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Ambiente SUPPLEMENTO SETTIMANA VERDE 2013 L’Ambiente per gli Europei Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente

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Ambiente

SUPPLEMENTO SETTIMANA VERDE 2013

L’Ambienteper gli Europei

Rivista a cura della Direzione Generale Ambiente

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I N D I C E

03 Abbiamo tutti bisogno di aria05 Qualità dell’aria urbana: le esperienze internazionali e le lezioni06 Le prove importanti delle conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute incitano a richiedere linee guida più severe08 L’aria negli ambienti chiusi: tutto l’inquinamento esterno e anche molto di più09 Qualità dell’aria e agricoltura10 Premiazione dei migliori progetti LIFE alla Settimana verde 201311 I veicoli e l’aria pulita: non ancora in marcia12 Entra in scena la European Citizen Science Association14 La grande corsa al gas: è tutta aria fritta?15 Mostra – Le tecnologie dell’aria pulita

E D I T O R I A L E

L’aria è una sola

La Settimana verde di quest’anno, svoltasi durante l’Anno dell’aria, ha mostrato chiaramente che il miglioramento della qualità dell’aria è ora una priorità nell’ agenda ambientale della Commissione europea.

L’ulteriore conferma arriverà dopo la pausa estiva, quando la Commissione pre-senterà il suo pacchetto di riesame della qualità dell’aria ad ampio raggio. Sulla base dei risultati di una valutazione approfondita delle politiche e delle norma-tive esistenti, il pacchetto dovrebbe stabilire chiari obiettivi di lungo termine oltre il 2020 e indicare alcuni modi per raggiungerli.

Terrà conto anche del contributo costruttivo dato durante la Settimana verde dai quasi 3 000 partecipanti del mondo della ricerca, delle politiche e dell’indu-stria, dai rappresentanti delle amministrazioni cittadine e dei governi regionali, dalle organizzazioni non governative e da altri specialisti e portatori di interesse.

Uno degli aspetti più incoraggianti della manifestazione di quest’anno è stata la presenza massiccia dell’industria, in particolare del settore agricolo e dei trasporti, il cui contributo al miglioramento della qualità dell’aria è di vitale importanza. Essi, accanto alle organizzazioni non governative e alle organizzazioni ambien-tali, hanno dimostrato come le tecniche innovative siano in grado di migliorare la qualità dell’aria e di creare allo stesso tempo opportunità di business.

Nel complesso, la qualità dell’aria che respiriamo sta migliorando, ma resta ancora molto da fare per ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute umana, sull’ambiente e sull’economia. Nell’Unione europea (UE), l’inquinamento atmo-sferico provoca attualmente 400 000 decessi prematuri all’anno, costa all’eco-nomia europea 12 miliardi di euro all’anno in termini di giorni lavorativi persi, minaccia i due terzi dei siti Natura 2000, e genera costi sanitari stimati a circa 330-950 miliardi di euro all’anno.

Affrontare questo problema è dunque non solo una questione ambientale e sanitaria, ma anche una necessità economica. È un investimento in una società sana e produttiva. Il grande pubblico è d’accordo. In un recente sondaggio dell’Eurobarometro, nonostante la difficile situazione economica, il 70 % degli intervistati ha lanciato un appello affinché le istituzioni europee, nazionali e gli enti locali intervengano per migliorare la qualità dell’aria.

Ecco il messaggio chiaro che è emerso nel corso della Settimana verde, e non solo nelle circa 40 sessioni formali a Bruxelles, ma anche in quasi 50 eventi paralleli tenutisi in tutto il territorio dell’UE tra maggio e giugno.

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L’Ambiente per gli Europei ec.europa.eu/environment/news/efe/index.htm

INFORMAZIONI EDITORIALEIL’Ambiente per gli Europei è una rivista con frequenza trimestrale pubblicata dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. E’ disponibile in bulgaro, spagnolo, ceco, tedesco, estone, greco, inglese, francese, italiano, lituano, polacco, portoghese e rumeno. Abbonamento gratuito.È possibile abbonarsi compilando il modulo all’interno della rivista o on-line all’indirizzo: http://ec.europa.eu/environment/mailingregistration/main/mailing_reg.cfmCaporedattore: Róbert KonrádCoordinatore: Jonathan MurphyPer maggiori informazioni rivolgersi all’unità Comunicazione:http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htmInformazioni e documenti: http://ec.europa.eu/environment/contact/form_en.htmSito web de L’Ambiente per gli Europei:http://ec.europa.eu/environment/news/efe/index.htm

L’EUROPA AMBIENTALE ON-LINEDesiderate sapere cosa fa l’Unione europea per tutelare l’ambiente, cosa si intende per prodotto della politica integrata o come avere i requisiti per ottenere il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel? Per queste e ulteriori informazioni, consul tate il sito web della DG Ambiente:ec.europa.eu/environment/index_it.htm

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Stampato su carta riciclata che ha ricevuto il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel per la carta grafica. (ec.europa.eu/environment/ecolabel)

Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2013ISSN 1563-4191© Unione europea, 2013© Foto in copertina: Unione europea, 2013Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.Si proibisce la riproduzione delle immagini.Printed in Belgium

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S E S S I O N I D I A P E R T U R A E D I C H I U S U R A

Abbiamo tutti bisogno di aria Nel corso degli ultimi vent’anni, la qualità dell’aria è migliorata in modo significativo nell’Unione euro-pea e le piogge acide sono ormai quasi un ricordo del passato. Nonostante tali progressi, l’inquinamento atmosferico è ancora la prima causa ambientale di morte nell’UE, responsabile di un numero di decessi prematuri dieci volte superiore a quello degli inci-denti stradali. Nel 2010, l’aria inquinata ha causato oltre 400 000 decessi prematuri nell’UE, per non parlare di malattie e disturbi che vanno dall’asma ai sintomi respiratori e cardiovascolari. A titolo di para-gone, le vittime di incidenti stradali nello stesso anno sono state 35 000.

La buona notizia è che si può fare molto di più per migliorare la situazione. In questo Anno dell’aria, la Commissione sta prepa-rando un pacchetto di politiche per dare nuovo impulso alle misure dell’UE in materia di qualità dell’aria. La Settimana verde ha fornito una piattaforma ideale per un’attenta riflessione su alcune politiche, offrendo al pubblico la possibilità di contribuire al loro sviluppo.

Il commissario per l’Ambiente Janez Potočnik ha creato le pre-messe per le attività della settimana confermando che la sua priorità politica per il 2013 è il riesame della politica della qua-lità dell’aria, che presenterà dopo la pausa estiva.

Il suo primo obiettivo è quello di garantire il pieno rispetto, entro il 2020 al più tardi, delle attuali politiche e della legisla-zione vigente in materia di qualità dell’aria, comprendenti sia gli impegni europei sia quelli internazionali. Guardando al più lontano futuro, si propone di fissare nuovi obiettivi per miglio-rare la qualità dell’aria dopo il 2020. «L’unica visione credibile di lungo termine, a mio avviso, è l’“impatto zero”, ovvero l’as-senza di effetti negativi per la salute, di eutrofizzazione e di acidificazione», ha affermato.

Per raggiungere tale traguardo, si dovrebbero concordare obiet-tivi politici intermedi fino al 2025 o al 2030. Ciò comporterebbe l’imposizione di nuovi limiti nazionali di emissione per i princi-pali inquinanti atmosferici, nonché l’adozione di misure comu-nitarie dirette a settori come la combustione su piccola scala, l’agricoltura e il trasporto via mare. I discorsi dei commissari per

i Trasporti e per la Salute Siim Kallas e Tonio Borg in occasione della sessione di chiusura della Settimana verde hanno sottoli-neato l’impegno globale della Commissione a favore di politiche di qualità dell’aria trasversali.

Il commissario Potočnik ha sottolineato le notevoli opportunità economiche che un nuovo quadro politico in materia d’aria può offrire alle imprese europee. Con l’inquinamento atmosferico urbano destinato a diventare la prima causa ambientale di mor-talità prematura al mondo, la domanda di prodotti e processi a basse emissioni aumenterà drasticamente.

Questo punto è stato ripreso da Satu Hassi, vicepresidente della commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo, che ha sottolineato che le industrie a tecnologia pulita rappresentano attualmente un settore più grande di quello forestale in Finlandia, il suo paese natio, e i loro mercati sono in crescita, sia in patria che all’estero.

L’ex ministro dell’Ambiente ha lanciato due forti appelli. Ha esor-tato l’UE, che attualmente è in ritardo rispetto alle norme sul particolato dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e degli Stati Uniti, a essere più ambiziosa e a diventare un lea-der globale. Ha inoltre invitato gli esperti a essere più coinvolti nel dibattito sulla qualità dell’aria e a non cedere terreno agli interessi industriali.

Tom Verheye, capo unità per l’aria e le emissioni industriali presso la direzione generale (DG) Ambiente della Commissione

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«L’unica visione credibile di lungo

termine (…) è l’“impatto zero”»

Janez Potočnik

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europea, ha esposto in modo chiaro l’attuale posizione della Commissione sul riesame della politica della qualità dell’aria. Ha osservato che, mentre la maggior parte delle misurazioni della qualità dell’aria prima del 2020 resteranno una respon-sabilità nazionale, 17 Stati membri devono affrontare azioni legali per non aver attuato i propri impegni comunitari. I costi aggiuntivi per una nuova politica dell’aria si aggirerebbero intorno a 4-5 miliardi di euro all’anno, con benefici netti stimati prudenzialmente ad almeno 41 miliardi di euro all’anno.

Situazione attuale

L’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), con sede a Copenaghen, ha attentamente monitorato la qualità dell’aria nell’UE per molti anni. Il suo direttore esecutivo nominato di recente, Hans Bruyninckx, ha sottolineato che le emissioni dei principali inqui-nanti sono in calo, ma il particolato, l’ozono troposferico e il bios-sido di azoto rappresentano ancora minacce tangibili, causate principalmente da energia, trasporti, industria e agricoltura.

Ha confermato che l’AEA pubblicherà gli ultimi risultati in materia di inquinamento atmosferico dopo l’estate, redigendo per la prima volta una scheda per ciascuno dei 33 Stati membri. Evidenziando la necessità di collaborazione, creazione di capacità e scambio di conoscenze, ha sottolineato: «Il premio per una buona qualità dell’aria è niente di meno che la salute dei nostri cittadini».

Markus Amann, eminente scienziato dell’Istituto internazionale di analisi dei sistemi applicati, ha indicato altre conseguenze

dell’inquinamento atmosferico. Sebbene alcune emissioni siano in diminuzione, il loro impatto sulla salute umana e sugli ecosi-stemi rimane considerevole. Amann ha avvertito che la speranza media di vita in Europa si è ridotta di circa cinque mesi a causa dell’inquinamento atmosferico e che i due terzi dei siti Natura 2000 sono ancora minacciati da eccessivi depositi di azoto.

Restano comunque ampie opportunità per future riduzioni delle emissioni in cui i benefici marginali sono di gran lunga superiori ai costi. Amann ha identificato nel riscaldamento domestico e nell’agricoltura due settori per i quali saranno disponibili le misure più economiche e più efficienti in termini di costi.

Uno sguardo al futuro

Il tema della Settimana verde di quest’anno è stato la «respi-razione». Nel 2014 sarà l’«aspirazione», per garantire che le risorse limitate del pianeta siano utilizzate oculatamente, in modo da soddisfare le speranze e i fabbisogni delle genera-zioni future.

Entro vent’anni, altri tre milioni di persone entreranno a far parte delle classi medie della terra, aumentando la pressione sui beni di consumo e sulle materie prime, i loro ingredienti essenziali. Entro il 2050, la popolazione mondiale aumenterà di altri due miliardi. La sfida, come ha sottolineato il commissario Potočnik nel suo discorso di chiusura rivolto ai partecipanti, con-siste nel «creare un modello economico che ci renderà orgo-gliosi del patrimonio che lasciamo alle generazioni future».

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delle emissioni e sta incoraggiando il passaggio dal carbone al gas naturale. Ma le città non possono affrontare l’inquinamento atmosferico da sole; sono altrettanto importanti le strategie regionali e nazionali in materia di inquinamento atmosferico.

Yu Lei, ricercatore presso l’Ufficio di simulazione e valutazione dell’ambiente atmosferico presso il ministero della Tutela ambi-entale cinese, ha sottolineato il ruolo attuale svolto dai fattori ambientali nella valutazione dei funzionari da promuovere. Se in precedenza il parametro principale era una carriera caratter-izzata dalla crescita economica, ora l’attenzione è rivolta anche alla riduzione delle emissioni.

Paul McAleavey dell’Agenzia europea dell’ambiente ha segnalato che sono stati fatti progressi costanti in termini di miglioramento della qualità dell’aria, ma che è ancora necessario un approccio a lungo termine. Nel progetto pilota sulle città conclusosi di recente, l’AEA, la Commissione e 12 città hanno lavorato per lo scambio di esperienze e l’individuazione delle esigenze di miglio-ramento della qualità dell’aria. Una delle lezioni è stata la grande richiesta di informazioni in tempo reale sulla qualità dell’aria a livello locale e il ruolo delle tecnologie moderne, come le appli-cazioni per i telefoni cellulari e i media sociali.

L’ultima parola è andata a Ke Zhou, direttore dell’Istituto di diritto delle risorse ambientali e naturali presso l’Università Renmin in Cina. Ha osservato che la consapevolezza pubblica della necessità di un’aria di buona qualità non è particolarmente elevata. «Spero che la generazione di mia figlia avrà una consa-pevolezza maggiore della mia», ha affermato.

Per la prima volta nella storia, la maggior parte della popolazione mondiale vive nelle città. La rapida espansione urbana ha aumentato l’inqui-namento atmosferico con conseguenze devastanti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ciò provoca 1,3 milioni di decessi prematuri all’anno. Ma alcune città stanno invertendo la tendenza.

Città del Messico fornisce un brillante esempio del modo in cui le politiche ben programmate e coordinate siano in grado di migliorare la qualità dell’aria. Nel 1990 gli abitanti godevano di soli otto giorni di aria di buona qualità. Nel 2012, dopo due decenni di politiche mirate, quel numero è salito a 237.

Martha Delgado Peralta, ex segretario per l’Ambiente della città, ha spiegato le politiche alla base del migliora-mento. Le industrie sono state spostate fuori dalla città, sono state introdotte restrizioni sull’uso delle automobili private, mentre è stato dato impulso al trasporto sostenibile e al «bike sharing». Il programma per la qualità dell’aria è stato il primo nella storia delle politiche pubbliche in Messico ad avere una visione di lungo termine, a dieci anni.

«Avevamo bisogno di misure forti, volontà politica e comunica-zione con il pubblico», ha osservato. Ma ha riconosciuto le sfide future. «È una lotta quotidiana e ora che la qualità dell’aria è migliorata, è più difficile convincere le persone della necessità di ulteriori azioni».

Il riconoscimento della necessità di affrontare l’inquinamento atmosferico sta diventando sempre più importante in Cina, dove un afflusso nelle città ha ampliato le conurbazioni e ha alimen-tato un boom edilizio.

La questione è salita alla ribalta prima delle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Gli impianti siderurgici e le acciaierie sono stati chiusi e poi spostati fuori città. Il governo ha fissato obiettivi di riduzione

L I V E L L O G L O B A L E : Q U A L I T À D E L L ’ A R I A

Qualità dell’aria urbana: le esperienze internazionali e le lezioni

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«Spero che la generazione di mia figlia avrà una consapevolezza

maggiore della mia»Ke Zhou

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Alcune frazioni di PM2,5 sono state identificate come partico-larmente nocive: il carbonio nero (fuliggine), i metalli di tran-sizione e il materiale organico rientrano nella categoria che si è dimostrato avere forti impatti negativi. Gli inquinanti gassosi come l’ozono e il biossido di azoto contribuiscono allo stress ossidativo in profondità all’interno del polmone.

«Esistono nuove prove che indicano un rischio per il feto, nonché un potenziale impatto per malattie come il diabete e malattie del cervello e del sistema nervoso. È abbastanza plausibile che gli effetti sulla salute vadano oltre il carico di malattia attual-mente discusso», ha affermato.

Un altro studio finanziato dall’UE, Aphekom, ha preso in consider-azione il carico di malattia da inquinamento atmosferico in 25 città europee ed è giunto alla conclusione che se quelle 25 città, con un totale di 39 milioni di abitanti, rispettassero le linee guida dell’OMS in materia di qualità dell’aria e riducessero le emissioni di PM2,5 a un massimo di 10 microgrammi per metro cubo (dagli attuali 25), si potrebbero evitare quasi 19 000 decessi prematuri all’anno e risparmiare 31,5 miliardi di euro.

Lezioni per i responsabili politici

«Già nel 2008 è stata riconosciuta la necessità di diminuire con-siderevolmente il limite indicativo europeo di 25 microgrammi per metro cubo per il PM2,5 per creare condizioni di salubrità per la popolazione», ha affermato la dottoressa Klea Katsouyanni della facoltà di medicina dell’università di Atene.

Ha osservato che la legislazione dell’UE è più rigorosa di quella degli Stati Uniti in ogni settore relativo all’ambiente tranne che per i livelli di PM2,5. Ora che il progetto Revihaap dell’OMS ha portato alla luce nuove prove relative a conseguenze sulla salute già note e nuove in corrispondenza di livelli inferiori a 10 micro-grammi per metro cubo, abbiamo a disposizione informazioni sufficienti per riesaminare e modificare i limiti, ha affermato.

L’inquinamento atmosferico è uno dei principali fattori di rischio per le malattie, insieme a fumo, ipertensione e consumo di alcol. È quanto hanno appreso i partecipanti a due sessioni dedicate agli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute.

In Europa l’inquinamento atmosferico provoca circa 400 000 decessi prematuri all’anno. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Una più ampia gamma di effetti sulla salute colpisce una popolazione molto più vasta, in particolare anziani e giovani affetti da malattie respiratorie. E il quadro varia con-siderevolmente in Europa. A Bucarest l’inquinamento atmos-ferico riduce la speranza di vita di 22,1 mesi, mentre a Stoccolma, che soddisfa le linee guida dell’OMS per i livelli di particolato PM10, il problema è molto meno grave.

Gli effetti sono più importanti del previsto

«Le prove delle conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono sempre più forti», ha affermato il dottor Annette Peters dell’Helmholtz Zentrum di Monaco presentando i risultati del Revihaap, la recente analisi dell’OMS sugli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, condotta a sostegno della politica sull’aria dell’UE. Nuove ricerche sugli effetti a breve termine delle particelle di particolato fine (PM2,5), ad esempio, hanno mostrato che il rischio di un attacco cardiaco era tre volte superiore un’ora dopo l’esposizione al traffico, a prescindere dal mezzo di trasporto utilizzato.

Il PM2,5 penetra nella parte inferiore dei polmoni, danneggiando il tessuto polmonare, provocando infiammazioni e penetrando perfino nel flusso sanguigno, innescando così una risposta sis-temica dell’organismo nel suo complesso.

Sia le proprietà chimiche che quelle fisiche destano preoccu-pazione – ha affermato il dottor Peters – dal momento che la dimensione delle particelle determina dove andranno a finire nel nostro corpo.

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Le prove importanti delle conseguenze dell’inquinamento atmosferico sulla salute incitano a richiedere linee guida più severe

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Una delle sfide principali consiste nel far conoscere i rischi legati all’inquinamento atmosferico, in modo da ottenere il sostegno dell’opinione pubblica per le misure politiche. «È più facile fare campagne sugli incidenti stradali», ha dichiarato il dottor Fintan Hurley dell’Institute of Occupational Medicine del Regno Unito. «Si può vedere la vittima e fotografare l’evento. L’inquinamento atmosferico, invece, è una delle cause di malattie a lungo ter-mine; non si può additare una persona e dire che è stato l’inquinamento atmosferico a ucciderla. Occorre estrarre i numeri e gli impatti. Nel Regno Unito il numero di decessi è di circa 29 000 all’anno, che credo sia sufficiente a ispirare le politiche».

Secondo il dottor Ross Anderson, responsabile delle analisi dell’inquinamento atmosferico per lo studio sul carico globale di malattia del 2010, la sfida per i responsabili politici consiste nell’identificare la fonte delle particelle di PM2,5. «Si tratta di una miscela molto complessa di fonti primarie e secondarie, che varia da un luogo all’altro. In futuro dovremo isolare le fonti e dire, per esempio, questo è l’impatto della polvere del Sahara, del trasporto a lunga distanza, del traffico». Non c’è molto che gli enti locali possano fare per affrontare la gran parte di queste fonti, ha avvertito. «È una questione internazionale. Sarebbe bene trovare un modo per affrontarla».

Inquinanti: i peggiori colpevoli

Particolato (PM). Particelle sottili presenti nell’aria e aventi origine naturale (tempeste di polvere, incendi forestali, spruzzi marini) o artificiale (utilizzo di combustibili fossili nei veicoli a motore, centrali elettriche). Comprendono il PM10 e il PM2,5, particolati aventi un diametro rispettivamente di 10 e 2,5 micrometri o inferiore, particelle ultrasottili e carbonio nero (fuliggine).

Ossidi di azoto (NOx). Prodotti dalla combustione ad alta temperatura, sono visibili sotto forma di nebbia marrone sopra le città e comprendono il biossido di azoto (NO2), un gas tossico che è uno degli inquinanti più importanti.

Ossidi di zolfo (SOx). Sono prodotti in vari processi industriali, specialmente il diossido di zolfo (SO2), e sono la causa delle piogge acide.

Monossido di carbonio (CO). I gas di scarico dei veicoli a motore sono una fonte importante di CO, un gas tossico generato dalla combustione incompleta del carburante.

Gli inquinanti primari sono particelle solide, goccioline liquide e gas emessi direttamente nell’atmosfera.

Gli inquinanti secondari si formano nell’aria quando gli inquinanti primari reagiscono o interagiscono. L’ozono è un importante inquinante secondario, così come la frazione di PM che deriva dagli inquinanti gassosi.

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«È abbastanza plausibile che gli effetti sulla salute vadano oltre il carico di

malattia attualmente discusso»Dottor Annette Peters

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Gli studi mostrano che questa riduce il tasso di permessi di malattia chiesti dai dipendenti e migliora le prestazioni dei bam-bini nelle prove di matematica e di lettura. Il progetto HealthVent dell’UE ha sviluppato delle linee guida per la ventilazione volte a combattere l’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi in scuole, asili, uffici e abitazioni, ed è giunto alla conclusione che le linee guida dell’OMS in materia di qualità dell’aria dovrebbero essere applicate sia negli ambienti chiusi che all’aperto.

Un altro studio, Ephect, ha misurato l’esposizione di casalinghe e per-sone anziane – i due gruppi che trascorrono la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi – a prodotti per la casa di uso comune. Il progetto ha analizzato le emissioni reali di prodotti per la cura della persona, deodoranti ambientali e prodotti per la pulizia, basandosi sul modo in cui le persone hanno affermato di utilizzarli e ne ha esa-minato le conseguenze sulla salute respiratoria.

L’eurodeputata Catherine Stihler ha messo in evidenza i problemi di equità sociale legati alla qualità dell’aria: le comunità più povere non solo vivono in aree con il più elevato tasso di inquina-mento atmosferico esterno, ma è anche più probabile che vivano in abitazioni in cui l’umidità e altre emissioni degli edifici possano danneggiare le opportunità di vita dei bambini. «Trascorriamo il novanta per cento della nostra vita in ambienti chiusi», ha affer-mato. «Dobbiamo fare di più per aumentare la consapevolezza di questi problemi».

Charles Price, della DG Salute e consumatori della Commissione europea, ha concordato, affermando che una delle sfide più grandi è la mancanza di consapevolezza del problema da parte delle autorità pubbliche e del settore dell’edilizia. L’attuale riesame della strategia in materia di qualità dell’aria dell’UE avrà ripercussioni anche sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi, ha aggiunto.

Per saperne di piùProgetto IAIAQhttp://ihcp.jrc.ec.europa.eu/our_activities/public-health/indoor_air_quality/promoting-actions-for-healthy-indoor-air-iaiaqProgetto Ephecthttps://sites.vito.be/sites/ephect/Pages/home.aspxHealth Venthttp://www.healthvent.byg.dtu.dk/ Linee guida dell’OMS in materia di qualità dell’ariahttp://www.who.int/phe/health_topics/outdoorair/outdoorair_aqg/en/index.html

Anche se può sembrare fresca, l’aria negli ambienti chiusi è un cocktail in cui l’aria esterna si mescola con le emissioni degli utenti presenti nell’edificio. Può quindi contenere virus, allergeni di animali domestici, pollini, fumo di tabacco, particelle di gasolio, polveri industriali e altro ancora – e questo prima ancora di aggiungere deodoranti ambientali e altri prodotti di uso quotidiano.

Nel corso di una sessione della Settimana verde organizzata in collaborazione con la direzione generale per la Salute e i con-sumatori della Commissione europea, molti oratori hanno sostenuto che la qualità dell’aria negli ambienti chiusi meritava una risposta politica a sé stante, accanto alla più ampia strate-gia dell’UE sulla qualità dell’aria.

Le conseguenze che l’inquinamento degli ambienti chiusi ha sulla salute sono notevoli. Una stima parla del 3 % del carico totale di malattia. Accanto agli 1,4 milioni di anni di vita in buona salute persi a causa dell’inquinamento atmosferico esterno (che influenza a sua volta la qualità dell’aria negli ambienti chiusi), se ne perdono altri 300 000 a causa di gas e riscaldamento che utilizza fonti interne, altri 220 000 a causa dell’aria umida, e altri 170 000 a causa dell’inquinamento derivante da materiali da costruzione.

Il divieto di fumo è il mezzo più economico e più efficace per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi e di conse-guenza la salute, ha dichiarato Matti Jantunen presentando il progetto IAIAQ, che ha valutato l’impatto delle misure volte a migliorare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi in Europa dal 2004 al 2010. Tra le altre opzioni valide, ma più costose, vi sono il miglioramento dei sistemi di costruzione e di ventilazione, e un miglior monitoraggio degli edifici.

Una buona ventilazione degli ambienti chiusi può migliorare la salute, l’efficienza energetica e la produttività dei lavoratori.

I N Q U I N A M E N T O A T M O S F E R I C O I N A M B I E N T I C H I U S I

L’aria negli ambienti chiusi: tutto l’inquinamento esterno e anche molto di più

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Catherine Stihler

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Kajsa Lindqvist, responsabile delle politiche presso AirClim, ha evidenziato la necessità di maggiori interventi, sottolineando che si stanno registrando notevoli riduzioni nella maggior parte delle altre sostanze inquinanti, ma non per l’ammoniaca.

I progressi scientifici e le migliori pratiche

Christian Pallière, direttore di agricoltura e ambiente presso Fertilisers Europe, ha presentato i vantaggi dei fertilizzanti DAN (azoto direttamente disponibile). Questa categoria di fertilizzanti si adatta a tutte le condizioni atmosferiche e migliora l’efficienza nell’utilizzo dell’azoto, ha spiegato Pallière. Ha un’impronta di carbonio inferiore del 25 % nel suo ciclo di vita ed emissioni di ammoniaca più basse rispetto ad altre forme di azoto.

Pallière ha sottolineato la necessità di portare i progressi scien-tifici all’attenzione degli agricoltori del settore, sostenendo che si tratta di un aspetto non sempre tenuto in considerazione. Questo punto era stato precedentemente affrontato dalla dot-toressa Diane Mitchell, principale consulente ambientale dell’U-nione nazionale agricoltori del Regno Unito.

«C’è una tendenza a trascurare il valore delle consulenze agli agricoltori in materia di produzione e ambiente», ha affermato Mitchell presentando vari esempi in tutta l’Unione che illustrano gli interventi degli agricoltori volti a ridurre l’ammoniaca e a migliorare la gestione del letame.

La metà di tutta la superficie dell’UE è costituita da terreni agricoli. Agricoltura e ambiente sono quindi indissolubilmente legati. Le pratiche agricole influenzano fortemente la qualità dell’aria, in quanto contribuiscono alle emissioni di inquinanti quali ammoniaca e metano. Le consulenze agli agricoltori, i progetti pilota innovativi e gli sviluppi tecnologici stanno contribuendo a risolvere il problema, ma bisogna fare di più.

Il bestiame, soprattutto bovino, rappresenta la più grande fonte di ammoniaca nell’UE. È responsabile di quasi l’80 %, mentre solo il 10 % proviene dai fertilizzanti. La liberazione nell’atmosfera di notevoli quantità di azoto sotto forma di ammoniaca ha conse-guenze negative sulla salute umana, sull’ambiente e sul flusso efficiente di un ingrediente chiave della nostra alimentazione.

Il professor Mark Sutton, co-presidente dell’unità operativa sull’azoto reattivo presso la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Europa, ha presentato le prime cinque prio-rità identificate dal suo gruppo per limitare l’ammoniaca nel modo più pratico e conveniente.

Esse includono l’uso delle nuove tecnologie per ridurre le emissioni da letame, quali tecniche avanzate per lo spargimento del cola-ticcio e sofisticate strategie di alimentazione degli animali. Un’accurata progettazione dei silos di raccolta del letame può impedire all’azoto di fuoriuscire nell’atmosfera, come pure delle pratiche più efficienti nonché l’introduzione di misure che impon-gono basse emissioni per i grandi allevamenti di suini e pollame.

Queste – ha indicato Sutton – «aumenterebbero l’efficienza del flusso complessivo di azoto, creando così un sistema favorevole a tutti». Ha sottolineato che l’ammoniaca non figura in nessuno dei limiti attualmente imposti per garantire la qualità dell’aria nell’UE e ha lanciato l’idea di introdurne uno per tutelare la bio-diversità dei siti Natura 2000.

Q U A L I T À D E L L ’ A R I A E A G R I C O L T U R A

Qualità dell’aria e agricoltura

«C’è una tendenza a trascurare il valore delle consulenze agli

agricoltori in materia di produzione e ambiente»

Dottor Diane Mitchell

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Professor Mark Sutton Christian Palliere

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In occasione della Settimana verde si è tenuta una ceri-monia di premiazione speciale per i migliori progetti LIFE Ambiente e Natura del 2012. I premi dei vincitori sono stati presentati dall’eurodeputata Jutta Haug e dall’eurodeputato in pensione Hemmo Muntingh.

Si è trattato della nona edizione annuale dei premi, che ricono-scono le straordinarie conquiste dei progetti LIFE. A presentare i premi di quest’anno erano presenti Jutta Haug, eurodeputata e relatrice della nuova normativa LIFE, e Hemmo Muntingh, eurodeputato in pensione nonché uno dei primi artefici del pro-gramma LIFE nel 1992.

Eccellenza ambientale

Haug ha presentato i premi per i migliori progetti LIFE Ambiente, compresi i quattro progetti «Best of the Best», tre dei quali erano rappresentati alla manifestazione: il progetto TRUST, che ha illustrato modi innovativi per arrestare e invertire il lento declino delle falde freatiche in Veneto e nella pianura del Friuli; EcoPest, che è riuscito a ottenere una riduzione del 30 % della quantità di pesticidi utilizzati nella coltivazione del cotone, del mais e del pomodoro tipo San Marzano in Copaide, una zona pilota della Grecia; e Oxatan, che ha dimostrato con successo una tecnica di conciatura innovativa che usa ossazolidina come alternativa ai concianti nocivi a base di cromo.

Anche altri otto progetti LIFE Ambiente hanno ricevuto i premi «Best». Pur riconoscendo gli «esempi eccellenti e incoraggianti di un programma UE di grandissimo successo», Haug ha avver-tito che rimangono ancora importanti sfide nelle trattative per il nuovo programma LIFE relativo al periodo 2014-2020, ma si è detta fiduciosa che «LIFE continuerà ad essere in futuro uno dei migliori esempi della politica europea di spesa».

P R E M I L I F E

Premiazione dei migliori progetti LIFE alla Settimana verde 2013

Il meglio di Nature

I premi per i migliori progetti LIFE Natura sono stati presentati da Muntingh, che ha raccontato la genesi del programma LIFE e il ruolo da lui svolto nel processo.

Due progetti LIFE Natura sono stati selezionati come i migliori in assoluto nel 2012: LIFE Obere Drau II, che è riuscito a miglio-rare l’ecologia e la dinamica delle piene di un tratto di 5 chi-lometri dell’alto corso del fiume Drava, oltre a negoziare una convenzione sulla futura tutela del fiume; e Reintroducción del Lince in Andalucía, che ha contribuito al recupero della lince iberica in Spagna.

Quest’ultimo premio è stato ritirato da Luis Planas, ministro dell’Agricoltura, della pesca e dell’ambiente nel governo regio-nale dell’Andalusia (Spagna), che ha richiamato l’attenzione sui risultati del progetto in termini di generazione di reddito e di occupazione, oltre che di conservazione, e ha sottolineato la necessità di continuare a investire nell’ambiente, anche in un periodo di austerità.

Dei sei vincitori totali del 2012, anche altri cinque progetti Nature hanno ricevuto i premi «Best» durante l’evento.

La lista completa dei vincitori di quest’anno è disponibile sul sito web di LIFE, mentre nella sezione Best Projects si possono trovare informazioni sulla procedura di selezione.

Per saperne di piùhttp://ec.europa.eu/environment/life/index.htmhttp://ec.europa.eu/environment/life/project/Projects/index.cfm

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«I produttori devono poter essere ritenuti responsabili e occorre rafforzare le

procedure di conformità. C’è bisogno di un maggiore progresso nel mondo reale»

Michael Walsh

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T R A S P O R T I

I veicoli e l’aria pulita: non ancora in marciaI veicoli stradali rappresentano una delle cause principali dell’inquinamento atmosferico, e i critici parlano di un «profondo insuccesso» in riferimento agli standard UE di emissioni dei veicoli negli ultimi 20 anni. Il settore dei trasporti è responsabile di circa il 40 % delle emissioni di NOx dell’UE, e questo inquinamento genera costi pari a 100 miliardi di euro all’anno in termini di conseguenze sulla salute.

Parte del problema è che le prestazioni su strada si discostano notevolmente dalle norme che le case automobilistiche sono obbligate a rispettare nelle condizioni dei test di laboratorio. Perché non sono tenute a rispettare le norme in condizioni di guida normali? Ha contestato Michael Walsh del Council on Clean Transportation. «I produttori devono poter essere ritenuti respon-sabili e occorre rafforzare le procedure di conformità. C’è bisogno di un maggiore progresso nel mondo reale», ha affermato.

Il problema – ha dichiarato Martin Williams del Kings College di Londra – è che le case automobilistiche diranno che non stanno violando la normativa, e tecnicamente hanno ragione. Inoltre, i contributi alla normativa comunitaria provengono principal-mente dalle stesse case automobilistiche, in quanto sono loro ad avere tutte le competenze.

Tra i problemi riscontrati in passato vi erano delle lacune nella tecnologia di misurazione. Attualmente esiste un sistema por-tatile di misurazione delle emissioni (PEMS) atto a misurare le emissioni durante l’uso, ma ci vogliono anni per introdurre le procedure ed è improbabile che gli standard basati sulle emis-sioni in condizioni di guida reali entrino in vigore prima del 2017, ha affermato Pierre Bonnel del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea.

Gli obiettivi climatici si ritorcono contro la qualità dell’aria

Un problema non intenzionale relativo agli obiettivi comunitari di riduzione dei gas serra è legato al fatto che negli ultimi anni le case automobilistiche hanno cominciato a commercializzare

piccoli veicoli diesel con un’impronta di carbonio dichiarata più bassa, ma con emissioni di NOx più elevate rispetto ai loro omo-loghi a benzina. Molti Stati membri hanno aggravato il pro-blema con politiche e incentivi fiscali che hanno promosso l’utilizzo di auto diesel.

Nel tentativo di affrontare sia l’inquinamento atmosferico che gli impatti climatici dei trasporti su strada, a gennaio 2013 la Commissione europea ha presentato il pacchetto Energia pulita per i trasporti, chiedendo che nel lungo periodo i carburanti puliti sostituiscano il petrolio in tutti i tipi di trasporti.

In occasione di una sessione incentrata sui carburanti puliti, sono intervenuti sostenitori dei veicoli a idrogeno, elettrici e a gas naturale.

Le pile a combustibile rimangono una scelta costosa, ma se fosse possibile produrle su scala industriale, potrebbero rispettare la promessa di zero emissioni inquinanti e zero emissioni di CO2, sempre che si sviluppi nel modo giusto la catena di produzione.

I veicoli elettrici sono i più facili da decarbonizzare, ma dipendono da un impegno politico più forte per un mix energetico a emissioni zero e da norme concordate per le stazioni di ricarica.

Nel frattempo, i veicoli a gas naturale, disponibili e a buon mer-cato, hanno contribuito a migliorare la qualità dell’aria in alcune città indiane e in altri paesi meridionali, ma le conse-guenze climatiche legate al trasporto del gas naturale, oltre ai rischi di perdite di metano, non sono trascurabili.

«Il viaggio è lungo prima che il combustibile finisca nel serba-toio o nella batteria, e non bisogna trascurarlo», ha affermato Laura Lonza, autrice dell’analisi dal pozzo alla ruota del JRC, che stima le emissioni di gas serra, l’efficienza energetica e i costi industriali dei combustibili per l’autotrasporto di persone. È indi-spensabile una metodologia solida – ha aggiunto – per valutare il contributo energetico e le conseguenze in termini di qualità dell’aria dei diversi combustibili.

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In occasione della Settimana verde è stata lanciata una nuova associazione, la European Citizen Science Association (ECSA), volta ad incoraggiare attivamente il grande pubblico a contribuire all’avanzamento delle conoscenze e alla comprensione dell’ambiente. L’asso-ciazione, che ha sede a Londra, è sostenuta da organiz-zazioni di tutta l’Unione europea e si è posta l’obiettivo iniziale di attrarre oltre cinque milioni di persone per partecipare alla ricerca organizzata sulla loro salute e sull’ambiente nel corso dei prossimi cinque anni.

Alla base della crescita del movimento scientifico cittadino vi sono due fattori ampiamente riconosciuti. Il primo è l’accettazione che i politici e gli esperti di politiche non sono in grado di risolvere da soli le molte sfide ambientali che il nostro pianeta deve affron-tare. Il secondo è la diffusione della democrazia partecipativa: tutti dovrebbero avere il diritto e la possibilità di partecipare a iniziative volte a tutelare e a migliorare l’ambiente in cui si vive.

La scienza dei cittadini – nota anche sotto vari altri nomi inglesi, quali crowd science, crowd-sourced science o networ-ked science – riflette questa realtà. L’idea che il grande pub-blico, indipendentemente dall’età o dalla provenienza, osservi specifici sviluppi ambientali nell’area in cui vive, per poi inviare queste osservazioni agli esperti per un’analisi più approfondita,

non è una novità. Ma oggi, grazie agli sviluppi tecnologici, quasi tutti hanno la possibilità di partecipare.

Non è un caso che per il lancio della nuova associazione sia stato scelto l’Anno europeo dei cittadini. Come ha osservato il commissario per l’Ambiente Janez Potočnik, il progetto è in sin-tonia con il tema dell’anno. «Si tratta di abbattere le barriere istituzionali e di avvicinare l’Europa ai suoi cittadini».

Il commissario Potočnik ha evidenziato i vantaggi che la scienza dei cittadini può portare attingendo alla risorsa più grande e meno utilizzata in Europa: i suoi cittadini. «Abbiamo la respon-sabilità di fornire dei risultati e la politica ambientale deve essere basata su solide prove scientifiche», ha osservato, aggiungendo: «Per questo c’è bisogno di molti dati precisi che il pubblico può contribuire a fornire in modo da convincere i responsabili politici».

«La politica ambientale… richiede molti dati precisi che il pubblico può contribuire a fornire»Janez Potočnik

La scienza dei cittadini può essere definita come la partecipazione pubblica a sforzi organizzati di ricerca. Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono «scienziati cittadini», persone che hanno scelto di impiegare il loro tempo libero per dedicarsi al pro-cesso scientifico.

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E S C A

Entra in scena la European Citizen Science Association

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Forte sostegno dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA)

La professoressa Jacqueline McGlade, ex direttore esecutivo dell’AEA, ha spiegato che per oltre 30 anni aveva pensato a come coinvolgere il pubblico nelle questioni ambientali. Quando è entrata nell’Agenzia, aveva cercato di costruire un osservatorio globale dei cittadini per le popolazioni locali e indi-gene. L’Agenzia aveva anche gestito un programma di prova di monitoraggio del rumore in un processo di comunicazione bidi-rezionale con i residenti, che fornivano informazioni sui livelli di rumore nei loro quartieri.

Nel giugno 2011 l’Agenzia ha organizzato un seminario intito-lato «Lay, Local, Traditional Knowledge and Citizen Science» (Conoscenze profane, locali, tradizionali e scienza dei cittadini), che ha riunito 15 paesi, 14 dei quali hanno accettato di parte-cipare all’ECSA. Dall’incontro è emersa la necessità di un forum di scambio di conoscenze per discutere e di opportunità di svi-luppo di sistemi comuni utilizzabili dai cittadini.

La professoressa McGlade, sottolineando le sfide che ciò com-porta, ha affermato: «Dovremo imparare a utilizzare le infor-mazioni e a lavorare con persone che non conosciamo e che probabilmente non ci piacciono. Dovremo collaborare. In futuro emergeranno nuovi modelli di autorità e collaborare significa costruire nuove forme di governo».

Ha rassicurato il pubblico che è stata posta grande attenzione nel garantire il rispetto della normativa sulla protezione dei dati per-sonali e che non è stato violato il diritto alla privacy, di cui godono quanti partecipano ai programmi di scienza dei cittadini.

Esempio inglese

La dottoressa Linda Davies, direttrice del programma di scienza dei cittadini intitolato Open Air Laboratories (OPAL) presso l’Im-perial College di Londra, ha sottolineato che l’iniziativa, che è attiva in Inghilterra e che illustra su una scala più piccola ciò che la nuova associazione europea intende creare, si propone di dare a tutti la possibilità di fare qualcosa per aiutare l’ambiente.

Ha cinque obiettivi principali: rivolgersi alle persone provenienti da un ambiente svantaggiato, definire obiettivi formativi elevati, concentrarsi sull’ambiente urbano, collaborare con i responsabili politici e contribuire a rafforzare la coesione sociale. Vengono organizzati vari studi ambientali e si presta particolare atten-zione al coinvolgimento degli alunni nelle scuole.

La dottoressa Davies ha riconosciuto l’esistenza di molte sfide, in particolare garantire la quantità e la qualità dei dati ricevuti, nonché il tempo e gli sforzi necessari per coinvolgere il pubblico. Ma ci sono anche molti vantaggi: gli scienziati e i cittadini impa-rano molto sulla qualità dell’aria e il fatto di essere coinvolti può cambiare lo stile di vita e il comportamento delle persone.

Annunciando formalmente l’entrata dell’ECSA sulla scena ambientale, la dottoressa Davies ha confermato che Australia, Canada, Israele e Stati Uniti avevano già espresso il loro inte-resse in una collaborazione più ampia. Il lancio è stato accom-pagnato da un’identificazione di vermi di terra vivi da parte del pubblico con una guida sul campo e da una mostra interattiva di scienza dei cittadini con progetti provenienti da quasi una doz-zina di paesi in materia di qualità dell’aria, biodiversità, ecologia del suolo, salute degli alberi e specie invasive.

Per saperne di piùSeminario «Lay, Local, Traditional Knowledge and Citizen Science»http://root.ew.eea.europa.eu/lltkProgramma OPALwww3.imperial.ac.uk/opal/europeancitizenscience

Obiettivi dell’ECSA

• Sostenere la crescita delle comunità nazionali di scienza dei cittadini in tutta l’UE;

• Condividere conoscenze e competenze in materia di scienza dei cittadini;

• Sviluppare programmi di scienza dei cittadini su scala UE;

• Identificare, sviluppare e promuovere le migliori pratiche e l’eccellenza nel campo della scienza dei cittadini;

• Collaborare con la crescente comunità internazionale della scienza dei cittadini.

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Prof. Jacqueline McGlade, Janez Potočnik, Dottor Linda Davies, Martin Brocklehurst

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Da quando la tecnologia della fratturazione idraulica («fracking») ha reso commercialmente praticabile l’estrazione di gas naturale dallo scisto, vari paesi di tutto il mondo sono ansiosi di esplorare e sfruttare il potenziale del gas di scisto nel proprio territorio.

Negli Stati Uniti si è registrata una massiccia espansione del settore negli ultimi dieci anni, che ha contribuito alla diminu-zione dei prezzi del gas e a un maggiore vantaggio competitivo per i settori ad alta intensità energetica. In Europa, l’interesse politico e commerciale è stato accompagnato da timori dell’o-pinione pubblica riguardo agli impatti del fracking.

Anche se spetta agli Stati membri dell’UE di prendere decisioni riguardo al proprio mix energetico nazionale, la Commissione sta preparando delle opzioni politiche per la fine del 2013 allo scopo di prevenire, ridurre e gestire gli impatti e i rischi connessi con lo sfruttamento del gas di scisto, di garantire la massima certezza giuridica e la massima prevedibilità alle autorità e agli operatori competenti, e di rispondere alle preoccupazioni del pubblico.

Tra le sfide ambientali legate allo sfruttamento del gas di scisto vi sono la sua forte domanda d’acqua, il rischio di inquinamento idrico, di emissioni atmosferiche e di impatti locali quali l’occu-pazione del terreno, il rumore e il traffico.

In termini di inquinanti atmosferici, l’esplorazione e la produ-zione di gas di scisto comportano di solito l’emissione di com-posti organici volatili quali metano e composti tossici quali benzene, formaldeide, toluene ed etilbenzene. La combustione in torcia del metano provoca anche emissioni di carbonio nero.

Il professor Rob Field dell’Università del Wyoming ha condiviso i risultati delle sue indagini con siti di produzione di gas non convenzionali a livello locale. Ha affermato che l’ozono rap-presenta un problema speciale in inverno a causa dell’inver-sione termica. Ha inoltre riscontrato livelli elevati di sostanze inquinanti presenti nell’aria in prossimità di un impianto di trattamento delle acque reflue.

Il monitoraggio della qualità dell’aria è fondamentale, ha dichia-rato. «La ricerca sull’impatto delle emissioni atmosferiche è ancora agli inizi. Malgrado l’esistenza di un inventario di emis-sioni, non esiste una metodologia concordata per la raccolta dei dati». Ciò nonostante, gli Stati Uniti stanno dando la priorità agli sforzi volti a ridurre le emissioni.

Sono inoltre necessarie ulteriori valutazioni di impatto per deter-minare i rischi. «Occorre decidere la distanza tra un nuovo pozzo e una scuola o una zona residenziale», ha affermato Field.

«L’esperienza degli Stati Uniti può servire da lezione all’UE, ma occorre migliorare la qualità dei dati», ha affermato Torsten Wöllert della DG Azione per il clima della Commissione europea. Il quadro normativo deve fornire adeguate garanzie per l’ambiente e per la salute, oltre a rispondere alle preoccupazioni dei cittadini.

Anche se la produzione di energia tramite lo sfruttamento del gas di scisto avrebbe un minor impatto climatico rispetto al car-bone (a condizione che le emissioni fuggitive di metano siano adeguatamente controllate) e provocherebbe emissioni legger-mente inferiori rispetto al gas naturale importato a causa degli impatti del trasporto su lunga distanza, le riserve recuperabili stimate sono troppo basse per rendere l’Europa autosufficiente in termini di gas. «La necessità di importazioni sarebbe desti-nata a continuare al ritmo attuale», ha affermato Robin Miège della DG Ambiente della Commissione europea.

«Dobbiamo fare in modo che lo sfruttamento del gas di scisto non soppianti le rinnovabili, inducendoci ad abbandonare i nostri obiettivi di efficienza energetica o distogliendoci dai nostri obiettivi climatici», ha affermato.

G A S D I S C I S T O

La grande corsa al gas: è tutta aria fritta?

Tra le sfide ambientali legate allo sfruttamento del gas di scisto vi sono la sua forte domanda d’acqua, il rischio di inquinamento idrico, di emissioni atmosferiche e di impatti locali quali l’occupazione del terreno, il rumore e il traffico.

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La quiete dopo lo scoppiettio

Il gruppo Fiat ha lanciato una serie di prodotti per consentire agli agricoltori di pro-durre e immagazzinare energia rinnovabile per uso proprio o per la vendita alla rete. Tra questi vi è il trattore a idrogeno New Holland, il cui secondo prototipo dovrebbe entrare in uso per la fine del 2013.

Un agricoltore potrebbe trattare i rifiuti dei raccolti, le lettiere per animali e i liquami in un impianto a biomasse in loco e convertire il metano prodotto in idrogeno da uti-lizzare come combustibile per il trattore.

«Oltre ai benefici ambientali, tale sistema permetterebbe ai clienti di diventare indi-pendenti dal punto di vista energetico e di migliorare la propria stabilità finanziaria», afferma Pierre Lahutte di New Holland.

Per saperne di piùwww.thecleanenergyleader.com

Soluzioni vulcaniche all’inquinamento stradale

Gli scienziati dell’atmosfera dell’Università di Wuppertal, in Germania, hanno collaborato con un produttore di barriere antirumore, Larix, e con l’azienda pro-duttrice di vernici Sto per sviluppare una soluzione ingegnosa volta a miglio-rare la qualità dell’aria in prossimità di strade trafficate.

Il team ha rivestito le pietre laviche di cui sono riempite le barriere antirumore con una formulazione speciale di vernice al biossido di titanio, un catalizzatore che, quando viene esposto alla luce solare, converte il biossido di azoto, una sostanza inquinante diffusa e dannosa, in nitrati. La vernice viene lavata via dalla pioggia o manualmente, ogni anno, per ripristinare la reattività delle pietre.

La vernice al TiO2 è già disponibile in commercio e può essere utilizzata su canyon stradali e sui muri di case e giardini con lo stesso effetto di purifica-zione dell’aria.

Per saperne di piùhttp://www.laermschutz-wand.de/LARIX-NOxBOX.html

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Puntare in alto per ottenere energia pulita

Con la promessa di fornire energia elettrica rinnovabile a buon mercato e costante, KiteGen sfrutta l’energia dei venti d’alta quota utilizzando un aquilone legato. L’aquilone viene fatto volare descrivendo la figura di un otto, a una distanza da terra compresa tra 300 e 2 000 metri, a una velocità aerodinamica di 300 km/h. La forza generata è trasferita a terra tramite due cavi in polietilene.

L’idea è semplice, ma la tecnologia non lo è. La produzione di energia avviene in modo molto simile alla dinamo di una bicicletta, ma grazie all’utilizzo di un sistema informatico incredibilmente potente, che controlla la velocità del vento effettuando rilevamenti e previsioni 16 000 volte al secondo in modo da tenere d’occhio le evo-luzioni dell’aquilone e massimizzare la produzione di energia.

Per saperne di piùwww.kitegen.com

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ichael Brüner - LARIX Lärmschutz G

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en Research

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Raggiungere l’obiettivo di un futuro pulito

GasNaturally è una piattaforma di sette associazioni che rappresentano l’intera catena del valore del gas. Fornisce dati e informazioni concrete a sostegno del ruolo che il gas naturale può svolgere nel contribuire a migliorare la qualità dell’a-ria e nel garantire un mix energetico sostenibile e di lunga durata.

La versatilità del gas naturale lo rende particolarmente adatto a contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 e a fornire l’approvvigionamento energetico sicuro e affidabile di cui l’Europa ha bisogno. Quando viene utilizzato per la produzione di energia, emette fino al 60 % in meno di CO2 rispetto al carbone.

Circa il 70 % delle riserve mondiali di gas sono alla portata economica dell’Europa, in un raggio di 7 000 km. Una percentuale compresa tra il 50 % e il 60 % delle for-niture di gas dell’Europa provengono dalla produzione locale nell’UE e in Norvegia.

Per saperne di piùhttp://gasnaturally.eu/

Intervenire sulla qualità dell’aria

Clean Air (Aria Pulita) è un progetto che vede impegnate nove organizzazioni ambientali europee in campagne per l’aria pulita nelle città europee. Lanciato a settembre 2011, fa notare che nonostante la normativa vigente, il diritto dei cit-tadini all’aria pulita è tuttora violato dall’inquinamento in molte città, in particolare dal biossido di azoto e dal particolato.

Il progetto punta a migliorare l’attuazione della normativa sulla qualità dell’aria a livello regionale e locale. Si preoccupa di intentare azioni legali contro le vio-lazioni di tale normativa, di condividere esempi di migliori pratiche e di informare i responsabili delle decisioni, i mezzi di comunicazione e il pubblico dei pericoli legati all’inquinamento atmosferico.

Per saperne di piùwww.cleanair-europe.org

Prova su strada dell’auto del futuro

La Settimana verde ha fornito un’opportunità concreta di conoscere un mezzo di trasporto relativamente nuovo: i veicoli elettrici. In un’iniziativa lanciata dal pro-duttore di energia elettrica EDF, i partecipanti hanno potuto provare su strada una Renault ZOE, una Toyota Prius PHEV e una Nissan LEAF.

L’arrivo dei veicoli elettrici potrebbe portare benefici sia ambientali che economici all’UE, in quanto molte delle tecnologie delle auto «verdi» sono fabbricate in Europa. Rimangono tuttavia da superare ostacoli impegnativi, come la progetta-zione di un’infrastruttura adeguata per la ricarica dei veicoli.

Per saperne di piùhttp://research.edf.com/pioneering-projects/electric-mobility/home-81658.html

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