L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 28 novembre 2020

    La grande sfidaè vaccinare l’Africa

    Teheran promette vendetta e punta il dito contro Israele

    Sgomento per l’uccisionedi uno dei principali scienziati

    del programma nucleare iraniano

    DAL MOND O

    Belarus: con nuova CostituzioneLukashenko lascerà

    «Non sto preparando nessuna Costituzio-ne per me stesso. Non sarò presidente conla nuova Costituzione». Lo ha dichiaratoieri Aleksandr Lukashenko, presidentedella Belarus, il giorno dopo aver ricevutola visita del ministro degli Esteri russo,Sergei Lavrov.

    Macron contro odio e razzismodopo il pestaggio di Michel Zecler

    Il presidente francese, Emmanuel Ma-cron, ha duramente condannato il pestag-gio del produttore nero, Michel Zecler, daparte di 4 poliziotti. In un lungo messag-gio pubblicato su twitter, lanciando un ap-pello affinché la polizia sia «esemplare»,ha scritto che «la Francia non deve mai la-sciar prosperare l’odio o il razzismo».

    Attentato suicida a MogadiscioMorte almeno sette persone

    Sono almeno sette le vittime di un attenta-to suicida avvenuto ieri in una gelateriasulla strada per l’aeroporto di Mogadiscio,capitale della Somalia. Al momento non èarrivata alcuna rivendicazione. L’attaccoterroristico è avvenuto a poche ore di di-stanza dalla visita nel Paese del ministrodella difesa Usa, Christopher Miller.

    Arabia Saudita-Turchia: disgeloa 2 anni da uccisione di Kashoggi

    Il ministro degli Esteri turco Mevlut Ca-vusoglu ha incontrato ieri in Niger il capodella diplomazia saudita Faisal bin FarhanAl Saud. Un segnale di disgelo nelle rela-zioni tra i due Paesi a due anni dall’assassi -nio del giornalista saudita Jamal Kashoggiavvenuto a Istanbul.

    di ANNA LISA ANTONUCCI

    Il vaccino anti covid in Africa èuna grande sfida. Per vaccina-re, subito, il 20% degli abitantidel continente, la cosiddettapopolazione prioritaria, servi-ranno circa 6 miliardi di dollarie un’organizzazione che è an-cora di là da venire. L’allarmesul grave ritardo con cui l’Afri-ca rischia di arrivare alla vacci-nazione giunge dall’Oms perl’Africa, che sottolinea come leinformazioni raccolte indicanoche questa parte del mondo èben lontana dall’essere prontaalla più grande vaccinazionedella sua storia. Dunque è im-portante, secondo MatshidisoMoeti, direttore regionale del-l’Oms per l’Africa che i governiintensifichino urgentementel’organizzazione per i piani disomministrazione del vaccino.«La riuscita di una campagnadi vaccinazione così grande eimportante — ha detto — dip en-derà infatti dalla pianificazio-ne. Servono dunque piani dicoordinamento solidi e com-pleti e di una leadership capacee responsabile».

    Secondo i dati dell’Oms so-lo un terzo del continente èpronto ad organizzare la distri-buzione del vaccino. La metàdei Paesi ha identificato le tipo-logie di persone da vaccinareper prime. Solo circa un quartodei Paesi dispone di adeguatipiani di risorse e finanziamenti,mentre il 17% ha avviato la rac-colta e il tracciamento dei dati.Solo il 12%, infine, ha in pro-gramma campagne di informa-zione per comunicare alla po-polazione l’importanza delvaccino, creare fiducia e gene-rare la domanda.

    «La realizzazione di un vac-cino sicuro ed efficace è solo ilprimo passo per una distribu-zione di successo», ha afferma-to Moeti. «Se le comunità nonsono convinte che il vaccinoproteggerà la loro salute, fare-mo pochi progressi. È essenzia-le che i governi si rivolgano aicittadini consapevoli delle loropreoccupazioni e diano lorovoce in questo processo». Tuttii 47 Paesi della regione africanadell’Oms hanno ricevuto già lostrumento di valutazione dellapreparazione ai vaccini covid-19 (Virat). Questo documento,destinato ai ministeri della Sa-lute, fornisce una tabella dimarcia per pianificare l’i n t ro -duzione del vaccino. Il disposi-tivo copre dieci settori chiave,tra cui la pianificazione e ilcoordinamento, nonché le ri-sorse e i finanziamenti. Si occu-pa anche delle normative suivaccini, dei servizi di consegna,della formazione e supervisio-ne, del monitoraggio e della va-lutazione. L’altra componenteè la logistica, la sicurezza e lasorveglianza dei vaccini, la co-municazione e l’impegno dellacomunità.

    Secondo l’Agenzia mondia-le della sanità delle NazioniUnite, solo 40 Paesi hanno ag-giornato questo strumento e

    fornito dati all’Oms. Un’anali-si mostra che, sulla base deirapporti nazionali, la regioneafricana ha un punteggio me-dio del 33% di preparazioneper l’implementazione del vac-cino contro il coronavirus, net-tamente inferiore al livello di ri-ferimento dell’80%. Intanto,l’Oms, in collaborazione conGavi the Vaccine Alliance, laCoalition for Innovations inEpidemic Preparedness e altripartner, sta lavorando per ga-rantire un accesso equo ai vac-cini in Africa attraverso il mec-canismo Covax, per accelerarel’accesso agli strumenti percombattere il covid-19. Quan-do i vaccini saranno approvatie omologati, Covax lavoreràper garantire che dosi suffi-cienti forniscano inizialmenteprotezione al 20% della popo-lazione africana.

    L’Oms stima che il costo perassicurare il vaccino alle popo-lazioni prioritarie ammonti acirca 5,7 miliardi di dollari, sul-la base delle stime Covax di unprezzo medio di 10,55 dollari adose. Come è noto, per ognipersona saranno necessariedue dosi. Ciò non include costiaggiuntivi dal 15% al 20% per leapparecchiature di iniezione ela somministrazione di vaccini,il lavoro di operatori sanitariformati ad hoc, una catena diapprovvigionamento e la mo-bilitazione delle comunità.

    TEHERAN, 28. Ieri, alla pe-riferia di Teheran, è rimastoucciso, a seguito di un at-tacco, Mohsen Fakhriza-deh, uno dei principaliscienziati del programmanucleare iraniano. «Ci saràuna vendetta terribile» del-l’Iran contro «i gruppi ter-roristici e i responsabili»dell’uccisione. Lo ha an-nunciato il capo di statomaggiore delle forze arma-te iraniane, il generaleMohammad Bagheri, defi-nendo l’assassinio «un col-po amaro e pesante» e av-vertendo che le forze di si-curezza «non avranno pacefinché non avranno inse-guito e punito i colpevoli».Dello stesso tono gli appellilanciati in queste ore dalpresidente iraniano HassanRohani e dalla Guida su-prema Ali Khamenei.

    Non è ancora chiaro cosasia successo esattamente,né chi siano i responsabilidell’attacco. Fakhrizadeh —secondo una nota del mini-stero della Difesa iraniano— sarebbe stato ucciso men-tre si trovava a bordo diun’auto «nel nord di Tehe-ran». La sua auto sarebbe

    stata attaccata da un grup-po di persone che Teherandefinisce «terroristi». Sem-bra che Fakhrizadeh sia ri-masto gravemente feritodurante l’attacco e che siapoi morto in ospedale. Se-condo fonti della stampairaniana, lo scienziato sa-rebbe stato «assassinato daterroristi» durante «un at-tacco con almeno un’esplo -sione e fuoco di armi legge-re da parte di diversi assali-tori» nella città di Absard,mentre si dirigeva verso lemontagne di Damavand,una zona verde di villeggia-tura, a circa ottanta chilo-metri da Teheran. L’episo -dio ricorda l’assassinio diquattro scienziati iranianitra il 2010 e il 2012, attribuitidalle agenzie di intelligenceoccidentali a Israele, accusache i funzionari israelianinon hanno mai negato.

    Il ministro degli Esteriiraniano, Mohammad Ja-vad Zarif, ha chiesto alla co-munità internazionale, esoprattutto all’Unione eu-ropea, «di porre fine ai lorovergognosi doppi standarde di condannare questo attodi terrorismo di stato». Za-

    rif ha parlato di «seri indi-zi» del coinvolgimento diIsraele nell’uccisione delloscienziato. È stata annun-ciata anche una riunionestraordinaria del Parlamen-to iraniano per discuteredella questione.

    Stando al «New York Ti-mes», Fakhrizadeh era con-siderato dai servizi occi-dentali “il padre” del pro-gramma nucleare iraniano.Era nato nel 1958 nella cittàdi Qom. Docente universi-tario di fisica, era anche unalto ufficiale del corpo diélite dei Guardiani dellaRivoluzione.

    L’uccisione dello scien-ziato arriva in un momen-to di altissima tensione traTeheran e Washington.Due giorni fa l’ammini-strazione Trump ha an-nunciato che intende in-trodurre altre sanzionicontro l’Iran nelle prossi-me settimane. Sarannomisure «legate alle armi,alle armi di distruzione dimassa e ai diritti umani»ha detto l’inviato specialeUsa per l’Iran, ElliottAbrams partecipando adun evento virtuale del Bei-

    rut Institute. «Continue-remo per un altro paio dimesi, sino alla fine», haassicurato. TuttaviaAbrams ha detto di aspet-tarsi che sotto l’ammini-strazione Biden «vengatrovato un accordo conl’Iran».

    Europa: oltre400.000 morti

    per il covidGINEVRA, 28. L’Europa hasuperato quota 400.000 de-cessi per cause riconducibilial covid-19. Lo ha reso notoquesta mattina l’Afp sullabase delle segnalazioni for-nite dalle autorità sanitariedei Paesi del Vecchio Conti-nente. Negli ultimi settegiorni sono stati registratipiù di 36.000 decessi nellaregione europea, il bilanciopiù pesante in una settima-na dall’inizio della pande-mia. In totale, quasi due ter-zi dei decessi “europ ei” so-no stati segnalati nel RegnoUnito. Per numero di vitti-me dunque, l’Europa è laseconda area più colpita almondo dalla pandemia con400.649 morti in totale, die-tro all’America Latina e aiCaraibi con 444.026 morti.

    Nella graduatoria deicontagi l’Europa è invece laregione più colpita dal viruscon oltre 17, 5 milioni di in-fezioni, davanti agli StatiUniti che ieri hanno oltre-passato la barriera dei 13 mi-lioni di positivi — un milio-ne solo negli ultimi 6 giorni— e all’America Latina chefinora ha contato circa12,825.000 di casi.

    Etiopia: prosegue l’offensivadelle forze di Addis Abeba nel Tigray

    Il presidenteiraniano Hassan

    Rohani in undiscorso dopo la

    morte delloscienziato (Afp)

    ADDIS ABEBA, 28. A poco più di tre settimanedall’inizio dello scontro militare nella regio-ne del Tigray, le forze armate federali dell’E-tiopia — scaduto l’ultimatum di 72 ore lancia-to nei giorni scorsi — hanno sferrato l’offensi -va finale contro Macallè. Fonti del governolocale e delle ong umanitarie parlano di «pe-santi bombardamenti» sulla città. Ieri l’eser -cito aveva preso il controllo di Wikro, a 50km a nord della capitale del Tigray.

    Si moltiplicano intanto i timori di un coin-volgimento dei civili nei combattimenti, cheaggraverebbe la crisi umanitaria. Il premierAbiy Ahmed ha nuovamente escluso il dialo-go con il Fronte di liberazione del popolo deiTigray (Tplf), il partito di governo in quellaregione, durante un incontro con i tre inviatispeciali dell’Unione africana, giunti ad Ad-dis Abeba per mediare nel conflitto.

  • L’OSSERVATORE ROMANOsabato 28 novembre 2020 pagina 5

    MARIO GRECHVescovo emerito di Gozo (Malta)

    Segretario generaledel Sinodo dei vescovi

    P er proseguire nel rinnova-mento del cammino sinoda-le intrapreso dall’inizio delsuo pontificato, Papa Fran-cesco lo ha designato un anno fa pro-segretario generale del Sinodo dei ve-scovi: è il cardinale maltese MarioGrech che, dopo aver affiancato l’ita -liano Lorenzo Baldisseri, da circa tremesi guida l’organismo istituito daPaolo VI nel 1965 in risposta al deside-rio dei padri del Vaticano II di mante-nere vivo lo spirito di comunione e dicollegialità sperimentato proprio du-rante l’esperienza conciliare.

    Nato a Qala, nella diocesi di Gozo,il 20 febbraio 1957, da Stella Attard eGeorge Grech, ben presto con la fa-miglia si è trasferito nel vicino villag-gio di Kerċem, dove ha frequentato lascuola delle monache carmelitane e inseguito quella primaria. Dopo avercompletato gli studi secondari a Vic-toria, nel 1977 è entrato nel seminariodel Sacro Cuore a Gozo per seguire icorsi di filosofia e poi di teologia.

    Ordinato sacerdote il 26 maggio1984 nella cattedrale di Gozo dal ve-scovo Nikol Joseph Cauchi, ha prose-guito la formazione a Roma, ottenen-do nel 1986 la licenza in Diritto cano-nico e civile alla Pontificia universitàLateranense e nel 1988 il dottorato inDiritto canonico alla Pontificia uni-versità San Tommaso d’Aquino - An-gelicum, con una tesi su «L’armoniz-zazione delle dimensioni religiosa ecivile dei matrimoni canonici a Mal-ta». Nel periodo di permanenza nel-l’Urbe ha svolto anche attività pasto-rale nella chiesa parrocchiale dell’As-sunzione di Maria.

    Tornato nel 1988 a Gozo, ha svoltoun intenso ministero in cattedrale, aVictoria, nel santuario di Ta’ Pinu,nelle parrocchie di Ta’ Kerċem e diSan Lorenzo, lavorando anche con

    gruppi di laici e nei mass media. Hainoltre ricoperto gli uffici di vicariogiudiziale del tribunale della sua dio-cesi e del tribunale ecclesiastico diMalta, di insegnante di Diritto cano-nico in seminario e di membro delcollegio dei consultori, del consigliopresbiterale e delle commissioni dio-cesane per la teologia, la famiglia e lecomunicazioni sociali. In particolare,è stato giudice istruttore nel processodiocesano per le beatificazioni di ma-dre Margherita de Brincat e di monsi-gnor Joseph De Piro.

    Il 13 novembre 2004 è stato nomi-nato parroco di Nostra Signora delSoccorso e di San Gregorio aKerċem, dove è rimasto fino al 26 no-vembre 2005, quando da BenedettoXVI è stato designato alla sede vesco-vile di Gozo. Il 22 gennaio 2006 ha ri-cevuto in cattedrale l’ordinazione epi-scopale dal vescovo Cauchi. Ha scel-to come motto «In fractione panis».

    Tra il 2008 e il 2009 ha lanciato lamissione diocesana, compiendo findal 2006 anche visite pastorali nellecomunità maltesi negli Stati Unitid’America, in Albania, in Canada, inBrasile, in Australia e in Perú.

    Durante il suo ministero a Gozo ha

    dato vita alla Commissione per la sal-vaguardia dei bambini e degli adultivulnerabili (2017), al Liturgical ArtsCenter (2017), a un ostello per stu-denti di Gozo che frequentano scuolea Malta (2018), all’Istituto di forma-zione pastorale (2019). Ha anche gui-dato la riforma del tribunale ecclesia-stico e ha avviato il processo diocesa-no per la beatificazione e canonizza-zione di Dun Mikiel Attard nel 2014 edel fratello agostiniano gozitanoGrazzja Gauci nel 2019. Dal 2018 al2019 ha promosso l’Anno marianonella diocesi.

    Presidente della Conferenza deivescovi maltesi dal 2013 al 2016, du-rante questo periodo ha partecipatonelle assemblee plenarie del Consi-glio delle Conferenze episcopalid’Europa (Ccee) a Bratislava (2013),Roma (2014) e in Terra Santa (2015).Ha anche rappresentato i presuli diMalta nella Commissione delle Con-ferenze episcopali della Comunitàeuropea (Comece) nel periodo 2008-2012. Nel 2017 è stato di nuovo chia-mato a svolgere questo incarico. E dal2008 ha rappresentato la propriaConferenza episcopale in occasionedell’assemblea generale della Confe-renza dei vescovi italiani (Cei).

    Il 17 e il 18 aprile 2010 ha accoltoPapa Ratzinger in visita pastorale aMalta, in occasione del 1950º anniver-sario del naufragio di san Paolo sull’i-sola del Mediterraneo. Nell’o t t o b re2012 ha partecipato alla XIII assem-blea generale ordinaria del Sinododei vescovi sul tema: «La nuova evan-gelizzazione per la trasmissione dellafede cristiana».

    Il 27 gennaio 2014, a Malta, è statotra i firmatari per parte ecclesiasticadel Terzo protocollo addizionale del-l’Accordo tra Santa Sede e Repubbli-ca maltese sul riconoscimento deglieffetti civili ai matrimoni canonici ealle decisioni delle autorità e dei tri-bunali ecclesiastici circa gli stessi ma-trimoni. Quindi nell’ottobre dellostesso anno ha preso parte alla III as-semblea generale straordinaria del Si-nodo dei vescovi sul tema: «Le sfidepastorali della famiglia nel contestodell’evangelizzazione», partecipandopoi anche anche alla XIV assembleagenerale ordinaria tenutasi dal 4 al 25ottobre 2015 sul tema: «La vocazionee la missione della famiglia nellaChiesa e nel mondo contempora-neo».

    Il 2 ottobre 2019 è stato scelto daPapa Francesco come pro-segretariogenerale del Sinodo dei vescovi, ri-nunciando contestualmente al gover-no pastorale della diocesi di Gozo.Fresco di nomina, ha affiancato il car-dinale segretario generale Baldisseridurante l’assemblea speciale dell’or-ganismo sinodale per la Regione pa-namazzonica, svoltasi dal 6 al 27 dellostesso mese. Il 28 aprile 2020 è statoannoverato tra i membri del Pontifi-cio Consiglio per la promozione del-l’unità dei cristiani e il 15 settembrescorso è divenuto segretario generaledel Sinodo dei vescovi.

    MARCELLO SEMERAROPrefetto della Congregazione

    delle cause dei santiAmministratore apostolico

    di Albano (Italia)

    A ppena dieci giorni prima diannunciare che lo avrebbecreato cardinale, Papa Fran-cesco ha nominato Marcel-lo Semeraro prefetto della Congrega-zione delle cause dei santi, dopo aver-lo chiamato a seguire da vicino e findall’inizio — come segretario del Con-siglio di cardinali istituito nel 2013 —il percorso di riforma della Curia ro-mana e di revisione della Pastor bonus.Settantatré anni, unisce la formazio-ne teologica e accademica all’attivitàe all’esperienza pastorale.

    Nato il 22 dicembre 1947 a Monte-roni di Lecce, ha frequentato prima ilseminario diocesano leccese, poi ilPontificio seminario regionale Pio XIdi Molfetta. È stato ordinato sacerdo-te l’8 settembre 1971 da monsignorFrancesco Minerva, all’epoca vescovodi Lecce, che nel 1980 ne sarebbe di-venuto primo arcivescovo con l’eleva-zione a sede metropolitana. Giovane

    prete, gli sono stati affidati gli incari-chi di vicerettore del seminario localee poi di quello regionale, oltre che divicario episcopale per il laicato e peril Sinodo diocesano.

    Dopo aver conseguito la licenza e ildottorato in Teologia a Roma, pressola Pontificia università Lateranense, èstato docente di Teologia in diversiistituti. È stato chiamato poi a occupa-re la cattedra di Ecclesiologia proprioalla Lateranense fino al 25 luglio 1998,quando Giovanni Paolo II lo ha nomi-nato vescovo di Oria. Ha ricevuto l’or -dinazione episcopale il successivo 29settembre, nella piazza antistante ilduomo di Lecce, dall’arcivescovo me-tropolita Cosmo Francesco Ruppi.Co-consacranti sono stati i vescoviDomenico Caliandro, di Ugento -Santa Maria di Leuca, e Donato Ne-gro, di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. «In Spiritu seminare» il mottoepiscopale scelto. Ha fatto ingresso indiocesi il 10 ottobre seguente.

    Il 15 marzo 2001 Papa Wojtyła loha designato segretario speciale dellaX assemblea generale ordinaria del Si-nodo dei vescovi, svoltasi dal 30 set-tembre al 27 ottobre di quell’anno sultema «Il vescovo: servitore del Van-gelo di Gesù Cristo per la speranzadel mondo». Ha collaborato con l’al-lora arcivescovo di Buenos Aires, ilcardinale Jorge Mario Bergoglio, re-latore generale aggiunto della stessaassise sinodale: insieme con lui e conil segretario generale del Sinodo deivescovi, il cardinale Jan Pieter Schot-te, ha presentato l’esortazione apo-stolica post-sinodale Pastores gregis il 17ottobre 2003.

    Il 1º ottobre 2004 Giovanni Paolo IIlo ha destinato alla sede suburbicariadi Albano, successore di Agostino Val-lini, nominato prefetto del Supremotribunale della Segnatura apostolica il27 maggio precedente. Ha fatto in-gresso nella diocesi il 27 novembredello stesso anno.

    All’interno della Conferenza epi-scopale italiana (Cei) ha ricoperto variincarichi, tra i quali membro dellacommissione per la Dottrina della fe-de, l’annuncio e la catechesi. Il 4 mag-gio 2007 è stato eletto dall’assembleadei soci presidente del Consiglio diamministrazione della Avvenire nuovaeditoriale italiana spa, in sostituzionedel cardinale Angelo Bagnasco, dive-nuto presidente della Cei.

    Il 31 gennaio 2009, Benedetto XVIlo ha nominato membro della Con-gregazione delle cause dei santi perun quinquennio. Nel giugno 2010 èdiventato presidente della commis-sione per la Dottrina della fede, l’an-nuncio e la catechesi della Cei.

    Il 13 aprile 2013 Papa Francesco loha nominato segretario del Consigliodei cardinali istituito per aiutarlo nelgoverno della Chiesa universale e perstudiare un progetto di revisione del-

    la costituzione apostolica Pastor bonussulla Curia romana, incarico nel qua-le gli è succeduto ora il vescovo Mar-co Mellino.

    Il 4 novembre 2013 il Pontefice loha chiamato a ricoprire anche l’ufficiodi amministratore apostolico “ad nu-tum Sanctae Sedis” dell’abbazia terri-toriale di Santa Maria di Grottaferra-ta, dopo le dimissioni per raggiunti li-miti d’età dell’abate Emiliano Fabbri-catore. Inoltre, il 4 aprile 2016 è statonominato delegato pontificio perl’ordine basiliano italiano di Grotta-ferrata.

    Dal 30 giugno 2016 è membro delDicastero per la comunicazione. Il 14settembre 2019 il Papa lo ha inserito trai consultori della Congregazione per leChiese orientali. E il 15 ottobre 2020 loha nominato prefetto della Congrega-zione delle cause dei santi. Conservaancora l’incarico di amministratoreapostolico della diocesi di Albano.

    ANTOINE KAMBANDAArcivescovo di Kigali (Rwanda)

    T utta la sua numerosa fami-glia, tranne un fratello, èstata sterminata nel 1994 du-rante il genocidio delRwanda. Per questo Antoine Kam-banda ha fatto della riconciliazione lastella polare che ha orientato il suoministero di sacerdote e di vescovo inquesta piccola nazione dell’Africacentrale, che a oltre venticinque annidi distanza da quell’orrore ancora fa-tica a superare le divisioni costate cir-ca un milione di vite umane. Unamissione che intende proseguire amaggior ragione dopo la decisione diPapa Francesco di crearlo primo car-dinale rwandese.

    L’arcivescovo metropolita di Kiga-li ha da poco compiuto 62 anni, es-sendo nato il 10 novembre 1958 aNyamata, nel territorio dell’a rc i d i o -cesi della capitale. Proprio durante lasua infanzia sono iniziati i sanguinosi

    conflitti tra etnia hutu ed etnia tutsi,della quale fa parte il neo cardinale.Intensificatisi dopo l’indip endenzadal Belgio nel 1962, i violenti scontrihanno costretto alla fuga all’e s t e romolti appartenenti alla comunità tut-si. Compresa la sua famiglia, che si ètrasferita dapprima in Burundi, poi inUganda, dove il piccolo Antoine hafrequentato le scuole primarie rispet-tivamente a Mushiha e a Kampala.Quando nel 1975 la situazione sem-brava essersi rasserenata, i famigliarisono rimpatriati, mentre il giovane èrimasto nella capitale ugandese comealunno del seminario minore di Mo-roto, proseguendo poi gli studi in Ke-nya, presso il seminario minore diNairobi a Kiserian. Rientrato inRwanda, dopo aver ottenuto il diplo-ma in Filosofia nella capitale kenyana(1987), ha concluso i corsi teologicinel seminario maggiore di Nyakiban-da, in diocesi di Butare, ed è stato or-dinato prete l’8 settembre 1990 daGiovanni Paolo II, in occasione dellasua visita pastorale nel Paese “dellemille colline”, uno dei più poveri delmondo.

    Nei primi tre anni di sacerdozio èstato professore d’inglese e prefetto

    del seminario minore Saint Vincent diNdera (Kigali), quindi è stato inviatoa Roma per il dottorato in Teologiamorale, che ha conseguito all’Accade-mia Alfonsiana, risiedendo presso ilPontificio collegio San Paolo (1993-1999). Ed è in questo periodo che si èconsumata la strage della sua fami-glia: i genitori, una sorella e quattrodei suoi cinque fratelli sono stati as-sassinati. L’unico fratello sopravvis-suto vive ora in Italia. Nonostantetutto, don Antoine ha portato a ter-mine la sua formazione. E, una voltarientrato nella capitale rwandese, glisono stati assegnati gli incarichi di di-rettore della Caritas di Kigali e dellacommissione diocesana di Giustizia epace, di professore di Teologia mora-le nel seminario maggiore di Teologiaa Nyakibanda e di direttore spiritualedel seminario maggiore di Rutongo(1999-2005). Nel frattempo è statoanche vicepresidente di un organismointerdiocesano di microcredito(2004-2007)

    Rettore per un anno del seminariomaggiore filosofico di Kabgayi (2005-2006) e poi del seminario maggioreSaint Charles di Nyakibanda, in dio-cesi di Butare (2006-2013), il 7 maggio2013 è stato nominato da Papa Fran-cesco quarto vescovo di Kibungo,diocesi afflitta da problemi di gestio-ne economica, al confine orientalecon la Tanzania. Il successivo 20 lu-glio ha ricevuto l’ordinazione episco-pale dalle mani dell’arcivescovo di Ki-gali, Thaddée Ntihinyurwa, sceglien-do come motto «Ut vitam habeant» (Gv10, 10). Nello stesso periodo, in senoalla Conferenza episcopale del Rwan-da è divenuto presidente delle com-missioni Giustizia e pace, e per la fa-miglia. E se alla guida della prima hasvolto un ruolo fondamentale nel pro-cesso di riconciliazione e di pacifica-zione nazionale nel ventennale del ge-nocidio, grazie alla seconda ha parte-cipato in Vaticano alla XIV assembleagenerale del Sinodo dei vescovi sullavocazione e la missione della famiglianella Chiesa e nel mondo contempo-raneo, tenutasi nel 2015.

    Il 19 novembre 2018, alla rinunciadi monsignor Ntihinyurwa, PapaBergoglio lo ha promosso arcivescovodi Kigali, la sede metropolitana dacui dipendono le altre otto diocesi delPaese. Ma la porpora a monsignorKambanda è anche un segno dell’at-tenzione del Pontefice per la Regionedei Grandi laghi, visto che la Chiesarwandese insieme con quelle dellaRepubblica Democratica del Congoe del Burundi è riunita nell’Asso cia-zione delle Conferenze episcopalidell’Africa centrale (Aceac).

    WI LT O N DANIEL GREGORYArcivescovo di Washington

    (Stati Uniti d’America)

    P rimo afroamericano a riceve-re la porpora, il cardinaleWilton Daniel Gregory haaccolto l’annuncio della pro-pria nomina identificandosi con l’im-magine evangelica di colui che mieteil raccolto seminato negli Stati Unitida milioni di cattolici “di colore”.Con una precisazione: la scelta di Pa-pa Francesco va colta come segno diamore e di rispetto della Chiesa per lacultura, la lingua e le tradizioni dellagente afroamericana, e come una sol-lecitazione a vivere con maggior fiduciae slancio nelle comunità parrocchiali enelle associazioni laicali.

    È una storia particolare quella del-l’arcivescovo di Washington, nato il 7dicembre 1947 a Chicago, nell’Illi-nois, da Ethel Duncan e Wilton Gre-gory, entrambi battisti. Dopo il divor-zio dei genitori è cresciuto con lanonna, insieme alle due sorelle Elainee Claudia. Ha frequentato la SaintCarthage Grammar School, dove nel1958 si è convertito al cattolicesimo.

    I nuovi cardinali

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 28 novembre 2020

    Nel 1959 ha ricevuto i tre sacramentidell’iniziazione cristiana e ha matura-to, giovanissimo, la scelta di essere sa-cerdote. Ha quindi svolto gli studi fi-losofici al Niles College (ora Saint Jo-seph’s College Seminary) della Loyo-la University e quelli teologici alSaint Mary of the Lake Seminary diMundelein.

    Ordinato prete il 9 maggio 1973 perl’arcidiocesi di Chicago dal cardinalearcivescovo John Patrick Cody, ha ri-coperto diversi incarichi, tra i qualiquello di vicario parrocchiale di OurLady of Perpetual Help a Glenviewfino al 1976, quando è stato inviato aRoma per completare la formazione.Conseguito il dottorato in Liturgia alPontificio ateneo Sant’Anselmo, al ri-torno negli Stati Uniti d’America hainsegnato la stessa materia al SaintMary of the Lake Seminary, divenen-

    do al contempo membro dell’ufficioarcidiocesano per la liturgia e, tra il1980 e il 1983, maestro delle cerimoniedell’arcivescovo di Chicago Cody edel suo successore Joseph Louis Ber-n a rd i n .

    Eletto alla Chiesa titolare di Oliva enominato vescovo ausiliare di Chica-go il 18 ottobre 1983, ha ricevuto l’or -dinazione episcopale il successivo 13dicembre proprio dal cardinale Ber-nardin. Aveva appena 35 anni. «We arethe Lord’s» il suo motto episcopale.

    Trasferito poi come settimo vesco-vo a Belleville, nell’Illinois, il 29 di-cembre 1993, ha preso possesso delladiocesi suffraganea di Chicago il 10febbraio 1994. In un contesto rurale,ha saputo cogliere e valorizzare l’e-sperienza e il contributo delle piccolecomunità cristiane di campagna.

    Nel dicembre 1998 è stato eletto vi-cepresidente della Conferenza dei ve-scovi cattolici degli Stati Uniti e il 13novembre 2001 ne è divenuto presi-dente. Negli anni del suo mandato —mantenuto fino al 15 novembre 2004— la crisi causata dagli abusi sessualida parte del clero si è aggravata e, sot-to la sua guida, l’episcopato naziona-le ha promosso iniziative concrete perdare risposte alle questioni sollevatedal drammatico fenomeno. In senoalla Conferenza ha fatto anche partedei comitati esecutivi e amministrati-vi, del consiglio di amministrazione,del comitato per la dottrina e di quel-lo per la politica internazionale. Èstato inoltre presidente, dal 1998 al2001, dei comitati per il personale, ilculto divino e l’anno giubilare delDuemila e per la liturgia dal 1991 al1993.

    Promosso arcivescovo metropolitadi Atlanta il 9 dicembre 2004, il 17gennaio 2005 ha preso possesso del-l’arcidiocesi e il 29 giugno successivoha ricevuto il pallio in San Pietro daBenedetto XVI. Nella capitale delloStato della Georgia ha potuto cono-scere da vicino lo storico patrimoniodella Chiesa nel Sud degli Stati Unitie, in particolare, i contributi del mo-vimento per i diritti civili, a partire so-prattutto dall’esperienza legata aMartin Luther King.

    Il 5 aprile 2019 Papa Francesco loha trasferito all’arcidiocesi di Washin-gton. Ha preso possesso della sedemetropolitana della capitale federaleil 21 maggio. E il 29 giugno ha ricevu-to dal Pontefice in San Pietro il pallio,

    che il 14 luglio gli è stato imposto dal-l’arcivescovo Christophe Pierre, nun-zio apostolico negli Stati Uniti, nellacattedrale di San Matteo.

    È autore di numerosi scritti su que-stioni ecclesiali e sociali, comprese di-chiarazioni pastorali sulla pena dimorte, sulla giustizia, sull’eutanasia esul suicidio assistito. Ha pubblicatomolti articoli sul tema della liturgia,con particolare riferimento all’esp e-rienza della comunità cattolica afroa-mericana, alla quale si è sempre rivol-to nell’impegno a superare ogni pre-giudizio razziale. A questo proposito,ha indicato tre significative figure diriferimento: Pierre Toussaint, unoschiavo che, dopo aver ottenuto la li-bertà a New York, ha realizzato nu-merose opere di carità per i meno for-tunati; padre Augusto Tolton, un exschiavo convertito al cattolicesimoche, dopo l’ordinazione come primosacerdote afroamericano negli StatiUniti, ha svolto il suo ministero an-che nella zona di Chicago; e suorThea Bowman, «una meravigliosadonna, religiosa, la cui presenza, ilcui entusiasmo e la cui vivacità risuo-nano ancora in tutta la Chiesa negliStati Uniti».

    Ha ricevuto nove lauree honoris cau-sa e , nel 2006, anche il premio «Car-dinal Bernardin» conferito dalla Ca-tholic Common Ground Initiative.

    JOSE FUERTE ADVINCULAArcivescovo di Capiz (Filippine)

    R itiene che con la sua nomi-na Papa Francesco abbiavoluto dare onore e dignitàalla gente delle periferie ealle popolazioni rurali, che ha sempreservito nel sacerdozio e nell’episcopa -to e dalle quali proviene, il cardinalefilippino Jose Fuerte Advincula.

    L’arcivescovo di Capiz è nato in-fatti il 30 marzo 1952 a Dumalag, unacittà di circa trentamila abitanti pro-prio nel territorio della circoscrizioneecclesiastica di cui è pastore, nella re-gione del Visayas occidentale.

    Terminati gli studi elementari nellacittà natale nel 1964, è passato allaHigh School del seminario San Pio Xa Roxas City, il capoluogo della pro-vincia di Capiz, dove ha anche porta-to a termine la formazione filosofica(1972).

    Ha frequentato poi i corsi di Teolo-gia all’università di Santo Tomás aManila, conseguendo il baccellieratoin Sacra teologia (1975). Ordinato sa-cerdote, sempre per il clero della suaarcidiocesi, il 4 aprile 1976, è stato di-rettore spirituale del seminario SanPio X, svolgendo gli incarichi di pro-fessore e decano degli studi. Ha quin-di studiato psicologia alla De La SalleUniversity nella capitale filippina epoi diritto canonico all’ateneo di Ma-nila e alla Pontificia università SanTommaso d’Aquino - Angelicum, aRoma, ottenendo la licenza.

    Tornato in patria, ha prestato servi-zio nella scuola di Teologia Immaco-lata Concezione a Vigan City, nell’ar-cidiocesi di Nueva Segovia (1990-1993), e poi per due anni al Saint Jo-seph Regional Seminary di Iloilo,nell’arcidiocesi di Jaro. Nel maggio1995 è tornato a Capiz come rettoredel seminario San Pio X, divenendopoi difensore del vincolo, promotoredi giustizia e infine vicario giudizialeper l’arcidio cesi.

    Quando nel luglio 1999 è statoaperto il nuovo seminario maggioredi Capiz dedicato a Santa Maria Ma-ter et Regina, ne è diventato il primorettore fino al 1° febbraio 2000, datain cui è stato assegnato come parrocoalla comunità di Santo Tomas de Vil-lanueva a Dao.

    Il 25 luglio 2001 è stato nominatoda Giovanni Paolo II vescovo di SanCarlos, una diocesi eretta il 30 marzo1987, che comprende la parte orienta-le della provincia di Negros Occiden-

    tal. Suddivisa in 33 parrocchie, ha ol-tre un milione di abitanti.

    L’8 settembre ha ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale, nella cattedrale del-l’Immacolata Concezione a RoxasCity, dal nunzio apostolico nelle Fi-lippine, l’arcivescovo Antonio Fran-co. Co-consacranti sono stati i monsi-gnori Onesimo Cadiz Gordoncillo,arcivescovo di Capiz, e Angel Nacor-da Lagdameo, arcivescovo di Jaro.Come motto episcopale ha scelto«Au d i a m ». Ha fatto ingresso in dioce-si l’11 settembre 2001.

    Dieci anni dopo, il 9 novembre2011, è stato promosso da BenedettoXVI alla Sede metropolitana di Capiz.Questa circoscrizione ecclesiastica,eretta il 27 gennaio 1951 e divenuta ar-cidiocesi nel 1976, comprende appuntola provincia di Capiz, sull’isola di Pa-nay dell’arcipelago di Visayas, situatonelle Filippine centrali. Conta 35 par-rocchie con oltre 800 mila abitanti.

    L’11 gennaio 2012 ha fatto ingressonell’arcidiocesi. Nel suo servizio hapuntato a non far sentire sole le per-

    sone che vivono nelle periferie, sia fi-siche sia esistenziali. Ha così impo-stato l’azione pastorale con uno stiledi vicinanza soprattutto ai più lonta-ni. Per questa ragione ha istituito nel-le due diocesi a lui affidate — prima aSan Carlos e poi a Capiz — le cosid-dette “stazioni di missione” in luoghisperduti e molto lontani dai centriabitati. “Stazioni” che possono essereun riferimento spirituale, sociale maanche formativo e scolastico. In prati-ca ha voluto rilanciare, coinvolgendotutte le componenti della comunitàdiocesana, un ritorno alla freschezzadelle origini della prima evangelizza-zione.

    Parlando di una “cultura della pre-senza” della Chiesa, con questa con-cretezza ha sempre cercato di pro-muovere, nelle situazioni più periferi-che, la dignità e i diritti di ogni perso-na. Anzitutto dando vita a una lottacontro la povertà che, attraverso pro-getti solidali di lavoro e di coopera-zione, ha garantito un maggiore rico-noscimento sociale alle donne e agliuomini che vivono ai margini. Pro-prio l’indigenza è, secondo il nonocardinale nella storia della Chiesa fi-lippina, l’ostacolo più grosso al pienoriconoscimento del valore unico e in-tangibile di ogni persona. Ha semprecondotto l’azione sociale diocesanainsieme alle organizzazioni cattolichein prima linea per la giustizia e la pa-ce, alla Conferenza episcopale filippi-na, alla Caritas internationalis e ai di-casteri della Santa Sede impegnatinel servizio della carità.

    Uno dei cardini del suo episcopatoè, inoltre, sul fronte educativo, fare inmodo che, soprattutto i più giovani,possano costruirsi un futuro migliorefondato sull’esperienza cristiana e rie-scano a condurre un’esistenza più di-gnitosa, evitando di cedere alla dispe-razione: su questo tema, il 3 luglio2019, ha scritto una lettera pastoraleper denunciare il dramma dei suici-di.

    In seno alla Conferenza dei vescovidel Paese ha fatto parte delle commis-sioni per la dottrina della fede, perl’azione sociale, la giustizia e la pace,e del comitato per i Congressi eucari-stici internazionali; inoltre ha presie-duto la commissione per le popola-zioni indigene e l’ufficio per le donnein seno al dipartimento per la forma-zione dei laici. È, questa, una pastora-le significativa e sempre più organiz-

    zata per valorizzare il ruolo femmini-le nella Chiesa e nella società filippi-na.

    CELESTINO AÓS BRACOArcivescovo di Santiago de Chile

    (Cile)

    U n povero frate che vuoleamare e servire, e che, allascuola di san Pio da Pie-trelcina, soprattutto pre-ga. Così è solito presentarsi, richia-mando anche il proprio motto episco-pale dedicato all’amore e al servizio, ilcardinale Celestino Aós Braco, arci-vescovo di Santiago de Chile. Il reli-gioso spagnolo, dell’ordine dei Fratiminori cappuccini, missionario, psi-cologo, è infatti l’uomo scelto da Pa-pa Francesco per far fronte allo scan-dalo degli abusi in Cile. E per rinno-vare la missione e la testimonianzadella Chiesa proprio con quello stilefrancescano che continua a portare inmezzo al popolo di Dio della capita-le, rilanciando l’esperienza pastoralematurata sul campo, nelle parrocchiee nelle case religiose dove ha prestatola propria opera.

    Nato ad Artaiz, nella diocesi diPamplona, il 6 aprile 1945, aveva ap-pena dieci anni quando, il 16 agosto1955, è entrato nella famiglia religiosacappuccina, dopo aver frequentato leprime classi scolastiche nel suo paese.Ha studiato filosofia a Saragozza dal1960 al 1963, anno in cui, il 14 agosto,è entrato nel noviziato cappuccino diSanguesa. Ha emesso la prima pro-fessione il 15 agosto 1964. Quindi, fi-no al 1968 ha completato gli studi diteologia a Pamplona: nel capoluogodella comunità autonoma di Navarraha emesso la professione perpetua il16 settembre 1967.

    Ordinato sacerdote il 30 marzo1968 dal vescovo cappuccino IgnacioGregorio Larrañaga Lasa, ha subitoiniziato il servizio come educatore eprofessore a Lecaroz e come vicario aTudela, sempre in Navarra.

    Tra il 1972 e il 1980 ha seguito di-versi corsi accademici, anzitutto all’u-niversità di Saragozza e poi anche aquella di Barcellona, dove ha ottenu-

    to la licenza in psicologia.Sostenuto da una borsa di studio,

    ha frequentato poi la Pontificia uni-versità cattolica del Cile tra il 1980 e il1981. Rientrato in Spagna, è statoprofessore a Pamplona e vicario a Sa-ragozza. Nel 1983 è stato assegnatoalla provincia cilena dei cappuccini,come vicario parrocchiale a Longaví,nella diocesi di Linares.

    Nel 1985 è stato eletto superioredella comunità del suo ordine a SantaMaría de Los Ángeles, nella diocesiomonima. E nel 1995 è divenuto par-roco a San Miguel a Viña del Mar,nella diocesi di Valparaíso, oltre a es-sere superiore dei cappuccini in loca-lità Recreo, sempre a Viña del Mar. AValparaíso ha svolto poi l’incarico divicario episcopale per gli istituti fem-minili di vita consacrata ed è statomembro del consiglio episcopale.

    Nel 2008 è stato nominato vicarioparrocchiale a San Francisco de Asís,a Los Ángeles, nella diocesi di SantaMaría de los Ángeles. È stato, inoltre,economo provinciale dei cappucciniin Cile, promotore di giustizia del tri-bunale ecclesiastico di Valparaíso,giudice e psicologo del tribunale in-terdiocesano di Concepción, tesorieredell’Associazione cilena di diritto ca-

    nonico. Ha anche fatto parte di tribu-nali speciali per studiare il miracoloper la canonizzazione del gesuita cile-no Alberto Hurtado e per la beatifica-zione di Tommaso Reggio, oltre cheper il processo storico e per quello peril presunto miracolo della “BeatitaBenavides” di Quillota.

    Nominato da Papa Francesco ve-scovo di Copiapó il 25 luglio 2014, haricevuto l’ordinazione episcopale il 18ottobre successivo dal nunzio aposto-lico in Cile, l’arcivescovo Ivo Scapo-lo, facendo ingresso nello stesso gior-no nella diocesi, che comprende l’in-tera regione di Atacama e conta ven-tuno parrocchie con circa 290 milaabitanti. La cerimonia si è svolta da-vanti alla cattedrale di Nostra Signo-ra del Rosario con grande partecipa-zione di fedeli. «Amar y servir» il mottoepiscopale scelto.

    Dopo quasi cinque anni di servizioa Copiapó, il 23 marzo 2019 il Ponte-fice lo ha nominato amministratoreapostolico “sede vacante et ad nutumSanctae Sedis” dell’arcidiocesi diSantiago de Chile, particolarmentecolpita dalla questione degli scandaliper gli abusi. Quindi il 27 dicembre2019 lo ha promosso arcivescovo dellasede metropolitana della capitale cile-na. Ha fatto ingresso nell’arcidio cesil’11 gennaio 2020. E il 5 marzo succes-sivo ha assunto anche l’ufficio diGran cancelliere della Pontificia uni-versità cattolica del Cile.

    Si è così trovato ad affrontare condecisione lo scandalo degli abusi. Elo ha fatto attraverso la vicinanza allevittime, il perseguimento della giusti-zia e con la proposta di una conver-sione radicale. Le questioni sociali,come anche la formazione al sacerdo-zio e la testimonianza di uno stile cri-stiano autentico, sono state subito trale sue priorità. Una spinta in quest’a-zione, come lui stesso ha riconosciutoin un articolo sul periodico diocesa-no, è venuta dall’enciclica di PapaBergoglio Fratelli tutti. E riguardo lanomina cardinalizia, ha tenuto a direche si tratta di un grande incoraggia-mento e di un atto di fiducia del ve-scovo di Roma non tanto alla sua per-sona, quanto a tutta la Chiesa e al po-polo del Cile.

    CORNELIUS SIMVescovo titolare

    di Puzia di Numidiae Vicario apostolico di Brunei

    È di discendenza cinese e du-sun, etnia indigena del Bor-neo, il cardinale CorneliusSim, primo nativo del Bru-nei Darussalam a ricevere la porpora.Un primato che segue quelli di primosacerdote e primo vescovo del Sulta-nato del sud-est asiatico, indipenden-te dalla Gran Bretagna dal 1984, dovei cattolici sono un piccolo gregge: cir-ca ventimila su quasi mezzo milionedi abitanti — per due terzi seguacidella religione di Stato, l’islam sunni-ta — e per lo più stranieri. Di conse-guenza, pur essendo pastore in unodei Paesi più ricchi del mondo, guidauna Chiesa locale tra le più piccole egiovani dell’intero pianeta, la qualecon appena tre parrocchie si occupasoprattutto della cura d’anime di la-voratori filippini immigrati, mentresolo il 10 per cento dei battezzati sonocittadini bruneiani a pieno titolo.Nella nazione che si trova nella partesettentrionale dell’isola del Borneo,condividendo quest’ultima con Mala-ysia e Indonesia, il cardinale è natoquasi settant’anni fa, il 16 settembre1951, a Seria, nel distretto di Belait,territorio di quella che allora era an-cora la diocesi malese di Miri. Mag-giore di sei figli, quattro maschi e duefemmine, è cresciuto in una famigliacristiana di terza generazione: suononno fu tra i primi a convertirsi nelPa e s e .

    Ha frequentato la scuola cattolica,è stato chierichetto e ha fatto partedella Legione di Maria, fino alla finedel liceo. Trasferitosi in Scozia perstudiare ingegneria, ha conseguito lalaurea presso la Dundee University e

    I nuovi cardinali

  • L’OSSERVATORE ROMANOsabato 28 novembre 2020 pagina 7

    dal 1978 al 1985 ha lavorato nell’indu-stria petrolifera, principale fonte direddito dello Stato il cui nome signi-fica “Dimora della pace”.

    Poi, alla morte del padre, ha decisodi iniziare un percorso vocazionale daadulto, che nel 1986 lo ha portato alasciare l’Asia alla volta degli StatiUniti d’America, dove ha conseguitonel 1988, all’età di 37 anni, un masterin teologia (Christian ministry and rene-wal) presso l’Università francescanadi Steubenville. Secondo l’ateneodell’Ohio, Sim è stato il primo laurea-to del programma di discernimento adivenire sacerdote: infatti, al ritornoin patria ha iniziato a servire comeamministratore parrocchiale nella co-munità di San Giovanni a Kuala Be-lait, fino a ricevere il diaconato il 28maggio 1989. Il 26 novembre succes-sivo, solennità di Cristo Re, nellachiesa dell’Immacolata concezione aSeria, è arrivata l’ordinazione presbi-terale per il clero di Miri, dalle manidel vescovo Anthony Lee Kok Hin.

    Nel 1995 lo stesso presule lo ha vo-

    luto come proprio vicario generaleper il territorio bruneiano della dioce-si della Malaysia orientale. E quandoil 21 novembre 1997, Giovanni PaoloII ha eretto la prefettura apostolicascorporandola da Miri, monsignorSim ne è stato nominato primo pre-fetto apostolico. Vi ha fatto ingressoil 22 febbraio 1998 e al momento del-l’elevazione della stessa a vicariatoapostolico, il 20 ottobre 2004, PapaWo j t y ła ha eletto ancora lui primo vi-cario apostolico di Brunei, assegnan-dogli la sede titolare di Puzia di Nu-midia. È stato ordinato vescovo il 21gennaio 2005 dal nunzio apostolicoSalvatore Pennacchio presso la catte-drale dell’Assunta, nella capitale Ban-dar Seri Begawan; co-consacranti so-no stati John Ha Tiong Hock, arcive-scovo metropolita di Kuching, e il“suo” vescovo Lee Kok Hin. Comemotto ha scelto «Duc in altum», la fra-se del Vangelo di Luca (5, 4) che Gio-vanni Paolo II adoperò come leitmo-tiv della lettera apostolica Novo millen-nio ineunte pubblicata alla fine del Giu-bileo del 2000.

    Dal 2017 è vice presidente dellaConferenza episcopale di Malaysia,Singapore e Brunei (Bcmsb), dopoesserne stato segretario generale perdue anni; si tratta del secondo porpo-rato nella storia della Bcmsb, dopoAnthony Soter Fernandez, arcivesco-vo emerito di Kuala Lumpur, creatoda Papa Francesco nel concistoro del2016 e morto il 28 ottobre scorso, tregiorni dopo l’annuncio del cardinala-to per il vescovo Sim all’Angelus didomenica 25.

    AUGUSTO PAOLO LOJUDICEArcivescovo di Siena - Colle

    di Val d’Elsa - Montalcino (Italia)

    R omano “de Roma”, nato inperiferia e rimastovi a lun-go come parroco e comevescovo ausiliare, ora svol-ge il ministero nel Senese, valorizzan-do lo straordinario tessuto civile dellacomunità toscana, dando voce a chinon ha voce, ascoltando. Ecco il pro-filo del cardinale cinquantaseienneAugusto Paolo Lojudice.

    Nato il 1° luglio 1964 nel popolarequartiere di Torre Maura, è cresciutofrequentando la comunità parroc-chiale di Nostra Signora del Suffra-gio e Sant’Agostino di Canterbury.

    Proprio in tale contesto ha maturatola vocazione, a contatto con le realtàpastorali giovanili in un territorio cer-tamente non facile da vivere.

    Portati a termine gli studi primari,ha conseguito la maturità classica nel1983 al liceo Immanuel Kant (già SanBenedetto da Norcia). Quindi si èpreparato al sacerdozio, tra il 1983 e il1989, come alunno del Pontificio se-minario romano maggiore, frequen-tando i corsi di filosofia e teologia allaPontificia università Gregoriana, do-ve nel 2002 ha conseguito anche la li-cenza in Teologia, con specializzazio-ne in Teologia fondamentale.

    D all’allora cardinale vicario UgoPoletti è stato ordinato diacono il 29ottobre 1988 e poi presbitero il 6 mag-gio 1989.

    Per tre anni è stato vicario parroc-chiale a Santa Maria del Buon Consi-glio, nel quartiere del Quadraro, poi aSan Vigilio, all’Eur, dal 1992 al 1997. Èstato quindi parroco a Santa MariaMadre del Redentore, a Tor BellaMonaca, dal 1997 al 2005. Tre espe-rienze diverse tra loro che gli hannodato una visione pastorale più com-pleta della sua Roma.

    Ha svolto quindi il servizio di di-rettore spirituale nel Pontificio semi-nario romano maggiore dal 2005 al2014 e contestualmente, a motivo ditale ufficio, è stato deputato dellacongregazione dei missionari dell’I-stituto Imperiali Borromeo (2007-2014) e membro del consiglio presbi-terale della diocesi di Roma (2010-2011). Inoltre, dal 2013 presiede, es-sendone tra i membri fondatori, l’as-sociazione Dorean Dote onlus — ingreco significa “date gratuitamen-te”(Mt 10, 8) — che gestisce un centrodiurno al Tuscolano per il sostegno el’accompagnamento di minori in sta-to di disagio socio-famigliare o a ri-schio di marginalità.

    Nel 2014 ha lasciato la comunità

    del Maggiore per tornare alla missio-ne di parroco, a San Luca evangelistaal Prenestino. Ma ha potuto svolgeresolo per breve tempo questo nuovoservizio in parrocchia. Infatti il 6marzo 2015 Papa Francesco lo ha elet-to vescovo titolare di Alba Marittimae nominato al contempo ausiliare del-la diocesi di Roma. Ha ricevuto l’or-dinazione episcopale il 23 maggio,nella basilica di San Giovanni in La-terano, dal cardinale vicario AgostinoVallini. Co-consacranti sono stati ivescovi Romano Rossi, di Civita Ca-stellana, e Paolino Schiavon, ausiliaredi Roma. «Mihi fecistis» (Mt 25, 40) ilsuo motto episcopale.

    Durante questo mandato è statoausiliare per il Settore sud di Roma,vicario generale della diocesi suburbi-caria di Ostia, incaricato del centrodel Vicariato per la cooperazione mis-sionaria tra le Chiese e membro di di-ritto del consiglio episcopale, delconsiglio presbiterale, del consigliodei prefetti e del consiglio pastoraledio cesano.

    In seno alla Conferenza episcopaleitaliana è segretario della commissio-ne per le migrazioni, la stessa presie-duta nella Conferenza dei vescovidella Regione Lazio dal 2017 al 2019.Nel medesimo biennio è stato ancheassistente spirituale dell’Ap ostolatoaccademico salvatoriano, associazio-ne pubblica di fedeli nella diocesi diRoma.

    Nell’Urbe, prima come parroco,poi come vescovo, non ha avuto pau-ra di prendere posizione per difende-

    re le persone più deboli, gli emargina-ti, i rom, schierandosi anche accantoalle ragazze vittime della tratta.

    Il 6 maggio 2019 Papa Francesco loha promosso alla sede metropolitanadi Siena - Colle di Val d’Elsa - Mon-talcino, dove ha fatto ingresso il 16giugno seguente. Come arcivescovometropolita, il 29 giugno dello stessoanno ha ricevuto dal Pontefice nellabasilica Vaticana il pallio, che gli è sta-to imposto il successivo 13 ottobre dal-l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig,nunzio apostolico in Italia, nella cat-tedrale senese di Santa Maria Assun-ta.

    Membro della Conferenza episco-pale toscana, dal 30 settembre 2019 èvescovo delegato per le Migrazioni eper l’Evangelizzazione dei popoli e lacooperazione tra le Chiese.

    MAU R O GAMBETTIArcivescovo titolare di Tisiduo

    E ra stato proclamato da pocoil Regno d’Italia e san Fran-cesco non ne era ancora sta-to dichiarato patrono, quan-do Pio IX creava cardinale AntonioMaria Panebianco, religioso dei fran-cescani conventuali. Sono trascorsi159 anni da quel 27 settembre 1861 eora un altro frate dell’ordine entra afar parte del Collegio cardinalizio. Èil cinquantacinquenne emiliano Mau-ro Gambetti, custode generale del Sa-cro Convento di Assisi fino alla finedello scorso mese di ottobre, quandoha lasciato l’incarico, assunto nel 2013,al confratello Marco Moroni.

    Nato il 27 ottobre 1965 a Castel SanPietro Terme (Bologna), in una fami-glia di imprenditori — suo padre è ilfondatore di un’azienda metalmecca-nica — ha trascorso l’infanzia a Imola,dove ha ricevuto la prima Comunio-ne nella parrocchia di San GiovanniNuovo e la cresima nella cattedrale diSan Cassiano dal vescovo Luigi Dar-dani il 3 ottobre 1976. Dopo il liceoscientifico, si è iscritto all’universitàdi Bologna, conseguendo la laurea inIngegneria meccanica a indirizzo im-piantistico. In quegli anni, ha iniziatoi contatti con i francescani per un di-scernimento vocazionale.

    Espletato il servizio militare obbli-gatorio, nel settembre del 1992 ha de-ciso di entrare nel postulato di Assisi,seconda tappa nel cammino vocazio-nale di ogni giovane mosso dal desi-derio di diventare frate. Ha prosegui-to poi la formazione a Osimo conl’anno di noviziato, concluso il qualeè stato ammesso alla professione reli-giosa. Emessa la prima il 29 agosto1995 nella cittadina marchigiana, equella solenne, il 20 settembre 1998,nella cattedrale di Imola, dopo averconseguito il baccalaureato presso l’I-stituto teologico di Assisi, ha perfe-zionato la preparazione accademica aFirenze, nella facoltà teologica dell’I-talia centrale, ottenendo la licenza inAntropologia teologica.

    Ordinato sacerdote l’8 gennaio2000 nel santuario del SantissimoCrocifisso di Longiano (in provinciadi Forlì-Cesena), retto dai Frati mino-ri conventuali, ha seguito l’esempiodei fratelli del nonno paterno Anto-nio: padre Ermenegildo (1871-1927),missionario in Sud America, e donCarlo (1883-1945), prima parroco epoi canonico della cattedrale imolese.All’inizio del suo ministero, il supe-riore provinciale lo ha destinato pro-prio al santuario romagnolo, con l’in -carico di animatore della pastoralegiovanile e vocazionale per la regio-ne. In questo compito, si è distintoper la capacità di coinvolgere le nuo-ve generazioni, creando sintonia eportando avanti anche progetti comel’associazione di volontariato HomoViator, per l’umanità in crescita.

    Successivamente, dal 2005 al 2009,ha ricoperto l’incarico di guardianodella comunità francescana conven-tuale dello stesso santuario di Lon-giano.

    Nella primavera 2009 è stato elettoministro della provincia bolognese diSant’Antonio di Padova e nel 2010 è

    stato nominato anche assistente re-gionale per l’Emilia-Romagna del-l’ordine francescano secolare.

    Il 22 febbraio 2013 ha ricevuto dalministro generale Marco Tasca (oggiarcivescovo di Genova), con il con-senso del definitorio, l’incarico di cu-stode generale del Sacro convento diSan Francesco in Assisi, per il qua-driennio 2013-2017. Contestualmentel’arcivescovo Domenico Sorrentino,vescovo di Assisi - Nocera Umbra -Gualdo Tadino, lo ha nominato vica-rio episcopale per la pastorale dellabasilica papale di San Francesco e de-gli altri luoghi di culto retti dai Fratiminori conventuali nella diocesi um-bra.

    Nel settembre 2017 è stato ancheeletto presidente della Federazioneintermediterranea dei ministri pro-vinciali del suo ordine. Riconfermato

    custode generale del Sacro conventoper il quadriennio 2017-2021, ha con-cluso in anticipo il suo mandato loscorso 31 ottobre, dopo la nominacardinalizia, lasciando una comunitàche nel 2019 contava 80 frati e 30 trachierici e novizi, provenienti da 21 na-zioni, con una presenza incisiva di re-ligiosi originari della Cina. Durante ilsuo servizio ha accolto Papa France-sco nelle tre visite compiute ad Assisiil 4 ottobre 2013, il 20 settembre 2016,per la Giornata mondiale di preghie-ra per