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Oikos.Notizie Periodico d’InformAzione Anno 0 Numero 2 Settembre 2013 [email protected] Pubblicazione fuori commercio Il Grido di Pace Il grido di Francesco per la pace in Siria Quel richiamo al giudizio di Dio da un padre buono «Ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi. C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, a cui non si può sfuggire». Ci eravamo abituati al tono sempre caldo, cordiale, del Papa. Domenica nell’ascoltarlo qualcuno di noi ha sussul- tato: per la prima volta forse abbiamo sentito un Francesco severo; nell’accento, e in quel suo volto ormai familiare. A fronte del ricordo delle terribili immagini da Goutha, di uomini e bambini agonizzanti nei gas lanciati – dal regime di Assad o dai ribelli, ma comunque, pare ormai, veramente lanciati dai siriani sul loro stesso popolo – il Papa ha cambiato voce e tono. Lui, che dal suo primo gior- no a San Pietro ci ha parlato della misericordia immensa di Dio, davanti alle immagini di quei bambini lividi, e al disperato contrarsi dei loro piccoli toraci nel tentativo di respirare, è stato preso dallo sdegno di chi assiste al mas- di Marina Corradi -Avvenire - sacro di un indifeso. Quelle immagini, ha detto, gli si sono fissate nella mente e nel cuore - e con la mano si è toccato il petto, a indicare un groppo di dolore, duro, che gli è ri- masto dentro, dal 21 agosto, giorno della strage di Goutha. C’è, un giudizio di Dio sulle nostre azioni, ci ha ricordato Francesco. E quest’uomo che da subito ci ha chiamati fra- telli e sorelle, e sempre ci è apparso sorridente, domenica si è mostrato grave. Eppure, anche questa sua gravità ci ha confortati: perchè ha segnato la misura di una indignazione umana e santa di fronte al male assoluto; di un non poter tol- lerare, o consolarsi, delle facce, degli occhi di quei bambini. Ci sono mali la cui memoria resta, viva e cocente, e tenace nel tempo. Mali così grandi, che proprio non riusciamo a farcene una ragione. E se li vediamo, come spesso in mille guerre lontane capita, passare impuniti, ci può prendere uno scoraggiamento che confina con la disperazione: allora il Continua a pagina 7 Dalla Chiesa alla Siria passando per Cotronei fino a raggiungere il tuo e il mio cuore Pace

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Oikos.Notizie Periodico d’InformAzioneAnno 0Numero 2Settembre [email protected]

Pubblicazione fuori commercio

Il Grido di PaceIl grido di Francesco per la pace in Siria

Quel richiamo al giudizio di Dio da un padre buono

«Ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi. C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, a cui non si può sfuggire».Ci eravamo abituati al tono sempre caldo, cordiale, del Papa. Domenica nell’ascoltarlo qualcuno di noi ha sussul-tato: per la prima volta forse abbiamo sentito un Francesco severo; nell’accento, e in quel suo volto ormai familiare. A fronte del ricordo delle terribili immagini da Goutha, di uomini e bambini agonizzanti nei gas lanciati – dal regime di Assad o dai ribelli, ma comunque, pare ormai, veramente lanciati dai siriani sul loro stesso popolo – il Papa ha cambiato voce e tono. Lui, che dal suo primo gior-no a San Pietro ci ha parlato della misericordia immensa di Dio, davanti alle immagini di quei bambini lividi, e al disperato contrarsi dei loro piccoli toraci nel tentativo di respirare, è stato preso dallo sdegno di chi assiste al mas-

di Marina Corradi -Avvenire -sacro di un indifeso. Quelle immagini, ha detto, gli si sono fissate nella mente e nel cuore - e con la mano si è toccato il petto, a indicare un groppo di dolore, duro, che gli è ri-masto dentro, dal 21 agosto, giorno della strage di Goutha. C’è, un giudizio di Dio sulle nostre azioni, ci ha ricordato Francesco. E quest’uomo che da subito ci ha chiamati fra-telli e sorelle, e sempre ci è apparso sorridente, domenica si è mostrato grave. Eppure, anche questa sua gravità ci ha confortati: perchè ha segnato la misura di una indignazione umana e santa di fronte al male assoluto; di un non poter tol-lerare, o consolarsi, delle facce, degli occhi di quei bambini. Ci sono mali la cui memoria resta, viva e cocente, e tenace nel tempo. Mali così grandi, che proprio non riusciamo a farcene una ragione. E se li vediamo, come spesso in mille guerre lontane capita, passare impuniti, ci può prendere uno scoraggiamento che confina con la disperazione: allora il

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Dalla Chiesa alla Siria passando per Cotronei

fino a raggiungere il tuo e il mio cuore

Pace

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Don Serafino Parisi, Docente di Scienze BiblicheMeditazione su Genesi 10,8:

Non vi sia discordia tra di noi...perché siamo tutti Fratelli

Assemblea Ecclesiale Diocesana20 settembre 2013 dalle ore 18.00 alle ore 20.00

ProgrammaDon Giuseppe Marra CoordinatoreIntroduzione: «Piano Pastorale e Programma Pastorale»

Laboratori su queste proposte di riflessione

Quali sono gli ostacoli e le difficoltà che rallentano la fraternità nel nostro terri-torio?

Quali sono le risorse, le potenzialità e gli strumen-ti presenti nelle nostre comunità per riscoprire il senso della fraternità?

Condivisione assembleare:

Moderatore, uno dei responsabili dei laboratori.

Presentazione sintetica dei laboratori, contributi dell’assemblea

Intervento del relatore

Conclusione: Arcivescovo Domenico Graziani

Chiesa in Cammino

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Preghiera per Teresa

Gesù, Tu ci hai dato in Teresaun esempio di fede forte e carità ardente: l'hai resa una testimone straordinaria del cammino una grande missionaria nel quotidiano. Fà che possa essere imitata nel silenzio per la fede, la Speranza ma soprattutto per la Carità. Ascolta le richieste di quanti cercano la sua intercessione e, in modo speciale, la petizione che ora ti imploriamo... fà che possiamo seguire il suo esempio nell'ascolto del tuo grido di sete dalla Croce e nell'amarti teneramente nelle sembianze sfigurate dei più poveri tra i poveri, specialmente di coloro che sono meno amati e accettati. Questo ti chiediamo nel Tuo Nome e per intercessione di Maria, Madre Tua e Madre Nostra. Amen.

Preghiera di Teresa

Tutto per Te, Mio Dio,

Amore Immenso; quanto faccio, quanto dico,

quanto soffro; intendo, o Mio Dio,

in ogni istante, donarti l'alma

e consacrarti il cuore, e crescer sempre in Me

il Tuo Santo Amore.

Santità e d’intorni

Una Via per Teresa

Un Ricordo

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Ambiente

L’ambiente che divide, la A2A parla di sicurezza Legambiente e Gentile accusano e chiedono chiarezzaSi fomentano le polemiche sullo svuotamento dei laghi Arvo e Ampollino. La società interes-sata ritiene che “non vi è alcuna finalità di migliorare e potenziare la produzione di energia elettrica”. Legambiente chiede una apposita conferenza dei servizi, mentre il senatore del

Pdl parla di fatto “sconcertante”

IL CASO

CROTONE - I laghi della Sila Arvo e Am-pollino, loro malgrado, restano al centro delle polemiche. Il loro svuotamento è al centro di una forte polemica tra ambienta-listi e società. A chiarire la posizione è la società A2A, mentre contro l’operazione torna a schierarsi Legambiente e si esprime anche il senatore del Pdl, Antonio Gentile.Secondo la società A2A, “non vi è al-cuna finalità di migliorare e potenziare la produzione di energia elettrica bensì quella di garantire la sicurezza dell’ap-provvigionamento irriguo-potabile, del territorio e della popolazione di valle”. “Non sono previste - prosegue la nota - manovre di abbassamento dei fondali dei laghi, di cui non sarebbe chiara l’utilità, bensì è prevista la sola rimozione del ma-teriale che in oltre 20 anni si è depositato/addossato contro le opere sommerse ed il paramento di monte della diga, per ga-rantire la funzionalità delle opere di cap-tazione (a servizio degli utilizzi plurimi) e di scarico e valutare eventuali interventi al paramento di monte; questi interventi, se necessari, richiederanno successivi svasi poichè il tempo in cui la diga può essere messa fuori servizio (per non inficiare l’ac-cumulo dei volumi d’acqua necessari alla soddisfacimento dei fabbisogni idrici) è limitato; l’Ampollino non è mai stato in-teressato da attività di movimentazione meccanica del sedimento. In ogni caso l’eventuale trasporto del materiale con ca-mion richiederebbe il transito, durante le ore lavorative, di 1 mezzo ogni 2 minuti con conseguenze ingestibili sul traffico lo-cale e su eventuali attraversamenti di loca-lità abitate (questo a prescindere dalle altre problematiche descritte nel Progetto di Ge-stione, come fango e polvere nelle strade)”. “L’ecosistema spondale - aggiunge A2A - dei laghi Silani non subirà alcun effetto dalle operazioni di svaso essendo gli stes-si laghi soggetti già ad un ciclo di invaso/svaso annuale con un’escursione dell’or-dine dei 10 m e altresì considerando che la previsione di vuotamento totale è di cir-ca 1 mese ed effettuata nel periodo tardo autunnale; gli interventi saranno attuati in base al Progetto di Gestione definito dal decreto legislativo 152/66 - art. 114 e effettuati secondo il decreto ministeriale 24/6/2004 e Legge salva Italia - art. 43; es-sendo gli invasi ricompresi entro aree della Rete Natura 2000, l’intervento è stato ac-compagnato dallo Studio di Incidenza. Su tale documento, sottoposto alla Pubblica Amministrazione competente, si è altresì espresso favorevolmente (con prescrizioni) il Parco Nazionale della Sila; nell’ambito

dell’iter di esame dello Studio di Incidenza è stato prodotto uno specifico documento ri-guardante le segnalazioni di presenza della lontra e le rela-tive azioni di salvaguardia/miti-gazione; sono state esperite tutte le previsioni di legge, in merito alla comunicazione e diffusio-ne informativa delle operazioni previste, agli Enti interessati ed, alcuni mesi fa, è stato al-tresì fatto un apposito specifi-co incontro presso la sede del Parco Nazionale della Sila;alla riunione, dove erano stati invi-tati tutti i rappresentanti delle Amministrazioni Pubbliche potenzialmente coinvolte dalle operazioni di svaso dell’Arvo, è stata data un’ampia informativa degli effetti sul lago, sui corsi d’acqua di valle, sull’habitat fluviale e sul-la componente biologica (macro e micro fauna) e sono stati presentati gli interven-ti di salvaguardia ambientale (durante le operazioni) e mitigativi (post-operazioni)”. A2A evidenzia inoltre che “è stato conse-gnato alla regione Calabria il Piano Opera-tivo delle operazioni (sul quale per l’Arvo è in atto un’apposita conferenza di servizi) e quello dei monitoraggi fisici e biologi-ci; è stato redatto, e consegnato sempre alla regione Calabria e al parco Nazionale della Sila, uno specifico documento sulle problematiche inerenti la fauna ittica del lago Arvo e dei fiumi posti a valle dello sbarramento ed è stato fatto un apposito, e preliminare, incontro con gli Uffici Pesca Provinciali coinvolti e Fipas per valutare le possibili azioni di salvaguardia della fau-na ittica e di mitigazione degli effetti dello svaso; gli interventi di manutenzione sono un dovere del gestore, oltre che un obbligo sancito dalla legge, soprattutto per queste opere e per l’importanza che riveste la loro funzione proprio in termini di interesse pubblico, com’è la necessità di assicurare la disponibilità della risorsa idrica per gli utilizzi antropici oltre che di produrre ener-gia elettrica. Facciamo notare inoltre che proprio per soddisfare queste ultime neces-sità, dagli anni ‘20 fino agli anni ‘80, è sta-to realizzato questo sistema molto articola-to perchè ricomprende, oltre ai laghi Silani, anche il lago del Savuto (le cui acque ven-gono trasferite al lago Ampollino), gli in-vasi di Migliarite, di Orichella ed il lago del Passante, (questo posto essenzialmente al servizio dell’acquedotto di Catanzaro). Questi invasi sono già stati interessati, nel periodo 2011 -2012, da 4 analoghe opera-

zioni di vuotamento totale i cui effetti am-bientali sono stati monitorati, e documenta-ti nei relativi rapporti inviati alla Pubblica Amministrazione competente, risultando conformi alle previsioni di legge in merito alla reversibilità delle operazioni di fluita-zione (DM 24/6/2004)”. “Interventi analo-ghi a quelli messi in atto in Calabria - con-clude la nota - nel periodo 2011-2012, ed a quelli previsti nel periodo 2013-2014, sono stati attuati sugli impianti di A2A localiz-zati sull’arco alpino (in Lombardia) ed in parte ricompresi nel Parco Nazionale dello Stelvio. Queste operazioni di svaso/fluita-zione (eseguite con continuità annuale dal 2006 ad oggi) hanno interessato invasi con capacità d’accumulo paragonabili a quel-le degli impianti calabri e corsi d’acqua d’importanza paragonabili al fiume Neto. I relativi monitoraggi biologici hanno evi-denziato la compatibilità ambientale della metodologia di fluitazione messa in atto nei termini previsti dal citato Dm, con un com-pleto recupero ambientale che si concre-tizza dopo alcuni mesi dalle operazioni”.CONTRO. Gli ambientalisti chiedono la parola sulla vicenda dei laghi della Sila. Dopo aver lanciato l’allarme sulle attività di manutenzione dei bacini idroelettrici nel territorio del Parco nazionale, da Le-gambiente Calabria, è scritto in una nota, parte la richiesta di audizione nel corso della conferenza dei servizi in program-ma il prossimo 11 settembre nella sede del Dipartimento 9 della Regione Calabria. “La società elettrica A2A, concessionaria di diversi impianti idroelettrici dell’area - prosegue la nota - ha annunciato nei giorni scorsi l’imminente svuotamento degli in-vasi per l’effettuazione di lavori di manu-tenzione. In particolare, nella programmata riunione si discuterà della gestione dell’in-vaso Arvo (diga Nocelle) e della relativa attività di fluttuazione che, denunciano

degli ambientalisti, po-trebbe mettere a repenta-glio l’habitat naturale, in una zona in cui vigono diverse tutele a comin-ciare da quelle previste dalle normative sui Par-chi nazionali”. “Per tali motivazioni - conclude la nota - nei giorni scorsi Legambiente ha chie-sto chiarimenti all’Ente Parco della Sila e al mi-nistero dell’Ambiente. Dubbi che gli ambien-talisti vogliono appun-to dibattere nell’ambi-to della programmata

conferenza dei servizi”. IL SENATORE. “E’ sconcertante che i laghi artificiali costruiti sin dai tempi dal fascismo stiano per essere prosciugati in Sila: si tratta di un’azione assurda che l’E-nel deve bloccare e sulla quale interroghe-remo il Ministro per l’Ambiente”. Lo af-ferma il senatore del Pdl, Antonio Gentile. “L’Enel - aggiunge - deve fermare subito queste operazioni che vanno a modificare un ecosistema che, seppure indotto, si è adattato alla presenza dei bacini artificiali. Non solo la flora e la fauna sono a rischio ma anche il clima che si è consolidato negli anni: se è vero che le nevicate sono state abbondanti e copiose, la presenza di umidità indotta dagli stessi laghi diventa preziosa per evitare delle precipitazioni che vadano ad affliggere pesantemente il territorio”. Gentile sottolinea inoltre che “l’aspetto paesaggistico, che ha una sua identità nel contrasto con l’acqua e per il quale esiste, a nostro avviso, un vincolo ambientale di pertinenza della Soprinten-denza. L’Enel deve cessare subito le ope-razioni e pretendiamo un confronto im-mediato con i Sindaci e il Presidente della Provincia rivendicando un’autonomia che non è disponibile, perchè le bellezze della Calabria non sono appaltate a nessuno”.LA PRECISAZIONE. In riferimento alle dichiarazioni del senatore del Pdl Antonio Gentile, l’Enel ha reso noto che nessun in-tervento di prosciugamento è in atto in Sila negli invasi gestiti dalla società. Probabil-mente - fa sapere l’Ufficio stampa dell’Enel - gli interventi a cui fa riferimento la nota stampa del senatore riguardano altre società.

mercoledì 28 agosto 2013 16:48 http://www.ilquotidianodellacalabria.it/news/

cronache/716148/L-ambiente-che-divide--la.html#.UiKugsIBtng.twitter

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Chiesa in CamminoLa Chiesa di Piacenza

da Papa FrancescoL’autoscatto che

ha fatto il giro del mondo

Si è appena concluso l’incontro dei quasi 700 giovani piacentini con papa Francesco. Fortissime emozioni ma anche semplicitá e naturalezza nell’incontro con un pastore capace di coinvolgere e trascinare toccando immediatamente il cuore di tutti e meraviglian-do sempre per la passione e la gioia che mette in ogni incontro. Abbiamo appena trasmesso in diretta tutto l’incontro e sarà possi-bile riguardarlo sempre su questo sito.Adesso ci prepariamo a celebrare la messa per ringraziare di que-sto immenso dono che abbiamo ricevuto.Ricordiamo quindi la grande consegna di papa Francesco: fate rumore, andate controcorrente, siate artigiani del futuro, cercatori di bellezza, bontà e verità.

Il Vescovo di Piacenza Bobbio Gianni Ambrosio

«Ma per noi non è il Papa dell’autoscat-to...». Fanno 45 anni in tre, ma hanno la testa ben piantata sulle spalle. Riccardo Aguiari, Martina Boiardi e Guglielmo Nicolini, di Fiorenzuola d’Arda, sono i ragazzi della foto che ha fatto il giro del mondo.Quella con papa Francesco che si fer-ma divertito a fissare l’obiettivo dello smartphone durante l’udienza speciale concessa ai giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio il 28 agosto, in occasio-ne del pellegrinaggio organizzato nell’An-no della fede dal Servizio per la pastorale giovanile e guidato dal vescovo Gianni Ambrosio. «Non siamo andati a Roma per fare una foto col Papa. È capitato», precisa Martina, 15 anni, studentessa al Classi-co. In gergo si chiama «foto egoista». In posa davanti al cellulare e click: visi in primissimo piano, per fissare emozioni e momenti tra amici. Con papa Francesco è avvenuto lo stesso. «Con naturalezza gli abbiamo anche spiegato come si fa», dice Martina. Che poi tra le 7.500 immagini scattate quel giorno le agenzie scegliesse-ro proprio la loro, mica se l’aspettavano.L’inattesa popolarità – su Facebook sono stati bombardati di richieste di amicizia da ogni latitudine – la leggono come un’occasione di testimonianza. Per questo, dopo essersi confrontati con il vicario parrocchiale di Fiorenzuola don Alessan-dro Mazzoni, hanno deciso di accettare la proposta di essere in tv venerdì. «Voglia-

mo dare voce alle parole che il Papa ci ha detto – spiega Riccardo, 15 anni, compa-gno di classe di Guglielmo all’Itis – an-dando oltre i ritratti sentimentali che ne fa la tv». Perché se papa Francesco colpisce per la sua semplicità – «lo abbiamo sentito vicino, uno di noi» - non è che ai piacenti-ni abbia consegnato un mandato all’acqua di rose. «Ci ha detto di andare controcor-rente, di non farci trascinare dalle brutte compagnie, di non bere, di non usare droga», sintetizza Riccardo. «Ci ha detto che senza di noi non c’è futuro. È bello che il Papa abbia fiducia in noi giovani», aggiunge Martina.«Andiamo in tv per fare rumore», scherza Guglielmo, riprendendo un altro invito lanciato da Bergoglio. E «fare rumore», con le tre parole-chiave «verità, bellezza, bontà» indicate come le fondamenta per costruire una vita in pienezza, sarà lo slo-gan del prossimo anno dell’oratorio «San Fiorenzo». Un primo passo per fare tesoro dell’entusiasmo di un incontro, «con il quale spero contagino i loro coetanei», è l’auspicio di Isabella Cocciolo ed Enrico Veneziani, educatori del gruppo di 1ª e 2ª superiore. «Non facciamo del Papa un idolo, non è quello che vuole», concludo-no Martina, Guglielmo e Riccardo. «Non abbiamo incontrato un personaggio, ma un testimone – chiosa don Alessandro, 26 anni, prete da uno –. Un personaggio si ammira, ma resta nel suo piedistallo. Il testimone si segue perché è richiamo ad altro, a Gesù Cristo».

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Chiesa in Cammino

Si è appena svolta a Bergamo, dal 26 al 30 agosto, l'annuale celebrazione della Settimana liturgica nazionale con il titolo "Cose nuove e cose antiche. La liturgia a 50 anni dal Concilio". L'ambientazio-ne bergamasca della Settimana liturgica 2013 è sta-ta raccomandata da diversi e significativi anniver-sari. Innanzitutto il sessantesimo anniversario della morte di Adriano Bernareggi. Vescovo di Bergamo dal 1936 al 1953, precoce e sensibile cultore di una cultura estetica e liturgica che avrebbe preparato il terreno ai temi del concilio, Bernareggi è stato il pri-mo presidente del Cal, che contribuì a fondare fin dall'ottobre del 1947, pochi mesi prima della pub-blicazione dell'enciclica Mediator Dei di Pio XII. Ma in questo stesso anno si aggiungono il cinquan-tesimo anniversario della morte di Giovanni XXIII, Papa bergamasco del concilio Vaticano II, nonché il cinquantesimo anniversario di promulgazione del decreto conciliare sulla liturgia Sacrosanctum con-

cilium. Nell'anno che celebra l'anniversario dell'in-dizione del Vaticano II è sembrata una scelta quasi dovuta quella di dedicare la Settimana liturgica a una memoria ragionata della riforma liturgica - primo frutto concreto dei lavori conciliari - e un bi-lancio spassionato della sua applicazione pastorale. L'impianto generale del convegno (elaborato in collaborazione con la diocesi di Bergamo) ha inteso quindi ricollocare la questione della riforma litur-gica nell'orizzonte delle grandi categorie di fondo della "teologia" conciliare: il rinnovato sguardo sulla Rivelazione (Dei Verbum), un'ecclesiologia di comunione (Lumen gentium), una cordiale fra-ternità con la cultura degli uomini (Gaudium et spes). Sacrosanctum concilium e la riforma liturgi-ca nascono come frutto circolare di queste poste in gioco di fondo che con il concilio hanno rinnovato il volto della Chiesa e la sua missione nel mondo.

Ci troviamo sulla via giusta se proviamo a diventare persone che "scendono" per servire, portando la gratuità di Dio al mondo. Lo ha affermato Benedetto XVI nella messa celebrata domenica mattina, 1° settembre, nella cappella di Santa Maria Madre della Famiglia, nel palaz-zo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, in occasione del tradizionale seminario estivo dei suoi ex allievi, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis. L'incon-tro degli studenti di Joseph Ratzinger si è svolto, come di consueto, a Castel Gandolfo: quest'anno, però, Benedetto XVI non ha preso parte ai lavori. La trentottesima edizione è stata dedicata alla "questione di Dio sullo sfondo del-la secolarizzazione" alla luce della produzione filosofica e teologica di Rémi Brague, filosofo e storico francese premiato con il Premio Ratzinger 2012 per la teologia.Ognuno nella vita vuole trovare il suo posto buono: ma quale è veramente il posto giusto? L'omelia di Ratzinger è stata, in fondo, una risposta a questa domanda a parti-re dal Vangelo domenicale, nel quale Gesù invita proprio a scegliere l'ultimo posto. "Un posto che può sembra-re molto buono, può rivelarsi per essere un posto molto brutto" ha detto: accade così che "i primi" siano stati ro-vesciati e improvvisamente siano diventati "ultimi". An-che durante l'ultima Cena i discepoli litigano per i posti migliori: Gesù si presenta invece come colui che serve. "Nato nella stalla" e "morto sulla Croce" - ha afferma-to Benedetto XVI - "ci dice che il posto giusto è quello vicino a lui, il posto secondo la sua misura". E l'aposto-lo, in quanto inviato di Cristo, "è l'ultimo nell'opinio-ne del mondo" ma proprio per questo è vicino a Gesù.

La lingua, le chiacchie-re, il pettegolezzo sono armi che ogni giorno insidiano la nella comu-nità umana, seminando invidia, gelosia e bra-mosia del potere. Con esse si può arrivare ad uccidere una persona. Perciò parlare di pace significa anche pensare a quanto male è possi-bile fare con la lingua.

È profonda la rifles-sione proposta da Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae, consuetudine ripresa, lunedì 2 settembre.Il Papa ha preso spunto dal racconto del ritorno di Gesù a Nazareth, così come proposto da Luca (4, 16-30) in uno dei brani del Vangelo tra i più "drammatici", nel quale - ha detto il Pontefice - "si può vedere com'è la nostra anima" e come il vento può farla girare da una parte all'altra. A Nazareth, ha spiegato il Papa, "tutti aspettavano Gesù. Vo-levano trovarlo. E lui è andato a trovare la sua gente. Per la prima volta tornava nel suo Paese. E loro lo aspettavano perché avevano sentito tutto ciò che Gesù aveva fatto a Cafarnao, i miracoli. E quando inizia la cerimonia, come d'abitudine, chiedono all'ospite di leggere il libro. Gesù fa questo e legge il libro del profeta Isaia, che era un po' la profezia su di lui e per questo conclude la lettura dicendo "Oggi si compie questa scrittura che voi avete ascoltato"". La prima reazione, ha spiegato il Pontefice, è stata bel-lissima, tutti lo hanno apprezzato. Poi però nell'animo di qualcuno ha cominciato ad insinuarsi il tarlo dell'invidia e ha cominciato a dire: ""Ma dove ha studiato costui? Non è costui il figlio di Giuseppe? E noi conosciamo tutta la parentela. Ma in che università ha studiato?". E hanno cominciato a pretendere che egli facesse un mira-colo: solo dopo avrebbero creduto. "Loro - ha precisato il Pontefice - volevano lo spettacolo: "Fai un miracolo e tutti noi crederemo in te". Ma Gesù non è un artista".Gesù non fece miracoli a Nazareth. Anzi sottolineò la poca fede di chi chiedeva lo "spettacolo". Questi, ha notato Papa Francesco, "si sono arrabbiati tanto, si sono alzati e spin-

gevano Gesù fino al monte per buttarlo giù e ucciderlo". Ciò che era iniziato in modo gioioso minacciava di con-cludersi con un crimine, l'uc-cisione di Gesù "per la gelo-sia, per l'invidia". Ma non si tratta solamente di un evento di duemila anni fa, ha evi-denziato il vescovo di Roma. "Questo succede ogni giorno - ha detto - nel nostro cuore, nelle nostre comunità" ogni volta che si accoglie qualcu-no parlandone bene il primo

giorno e poi sempre meno sino ad arrivare al pettegolez-zo così quasi da "spellarlo". Colui che, in una comunità, chiacchiera contro un fratello finisce per "volerlo uccide-re", ha sottolineato il Pontefice. "L'apostolo Giovanni - ha ricordato il Santo Padre - nella prima lettera, capitolo 3, al versetto 15, ci dice questo: colui che odia nel suo cuore suo fratello è un omicida". E il Papa ha subito aggiunto: "noi siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi" e spesso tra-sformiamo le nostre comunità e anche la nostra famiglia in un "inferno", dove si manifesta questa forma di criminalità che porta a "uccidere il fratello e la sorella con la lingua"."La Bibbia - ha proseguito il Papa - dice che il diavolo è entrato nel mondo per invidia. Una comunità, una fa-miglia viene distrutta da questa invidia che insegna il diavolo nel cuore e fa che uno parli male dell'altro". E riferendosi a quanto accade in questi giorni, ha sot-tolineato che bisogna pensare anche alle nostre armi quotidiane: "la lingua, le chiacchiere, lo spettegolare".Come costruire dunque una comunità, si è chiesto il Ponte-fice? Così "com'è il cielo" ha risposto; così come annuncia la Parola di Dio: "Viene la voce dell'arcangelo, il suono della tromba di Dio, il giorno della risurrezione. E dopo questo dice: e così per sempre saremo con il Signore". Dunque "perché sia pace in una comunità, in una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo cominciare a essere con il Signore. E dov'è il Signore non c'è l'invidia, non c'è la cri-minalità, non ci sono le gelosie. C'è fratellanza. Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lin-gua e essere con il Signore come tutti noi saremo nel cielo".

Messa di Benedetto XVI per i partecipanti all’incontro

annuale dei suoi ex alunni

Chi scende per servire

Messa a Santa Marta Lunedì 2 settembre

La minaccia del pettegolezzo

Conclusa a Bergamo la Settimana liturgica nazionale

Nell'orizzonte della teologia conciliare

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"Mai più la guerra! Mai più la guerra!": riprendendo prima del-la preghiera dell'Angelus e poi twittando l'invocazione di Pao-lo VI davanti alle Nazioni unite, Papa Francesco si è fatto inter-prete di un grido che - ha voluto ricordare - sale "dall'unica grande famiglia che è l'umanità", sen-za distinzioni. È facile e amara la constatazione che non tutti nel mondo vogliono e costrui-scono la pace, ma sicuramente l'aspirazione alla pace è diffusa ovunque, di fronte a conflitti il più delle volte dimenticati. Come avviene ora, e sempre di più, da-vanti alla tragedia che da oltre due anni in Siria ha fatto decine di migliaia di vittime, soprattutto civili, causando flussi imponenti e crescenti di profughi disperati.Per questo ancora una volta la voce del vescovo di Roma - che si è detto ferito per quanto acca-de e soprattutto "angosciato per i drammatici sviluppi che si pro-spettano" - si leva con forza per condannare l'uso delle armi, e "con particolare fermezza" l'im-piego di quelle chimiche: "Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi!" ha esclamato Papa Francesco, che subito dopo ha pronunciato parole gravi, sulle quali i responsabili delle nazioni hanno il dovere di riflettere: "C'è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire!".Tutto l'intervento del Pontefice è stato dedicato alla situazione in-

ternazionale, uno scenario dove da troppo tempo e senza tregua si moltiplicano i conflitti, ma che in queste settimane è sempre più segnato dall'inasprirsi fero-ce della tragedia siriana. In un contesto dunque molto preoccu-pante e dagli sviluppi impreve-dibili Papa Francesco ripete che è indispensabile e urgente abban-donare la cultura dello scontro e del conflitto: a costruire la con-vivenza nei popoli e tra i popoli è infatti "la cultura dell'incontro, la cultura del dialogo; questa è l'unica strada per la pace", che la Santa Sede indica e per la quale la sua diplomazia sta operando con ogni strumento possibile.Le parole del vescovo di Roma si rivolgono esplicitamente alle parti in conflitto e alla comuni-tà internazionale, ma ancor più significativo è il richiamo alle parole di Giovanni XXIII sulla pace, e cioè che "a tutti spetta il compito di ricomporre i rappor-ti di convivenza nella giustizia e nell'amore". Papa Francesco chiede dunque che l'impegno per la pace "unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà", catto-lici, cristiani, appartenenti a ogni religione e anche "quei fratelli e sorelle che non credono". E pro-prio per questo a tutti il Pontefi-ce estende l'invito alla giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio oriente e nel mondo, che ha indetto su-scitando interesse e adesioni ben al di là della Chiesa cattolica.

g.m.v.

Davanti a Dioe davanti alla storia

“Mai più la guerra! Mai più la guerra!”

Chiesa in Cammino

male vince per sempre, allora non esiste alcuna giustizia? Per questo le parole dell’Angelus di un Fran-cesco dolente tuttavia ci hanno dato un conforto: esiste un giu-dizio di Dio. Non dimenticherà, Dio, l’angoscia sulla faccia della gente di Goutha; e quella bam-bina inerte, scossa con rabbia da un soccorritore che non riusciva a farla respirare; e quei giovani im-mobili e supini, a terra, le braccia spalancate come Cristo in croce. Ci è stato caro, il Papa, l’altroie-ri, in quella gravità che non gli avevamo ancora visto; nel suo mostrarsi ferito da tanto dolore; nell’insorgere in un monito dram-matico e vero. C’è, un giudizio di Dio. Quella improvvisa severità sulla faccia buona di Bergoglio ci ha fatto venire in mente il fra’ Cristoforo del dialogo con don

Rodrigo. Quando il frate, che si è prefisso di essere mite, davan-ti al dileggio della sofferenza di Lucia lascia tracimare una sacro-santa ira: «State a vedere – grida a Don Rodrigo – che la giustizia di Dio avrà riguardo a quattro pietre, e soggezione di quattro sgherri.... ». E poi, con un’auto-rità che trascende la modestia del suo saio: «Sentite bene quel ch’io vi prometto. Verrà un giorno...».C’è, un giudizio di Dio sul no-stro male: sulla violenza cui assistiamo atterriti, come in Si-ria, o in Nigeria, o in altre ter-re martoriate di cui nemmeno sappiamo. Non è perduto nel nulla, il sangue dei vinti, dei calpestati. Dio ci sta a guardare. Ci ha fatto bene, la faccia del Papa per una volta severa. Come in una casa fa bene ai figli, sapere

che un padre buono si può anche arrabbiare. Che c’è il bene e c’è il male, e la scelta non è indiffe-rente. Che una strage di indifesi rimane col suo scandalo aperta, davanti a Dio, come una lace-razione che non si rimargina. E noi? Noi non possiamo restare indifferenti, ma possiamo caricar-ci un poco di quell’immane peso. Pregando: per le vittime, e per-fino per gli assassini: perchè aprano gli occhi, e si fermino. Digiunando, come faremo sa-bato. Certi di un disegno in cui il non - senso non esiste, e ogni capello del capo è contato. Ci è stato molto caro, Francesco, anche nell’improvviso oscurar-si del suo sorriso; anzi forse di più, come quando sulla faccia di un padre riconosciamo il dolore.

Marina Corradi

Continua dalla Prima

Il grido di Francesco per la pace in Siria

Quel richiamo al giudizio di Dio da un padre buono

Sul prossimo numero (3)

Rispieghiamo l’Oikos per chi era assente

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Periodico d’InformAzioneAnno 0Numero 2Settembre [email protected]

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Una Parola Per Te

Davanti allo Specchio Chiacchieriamo un pò Sogno Mentre Sono

Sono Mentre SognoTwitter @frafonChiusura Sabato 7 Settembre 2013 ore 20.00

Vorrei scrivere questa meditazione il prossimo 4 ottobre quando Papa France-sco nella Città del Poverello, Francesco, ci dirà come vuole e come deve spogliarsi la Chiesa.Posso immaginare la signora del terzo banco, a destra, come può interpretare la predica che il prete della sua parroc-chia si è preparato o non si è preparato durante la settimana.Dopo aver lasciato Gesù seduto alla mensa di un fariseo, lo ritroviamo nuovamente in cammino seguito da folle numerose. Mensa e strada costituiscono luoghi di formazione e d’insegnamento. Ma il messaggio di questo Vangelo è uno dei più destabilizzanti: colui che aveva proclamato un messaggio d’Amore sem-bra invitare all’odio nei confronti delle persone più care; lo stesso Maestro, che non aveva accettato alcun ritardo nella sequela, invita ora le folle a fermarsi per riflettere e valutare se stesse prima di abbandonare ogni cosa per seguirlo.La Folla è simpateticaSegue Gesù fin sul Calvario e dopo la sua morte si batte il petto in segno di contrizione. La folla cammina con lui, ma non lo “segue”, forse perché non ha ancora compreso le implicazioni del discepolato. Per questo Gesù si rivolge direttamente ai discepoli, sottolineando due aspetti della sequela:Lasciare e DiscernereIl Discepolato non si colloca a livello del fare, ma dell’essere. Per essere discepolo occorre abbandonare modi di concepi-re la vita, scale di valori, appartenenze sociali. Per questo, dopo aver offerto un elemento accurato dei membri della famiglia, Gesù aggiunge «e perfino la propria vita»: bisogna lasciare tutto ciò che ci costituisce, che determina la nostra identità. Lasciare non è però fine a se stesso: per seguire occorre Prendere: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo».Diventare cristiani e vivere da cristia-ni non significa più, da molto tempo,

Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

lasciarsi dalla corrente. Non è un’ac-quisizione, che avviene in modo del tutto naturale. Non si può contare sul soste-gno di una maggioranza, di un sentire comune. L’ambiente in cui ci troviamo, le persone che frequentiamo non ci indu-cono ad assumere lo stile di Gesù. Anzi, molto spesso, contribuiscono con le loro parole e le loro azioni a portarci su altre strade che, tra l’altro, appaiono allettan-ti, seducenti. Ecco perchégiovani e adulti sono spesso disorientati. Intendono un Vangelo che attira il loro cuore, sono trasformati dall’incontro con il Signore Gesù, ma rilevano anche la distanza che li separa dalle scelte che si impongono per mantenere con lui una relazione stabile e significativa.Che cosa risulta importante a questo proposito? Il desiderio costituisce la molla segreta di ogni itinerario di fede. Il desiderio non si confonde con il bisogno. Questo mira ad una soddisfazione immediata e, proprio per questo ha una dinamica divoran-te: non tollera il tempo, la durata, ma anche la distanza, l’alterità. In ambito religioso il bisogno genera l’idolo: un prodotto umano che dovrebbe assicurare la protezione, la vicinanza, il favore della divinità. Una divinità che si può giostrare a proprio piacere perché la si possiede. Il desiderio, al contrario, accetta che la soddisfazione sia differita e quindi sopporta che ci sia un percorso, una conoscenza graduale che si misura nella sua insindacabile libertà, senza pretende-re di sottometterlo o di manometterlo.

La prospettiva è grandiosa: ecco perché chi si mette in una tale avventura non può evitare rischi e pericoli.Passerà per un ingenuo, un illuso, il solito idealista che non si rassegna a seguire la corren-te, cioè la strada tracciata da furbi, dagli astuti, dai potenti, dai forti.Risulterà essere il perdente di turno, lo sconfitto, quello che finisce per soccombere all’arro-

ganza, alla prevarticazione, al sopruso.In ogni caso non tollereranno a lungo che sia una voce fuori dal coro, che non si pieghi al “cos^ fan tutti”, che rappre-senti - con il suo stile e con la sua parola - un rimprovero vivente agli occhi di chi, si adegua.Il rapporto con le cose e con le persone prenderà strade inusitate, che possono suscitare ilarità in quelli che si lasciano guidare dalla sapienza di questo mondo.Non riporrà la sua fiducia nei beni che possiede e quindi non consacrerà tempo ed energie ad accaparrarne in gra quan-tità, a qualsiasi costo. Il giusto compenso che gli assicura il necessario per vivere sarà raggiunto facendosi guidare dalla giustizia e dall’equità, nel pieno rispetto della legalità.Non cercherà di sottomettere gli altri ai suoi obiettivi, ai suoi scopi, ma piuttosto si metterà a servizio dei piccoli, dei pove-ri, di tutti quelli che non sono in grado di ricambiare quella che ricevono.Accetterà la mitezza, la compassione, la misericordia e non mancherà il suo perdono a quelli che gli hanno fatto del male e gli hanno provocato umiliazione e dolore. Riserverà anche ai prepotenti e ai violenti un atteggiamento pacato, senza ricambiare la loro aggressività con la stessa moneta.Esporrà se stesso per difendere i diritti di quelli che non hanno voce, per denuncia-re i soprusi, per arginare la corruzione, la disonestà, l’illegalità. Non scenderà a compromessi per assicurarsi la tranquil-lità o qualche vantaggio personale.

(Lc 14,25-33)

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla nu-merosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo pa-dre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può es-sere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mez-zi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fonda-menta e non è in grado di fi-nire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capa-ce di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può af-frontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ven-timila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non ri-nuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Ho fatto i miei calcoli ma tu nelle tribolazioni aiutami!