L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione...

10
L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una riscoperta di Antonetta de Robertis

Transcript of L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione...

Page 1: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una riscoperta

di Antonetta de Robertis

Page 2: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

17

LUO

GH

I D

’AR

TELa venerazione per i Santi Nazario e Celso ha, a Genova, origine antiche e leggendarie ma, attraverso,le narrazioni agiografiche si possonointravedere le tracce di una realtà storica che ha portato alla diffusionedel culto dei due Santi ‘milanesi’in molte zone della Liguria1.

Page 3: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

Occorre in primo luogo notare come quasi tutti i documenti che verranno di se-

guito analizzati, citino la chiesa di Sturla col solo titolo di S. Celso, anche gli

elenchi ufficiali redatti in curia; le uniche eccezioni sono la concessione del 1516

e il testo del Bossio del 1582. Si potrebbe pensare a una contrazione di uso comune dovu-

ta alla coesistenza di una chiesa con lo stesso titolo sempre nel territorio della pieve di Al-

baro, la chiesa di S. Nazaro. L’ipotesi potrebbe trovare conferma in un rogito del 1244-1245

nel quale, fra i testimoni, compare l’arciprete di S. Martino di Albaro che ricorda il caso di

una parrocchiana di S. Nazaro di Albaro che volle essere seppellita nella chiesa di S. Celso,

distinguendo in questo modo nettamente le due cappelle2.

La pieve di S. Martino era la prima che si incontrava a oriente di Genova, aveva due sole

chiese suffraganee: quella di S. Fruttuoso di Bisagno e quella di S. Celso di Sturla, che è l’u-

nica della zona a comparire nei documenti dei secc. XII-XIV. La prima citazione risale, se-

condo il Ferretto al 11843 e ricorda non solo l’esistenza della chiesa ma anche del cimitero.

In realtà il testamento di Anselmo Burone, citato dal Ferretto nel 1907, è riportato con da-

ta e attribuzione errata: esso compare negli atti del notaio Oberto Scriba da Mercato, da-

tati 1190 e pubblicati nel 19384. Il cartulario contiene non solo il testamento di Anselmo

Burone (o Buxono) redatto il 10 agosto, ma anche un contratto precedente di qualche me-

se (27 marzo) che tratta di una costruzione da effettuarsi nei pressi della chiesa di S. Cel-

so. La differenza di pochi anni della documentazione scritta non cambia la sostanza del vis-

suto della chiesa di Sturla che risale probabilmente a epo-

ca romanica, ma della quale risulta assolutamente impos-

sibile stabilire il momento della fondazione.

Sporadiche notizie si hanno nei secoli successivi quando

la posizione economica della parrocchia non sembra es-

sere però delle più floride. Dalle fonti dei secoli XIII e XIV

si rilevano informazioni che potrebbero essere interpre-

tate in tale chiave. Il primo accenno si desume da una let-

tera papale ricordata in un atto del 1250; dal testo sem-

brerebbe che il pontefice Innocenzo IV chieda al prevo-

sto di S. Nazaro e Celso di Genova, Corrado, di procu-

rare un beneficio al ministro di S. Celso di Sturla, prete

Conforto, i cui redditi annui non superavano le 10 lire5.

Forse le disposizioni papali vanno a buon fine poichè il

26 luglio del 1264 il rettore della chiesa stessa loca una

terra6 e, pochi mesi, prima Murrino Malocello lascia alla

chiesa di S. Celso 40 soldi per i paramenti7. Tuttavia la

parrocchia resta una delle più povere del territorio come

dimostrano i documenti trecenteschi inerenti le chiese

genovesi del 13118, del 13609 e del 138710: S. Celso di Stur-

la vi compare come suffraganea della pieve di Albaro e

versa il censo più basso. Nel 1391 la situazione potrebbe

18

ASPETTANDOIL 2004

Per Genova,capitale europeadella cultura,La Casana proponeai suoi lettorila riscopertadi alcuni tesoriartistici della città,meno conosciuti,a volteun po’ nascosti,ma ugualmentetestimonidella ricchezzaculturaledella “Superba”.

LUO

GH

I D

’AR

TE

Page 4: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

essere migliorata poichè il rettore Giovanni di Bagnara fa restaurare la chiesa11.

Durante il XV secolo una serie di avvenimenti coinvolgono quattro chiese della zona: S. Cel-

so, la SS. Annunziata di Sturla, S. Rocco di Borgoratti e la pieve di S. Martino, alla quale, nel

1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-

nato degli Spinola. Nel 1436, l’antica chiesa, divenuta un romitorio, ospitava un solo ere-

mita. Al 1434 risale la fondazione, in una zona molto prossima, della chiesa canonicale del-

la SS. Annunziata di Sturla che, probabilmente, riceve parte dei beni di S. Celso, ma non il

titolo di parrocchia che avrà solo nel 1891. La nascita della nuova istituzione ecclesiastica

pare comunque legata al vissuto dell’antica parrocchia poichè uno dei fondatori, Pietro

Micichero, risulta cappellano di S. Ambrogio e di S. Celso12, che è ancora citata come chie-

sa nel 1448, in un contratto relativo alla canonica dell’Annunziata13.

Venti anni dopo, nella zona a monte della marina di Sturla viene fondata la chiesa di S.

Rocco di Vernazza o Serreto, il cui territorio dipendeva anch’esso dalla pieve di S. Mar-

tino di Albaro. In un atto notarile del 146814 sono citati i termini della donazione del pa-

trizio Agostino Salvago che concede una terra e una casa per la costruzione di una “ca-

pella seu oratorio”, dedicata ai SS. Sebastiano e Rocco, nel territorio della chiesa di S. Mar-

tino de Irchis (Albaro) nel luogo detto Serreto. I termini dell’accordo implicano il con-

senso dell’arciprete della chiesa di S. Martino, Pelegro de Sereto, e l’impegno, insieme con

i parrocchiani, a farvi celebrare la messa. La clausola finale prevede però che presso la

cappella non si possa costruire nessuna abitazione e che nessun prete o religioso possa

abitarvi; inoltre elemosine o emolumenti spetteranno all’arciprete di S. Martino. La chie-

sa e l’oratorio esistono ma di fatto non hanno un ruolo importante per gli abitanti del-

la zona poichè solo 13 anni dopo, nel 1481, S. Celso è citata come oratorio col titolo di

S. Celso e S. Rocco15. Sarebbe questa la prima notizia relativa alla trasformazione della

chiesa dei SS. Nazario e

Celso in oratorio. La con-

ferma viene da un docu-

mento del 1516 quando il

vescovo vicario di Genova,

Lorenzo Fieschi concede il

permesso alla ricostruzio-

ne dell’oratorio di S. Roc-

co16. L’atto è inserito fra

quelli riguardanti la pieve

di Albaro, le parti in cau-

sa sono da una parte il ve-

In queste foto-documentodella Soprintendenza gli affreschi così come si presentavano nel 1939,dopo interventi di restauro.

19

LUO

GH

I D

’AR

TE

Page 5: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

scovo Lorenzo Fieschi, che

rappresenta l’arcipretura

di S. Martino di Albaro,

dall’altra parte i rappre-

sentanti dei disciplinanti

della “domus sive casatia

dei S. Nazari et Celsi de Ir-

chis sub vocabulo S. Rochi”.

Nel testo si afferma che da

molti anni i disciplinanti

hanno la loro sede nella

chiesa dei SS. Nazario e

Celso sita nei confini par-

rocchiali di S. Martino. La

detta domus o casatia è al

presente in stato di rovi-

na per la sua vetustà e per

ripararla occorre una no-

tevole quantità di denaro

da procurare con le dovu-

te garanzie. Il vescovo con-

cede il permesso di ripara-

re e riedificare la nuova se-

de per l’uso dei discipli-

nanti affinchè si accresca il

culto divino; concede an-

che che possano tenere e usufruire della nuova sede e che nessuno possa interferire ma

chiede che vi si celebri la messa e che il celebrante sia pagato secondo le convenzioni. La

situazione, che sembra ora stabilizzata, persisterà fin verso la fine del ‘500. La conferma

viene dalla visita apostolica di mons. Bossio che cita l’oratorio e ne ordina il rifacimen-

to dell’altare e la riforma dei libri17.

A partire da un momento imprecisato, precedente al 1481 l’ex-chiesa dei SS. Nazario e Cel-

so è un oratorio, probabilmente organizzato in forma di casaccia, come sembra risultare sia

dal documento del 1516, sia da quanto emerge da un altro documento datato 159418. Si trat-

ta di un atto notarile nel cui testo è detto che l’oratorio di S. Rocco, inizialmente con sede

presso la cappella omonima di Sereto (quella voluta nel 1468 da Agostino Salvago), trasferi-

tosi poi nella chiesa di S. Celso della marina di Sturla, torna a stabilirsi presso la chiesa di S.

Rocco di Vernazza, dove da quel momento avrà sede un cappellano che dica la messa e “ten-

ga scola per insegnare alli figliuoli.....non potendo il curato di S. Martino mantenere un ca-

pellano essendo povero religioso”. I parrocchiani si impegnano a occuparsi dell’oratorio

perchè evidentemente è decaduto il divieto del 1468, voluto dall’arciprete di S. Martino, che

impediva a qualunque religioso di avere la residenza presso la cappella. Da questo momen-

to in S. Celso rimase una confraternita sotto il titolo di S. Nazario e Celso appartenente alle

antiche casacce dei disciplinanti mentre la confraternita di S. Rocco, che vi era ospitata in via

‘provvisoria’ torna a stabilirsi in quella che era la sua sede originale. Nel 1638, nel territorio

di Sturla, è attestata l’esistenza dell’oratorio, un tempo parrocchia19 mentre, curiosamente,

compare ancora come chiesa dei SS. Nazario e Celso, nel manoscritto dell’Accinelli20.

La documentazione storiografica del 1799 è quella relativa ai censimenti indetti dalla Re-

pubblica Ligure. A questa data l’oratorio è dedicato ai Santi Rocco, Nazario e Celso ed è do-

La Cattura di Cristo (secoli XVI-XVII), intero e particolare.

LUO

GH

I D

’AR

TE

20

Page 6: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

tato di un numero discreto di arredi per le funzioni e per le processioni e di paramenti per

il sacerdote e i confratelli; vi sono tre altari ma non si citano le pale d’altare né gli affreschi

o la cassa processionale, unica eccezione sono due statue di S. Rocco21.

La documentazione d’archivio, fin qui reperita, non reca alcun accenno alle opere d’ar-

te presenti nell’Oratorio. Nel 188622 risultano ancora in sito nell’oratorio, tre altari di

marmo “tutti in capo in gran disagio”, uno dei quali con l’ancona dei SS. Nazario e Cel-

so e S. Rocco, sovrastato dalla data 159423. Vi era poi un’orchestra in legno di noce in con-

trofacciata una statua in marmo della Vergine. In un affresco della volta era raffigurata

l’Immacolata fra i SS. Nazario e Celso24. Lo stesso gruppo compariva sulla cassa proces-

sionale, genericamente attribuita al Maragliano ma probabilmente opera dello scultore

maraglianesco Agostino Storace25. Il Novella (secondo e terzo decennio del ‘900) dice che

l’oratorio era quasi abbandonato ma vi erano ancora i tre altari26 ed era di proprietà del-

la curia dalla quale fu venduto nel 1936 alla famiglia Galeppini.

La prima documentazione concernente gli affreschi è conservata presso l’Archivio della So-

printendenza27. La riscoperta avviene nel dicembre 1938 a seguito del crollo di parte della vol-

ta a incannucciato. Il sopralluogo effettuato dall’architetto Ceschi, oltre a constatare l’avvenu-

to dissesto delle coperture con affreschi di fine settecento, porta al riscoperta di un grande af-

fresco cinquecentesco “tutto picconato” e di altri dipinti in discrete condizioni28. Gli affreschi

sono fotografati dopo i restauri del 1939 e l’analisi di tale documentazione iconografica è pre-

ziosa per meglio comprendere la successione cronologica dei diversi strati, infatti, pur essendo

pesantemente ritoccate dagli interventi di restauro, le scene erano allora meglio leggibili. Al-

trettanto interessante è la relazione di un sopralluogo effettuato dal Torriti nel 1967: lo studio-

so parla di affreschi con storie dei SS. Sebastiano, Monica e Giacomo, della Crocifissione so-

vrastante nello “stile del Fa-

solo”, di una Passione della

parete nord sempre in stile

fasolesco e di un ciclo della

fine del ‘500 di un pittore

manierista che conosce i pit-

tori toscani29.

Attualmente l’oratorio è un

aula a vano unico, piuttosto

allungata e terminante in

un’abside poligonale. I mu-

ri a intonaco non permetto-

no di individuare eventuali

resti di murature medievali

che potrebbero permanere

nella parete nord al di sotto

degli strati di affreschi tre-

centeschi. La ricostruzione,

assegnabile agli anni succes-

sivi al 1516, è stata effettiva-

mente parziale poichè ha

mantenuto parte dei muri

antichi, ricoprendo gli affre-

schi precedenti. All’interno

sono tuttora esistenti,non in

buono stato di conservazio-

LUO

GH

I D

’AR

TE

21

Page 7: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

ne, i resti di sei (!) strati ad

affresco. Alcune parti sono

molto deteriorate e quasi il-

leggibili, aiuta in questo sen-

so la documentazione foto-

grafica degli anni trenta alla

quale si è fatto riferimento.

I frammenti che, a una let-

tura degli strati di intona-

co, sembrano i più antichi

sono pertinenti all’edificio

in quanto chiesa parroc-

chiale. Si tratta di lacerti di-

pinti che compaiono sulla

parete Nord e sul muro di

controfacciata a due diver-

se altezze - quasi a delimi-

tare dei campi figurati - con

motivi losanghe bianche e

rosse. Analoghe geometrie

ornamentali sono visibili

nella Sala dei Mesi del chio-

stro di S. Lorenzo30.

Lo strato successivo sembra

essere quello corrispon-

dente a un brandello sulla

parete sinistra che mostra le figure acefale, di tre Santi, uno dei quali forse S. Francesco. Lo

stile e la tecnica pittorica fanno pensare a una datazione piuttosto alta da porre, con le do-

vute cautele, al XIV secolo. Forse in un momento successivo all’attività di Manfredino da Pi-

stoia documentato a Genova dal 129231.

Nella parte alta della controfacciata, immediatamente sotto le falde del tetto, vi sono i resti,

molto deteriorati, di una Crocifissione che sembra essere lo strato cronologicamente suc-

cessivo. La scena era meglio leggibilie nel 1939 quando venne pesantemente ridipinta e pre-

senta una curiosa anomalia: l’episodio con i soldati che giocano a dadi la tunica di Cristo è

posta sulla nostra sinistra (destra di Cristo) anzichè a destra come più comune nell’icono-

grafia della Crocifissione. La disposizione spaziata delle figure e quel poco che si intravede

della composizione potrebbero suggerire un richiamo alle atmosfere di Nicolò Corso, pur

condotte con mano decisamente incerta32.

La zona inferiore della controfacciata e il muro di Nord immediatamente adiacente, costitui-

scono il supporto di alcune scene risalenti alla prima metà del XVI sec. Si riconoscono i resti

di tre figure di Santi: Rocco, Sebastiano e una santa monaca (forse S. Chiara) e due momenti

della Passione di Cristo: Cristo deriso e la Flagellazione, disposte alle estremità laterali. Le sce-

ne sono divise da paraste che sorreggono una trabeazione, lo sfondo era costituito da una trans-

enna a finto marmo che crea un effetto di loggia aperta su un paesaggio. Paraste e trabeazio-

ne hanno motivi a candelabre, teste inserite in oculi, girali vegetali e grottesche.

I motivi ornamentali a grottesche e candelabre sono largamente diffusi nella pittura e scul-

tura fra Quattro e Cinquecento ma per quanto riguarda il territorio di Sturla un confronto

immediato è ancora una volta l’articolata ornamentazione nel complesso del monastero di

S. Gerolamo di Quarto eseguita da Nicolò Corso fra il 1489 e il 150333. All’opera di Nicolò

L’Orazione nell’orto(secoli XVI-XVII).

LUO

GH

I D

’AR

TE

22

Page 8: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

Corso guardano anche, probabilmente, gli anonimi autori degli affreschi della controfac-

ciata: si veda il fregio a girali e oculi con teste di Santi che riprende, con mano meno felice,

l’analogo motivo dipinto nel refettorio del convento olivetano e le decorazioni delle finte

paraste a candelabra ancora visibili nel chiostro piccolo. I medesimi ornati ricompaiono sul-

la parete Nord dove si intravedono i resti di una scena della Salita al Calvario con Cristo ca-

duto. Lo stato attuale non permette nessuna attribuzione ma le fotografie del 1939 fanno

pensare che non si tratti della stessa mano che ha eseguito i dipinti della controfacciata e ri-

mandano allo stile di Lorenzo Fasolo e Teramo Piaggio34.

Gli affreschi più recenti compongono un vero ciclo e sono anch’essi di anonima attri-

buzione ma di grande interesse per i riferimenti culturali che vi si riconoscono. Attual-

mente si leggono tre scene relative alla Passione di Cristo: l’Orazione nell’orto, la Cattu-

ra di Cristo, Cristo davanti a Pilato; un frammento molto deteriorato è riconoscibile dal-

le vecchie fotografie come il resto di una Lavanda dei piedi. Una scena di più piccole di-

mensioni, posta sopra a una nicchia è, per il momento, ancora non identificata. Ogni

episodio è racchiuso da cornici classicheggianti e da erme dipinte rappresentate di pro-

filo, che ricordano i motivi a stucco delle finestre cinquecentesche. L’anonimo artista ri-

propone composizioni ormai affermate nella cultura manierista genovese; si veda l’O-

razione nell’orto dove si riconosce la distribuzione delle figure dipinte da Perin del Va-

ga su una tavoletta, con la stessa scena, ora a Brera35. Anche gli altri episodi sembrano

avere come lontano riferimento la stessa fonte iconografica, ma si differenziano per ele-

menti non secondari che rimandano agli artisti del panorama pittorico locale della se-

conda metà del ‘500. La Cattura di Cristo si presenta, nell’impostazione e nei dettagli,

molto simile a un disegno di G. B. Castello per i dipinti della cappella di Anton Maria

Grimaldi in S. Francesco

di Castelletto36. Nel nume-

ro dei confronti possibili

si può considerare, dal

punto di vista stilistico, un

dipinto proveniente dallo

scomparso oratorio di S.

Giacomo delle Fucine. La

grande tela rappresenta S.

Giacomo che sulla via del

martirio converte Iosia ed

è attribuita dubitativa-

mente a Orazio Cambia-

so37, figura ancora poco

nota alla quale, recente-

mente, Boggero ha asse-

gnato una serie di piccoli

dipinti con episodi della

Passione per la chiesa di S.

Agostino di Loano38. Ana-

logie stilistiche e compo-

sitive si riconoscono an-

che nel ciclo di Lazzaro Ta-

varone per l’Oratorio dei

SS. Nazario e Celso di

Multedo e in particolare

Veduta aerea della marinadi Sturla, dove è visibile in basso a sinistra,tra i palazzi moderni,il tetto dell’Oratorio.

LUO

GH

I D

’AR

TE

23

Page 9: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

Note

* La ‘riscoperta’ dell’Oratorio dei SS. Nazario e Celso di Sturla è avvenutanell’ambito di un lavoro di ricognizione e valorizzazione dei beni cultu-rali del levante attuato con la collaborazione e la sponsorizzazione dellaCircoscrizione IX Levante. L’Oratorio è attualmente di proprietà dell’As-sociazione I Ricostruttori ai quali si deve l’intervento di restauro che ne hapermesso l’agibilità. Ho qui il piacere di ringraziare i dirigenti della Cir-coscrizione IX Levante, avv. Calisi, sig. Vergani, dott. Canavese, gli attualiproprietari nella persona del sig. Zappalà e, in particolare, la prof. LauraBisio per la costante disponibilità e amicizia.1 Si ricordano qui: SS. Nazario e Celso al molo, ora S. Maria delle Grazie, S.Nazario di Albaro ora scomparsa, SS. Nazario e Celso di Multedo (attualeoratorio), SS. Nazario e Celso ad Arenzano e a Varazze. La tradizione leg-gendaria di Nazario e Celso primi evangelizzatori di Genova compare inmolti autori antichi, fra i primi Jacopo da Varagine darà, nella sua CronicaCivitatis Ianuensis, la narrazione tratta dal Sermo dello pseudo Ambrogiodel V sec., soffermandosi in particolare sul soggiorno dei due Santi in Li-guria. Una panoramica completa della fortuna delle vicende di Nazario eCelso è in Gaggero A. G., Nazario e Celso antesignani della fede a Genova,Genova, 1967. Le questioni relative alla nascita delle leggende sui due San-ti si trova in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1967, vol. IX, c. 780-84.2 Le carte del Monastero di S. Siro di Genova (1225-1253), vol. II a cura diS. Macchiavello e M. Traino, Genova, 1997, p. 200. Esiste però, fra i Santiufficiali della Chiesa, un S. Celso che fu vescovo di Vercelli e morì nel 665(Bibliotheca Sanctorum, 1963, vol. III, c. 1121-23). Sembra che si manten-ne sempre fedele all’ortodossia contro lo Scisma dei 3 capitoli ma non èpossibile vedere un nesso fra una figura nota in ambito molto limitato ela chiesa della marina di Sturla. Tracce della devozione verso il solo S. Cel-so sono rintracciabili in Genova: gli statuti settecenteschi dell’Oratorio delSuffragio, indicano fra i santi protettori della Confraternita S. Giuliano eS. Celso. Lagomarsino, Chiese genovesi, 1793-1794, ASG, Ms. 550.3 Ferretto, A., I primordi e lo sviluppo del cristianesimo in Liguria e in par-ticolare a Genova, ASLi, XXXIX, 1907, p. 527; Remondini, A., M., Parroc-chie dell’Archidiocesi di Genova. Notizie storico-ecclesiastiche, vol. II Geno-va, 1886, p. 48-494 Oberto Scriba de Mercato (1190), a cura di M Chiudano e R. Morozzo del-la Rocca, Genova, 1938, pp. 115, 240-41. (“...loco tuo supra ecclesia SanctiCelsi... magistri de arena Sturle”. “Volo sepelliri in cimiterio Sancti Celsi.Lego ecclesie Sancti Celsi locum meum de Terralba”). Originale in ASG,Notai antichi, N. 3.5 Ferretto, op. cit. 1907, p. 527. Originale in ASG, Notai antichi, N. 27.L’intervento del papa potrebbe essere mirato non solo a sanare la poco flo-rida situazione economica ma essere connotato anche dalla volontà di crea-

l’episodio con i SS. Nazario e Celso davanti al giudice in cui le figure sono distribuite in

modo analogo al Cristo davanti a Pilato dell’oratorio di Sturla.

Sulla base di confronti e affinità puramente stilistiche si potrebbe attribuire il ciclo del-

l’Oratorio di Sturla, alla fine del XVI secolo o agli inizi di quello successivo quando l’an-

tica chiesa di S. Celso era ormai diventata un oratorio e a tale funzione si collega proba-

bilmente la scelta dei soggetti: le scene della Passione di Cristo, quale narrazione devota

e oggetto di meditazione per i confratelli, sono infatti presenti anche in altri oratori ge-

novesi come nella vicina località di S. Desiderio l’oratorio dedicato a S. Giacomo, ma an-

che nel più prestigioso oratorio di S. Maria Assunta di Coronata39, e in quello distrutto

di S. Ambrogio di Genova dove furono eseguite dal Tavarone40. In quest’ultimo alle sto-

rie della Martirio di Cristo si affiancano episodi della vita del Santo titolare, un accosta-

mento anche questo non inusuale nell’ambito della committenza delle Confraternite.

L’anonimo autore degli affreschi di SS. Nazario e Celso di Sturla deve aver conosciuto

alcune delle opere qui citate e averne riprodotto gli elementi che meglio si addicevano

alle sue capacità espressive che pur se non di altissimo livello hanno comunque lasciato

un altro tassello figurativo nel vasto patrimonio artistico delle Confraternite genovesi.

Cultura artistica nella quale si intravedono correnti di conoscenze, intersezioni e scam-

bi oltremodo complessi e non ancora del tutto chiariti.

LUO

GH

I D

’AR

TE

24

re (o consolidare) un rapporto di culto e di officiatura fra la chiesa subur-bana di S. Celso di Sturla e quella di SS. Nazario e Celso nel cuore dellacittà.6 Ferretto, op. cit, 1907, p. 527.7 Il testamento è del 23 maggio 1264 (Le carte, op. cit., 1997 vol. III, p. 164-69).8 Presb. Petrus min. ecclesie S. Celsi de Sturla: Syndicatus Ecclesiae JanuensisMCCCXI , a cura di A. Remondini in Giornale Ligustico di Archeologia, Sto-ria e Belle Arti, VI, 1879.9 Registrum Talee omnium Ecclesiarum Januensis Diocesis, (1360) a cura diD. Cambiaso in Annuario Ecclesiastico per l’Archidiocesi di Genova, 1916.10 Atto di riparto della tassa straordinaria imposta per ordine di Urbano VIsulle chiese e gli altri luoghi pii dell’Arcivescovado di Genova nel 1387, a cu-ra di L. T. Belgrano in Illustrazione del Registro Arcivescovile in ASLi, II, 11863.11 Novella, P., Parrocchie della grande Genova. Pubblicate nel periodico “LaSettimana Religiosa” di Genova negli anni 1928-1935, Biblioteca di Storiadell’Arte, Ms., p. 261.12 Ferretto, op. cit., 1927, p. 528; Novella, op. cit., 1928-1935, p. 261. Gli av-venimenti del XV secolo sono, al momento, non del tutto chiariti. Ciò sideve anche alla difficoltà di recuperare le fonti originali poichè non sem-pre sono indicate o il loro reperimento in archivio è complicato dai cam-biamenti di collocazione.13 Il Perasso ricorda un contratto del 17 marzo 1448, del notaio Andrea deCairo, con il quale i canonici dell’Annunziata di Sturla stipulano un livel-lo con Bernardo Bargone per una terra che confina da un lato con la chie-sa di S. Celso (Perasso, N., Chiese ed opere pie di Genova, 1770, ASG, Ms.846, c. 3).14 Atto del notaio Andrea de Cairo, 29 giugno 1468, copia in Lagomarsino,op. cit, ASG, Ms. 55815 Ferretto, op. cit., 1907, p. 528.16 Not. Baldassarre de Coronata, 13, gennaio, 1516; copia in Perasso, op.cit., 1793-1794, ASG Ms. 555.17 Liber visitationum et decretorum Illustr. Et Rev. D. Francisci Bossi visitato-ris apostolici civitatis et diocesis Genuae anni 1582, in ASG Ms. 547, c. 60518 Not. Pantaleo Carbone, ASG, Notai antichi filza 5425, 7 sett. 1594; Re-mondini, op. cit., 1886, p. 48; Novella, P., Gli Oratori di Genova, 1912, p. 64,Biblioteca di Storia dell’Arte, Ms. Una copia dello stesso manoscritto è sta-ta recentemente pubblicata da G. Biavati che ha curato l’edizione critica.19 Status Ecclesiae Ianuensis compositus anno MDCXXXVIII mandato Emi-nentissimi et Reverendissimi Domini D. Stephani, Duratii..., in ASCAG, Ms.21, cc. 39.20 Accinelli, F. M., Stato presente della Metropolitana di Genova e di tutte leParrocchie, 1768, in ASCG, Ms. 1138, c. 177. L’autore cita, inoltre due ora-

Page 10: L’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso a Sturla, una ... · 1406, passa la funzione parrocchiale mentre S. Celso diventa commenda con il giuspatro-nato degli Spinola. Nel 1436,

Veduta della controfacciata e del muro adiacente.

LUO

GH

I D

’AR

TE

25

tori dei disciplinanti dedicati a S. Rocco, uno a Sturla e uno a Vernazza.Nella cartina allegata al testo (tipo IV, c. 261) sono indicate le chiese dellazona – ma non gli oratori – e fra queste la chiesa di S. Celso.21 ASG, Rep. Lig., Fz. 202.22 Remondini, op. cit., 1886, p. 48-49.23 il 1594 è l’anno in cui la confraternita di S. Rocco si stacca per tornarenella sede di Vernazza. Forse in quell’occasione si volle comunque edifi-care un altare per mantenere la devozione anche a S. Rocco.24 Le fotografie eseguite al momento del crollo della copertura (vedi oltre)permettono di vedere parte dell’affresco che sembra stilisticamente vici-no all’ambito del Ratti.25 Le statue sono attualmente utilizzate nel primo altare a destra della chie-sa dell’Annunziata. Franchini Guelfi, F., Le Casacce, arte e tradizione, Ge-nova, 1973, p. 85. Lo scultore riprende le tipologie maraglianesche e glischemi tardo barocchi ma con forme più “composte e raggelate” (Sangui-neti, D., Da Giovanni Battista Santacroce ad Agostino Storace: problemati-che ed ipotesi sulla scultura lignea in N. S. Della Consolazione, in QuaderniFranzoniani, VII, 2, 1994, p. 451-54).26 Novella, op. cit., 1928-1935, p.261.27 Archivio della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del-la Liguria.28 Si procede quindi alla conservazione in loco, con la costruzione di unportichetto di protezione, e a un primo fissaggio degli affreschi, a cura delrestauratore Zanfrognini. Questi prosegue i lavori nell’aprile del 1939 quan-do arriva da Roma l’approvazione a quanto disposto dall’Ufficio per i mo-numenti della Liguria. A tale data la proprietaria, Elena Cipollini vedovaGaleppini, si assume le spese per i restauri. A seguito di lavori non auto-rizzati, lo stabile viene sottoposto a vincolo il 30 settembre 1964. Segui-ranno poi diversi passaggi di proprietà fino all’acquisto dell’associazioneI Ricostruttori nel 1989.29 Archivio della Soprintendenza ai Beni Artistici, Storici e Demoetnoan-tropoligici della Liguria.30 Bozzo, G., La decorazione pittorica del chiostro dei canonici fra XII e XIIIsecolo, in La cattedrale di Genova nel medioevo, 1998, p. 207-12. Un altroframmento con una nave e oranti inginocchiati, documentato dalla cam-pagna fotografica del 1939, è attualmente scomparso. Per la tecnica che de-lineava i contorni delle figure con un tratto spesso è proponibile un ana-logo confronto con il ciclo dei mesi nel chiostro di S. Lorenzo. La datazio-ne situa gli affreschi del chiostro alla seconda metà del XIII sec.31 Torriti, P., Interventi e suggestioni toscane tra Due e Trecento, in La pittu-ra a Genova e in Liguria dalle origini al Cinquecento, Genova, 1987, p. 27-36; Romano, G., Pittura del Duecento in Liguria, in La pittura in Italia. IlDuecento e il Trecento, Milano, 1986, p. 28-31. La figura di S. Francesco sem-bra abbia ancora il cappuccio a punta.

32 Che la pittura di Nicolò possa essere stato un modello per gli artisti‘locali’ non è impossibile dal momento che il monastero Olivetano diS. Gerolamo di Quarto era l’unica vera emergenza monumentale dellazona, presso la quale operavano gli artisti più aggiornati. (Nicolò Corsoun pittore per gli Olivetani, arte in Liguria alla fine del Quattrocento, acura di G. Rotondi Terminiello, Genova, 1987, p. 91-102). L’ipotesi po-trebbe avere indiretta conferma in una nota che compare nei manoscrittidel Perasso, dove l’autore cita i dipinti eseguiti da Nicolò Corso nel re-fettorio del Convento di Quarto fra i quali un Calvario. Perasso, op. cit,vol. XII, c. 125.33 Nicolò Corso, op. cit, 1987, p. 91-102; Algeri, G., De Floriani, A., La pit-tura in Liguria. Il Quattrocento, Genova, 1991, p. 395-409.34 La posizione di Cristo e quello che resta della figura che lo precede, ri-cordano il dipinto di Raffaello detto lo “Spasimo di Sicilia”, noto a Geno-va attraverso copie e incisioni gia negli anni ’20-30 del XVI sec. (Raffaelloe la cultura raffaellesca in Liguria, Genova, 1982, p. 148-151).35 La tavoletta citata era probabilmente parte di una serie con la Via Cru-cis in parte nota ma dispersa in più sedi; Parma Armani, E., Perin del Va-ga. L’anello mancante, Genova, 1986, p. 160-61, 309-11.36 Nel 1562 il Bergamasco stipula con Anton Maria Grimaldi il contrattoper la decorazione della cappella in S. Francesco di Castelletto. La tela conla cattura di Cristo, che è stata ritrovata nei depositi del Museo di S. Ago-stino, reca forse le tracce di una collaborazione fra il Castello e Luca Cam-biaso che potrebbe essere l’autore delle due figure a destra. La pittura inLiguria. Il Cinquecento, a cura di E. Parma, Genova, 1999, p. 77.37 Alizeri, F., Guida artistica per la città di Genova, Genova, 1846-47, II, p.681; La Liguria delle Casacce. Devozione, arte, storia delle Confraternite li-guri, a cura di F. Franchini Guelfi, Genova, 1982, p. 41-43. Orazio Cam-biaso rientra a Genova dalla Spagna nel 1589.38 Boggero, F., Il cantiere di S. Agostino e l’équipe di Giovanni Andrea Doria,in Giovanni Andrea Doria e Loano. La chiesa di S. Agostino, Loano, 1999,p. 67-68. L’esecuzione è situata nel 1591. L’episodio con Cristo davanti aPilato ha la stessa impostazione dell’affresco di Sturla, pur essendo questopiù arioso, certo a causa delle grandi dimensioni, e vi si riconosce lo stes-so baldacchino a lambrecchini sopra la figura di Pilato.39 Il ciclo della Passione di Coronata, del Badaracco, si data alla fine del ‘600ma i recenti restauri hanno messo in luce resti di affreschi più antichi conscene del Martirio di Cristo “di un gusto analogo a quello del Tavarone nel-l’Oratorio di Multedo con riquadri incorniciati da quadrature aventi unavalenza architettonica” (Bozzo, G., Oratorio di N. S. Assunta di Coronata.Considerazioni sull’architettura, la decorazione e i restauri, in Benozzi, P.,Caminata, A., L’Oratorio di Coronata e la Confraternita del Gonfalone, Bo-logna, 1999, p. 176).40 La pittura in Liguria, op. cit. 1999, p. 414.