L’anima indaga su di sé

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DIOGENE 84 N. 28 Settembre 2012 QUESTIONI CHE CONTANO onoscere se stessi significa anche e soprattutto sapersi co- struire e progettare. Diventa, quindi, una ricerca necessaria ai fini del nostro ruolo nel mondo lungo il corso della vita. Uno scopo che senza conoscerci non po- tremmo raggiungere. Prima di affron- tare il discorso della conoscenza di sé, credo sia opportuno approfondire le definizioni di “conoscenza” e di “se stesso”. Secondo una definizione generale, co- noscere significa saper definire, control- lare e discutere qualcosa che può essere a sua volta definito come ‘“oggetto” della conoscenza. E se esiste l’oggetto su cui l’atto del conoscere si configura, chi è che compie l’azione di conoscere? L’uomo, il soggetto. Risulta plausibile pensare che senza l’oggetto, la ricerca fatta dal soggetto non avrebbe inizio e che, quindi, la conoscenza non è altro che il nostro voler definire ciò che si presenta dinanzi alla nostra mente o ai nostri sensi. Per sé, invece, è comune intendere quella parte di noi che rimane tale, anche lungo il corso della nostra esi- stenza. Potremmo metaforicamente immaginare noi stessi come un oggetto circolare il cui nucleo rappresenta il “se stesso”, mentre la superficie, esposta a cambiamenti di ogni sorta, rappresenta la nostra esistenza e l’esperienza che at- traverso essa facciamo del mondo. Ma da cosa ha origine la sfera, se non dal suo nucleo? L’identità gestisce il nostro essere, rap- portato sia a noi stessi sia alla società che ci circonda. Creare un’identità è un compito importante quanto difficol- toso, ma pur sempre necessario. Il dilemma sorge spontaneo: cosa ac- cade quando l’oggetto della conoscenza coincide con il soggetto? Ciò che dob- biamo conoscere è quella parte di noi che ci è estranea ma che è comunque legata al soggetto attraverso un rap- porto di appartenenza e causalità. Il soggetto sa dell’esistenza, al suo interno, dell’oggetto da conoscere ma la sua pre- senza non è constatabile con i sensi. Proprio questo rende la ricerca di sé complessa, in quanto è una conoscenza probabile e non tangibile, a differenza di quella scientifica che segue l’osserva- zione della natura secondo la teoria quantistica. Tuttavia, conoscere implica far riferimento a nozioni ed informa- zioni in qualsiasi contesto e situazione e, quindi, il concetto stesso di cono- scenza si configura come possibilità di educazione e formazione. Per cui, se per conoscenza intendiamo il processo e i contenuti che ci permettono di definire e cogliere l’oggetto, con autocono- scenza ci riferiamo essenzialmente al- l’autoformazione, poiché obiettivo sottostante è scoprire ed indagare le parti estranee all’essere costituendole come proprie. La ricerca filosofica dell’io è una rifles- sione necessaria su ciò che di noi non conosciamo e che, nel suo essere com- plessa, poiché strutturata da varie azioni autoconoscitive interne, è anche utile a fornire interrogativi sul nostro L’anima indaga su di sé Tra i tanti quesiti che affliggono la mente umana, c’è senza dubbio il problema del conoscersi, l’eterna domanda: “Chi sono io?”. Ma perché è cosi importante sapere chi si è? C K Pasquale Merolla Classe IV H, Liceo Scientifico Tarantino, Gravina di Puglia.

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di Pasquale Merolla Classe IV H, Liceo Scientifico Tarantino, Gravina di Puglia.

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DIOGENE84N. 28 Settembre 2012

Q U E S T I O N I C H E C O N T A N O

onoscere se stessi significaanche e soprattutto sapersi co-struire e progettare. Diventa,quindi, una ricerca necessariaai fini del nostro ruolo nel

mondo lungo il corso della vita. Unoscopo che senza conoscerci non po-tremmo raggiungere. Prima di affron-tare il discorso della conoscenza di sé,credo sia opportuno approfondire ledefinizioni di “conoscenza” e di “sestesso”. Secondo una definizione generale, co-noscere significa saper definire, control-lare e discutere qualcosa che può esserea sua volta definito come ‘“oggetto”della conoscenza. E se esiste l’oggettosu cui l’atto del conoscere si configura,chi è che compie l’azione di conoscere?L’uomo, il soggetto. Risulta plausibilepensare che senza l’oggetto, la ricercafatta dal soggetto non avrebbe inizio eche, quindi, la conoscenza non è altroche il nostro voler definire ciò che sipresenta dinanzi alla nostra mente o ainostri sensi.Per sé, invece, è comune intenderequella parte di noi che rimane tale,anche lungo il corso della nostra esi-stenza. Potremmo metaforicamenteimmaginare noi stessi come un oggettocircolare il cui nucleo rappresenta il “sestesso”, mentre la superficie, esposta acambiamenti di ogni sorta, rappresentala nostra esistenza e l’esperienza che at-traverso essa facciamo del mondo. Mada cosa ha origine la sfera, se non dalsuo nucleo? L’identità gestisce il nostro essere, rap-

portato sia a noi stessi sia alla societàche ci circonda. Creare un’identità è uncompito importante quanto difficol-toso, ma pur sempre necessario.Il dilemma sorge spontaneo: cosa ac-cade quando l’oggetto della conoscenzacoincide con il soggetto? Ciò che dob-biamo conoscere è quella parte di noiche ci è estranea ma che è comunquelegata al soggetto attraverso un rap-porto di appartenenza e causalità. Ilsoggetto sa dell’esistenza, al suo interno,dell’oggetto da conoscere ma la sua pre-senza non è constatabile con i sensi.Proprio questo rende la ricerca di sécomplessa, in quanto è una conoscenzaprobabile e non tangibile, a differenzadi quella scientifica che segue l’osserva-zione della natura secondo la teoriaquantistica. Tuttavia, conoscere implicafar riferimento a nozioni ed informa-zioni in qualsiasi contesto e situazionee, quindi, il concetto stesso di cono-scenza si configura come possibilità dieducazione e formazione. Per cui, se perconoscenza intendiamo il processo e icontenuti che ci permettono di definiree cogliere l’oggetto, con autocono-scenza ci riferiamo essenzialmente al-l’autoformazione, poiché obiettivosottostante è scoprire ed indagare leparti estranee all’essere costituendolecome proprie. La ricerca filosofica dell’io è una rifles-sione necessaria su ciò che di noi nonconosciamo e che, nel suo essere com-plessa, poiché strutturata da varieazioni autoconoscitive interne, è ancheutile a fornire interrogativi sul nostro

L’anima indaga su di séTra i tanti quesiti che affliggono la mente umana, c’è senza dubbio il problema del conoscersi, l’eterna domanda: “Chi sono io?”. Ma perché è cosi importante sapere chi si è?

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K Pasquale MerollaClasse IV H, Liceo Scientifico Tarantino, Gravina di Puglia.

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senso nel mondo e su chi siamo (rap-presentando un ampio argomento sucui pensare e dibattere in ambito filo-sofico).

L’anima indaga su se stessa

L’uomo è libero di costruirsi? Sì, lo è,ma sceglie di essere schiavo all’internodi una società in cui l’essere accettatidalla massa diventa unica ragione divita e il conformismo regna sovrano. Ilcamaleonte che si riduce ad automaviene spazzato via dalla non distinzione,dall’essere simile ma non uguale, dalnon avere libertà di pensiero e diespressione poiché questa è avvertitacome pericolo di emarginazione e anni-chilimento sociale. Ne deriva che l’unico rimedio al co-sciente annullamento di se stessi è l’an-ticonformismo che tuttavia comportaalcuni svantaggi. Questo difficile rie-mergere da un mare sociale inquinatodalle stesse ambizioni di un’intera po-polazione, se ostentato o forzato, rischiadi essere conforme a ciò che tutti vor-rebbero: l’essere diversi non per essereindividui con un sé pensante, ma per es-sere semplicemente notati e distintidalla massa che di per sé non costituisceil raggiungimento di alcun obiettivo. Ladegenerazione dell’anticonformismo èdetta “conformismo di nicchia” e consi-ste nel comportarsi come il gruppo o laminoranza impone di fare. L’individuo, quindi, perde la propria es-senza, il proprio “io” per non essere solo,per potersi rifugiare in un luogo sicuro,circondato da altra gente che costruiscela sua identità attraverso uno stampo.Indossando una maschera, allo stessotempo imposta e scelta, l’uomo nonagisce attraverso se stesso, ma attraversoi ruoli altrui. Se agire significa anchepensare, con il conformismo l’uomonega palesemente l’affermazione carte-siana dell’io (cogito ergo sum e ego sumego existo). L’io perde identità e valorese non prende in considerazione il suoessere una “sostanza pensante”, gettan-dosi nella mischia, ignorando le suestesse opinioni e i suoi pensieri. Ma, al-lora, la libertà esiste davvero? E se esi-ste, perché continuiamo a evitarla, anon amarla? Ognuno è libero di pen-sare che la libertà sia solo un’illusione eche quindi, evitandola, evita di illudersi

e di far del male a se stesso. Chi scegliedi annullare il proprio individualismo,indossando la maschera del conformi-smo, non sceglie anche di non illudersidi essere libero? Sì, ma ha pur sempreeffettuato una “libera” scelta. Allora incosa consiste la libertà se non nella no-stra capacità di compiere una scelta? Lalibertà esiste e ci appartiene a tal puntoche la rendiamo un’illusione quandoscegliamo di non seguirla. L’uomo,quindi, è libero di costruirsi e di realiz-zare spontaneamente la propria perso-nalità e, avendo la capacità di scegliere,deve essere responsabile delle sueazioni e di quello che è. Che ruolo occupa la società nella cono-scenza di se stessi? Citando EdoardoBoncinelli, “non esisterebbe l’io senza ilcollettivo, i due inesplorabili si tendonola mano”. L’aiuto del collettivo e l’aiutodi ognuno di noi che si costruisce, chericerca, ama e vive la libertà. Gli altri ciaiutano a riflettere sul nostro io, ma checosa è l’io? Secondo il precetto delficoe socratico del ‘“conosci te stesso”, lapersona coincide con l’io e la sua cono-scenza è di fondamentale importanza.Se la conoscenza del proprio io è un in-timo dialogo con se stessi, la felicità ri-siede dentro di noi e l’unica via per

raggiungerla è, appunto, conoscersi.

La ricerca della felicità

Nella ricerca della felicità, quindi, nonsiamo soli, ma ci sono gli altri nella so-cialità che ci aiutano a definire chi pos-siamo divenire. Allora cosa puòdiventare l’uomo? Per la nostra stessacapacità di essere liberi, noi possiamodiventare qualsiasi cosa progettandocivolta per volta.Si è discusso su chi è e cosa può diven-tare l’uomo, ma non si è parlato dellasua interiorità. L’uomo è il suo io con-sapevole, cioè la sua anima. Lungol’evoluzione della storia greca, moltihanno cercato di dare una definizionedi anima. Omero parla di psychè comequella parte di noi che, al momentodella morte, vola via dal corpo direttaverso l’Ade. Anassimene discute del-l’origine come aria che crea tuttequante le cose, dilatandosi e conden-sandosi. L’aria, essendo vicina all’incor-poreo, è asòmatos cioè non-visibile,non-palpabile e priva di densità, dive-nendo quindi infinita.Secondo Eraclito, l’anima, estendendosiall’infinito, ha delle caratteristiche bendiverse da quelle assunte dalle cose fisi-che.

Hypnos e Thanatos trasportano il corpo di Sarpedonte, cratere a figure rosse, 515 a.C., Villa Giulia, Roma.

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Democrito pensa che sia l’anima che ilcorpo provengano dall’incontro diatomi. Gli atomi dell’anima sono “piùperfetti” rispetto a quelli del corpo esono detti quindi “divini”.Gorgia, invece, tende a far risiedere fa-coltà intellettive ed emotive intera-mente nella psychè.Con la sua definizione di anima, So-crate dà alla cultura occidentale un con-cetto che si è successivamenteaffermato come punto cardine nellastoria della filosofia. Egli distin-gue ciò che l’uomo è in sé eper sé da ciò che ha. Laprima riguardal’anima, la seconda ibeni materiali danoi posseduti.Secondo So-crate, gli uo-mini sic u r a n omaggior-mente diciò cheh a n n o,t ra s cu -rando lal o r oa n i m a ,p u ra v e n d om a g g i o rv a l o r e .L’uomo èquindi ciòche assoggettaal proprio co-mando il suocorpo: l’anima è unafacoltà essenziale del-l’uomo.Se l’uomo è il soggetto dellaconoscenza e l’anima ha la fun-zione di dominare le azioni umane, èproprio l’anima che dirige la cono-scenza di sé essendo essa stessa il sé diogni uomo. La mia coscienza si inter-roga su se stessa, essendo l’anima il mioio consapevole.Perché l’anima domanda?Jeanne Hersh traduce il “so di non sa-pere” socratico come: “Ho stimolato ilmio senso del vero a tal punto che lamia esigenza di verità non si accontentapiù delle apparenze che talvolta consi-

dero valide”. L’anima avverte il pres-sante bisogno di una verità più alta. Se-condo questo ragionamento l’uomocontinua ad interrogarsi sul proprio sa-pere, attività che lo porta in seguito acapire che ciò che sa, in realtà, è pro-prio di non-sapere.

Verità e conoscenza di sé

Si tratta di una conseguenza del pro-c e s s o

per cui, sevogliamo davvero conoscere il vero,dobbiamo lavorare su noi stessi. Con“conosci te stesso” Socrate spronaval’interlocutore nel raggiungere la radicepiù profonda della sua comprensionedel vero, scoprendo debolezze, lacune ela propensione che ognuno ha nel farsiingannare da se stesso. La conoscenza disé ci esime dal vivere in un mondo fit-tizio, nel quale l’illusione è creata dal

nostro stesso non-sapere. All’uomo nonresta altro che fare professione di que-sta sua ignoranza e porsi delle domande.Chi crede di sapere di più, infatti, nonè capace di domandare. Per poterlo farebisogna voler sapere e, quindi, affer-mare prima di non sapere. Il ruolo delle domande è quello di farconoscere se le cose stanno in un modooppure in un altro. Ma è più difficiledomandare o rispondere? Alcuni filo-sofi sottolineano che la domanda defi-nisce l’ambito e la direzione della

risposta, di conseguenza, porre do-mande è un compito più arduo

del saper dare delle rispostealle stesse.

La risposta alla domandainiziale “come si cono-

sce se stessi?” è statadata e consiste neldomandare. La co-noscenza è ilfrutto succosodell’albero dellanostra continuaricerca. A chispetta il doveredi tenere l’al-bero rigoglioso ein continua cre-scita? Può sem-brare una

contraddizione,ma l’uomo è sem-

pre solo nella sua ri-cerca. Gli altri ci

aiutano a capire chipossiamo essere, non chi

siamo. Ogni individuo èperso nei propri pensieri ri-

guardanti sé e il mondo perpoter aiutare il prossimo nel suo

indagare.Gibran sosteneva che “la visione di unuomo non presta le proprie ali a unaltro uomo”. Le verità, se pur tristi, ciaiutano nella formazione dei rami dellanostra conoscenza. Sono basi solide e ri-cavate da noi stessi. La conoscenza di séè anche la conoscenza di ciò che è vero,e non c’è uomo, sulla Terra, che nonaspiri a conoscere la verità. Ognuno dinoi sa che la ricerca di se stesso nonpotrà mai essere ostacolata: è unagrande certezza, è una grande verità. K

Eos con il cadavere del figlio Memnone, coppa ateniese a figure rosse, 500-450 A.C., Museo del Louvre, Par

igi.