L’intervista - MONDIVERSI · 2016-11-21 · Imboccare il modello di citt ... insieme al nuovo...

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ANNO IV- N. 7 NOVEMBRE 2006 PERIODICO DI COMUNICAZIONE SOCIALE - CULTURALE - ISTITUZIONALE DISTRIBUZIONE GRATUITA (continua a pag. 3) PINO LE FOSSE Il paradosso mancato (continua a pag. 9) (continua a pag. 4) Arcipelago nella natura Continua la guida turistico-sentimentale di Corigliano Calabro LUISA SANGREGORIO Parte il 23 novembre CoriglianoCalabroFotografia GAETANO GIANZI (continua a pag. 4) (continua a pag.6) (continua a pag.10) Maternità e occupazione tutelate da “Noi Donne” TINA DE ROSIS ANTONIO GIOIELLO PH. COSIMO REALE E così, dopo circa quattro mesi, il sindaco De Rosis, la sua ammini- strazione, il consiglio comunale sono stati destituiti e al loro posto si è insediato il commissario prefetti- zio. Una conclusione amara per una delle amministrazioni più brevi di Corigliano. Città, purtroppo, diverse volte commissariata, si contano, in- fatti, ben 13 commissari dal dopo- guerra e dall’ avvento della repub- blica. Un dato che ha pesato e conti- nua a pesare nella gestione dell’Ente e che ne ha influenzato anche il fun- zionamento della struttura burocrati- ca e tecnica. Le gestioni commissa- riali non sono neutre, ma lasciano segni del loro passaggio e quando sono così numerose incidono in modo sostanziale e duraturo nella vita di una comunità. Certo i mali di Corigliano non possono essere ad- debitati ai vari commissari che si sono succeduti, ma la loro presenza, proprio per l’ampio lasso di tempo che ricopre, ha da una parte interrot- to ripetutamente il normale corso della pubblica amministrazione de- terminando un’anomalia e dall’altro ingenerato processi negativi soprat- tutto negli apparati comunali. La manifestazione Corigliano- CalabroFotografia, con il riscon- tro avuto nelle precedenti edizioni, ha trovato la sua giusta collocazio- ne nel panorama italiano delle ras- segne culturali del settore. Maestri indiscussi, come Gian- ni Berengo Gardin che per il quar- to anno consecutivo ci onora di es- sere presente a Corigliano, testi- moniano la valenza dell’evento e la credibilità diffusa tra i grandi autori della fotografia. Imboccare il modello di città che mette la creatività al centro del presente e del futuro è un’am- bizione cui tende il progetto dell’ Le foto di Cosimo Reale che compaiono sulla prima pagina di questo giornale hanno natura esclusivamente artistica e culturale. Le immagini, i paesaggi, le persone ritratte sono sempre espressioni di contenuti assolutamente indipendenti rispetto agli articoli. La fotografia presenta nel numero del mese di ottobre, pertanto, non va confusa con gli argomenti degli articoli pubblicati e la persona ritratta nella foto non ha alcuna attinenza, non può essere accumunata ed è estranea alla vicenda giudiziaria che coinvolge l’on. Franco Pacenza. Qualora vi sia stata una non chiara distinzione tra i due diversi linguaggi (immagine e scritto) che abbia portato a confondere il contenuto artistico-culturale della foto con quello degli articoli, ce ne scusiamo con il signore ritratto in fotografia e con i lettori. Centro storico: il Castello Il Castello ducale è una impo- nente struttura dalla quale in pas- sato i feudatari dominavano il ter- ritorio e sfruttavano gli abitanti, e che, oggi, invertendo il suo ruolo, ha da offrire all’intera comunità un patrimonio storico quasi mille- nario, rare e preziose bellezze artistiche, e un riferimento unita- rio per le numerose identità di “Sistema” per prevenire l’uso della droga LOREDANA MERINGOLO Sistema (Sistema Integrato Ser- vizi Territoriali e Modulari Artico- lati) è un progetto di prevenzione/ inclusione sociale e lavorativa/in- novazione tossicodipendenze e del- l’alcoldipendenza correlata. E’ stato così intitolato il progetto presentato dal Comune di Coriglia- no, (Comuni aggregati: San Cosmo Albanese, San Giorgio Albanese, Vaccarizzo Albanese, san Demetrio Corone) redatto ai sensi della legge n. 45/99 - Fondo Nazionale d’In- tervento per la lotta alla droga, Il volto velato dai capelli mossi dal vento, un volto celato dietro una maschera di lacrime, ed un altro in- visibile perché impenetrabile, uno ancora compreso nello sguardo infi- nito, ed un volto sorridente, uno tri- ste, uno stanco, rugoso, segnato da un tempo lunghissimo, bianco, nero, mulatto… Volti innumerevoli che conduco- no vite separate, differenti o forse meglio dire indifferenti agli altri, ognuno una strada, una famiglia, un rito, un bambino, ma comunque soli nella propria individualità persona- le, spesso inaccessibile per quella bellissima componente del pensiero segreto a tutti. Decisione storica: si costruirà il nuovo ospedale della Sibaritide. La notizia che nel nostro terri- torio nascerà un nuovo ospedale è di quelle che vorremmo apprende- re tutti i giorni. E’ una decisione a suo modo clamorosa. Specie per- ché nel confronto politico, a cui purtroppo assistiamo giornalmen- te, sono i proclami, gli annunci e le polemiche di ogni genere a farla da padrone. In questo caso, inve- ce, con un atto davvero storico, vediamo finalmente spazzati via anni di diatribe, dibattiti e campa- nilismi che finora avevano condi- zionato la sanità nel nostro territo- rio. E’ senz’altro questa la politica che i cittadini vorrebbero che si praticasse. C’è da augurarsi che insieme al nuovo ospedale, nel no- stro territorio e più in generale nella nostra regione, possa essere costruito un nuovo approccio al governo delle istituzioni. La Cala- bria e con essa i suoi territori e i L’intervista ...al dott. Giuseppe Carbone direttore generale dell’Asl n. 3 (pagina 2)

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ANNO IV- N. 7 NOVEMBRE 2006

PERIODICO DI COMUNICAZIONE SOCIALE - CULTURALE - ISTITUZIONALE

DIS

TRIB

UZI

ON

E G

RAT

UIT

A

(continua a pag. 3)

PINO LE FOSSE

Il paradossomancato

(continua a pag. 9)

(continua a pag. 4)

Arcipelago nella naturaContinua la guida turistico-sentimentale

di Corigliano Calabro

LUISA SANGREGORIO

Parte il 23 novembreCoriglianoCalabroFotografia

GAETANO GIANZI

(continua a pag. 4) (continua a pag.6) (continua a pag.10)

Maternità e occupazionetutelate da “Noi Donne”

TINA DE ROSIS

ANTONIO GIOIELLO

PH. COSIMO REALE

E così, dopo circa quattro mesi, ilsindaco De Rosis, la sua ammini-strazione, il consiglio comunalesono stati destituiti e al loro posto siè insediato il commissario prefetti-zio. Una conclusione amara per unadelle amministrazioni più brevi diCorigliano. Città, purtroppo, diversevolte commissariata, si contano, in-fatti, ben 13 commissari dal dopo-guerra e dall’ avvento della repub-blica. Un dato che ha pesato e conti-nua a pesare nella gestione dell’Entee che ne ha influenzato anche il fun-zionamento della struttura burocrati-ca e tecnica. Le gestioni commissa-riali non sono neutre, ma lascianosegni del loro passaggio e quandosono così numerose incidono inmodo sostanziale e duraturo nellavita di una comunità. Certo i mali diCorigliano non possono essere ad-debitati ai vari commissari che sisono succeduti, ma la loro presenza,proprio per l’ampio lasso di tempoche ricopre, ha da una parte interrot-to ripetutamente il normale corsodella pubblica amministrazione de-terminando un’anomalia e dall’altroingenerato processi negativi soprat-tutto negli apparati comunali.

La manifestazione Corigliano-CalabroFotografia, con il riscon-tro avuto nelle precedenti edizioni,ha trovato la sua giusta collocazio-ne nel panorama italiano delle ras-segne culturali del settore.

Maestri indiscussi, come Gian-ni Berengo Gardin che per il quar-to anno consecutivo ci onora di es-sere presente a Corigliano, testi-moniano la valenza dell’evento ela credibilità diffusa tra i grandiautori della fotografia.

Imboccare il modello di cittàche mette la creatività al centrodel presente e del futuro è un’am-bizione cui tende il progetto dell’

Le foto di Cosimo Reale che compaiono sulla prima pagina di questo giornale hannonatura esclusivamente artistica e culturale. Le immagini, i paesaggi, le persone ritrattesono sempre espressioni di contenuti assolutamente indipendenti rispetto agli articoli.

La fotografia presenta nel numero del mese di ottobre, pertanto, non va confusa congli argomenti degli articoli pubblicati e la persona ritratta nella foto non ha alcunaattinenza, non può essere accumunata ed è estranea alla vicenda giudiziaria che coinvolgel’on. Franco Pacenza.

Qualora vi sia stata una non chiara distinzione tra i due diversi linguaggi (immagine escritto) che abbia portato a confondere il contenuto artistico-culturale della foto conquello degli articoli, ce ne scusiamo con il signore ritratto in fotografia e con i lettori.

Centro storico: il CastelloIl Castello ducale è una impo-

nente struttura dalla quale in pas-sato i feudatari dominavano il ter-ritorio e sfruttavano gli abitanti, eche, oggi, invertendo il suo ruolo,ha da offrire all’intera comunitàun patrimonio storico quasi mille-nario, rare e preziose bellezzeartistiche, e un riferimento unita-rio per le numerose identità di

“Sistema” per prevenirel’uso della droga

LOREDANA MERINGOLOSistema (Sistema Integrato Ser-

vizi Territoriali e Modulari Artico-lati) è un progetto di prevenzione/inclusione sociale e lavorativa/in-novazione tossicodipendenze e del-l’alcoldipendenza correlata.

E’ stato così intitolato il progettopresentato dal Comune di Coriglia-no, (Comuni aggregati: San CosmoAlbanese, San Giorgio Albanese,Vaccarizzo Albanese, san DemetrioCorone) redatto ai sensi della leggen. 45/99 - Fondo Nazionale d’In-tervento per la lotta alla droga,

Il volto velato dai capelli mossidal vento, un volto celato dietro unamaschera di lacrime, ed un altro in-visibile perché impenetrabile, unoancora compreso nello sguardo infi-nito, ed un volto sorridente, uno tri-ste, uno stanco, rugoso, segnato daun tempo lunghissimo, bianco, nero,mulatto…

Volti innumerevoli che conduco-no vite separate, differenti o forsemeglio dire indifferenti agli altri,ognuno una strada, una famiglia, unrito, un bambino, ma comunque solinella propria individualità persona-le, spesso inaccessibile per quellabellissima componente del pensierosegreto a tutti.

Decisione storica:si costruirà il nuovo

ospedale della Sibaritide.

La notizia che nel nostro terri-torio nascerà un nuovo ospedale èdi quelle che vorremmo apprende-re tutti i giorni. E’ una decisione asuo modo clamorosa. Specie per-ché nel confronto politico, a cuipurtroppo assistiamo giornalmen-te, sono i proclami, gli annunci ele polemiche di ogni genere a farlada padrone. In questo caso, inve-ce, con un atto davvero storico,vediamo finalmente spazzati viaanni di diatribe, dibattiti e campa-nilismi che finora avevano condi-zionato la sanità nel nostro territo-rio. E’ senz’altro questa la politicache i cittadini vorrebbero che sipraticasse. C’è da augurarsi cheinsieme al nuovo ospedale, nel no-stro territorio e più in generalenella nostra regione, possa esserecostruito un nuovo approccio algoverno delle istituzioni. La Cala-bria e con essa i suoi territori e i

L’intervista...al dott. Giuseppe Carbone

direttore generaledell’Asl n. 3

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2 POLITICA ISTITUZIONALE

L’intervista...al dott. Giuseppe Carbone

direttore generaledell’Asl n. 3

La G. R., con la delibera del 5ottobre, ha detto il suo si al nuovoospedale della sibaritide. Ci puòdire perché un nuovo ospedale eperché concretamente i cittadinidovrebbero esserne contenti?

Negli ultimi 30 anni il progressoscientifico e tecnologico ha cam-biato radicalmente il concetto ed ilmodo di “fare ospedale”: da unaconcezione di luogo prevalente diricovero, con capacità di cura limi-tata ai mezzi dell’epoca, si passa aduna struttura di cura specialisticacon mezzi e strumenti sofisticati(cubo tecnologico). L’ospedale di-viene quindi il luogo esclusivo del-la cura specialistica verso pazienticon morbo o trauma in fase acutacon i ricoveri limitati al minimo in-dispensabile ed agli effettivi casi diacuzie.

Un luogo con queste caratteristi-che deve essere collocato a retecioè nei punti razionalmente idonei,la struttura cioè deve essere a servi-zio di un numero consistente diutenti, un bacino di utenza che of-fre la casistica necessaria al suobuon funzionamento. Un ospedalediventa efficiente se oltre alle at-trezzature moderne e sofisticate di-spone di una casistica tale da con-sentire ai medici l’esercizio profes-sionale sempre più qualificato. Ilcontesto urbanistico degli attualinosocomi, (sono tutti disomogenea-mente distribuiti sul territorio ecompressi tra costruzioni di ediliziaresidenziale dei vari centro città),non consente nessuna possibilità diespansione e di realizzazione diservizi collaterali indispensabili(basti pensare all’inesistenza di unparcheggio a disposizione dei visi-tatori, o laddove presente assoluta-mente insufficiente sia per i visita-tori che per gli utenti, che per ilpersonale). Invece un ospedalenuovo nella Sibaritide consentireb-be prima di tutto una razionalizza-zione delle risorse esistenti, sianoesse di natura tecnologica, struttu-rale ma soprattutto umane, dellequali ne favorirebbe un più raziona-le utilizzo, tanto da permettere laprogrammazione di reparti e serviziad oggi non presenti sul territorio,secondo le indicazioni del PianoSanitario Regionale. Inoltre ci per-metterebbe un nuovo stile di assi-stenza sanitaria, basata sulla quali-tà, l’umanizzazione e la centralitàdel fruitore dei servizi.

In luogo di 4 ospedali nati oltre30 anni fa prevalentemente comeluogo di ricovero è necessaria quin-di una vera struttura di cura.

Tanti auspicavano una sceltasimile ma nessuno la credeva pos-sibile. Come è stato possibile su-perare tanti veti e campanilismi?

Potranno ora continuare a gioca-re un’azione di disturbo?

Tutti avvertono ormai la necessi-tà di un ospedale moderno perchétutti, purtroppo, hanno fatto l’espe-rienza di andare fuori della Cala-bria in occasione di un ricovero, diuna visita specialistica spesso percasi anche ordinari e tutti hanno vi-sto com’è un ospedale moderno aGenova, a Bologna a Milano aRoma ecc.. La cosa paradossale èche qui tutti difendono i piccoliospedali ma poi tutti vanno a curar-si altrove.

Non è più questione di campani-lismo, cresce la consapevolezzache un ospedale moderno ha certecaratteristiche che i nostri piccoliospedali non hanno perché proget-tati quando il livello delle cono-scenze era un altro, anche loro sonorimasti travolti dal progresso.Ognuno ha capito che il propriovero interesse è quello di avere unastruttura ospedaliera nuova, effi-ciente, al passo con gli sviluppiscientifici e tecnologici, una strut-tura cioè che possa offrire ai nostriprofessionisti un contesto lavorati-vo adeguato alle loro capacità cheoggi spesso non possono esercitareper inadeguatezza delle strutture,una struttura infine anche in gradodi attirare validi professionisti. Infi-ne, e credo sia la cosa più impor-tante, noi abbiamo fatto alla Regio-ne una richiesta di finanziamentomolto concreta perché corredata daun piano di fattibilità per la costru-zione del nuovo ospedale, un veroe proprio, cioè, progetto di massi-ma corredato da una relazione tec-nica e da tavole progettuali che de-scrivono bene come sarà la nuovastruttura. Questo progetto, inoltre,l’abbiamo fatto con un accordo conl’Unità Sanitaria Locale di Mode-na, che ha un ufficio tecnico moltoqualificato che ha già progettato al-tri ospedali in Emilia Romagna tut-ti rispondenti alle famose indica-zioni del prof. Veronesi e dell’Arc.Renzo Piano, questo ci garantiscenon solo rapidità nella progettazio-ne ma anche un costo di progetta-zione molto contenuto nei limitiprevisti dalla legge.

Cosa succederà delle quattrostrutture esistenti?

Il problema è quello di costruireuna rete ospedaliera aziendale in li-nea con il Piano Sanitario Regiona-le. Questo Piano prevede proprio lacostruzione di un nuovo ospedaleche, tenuto conto delle caratteristi-che geografiche della nostra Azien-da (un territorio che si sviluppa suoltre 100 km di costa e chiuso dauna catena montuosa) pare ragione-vole collocare al centro utilizzandoopportunamente gli ospedali esi-stenti ai lati. La conferenza dei Sin-daci ha individuato tale luogo incontrada Insiti in comune di Cori-gliano. Infatti, a regime, accanto al-l’Ospedale della “Sibaritide” conl’offerta di una vasta gamma di ser-vizi ospedalieri prevalentementechirurgici, si avrà: a TREBISAC-

CE, attività di Chirurgia Generale aciclo continuo e a ciclo diurno,Ostetricia, Medicina Interna e Lun-godegenza, Cardiologia, Dialisi,Diagnostica per Immagini, Labora-torio Analisi Chimico-Cliniche,Medicina Urgenza e P.S. ed unacompleta attività poliambulatoriale;a CARIATI, attività di Medicina In-terna e Lungodegenza, attività diChirurgia Generale a ciclo diurno,Geriatria, Medicina Fisica e Riabili-tazione intensiva, Cardiologia, Dia-lisi, Diagnostica per Immagini, La-boratorio Analisi Chimico-Cliniche,Medicina Urgenza e P.S. ed unacompleta attività poliambulatoriale;Naturalmente le attività ospedalieredi Rossano e di Corigliano conflui-ranno integralmente nel nuovoospedale in modo da poter riutiliz-zare gli edifici rimanenti come“piattaforme territoriali” cioè edifi-ci dedicati ad attività ambulatoriali.Molte attività territoriali oggi ospi-tate in strutture in affitto potrannoessere riallocate nei contenitori di-sponibili facendo cessare consisten-ti oneri per affitti

La delibera assunta dalla G.R.è sufficiente a dare avvio all’ope-ra o necessitano altre procedure epassaggi?

La delibera della G.R. è il primoindispensabile passo per dare avvioal procedimento. Nel programma digoverno della Giunta Regionale fi-gura fra le azioni più qualificanti ilriordino della rete ospedaliera re-gionale. Ci si muove, ora, su due bi-nari: la regione deve concordarecon i Ministeri competenti, che deb-bono valutare il programma regio-nale, un Accordo di Programma perrendere effettivamente erogabili ifondi stanziati, fra cui i 60 milionidi euro per l’Ospedale della Sibari-tide; l’Azienda deve, nel frattempo,elaborare il progetto esecutivo edeve poi fare la gara di appalto.

Si tratta di due attività non sem-plici né rapide. Il progetto esecuti-vo, secondo noi, va fatto insieme aimedici che saranno poi i veri abi-

tanti del nuovo ospedale, essi deb-bono essere coinvolti nelle diversefasi della progettazione per trovarele soluzioni strutturali migliori perle diverse attività sanitarie con ilconsenso degli effettivi utilizzatori.Sulla base del progetto esecutivo sifarà poi la gara d’appalto nazionalein assoluta trasparenza e nel pienorispetto delle norme, per scegliereun concessionario in grado di rea-lizzare una struttura di tali dimen-sioni. L’appalto sarà fatto con laformula della concessione della co-struzione e della gestione di una se-rie di servizi quali la pulizia, la ri-storazione ed anche la manutenzio-ne del manufatto. Il concessionario,cioè, anticipa una parte delle som-me necessarie per la costruzioneche poi recupera gestendo i suddet-ti servizi.

In quali tempi si potrà dare con-cretamente avvio all’opera e potràessere fruibile per i cittadini?

Se le cose andranno come si pre-vede, si potrebbe iniziare la costru-zione fra un anno, un anno e mez-zo, per la primavera del 2008 si po-trebbe mettere la “prima pietra”,dopo la consegna dei lavori il con-cessionario avrà a disposizione 36mesi per dare l’opera finita.

Tante volte, dalle nostre parti,le opere restano incompiute. Sonoprevisti procedure o accorgimentiparticolari perché l’ospedale ven-ga realizzato nei tempi e nei modiprevisti?

Il meccanismo contrattuale indi-cato (concessione della costruzionee della gestione) è l’unica vera ga-ranzia contro le opere incompiute;dato che il finanziamento dell’ope-ra viene garantito prevalentementeda fondi pubblici ma con una signi-ficativa partecipazione del privato,questo ha tutto l’interesse a finirepresto e bene. E’ auspicabile e ne-cessario, quindi, che la gara per af-fidare l’appalto richiami ditte noto-rie per capacità imprenditoriale conprovata esperienza nel settore dellecostruzioni ospedaliere.

Planimetria generale: progetto con percorsi, viabilità e parcheggi

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“La memoria”Roma, 16 ottobre 1943

ISACCO NUNA

Tra le date a cui la memoriacollettiva dovrebbe riservare unaparticolare attenzione c’è quelladel 16 ottobre ’43. All’alba diquel giorno formazioni di SS, letruppe scelte hitleriane, con lacomplicità di fascisti italiani, cir-condarono le strade del ghettoebraico di Roma e caricarono suicamion, con brutale violenza neo-nati, malati, vecchi. Più di millecittadini italiani ebrei furono presie poi deportati. Il tutto a cinque-cento metri dal Vaticano, in unacittà in cui la resistenza non eraancora cominciata ma dove erainequivocabile la consapevolezzadello sterminio degli ebrei. Dei1024 ebrei deportati solo dodicisono tornati.

I documenti raccolti negli annidimostrano che le razzie delle SSnon si erano limitate alla Sinago-ga e dintorni ma avevano cercatoe trovato, con grande efficienza,cittadini italiani ebrei anche a Tra-stevere, a Montesacro, a Testac-cio. Avevano potuto farlo in quan-to erano già ben informati dallapolizia fascista e anche perché, aldi là del diffuso sentimento perso-nale ed umano di molti prelati emolte chiese e conventi, non c’erastata alcuna presa di posizione uf-ficiale in difesa di quei cittadini.In quell’ottobre ’43 c’era una solaautorità italiana ed internazionaleche mostrò espressioni di solida-rietà alle persone ed alle famigliein pericolo salvandone silenziosa-mente molte, anche a rischio dellapropria incolumità, ma politica-mente e ad alta voce la Chiesanon si espresse. L’assenza di unanetta presa di posizione non simanifestò nemmeno in occasionedell’emanazione delle leggi raz-ziali in Germania, in Italia e intutta l’Europa.

Susan Zuccotti nel suo libro“The Italian Holocaust” raccontadi una signora che aveva accessoal Vaticano e che nelle stesse oredelle razzie di Roma si fece rice-vere dal Cardinale Segretario diStato. La signora aveva annotatonel suo diario: “Occorre fermarli.Se gli ebrei arrestati partono nontorneranno più”. La stessa avevauna certa familiarità con il Segre-tario di Stato e all’alba di quelgiorno disse al Cardinale: sonoitaliani, bisogna che non li portino La sinagoga di Roma

DALLA PRIMA PAGINA

PINO LE FOSSE

calabresi hanno assoluto e ur-gente bisogno che si metta manoalle sue tante e insopportabili emer-genze. La sanità, lo viviamo quoti-dianamente, è tra queste e la realiz-zazione di quest’opera nella nostraASL potrà certamente cambiare po-sitivamente il segno delle cose. Fi-nalmente potremo usufruire di unastruttura ospedaliera moderna, effi-ciente e tecnologicamente evolutache contribuirà notevolmente al mi-glioramento dei servizi sanitari ealla salute dei cittadini. Sappiamoche l’assistenza ospedaliera, senzasanità diffusa sul territorio, da solanon garantisce livelli sufficienti diqualità e sicurezza. Ma è ormai evi-dente che nella nostra ASL il supe-ramento delle ridondanze, dellaframmentarietà, della inadeguatez-za dell’attuale rete ospedaliera è unpassaggio obbligato verso il mi-glioramento dell’offerta sanitaria.Senza considerare gli aspetti logi-stici ed organizzativi legati alla pre-senza della nuova struttura, che in-nalzeranno ulteriormente i livelli diprofessionalità esistenti e migliore-ranno i conti della spesa sanitaria,consentendo nuovi investimenti equindi nuove risposte ai tanti e di-versi bisogni di salute.

Sonni tranquilli per i cittadini,d’ora in poi, dunque? Ci bastaaspettare svogliatamente o fiduciosiil completamento di questa agogna-ta opera? Certo che no, ovviamen-te! Bisogna ora avere contezza delnecessario e ulteriore sostegno ver-so il lavoro silenzioso e complessodi quanti hanno saputo condurresino a questo punto l’impresa. Untraguardo fino a pochi mesi fa dav-vero impensato. Ed è certo che disupporto, incoraggiamento e pun-golo ci sarà ancora bisogno neiprossimi mesi. Primo fra tutti versoil dott. Giuseppe Carbone, direttoregenerale dell’ASL n. 3, che ha mes-so il nuovo ospedale al centro dellepolitiche sanitarie e ci ha condottoa questo già importante risultato.Verso i sindaci del nostro territorioche finalmente sembrano decisi ariappropriarsi dei legittimi spazi didecisione e coinvolgimento.

Verso quei rappresentanti istitu-zionali ai vari livelli, senza il cuiapporto staremmo ancora a divider-ci e a chiederci della fattibilità diun progetto che oggi invece inizia aprendere nitidamente corpo. Neimesi che mancano alla posa dellaprima pietra occorrerà ancora tanta

Decisione storica:si costruirà il nuovo

ospedale della Sibaritide.

vigilanza ed attenzione. Negli annidel completamento del nuovo ospe-dale bisognerà preparare paziente-mente il varo della nuova strutturae soprattutto gestire al meglio quel-le attuali. Senza rinunciare ai cam-biamenti ed agli interventi capaci

di migliorare da subito i nostriservizi sanitari, che per la stra-grande maggioranza dei cittadini,sempre più purtroppo senza alter-native, rappresentano l’unicachance. La convinzione e l’ap-porto di forze politiche, sindacali

e sociali del territorio, il pieno e di-retto coinvolgimento dei cittadini edelle popolazioni del territorio, sonodunque oggi le migliori garanzie perpoter registrare i dovuti avanzamentidi questo ambizioso e importanteprogetto.

via da Roma. La risposta del Car-dinale era stata formalmente logi-ca pur nella sua assurdità: “Li ar-restano e li deportano in quantoebrei. Non c’è una autorità diplo-matica degli ebrei in Italia o nelmondo, che io possa avvisare”. IlSegretario di Stato del Vaticanoconvocò l’ambasciatore tedescopresso la Santa Sede e gli presen-tò una “nota verbale” sulle preoc-cupazioni delle autorità vaticane.Non si conosce alcuna risposta oesito a tale protesta né di altri in-terventi in merito anche se nonsarà mai abbastanza ricordatol’aiuto silenzioso offerto dallaChiesa italiana ai cittadini ebreiricercati.

Come non spiegarsi che in queimomenti drammatici si è concre-tizzata l’idea, l’ideale, il sogno diuno Stato per un popolo che veni-va perseguitato da secoli e da se-coli non aveva un punto di salvez-za in cui raccogliersi. Infatti dallafine dell’Ottocento fino agli annitrenta del Novecento emigraronodall’Europa dell’Est, a causa dellepersecuzioni razziali, quasi cinquemilioni di ebrei di cui soli quattro-centomila arrivarono in Palestina,gli altri, quasi tutti, emigrano ne-gli USA.

Come giustificare, dopo quantoricordato, l’opposizione del Vatica-no alla nascita del nuovo Stato diIsraele?

Anche la dichiarazione di guerradei Paesi Arabi contro Israele nel1948 ha visto l’Occidente, l’Italiacompresa, preoccupato di non irri-tare la suscettibilità del mondoArabo. Per pura combinazione il16 ottobre 1948, esattamente cin-que anni dopo la deportazione de-gli ebrei romani, Umberto Terraci-ni, ebreo italiano e membro dellaCostituente, in occasione dell’As-semblea interparlamentare riunitaper discutere sull’attacco che Egit-to, Libano, Siria, Iraq, Giordaniastavano movendo al neonato Statodi Israele, nel suo discorso avevaespresso una grande preoccupazio-ne per l’inerzia di USA ed Europamostravano nei confronti dellaquestione:

“io non arrivo a farmi una ragio-ne delle attitudini di alcune perso-nalità illuminate che, avendo con-dotto i popoli arabi sulla strada del-l’indipendenza e del progresso,sembrano ora preferire di metterein percolo la loro opera storicapiuttosto che accettare una transa-zione che è stata dettata da una ri-cerca di equità nella quale voglia-mo fondare il mondo rinnovato. Sì,la Palestina può diventare i nuoviBalcani in una Europa senza spe-ranza. Ma lo diventerà se alla fineprevarranno gli odi ereditati dalpassato”.

Sembrano parole scritte oggi acommento della situazione attuale.

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4 CULTURA

DALLA PRIMA PAGINA

PH. C

OSI

MO

REA

LE

Associazione Culturale “Cori-gliano per la Fotografia’’, di cuimi onoro di essere presidente. Lacreatività è importante per un luo-go. Si è scelta la fotografia, per mo-tivi palesi, ma poteva essere la mu-sica, la moda, il design, o qualsivo-glia aspetto della cultura, tale dadare identità e mettere “potere’’ nel-le mani dei cittadini.

Una peculiarità di questa mani-festazione è il tema che ogni annoviene affidato a un autore: nel 2003Gianni Berengo Gardin con “Viag-gio a Corigliano’’ ha sapientementeinterpretato con originalità il nostroterritorio nella sua totalità, produ-cendo un volume edito da Contra-sto presente nelle più importanti li-brerie d’Italia; nel 2004 FrancescoRadino con le sue immagini ci haintrodotto nella memoria della Ma-gna Grecia e delle radici delle cul-ture del Mediterraneo; nel 2005Gabriele Basilico ha rappresentatoun aspetto inconsueto della nostracittà in espansione.

Quest’anno Enrico Bossan, constraordinaria capacità interpretativa,realizza una raccolta di “volti’’ tra igiovani di Corigliano.

Ricco il programma della mani-festazione: con le mostre di MarioDondero,Gianni Berengo Gardin/Antonella Monzoni, Letizia Batta-glia/Shobha, Oreste Pipolo ed Enri-co Bossan, che verrano inaugurateil 25 novembre al Castello alle 18,di seguito ad una “tavola rotonda’’

GAETANO GIANZI

con la presenza degli autori, autori-tà, nonchè critici, photo editor edesperti.

Il teatro Valente sarà sede di in-contri con proiezioni di film d’auto-re.

La prestigiosa Loft Galleryospiterà una mostra di giovani arti-sti internazionali a cura di GabrielBauret e Giorgia Fiorio.

Incontri aperti al pubblico sisvolgeranno (gratuitamente) nelCastello con Enrico Bossan, MarioDondero e Gianni Berengo Gardin.

Grande attesa per il workshop diOreste Pipolo, il più noto fotografodi matrimonio.

La manifestazione è resa possi-bile grazie ad un finanziamento del-la Regione Calabria e soprattuttograzie al contributo e alla sensibili-tà espressi da sponsor privati edIstituti di Credito che credono nellavalorizzazione e nella crescita delnostro territorio.

Fondamentale nella organizza-zione l’apporto del Settore Culturadella città e quest’anno l’ingressotra gli sponsor istituzionali dell’Ac-cademia di Belle Arti di Catanzaro.

Considerata l’alta valenza cultu-rale del progetto che procura un po-sitivo ritorno d’immagine alla Cala-bria, vogliamo auspicare che la ma-nifestazione possa essere inserita apieno titolo in una programmazionestabile regionale .

Arcipelago nella nuturaLUISA SANGREGORIO

Corigliano, per le sue “isole”.Castello di un feudo nuovo, dun-

que, che con la propria bellezza farisplendere quella di tutta Coriglia-no.

E bello com’è ora il Castello nonè stato mai. Di una bellezza antica,rigenerata dalle mani dei contempo-ranei e portata con disinvoltura, masenza ostentazioni.

Non è stato sempre così il castel-lo. Quando l’edificio nacque, nel1073, era un avamposto fortificato.Lo volle il normanno Roberto ilGuiscardo per controllare meglio isuoi possedimenti, soprattutto lasempre indomita città di Rossano.

Nella sua prima fase il castello èsolo una piccola fortezza militare.

Al quarto conte di Corigliano,Roberto Sanseverino, si deve la pri-ma riformulazione dell’edificio, chedal 1339 circa si avvia a diventareanche residenza signorile. Ma iconti Sanseverino, durante la loropermanenza a Corigliano, effettue-ranno numerosi interventi.

Per otto anni, dal 1487 al 1495,gli aragonesi sottraggono il feudo aiSanseverino e nel 1490, è proprio ilre Ferdinando I d’Aragona a voleresostanziali modifiche della strutturadel maniero. La fortezza signorile siarricchisce, tra l’altro, delle torrinei punti cardinali, e diventa castel-lo.

Fra il 1650 e il 1720 i duchi Sa-luzzo, nuovi proprietari, imprezio-siscono la struttura con altri ele-menti architettonici, come la torreottagona che sovrasta il Mastio e laCappella di Sant’Agostino.

DALLA PRIMA PAGINA Il penultimo intervento sul Ca-stello è effettuato dai Compagnanella seconda metà dell’‘800. Con ilavori del barone Luigi Compagnail Castello assume più o menol’aspetto con il quale si presentaoggi.

Nel 1971 Francesco Compagnavende il Castello alla Mensa Arci-vescovile di Rossano e nel 1979viene acquistato dall’amministra-zione del comune di Corigliano.

Nel 1988, iniziano gli ultimi la-vori di restauro.

“Il progetto di recupero del Ca-stello si è posto come primo obietti-vo quello di far parlare le pietre, farloro raccontare la propria storia: unlavoro di ricucitura e di sottolinea-tura che non voleva eludere lo sco-po fondamentale di ogni restauro, ilriuso”. Così scrive, nel libro “Beni

Ambientali Architettoni-ci e Culturali di un cen-tro minore del Sud: Cori-gliano Calabro”, MarioCandido, l’architetto che,insieme al collega Leo-nardo Scarcella e all’in-gegnere Giuseppe Smeri-glio, è stato l’artefice diquesta poderosa opera direcupero.

Nel 2002 i lavori siconcludono e il Castellodiventa, finalmente, unpatrimonio di cui tutta lacollettività può usufruire,dopo 929 anni di vita.

È museo visitabile intutti gli ambienti; museovirtuale dell’Avventuraumana nella Sibaritide escenario perfetto di sva-riati eventi culturali.

Il Castello di coriglia-no offre a ogni visitasuggestioni nuove.

Impressioni fiabesche magari.Come si fa a non pensare alle favo-le quando si ha di fronte un castellocosì? Con le sue torri, i merli e ilponte levatoio potrebbe benissimotrovarsi in un fiaba. Se non fosseper il fossato, che, invece di esserepieno d’acqua e infestato dagli alli-gatori, ospita uno splendido ortobotanico.

Altra atmosfera, invece, nellaSantabarbara o nelle prigioni scava-te nella roccia. I passaggi segreti, leferitoie, le armi, gli strumenti ditortura destano pensieri guerreschie meno tranquillizzanti, ma certa-mente più appropriati per un castel-lo che come fortezza è nato.

Anche gli altri ambienti del Ca-stello sono visitabili, camere da let-to e da pranzo, cucine e piano dellaservitù, sale di rappresentanza ecappella.

Si rimane stupefatti, per esem-pio, mentre si percorrono i 146 gra-

Gianni Berengo Gardin

Enrico Bossan

dini della scala a chiocciola che farisalire il Mastio lungo i suoi cin-que piani. Mentre si sale, cauta-mente, si rimane incantati dalle sce-ne affrescate e dai diversi toni dicolore di ogni livello; quando si ar-riva in cima, poi, lo spettacolo pa-noramico che si apre alla vista la-scia senza fiato.

E come si fa a non vedere la ma-

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PH. GAETANO GIANZI

gia di questo luogo quando ci si va disera, magari, per un concerto? L’in-gresso e la splendida scalinata sonodi solito illuminati da piccole torce;la musica si diffonde nell’aria; il pa-norama notturno sulla Piana di Sibarirapisce lo sguardo e, infine, ci si ri-trova nel centro dell’ottocentescosfavillio del salone degli specchi.Magico ma vero.

PH. COSIMO REALE

Parte il 23 novembreCoriglianoCalabroFotografia

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Riccardo Sonia e SaverioGIOVANNI PISTOIA

Case bianche e basse. Muri di-roccati e abbandonati alle ortiche.Tanti palazzi, e senza colori. Il pae-se si distende tra la collina arsa euna spiaggia portata via dal cemen-to. Il verde è sempre più una speciein estinzione, anche se uliveti seco-lari resistono ai fulmini e alle sta-gioni senz’acqua. D’estate vie e vi-coli, piazze e spiagge recintate sianimano di musiche e di canti, diampi sorrisi, di abbracci e racconti.Con il venir meno del caldo le vocisi disperdono. I treni affollati ripor-tano i vacanzieri, gli emigrati e gliuniversitari verso le città. Nel pae-se ridiscende il silenzio. Gli abitua-li abitanti, sempre più anziani, re-cuperano il ritmo di sempre. E cosìanche i treni. Sempre di meno, esempre più vuoti, a transitare trastazioni ferroviarie incustodite. Ilcielo, silenzioso, è ornato di stelle.Il mare è stanco. L’ansimare delleonde logora le orecchie di chi lo hatroppo vicino.

Anche quella sera, così cometante altre, Riccardo, la moglie So-nia e il figlio Saverio sono sul-l’uscio del loro negozio di elettro-domestici a fare quattro chiacchierecon gli ultimi clienti. Natale non èlontano e chi può comincia a rinno-vare qualche vecchio arnese dicasa. Riccardo ha un’attività com-merciale ben avviata proprio sullapiazza principale del paese. Abita,lì vicino, con la sua famiglia, inuna palazzina, piccola ma graziosa.La serata è fredda, qualche gocciad’acqua comincia a picchiare sul-l’asfalto delle strade, ormai quasideserte. Salutato l’ultimo cliente,Riccardo controlla le finestre, azio-na l’allarme, chiude le luci. Il ru-more delle saracinesche segnala lafine della giornata lavorativa.Un’ultima ispezione ai pesanti ca-tenacci e, di corsa, a piedi versocasa. La piazza è illuminata da unpaio di lampioni piuttosto vecchiot-ti, dal neon dei due bar ancoraaperti e dalle luci della sala giochi,ritrovo dei giovani. Al centro delpiazzale un albero di pino, sistema-to alla buona dagli operai forestali,attende le luminarie natalizie per-ché lo ricompensino dalle meno-mazioni subite per rallegrare il Na-tale dei bambini.

Nel cuore della notte un bottosquarcia il silenzio. E poi un altro.Un altro ancora. Riccardo salta dalletto. Il petto ha un atroce sobbal-zo. Conosce quei botti. Riccardoteme il peggio. Anche Sonia è giùdal letto. Saverio, che dorme al pia-no di sotto, sale precipitosamentele scale e in un attimo è nella stan-

za da letto dei suoi. Conosconoquegli scoppi. Altre volte il loronegozio è stato preso di mira dallabanda delle estorsioni. Si sperache non sia così, non sarebbe laprima volta, ma certamente sareb-be l’ultima, quanto è vero Dio,pensa, agitatissimo, Riccardo.Aprono la finestra, alzano le im-poste e sullo sfondo, al di là dellapiazza, una lunga scia di fumo e

di fuoco si alza verso il cielo. Èproprio così. Tutto lascia prevede-re che è proprio dal negozio diRiccardo che viene l’inferno.Quattro panni addosso, giù dallescale, e via, di corsa, ad attraver-sare la notte.

Le saracinesche sventrate, ilfumo e le fiamme invadono il pa-lazzo abitato. Gli inquilini precipi-tosamente escono dai loro appar-tamenti, mentre una volante deicarabinieri è sul posto. Riccardocerca di fare qualcosa, aiutato dapochi altri, per evitare danni mag-giori, mentre i pompieri tardano avenire perché hanno sede in unalocalità piuttosto lontana.

Sonia è irrigidita davanti aquelle scene viste altre volte. Sa-verio cerca di aiutare il padre eimpreca contro i criminali del pae-se. Sono noti a tutti, ma nessuno liferma. Il provvidenziale arrivo deivigili del fuoco salva l’intero fab-bricato ed evita danni più gravi.Qualcuno degli inquilini s’avventacontro Riccardo ritenendolo re-sponsabile di quello che è succes-

so. Testa dura quel Riccardo. Nonvuole pagare e allora se ne vada,non può mettere a repentaglio lavita di tanta gente che abita nelcondominio. Questa volta la trage-dia è stata evitata, ma domani?Dove pensa di vivere Riccardo?

Le primi luci dell’alba trovanoRiccardo, Sonia e Saverio impe-

gnati in quei locali nel tentativo disalvare qualcosa. I loro volti sonoindecifrabili. Rabbia? Delusione?Rassegnazione? Bocche chiuse,mute. Riccardo sa che ora rico-mincia il solito iter: interrogatoridei carabinieri, verbali, ipotesi, ec-cetera. Un rito che si ripete datempo. Denunce altre volte avan-zate, con nomi e cognomi ma, poi,le prove, i testimoni che ci sono enon ci sono, le udienze rinviate, iprocessi che non si celebrano enell’attesa il donrodrigo circolatranquillamente, le intimidazioni...la voglia di chiudere tutto e andarealla ricerca della libertà.

Nei giorni successivi, sulle sa-racinesche riparate frettolosamen-te, un cartello avvisa che tutto ilmateriale salvato dall’incendio èin vendita a prezzi vantaggiosi. Inun giorno si vende tutto, tranne uncomputer che due fratelli giova-nissimi guardano con avidità. Ric-cardo li conosce bene, sa che laloro famiglia è stata distrutta, conl’assassinio del loro papà, dai ba-

stardi del posto. Li chiama e diceloro che quel computer lo possonoportare a casa, gratuitamente.

Riccardo rifiuta interviste alle tv,venute a riprendere e raccontarel’ultimo fattaccio. Non partecipa aincontri al Comune con le forze po-litiche della cittadina. Compie sologli atti dovuti per legge, e basta.Non intende ripetere, per l’ennesi-ma volta, un copione già scritto erecitato.

Una sera fredda e piovosa le stra-de principali del paese si riempionodi giovani e di cittadini, di politici eamministratori: tutti a manifestarecontro la mafia. Sulle vette dellecolline c’è anche qualche fiotto dineve. Ci sono bandiere e striscioni.C’è tutto il paese raccolto sotto l’al-bero di pino illuminato a festa, orache Natale è vicinissimo. Ma Ric-cardo, Sonia e Saverio non sono traloro. “Vedi – dice Riccardo ai suoi– ci sono tutti, anche i mafiosi pro-testano contro la mafia. Alla finedella manifestazione tutti al bar aprendere un caffè. Domani si rico-mincia.” Saverio si mostra un po’perplesso. “Però ci sono tanti giova-ni. Molti di loro vogliono veramen-te che qualcosa cambi.” “È vero –dice il padre – loro rappresentano lasperanza, ma chi ha il dovere di in-tervenire non interviene. Li illude, ebasta. Occultarsi dietro le speranzedei ragazzi è un delitto atroce. Leg-gi, codici, procedure, inefficienze, ètutto un sistema a tutela di chi com-mette reati. Se non si mette mano aquesti strumenti anche i soldati del-l’esercito verranno a fare le bellestatuine. E, poi, la politica: tutti condichiarazioni di fuoco contro la cor-ruzione, il clientelismo e i delin-quenti e… ma chi è che fa le leggi?Le elezioni sono vicine. Il Natalenon è ancora arrivato ed è già lonta-no.”

Qualche giorno dopo un avvisosulla palazzina della famiglia diRiccardo segnala il nome diun’agenzia immobiliare delegata avendere l’immobile. Analoga comu-nicazione sulla porta d’ingresso diquello che una volta era un negoziodi elettrodomestici e di informatica.

Per anni, di Riccardo, Sonia eSaverio non si sa più nulla. Inaspet-tatamente, un giorno, un quotidianopubblica l’intervista ad un nuovomagistrato insediatosi nel vicino tri-bunale. Il suo nome è Saverio e par-la del padre, morto di crepacuore, inGermania, dopo la terribile espe-rienza nella loro terra d’origine. Sa-verio, ora, indossa la toga. La ma-dre non lo ha voluto seguire.

5RACCONTI BREVI

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6 SOCIALE

DALLA PRIMA PAGINA

“Sistema” per prevenirel’uso della droga

LOREDANA MERINGOLOesercizio finanziario anno 2002 -

2003 – 2004.Il coordinamento del progetto è

stato previsto in specifico protocol-lo d’intesa, tra i comuni del distret-to socio-sanitario, le scuole supe-riori del territorio, il Centro perl’impiego, il distretto di CoriglianoCalabro - Asl n. 3 di Rossano, l’As-sociazione Mondiversi, individuatacome Ente gestore, l’associazioneGiovanile Salesiana di Solidarietà,sottoscritto in data 11/10/2006 pre-vedente impegni e responsabilitàper l’attuazione del progettoS.I.S.T.E.M.A.

Il progetto prevede interventi diprevenzione e di contrasto alla dif-fusione di nuove droghe, l’inseri-mento sociale e lavorativo di sog-getti tossicodipendenti e/o alcooldi-pendenti che vivono situazioni diemarginazione e disagio socialeconclamato causato dalla dipenden-za, oltre che la tutela e il sostegnodelle donne che si trovano a doverfronteggiare la frustrazione che lacondizione di dipendenza indirettacomporta.

Per prevenire e contrastare ladiffusione delle droghe il progettoprevede, nel Comune di Coriglianoe nei Paesi albanesi, l’attivazionedi:

- Laboratorio musicale. L’inter-vento vuole offrire agli adolescentila possibilità di usufruire di unospazio attrezzato dove svolgere atti-vità musicali incoraggiando percor-si di autogestione e autorganizza-zione attraverso i quali sviluppare:l’espressione libera di sé, i linguag-gi giovanili; inoltre, si voglionosviluppare processi relazionali diintegrazione e cooperazione degliadolescenti tra loro.

- Attività Sportive. Per la salva-guardia dello stato di salute del-l’adolescenza la pratica dello sportè indispensabile come azione diprevenzione. Alcuni sport di grupposono in grado d’unire i giovani, dicreare situazioni sociali basate suinteressi comuni, stima vicendevo-le, collaborazione.

- Gruppi di sensibilizzazione e dicontrasto all’uso di droghe. L’inter-vento vuole essere uno specificoservizio di informazione relativoalle sostanze psico-attive e ai rischiad esse connesse nonché un mo-mento di supporto e consulenza aglistudenti attraverso figure di riferi-mento competenti (operatori ester-ni) che li aiutino nella conoscenzadi sé attraverso l’ascolto, l’esplora-zione dei punti di forza e di debo-lezza, il rinforzo delle abilità socia-li. Pertanto rinforzare la collabora-zione in rete tra le diverse agenzieeducative ed i diversi servizi terri-

toriali forniti dal Comune per favo-rire il benessere dei ragazzi e la rea-lizzazione di una comunità acco-gliente in grado di riconoscere eprevenire comportamenti a rischio

Per quanto riguarda l’inclusionesociale e lavorativa di soggetti tos-sicodipendenti e/o alcooldipendentici si avvarrà della collaborazione edell’esperienza del Ser.T di Cori-gliano. L’iniziativa, a valenza socio– riabilitativa, mira ad alleviare ilgrave disagio sociale ed economicodei soggetti fruitori favorendo uninserimento nel mondo del lavoro equindi sostenendo il graduale e dif-ficoltoso cammino dell’inserimentosociale e relazionale.

Per i progetti innovativi ci si èvoluti orientare nella costruzione diun percorso di Tutela e sostegnodelle donne. Nello specifico taleintervento è volto al superamentodello stato di disagio sociale e psi-cologico in cui vivono le donne(madri, mogli, sorelle, ecc..) chequotidianamente sono a contattocon il problema della tossicodipen-denza e/o alcoldipendenza. Nonchéprevenire situazioni di aggravamen-to dello stato di bisogno delle don-ne. Inoltre ha l’obiettivo di fornireinformazioni complete sulla gammadei diritti, delle prestazioni e dellemodalità di accesso al sistema loca-le dei servizi sociali e al sistema deiservizi sociosanitari; conoscere lerisorse sociali disponibili nel terri-torio in cui vivono, che possono ri-sultare utili per affrontare esigenzepersonali e familiari nelle diversefasi della vita.

L’impostazione complessiva delprogetto rappresenta un forte puntodi innovatività nel territorio per laintrinseca capacità di stabilire e col-legare tra loro iniziative e servizi,nell’ottica della definizione del si-stema integrato di interventi e ser-

vizi sociali.Nello specifico rappresentano

azioni innovative la prevenzione at-tivata per il tramite dello sport e lecampagne informative (da avviareanche nelle scuole medie inferiori)sui rischi provenienti da uso edabuso di sostanze stupefacenti, ilforte collegamento creato con ilcentro per l’impiego per creare per-corsi lavorativi che possano durareal di là della esperienze specificadella borsa lavoro o dello inseri-mento, per la ricerca e creazione diopportunità con forte ricaduta a li-vello di integrazione sociale, ed ilsostegno alle donne che gravitano esostengono, avendo spesso il ruolopiù difficile ed il peso più grande, iltossicodipendente e/o alcoldipen-

dente.Le nuove modalità di consumo e

i nuovi scenari culturali esigono, daparte di tutti i servizi sociali territo-riali, un rinnovato impegno nel-l’ambito della prevenzione, nellaconvinzione che l’ampiezza del fe-nomeno è di tale dimensione e sem-pre più culturalmente accettata, chenon è più possibile aspettare cheemergano i problemi per interveni-re.

Si tratta quindi di approntarestrategie di intervento che mirinoad arrivare prima (pre-venire) dellacomparsa dei problemi o che ridu-cano, in un approccio di popolazio-ne generale, il numero globale deicontatti con le sostanze, cioè i con-sumi generali.

Nel numero precedente ave-vamo fatto il punto della situa-zione del settore sociale locale eregionale. Dicemmo che a brevesarebbe partito il Piano di Tuteladei Minori approntato dal Co-mune. I fatti non hanno confer-mato queste parole.

Infatti, a distanza di più di unmese dall’apprendimento diqueste notizie, nulla si è mosso:nessun Piano ha preso avvio;nessun progetto è stato attivato;nessun finanziamento è statoerogato.

Dalla Regione non sembranoancora arrivare segnali di vita. Eil Comune è conseguentementeimpossibilitato ad agire.

E tutto continua a ristagnarenel silenzio circostante, nell’ap-

Sociale: seconda puntata. In attesa di risoluzioneMARIA CALOROSO

parente indifferenza generale.Resta però il fatto che si tratta di

una situazione molto complicata edifficile da sostenere: sono passatiormai parecchi mesi dalla conclu-sione dei progetti finanziati dallaLegge 285, che garantivano diversie utili servizi ai minori.

E nel frattempo non è stato av-viato nessun intervento di tampona-mento della situazione, neanche inattesa di qualcosa di più definito.

La cosa più grave è che in unasituazione del genere, nessuno puòpermettersi il lusso di programmarea distanza, di ragionare in prospetti-va; si è costretti a vivere in una si-tuazione di precarietà e di incertez-za, che non fa bene a nessuno e nonrisolve nessun problema, anzi ag-grava quelli già esistenti.

PH. COSIMO REALE

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7SOCIALE

Anche se poco conosciuta,l’Unione Italiana Ciechi ha opera-to ed opera incisivamente sul terri-torio nazionale ed in modo parti-colare su quello della nostra citta-dina.

L’U.I.C. nasce nel 1920 a Ge-nova. Successivamente si strutturae si costituisce in Sezioni Regiona-li e Provinciali e crea la propriasede centrale in Roma allargandoopportunamente l’ambito delleproprie attività anche agli ipove-denti che presentano caratteristi-che e bisogni simili ai non vedenti.

L’occasione per operare unpasso di qualità nelle attività del-l’associazione e nell’ assistenzaagli aderenti viene offerta dallapromulgazione della Legge quadrosul volontariato L. 266/91. L’11Marzo del 1992, ad Assisi, l’As-semblea decide, infatti, la costitu-zione dell’Unione Nazionale Ita-liana Volontari Pro Ciechi (U.N.I. Vo. C.), diretta emanazione del-l’Unione. Di essa fanno parte vo-lontari vedenti, obiettori, e succes-sivamente, volontari del serviziocivile che danno il loro contributodi assistenza ai non vedenti spe-cialmente se soli e bisognosi.

L’U.N.I.Vo.C. si propone, in-fatti, come “scopo fondamentalel’abbattimento delle difficoltà cheostacolano la piena integrazionesociale dei minorati della vista at-traverso interventi personalizzati asupporto del singolo, delle istitu-zioni pubbliche e di quei serviziche offrono al non vedente la pos-sibilità di un’esistenza serena”.“L’Associazione opera natural-mente senza fini di lucro ed è tesaad affermare il valore della solida-rietà, del donare che si lega con ilricevere e che dà all’esistenza unaragion d’essere.” Attualmente, incampo nazionale, operano 36 se-zioni provinciali con circa 2500soci.

Non potendo creare vere eproprie sezioni comunali perchépoco convenienti,nelle zone peri-feriche vengono istituite le Dele-gazioni. E’ il caso di quella di Co-rigliano che è una delle prime natenella provincia di Cosenza e forsein Italia, prima che l’ultima As-semblea Nazionale tenuta in Sar-degna il 17 novembre scorso, mo-

Realtà del territorio:Unione Italiana Ciechi

VANNI OMIRO

dificasse lo statuto nazionale esancisse la loro nascita e la possi-bilità di una loro costituzione.

La Delegazione di Corigliano,sorta per opera di Franco Mottanel 2002, anche lui non vedentedall’età di trenta anni, è direttadallo stesso con grande impegno,intelligenza ed operosità. Ad essadedica tutto il suo tempo libero dallavoro, quotidianamente. Il suoimpegno e la sua operosità, infatti,sono stati premiati con l’elezione aPresidente Provinciale dell’Uni-voc. “Noi, dice, abbiamo voluto lanascita della Delegazione perchériteniamo che è l’Unione che deveandare incontro ai Soci. In unaprovincia grande come quella diCosenza molti soci non hanno lapossibilità di recarsi alla propriasezione per discutere i propri pro-blemi e ricevere le comunicazioniinerenti ai bisogni del proprio sta-to. “La Delegazione di Corigliano,ci tiene inoltre a dichiarare FrancoMotta, è nata grazie all’Avis che ciha ospitato offrendoci una Sede, iltelefono per comunicare e l’inco-raggiamento a continuare”.

La Delegazione di Coriglianodell’UNIVoC conta 20 soci e 6 vo-lontari del servizio civile ed assi-ste 35 ciechi, mentre sul territorione esistono circa 50. Di questi, tre-dici sono nati ciechi, altri lo sonodiventati nel corso degli anni nelperiodo dello sviluppo o in etàavanzata a causa specialmente del-la degenerazione maculare senileche può colpire intorno ai ses-sant’anni e per la quale U.I.C ha

promosso una campagna di pre-venzione negli anni scorsi edun’altra sarà attuata il prossimoanno. La degenerazione,se presa intempo, può essere prevenuta. Te-nendo presente che la degenera-zione non dà alcun segno premoni-tore e che se non presa in temponon può essere fermata, è consi-gliabile sottoporsi a visita speciali-stica, gratuita, presso un centro of-talmico.

La Sezione Provinciale U.I.C.conta oltre 1200 iscritti sparsi nelterritorio, li assiste fin dalla infan-zia avviandoli alla conoscenza delBRAILLE, curando la formazione,l’istruzione, la riabilitazione e l’in-serimento nel lavoro e produce efornisce loro gratuitamente testi diogni genere e livello nella stessascrittura braille. Per quest’operaaltamente sociale, l’UNIVoc si ser-ve dei volontari vedenti mentrequelli del servizio civile prestanola loro opera come accompagna-tori esterni o a domicilio e dannoil loro contributo anche per il di-sbrigo di pratiche fuori casa comerecarsi dal medico, in farmacia,fare delle compere, ecc.

Compito importante per i vo-lontari è quello della scannerizza-zione dei libri che successivamen-te vengono, con computer partico-lari, indicizzati e trascritti in brail-le. La Delegazione di Coriglianoeffettua la registrazione di secondolivello di tutti i tipi di libri, dallascuola elementare ai testi universi-tari, compresi libri di altro genererichiesti da anziani che non riesco-

no più a leggere. Il tutto viene in-ciso su cd e poi attraverso specialicomputer trascritto in braille a Co-senza. Ciò finchè la Delegazionenon si doterà di strumenti idonei,cosa che avverrà al più presto. In-tanto viene lanciato un invito a tut-to le persone capaci e disponibili adare il loro contributo, anche disolo qualche ora al giorno o perio-dicamente,. per la lettura e la con-seguente registrazione di testi.

Sempre nel campo della tra-scrizione, informa il, presidenteMotta, la DELEGAZIONE DICORIGLIANO ha avviato in viasperimentale, il PROGETTODAISY di cui è sede nazionale.

Questo nuovo progetto svede-se diretto dal Dott. Francesco Sa-pia, coriglianese, dirigente del “li-bro parlato, nasce a Stoccolma,prevede il superamento del vec-chio metodo ALADIN ed avvici-na il “libro parlato” al libro scrit-to fornendo al non vedente la pos-sibilità di ritrovare immediatamen-te un capitolo, una pagina, un rigodel libro stesso. (La parola Daisysignifica Margherita, è stato cosìchiamato in onore di un membrodell’Unione Europea dei Ciechi).

Altra funzione importante del-l’Unione è il Segretariato Socialeper il disbrigo di qualsiasi praticae per il riconoscimento della pen-sione.Dal 1 gennaio 2006 l’Associazio-ne risiede presso il Palazzo delleFiere, in Via Marsiglia ,30 aSchiavonea dove il Comune hamesso a disposizione dei locali perle varie attività. La Sede è apertatutti giorni lavorativi sia il mattinoche il pomeriggio fino alle ore l9,per qualsiasi informazione, per ri-chiedere o offrire la propria dispo-nibilità si può telefonare al numero0983.856469

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8 Voci di Strada

Caro direttore, CHE AMAREZZA! Dopo una campagna elettorale che ha visto vincitore dopo tanti e tanti anni una “ Perso-na” e non l’espressione della polita coriglianese, che ha visto la partecipazione al voto, dopo tanto assenteismo dalle urne, ditanta gente coriglianese che pur essendo di colore politico diverso si era recata al voto facendo la sua scelta non lasciandosi in-fluenzare dal partito o dall’ideale sempre inseguito, si era sperato che le cose potessero finalmente cambiare per Corigliano.

Era una speranza davvero per tutti, ma soprattutto per la mia generazione, ovvero quella nata negli anni ’70, che in granparte ha lasciato Corigliano trasferendosi altrove cercando quello che qui non avrebbe mai trovato. Gente che, quando ti ritrovidurante le ferie estive o in altre occasioni di festa, ti fa puntualmente constatare che le cose non sono cambiate e se lo sono, pur-troppo, sono peggiorate. E che ti dice che finora chi ha amministrato Corigliano ha fatto i propri interessi: belle case, bellemacchine, fazzoletti di terreno resi edificabili e sui quali hanno fatto palazzoni, parenti occupati in posti strategici e cosi via. Eche quando la discussione si sposta su noti imprenditori scesi in politica per fare gli interessi propri, io semplice cittadina nonso proprio come difendermi.

Ma ritorniamo all’espressione del voto coriglianese che è stato esemplare, e vi dico a mio modesto parere perché:1. La sinistra dopo l’amministrazione avuta con il sindaco Genova ha perso le elezioni, al primo turno infatti ha vinto il centro-

destra. E si è dato un segnale alla sinistra che aveva governato male e che non candidava nomi eccellenti, anche qui bisogne-rebbe sapere il perché abbiano fatto questa scelta, analizzata da me votante ha il sapore di mancanza di responsabilità o pa-ura di prendere una grande “scoppola”.

2. Si era creata una condizione ideale, ovvero nessuno poteva fare sciocchezze, in quanto l’uno (la destra) era controllore del-l’altro (la sinistra) e viceversa. E forse finalmente, o almeno questa era la speranza, nessuno si sarebbe più “mangiato” ilComune.

3. Aveva vinto un uomo “Armando De Rosis” che era entrato nel cuore e nella mente di tutti, ma soprattutto, fattore di estremaimportanza, nell’elettorato di destra, in quando sono stati proprio loro ad averlo scelto, perché al ballottaggio, pur sapendoche la maggioranza in consiglio era di destra, anziché votare Geraci hanno scelto De Rosis.C’erano quindi tutti gli ingredienti affinché la ciambella venisse con il buco, usando un gergo da buona massaia quale sono.Si massaia! non molto acculturata e, perdonatemi il termine, incazzata per l’apatia e l’impermeabilità che noi quasi 52% di

elettori abbiamo, altrimenti non avremmo permesso lo scempio che hanno fatto i nostri rappresentanti politici che hanno dimo-strato di non avere il minimo rispetto per le nostre scelte elettorali.

In merito sempre ai nostri rappresentanti, alcuni giorni dopo il consiglio comunale per le strade di via nazionale ho avutomodo di incontrare un noto esponente politico, il quale era salutato e acclamato davanti ad un noto bar, quasi a sembrare uneroe per quello che aveva detto o fatto in consiglio. Per carità ha avuto il coraggio di uscire dal mucchio esprimendo un sensodi responsabilità che altri non hanno saputo dimostrare. Ma non vorrei che, non avendo al momento leader nella CDL, nel tea-trino politico che ci ritroviamo a Corigliano, magari con questo espluà ce lo ritrovassimo come candidato a sindaco nelle pros-sime elezioni, anche perché dopo le acclamazioni del bar, lo ritrovo a contrada San Francesco con i suoi compagni di partito,allora viene spontaneo maliziare, era tutto preparato o…….??? Oppure ci rifileranno nuovamente il sig. Geraci ? che ha giàavuto la possibilità, per due legislature, di cambiare Corigliano e non lo ha fatto e l’intera popolazione gli ha dato un’ulteriorepossibilità eleggendolo Onorevole e anche qui ha miseramente fallito.

Oppure per rimanere nel teatrino politico dei vari imprenditori e medici, nostri rappresentanti politici, che in campagna elet-torale prendono tanti voti minacciando i propri dipendenti o usando mezzucci per la raccolta voti, cercando di farsi spazio sgo-mitando di qua e di là per poi andarsi a fare gli affari propri.

O ancora per parcondicio, vogliamo parlare di coloro che durante il primo consiglio, alla lettura della nuova giunta, si sonoalzati e se ne sono andati, trascinandosi appresso le polemiche fino all’ultimo giorno, e facendo alludere a tutti che non eranoin linea con l’amministrazione, solo ed esclusivamente perché non erano nella lista appena letta,è senso di responsabilità que-sto??

Ora mi domando con quale faccia i politici o pseudo tali andranno a chiedere il voto, se abbiamo già assistito ad una cam-pagna elettorale al vetriolo, a cosa dovremo assistere ancora???

Concludo facendo un’ultima considerazione su chi diffonde le notizie di Corigliano tramite la carta stampata, in quanto cre-do sia opinione diffusa o per pura presunzione penso che sia così, che dovrebbe essere anche questa una questione legata al-l’etica, ovvero che la figura del giornalista o chi comunque si prende la briga di far conoscere le notizie debba essere innanzi-tutto obiettivo, al di sopra delle parti, responsabile e soprattutto realista. Non come chi, avendo a disposizione intere pagine diun giornaletto si permette il lusso, anche quotidianamente, di far conoscere la notizia solo secondo il suo personale punto di vi-sta, questo posso farlo io da cittadina che manifesto il mio disappunto su ciò che succede al mio paese, in questa sola ed unicaoccasione, ma non un giornalista che ha scelto di fare questo per mestiere.

Con il presente articolo, che altro non voleva essere che uno sfogo, voglio fare un appello a tutti i cittadini che si sentonotraditi e amareggiati dall’attuale situazione, se vogliamo possiamo e dobbiamo mandare a casa questa classe politica che non cirappresenta minimamente e che non cura gli interessi del paese ma solo ed esclusivamente cerca di saziare la propria fame dipotere che sia questa di destra o di sinistra.

Apriamo la mente, scriviamo, scendiamo nelle piazze, facciamo qualcosa per noi ma soprattutto per il futuro dei nostri figli.

AIUTIAMOCI!!!!!Una semplice cittadina

(Lettera firmata)

CHE AMAREZZA!!!

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9POLITICA ISTITUZIONALE

Anche per tali ragioni, soprat-tutto per Corigliano, era necessa-rio, forse indispensabile, evitare intutti i modi che si ripetesse l’espe-rienza dell’interruzione di unaconsiliatura.

Corigliano praticamente èsenza amministrazione da febbraioe sino a quando non si insedierà unnuovo sindaco, dopo le nuove ele-zioni che si terranno nella prima-vera del 2007, si conterà un vuotoamministrativo di un anno e mez-zo. Un periodo assurdo per i tempimoderni. Oggi i comuni sono deiprotagonisti essenziali. I loro terri-tori progrediscono se è garantitabuona amministrazione ed è assi-curata stabilità e continuità. Laqualità della vita dei cittadini, il li-vello di civiltà di una collettivitàdipendono da amministratori loca-li che sappiano promuovere la so-lidarietà, la cultura, la scuola, chesappiano sostenere processi di in-tegrazione delle diversità e delledifferenze; che fanno funzionarebene i servizi e la burocrazia. Lostesso sviluppo economico traeimpulso e si avvantaggia dalla pre-senza di una pubblica amministra-zione efficiente e stabile. Compitia cui possono assolvere solo sin-daci eletti e storia e tradizione digoverni locali duraturi. Coriglianoinvece ritorna a fermarsi, cometante volte nel passato, in modotraumatico e lasciando ferite diffi-cili da risanare.

Si era sperato che la situazioneanomala uscita dalleelezioni di giugno, cheaveva eletto un sindacodi centrosinistra a frontedi una maggioranza giàassegnata al centrode-stra, fosse sfruttata perporre al centro degli in-teressi di tutti il benedella città, nel pieno ecompleto rispetto dellereciproche e diverseprerogative del consi-glio comunale e del-l’amministrazione co-munale e in doveroso ri-spetto del voto popolare.Si era sperato, parados-salmente, che una situa-zione difficile e contrad-dittoria invece che esse-re un ostacolo potesserivelarsi una straordina-

Il paradossomancato

ANTONIO GIOIELLO

DALLA PRIMA PAGINA

ria occasione per la crescita di Co-rigliano. In ultimo, si era ancheauspicato un dignitoso compro-messo all’interno di un accordochiaro e trasparente, pur di evitareil commissariamento. Ma ci sareb-be voluta una classe politica capa-ce di comprendere l’eccezionalitàdella situazione, capace di ricono-scere ed accettare il mandato elet-torale e di conseguenza capace diassumersi le responsabilità da essoattribuite. Sono invece prevalsi gliegoismi personali, le esigenze diparte, i disegni di basso profilo, lefurbizie, i tatticismi, sino ai pette-golezzi.

Così le speranze sono immedia-tamente naufragate. Per un centro-destra che ha avuto come primoassillo quello di raccogliere le fir-

me necessarie per fare decadereil sindaco ancora prima che si in-sediasse e successivamente osta-colarlo in ogni modo fino ad arri-vare a bocciarne persino con vo-tazione in consiglio comunale lelinee programmatiche. Per uncentrosinistra che non ha nean-che tentato di proporre un’ammi-nistrazione che tenesse contodella eccezionalità della situazio-ne e che ha formulato una giuntanon adeguata, e definita quanto-meno in modo infelice. Non è ungiudizio sulle persone, ma unavalutazione sulla nomina di unagiunta che non corrispondeva nealle aspettative dell’elettorato nealla particolarità della circostan-za. La situazione meritava un ap-proccio diverso, il profilo della

giunta avrebbe dovuto connotarsiprincipalmente (pur entro un orien-tamento politico di centrosinistra)per le competenze e le conoscenzemesse a disposizione della città,piuttosto che per la stretta apparte-nenza partitica di diretta derivazionedella campagna elettorale.

Così anche gli auspici di un’inte-sa d’emergenza sono svaniti in unasera nella quale il centrosinistra el’UDC decidono di incontrarsi pernon volersi capire, nel fumo di falsiequivoci, nonostante la buona fede el’impegno di alcuni.

La caduta del sindaco, lo sciogli-mento del consiglio comunale pote-vano, dovevano essere evitati. Nonaverlo fatto è una sconfitta per lacittà, per la politica. Se si ripercor-ressero all’indietro questi brevi

quattro mesi si trove-rebbero tante situazioniche se gestite diversa-mente avrebbero potutocambiare il corso deglieventi. Ma la realtà èfatta di accadimenti enon di se. Resta il ram-marico di dovere con-statare come, in alcunimomenti cinicamente,non si sia compiuto(tranne lodevolmenteda parte di qualcuno)quel breve ma necessa-rio sforzo che forseavrebbe evitato a Cori-gliano ed alla sua clas-se politica un altro fal-limento. E un parados-so (un’occasione) man-cato.

PH. COSIMO REALE

PH. COSIMO REALE

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10 SOCIALE

DALLA PRIMA PAGINA

Vite che si confrontano, chegiocano e si inerpicano sui sentie-ri tortuosi dell’esistenza, per rag-giungere, oggi come cento anniaddietro, mete indefinite.

Volti…di donne alla ricerca diidentità

Genesi e contesto del progettoIl progetto “Noi Donne – Tute-

la della maternità delle donne nonoccupate”nasce da una dupliceesigenza e con un duplice scopo.L’esigenza di lavoro e di socializ-zazione espressa dalle donne. Loscopo di integrazione delle donnedisoccupate nel mondo del lavoroe la possibilità del raggiungimen-to della coscientizzazione di unruolo importante non solo in am-bito familiare ma anche in ambitosociale. La combinazione di esi-genza e scopo ha determinatol’idea di proporre un progetto ri-spondente a bisogni complemen-tari, avviando al lavoro donne ve-dove, separate, divorziate e conbasso reddito e stipulando accordicon Ditte di vario genere.

In generale non bisogna imma-ginare e pensare solo alle donne“Come Noi”, quelle capaci di af-fermarsi, con un sostrato culturalefamiliare e personale in grado digenerare autonomia di idee, dicomportamenti, di vita. Bisogna,piuttosto, pensare a tutte quelle

TINA DE ROSIS*

donne che da sole non riescono, oche sono rimaste sole troppo infretta, o ancora che sono diventatedonne saltando di fatto alcunetappe della vita.

Il progetto Noi Donne, attuatoin partenariato con la CooerativaSinergie, redatto a seguito di ema-nazione di apposito atto delibera-tivo da parte della Regione Cala-bria, si rivolge a questa ultima ca-tegoria e diventa un sistema cheparte dalle prospettate esigenzelavorative, in termini di richiesteespresse, e si riflette sulla possibi-lità concreta di risposta istituzio-nale, in quanto, è pensato e pro-gettato su interventi personalizza-ti in ordine al bisogno singolo econtingente.

Finalità ed obiettivi del proget-to

Tra gli aspetti innovativi dellaLegge 328/00, e di quella regio-nale di recepimento L.R.n. 23/03,è da ricordare sicuramente quelloche indica nella persona-cittadinoil destinatario primo degli inter-venti del sistema integrato, che sirealizza, attraverso la valutazioneconcertata delle situazioni perso-nali di ognuno per individuare re-sponsabilità e modalità in gradodi garantire equità ed uguaglian-za, rimozione dei rischi di pover-tà, di disagio e di esclusione.

La domanda che più frequente-mente le donne in situazione didisagio rivolgono al servizio so-ciale riporta esigenze trasversaliche in maniera implicita investo-no la sfera lavorativa, ed afferi-scono alla possibilità di lavorarecome forma di recupero del vissu-to sociale e di autonomia. Finalitàdel progetto è stata, dunque, quel-la di valorizzare le donne “con si-tuazioni difficili”. Le donne desti-natarie degli interventi previstinel progetto, in totale 27, sonostate tutte persone con condizionidi emarginazione sociale dovutealla mancanza di adeguati soste-gni familiari, condizioni di vitasegnate alla mancanza di rispettodelle regole di convivenza.

Gli obiettivi del progetto che diseguito vengono schematizzati,hanno rappresentato in tutto ilpercorso propedeutico di avvio edi attuazione un punto di riferi-mento stabile e costante nello svi-luppo della crescita autonoma diogni donna inserita, pertanto tuttigli interventi sono stati calibratisulla scorta degli obiettivi prede-terminati: 1. creare per le donneindividuate un sistema articolato eflessibile di protezione “attiva”,capace di sostenere e valorizzarela responsabilità e le capacità del-le persone stesse; 2. costruire pos-sibilità per percorsi occupaziona-li; 3. dare opportunità di lavoro;4. sostenere le donne deboli e ga-rantire pari dignità tramite il per-corso lavorativo; 5. ridurre il disa-gio e soddisfare i bisogni primari.

Accanto ad obiettivi singoli edimmediatamente individuabili neè stato definito uno principale cheè quello di offrire alle donne lapossibilità di affacciarsi sul mon-do del lavoro, in autonomia e re-sponsabilità, e soprattutto faremergere in ognuna di loro quellepotenzialità ed attitudini necessa-rie alla propria crescita.

Il Progetto “Noi Donne” attiva-

Autorizz. Tribunale di Rossano - Reg. Periodici N. 02/03 - 25 marzo 2003Sede: Via Sicilia, 1 - Tel. 0983.885582 - CORIGLIANO SCALO (Cs)

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Direttore Responsabile: CARMINE CALABRESEDirettore Editoriale: LUISA SANGREGORIO

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Redazione:MARIA CALOROSO, ANGELA FERACO, ANTONIO GIOIELLO,

CINZIA MERINGOLO, ADALGISA REDA, MARIO REDA

Stampa: TECNOSTAMPA - Largo Deledda - Tel. 0983.885307 - Corigliano Scalo

to nell’arco di 12 mesi ha dato ri-sultati positivi di inserimento del-le donne e di soddisfazione delleDitte. Al fine di misurare il gradodi soddisfazione è stato effettuatodai tutor specifico colloquio conle donne inserite a conclusionedel percorso con rilevazione dellepositività e delle criticità. AlleDitte, invece, sia in corso di svol-gimento che alla fine, è stato som-ministrato questionario valutativo.Dato estremamente interessante èstata la rilevazione che 5 Ditte,su 12, hanno integrato, nel percor-so di inserimento, l’orario lavora-tivo delle donne a proprie spese eper alcune è stato possibile conti-nuare, seppur in maniera ridottal’esperienza di lavoro.

Un progetto, sicuramente, cheha posto al centro la donna “incondizione di difficoltà”, valoriz-zandola in quanto elemento por-tante della società e del nucleo fa-miliare e soprattutto facendole ac-quisire la giusta consapevolezzadi collocazione nella società attra-verso la riconoscibilità del ruolo edella acquisizione di competenza.

*Responsabile Settore Solidarietà SocialeComune di Corigliano Calabro

Maternità e occupazionetutelate da “Noi Donne”