L'ANTICAVICUS HABENTIA - Gruppi Archeologici · rius, di nome Clemens, cioè l’archivi-sta, il...

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Roma - Via Baldo degli Ubaldi, 168 PERIODICO DEI G.A. D’ITALIA Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - Roma Mag./Giu. 2006 Anno 2 Num. 3 IPOTESI INTRIGANTE PER SPIEGARE UNO DEGLI ENIGMI DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE PAG. 6 ARABIA FELIX E LA VIA DELL’IN- CENSO. TERRE ANTI- CHE INSERTO LIBIA: SPLENDI- DI RESTI GRE- CI E ROMANI, MA ANCHE PAESAGGI E POPOPLAZIO- NE OSPITALE PAG. 7 Ottorino Bacilieri Prima di Ferrara: L'ANTICA VICUS HABENTIA Centro amministrativo imperiale del delta padano E' una storia di terra e di acqua quella lega- ta al territorio dell'attuale comune di Voghiera, posto subito a sud della città di Ferrara, da cui dista appena dodici chilometri, e di cui fu il cen- tro generatore in quanto la città estense ebbe ori- gine solo al termine dell'esperienza, prima ro- mana e quindi paleocristiana dell'antica Voghen- za, centro nevralgico dell'amministrazione poli- tica ed economica romana del delta padano, strettamente collegato nell'antichità con Adria e Ravenna. Voghiera e Voghenza, l'una a destra e l'al- tra alla sinistra orografica dell'antico ramo prin- cipale del Po, erano separate anche dall'isola fluviale che oggi è identificabile nel parco Massari-Mazzoni, quando l'estinto ramo princi- pale padano, quello che sfociava all'altezza della mitica Spina, nei pressi di Comacchio, stava a significare vita, commerci e risorse di queste terre che ospitavano ricchi saltus imperiali. Dopo la piena colonizzazione romana della Regio Octava - praticamente l'attuale Emilia - nel corso dell'età imperiale il fisco romano aveva incamerato vasti possedimenti in pianura, i saltus, che vennero a far parte del patrimonio dell'imperatore. Il saltus era formato principalmente da boschi, da cui si ricavava il legname per le costruzioni e per alimentare le numerose forna- ci della zona (ampiamente testimoniate nel voghierese), che potevano contare su quantità praticamente inesauribili di argilla, prelevata dalle sponde del Po; la seconda importante valenza del saltus era poi l'acqua, fornita da numerosi collegamenti con il grande fiume ed anche raccolta in vasche e bassure derivate dalle bonifiche - attuate prima dagli etruschi e poi dai romani - in cui si poteva sviluppare l'itticoltura, uno degli elementi portanti dell'economia roma- na. Infatti, uno dei principali alimenti del mondo antico, che veniva anche ampiamente esportato entro anfore, era il garum, una salsa per condi- mento, derivata dalle interiora di pesce fermen- tate, di cui i romani erano ghiotti e che mesco- lavano a vari alimenti; il terzo elemento caratte- rizzante il saltus padano - e che ne andava a completare la preziosa valenza economica e produttiva - era costituito dalle vaste aree di terre di pianura riservate all'agricoltura ed alle- vamenti di bestiame. L'agricoltura interessava a quei tempi prin- cipalmente vasti campi di cereali, come il farro (termine dal quale c'è chi ha ipotizzato l'origine stessa del nome di Ferrara), ma è documentata anche la presenza di ampie coltivazioni di vite alberata, chiamata allora Arbustum Gallicum, perché riferito alle genti transalpine che si erano insediate nella zona prima dell'arrivo dei roma- ni, popolazioni che peraltro si fusero a loro volta con gli etruschi, i quali già coltivavano comun- que la vite nel delta padano. Strabone, vissuto all'inizio della nostra era, parla di terre in queste zone padane strappate alle acque per specifici scopi agricoli, affianca- te da rami fluviali navigabili che portavano rapi- damente le derrate verso le grandi strade conso- lari per la loro commercializzazione nell'impe- ro, strade che correvano poco distante da Voghenza come la via Popilia, la via Emilia e la via Annia. Oltre ai prodotti agricoli, naturalmente, queste vie erano intraprese anche dalle grandi quantità di carne qui prodotte, basti pensare che in taluni periodi gran parte della carne di suino destinata ai privati ed all'esercito romano veniva proprio dalla zona padana, dove nei grandi boschi dei saltus l'essenza principale era costi- tuita dalla quercia, sotto le cui fronde decine di migliaia i suini semiselvatici trovavano nutri- mento in abbondanza (Polibio, Storie, I). Le testimonianze archeologiche recenti e passate dell'antica Voghenza, confermano il ruolo predominante che questo centro ebbe per il delta padano, sino almeno al VII secolo dopo Cristo, caratterizzandosi come centro ammini- strativo imperiale, sede dei funzionari del fisco e degli amministratori dei saltus, una sorta di dogana da cui transitavano attraverso il Po le merci destinate al nord-est dell'impero, verso gli La Necropoli romana di Voghenza (I-III sec.d. C.), particolare. Sarcofago di Claudia Januaria nel Museo di Belriguardo (I sec. d. C.).

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Roma - Via Baldo degli Ubaldi, 168 PERIODICO DEI G.A. D’ITALIA

Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/2/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - Roma

Mag./Giu. 2006Anno 2 Num. 3

IPOTESI

INTRIGANTE

PER SPIEGARE

UNO DEGLI

ENIGMI DELLA

PIRAMIDE DI

CHEOPE

PAG. 6

ARABIA

FELIX E LA

VIA DELL’IN-

CENSO.

TERRE ANTI-

CHE

INSERTO

LIBIA: SPLENDI-

DI RESTI GRE-

CI E ROMANI,

MA ANCHE

PAESAGGI E

POPOPLAZIO-

NE OSPITALE

PAG. 7

Ottorino Bacilieri

Prima di Ferrara:

L'ANTICA VICUS HABENTIACentro amministrativo imperiale del delta padano

E' una storia di terra e di acqua quella lega-

ta al territorio dell'attuale comune di Voghiera,

posto subito a sud della città di Ferrara, da cui

dista appena dodici chilometri, e di cui fu il cen-

tro generatore in quanto la città estense ebbe ori-

gine solo al termine dell'esperienza, prima ro-

mana e quindi paleocristiana dell'antica Voghen-

za, centro nevralgico dell'amministrazione poli-

tica ed economica romana del delta padano,

strettamente collegato nell'antichità con Adria e

Ravenna.

Voghiera e Voghenza, l'una a destra e l'al-

tra alla sinistra orografica dell'antico ramo prin-

cipale del Po, erano separate anche dall'isola

fluviale che oggi è identificabile nel parco

Massari-Mazzoni, quando l'estinto ramo princi-

pale padano, quello che sfociava all'altezza della

mitica Spina, nei pressi di Comacchio, stava a

significare vita, commerci e risorse di queste

terre che ospitavano ricchi saltus imperiali.

Dopo la piena colonizzazione romana della

Regio Octava - praticamente l'attuale Emilia -

nel corso dell'età imperiale il fisco romano

aveva incamerato vasti possedimenti in pianura,

i saltus, che vennero a far parte del patrimonio

dell'imperatore.

Il saltus era formato principalmente da

boschi, da cui si ricavava il legname per le

costruzioni e per alimentare le numerose forna-

ci della zona (ampiamente testimoniate nel

voghierese), che potevano contare su quantità

praticamente inesauribili di argilla, prelevata

dalle sponde del Po; la seconda importante

valenza del saltus era poi l'acqua, fornita da

numerosi collegamenti con il grande fiume ed

anche raccolta in vasche e bassure derivate dalle

bonifiche - attuate prima dagli etruschi e poi dai

romani - in cui si poteva sviluppare l'itticoltura,

uno degli elementi portanti dell'economia roma-

na. Infatti, uno dei principali alimenti del mondo

antico, che veniva anche ampiamente esportato

entro anfore, era il garum, una salsa per condi-

mento, derivata dalle interiora di pesce fermen-

tate, di cui i romani erano ghiotti e che mesco-

lavano a vari alimenti; il terzo elemento caratte-

rizzante il saltus padano - e che ne andava a

completare la preziosa valenza economica e

produttiva - era costituito dalle vaste aree di

terre di pianura riservate all'agricoltura ed alle-

vamenti di bestiame.

L'agricoltura interessava a quei tempi prin-

cipalmente vasti campi di cereali, come il farro

(termine dal quale c'è chi ha ipotizzato l'origine

stessa del nome di Ferrara), ma è documentata

anche la presenza di ampie coltivazioni di vite

alberata, chiamata allora Arbustum Gallicum,

perché riferito alle genti transalpine che si erano

insediate nella zona prima dell'arrivo dei roma-

ni, popolazioni che peraltro si fusero a loro volta

con gli etruschi, i quali già coltivavano comun-

que la vite nel delta padano.

Strabone, vissuto all'inizio della nostra era,

parla di terre in queste zone padane strappate

alle acque per specifici scopi agricoli, affianca-

te da rami fluviali navigabili che portavano rapi-

damente le derrate verso le grandi strade conso-

lari per la loro commercializzazione nell'impe-

ro, strade che correvano poco distante da

Voghenza come la via Popilia, la via Emilia e la

via Annia.

Oltre ai prodotti agricoli, naturalmente,

queste vie erano intraprese anche dalle grandi

quantità di carne qui prodotte, basti pensare che

in taluni periodi gran parte della carne di suino

destinata ai privati ed all'esercito romano veniva

proprio dalla zona padana, dove nei grandi

boschi dei saltus l'essenza principale era costi-

tuita dalla quercia, sotto le cui fronde decine di

migliaia i suini semiselvatici trovavano nutri-

mento in abbondanza (Polibio, Storie, I).

Le testimonianze archeologiche recenti e

passate dell'antica Voghenza, confermano il

ruolo predominante che questo centro ebbe per

il delta padano, sino almeno al VII secolo dopo

Cristo, caratterizzandosi come centro ammini-

strativo imperiale, sede dei funzionari del fisco

e degli amministratori dei saltus, una sorta di

dogana da cui transitavano attraverso il Po le

merci destinate al nord-est dell'impero, verso gli

La Necropoli romana di Voghenza (I-III sec.d. C.), particolare.

Sarcofago di Claudia Januaria nel Museo di Belriguardo (I sec. d.

C.).

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Nuova ARCHEOLOGIAMag./Giu. 2006

Nuova

ARCHEOLOGIAperiodico dei GruppiArcheologici d’Italia

Direzione

Via Baldo degli Ubaldi,168

00192 Roma

Tel. 06 39376711

Fax 06/ 6390133

e-mail: [email protected]

Un numero euro 2,07

Abbonamento annuo Italia euro 12,91Europa euro 20,66c/c post. n. 15024003intestato a: “GruppiArcheologici d’italia - ViaBaldo degli Ubaldi, 168 -00192 Roma”

Direttore responsabileNunziante De Maio

Direttore editorialeGiorgio Poloni

Grafica ed impaginazioneEnnio Losurdo

Redattori corrispondenti

Sebi Arena (Sicilia)Bacillieri (Emilia Romagna)Cristiana Battiston(Lombar.)Joshua Cesa (Friuli) Giampiero Galasso (Camp.)Pietro Ramella (Piemonte)Leonardo Lo Zito (Basilic.)

Redazione Roma

Gianfranco GazzettiFiorella AcquaLucia Spagnuolo

Hanno collaborato

Addonisio GabrielePiccin Efrem

Autorizzazionen. 18/2005 Trib. di Roma

Realizzazione e Stampac/o Tipografia Marina -Anzio Via 22 gennaio, 12/1400042 Roma

Chiuso in tip.: 15/01/2007

I Gruppi

Archeologici d’Italia

aderiscono a:

FORUMEuropeo delle

Associazioni per i beni culturali

CENTRONazionale delVolontariato

PROTEZIONECIVILE

KOINÈForum dei Paesidel Mediterraneo

2empori di Adria ed Aquileia,

oppure verso sud, con facili collega-

menti endolagunari (fossa Augusta) e

stradali con il porto di Ravenna, sede

della flotta pretoria per l'Est dell'im-

pero così come Capo Miseno lo era

per l'Ovest.

Dal punto massimo dell'opulenza

imperiale romana, gli scavi archeolo-

gici hanno restituito una necropoli

integra, alla periferia di Voghenza, in

via Dante Alighieri, databile tra il

primo ed il terzo secolo della nostra

era.

Dal 1976 infatti sono in corso gli

scavi a Voghenza e siamo ancora ben

lontani dall'aver perfettamente identi-

ficato la vera natura di questo centro

di vita romano, nemmeno citato dalle

fonti ma che ebbe l'onore di essere la

prima diocesi del ferrarese, con quin-

dici vescovi che si succedettero sulla

sua cattedra, sino alla nascita di

Ferrara.

I reperti archeologici di Voghenza

(Vicus Aventia e Vicoaventino nell'al-

to medioevo) e del territorio circo-

stante documentano ampiamente gli

scambi commerciali ed i contatti con

il resto del mondo romano, mentre le

iscrizioni sepolcrali ci parlano - in

ben tre casi - di funzionari preposti

all'economia del vicoaventino, am-

ministratori strettamente legati ai sal-

tus.

Un SALTUARIUS AUGUSTAE, di

nome Halus, è documentato dall’epi-

grafe sull’urna-ossuario dell’inizio

del primo secolo contenente le sue

ceneri; la sepoltura è databile esatta-

mente al 14 d.C. (dal termine AUGU-

STA, che non può che essere Livia,

subito dopo la morte del marito) ed

appartiene ad un sorvegliante-ispetto-

re dei fondi, il cui monumento funera-

rio fu trovato a Voghiera nel 1896.

Dal centro di Voghenza, provengono

poi le testimonianze materiali di un

dispensator, di nome Herma (CIL,V,

2385) che oggi potrebbe svolgere il

ruolo di fattore generale di una gran-

de azienda agricola e ancora quella,

nel Museo di Belriguardo, di un libra-

rius, di nome Clemens, cioè l’archivi-

sta, il ragioniere, quello che teneva,

per così dire, i cordoni della borsa del

saltus e doveva registrare le entrate e

le uscite.

In uno di questi casi viene poi anche

ricordata la giurisdizione del dispen-

sator Herma, citando la Regione delle

Vercelle Ravennati, identificata dagli

storici come la biforcazione (forcella)

del Po - Eridano situata poco a sud

dell’odierna Ferrara, che andava a

delimitare il vasto territorio deltizio

compreso tra il Po di Volano (Olana,

dalle fonti) ed il Po Spinetico

(Padusa), appunto il ramo principale

antico sulle cui sponde era in posizio-

ne strategica il centro amministrativo

e produttivo di Voghenza.

La qualità e la quantità delle docu-

mentazioni archeologiche di età

romana del voghierese, trovano con-

cordi gli studiosi nell’attribuire dun-

que ai centri di Voghenza-Voghiera

uno status particolare di affermazione

sociale ed economica sul resto del ter-

ritorio deltizio e - riscontro ulteriore e

determinante - è l’istituzione della

prima diocesi ferrarese proprio a

Voghenza nel 330, solo pochi anni

dopo l’editto di Costantino del 313;

tale istituzione avvenne qui e non

altrove proprio perché il centro era

già evidentemente dotato di tutte

quelle strutture politico-amministrati-

ve e sociali necessarie ad iniziare una

inedita fase storica come quella del

cristianesimo ufficiale, con i rappre-

sentanti della Chiesa, i vescovi, a diri-

gere territori che prima erano sotto il

diretto ed esclusivo controllo della

casa imperiale.

Oggi le documentazioni materiali

dell’antica Voghenza sono visibili nel

Museo Civico del castello di

Belriguardo, a Voghiera, e nel Civico

Lapidario di Ferrara. A Belriguardo

sono esposti tutti i corredi della

necropoli scavata dalla Soprintenden-

za Archeologica dell’Emilia Roma-

gna dal 1976 al 1983 (visitabile dal-

l’alba al tramonto) e reperti pertinenti

l’intero territorio, mentre il lapidario

ferrarese conserva alcuni sarcofagi in

marmo ed iscrizioni trovate casual-

mente nei secoli scorsi nelle campa-

gne di Voghenza.

Le vetrine del museo di Voghiera

espongono tutti i corredi funerari

delle 67 tombe esplorate nella necro-

poli di via D. Alighieri, tra cui spicca-

no per particolare bellezza i vetri, il

vasellame, le ambre ed uno straordi-

nario balsamario in sardonice, unico

per forma, lavorazione e conservazio-

ne, risalente al primo sec. d. C. .

Il Museo Civico di Voghiera, aperto

nei giorni festivi, attiva frequente-

mente collaborazioni con il nostro

Gruppo Archeologico Ferrarese.

Per ulteriori informazioni rivolgersi

al Comune di Voghiera (tel

0532.328511).

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

AA.VV. Voghenza, una necropoli di

età romana nel territorio ferrarese, ed.

Belriguardo, Ferrara 1984;

Ottorino Bacilieri, Storia archeolo-

gica di Voghenza e del suo territorio,

Edizioni Arstudio C, Portomaggiore

(FE) 1994;

Giovanni Uggeri, Problemi storico-

topografici del Territorio di

Voghenza. L’evo antico, in Analecta

Pomposiana XXV°, L’antica Diocesi

di Voghenza, le radici cristiane di

Ferrara, Portomaggiore (FE) 2001.

Balsamario in sardonice da Voghenza.

Vetri di età imperiale dalla necropoli di Voghenza.

Anelli in ambra dalla necropoli di Voghenza.

Cippo funerario di Halus (I sec. d. C).

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Nuova ARCHEOLOGIAMag.-Giu. 2006 3

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Informazioni sul sito internet:wwwgruppiarcheologici.org Segreteria nazionale: tel. 0639376711 fax 066390133

AGEVOLAZIONI PER I SOCI DEI GRUPPI ARCHEOLOGICI D’ITALIA

Lo scorso mese di Aprile all’im-

provviso, prematuramente stronca-

to da un infarto ci ha lasciato Ivo

Forgnone, membro del comitato

esecutivo del GAR responsabile

della struttura del campo di Tolfa

dirigente da anni del Gruppo

Archeologico Romano. Iscrittosi al

GAR negli anni 60 se ne era allon-

tanato per motivi di lavoro e si era

reiscritto nel 1994. Per molti anni

ha partecipato all’attività culturale,

specie nel campo dell’Etruscologia

che era il suo preferito, frequentan-

do corsi e campi (Ischia di castro,

Tolfa e soprattutto Farnese di cui

fece parte del Gruppo trainante

durante la gestione di Mauro

Incitti) Alla fine degli anni 90 entra

nel Consiglio Direttivo e comincia

a intensificare il suo impegno nel-

l’associazione. Ma è dal 2003 che il

suo apporto si fa sempre più prezio-

so ed essenziale. La sua generosità

lo porta a dare tutto se stesso per la

rinascita del Campo di Tolfa resti-

tuito all’associazione dopo 7 anni

dall’amministrazione comunale;

come era nella sua indole che non

conosceva mezze misure Ivo si era

impegnato oltre i limiti che il suo

fisico gli concedeva. Allegro e

malinconico sapiente e fanciullesco

dotato di un innato senso della con-

vivialità, che esplicava a pieno

nella sua grande passione di cuoco

raffinato ed esigente, era diventato

il punto di riferimento di tutti quel-

li che avevano la fortuna di collabo-

rare con lui e la colonna portante

del campo di Tolfa; lascia un vuoto

difficilmente colmabile come tutti i

grandi personaggi che si sono

impegnati nella nostra associazione

sia a livello organizzativo che

umano.

Grazie a lui tante iniziative sono

state possibili; tante cose nella

organizzazione dei nostri campi

sono cambiate, più stretto si è fatto

il rapporto con le comunità locali

oltre i limiti dell’archeologia e dei

programmi di attività. Tanti ragazzi

che lo hanno conosciuto, lo aveva-

no apprezzato e gli volevano molto

bene, si erano abituati a scherzare e

a giocare con lui ma anche ad

apprezzare le sue intuizioni e a

seguirne i consigli. Ci mancherai a

tutti. Ciao Ivo

IVO CI HA LASCIATO

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Un gruppo di giovani, studentidella Facoltà di Conservazione deiBeni Culturali, nella scorsaestate, ha partecipato ad unodei campi di scavo dei G.A.d’Italia nell’Etruria meridio-nale. Lo scambio di esperienzecon altri volontari dei G. A.d’Italia ha stimolato in loro unsentimento di tutela e valoriz-zazione dei Beni Culturalidella propria realtà territoriale.

Simpatizzanti dell’areanapoletana avevano manife-stato la loro disponibilità edinteresse per la costituzione diun G.A. nell’area napoletana, traquesti il prof. Fernando Spagnuolo,amico e socio da vecchia data.

Con determinazione questi gio-vani promotori hanno contattatoaltri possibili interessati, hanno pre-parato un atto costitutivo e un rego-lamento, hanno elaborato un pro-gramma di attività conforme ai det-tati dello Statuto Nazionale, hannofatto volantinaggio nella propriafacoltà, hanno allestito un sitointernet, hanno fondato il GruppoArcheologico Partenopeo.

Giuliano Vacca, Pasquale Raso,Antonio Arpino, Alessandra DeLuca, Felice Di Maro, FrancescoGiordano, Rosaria Imperato,Morena Mignola, GiovannaNapolitano, Germana Pecoraro,Laura Pietrunti, Daniela Rebbecchi,Alessandra Silipo, Marica Sodano,Silvia Tarallo, Antonella Tolve,Alfonso Vitale, Luisa Masera,Fabio Salvato, coordinati daFernando Spagnuolo, con il loroGruppo rappresentano un altro tas-sello che si aggiunge al mosaico deiG.A. presenti in Campania e vannoa completare la nostra presenza nel-l’area napoletana dove sono già

operativi il G.A. Vesuviano di Torredel Greco, il G.A. “Terre di

Ottajano” di Terzigno, il G.A.“Terramare3000” di Poggiomarino,il G.A. “Terra di Palma” di PalmaCampania.

La scuola Aganoor, diretta dalprof. Spagnuolo è stato il luogodove si sono tenuti i primi incontri,da cui sono scaturiti i programmidelle attività da svolgere nei prossi-mi mesi.

Questo Gruppo si propone,attraverso la collaborazione conAssociazioni, con Enti preposti,con Scuole, di far conoscere le evi-denze culturali del territorio napo-letano, non conosciute o comunquenon oggetto di attenzione, attraver-so conferenze, incontri, prestandola loro opera nelle operazioni voltealla salvaguardia ed al recupero daldegrado.

Giovedì 30 marzo 2006 hannopresentato ufficialmente i compo-nenti del Gruppo ed il programmadelle attività che intendono svolge-re in questo anno.

Il Direttore, Fernando Spagnuo-lo, ha tracciato a grandi linee lanascita del Gruppo presentando icomponenti del ConsiglioDirettivo. Ha ringraziato gli inter-venuti invitandoli a percorrereinsieme questo cammino di culturae di riscoperta della conoscenza.

Particolare importanza rivesto-no le visite guidate programmateper il primo semestre del 2006.

Quella prevista nel mese dimaggio alla Marianella coincide

con la manifestazione organizzataogni anno dai Gruppi Campani

denominata “Itinerari culturalidi Maggio”. Si svolgerà in unterritorio particolarmente caldodel Comune di Napoli,“Marianella”, quartiere diNapoli dove il degrado ha rag-giunto livelli altissimi, adia-cente con l’altro quartiere, tri-stemente famoso per droga esottosviluppo, “Scampia”. Inun’area tanto bisognosa dirinascita, soprattutto culturale,i nostri pionieri guideranno ivisitatori alla scoperta della

storia di questo antico quartiere,dove già opera “Marianella nostra”,un’Associazione che opera nelMadagascar e nel sociale nel nostroterritorio, guidata da Alfonso Vitaleche fa parte del consiglio direttivoed ha partecipato alla sua costitu-zione.

Il percorso di visita toccherà lacasa ed il Museo di S.Alfonso sededi “Marianella nostra”, poi la villarustica romana situata in questo ter-ritorio che il Gruppo chiederà inaffidamento alla SoprintendenzaArcheologica.

Un altro importante appunta-mento è previsto per il mese di giu-gno, consiste in una visita al Museosommerso di Baia a bordo di unbattello con fondo trasparente chepermette di ammirare il fondale delgolfo di Baia con le sue evidenzearcheologiche ed i resti del ninfeodi Punta Epitaffio.

Alla ripresa autunnale dell’atti-vità sono previste visite guidate allaNapoli greco-romana, ad Ischia, alMuseo di Sorrento ed alle villevesuviane.

I responsabili dellevarie branche di attivitàhanno tracciato le lineeguida del proprio settoredi attività.

Giuliano Vacca,segretario, curerà i rap-porti con Enti edIstituzioni.

Alessandra Silipo,responsabile della didat-tica, propone una serie

di conferenze sulla ceramica, sullenozioni fondamentali dell’archeo-logia e sulle terminologie appro-priate.

Daniela Rebbecchi e RosariaImperato curano una particolaresezione della didattica, quella rivol-ta alle scuole.

Una serie di attività, differen-ziate in base all’età dei partecipan-ti, offrono opportunità educative,pensate e realizzate per i ragazzi emirate a far percepire l’archeologiacome uno strumento vivo, capacedi insegnare a capire il proprio pas-sato, e quindi la storia, attraversomappe concettuali, oggetti e foto.

Il progetto elaborato per lescuole elementari prevede quattroprogrammi:

1. un approccio all’archeologia,basato sulla figura dell’archeologo,sull’attività di scavo con relativistrumenti e sullo studio delle diver-se categorie di reperti fino alla loromusealizzazione;

2. lo studio della vita dell’uomopreistorico attraverso le varie attivi-tà per la sua sopravvivenza: la cac-cia, l’allevamento, l’agricoltura, lalavorazione dei metalli, la produ-zione di ceramica e la realizzazionedi vasellame utilizzando le antiche

Nuova ARCHEOLOGIAMag.-Giu. 20064

Gabriele Addonisio

Un nuovo Gruppo Archeologico in Campania:

il Partenopeo

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tecniche di lavorazione;

3. (dedicato all’alimentazione):un confronto fra l’alimentazionedegli antichi romani e quella attua-le;

4. uno sguardo alla moda e aicostumi dell’Italia antica: abbiglia-mento, calzature, acconciature,gioielli, cosmesi.

Giovanna Napoletano, respon-sabile della ricerca, coordina questaattività, in particolare ha curatoinsieme a Pasquale Raso,viceDirettore, le ricerche per la pre-parazione di un DVD che è statoproiettato durante la cerimonia.

Morena Mignola, cura l’attivi-tà giornalistica e l’immagine.Intende promuovere le attività delGruppo facendo ricorso aSponsors che finanzino le attivitàeditoriali: il notiziario“Parthenos” ed il sito internetwww.gruppoarcheologicoparte-nopeo.org. In questa specificaoccasione ha curato l’uscita delnumero unico del notiziario daltitolo. Spera di poter arrivare allaperiodicizzazione ed alla registra-zione dello stesso.

Gabriele Addonisio, direttoreregionale, ha portato il benvenuto anome del Comitato RegionaleCampania e della DirezioneNazionale dei G.A. d’Italia. Haespresso il proprio compiacimentoper la vitalità e determinazione chei promotori hanno profuso nell’or-ganizzare un’attività culturale cosìimportante.

Al termine della conferenza, iconvenuti hanno potuto degustarealcuni prodotti tipici ed hanno brin-dato alla buona riuscita del nuovoGruppo Archeologico Partenopeo,nel cortile della Biblioteca Comu-nale di Pomigliano d’Arco cheospitava la manifestazione.

5Nuova ARCHEOLOGIAMag.-Giu. 2006

Quello che rimane di una villa rusti-ca in località Cupa Martella, databilealla prima metà del I secolo d.C.,attiene ad un complesso produttivoidentificato durante gli scavi condot-ti dalla SoprintendenzaArcheologica. Attualmente è visibilesolo una parte la restante ricade sottospazi occuparti da civili abitazioni.

L’edificio a pianta rettangolaredi circa m.30 x 34 si sviluppa in trecorpi disposti intorno ad un cortilecentrale chiuso nel quarto lato adest da un muro di cinta su cui siapriva l’ingresso principale. Nellacontrapposta parte ovest si aprivaun ingresso secondario come testi-moniato da resti di mura in opusreticulatum. Una pregevole rico-struzione in 3D, operata daPasquale Raso, può darci l’ideadella sua articolazione.

Due edifici, adibiti ad uso agri-colo o di servizio, sono disposti suilati più corti e comunicano con ilcortile per mezzo di un portico delquale si conservano ancora le fon-dazioni. La tecnica costruttiva è daricondurre all’ opus reticulatum ed ipavimenti dovevano essere in terrabattuta, ciò, insieme ai reperti rin-venuti, permette di stabilire che èstata costruita su una precedentevilla di epoca repubblicana. L’altrocorpo di fabbricato è stato probabil-mente abitato fino al tardo-antico oal periodo medioevale come testi-moniano alcune ristruttura-zioni.

E’ una villa della tipologiaad “U” molto diffusa nellaprovincia imperiale e costi-tuisce un modulo molto adat-to allo sfruttamento dei terre-

ni assegnati in occasione di dedu-zioni a coloni e veterani.

Sono stati trovati i seguentimateriali: ceramica campana “A” avernice nera (III – I a.C.), anforelocali e di importazione, ceramicasigillata chiara A (II d.C.), ceramicaalto-medioevale, una moneta del-l’ultima monetazione napoletana (IImetà del III sec. d.C.).

Il Gruppo ArcheologicoPartenopeo ha come obiettivo l’af-fidamento da parte dellaSoprintendenza per poterla pulireed aprire al pubblico.

LA VILLA RUSTICA DI MARIANELLA

Il presente articolo integra ecompleta quello pubblicato sulnumero di maggio/giugno 2004 diArcheologia presentando i dati sudue nuovi rinvenimenti monetali esull’identificazione di una monetarinvenuta durante gli scavi del 1996nel cosiddetto “settore i”.

Approfitto di questa introduzio-ne per ringraziare sentitamente ladottoressa Paola Giovetti, vicedi-rettore del Museo Archeologico diBologna, per l’aiuto prestatami eper segnalare che il detto museo staper rendere disponibile online ildatabase contenente il suo interomedagliere: una delle collezioni piùimportanti e complete del panora-ma italiano e un servizio che forni-rà un enorme aiuto a tutti i numi-smatici del mondo.

Il “settore i” prima nominato èun’area della necropoli che ospitauna serie di grandi recinti funeraricon sepolture per lo più a incinera-

zione; delle 42 sepoltu-re rinvenute, circa unterzo ospitavano all’in-terno la presenza mone-tale. All’interno deglistrati di riempimento trale sepolture più antiche(risalenti al periodo au-gusteo e giulio-claudio)è stata rinvenuta unamoneta che è statofinalmente possibileidentificare come un

asse neroniano probabilmente risa-lente all’ultimo anno di regno del-l’imperatore, il 68 d.C. (v. scheda32).Pur con le dovute riserve del caso,non è infatti inusuale che una monetapotesse essere conservata anche persvariati decenni prima di essere uti-lizzata come “obolo di Caronte, que-sto ritrovamento pare riempire il gaptemporale tra i molti ritrovamenti delregno di Claudio (41-54 d.C.) effet-tuati nel settore (v. schede 15, 17, 20dell’articolo citato) e i più tardi ritro-vamenti domizianei (81-96 d.C. -schede 23, 24, 25).

Nel lavoro di ripulitura dellastrada basolata in direzione nordverso Falerii Novi, invece, sonostate rinvenute nelle ultime due sta-gioni di scavo un asse di Claudio(31) con testa di Germanico (tipolo-gia non ancora rinvenuta in questiscavi) databile attorno alla metà delI secolo d.C. e, soprattutto, un anto-niniano di Aureliano (270-275d.C.), che si colloca come la mone-ta più tarda sicuramente databilerinvenuta sinora sulla Via, testimo-nianza del continuo passaggio dimerci e persone cui la via ha conti-nuato ad assistere durante l’imperoromano.

CLAUDIORoma 50 (+?)-54 d.C. (RIC),

42-43 d.C. (von Kaenel BNum 2-3)

Asse, AE31) D/ Testa di Claudio volta a

s.; TI CLAVDIVS CAESAR AVGP M TR P IMP P P

R/Libertas paludata stante a d.con la d. protesa e pileo nella s.;LIBERTAS AVGVSTA, SC ai latidella figura _ Cfr. RIC 113

Provenienza: Via Amerina.Cavo degli Zucchi. US 26 crepidineW. Comune: Fabrica di Roma(VT); peso 9,6 g, diametro 2,8 cm

NERONERoma c. 68 d.C., Asse, AE32) D/ Testa di Nerone; laurea-

to; volta a d.; IMP NERO CAESARAVG GERM

R/ Vittoria volante verso s. conin entrambe le mani scudo inscrittoSPQR. _ Cfr. RIC 351

Provenienza: Via Amerina.Cavo degli Zucchi. Settore i2.Comune: Fabrica di Roma (VT),peso 8,79 g, diametro 2,825 cm

AURELIANOSiscia 270-275 d.C.

Antoniniano, mistura33) D/Busto di Aureliano a d.,

drappeggiato, radiato; IMP CAVRELIANVS AVG

R/ Concordia stante verso s.,con 2 insegne; CONCORDIA MILI

Cfr.: RIC 192Provenienza: Via Amerina.

Cavo degli Zucchi. Settore g, US2233. Comune: Fabrica di Roma(VT); peso 2.01 g diametro 1.98 cm

Marco Mengoli

Ritrovamenti monetali nella necropoli

meridionale di Falerii Novi 2° parte

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I condotti di aerazione dellacamera della regina nella piramidedi Cheope offrono la stranezzadella loro occlusione a circa 60 m.di altezza da parte delle famose pie-tre con “maniglie”.

Di questo dettaglio abbiamo giàavuto modo di occuparci in un arti-colo già comparso su questa rivista(cui adesso aggiungiamo i disegni),ma questi condotti nascondono altrimisteri.

In primis, il loro scopo incom-prensibile. Pazienza. Poi, non si sase e dove essi sbuchino all’esterno(secondo me la risposta è affermati-va, si tratta solo di cercare concura), ma la cosa più deprimente èil fatto che essi erano “ciechi” allivello della camera, dal momentoche si arrestavano ad una decina dicentimetri all’interno delle paretinord e sud senza mai aver realmen-te comunicato con l’interno dellastanza.

Solo il rumore fesso in rispostaad una grossolana indagine acusticaha consentito a suo tempo la loroscoperta, realizzata sbrigativamentecon mazza e scalpello.

Potrebbe bastare come rompica-po, ma ahimè c’è dell’altro: i duecondotti raggiungono la cameradella regina scendendo dall’alto,tuttavia, limitatamente allo spesso-re delle pareti laterali della stanza,essi avanzano orizzontalmente, giu-sto fino ai due sottili diaframmi giàdescritti.

Ebbene, dopo la loro apertura,nel tratto orizzontale di uno dei duecondotti, sono stati scoperti treoggetti, gli unici mai rinvenutiall’interno della piramide.

Si trattava di un manufatto inlegno recante segni e tagli partico-lari, di un doppio gancio in ramesimile ad un’ancora (foto) e di una

sfera in pietra dura,credo diorite.

I tre reperti pre-sero la via dell’In-ghilterra, ma delmanufatto igneo sipersero malaugura-tamente le tracce.

Peccato, perchétrattandosi di sostan-za organica, essoavrebbe potuto esse-re datato col metododel carbonio 14 defi-nendo una volta pertutte l’epoca di co-struzione della pira-mide.

Restano gli altridue oggetti.

La sfera in pietradoveva essere unattrezzo molto diffu-so all’epoca, trattan-dosi dello strumentocon il quale i lavoratori del granitone rettificavano le dure superficiasportando piccole schegge me-diante percussione, avvicinandosicosì pazientemente alla levigaturafinale da realizzarsi con polveriabrasive.

Ricordo che all’interno dellapiramide esistono numerosi grandimonoliti in granito perfettamentelevigati.

L’ultimo oggetto può apparirepiù incomprensibile, ma per chi hadimestichezza di cose marinare, haun’aria molto familiare: se immagi-niamo di montarlo in cima adun’asta fissandolo con un paio dichiodi passanti (che sembrano esse-re tuttora presenti nell’oggetto),otterremo lo strumento che ancoraoggi consente, durante gli ormeggi,di “pescare” in acqua una cima.

Torniamo adesso ai condotti: se

ignoriamo tutto di quelli inferiori,per fortuna sappiamo abbastanza diquelli superiori, avendo potutoosservare i loro sbocchi all’esterno.In particolare meraviglia la curacon la quale essi sono stati realizza-ti, con pietre sagomate ad arte eposizionate secondo uno schemacomplesso. Questo lavoro minuzio-so, ci dice che durante la crescitadella piramide queste pietre dove-vano essere le prime ad ergersi dalpiano di lavoro.

Veniamo infine al tentativo dispiegazione.

Immagino che per garantirel’assenza di corpi estranei nellecavità fossero state date disposizio-ni severissime e meticolose.Immagino anche che per ognunodei condotti in costruzione, cidovesse essere almeno un architettofidato e responsabile che curasse ilcorretto posizionamento di ognisingola pietra, e siccome i condottisalgono secondo una pendenza par-ticolare, niente di strano se l’archi-tetto avesse avuto a disposizioneuna specie di “sesta”, uno strumen-to per controllare angoli e misure,realizzata in legno.

Può anche essere che per ecces-siva confidenza col lavoro, nonsempre le corrette procedure disicurezza venissero rispettate, eallora…...

Un attimo di distrazione e lasesta, sfuggita di mano, scivolaall’interno del condotto, quandoormai l’altezza della piramide è taleda non consentirne il recupero conaste o canne.

Probabilmente il responsabile

avrà taciuto il proprio misfatto, madi certo avrà tentato l’impossibileper rimediare al danno, utilizzandogli oggetti disponibili in sito (ilNilo e il porto sono vicini) nel pocotempo a disposizione (…una not-te?).

Ecco allora prendere corpo uningegnoso tentativo di recupero: sefosse possibile far scivolare allespalle della sesta l’ancoretta dirame legata ad un cordino moltosottile, si potrebbe sperare di“pescarla” e farla risalire, ma comedetto, è necessario tentare l’aggan-cio da dietro, e l’ancoretta non hauna massa tale da trascinare la funi-cella e al tempo stesso superarel’ostacolo con il solo abbrivio dellacaduta. Occorre aiutarsi con qual-cosa di più pesante, capace di tra-sportare efficacemente il rampinooltre la sesta, avanzando magarianche lungo il tratto orizzontale, iltutto senza creare altre complica-zioni in fase di recupero. Cosa potràfunzionare meglio di una sfera dipietra opportunamente legata sottol’ancoretta?

Mi immagino il povero architet-to, impegnato nella sua pescadisperata e il momento drammaticoin cui il cordino lo ha tradito…..

6Nuova ARCHEOLOGIA

Mag.-Giu. 2006

Piccin Efrem

Il mistero dei tre oggettiPossibili

Soluzioni

Di

Enigmi

Storici

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Nuova ARCHEOLOGIAMag.-Giu. 2006 7

Foto e testo di Giorgio Poloni

VIAGGIO STUDIO DEL GAR IN LIBIA - NOV 2005

I Tuareg e l'erg di Ubari Non solo Leptis

Quinto giorno di viaggio. Partenza da Shaba in direzione sud edopo pochi chilometri trasbordo del

gruppo su 12 Land Cruiser Toyota4.2 TD, condotti da autisti Tuareg,destinazione l'erg di Ubari fino a

Jarmah. La comitivaè piacevolmente ecci-tata dalla prospettivadel viaggio nel deser-to e dalla presenza deimisteriosi Tuareg, de-scritti come apparte-nenti ad un'etnia conun'identità culturalemolto forte, orgoglio-si ma anche generosie di carattere allegro.Vivaci i colori dellepalandrane e dei tur-

banti, un lembo dei quali viene solle-vato a coprire naso e bocca, al mini-mo levarsi di un refolo di vento.E' evidente che si divertono unmondo nell'affrontare con ilToyota la salita di una duna allamassima velocità consentita dallasabbia, arrestarsi sulla cresta, vol-tarsi un attimo a fissare i nostriocchi sbarrati e le nostre maniben strette ad ogni appiglio, perpoi ingranare la marcia e "tuffar-si" nel cavo.

Dune di sabbia fino all'orizzon-te, tutte uguali e tutte diverse, eall'improvviso l'azzurro di un lago

circondato dall'anello verde di unpalmeto: siamo nel territorio abita-to fino a pochi anni fa dai Dawada,popolazione di origine sahariana,per i quali il lago di Gabraoun erala fonte principale di sostentamen-to. Infatti, commerciavano sale epiccoli crostacei (artemia salina),di cui erano golosissimi, e per que-sto erano soprannominati "man-giatori di vermi". I loro discenden-ti ora abitano in villaggi modernilungo un vicino uadi, però, unavolta l'anno, attraversano il desertoe ritornano al lago, presso il quale

è sepolto il più venerato dei loro"marabut" (capo-sacerdote-sciama-no che si occupava di salute, ordinee gestione del sacro).Il programma del giorno succes-sivo prevede il ritorno a Shaba,sempre attraverso il deserto, dopoaver visitato i resti di una villa edi una tomba romane, e Garama,la città dei misteriosi Garamanti,sconfitti dalle legioni (incredibi-le! si erano spinte fin qui: siamo a26 gradi e mezzo di latitudinenord, a circa 350 chilometri daltropico del cancro).

Purtroppo il ritardo accumulatonelle visite ci costringe a modifica-

re l'itinerario di ritorno, che si èsvolto lungo una normale stradaasfaltata.

Hassan, il nostro autista, notan-do nei nostri commenti un po' dirimpianto per la mancata secondatraversata del deserto, ci ha chiesto:

"Perché avere visto rovine sepiacere più deserto?".

Uno di noi ha risposto:"Così ha deciso il nostro capo,

cosa possiamo fare?"E Hassan, con un lampo ironico

negli occhi nerissimi: "Cambiare capo".

Quale miglior posto per pregare?

Autisti in pausa lavoro

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8Nuova ARCHEOLOGIA

Mag.-Giu. 2006

Ma quale fu la più antica battagliadella storia? Di tanto in tanto si senteparlare, oppure si legge, della piùantica battaglia che sia stata combat-tuta, e dove e quante tracce di questabattaglia sono state ritrovate tra armie resti umani ed anche animali, fede-li compagni di massacro.

Sull’articolo è illustrata una bat-taglia che forse non è stata la primama certamente è stata sanguinosa ecrudele. Le armi non sono moltosofisticate, i guerrieri si devonolimitare a sfere di argilla ben pres-sata lanciate con fionde e catapultema che comunque riescono adabbattere le mura di difesa dellacittà che viene poi incendiata non

appena i vincitori riescono a pene-trarvi.

La zona indagata si trova neldeserto al confine tra Siria ed Iraq aTell Hamukar dove gli archeologidi Chicago scavano dal 1999; inparticolare le ricerche nei 300 me-tri quadri dove si trovano i resti del-l’antica città di Tell Hamukar pro-seguono dal 2003, con ritmo irrego-lare date le condizioni create dallaguerra moderna.

Il capo della spedizione,Clemens Reichel, ha voluto usarelo stato di guerra attuale come pie-tra di paragone: “la battaglia di TellHanukar è stata la “shock and awe”del quarto millennio a.C. ha detto

riferendosi alla campagna di bom-bardamenti “colpisci e atterrisci”lanciata dagli U.S.A. contro l’Iraq.

L’attrito fra gli abitanti del suddi Uruk e quelli della sua ex coloniasettentrionale di Tell Hamukar paresia stata causata dalla differenza disviluppo e dalla possibilità di utiliz-zo di risorse naturali come pietra,legno e metalli a favore degli abi-tanti del sud. La battaglia avvenneintorno al 3.500 a.C. e gli scavihanno restituito 1.200 proiettili diargilla di circa 4 cm di diametro e120 più grandi con circa 8/10 cm didiametro. Ma insieme agli strumen-ti della guerra la città ha restituitoun ritratto impareggiabile della vita

quotidiana di ben 5 millenni emezzo fa. La città, che dopo lasconfitta fu occupata dai vincitori,ha restituito forni e distillerie,magazzini e depositi di vasellame.Accanto al vasellame sono riemersidalla sabbia anche oggetti di culto estrumenti necessari alle praticheamministrative insieme ad alcunisigilli di osso a forma di animale.“Ogni oggetto sepolto dalla battagliaè rimasto esattamente com’era” spie-ga Reichel “sembrava aspettare solodi essere riscoperto da noi”.

La campagna di scavi è orainterrotta, come allora anche oggi èla guerra che preserva i reperti anti-chi sotto uno strato di argilla.

La Repubblica 17 dicembre 2005

articolo di Elena Dusi

a cura di Fiorella Acqua

Quasi seimila anni fa la “più antica battaglia della storia”

L’UNESCO lancia l’allarme: dopo le scorre-rie di guerra nel museo di Bagdad (abbiamo tuttinegli occhi le immagini di quelle sale semivuo-te e di statue rovesciate), preziosi monumenti

sono minacciati dalla presenza stessa dei soldatioccidentali.

A Babilonia, dalla porta di Ishtar, decoratacon iscrizioni in alfabeto cuneiforme e consplendide figure di draghi, sono state divelte easportate preziose mattonelle. Nelle vicinanze icingolati hanno distrutto antichi pavimenti,mentre lo scavo di trincee o di vie di transitoper i pesanti blindati ha distrutto interi stratiarcheologici ricchi di testimonianze.Una pistaper elicotteri è stata costruita lungo l’antica“strada processionale” che taglia in dueBabilonia e che fu chiamata Ai-ibur-shabu(“che nessuno l’attraversi”): ogni ironia è fuoriluogo.

Su pressioni della comunità scientifica, inparticolare dell’UNESCO, il cosiddetto CampBabylon è stato smantellato e il Governo delPaese ha nominato una missione di studiosi ira-cheni che monitorerà i danni e metterà in attomisure urgenti prima che la situazione degene-ri.Atenei e Istituzioni italiane stanno predisponendoun piano di interventi concreti; d’altronde ilnostro Paese è presente in Mesopotamia, con mis-sioni di studio e di scavo, da più di un secolo.

E’ del CNR il progetto di ristrutturazione eriorganizzazione degli spazi espositivi delMuseo di Bagdad perché torni ad essere visita-bile, dopo aver recuperato gran parte deglioggetti depredati.

L’Università di Pavia ha attivato il sito inter-net Mesopotamia oggi, aggiornato in temporeale su ogni aspetto della realtà archeologicairachena.

OPERAZIONE ANTICA BABILONIA

Effetti collaterali.

www.archeomedia.net

puntuale la redazione dei soci della

Mediares nel parlare di archeologia, anche

quella meno nota, nell’interessante rivista tele-

matica Archeomedia.

www.eternalegypt.org

sorprendente museo virtuale realizzato da

IBM in collaborazione con alcuni enti museali

egizi, in inglese, ma le splendide opere visua-

lizzabili non chiedono parole.

www.unipv.it/orientpv/

curato dall’Università di Pavia, Iraq: il pas-

sato ed il presente archeologico, compreso

naturalmente il Museo di Bagdad di cui si

stanno recuperando gli oggetti depredati.

a cura di Giorgio Poloni

Da Il Venerdi di Repubblica

Aristide Malnati