Periodico della Congregazione delle Suore di San Giuseppe ... · nel cuore del quale viene posto...

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Periodico della Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo Dicembre 2018 n. 3

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Incontro Amici

Periodico della Congregazionedelle Suore di San Giuseppe di Cuneo

Dicembre 2018 n. 3

Sommario

Editoriale p 3

Spiritualità

Alla ricerca di una grammatica dell'esperienza

dell'alleanza p 4

Nel Natale si incontrano p 6

Vita della Chiesa

Dedicato a San Paolo VI papa p 8

Attualità

Politica e bene comune: alleanza possibile? p 10

Vita della congregazione

Patto di alleanza con Dio p 12

Una data importante della mia vita p 13

All'insegna della riconoscenza p 14

Il mio sì definitivo p 15

In Camerun p 18

Dalla R D del Congo p 19

Dall'Argentina p 19

Daranno ancora frutti p 20

Laici nel Piccolo Disegno

Una preziosa alleanza p 21

La santità affascinati da p 22

Spazio giovani

Alleanza: camminare insieme p 23

Sinodo dei giovani 2018 p 25

Settimana comunitaria alla Sorgente p 27

Progetti di Missione p 29

Appuntamenti p 31

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Editoriale

Questo numero di “Incontro Amici” ci raggiunge nel tempo liturgico di Avven-to-Natale, in un momento non facile per la nostra società globalizzata Sen-tendoci parte viva e solidale di questa nostra storia, accogliamo i contenuti di queste pagine non come semplice cronaca, ma come riflessioni, esperienze, bisogni di fratelli vicini o lontani, testimonianze che risuonano in cuore come qualcosa che ci interpella A Natale, scrive san Paolo a Tito, “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini”, che dona vita piena ad ogni cuore e fa brillare nuovamente sopra la terra l’arcobaleno dell’Alleanza tra Dio e l’umanità Il Verbo è entrato nella storia come Parola che si fa carne e pone la sua tenda in mezzo a noi L’In-carnazione di Gesù è la prova più concreta e bella del viaggio di Dio incontro all’uomo, per fondare e stabilire una nuova e definitiva Alleanza, che si compie nella sintesi tra la forza dello Spirito e la debolezza umana “Il Signore si ricorda sempre della sua Alleanza” canta il salmista rievocando la storia meravigliosa di Israele, a partire dalla “parola santa data ad Abra-mo” (salmo 104) Per tutti i tempi risuona il canto di Maria nell’incontro con Elisabetta: “Ti magnifica, Signore, l’anima mia, perché hai avuto misericordia con Israele e l’hai soccorso” È lo stupore, il contagio della fede di tutti quelli che si fanno piccoli, semplici e si aprono all’accoglienza delle grandi cose fatte dall’Onnipotente Oggi, Signore, gli affamati possono nutrirsi di Te, gli umili e i poveri possono venire fino a Te, i figli di Abramo possono godere per sempre della tua fedeltà al Patto, che orienta i nostri passi in vie di pace Nel Natale scopriamo che c’è già tutto il mistero della Pasqua: nascita e morte, inizio e compimento, chicco di grano e pane profumato: Cristo Gesù L’oggi di Dio è in una mangiatoia, in

cui sono racchiuse e sve-late tutte le promesse, le attese e i germi di grazia accolti e vissuti di genera-zione in generazione Con questa fiducia in cuo-re ci auguriamo un Natale di rinnovata alleanza e di pace

La commissione della comunicazione

Arcobaleno di pace

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Spiritualita'

ALLA RICERCA DI UNA GRAMMATICA DELL’ESPERIENZA DELL’ALLEANZA

La promessa di Dio - desiderio – fedeLa prima pagina della Genesi disegna letterariamente un mondo, lasciando emergere la PROMESSA di Dio, un’azio-ne promettente che si dispiega attraver-so una serie di azioni separatrici che ad-domesticano un caos, rendono abitabile un mondo. Ma perché il personaggio Dio crea SEPARANDO? Queste separazioni, che istaurano le cose e gli esseri nella loro alte rità, sono la condizione in cui ogni cosa distinta è collocata al proprio posto in un giusto rapporto con l'insie-me, affinché il mondo creato sia «molto bene!» e quest’opera di separazione, di creazione raggiunge il suo culmine con la creazione dell’uomo L’essere umano è creato (fin dall’inizio ciò lo distingue come libertà autentica) ad immagine e somiglianza di Dio come maschio e femmina, chiamato da una parte ad ac-cogliere e riconoscere questa differenza e da Dio e fra di loro – qui la radice di ogni alleanza giusta che sa riconoscere e promuovere l’altro nella sua diversità – e dall’altra a fruttificare, a moltiplicare e a occupare lo spazio che gli appartiene Dopo uno sguardo con un obiettivo

«grandangolare» sul primo capitolo di Genesi, con un movi mento di «zoom in avanti», l'occhio della telecamera si foca-lizza sull'essere umano nel suo mondo e sulle sue relazioni fondanti, e sulle forze originarie che lo muovono. Attraverso i primi versetti, con molta coeren za con il capitolo precedente, Adonai Elohim ela-bora un quadro di vita – di promessa - nel cuore del quale viene posto l'umano L'umano – plasmato dal suolo dal crea-tore e inondato del suo alito di vita - as-sume l'attività specifica di Elohim il quale distingue e nomina, esercitando così il suo mite dominio tramite la parola Ma che questo rapporto rimanga equili-brato e felice di pende dall'umano e dal suo modo di stare al mondo: e, nel giardi-no, l'umano è posto di fronte alla propria responsabilità come appare chiaramente nel seguito del racconto ai vv 16-17 Tale parola in prima battuta custodisce per l’uomo ciò che gli è necessario per vive-re, ovvero la PROMESSA (di tutti gli albe-ri del giardino puoi mangiare), poi nella seconda parte Dio cerca di mettere in guardia l’uomo dalla tentazione di dare al proprio desiderio il posto fondativo

Riflessione biblico-teologica sulle prime pagine della Bibbia

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Spiritualita'

che non gli spetta Insomma, attorno a questo albero si tratta di decidere come legare fra di loro le realtà fondamentali della vita dell’uomo: la promessa di Dio e il suo volto, il desiderio dell’uomo e le sue sfumature, la fede come condizione di accesso alla promessa e come esaudi-mento del desiderio E poi improvvisa-mente quasi dal nulla, ascoltiamo queste parole: “E Adonai Elohim (si) disse: «Non è bene che l'umano sia alla sua solitudi-ne” Di fronte alla solitudine, che «non è buona» ai suoi occhi, Adonai Elohim immagina una soluzione: «Farò per lui un soccorso come di fronte a lui» (2,18b); ed ecco gli animali e poi “Adonai Elohim fece cadere un torpore sull'umano, che si addormentò, e pre se uno dei suoi lati e chiuse la carne al suo posto E Ado-nai Elohim costruì il lato che aveva preso dall'umano in donna e la fece venire ver-so l'umano E l'umano (si) disse: «Questa qui, questa volta, è osso dalle mie ossa e carne dalla mia carne: a questa qui sarà gridato "donna”, poiché da uomo è stata presa, questa qui!» Perciò uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si attaccherà alla sua donna e diventeran-no una carne unica” Quel che il narratore racconta qui, ri-guardo all'invenzione della relazione umana, è capitale per un doppio motivo: esso esprime il lato antropologico del-la promessa, ovvero quell’aspetto della promessa che attesta che c’è nell’uo-mo una solitudine che nessun Dio, per quanto promettente, potrà mai colmare e che attesta che, fino a quando questa promessa non si fa vedere, il desiderio non sa prodursela da sola, anche se la at-tende con visibile inquietudine e sa rico-noscerla non appena questa si presenta

Nello stesso tempo in questo passaggio del testo, in quel movimento dell’umano che ricerca per sé un qualcuno che sia come sé di fronte a sé, è la dinamica del desiderio; una dinamica quella del desi-derio che è originaria, ovvero è ciò che ti mette in movimento, è quell’attesa di appagamento e insieme quell’attesa di riconoscimento, di essere guardato, ac-colto, riconosciuto per ciò che profonda-mente porti nel cuore Di qui – cioè dall’incontro fra desiderio e Promessa – deriva il grido dell’uomo: è un grido che dice il riconoscimento della promessa di quella ‘come me di fronte a me’; è un grido che esaudisce il deside-rio: lo esaudisce in quanto lo determina; ma insieme è un grido che testimonia quanto sia difficile/delicato il rapporto di alleanza e di relazione per non tra-sformarlo in un cammino di un desiderio che tutto accaparra ‘è mia carne, è mie ossa’ Per questo - registra il narratore - siccome non è scontato questo cammi-no che porta ad accogliere la promessa che accade con l’apparire dell’altro/a come fondativa - l’uomo deve imparare a lasciare il padre e la madre e – final-mente - i due saranno una carne sola…è un cammino di fede quello che si deve mettere in conto come ci suggerisce la continuazione del racconto… ovvero un percorso per operare una scelta che è una disposizione di sé, cioè non si può stare nella vita da spettatori, si richiede al contrario che si investa niente meno che noi stessi affinché quella promessa intuita non si spenga…ma sopravviva alla durata del tempo, alla prova che la mette in questione

Don Mariano Bernardi

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Spiritualita'

NEL NATALE SI INCONTRANO LA SPERANZA DI DIO E QUELLA DELL'UOMO Contemplando il presepe ci accor-giamo che Betlemme non è una ca-pitale e per questo è preferita dalla provvidenza divina, che ama agire attraverso i piccoli e gli umili In quel luogo nasce il 'figlio di Davide' tanto atteso nel quale la speranza di Dio e la speranza dell’uomo si incontrano La speranza è entrata nel mondo con l’incarnazione del Figlio di Dio Già i profeti ne avevano annunciato la nascita Dai testi dell'Antico Testa-mento traspare il senso del Natale: Dio adempie la promessa facendosi uomo Non abbandona il suo popolo, si avvicina fino a spogliarsi della sua divinità In tal modo dimostra la sua fedeltà e inaugura un Regno nuovo, che dona una nuova speranza all’u-manità Quando si parla di "speran-za" ci si riferisce ad un qualcosa che non è in potere dell’uomo In effetti, ciò che speriamo va oltre le nostre forze e il nostro sguardo Ma il Natale di Cristo ci parla di una speranza di-versa, affidabile, visibile e compren-sibile, perché fondata su Dio Entran-do nel mondo Egli ci dona la forza di camminare con Lui verso la pienezza della vita Dunque, per un cristiano sperare significa avere la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende La speranza non è mai ferma: quello che ci offre il Bambino di Betlemme è una meta, la salvezza dell’umanità San Paolo ri-

assume tutto questo con l’espressio-ne: 'Nella speranza siamo stati salva-ti' (Rm 8,24) Camminando in questo mondo, con la speranza, siamo salvi E qui possiamo farci una domanda: io cammino con la speranza o la mia vita interiore è ferma? Il mio cuore è un cassetto chiuso o è aperto alla spe-ranza che mi fa camminare? Una bella domanda da farci Durante il tempo d'Avvento nelle case dei cristiani è usuale realizzare il presepe, icona che la tradizione fa risalire a san France-sco d’Assisi Nella sua semplicità, il presepe trasmette speranza; ognuno dei personaggi è immerso in questa atmosfera Prima di tutto notiamo il luogo in cui nacque Gesù: Betlem-me Piccolo borgo della Giudea dove mille anni prima era nato Davide, il pastorello eletto da Dio come re d’I-sraele Accanto alla culla vi è Maria, che la Chiesa venera anche col titolo di "Madre della speranza" Con il suo 'sì' ha aperto a Dio la porta del nostro mondo: il suo cuore di ragazza era animato dalla fede Dio l’ha prescelta e lei ha creduto alla sua Parola Colei che per nove mesi è stata l’arca della nuova ed eterna Alleanza, nella grot-ta contempla il Bambino e vede in Lui l’amore di Dio, che viene a salvare il suo popolo e l’intera umanità Accan-to alla Vergine vi è Giuseppe, discen-dente di Iesse e di Davide Anche lui

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Spiritualita'

ha creduto alle parole dell’angelo, e guardando Gesù nella mangiatoia, medita che quel Bambino viene dal-lo Spirito Santo e che Dio stesso gli ha ordinato di chiamarlo così In quel nome c’è la speranza per ogni uomo, perché mediante quel figlio di don-na, Dio salverà l’umanità dalla morte e dal peccato Per questo è impor-tante guardare il presepe: fermarsi un po’ e guardare e vedere quanta

speranza è in questa gente A contemplare la natività vi sono an-che i pastori, che rappresentano gli umili e i poveri che aspettavano il Messia In quel bambino avvolto in fasce vedono la realizzazione delle promesse e sperano che la salvezza di Dio giunga finalmente per ognu-no di loro Chi confida nelle proprie sicurezze soprattutto materiali, non attende la salvezza da Dio Ma met-tiamoci in testa che le nostre sicurez-ze, non ci salveranno I piccoli, i pa-stori, confidano in Dio, sperano in Lui e gioiscono quando riconoscono in quel Bambino il segno indicato dagli angeli Proprio gli angeli, figure celesti che completano la scena del presepe, an-nunciano dall’alto il grande disegno che quel Bambino realizza: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama Infatti, la speranza cristiana si esprime nella lode e nel ringraziamento a Dio, che ha inaugurato il suo Regno di amore, di giustizia e di pace Contemplando il presepe ci prepariamo al Natale del Signore Sarà veramente una festa se accoglieremo Gesù, seme di speran-za che Dio depone nei solchi della nostra storia, personale e comunita-ria Dire "sì" a Cristo che viene è un germoglio di speranza Abbiamo fi-ducia in questo germoglio Buon Na-tale di speranza a tutti!

Papa Francesco (Udienza Generale - Mercoledì 21 dicembre 2016)

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Vita della Chiesa

DEDICATO A SAN PAOLO VI PAPALa memoria rende presente il passato. (S. Agostino)

L’evento della canonizzazione, il ri-conoscimento della santità eroica del papa Paolo VI è stato per molti il compimento di un’attesa Pur nella semplicità e nel limite del presente scritto, desidero, come atto di amore e di gratitudine, fare me-moria di alcuni aspetti della vita e del pontificato di questo grande pasto-re e padre, apostolo e testimone di Gesù Cristo Paolo VI, il papa che accompagnò il proseguimento del Concilio Vatica-no II, il papa che visse le fatiche del periodo post-conciliare, gli anni diffi-cili della contestazione dentro e fuori la Chiesa in una transizione epocale densa di contrasti Egli era convinto che compito dei cristiani fosse di la-vorare tenacemente dentro i conflitti e le lacerazioni della storia, promuo-vendo la “civiltà dell’amore” Fu il primo pontefice ad effettua-re viaggi ecumenici nella volontà di entrare in dialogo con il mondo e di iniziare un nuovo rapporto con i po-poli Il suo viaggio in Terra Santa vol-le essere un ritorno alle sorgenti del cristianesimo, dove iniziò la vita del-la Chiesa Pellegrino di pace portò per la prima volta il messaggio di un pontefice all’ONU La sua forte invo-cazione: ”Mai più la guerra, mai più!” mantiene una sicura attualità Le sue Encicliche e i suoi Discorsi ci interpellano ancora oggi e l’attuale papa Francesco ne ravviva la voce

Impossibile non fare memoria di quanto Palo VI operò in favore della riforma liturgica che, come qualcu-no scrisse, permise al popolo di Dio di pregare nella propria lingua e alla preghiera cristiana liturgica di splen-dere per semplicità e bellezza. L’arte e la bellezza da papa Montini furono ritenute necessarie alla vita: ”Questo mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella dispera-zione” (dal Messaggio agli artisti) Amo ricordare Paolo VI anche come il papa della mia giovinezza Il suo amore per Cristo e per l‘umanità co-stituirono un richiamo costante all’im-pegno cristiano Mi colpiva di questo papa anche il timbro della voce e la profondità pensosa dello sguardo Quando all’inizio degli anni ’70 do-vevo individuare l’argomento per la tesi di laurea decisi di assumere i suoi Discorsi (specie quelli del mercoledì

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Vita della Chiesa

perché più universali) come campo di ricerca Volevo soprattutto compren-dere il pensiero del papa circa l’uomo e il mondo contemporaneo Pagina dopo pagina, anche se certo in modo parziale, potei cogliere la sua concezione della realtà socio-cultura-le: “Oceano misterioso e affascinan-te, senza dubbio stupendo, ma anche equivoco” Progressivamente vidi de-linearsi la ricchezza di sfumature del volto dell’uomo contemporaneo da lui concepito come essere inquieto, capace di grandi realizzazioni e sco-perte, ma in pericolo di perdere se stesso anche a causa dell’uso ridutti-vo del pensiero: “Il mondo soffre per mancanza di pensiero”: parole indi-menticabili di papa Montini Lungo il filo dei Discorsi emergeva l’ammi-razione e l’amore di questo papa per l’umanità concreta, ma pure la preoc-cupazione del padre, che non vuole che il figlio vada perduto L’avanzare della secolarizzazione e il diffondersi dell’ateismo erano da lui lucidamente

sentiti come reali minacce, perché “la negazione di Dio accresce lo smarri-mento dell’uomo” Egli era convinto che, ritrovando Dio, l’uomo avrebbe potuto esprimere nella giusta direzio-ne “quell’anelito insoddisfatto, che lo tormenta e che egli cerca di placa-re nell’esclusiva ricerca di sé” Papa Francesco ebbe a dire che la grande convinzione ed ispirazione di Paolo VI fu che la Chiesa crede in Cristo, che è venuto in carne e perciò serve all’uo-mo, ama l’uomo, crede nell’uomo.San Paolo VI visse in se stesso il tra-vaglio continuo che, in differenti modi e in differenti epoche, vive la Chiesa Amato e incompreso, a volte anche vilipeso, egli portò avanti la sua mis-sione con umile speranza e profon-dissima fede in Gesù Cristo Servì la Chiesa con passione incondizionata e ad essa volle fare anche della propria morte un dono di amore (cfr Il testa-mento)

Suor Luisita Quaglia

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POLITICA E BENE COMUNE: ALLEANZA POSSIBILE?Da sempre la politica – e i politici che la interpretano – è guardata con diffiden-za dai cittadini o perché la sentono lon-tana e non si fidano o perché la vedono talvolta operare da vicino senza rispetto per regole democraticamente condivi-se e, purtroppo, con frequenti episodi di corruzione A quelli che diffidano perché la sento-no lontana, chiusa nei palazzi del pote-re e poco preoccupata di rendicontare come e quanto vi si decide, il primo in-vito è quello di non dare tutto questo per scontato, quasi che fosse un desti-no fatale Meglio “andare a vedere”, informarsi – possibilmente a fonti diver-se - chiedendo conto alle persone che sono state elette al governo della cosa pubblica In una parola: della politica bisogna occuparsene, perché comun-que la politica si occupa di noi, e tanto più disinvoltamente è tentata di occu-parsi di noi quanto più noi non ci oc-cupiamo della politica Si imparerebbe allora a valutare la complessità dell’a-zione politica e anche la fatica per chi vi

si impegna a servizio del bene comune, evitando così di “sparare nel mucchio”, denunciando oltre misura – come molto è stato fatto di questi tempi – la “casta” che, per qualcuno, sarebbe tutta da “rottamare” Di qui la grande illusione di vedere nascere dall’oggi al domani una generazione nuova, tutta virtù e de-dizione, cui affidarsi anche se vi è scar-sità di esperienza e competenze, così importanti per chi è chiamato a gestire la nostra casa comune Più complesso rispondere a chi la catti-va politica la vede all’opera da vicino: o perché interviene su materie conosciute e trattate con poca o nessuna compe-tenza o perché agisce sul territorio con azioni o poco efficaci se non addirittura in dispregio alle regole della buona am-ministrazione Elementi di risposta a questa diffidenza verso la politica non possono prescin-dere dallo spazio e dal tempo in cui viviamo Viviamo nello spazio italiano ed europeo segnato da sviluppi impor-tanti della democrazia e, in essa, anche di molta buona politica, ma anche in una stagione storica che ha registrato nell’ultimo secolo in Europa e in Italia grandi tragedie e abissali cadute della democrazia Esperienze che purtrop-po non ci hanno ancora insegnato suf-ficiente saggezza, con il risultato che rischiamo di ripetere tragici errori del passato È quanto potrebbe accadere se non si arginano con urgenza movimenti politi-ci che, in nome della democrazia e del popolo, rischiano di sovvertire la de-mocrazia e malmenare quel popolo di

Attualita'

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Attualita'

cui si dicono difensori ed avvocati Ce lo ricorda anche uno studioso della politica, Y Mounk, nel suo libro “Popolo vs Democrazia”, quando attira l’attenzio-ne su quanto accade alla democrazia – e alla poli-tica – quando i tempi da ordinari si fanno straordi-nari, come in Italia e in Eu-ropa oggi: “Ci sono tempi ordinari in cui le decisioni politiche influenzano mi-lioni di persone in modo ristretto o esteso, ma le caratteristiche della vita collettiva di un Paese non sono messe in discussione Malgrado il profondo disaccordo, i con-tendenti schierati da una parte e dall’al-tra del fronte della battaglia politica ap-provano le regole del gioco… E poi ci sono i tempi straordinari in cui i contor-ni essenziali della politica e della socie-tà vengono rinegoziati In epoche simili, le divergenze tra i due schieramenti di-ventano così gravi e profonde che non c’è più accordo sulle regole del gioco Pur di guadagnare un vantaggio, i po-litici sono disposti a minare le elezioni libere e giuste, a trasgredire le norme fondamentali del sistema politico e a

denigrare gli avversari” È una citazione un po’ lunga, ma con il pregio di rac-contare quanto sta accadendo oggi in molte parti d’Europa – come nelle “de-mocrature” di Polonia e Ungheria – e rischia di accadere anche in Italia, dove la violenza – e la volgarità spesso – del linguaggio politico non annuncia nul-la di buono Un teorico dell’arte della guerra, C von Clausewitz, disse della politica che “è la continuazione della guerra con altri mezzi” Speriamo che un giorno non capiti di nuovo che la guerra diventi “la continuazione della politica con altri mezzi”

Franco Chittolina

“Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondocome strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra,

perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te.Illumina i padroni del potere e del denaro perché non cadano

nel peccato dell’indifferenza, amino il bene comune, promuovano i deboli,e abbiano cura di questo mondo che abitiamo”.

(Papa Francesco - Laudato si’)

Vita della congregazione

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PATTO DI ALLEANZA CON DIO: ESPERIENZE DI IERI, TERRENO FECONDO PER L’OGGI

Suor Antonia fu poi Assistente al Col-legio S Tommaso, sotto la direzione del Canonico Dalmazio Peano che ebbe per “la buona suora grande ve-nerazione” In seguito offrì il suo dili-gente servizio all’Istituto Immacolata, all’Ospedale di Peveragno e all’Ospi-zio Cronici di Cuneo dove passò gran parte della sua vita religiosa, donando e ricevendo molto amore Prima che venisse colpita dalla malat-tia che la rese paralizzata e la condusse alla morte il 17 luglio 1927, attraverso un atto di obbedienza certamente non facile, come un sole che si fa spazio tra le nubi della quotidianità, emerse l’intensità e il valore di quell’Allean-za che ormai da tanti anni la teneva unita a Dio, alla Congregazione e al caro prossimo Nell’ottobre 1920, do-vendo provvedere una compagna alla suora maestra destinata dall’autorità scolastica a Montegrosso, villaggio di montagna di difficile accesso e pri-vo di ogni comodità, Madre Concet-

Le nostre Costituzioni, circa la consa-crazione a Dio, riportano queste pa-role: “L’offerta totale di noi stesse è la risposta, nella fede, al dono del Padre che per primo ci ha amate e consacra-te a sé in Cristo, mediante lo Spirito”. La fede in Dio Padre che ci ha ama-te per primo e la determinazione di rispondere al suo dono con l’offerta di tutta se stessa, hanno costituito le fondamenta e l’edificio della vita di suor Antonia Arnaudo Nata a Cervasca nel 1848 entrò nel-la Congregazione delle suore di San Giuseppe di Cuneo all’età di 33 anni, dimostrandosi subito “piena di buona volontà e di fervore” Era semplice ed umile, di buon senso e cuore genero-so, dotata di una certa praticità della vita Queste sue qualità le meritarono la fiducia dei Superiori che la senti-rono adatta all’assistenza delle così dette ‘Giovani povere’ riunite dalla Damigella Rosso e diventate più tardi ‘Istituto Protette di S Giuseppe’

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Vita della congregazione

ta Magliano, poiché le forze giovani erano già tutte impegnate nelle varie opere, si trovò a dover scegliere una suora tra le ‘anziane’ Preoccupata della situazione “pregò nel segreto e, ancora dubbiosa sul da farsi, scrisse tre nomi facendone estrarre uno da un bambino La sorte cadde su suor Antonia” che, sebbene ritenuta ‘ve-nerata anziana’ per i suoi 72 anni e per vari problemi di salute, non pensò alle difficoltà e ritenne “la cosa venuta da Dio”, dando subito la sua dispo-nibilità “con tanta serenità e gioviali-tà” Tre giorni dopo, un telegramma comunicò il trasferimento della suo-ra maestra in altra località dove c’e-ra una comunità di suore a cui unirsi

La data del 4 agosto 2018 è stata per me indimenticabile perché ho prova-to una grande gioia, in occasione del-la mia professione perpetua L’Euca-ristia è stata celebrata a Kinshasa da Mgr Jean Bertin, vescovo della dioce-si di Lolo Vivendo quell’esperienza, non mi sentivo solo nella gioia, ma anche commossa perché mi sono resa conto che stavo siglando un'alleanza eterna con Dio e con la Congregazio-ne, fondata nella preghiera e da essa sostenuta, e che questo richiedeva una fedeltà e una coerenza in tutte le dimensioni della mia vita consacrata Essa si concretizza nella mia famiglia religiosa dove sono chiamata a vive-re in armonia con le altre sorelle della

Suor Antonia tornò in Casa madre, accolta con grande gioia dai Superiori e dalle consorelle che ringraziavano il Signore per aver benedetto in modo così evidente l’atto di obbedienza da lei compiuto Il ‘Patto di Alleanza’ che suor Anto-nia da giovane aveva fatto con Dio e vissuto poi fedelmente nella ‘buona e cattiva sorte’, come l’arcobaleno che seguì al diluvio, congiunse due punti diversi della terra, passando per il cielo e lasciando negli occhi e nel cuore di chi ha saputo vedere, la gioia della sua luce e dei suoi colori, segno “dell’Alleanza eterna che Dio ha fatto per tutte le generazioni future”

Suor Irene Botasso

comunità e a impegnare le mie forze nelle opere apostoliche

Suor Séraphine Kafuti

UNA DATA IMPORTANTE DELLA MIA VITA

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Vita della congregazione

ALL’INSEGNA DELLA RICONOSCENZA

hanno abituata alla preghiera in fami-glia ogni sera prima di andare a let-to Questa preghiera era presieduta a turno da ciascun membro della fami-glia La partecipazione alla celebrazio-ne eucaristica era richiesta con rigore Mi hanno sempre detto che "non hai motivo di stare lontano dalla Messa, specialmente la domenica" È stato in questa atmosfera familiare che ho imparato ad amare la vita della chiesa e ad amare Dio Sono stata assidua ai movimenti parrocchiali dei giovani, in particolare: gruppo Kizito-Anwarite, Gruppo dei Focolari e Accolitato All'età di 12 anni, ricordo ancora bene, durante la Messa domenicale, ero rimasta profondamente scossa dall'omelia del sacerdote che insiste-va sulla vocazione religiosa, ripetendo le parole del Vangelo: "la messe è ab-bondante ma gli operai sono pochi, pregate perché il padrone della mes-se mandi operai per la sua messe..." (Mt 9,37-38) Le mie viscere dentro di

"Il Signore ha fatto grandi cose per me, Santo è il suo nome. "Il 4 agosto 2018, Dio mi ha consacrato a lui in modo definitivo così d'ora in poi la mia vita troverà il suo vero significato solo nell'a-dempimento della sua vo-lontà divina, e questo sarà possibile nella misura in cui riuscirò a vivere con Lui, mio assoluto unico bene Con un cuore pieno di gratitudine prima ringrazio Dio on-nipotente per il suo amore infinito e colmo di sorprese In secondo luogo, un grande ringraziamento alla Madre generale Gemma Gastaldi e al suo consiglio, nonché alla delegata per l'Africa suor Augustine Ngangono, unitamente alle consigliere, per que-sto segno di fiducia per la mia mode-sta persona Possa il Signore restituirvi il Centuplo e benedire la missione di ognuna di voi In questo giorno memorabile ringra-zio Dio per il suo grande sostegno durante tutti questi anni di formazio-ne nel seno della Congregazione del-le suore di san Giuseppe di Cuneo, che mi ha permesso di crescere nella conoscenza di Dio, di me stessa, della Congregazione e degli altri per favori-re il mio dono Ringrazio la mia famiglia che è stato il terreno favorevole in cui è sbocciata la mia vocazione Infatti i genitori mi

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Vita della congregazione

me tremavano, e sentivo come se il prete si stesse rivolgendo direttamen-te a me Alla fine della Messa, sono corsa a dire a mia madre che nella mia vita sarei diventata religiosa per servi-re i poveri Mia madre mi ha risposto dicendo: “è una cosa buona servire Dio, ma devi avere un comportamen-to esemplare perché essere persona consacrata al Signore è molto esi-gente” Da quel giorno ho iniziato

ad andare al gruppo vocazionale, so-gnando di realizzare il mio profondo desiderio: diventare religiosa per ser-vire i poveri Oggi il Signore esaudisce il mio desiderio, sono nella gioia e nel rendimento di grazie, sia lodato il suo nome Il viaggio da fare è ancora lun-go, per questo mi affido umilmente alle preghiere di ognuno di voi

Suor Adèle Bieto Matsasu

Ho sentito sempre forte il desiderio di comunione e di amore per Gesù, che mi ha chiamata a donarmi a Lui nel-la vita consacrata Il mio sì definitivo, pronunciato con la Professione per-petua il 6 ottobre scorso, ha suggella-to un’alleanza di amore con Lui, come offerta di me stessa in “sacrificio vi-vente” La celebrazione eucaristica si è svolta nella mia parrocchia di St Jean a Maroua (Camerun), presieduta da Mons Bruno Anteba, vescovo di Maroua-Mokolo, accompagnato da Mons Barthélemy Yahouda, vescovo della Diocesi di Yagoua e originario

della parrocchia di Mora Sacerdoti, religiosi, religiose e laici, parenti, amici e conoscenti, provenienti dalle 4 dio-cesi del Nord-Camerun, hanno parte-cipato alla funzione Durante l’omelia, il vescovo ha messo l’accento sul valo-re della missione che sta al cuore della consacrazione e sui tre voti Abbiamo poi vissuto la gioia di un momento di festa, organizzato nei lo-cali della parrocchia per tutti gli invita-ti e nei locali attigui della diocesi per tutti i partecipanti provenienti dalle delegazioni delle parrocchie di Salak, Mora, Kaelé Tra i doni ricevuti ho par-

ticolarmente gradito una moto che sarà molto utile per il mio apostolato presso le comunità cristiane della parrocchia, dislo-cate nel vasto territorio Ringrazio tutti e mi sento sempre più impegnata a vivere in pie-nezza l’alleanza con il Signore

Suor Berthe Mayang

IL MIO SÌ DEFINITIVO

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Appuntamenti

Tu sei venuto per noi, Gesù.

Signore Gesù, tu sei nato per noi, ti sei fatto bambino per noi, sei venuto per noi.

La tua venuta è per noi necessaria, o Salvatore nostro: è necessaria la tua presenza.

Vieni nella tua immensa bontà, abita in noi per la fede e illumina la nostra cecità.

Rimani con noi e difendi la nostra fragilità. Se tu sei con noi, chi ci potrà ingannare?

Se tu sei con noi, che cosa non potremo in te che ci dai forza?

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Appuntamenti

Se tu sei per noi, chi sarà contro di noi? Tu sei venuto al mondo, Gesù, per abitare in noi, con noi e per noi,

per schierarti dalla nostra parte, per essere il nostro Salvatore.Grazie, Signore Gesù.

(San Bernardo )

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Vita della congregazione

IN CAMERUN: UNA SCUOLA A SERVIZIO DELLA PACE E DELLA COMUNIONE

differenze tra gli uomini, ma ha cerca-to di abbattere i muri dell’inimicizia; il suo esempio ci stimola L'alleanza è anche vissuta con le culture e le etnie di questo popolo: mada, mandara, podoko, mundang, tupuri… Al mo-mento della danza, danziamo come gli altri, senza isolarci, anche se non è secondo la nostra tradizione Se hai

talenti, canti e balli Nel nostro progetto educa-tivo-scolastico invitiamo ad accogliere, amare e rispettare ciascuno; tutti i bambini pregano Dio che è Padre di tutti Rinnovia-mo ogni giorno l’impe-gno per creare pace, co-struendo buone relazioni in questo ambiente dove regna ancora tanta insi-curezza

Suor Justine Souké

La scuola primaria cattoli-ca di Mora ha 11 anni ed è cresciuta rapidamente Ha iniziato nel 2006 con 24 alunni, attualmente abbiamo 866 ragazzi con 13 insegnan-ti Accogliamo i bambini in età scolare Ci sono cristia-ni, cattolici e protestanti, di religione tradizionale e un buon numero di musulmani, che comprendono l'impor-tanza delle scuole cattoliche perché sanno di ricevervi una buona formazione Accoglia-mo sia poveri che ricchi e, per evita-re confronti spiacevoli tra loro, tutti indossano una divisa Chiediamo che si rispettino nelle loro differenze, vi-vendo uno stile di alleanza, pensando a Gesù Cristo che si è fatto Uno con la nostra umanità Egli non ha creato

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Vita della congregazione

Il 3 settembre, dal mattino presto, la scuo-la materna ed elementare con sede a Kinshasa in Rep Dem del Congo e gesti-ta dalle suore di san Giuseppe di Cuneo, ha aperto le porte per accogliere gli alun-ni Accorrevano da ogni parte del comune di Selembao per essere puntuali a scuo-la prima delle ore 7,00 Al loro arrivo, si sono disposti tutti in file ordinate davanti alla bandiera del Paese per un momento di animazione con il canto dell’inno nazio-nale e per accogliere con grida di gioia la nuova Direttrice, suor Séraphine Kafuti, che ha rivolto un breve saluto a tutti, dopo la presentazione da parte del sig Romain

Venerdì 9 novembre abbiamo festeggia-to con grande gioia i 30 anni della Casa del bambino “Nostra Signora della Val-le” Questa casa è nata da un'iniziativa di tutta la gente del quartiere che ha sem-pre voluto avere un posto per i bambini della comunità; grazie alle Suore di san Giuseppe è stato possibile realizzare que-sto sogno Qui, in modo speciale, si ricor-da con molta gratitudine la presenza di suor Rosa Porello che negli anni trascorsi in Argentina ha sempre accompagnato e

Siamo stati tutti contenti di poter acco-gliere un numero così importante di alun-ni, 158 fin dal primo giorno Ringraziamo il Signore e la Congregazione che ci hanno permesso di dare continuità a quest’opera educativa, iniziata con la scuola materna

Suor Seraphine Kafouti

sostenuto l’iniziativa In questa occasione di festa sono stati benedetti due terreni comprati grazie all’aiuto di tante perso-ne del luogo Ha partecipato il vescovo ausiliare padre Maxi, che da giovane ha conosciuto suor Rosa ed è stato accom-pagnato da lei nel cammino vocazionale Anche la presenza di madre Gemma e di suor Lucia, che erano in Argentina per vi-sitare le comunità, è stata motivo di par-ticolare gioia Abbiamo vissuto una vera festa religiosa e popolare, con l'Eucaristia, il lancio dei palloncini che hanno portato in alto i sogni dei bambini, tanti canti e una rappresentazione teatrale e, alla fine, i fuochi d'artificio Il tutto con tante emo-zioni e allegria, nella certezza che Dio non abbandona l’opera delle sue mani

Casa del bambino di Nostra Signora della Valle

DALLA R.D. DEL CONGO: UN NUOVO ANNO PER LA SCUOLA DI SELEMBAO

DALL’ARGENTINA: CASA DEL BAMBINO “NOSTRA SIGNORA DELLA VALLE” IN FESTA!

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Vita della congregazione

DARANNO ANCORA FRUTTId’insieme su tutto il funzionamento della casa, in stretta collaborazione con il Direttore, il diacono Mario Mar-ro La nostra presenza è fatta soprattutto di vicinanza amorosa a ciascuno, per ascoltarli, individuarne piccoli biso-gni, prevenire le necessità Sentiamo importante trasmettere loro serenità, gioia, perché il distacco dalla realtà parrocchiale, lavorativa e di respon-sabilità, è spesso doloroso; ad esso si può unire il limite della sordità e ac-ciacchi, che può provocare chiusure e silenzi Cerchiamo di essere accanto a loro nei momenti di preghiera, curia-mo il momento dei pasti con il servizio a tavola, attente alle esigenze e pre-ferenze di ciascuno Curiamo anche l’accoglienza di parenti e amici; pur impegnandoci molto, ci permette di creare relazioni ricche di fraternità Nel limite del possibile, partecipiamo alla vita del Santuario e ciò ci dà mol-ta gioia Teniamo fermi soprattutto i momenti di preghiera, di scambio e di ricarica in comunità Tutte ci rendiamo conto che la no-stra missione accanto ai sacerdoti è bella e grande e che riceviamo tanto da loro in testimonianza di preghiera, fede, vita offerta per amore nella sof-ferenza, amore reciproco, al di là delle fragilità legate all’età e ne lodiamo il Signore

Le sorelle della comunità di Fontanelle

La casa per i sacerdoti, ”Casa del Cle-ro”, è una delle più belle manifesta-zioni dell’amore del Padre verso i mi-nistri del suo Figlio Gesù Cristo Dopo una vita spesa a servizio dei fratelli nel ministero sacerdotale, passare qui l’ultima tappa, o dei periodi di riposo e di ripresa a causa di fragilità di salu-te, è un vero dono Una casa accogliente, con locali ampi, ben illuminati e funzionali, soprattut-to in un clima di famiglia, di preghie-ra, con la possibilità di poter rendere qualche servizio in Santuario se le for-ze lo consentono, permette a ciascu-no di sperimentare quanto afferma il salmo 92: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”, consapevole di poter essere ‘ostia vivente’ sull’altare del mondo In questa realtà è inserita la nostra co-munità di tre suore, con vari servizi: accoglienza in portineria, assistenza infermieristica, attenzione particolare ad alcuni non autosufficienti, sguardo

L’alleanza fra Dio e l’uomo si compie giorno per giorno con la forza dei no-stri sì: nei piccoli passi di comunione, nei gesti di amore per il prossimo, nelle scelte di vita ispirate alla fede.Spesso nelle pieghe della lingua è pos-sibile scoprire il significato profondo di oggetti e situazioni e di metterli in colle-gamento con i valori fondamentali della nostra fede È quanto si può dire per la parola «alliance» in lingua francese, che oltre a significare in italiano appunto «alleanza» in tutte le sue accezioni, nel-la lingua di Parigi vuol dire anche «fede nuziale» Il simbolo per eccellenza del matrimonio porta quindi il nome del gesto profondo che compiono gli sposi attraverso il matrimonio: essi stipulano un’alleanza, un’unione profonda nello stesso progetto di vita La bibbia e la chiesa ci insegnano che, nella scelta del matrimonio, l’uomo e la donna non sono lasciati soli e che il sì reciproco che si sono scambiati davanti all’altare è molto di più del culmine spon-taneo di un’esperienza romantica Proprio nella Genesi, a conclusione del racconto della creazione, leggiamo infatti: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagi-ne di Dio lo creò: maschio e femmina li creò … Per questo l’uomo lascerà suo pa-dre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 1,27; 2,24) Nel disegno di Dio l’uomo e la donna racchiudono quindi la vocazio-ne a formare, insieme, una nuova unità Ma c’è di più: compiendo il passo del matrimonio, i due sposi diventano l’e-spressione concreta dell’amore di Dio per noi, come spiega papa Francesco

durante la sua celebre catechesi sul ma-trimonio: «L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale, l’uomo e la donna; non soltanto l’uomo, non soltanto la donna, ma tutti e due. Questa è l’immagine di Dio: l’amore, l’alleanza di Dio con noi è rappresentata in quell’alleanza fra l’uo-mo e la donna. E questo è molto bello! Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore. E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reci-procità e della comunione di vita piena e definitiva.» (Udienza generale di mer-coledì 2 aprile 2014) Quando una scel-ta di vita come il matrimonio si iscrive in questo stupendo disegno, gli sposi diventano testimoni dell’amore di Dio per loro e per l’umanità Le fedi nuziali, che suggellano l’unione in matrimonio, non sono perciò solo il pegno di una promessa solenne fra due persone, ma rimandano a una promessa molto più grande: quella dell’amore eterno e in-condizionato di Dio per l’uomo Nella nostra comunità parrocchiale, due coppie e un team di specialisti accom-pagnano il parroco durante i corsi di preparazione al matrimonio: la cono-

UNA PREZIOSA ALLEANZA

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Laici nel Piccolo Disegno

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Laici nel Piccolo Disegno

11 novembre 2018 alla Sorgente: in-contro di suore e laici nel Piccolo Dise-gno, iniziato nella gioia.

L’accoglienza calorosa dei membri dell’équipe ha aiutato ciascuno a met-tersi in cammino, affascinati da San Francesco di Sales che ha ispirato P Médaille a proporre un cammino di santità alla portata di tutti, lasciando-si plasmare da Dio come argilla nella mani del vasaio Così si è espressa una coppia partecipante: “Giovanna ed io abbiamo partecipato per la prima vol-ta ai vostri incontri, eravamo perciò una sorta di infiltrati. Dobbiamo però dire che ci siamo sentiti accolti con simpatia e ci siamo trovati subito a nostro agio. Confessiamo che ci ha un po’ spiazzati la condivisione nel piccolo gruppo fatta all’inizio, ma questo ci pare del tutto na-turale per chi è un po’ piovuto dal cielo come noi. Forse è stato più facile per le altre persone che già si conosceva-no da tempo. Riconosciamo tuttavia la validità di questa metodologia perché in qualche modo costringe a riflettere per condividere ciò che di bello e di fa-ticoso viviamo ogni giorno. Fa scoprire le ricchezze e anche le fragilità nostre e quelle degli altri che sono in cammino

con te. In questo modo ci si sente con-fortati e si rafforza la consapevolezza che, per fortuna, esiste la misericordia di Dio. Anche le due coppie che nel pic-colo gruppo hanno fatto condivisione con noi sono state molto brave a met-terci a nostro agio rendendoci tutto più facile. L’intervento di don Michele è sta-to interessante oltre che simpatico. Di San Francesco di Sales sapevamo ben poco e così abbiamo potuto conoscer-ne alcuni tratti sorprendenti per la loro attualità. La giornata ci ha confermati nella consapevolezza che la santità non risiede solo nell’eroismo di qualcuno, ma anche nel nostro cammino quoti-diano, cammino che in certi momenti della vita può avere tratti di eroismo. Grazie di tutto!

Giovanna e Giovanni

LA SANTITÀ... AFFASCINATI DA...

scenza e lo scambio di esperienze aiu-tano i giovani sposi ad approfondire i motivi della loro scelta e a (ri)aprire la fi-nestra della fede Il periodo di prepara-zione al matrimonio è un tempo favore-vole: invita gli sposi a coniugare la loro scelta di vita con una dimensione molto più grande - quella dell’amore di Dio -

e a considerare lo scambio delle fedi come un patto di alleanza reciproco e con Dio E se le insidie del quotidiano dovessero offuscare lo splendore di una scelta tanto preziosa… basta consultare un dizionario di francese alla voce «Al-liance»!

Donatella Portale-D’Addazio, Basilea

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Spazio Giovani

ALLEANZA, CAMMINARE INSIEME VERSO UN AMORE AFFIDABILE

l’affidarci sia un qualcosa che ci viene spontaneo da bambini, molto più com-plicato da ragazzi e quasi impossibile da adulti E non perché uno ne senta meno la necessità, ma perché a venir meno è la speranza di poter trovare in chi abbia-mo di fronte un alleato sincero, capace di dare alla nostra fiducia il giusto valore La fiducia è preziosa proprio perché fra-gile, e negli anni sono poche le persone che la maneggiano con cura Particolar-mente per un giovane è difficilissimo riu-scire a tenere in mano la fiducia degli al-tri Un po’ per la tentazione di sfruttarla a proprio vantaggio pensando di risolvere così qualche propria debolezza, un po’ per la timidezza e l’orgoglio che ci porta a non ricambiare la profondità, l’intensità e la sincerità di un rapporto Per questo motivo i giovani cercano, con sempre maggiore insistenza, una perso-na con cui potersi aprire completamente, capace di confermare loro la direzione sulla strada giusta e con cui camminare, al loro passo, insieme Una persona, co-etanea o più grande, con cui poter esse-re loro stessi senza paura di essere giudi-cati, perché un giovane quando sbaglia

Nell’istituire il giubileo della Misericor-dia, ormai quasi tre anni fa, Papa France-sco ha manifestato di conoscere molto più a fondo di quanto possa apparente-mente sembrare le problematiche che affliggono i cuori dei tempi moderni, sempre più poveri, miseri e soli In un suo discorso, ne dava questa defi-nizione: “La parola misericordia è com-posta da due parole: miseria e cuore Il cuore indica la capacità di amare; la misericordia è l’amore che abbraccia la miseria della persona È un amore che sente la nostra indigenza come se fosse propria, con lo scopo di liberarcene ”La misericordia, tuttavia, è molto più fa-cile da vivere che da accettare: sentirti oggetto della misericordia e della tene-rezza altrui ci svela che le nostre debo-lezze sono state individuate dagli altri, sono state scoperte e, anziché lasciarci abbracciare e ripartire, finiamo con l’al-lontanarci da chi ci sta dimostrando di tenere a noi Tenerezza e misericordia possono quindi venire considerate come le chiavi di un’alleanza reale, pura e di-retta, destinata a cambiare in meglio le nostre vite se vissute con sincerità Se si vuole parlare di alleanza, bisogna però ricordarci che tante volte i rapporti umani, dal più superficiale al più profon-do, partono tutti dalla necessità di ritro-vare nell’altro la conferma alle proprie idee, ai propri desideri e alla propria personalità Ritrovare nell’altro la solu-zione alle nostre insicurezze e alle nostre fragilità, come se fossimo vivi solamente quando qualcuno ci conferma di esserlo E bisogna ricordarci anche di quanto

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Spazio Giovani

sa benissimo di star facendo un errore, e non ha bisogno di qualcuno che glielo ricordi ma di qualcuno che cerchi di ca-pire le ferite che quell’errore nasconde Davanti a questo vagare spesso gli adul-ti fraintendono, pensando che i giovani stiano cercando un amico che per loro possa essere speciale, il migliore In re-altà, i giovani cercano un alleato Ed è tutta un’altra cosa Perché alleato è colui che condivide con noi la destinazione del viaggio, i valori che ci aiutano ad an-dare avanti quando il percorso è compli-cato e che sappiamo di poter trovare nel momento della caduta Non è un amico, è qualcosa se vogliamo di ancora più profondo Perché l’amico vive accanto a noi, condivide con noi le esperienze che ci segnano e le giornate più noiose, mentre l’alleato può anche non essere la nostra quotidianità, ma ci regala la sensazione più bella che si possa chiedere ad una persona: la cer-tezza di esserci Perché l’alleato ti mette davanti agli altri Perché per lui noi non siamo come gli altri, siamo più impor-tanti Ci dà la precedenza, si libera dai suoi impegni e corre da noi preoccupa-to per le nostre ferite In accordo con questa visione, quindi, un nostro alleato sarà sempre nostro amico, ma un nostro amico non sarà necessariamente un no-

stro alleato E l’alleanza, per un giova-ne, è semplicemente l’evoluzione teori-ca di questa ricerca personale: avere al proprio fianco qualcuno di cui si possa non dubitare Un legame che ha quasi il sapore del sacro, perché talmente raro da costruire da far sentire chi lo vive un privilegiato Perché il nostro mondo ci delude continuamente Ci pone ogni giorno modelli diversi in cui riporre le nostre speranze, che puntualmente ci deludono e ridimensionano le nostre aspettative, rendendo sempre più diffi-cile il poterci fidare della parola di chi ci è accanto E se dubitiamo della parola, come ci si può poi stupire che i più gio-vani non si fidino più della Parola?La sfida della Chiesa, in questo senso, è quella di dimostrarsi un alleato all’al-tezza degli occhi che ripongono in lei la speranza Un alleato attento ai dettagli che rendo-no speciale l’unione con i suoi figli Un alleato che dà il giusto peso alle paro-le, non lascia nulla per scontato e non si scandalizza di fronte agli errori e alle debolezze, cercando di capire che a vol-te sono solo le conseguenze dell’igno-ranza su certe tematiche Un alleato che resta saldo ai suoi principi, senza imporli come dogma, ma spiegandone il valo-re a chi non sa riconoscerlo Perché se le persone sapessero quanto valgono, non si sprecherebbero Se si spreca-no, è semplicemente perché nessuno ha mai spiegato loro il proprio valore È facile porsi come maestri senza dare spiegazioni alle domande La sfida sta nel rispondere a cuore aperto, sincero, consapevoli che le proprie idee non arri-vano dal nulla ma hanno radici nella più grande delle Alleanze

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SINODO DEI GIOVANI 2018 SIETE IL PRESENTE, SIATE IL FUTURO PIÙ LUMINOSO

molte voci, le vostre grida di esultanza, i lamenti, i silenzi Sappiamo delle vo-stre ricerche interiori, delle gioie e del-le speranze, dei dolori e delle angosce che costituiscono la vostra inquietudine Desideriamo che adesso ascoltiate una parola da noi: vogliamo essere collabo-ratori della vostra gioia affinché le vostre attese si trasformino in ideali Siamo certi che sarete pronti a impegnarvi con la vo-stra voglia di vivere, perché i vostri sogni prendano corpo nella vostra esistenza e nella storia umana Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia La

L'attesissimo Sinodo sui giovani, aperto il 3 ottobre da Papa Francesco, accom-pagnato da 270 ve-scovi (i padri sino-dali), si è concluso il 27 ottobre Durante tutto il mese, il Papa e i vescovi sono stati in ascolto delle voci e delle esperienze di vita di tanti giova-ni, che hanno portato il loro entusiasmo, i loro sogni, le loro amarezze I Vesco-vi, oltre al documento conclusivo del Sinodo, hanno consegnato ai giovani di tutto il mondo una lettera aperta, letta nella basilica di San Pietro al termine della Messa di chiusura Eccone il testo «A voi, giovani del mondo, ci rivolgia-mo noi padri sinodali, con una parola di speranza, di fiducia, di consolazione In questi giorni ci siamo riuniti per ascolta-re la voce di Gesù, ‘il Cristo eternamente giovane’, e riconoscere in Lui le vostre

Ad un certo punto della mia vita dentro di me è nata una preghiera, che tuttora mi accompagna nei momenti più pesan-ti per ricordarmi di quanto l’alleato più importante non si scordi mai di noi:

Con Te, tutto diventa possibile. E con Te dalla mia parte, sono invincibile.

Ricordarci di avere sempre un alleato al nostro fianco, forse, ci aiuterebbe a capire che tante delle nostre battaglie

sarebbero molto meno dure, se soltan-to ci lasciassimo aiutare nell’affrontarle Diventerebbe tutto quasi facile e, subito dopo, felice Signore, concedici la grazia di trovare alleati lungo il nostro cammi-no, interessati davvero al nostro bene e alla nostra serenità Perché Alleanza si-gnifica camminare insieme verso il bello Bello come quando il Bene ha l’ultima parola E come averti sempre accanto

Stefano Santoro

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Spazio Giovani

Chiesa vi è madre, non vi abbandona, è pronta ad accompagnarvi su strade nuo-ve, sui sentieri di altura ove il vento dello Spirito soffia più forte, spazzando via le nebbie dell’indifferenza, della superfi-cialità, dello scoraggiamento Quando il mondo, che Dio ha tanto amato da do-nargli il suo Figlio Gesù, è ripiegato sulle cose, sul successo immediato, sul piace-re e schiaccia i più deboli, voi aiutatelo a rialzarsi e a rivolgere lo sguardo verso l’amore, la bellezza, la verità, la giusti-zia Per un mese abbiamo camminato

insieme con alcuni di voi e molti altri legati a noi con la preghiera e l’affetto De-sideriamo continuare ora il cammino in ogni parte della terra ove il Signore Gesù ci invia come discepoli missio-nari La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita Siete il presente,

siate il futuro più luminoso»

La prossima tappa del cammino dei gio-vani sarà in gennaio 2019 a Panama per la Giornata mondiale della gioventù Da tutto il mondo i giovani si riuniranno alla luce del tema mariano: Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38)

A cura di Suor Maria Rosa Porretta

Papa Francesco:"Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti:

scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie.

Come Chiesa di Gesù, desideriamo metterci in vostro ascolto con amore, certi di due cose: che la vostra vita è preziosa per Dio, perché Dio è giovane

e ama i giovani; e che la vostra vita è preziosa anche per noi, anzi necessaria per andare avanti.

A tutti voi che avete partecipato a questo camminare insieme, dico grazie per la vostra testimonianza. Abbiamo lavorato in comunione e

con franchezza, col desiderio di servire Dio e il suo popolo. Il Signore benedica i nostri passi, perché possiamo ascoltare i giovani,

farci prossimi e testimoniare loro la gioia della nostra vita: Gesù”.

(domenica 28 ottobre alla chiusura della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi)

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Spazio Giovani

SETTIMANA COMUNITARIA ALLA SORGENTE

TU SÌ CHE VALI!

“Tu sì che vali” perché puoi essere:rosso vivo di amore e amicizia;arancione capace di essere resiliente e perseverante; giallo pieno di pensieri positivi;azzurro, sereno e gioioso;blu in grado di apprezzare la quotidia-nità delle piccole cose e anche, perché no?…viola con le tue fatiche e i tuoi dolori Tu sì che vali perché sei ricco di tante sfumature colorate, sei ricco di talenti, di doni, di bei frutti Tu sì che vali, ti dice Dio, perché “sei prezioso ai miei occhi”Tu sì che vali anche se spesso non te ne rendi conto… ed è proprio allora che le altre persone possono riscoprire i tuoi talenti e scoprirne di nuovi: apprezzarli, valorizzarli e farli fruttare E così è stato durante la settimana co-munitaria alla Sorgente di Cuneo dove

ognuno con la sua personalità, il suo va-lore, le sue capacità, le sue imperfezioni, le sue peculiarità e i suoi talenti ha reso questa esperienza “maestra di vita”

Silvia

FARE COSE COMUNI CON AMORE STRAORDINARIO Credo che con queste sei parole si pos-sa sintetizzare quello che è stata la setti-mana comunitaria Mi sembra significati-vo il fatto che questa citazione di Madre Teresa sia stata donata dagli animatori ai giovanissimi proprio la prima sera Cose comuni ne abbiamo fatte tante in questi giorni! Penso siano quelle che ciascuno di noi custodirà nella memoria e nel cuore Lavare i piatti, fare le pulizie, studiare, lavorare, … ma anche dialoga-re, cantare, superare la stanchezza al mattino (soprattutto negli ultimi giorni), condividere, piangere, ridere …

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VIVI L’ARCOBALENO

Iniziando la settimana comunitaria, ci è stato presentato l'arcobaleno, come simbolo che ci avrebbe accompagnati nel percorso Subito non l'ho compre-so bene ma, con il passare dei giorni, i semplici colori sono diventati immagini simboliche, cariche di grandi "doni" Rosso: colore della fede, dell'amore ver-so gli altri, del coraggio Arancione: simbolo della comprensione e della saggezza Giallo: colore del sorriso, della Luce che c'è negli occhi di chi sa davvero amare Verde: colore della resistenza, del met-tercela tutta, nonostante le difficoltà Azzurro: colore della Fede e del cielo dove, se guardi, vedi scritto il tuo nome Blu: colore della saggezza e di chi sa guardare in profondo le persone Viola: colore dell'umiltà, del sapersi “in-ginocchiare” È questa la mia interpretazione dell'ar-cobaleno, dopo aver vissuto una fanta-stica settimana Grazie davvero!

Gilby

È indubbiamente l’amore straordinario il fattore che le ha animate e rese così speciali È stato bello constatare il mol-tiplicarsi di questo amore, così semplice e concreto, ed è incredibile come abbia saputo contagiare tutte le cose comuni Un “grazie” speciale va a chi ha avuto il coraggio di fare una cosa comune, come lasciarsi interrogare profondamente da grandi domande, con l’amore straordi-nario della più pura serietà Grazie per questa testimonianza di verità Lasciatevi (lasciamoci!) toccare il cuore da Chi ci fa mettere tutto in discussione, svuotatevi dalle sicurezze che tuttavia pongono dubbi Date via tutto, e tutto vi sarà dato!Come ci ha ricordato Bab: felicitas ha a che vedere con l’accumulare, gaudium con il perdere, lo svuotarsi, il donare Tornare a casa, non significa smettere di vivere nella gioia

Benni

INSIEME PER DONARE VITA

SOLIDARIETÀ OGGIUna parola antica (dal latino in solidum: debito da pagare per intero), inflazio-nata spesso, tornata oggi in evidenza, in risposta a crisi economiche e dise-guaglianze sociali crescenti

AIUTARE DOVE? AIUTARE COME? essere solidali SEMPRE e OVUNQUE Siamo di fronte a doveri e diritti uni-versali: tutti noi abbiamo il dovere/ob-bligo della solidarietà per il rispetto a una dignità umana condivisa, che non ha colore né di pelle, né di religione, non limitata alla nostra “tribù-nazione” e nemmeno al solo nostro continente: dove una persona ha bisogno, lì deve mettersi in moto la solidarietà, a distan-za se necessario Senza dimenticare di essere solidali QUI nella nostra vita quotidiana La solidarietà non deve essere assisten-za e non la deve incoraggiare: deve promuovere sviluppo e dignità per le persone

CHI È IL MIO PROSSIMO? Qualcuno potrebbe pensare che non è quello che mi capita di incontrare, ma un altro, il prossimo appunto Invece no, è proprio quell’uomo lasciato sulla strada mezzo morto: è nei suoi confronti che si gioca una relazione decisiva Si ferma, mosso a compassione, un sama-ritano, praticamente uno straniero in quel contesto, che “gli si fece vicino e gli fasciò le ferite” Qui siamo oltre la dinamica “diritto/dovere”, siamo nel registro della “compassione” che non vuol dire avere una pietà imbarazzata, ma “patire insieme”, condividere una stessa umanità, qualunque sia l’occasio-ne, anche mentre si è per strada, magari con urgenza di arrivare a destinazione

QUANDO AIUTARE? Subito nell’urgenza, assumendo la re-sponsabilità di farsi carico anche di una solidarietà futura: perché la carità è im-pegno che dura, la carità è tutto, come ha scritto Paolo (I Cor 13, 1-2): “Se non avessi la carità, non sono nulla”

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Progetti di Missione

DOMENICA 28 OTTOBRE 2018: INCONTRO PER I SOSTENITORI

Si è svolto alla Sorgente il primo incontro dei sostenitori dei progetti di missione, organizzato dall’apposita commissione Nella mattinata, la ricca e convincente rela-zione di Franco Chittolina sull’alfabeto della solidarietà, seguita da un vivace scam-bio, ha letteralmente dato un tono alto alla giornata Al centro l’Eucarestia e il pasto fraterno hanno preparato la condivisione di esperienze nel pomeriggio

Diamo spazio ad alcuni stimoli significativi estratti dalla relazione:

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Progetti di Missione

Quando sono stata invitata a parteci-pare all’incontro del 28 ottobre scorso, non sapevo bene cosa aspettarmi; il programma sembrava ricco di argomen-ti interessanti e l'idea di condividere la mia, se pur breve, esperienza missio-naria in Camerun, mi allettava In realtà questa giornata mi ha dato molto di più di quanto mi aspettassi L'incontro con Franco Chittolina, la sua presentazione e il momento di confronto successivo, sono diventati spunti per nuove rifles-sioni; la carta dei diritti fondamentali dell'UE, i concetti di solidarietà/gratuità e giustizia/legalità hanno assunto sfac-cettature e risonanze diverse Le testi-monianze di coloro che vivono o hanno vissuto esperienze sul campo mi hanno riportato a quell'aprile 2011 e fatto rivi-

vere sensazioni vere e profonde La te-stimonianza di Suor Renza, già ripartita per l'Argentina, ha sicuramente lasciato un segno nel mio cuore Chissà che in futuro non ci sia lo spazio per vivere una nuova esperienza missionaria Grazie alla congregazione per questo momen-to di confronto

Nadia Cometto

Risonanza: SPAZIO per vivere una nuova esperienza missionaria

A Natale puoi regalare un gesto di solidarietà: aiuta a far crescere la vita!

Adotta un progetto delle nostre missioni:

Nella Rep. Dem. del CongoIn CamerunIn ArgentinaIn BrasileIn Romania

Per saperne di più, rivolgiti a: suor Lucia Gallo ( cell 389 4432342 mail: gallolucia@yahoo fr )suor Rita Divora (cell 3402201548 mail: econom suoregiuseppinecn@virgilio it )

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Tutti i giorni feriali:Ore 9 Santa Messa

Domenica e festività:Ore 8 30 LodiOre 9 Santa MessaOre 17 30 Vespri

Orario celebrazioni nella Cappella delle suore di San GiuseppeCorso Giovanni XXIII, 17 – Cuneo

Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo - 12100 Cuneo - corso Giovanni XXIII, 17Tel: 0171.692269 - Fax: 0171.67319 - E-mail: suore.giuseppine@virgi l io. i t

Sito internet: www.suoresangiuseppecuneo.i t

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Autorizzazione Tribunale di Cuneo n. 90 del 25-08-1954 - Stampa: MG Servizi Tipografici 12010 Vignolo (CN)

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ti Una vita a Colori

Per i giovani dai 16 anni in suPresso La Sorgente - Via Lorenzo Bertano, 19 – Cuneo9 febbraio 2019 Una Vita in Rosso23 marzo 2019 Una vita in Verde

Il Sole a MezzanottePer giovani dai 18 anni in suPresso "La Sorgente"- Via Lorenzo Bertano, 19 Cuneo IO GIOVANE…9 dicembre 2018 (dalle ore 9.30 alle ore 19) - …vivo con gli altri19 gennaio 2019 - …affronto le fatiche16 febbraio 2019 - …scelgo16 marzo 2019 - …mi dono13 aprile 2019 - Veglia delle Palme nelle varie diocesi

Chiamati alla Comunione 2018/2019Famiglie e "la santità della porta accanto"12 gennaio 20192 febbraio 20199 marzo 201913 aprile 2019