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1 periodico di comunicazione sociale - culturale - istituzionale DISTRIBUZIONE GRATUITA Anno VIII - n. 2 marzo - aprile 2010 ph Luca Policastri

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Foto in copertina: LUCA POLICASTRIModella: DENISE AMATO

Internet c’è ma non si vededi Loredana Meringolo

Aggiornamento sulle dipendenzedi Antonio Gioiello

Bucita, un bubbone pestiferodi Francesco Sommario

Il sindaco di RossanoFranco Filareto risponde alle domande di Mondiversi

Primo maggio: lavoro in corso di Luisa Sangregorio

Restituita alla Cittàla nuova Sala Consiliaredi Enzo Cumino

Il vento del cambiamento travolge Loierodi Carmine Calabrese e Deborah Furlano

Corigliano di scena alla Bitdi Silvia Di Iuri

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La Fidapa promuovei diritti delle bambinedi Anna Lauria

Appunti per una storia politica di Corigliano dal 1943 ai giorni nostri/1 L’insediamento della prima giunta comunale di Enzo Viteritti

Viaggio Poetico di Stefania Buonofiglio

Interculture “I nuovi colori del mondo” di Giulia Spanò Secco

L’ora legale I progetti di pedagogia penitenziaria avviati nella Casa di Reclusione di Rossano di Raffaella Amato

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Il “Calabria Internet Social Point” è un servi-zio gratuito di utilizzo del computer e di in-ternet che l’Associazione Mondiversi onlus

Internet c’è ma non si vede

Fasce di età: 10-16: n.2117-25: n.2826-35: n.2336–55: n.3156–65: n.3> 65: n.3

Nell’internet point del Centro di Eccellenza la sintesi vocale per non vedenti.

di Loredana Meringolo

fornisce nell’ambito del progetto di gestione del Centro di Eccellenza. E’ un progetto fi-nanziato con fondi europei, che l’associazio-ne ha proposto nel 2007 partecipando ad un bando regionale sui Por Calabria.Il servizio è aperto tutti i giorni feriali ed è utilizzato in gran parte da giovani e giovanis-simi. Da poco vi è stato installato il sistema della sintesi vocale. Un apposito programma informatico che traduce in suoni i segni, le lettere della tastiera, le immagini e le icone

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livello di scolarizzazione: elementari: n. 14medie: n. 28diploma: n. 42laurea: n. 27

categoria professionale:Disoccupati:9Studenti: 72impiegati:27Pensionati:3

Le ore di utilizzo complessivo nell’anno sono state 1891,78 così ripartite nei mesi:

presenti sul desktop del computer, permet-tendo ai non vedenti l’uso del computer e di internet. Con la sintesi vocale è,quindi, offerto anche ai non vedenti l’opportunità di utilizzare il ser-vizio internet. Basta recarsi al Centro di Ec-cellenza e, come gli altri utenti, iscriversi e

dotarsi dell’apposita password.Qui di seguito forniamo i dati relativi all’uso del “Calabria Internet Social Point” dell’anno 2009.Il servizio viene utilizzato con continuità, gli utenti che ne hanno usufruito sono stati 111 di cui: Maschi n. 74 Femmine n.37.

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Aggiornamento sulle dipendenze Il gioco d’azzardo passa dai 14,3 miliardi di euro incassati nel 2000 agli oltre 47,5 del 2008.

di Antonio Gioiello

Principio 1 - i programmi di prevenzione dovrebbero aumentare i fattori protettivi e ridurre i fattori di rischio. Principio 2 - i programmi di prevenzione dovrebbero essere indirizzati a tutte le forme di abuso di sostan-ze: dall’uso di una sola sostanza al poli-abuso; l’uso di sostanze legali come l’alcol o illegali (marijuana) da parte dei minorenni; l’uso inappropriato di sostanze ottenute legalmente (inalanti e psicofarmaci). Principio 3 - i programmi di prevenzione dovrebbero adattarsi al problema d’abuso specifico della comu-nità locale, modificare i fattori di rischio e rafforzare i fattori protettivi identificati. Principio 4 - i programmi di prevenzione, per accrescere la loro efficacia, dovrebbero considerare i fattori di rischio specifici della popolazione destinataria, quali l’età, il genere e l’appartenenza etnica. Principio 5 - i programmi di prevenzione rivolti alle famiglie dovrebbero favorire i legami e le relazioni familiari, includere l’insegnamento delle abilità genitoriali; promuovere lo sviluppo, la discussione e l’ap-plicazione delle regole, diffondere informazioni sulle droghe. Principio 6 -i programmi di prevenzione possono essere attuati in età prescolare intervenendo sui fattori di rischio per l’abuso di droghe quali: comportamento aggressivo, scarse abilità sociali e difficoltà scola-stiche. Principio 7 - i programmi di prevenzione per le scuole elementari dovrebbero puntare a migliorare il rendimento scolastico e l’apprendimento socio-emotivo per far fronte ai fattori di rischio, come l’aggressi-

Il consumo di droghe tra i gio-vani non accenna a diminuire. In Europa è stimato che circa il 30% dei giovani ha almeno consumato una volta sostanze stupefacenti.

Recenti ricerche condotte nel comune di Cori-gliano segnalano assunzioni seppure sporadiche di droghe tra i giovani di circa il 25%. Altro allarme è costituito dall’eccesso di uso di alcolici e di episodi di ubriacatura che spesso sono le cause principali di incidenti stradali mor-tali.Solo nell’ultimo mese di febbraio le analisi ese-guite presso il laboratorio analisi di tossicologia

di Cassano su soggetti a cui era stata ritirata la patente per guida sotto effetto di alcolici sono stati 80.Assieme a questi fenomeni, negli ultimi anni sono emersi nuovi scenari e nuove dipendenze patologiche. Tra tutte le dipendenze da Tv e da internet e assai preoccupante quelle da gioco d’azzardo.

Le linee guida della prevenzione

Dati ricerca del Ser.t. di Rossano-Cariati negli istituti secondari di Cariati nell’anno scolasti-co 2008/2009 (dott.ssa Agata Maria Salimbeni – dottt.ssa Francesca Santoro)

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Il corso di aggiornamento si è tenuto nel Cen-tro di Eccellenza

vità precoce, scarsi risultati e abbandono scolastico. L’educazione dovrebbe concentrarsi sulle abilità di autocontrollo, consapevolezza emotiva, comunicazione, abilità sociali di problem-solving. Principio 8 - i programmi di prevenzione per gli studenti di scuola media e superiore dovrebbero au-mentare le competenze scolastiche e sociali, e favorire le seguenti abilità: abitudine allo studio e al sostegno scolastico, comunicazione, relazioni tra pari, auto-efficacia e assertività, abilità di resistenza alle droghe, rafforzamento delle opinioni anti-droga e consolidamento delle posizioni personali contro l’abuso di droga. Principio 9 - i programmi di prevenzione rivolti alla popolazione generale, in momenti di transizione cruciali come il passaggio alla scuola media, possono produrre effetti favorevoli anche in famiglie e ra-gazzi ad alto rischio. Tali interventi non separano i gruppi a rischio dalla popolazione generale e, quindi, riducono l’etichettamento e promuovono il legame con la scuola e la comunità. Principio 10 - l’associazione di due o più programmi di prevenzione, come programmi destinati alle famiglie e alle scuole, risultano più efficaci di un singolo programma. Principio 11 - i programmi di prevenzione per la comunità rivolti a più destinatari, ad esempio scuole, club, organizzazioni religiose, media, sono più efficaci quando sono coerenti tra loro. Principio 12 -quando le comunità adattano i programmi ai bisogni, alle regole o alle differenti realtà culturali, dovrebbero mantenere gli elementi principali dell’intervento originale basato sulla ricerca, che includono: struttura (organizzazione e struttura del programma), contenuti (informazioni, abilità e strate-gie del programma) e attuazione (come il programma è stato adattato, realizzato e valutato). Principio 13 - i programmi di prevenzione dovrebbero essere a lungo termine con interventi ripetuti

Quest’ultimo fenomeno sta diventando una vera e propria piaga sociale, senza che si ponga alcun argine al problema. Anzi, lo stesso Mono-polio di Stato autorizza un numero sempre più crescente di giochi. Tra lotto, lotterie, gratta e vinci, macchinette sono fiumi di denaro che ven-gono spesi alla ricerca di un colpo di fortuna. E molti, in questa trappola, rovinano l’esistenza propria e quella della loro famiglia, mandando in fumo stipendi e risparmi. I dati forniti dalle varie agenzie e dallo stesso Monopolio di Stato sono impressionanti.La spesa in Italia per il gioco d’azzardo passa dai 14,3 miliardi di euro incassati nel 2000, ai 18 del 2002, ai 23,1 raccolti nel 2004, ai 28 nel 2005, ai 35,2 miliardi di euro nel 2006, ai 42,2 miliardi nel 2007, agli oltre 47,5 miliardi del 2008 (fonte Amms – Amministrazione Autonoma dei Mono-poli di Stato)”. Come fatturato quella dei giochi d’azzardo è la 3° industria in Italia dopo Eni e Fiat (fonte Mediobanca, ottobre 2008).Inoltre, nel 2009 è più che raddoppiata la percen-tuale dei giochi pubblici raccolti online: si passa dal 3,1% del 2008 al 6,8% dello scorso anno. In termini assoluti la raccolta a distanza è sta-ta pari a 3,8 miliardi di euro con un incremento del 153,7% rispetto al 2008. I dati, che arrivano dall’Amministrazione autonoma monopoli di Sta-to, evidenziano che nel 2009 le raccolte sportive

sono arrivate a 1,2 miliardi di euro con una cre-scita del 14,2% rispetto al 2008. E dai primi dati che arrivano, relativi al 2010, c’è la conferma del trend in aumento: a gennaio la raccolta è stata pari a 5,2 miliardi di euro con un incremento del 15,5% rispetto al 2009. Nel comune di Corigliano e nella Sibaritide è un fiorire di sale da gioco per scommesse. Luoghi sempre frequentati, dove i giocatori abitudinari sono sempre più giovani. Di queste problematiche e degli interventi più efficaci di prevenzione si è discusso nel Corso di

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Dati dell’osservatorio provinciale dell’Asp di Cosenza (dott.ssa Antonietta Fiorita)Tossicodipendenti (TD) e alcolisti (Alc) affe-renti ai Ser.T. della Sibaritide

Dati del laboratorio analisi di Tossicologia di Cassano dell’Asp di Cosenza(dott.ssa Agata Maria Salimbeni)Soggetti inviati a controllo per guida in stato di ebbrezza

(cioè, programmi di richiamo) per rinforzare gli obiettivi di prevenzione originari. Gli studi dimostrano che i benefici derivanti dai programmi di prevenzione nelle scuole medie diminuiscono se vengono meno i programmi di follow-up nella scuola superiore. Principio 14 - i programmi di prevenzione dovrebbero includere la formazione degli insegnanti per una buona gestione della classe, per es. la gratificazione dei comportamenti appropriati degli studenti. Tali tecniche incoraggiano il comportamento positivo degli studenti, il rendimento, la motivazione allo studio e il legame con la scuola. Principio 15 - i programmi di prevenzione sono molto efficaci quando impiegano tecniche interattive, come gruppi di discussione e giochi di ruolo in cui i ragazzi interpretano il ruolo dei genitori, che permet-tono il coinvolgimento attivo nell’apprendimento sull’abuso di droghe e rafforzano le abilità. Principio 16 - i programmi di prevenzione basati sulla ricerca possono essere economicamente vantaggiosi. Recenti studi americani dimostrano come ad ogni dollaro investito nella prevenzione corrisponda un risparmio fino a 10 dollari per il trattamento dell’abuso di alcool e altre sostanze.

Aggiornamento dal titolo “Sulla prevenzioni del-le dipendenze patologiche” tenutosi al Centro di Eccellenza il 26 febbraio scorso. All’importante appuntamento hanno partecipato operatori so-ciali, operatori sanitari ed insegnanti. Di particolare interesse sono risultate le indi-cazioni provenienti dalle Linee Guida per i pro-getti di prevenzione suggeriti dal Nida (National Institute on Drug Abuse) è divenuti orientamento consolidato tra gli studiosi e gli operatori. Come elemento fortemente critico è emerso il consenso generalizzato che si è diffuso circa alcuni comportamenti come il gioco e le scom-

messe (favoriti anche da massicce campagne pubblicitarie statali). Mentre le esperienze più consolidate hanno indicato efficaci quegli inter-venti di prevenzione con programmi pluriennali e che coinvolgono tutte le componenti delle comu-nità locali (Amministrazione Comunale, Azienda Sanitaria, Scuole, Terzo settore, Forze dell’Ordi-ne, Locali Pubblici).Suggerimenti utili alle Amministrazioni Comunali, per orientarsi nelle scelte e nella definizione di programmi e progetti di prevenzione.

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Bucita, un bubbone pestifero

Inchiesta sulladiscarica di Rossano, che a breve sarà chiusa e bonificata.

di Francesco Sommario

Bucita e Amica, due contrade di Rossano fra loro limitrofe, ac-comunate da una discarica che vede il movimento di tonnellate di rifiuti provenienti da tutta la Calabria, trasportate su grossi

tir, inevitabilmente, maleodoranti e sgocciolan-ti di liquame. Una discarica, operante da oltre un decennio e ormai in stato di collasso, che si presenta come una specie di “bubbone” pestife-ro scaturito fra il verde rigoglioso delle colline di Bucita.Bucita e Amica, una fetta di territorio martoriata da una discarica posta in un’area con distanza inferiore ai 150 metri dall’argine del torrente Co-serie e, quindi, in zona sottoposta a vincolo idro-geologico e paesaggistico-ambientale (ai sensi dell’art. 146 c.p.), ricca anche di ritrovamenti archeologici dell’età della Magna Grecia, dove vivono circa 2500 abitanti, soggetti a odori nau-seabondi, ad infezioni da insetti, al proliferare di topi e cani randagi. Una zona ad uso agricolo ma ad elevato rischio ambientale per dispersio-ne aerea e per infiltrazioni di elementi altamente

inquinanti provenienti della discarica consortile. Bucita è un andirivieni ondulato di agrumeti e uli-veti che s’inerpicano verso le colline della vicina Paludi. Vecchie case coloniche, e alcune più di recente costruzione, fanno capire come l’uomo abbia tratto “ricchezza pulita” da quel territorio ad altissima vocazione agricola. Oggi, una ric-chezza aggiunta, per questo territorio, è rappre-sentata dalla presenza di diversi siti agrituristici, capaci di offrire accoglienza e prodotti tipici di elevata qualità a vacanzieri di fuori comprensorio o, anche, a quei cittadini che preferiscono i cibi biologici e la vita agreste. Nella zona insistono cinque agriturismi, un ristorante ed altre attività artigianali e di raccolta e lavorazione dei prodotti agricoli.Amica, invece, è un grosso agglomerato della periferia di Rossano Scalo, abitato da gente tran-quilla e laboriosa, posto nel crocevia fra la S.S. 106 bis, la vecchia S.S.106 per Rossano Scalo e il raccordo stradale che conduce al paese di Pa-ludi. Inevitabilmente è soggetta al traffico elevato e, per la sua posizione, viene attraversata gior-nalmente da decine di tir che trasportano verso la discarica di Bucita i rifiuti solidi urbani prodotti da 38 comuni della provincia di Cosenza e i rifiuti “secchi” (Fos) derivanti dalla raccolta differen-ziata di tutta la Regione Calabria. I residenti delle varie contrade che subiscono i disagi causati dalla discarica, organizzati in Co-mitato, hanno condotto, negli anni trascorsi, for-me di protesta, spontanee o articolate, contro il degrado ambientale di quei luoghi. In forma più o meno convinta, anche alcuni politici di Centro-sinistra sono stati solidali con la protesta popo-

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Bucita: Valle del torrente Coserie

lare e cercato di arginare una serie di decisioni dell’Ufficio Regionale per l’Emergenza Rifiuti del Commissario Straordinario Sottile, che mirava ad un ampliamento della discarica in termini di capacità ricettiva di Rsu e di territorio da cui far provenire la raccolta Rsu e il ‘secco’. Il Comitato e il Consiglio Comunale di Rossano oggi auspi-cano una definitiva chiusura e bonifica della di-scarica di Bucita.

Giuseppe Campana, membro del Comitato,ricostruisce la cronistoria della discarica di Bucita: “La discarica -afferma Campana- ha visto la luce negli anni ’90, durante l’Amministrazione di Cen-trosinistra capeggiata dal Sindaco Tonino Carac-ciolo. Il sito su cui sorge era stato acquisito da un terreno di proprietà di Maria Antonietta Salvati, a quel tempo Vicesindaco di Rossano (Nd.R.). Nata per servire cinque comuni limitrofi a Ros-sano, era destinata allo smaltimento Rsu utiliz-zando un impianto per la trasformazione della raccolta differenziata in Fos, una specie di conci-me di qualità da destinare poi all’agricoltura, ma questo impianto non è mai entrato in funzione.Le due successive amministrazioni di Centro-destra, Caputo-Longo, hanno fatto si che nel-la discarica finissero i rifiuti solidi urbani di ben 35 comuni della provincia di Cosenza. Adesso i comuni accreditati sono 38; c’e stata una pri-ma riprofilatura della discarica privata (Bieco) e l’apertura, sullo stesso sito, di una discarica pub-blica (Tec) dopo un accordo del 22 ottobre 2008 siglato fra l’Ufficio Regionale del Commissario Sottile, la Regione Calabria e il Comune di Ros-sano (Sindaco Filareto). In quest’ultima discarica è destinato il ‘secco’ proveniente dal ‘Sistema Calabria’. Questo accordo prevedeva anche una serie di vantaggi per il territorio rossanese, come ad esempio il ripristino dell’impianto sud-detto per la lavorazione della raccolta differen-ziata, ma questi impegni presi sono stati comple-tamente e puntualmente disattesi, mentre il Fos

continua ad arrivare copioso da tutta la Calabria, in disaccordo con la convenzione che prevedeva solo quello prodotto nei comuni dell’alto Ionio”. “Il Comitato -precisa Campana- era contrario a questa convenzione. Noi abbiamo previsto che le parti lo avrebbero disatteso ed avevamo mes-so in guardia, a suo tempo, il Sindaco Filareto e l’Assessore All’ambiente Marino sulla doppia faccia del Commissario Sottile.”.

Ma quale è il pensiero sulla discarica di Bucita del Pdl e del neoconsigliere Regionale Luigi Caputo? Così si esprimevano in un recente comunicato stampa:“ La stavamo aspettando ormai da tempo e, pun-tuale con la Storia, è stata presentata, ufficial-mente, la ciclopica buffonata del Centrosinistra e del Sindaco Filareto sulla vicenda Bucita.Eravamo certi di dover attendere al ‘capolinea del buon senso’ gli ex guerrafondai militanti del Comitato contro tutte le discariche, oggi promos-si assessori, anche attraverso le campagne di qualunquismo irresponsabile col quale hanno avvelenato la campagna elettorale del 2006, pre-sentandosi come i paladini del ‘No’ a qualsiasi di-scarica, a Bucita ed a Rossano. Il biennio 2005-2006, per ciò che concerne il dibattito politico in questa Città, e con echi in tutto il territorio, reste-rà noto come il periodo delle rivolte, pregiudiziali ideologiche e strumentali, contro le discariche; contro ogni soluzione responsabile ed equilibra-ta della ‘opportunità-rifiuti’ e, purtroppo, contro una classe di governo, quella di Centrodestra, sulla quale, furono scaricati cumuli di menzogne e falsità costruite ad arte nei pic-nic enogastro-nomici a Bucita... A seguito dell’intuibile benser-vito presentato dal Commissario Regionale per l’Emergenza Rifiuti - del quale, ieri come oggi, condividiamo impostazione e ragionevolezza -, il trio di Centrosinistra Filareto-Minnicelli-Mari-no ha fatto letteralmente finta di ricordare che, nel 2006, assieme a Fabio Menin ed a qualche piccolo sindacalista assoldato al pensiero unico (oggi scomparso), aizzavano le piazze contro i mai ritrovati fusti radioattivi, spiegando dettaglia-tamente come e perché di discariche, a Contrada Amica, non se ne sarebbe dovuto neppure par-lare.... Manifestazioni, ghiotte feste di piazza e documenti scritti (che restano!), acconsentivano a che si gettasse fango sul Centrodestra (eppu-re mai nessuna Procura ha dato loro ragione!) e spiegavano il loro ‘no’ totale.Siano chiari due aspetti: 1) ieri al governo di que-sta Città, oggi opposizione, non ci appartiene in ogni caso, per formazione e senso delle istitu-zioni, la cultura ed il metodo odioso da guerra alle streghe e dunque il ‘no’ pregiudiziale e stru-mentale alle discariche; 2) sempre ieri, quan-do governava il Centrodestra, la complessiva situazione discariche, sulla quale si invitava al confronto, era ben più ridotta, quali-quantitativa-mente, rispetto all’attuale. Ieri erano 35 comuni

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Amica: Chiessetta della Madonna del Buon Consiglio

dell’hinterland a portare rifiuti a Rossano, oggi tutta la Calabria”.

Oggi la discarica di Bucita, dopo alcuni Consigli Comunali ad hoc e il blocco dei Tir da parte del Comitato e dei cittadini rossanesi, avvenuti nei primi tre mesi del 2010, sembra avviarsi alla temporanea limitazione del suo utilizzo e alla successiva definitiva chiusura e bonifica. Ma, riportiamo questo recente scenario tramite le parole del sindacalista Pietro Altavilla, dal sangue ‘rosso-verde’, vicino alle posizioni del Comitato: “Dopo un Consiglio Comunale - esordisce Altavil-la- in cui la maggioranza di governo ha preso po-sizioni ferme e dopo il presidio popolare di sabato 13 febbraio 2010 che ha portato al sequestro dei Tir fuorilegge, i cittadini di Amica e dell’intera città di Rossano hanno ottenuto un importante risulta-to: con Ordinanza n° 8750 del 26 febbraio 2010 il Commissario Delegato all’Emergenza Ambien-tale in Calabria, Goffredo Sottile, ha preso atto delle richieste (del comune di Rossano n.d.r.), del Sindacato dei Lavoratori, del Comitato di Bu-cita e dei cittadini di Amica ed ha emanato nuove disposizioni in materia di rifiuti e ordinato il con-ferimento Rsu, dell’intera regione, per lo smalti-mento nelle discariche di Casignana (Rc) e Ca-tanzaro (quelli di Rossano e Corigliano), nonché nell’impianto di trattamento di Lamezia Terme. E’ un risultato importante -prosegue Altavilla- per il popolo di Bucita e per l’intera città di Rossano. Una vittoria dei cittadini auto organizzati ed un fallimento dell’immobilismo politico e dei morti-ficanti compromessi al ribasso. Per Bucita, ora, si chiede l’immediata e totale bonifica del sito, per come la normativa prevede. Al Sindaco ed alla classe politica rossanese si chiede maggiore accortezza ed intuito politico nel difendere con più energia e spirito combattivo gli interessi della città e del territorio”. ***Il Commissario Sottile ha assunto impegni preci-si in sede di “conferenza di servizi” sulla chiusura entro giugno 2010 della discarica privata di Bu-cita per esaurimento del bacino di contenimento e l’immediato avvio della progettazione sul pro-cesso di messa in sicurezza e bonifica del sito, a totale carico dei soggetti privati gestori, per come la normativa impone. Così come deve essere ri-spettato l’impegno di vigilanza sul corretto fun-zionamento dell’impianto Tme di compostaggio, impianto ad oggi ancora irregolarmente utilizzato e la relativa discarica di servizio ancora non bo-nificata. Su tutto ciò i cittadini delle contrade di Amica, Iti, Bucita e Toscano promettono di esse-re inflessibili e pronti alla mobilitazione in caso di disimpegno o ripensamenti da parte della Regio-ne Calabria o del Comune di Rossano.

Da tutto quanto suddetto si evidenzia come la questione “discarica di Bucita” sia stata mal ge-stita dalla politica sia di centrodestra che di cen-trosinistra. Lo stesso Comitato, inizialmente con elevato numero di affiliati, oggi è ridotto al lumi-cino, essendo stato ‘sventrato’ dai partiti politici durante le varie campagne elettorali in cui, per ottenere consensi, si cavalcava il tema scottante della emergenza ambientale. Una parte di colpa è da attribuire anche ai cittadini che non hanno saputo vigilare con fermezza su tale problemati-ca, declinando ad ogni forma di protesta, ingan-nati dalle false promesse. I Governi Regionali (Chiaravalloti e Loiero) nei 12 anni di commissariamento emergenziale e con le notevoli risorse economiche dissipate ed elargi-te, non sono riusciti a costruire per la Calabria un sicuro ed efficiente sistema di smaltimento dei rifiuti: illeciti arricchimenti, trasporti illegali, disca-riche abusive ovunque, irrisorietà della raccolta differenziata, rifiuti speciali e pericolosi che non si sa bene dove vanno a finire, criminalità orga-nizzata in affari milionari, fiumi e torrenti invasi da immondizie. Questi i risultati di una politica ambientale fallimentare. Pensando poi al processo di conurbazione Ros-sano-Corigliano, i nostri amministratori e impren-ditori devono rendersi conto che non possono coesistere intrecci fra i percorsi agrituristici/cul-turali/storici e i percorsi di Tir che trasportano i rifiuti. Questo territorio, con la Centrale Enel di contrada “S. Irene” e con la discarica di Bucita, ha già pagato un pesante dazio in termini am-bientali; è giunto, quindi, il momento di ben defi-nire quale è la vocazione di questo territorio e col contributo di tutte le forze positive disegnare una progettualità condivisa che punti all’uso delle no-stre risorse peculiari e alla loro difesa, conside-randoli alla stregua del lievito per il pane.

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L’Area Urbana Corigliano-Rossano benefice-rà di un finanziamento di circa 28 milioni di euro, destinati a innovazione, competitività e capacità d’attrazione. Secondo lei, questi investimenti porteranno positive ricadute oc-cupazionali? E, più in generale, cosa spera che significherà l’Area Urbana per i cittadini residenti a Corigliano e Rossano?I finanziamenti per l’Area Urbana Rossano Co-rigliano, provenienti dal Por Calabria 2007-2013 riguarderanno i Piani Integrati di Sviluppo Urba-no (Pisu), che sono interventi che miglioreran-no la viabilità, l’urbanistica, il decoro, i servizi delle Città, in una parola la qualità della vita e renderanno la nostra polarità urbana competi-tiva, innovativa, attrattiva ossia asse strategico di sviluppo nella provincia e nella regione. Nello stesso tempo, gli investimenti di 56 miliardi delle vecchie lire in opere pubbliche avranno inevita-bili ricadute occupazionali e riempiranno di con-tenuti l’Area Urbana. L’Area Urbana Rossano Corigliano rappresenta un accordo di program-ma per rendere moderne ed europee le due Città più grandi della Calabria del Nord Est, ma anche un modo di essere, una mentalità secon-do la quale le due Città programmano operano e camminano insieme, lavorando in rete per lo

sviluppo del territorio che ha straordinarie poten-zialità inespresse svolgendo un ruolo inclusivo e aggregante nell’intero sistema.

Tra le nuove strutture che sorgeranno tra Co-rigliano e Rossano ci sarà anche l’ospedale unico. Quali cambiamenti lei spera che porte-rà per la sanità del territorio?L’esigenza di dotare il nostro territorio di un ospe-dale di qualità, con strumenti diagnostici e reparti moderni e innovativi al servizio dei cittadini, na-sce nell’estate del 2006 . I Sindaci, la Giunta re-gionale e il Governo nazionale ne hanno fatto un progetto finanziato con oltre 77 milioni di euro. L’iter si è concluso il 22 marzo scorso e il proget-to, se non interverranno ostacoli e impedimenti, a giorni andrà a bando. La nascita dell’ospedale “nuovo” ubicato sul confine Rossano Corigliano come cerniera fra le due Città dell’Area Urbana e in maniera baricentrica nel territorio della Ca-labria del Nord Est, permetterà ai nostri cittadi-ni di avere una sanità di eccellenza, di evitare

i dolorosi e costosi viaggi della speranza nelle località del Nord Italia, di eliminare gli ospedali fotocopia, che diventeranno ospedali integrativi di supporto e di aumentare l’occupazione sani-taria nel nostro territorio.

Area Urbana e ospedale unico, così come al-tri progetti finanziati da soldi pubblici, sono possibilità di sviluppo, ma anche occasioni ghiotte per la malavita per truffe e illeciti di vario tipo. Come considera la presenza della criminalità organizzata sul nostro territorio?Ognuno, dalla propria postazione di responsabi-lità deve fare il suo dovere e deve essere vigile affinché la malavita organizzata non penetri e non prenda il sopravvento sulle Istituzioni Demo-cratiche sostenendo sempre il principio della le-galità e della trasparenza. Il primo impegno delle due amministrazioni locali che rende le stesse autorevoli e credibili, è e non può che essere il rigore morale, il senso civico, il rispetto delle leg-gi e delle regole, al centralità dell’interesse ge-nerale e del bene Comune, il contrasto fermo al malaffare e alla criminalità. Lo Stato deve essere vicino al nostro territorio con azioni continue e serie di perseguimento delle organizzazioni ma-

Il sindaco di Rossano Franco Filareto risponde alle domande di Mondiversi

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fiose e di sostegno ai processi in atto di sviluppo locale.

Le nuove sfide che accomunano Corigliano e Rossano sono tante e impegnative. È sta-ta costituita una nuova società di gestione dei rifiuti, ma la disputa su Bucita è ancora irrisolta. A tal proposito lei è del parere che si possa continuare a sfruttare quel sito? Il neo deputato del Pdl al Consiglio Regionale, Giuseppe Caputo, sostiene che lei abbia del-le responsabilità riguardo ai problemi sorti intorno alla questione Bucita, aggiungendo che il comitato sorto per bloccare l’utiliz-zo della discarica sia soltanto fittizio. Come risponde?Per concludere, quale strada lei pensa che si debba percorrere per avviare a soluzione il problema dei rifiuti: raccolta dif-ferenziata, nuova discarica o termovalorizza-tore? Preciso che si sta costituendo una nuova società di gestione dei rifiuti in sostituzione della Sibari-tide SpA in liquidazione, che dovrebbe associare i Comuni del territorio su un progetto innovativo di ciclo integrato e completo dello smaltimento, selezione e riuso dei rifiuti. Sulle due discariche di Bucita è necessario fare chiarezza e dire la verità. Quella privata Bieco è stata voluta dai governi Caputo come discarica di rifiuti pericolosi e non, mentre l’attuale Ammi-nistrazione di Rossano l’ha trasformata in disca-rica di rifiuti solidi urbani a servizio della Città. L’altro impianto in origine era soltanto un impian-to pubblico di selezione dei rifiuti e di produzio-ne di fertilizzanti per l’agricoltura a servizio di Rossano e di 4 Comuni. I governi Caputo hanno trasformato quell’impianto pubblico in privato, la cui gestione è affidata alla Tec- Veolià, a servizio di 35 Comuni del territorio e in una discarica di RSU che ha un grave impatto ambientale a dan-no dei cittadini e delle imprese economiche.Questo snaturamento dell’impianto è fortemen-te contrastato dal Comitato dei cittadini e dagli imprenditori e dall’attuale Amministrazione Co-munale , che si stanno opponendo, democrati-camente e legalmente all’azione persecutoria e all’accanimento a danno dei cittadini di Rossano e del territorio da parte del Commissario Dele-gato dal Governo Berlusconi, per il Superamen-to dell’emergenza Ambientale, Goffredo Sottile, che per motivi contingenti ed in contrasto all’ac-cordo sottoscritto il 22 ottobre 2008 con il Co-mune di Rossano, la Provincia di Cosenza e la Regione Calabria che prevedeva l’abbanco del solo “scarto secco” proveniente dalle Province di Reggio Calabria e Catanzaro nell’impianto di Rossano, ha autorizzato anche l’abbanco della FOS (Frazione Organica) nella discarica di Ros-

sano. L’Amministrazione Comunale di Rossano e il Comitato dei cittadini, in ossequio alle regole democratiche e rispettosa delle Istituzioni, han-no manifestato tutta la loro contrarietà a quel-la grave decisione. Inoltre, quando si paventa-ta l’idea della riprofilatura (ampliamento) della stessa discarica l’Amministrazione Comunale ha bocciato detto inaccettabile proposito. La strada che si deve percorrere in Calabria per risolvere il problema dei rifiuti è quella di chiudere subito la fase emergenziale, dei Commissari per l’Emer-genza Ambientale che in 13 anni hanno soltanto movimentato rifiuti, autorizzando il conferimento degli stessi, da una parte all’altra della regione. Occorre passare subito alla gestione ordinaria affidando l’intero governo del territorio alla Re-gione, alle Province e ai Sistemi Comunali Ter-ritoriali, in concertazione; privilegiare la raccolta differenziata, riducendo al minimo il conferimento in discarica; istituire un osservatorio permanente di verifica e di controllo sul ciclo dei rifiuti; raffor-zare il sistema dei controlli per evitare i depreca-bili danni ambientali sin qui purtroppo prodotti.

La centrale Enel ha rappresentato una fonte di ricchezza per il Comune di Rossano, ma ha generato anche accese proteste da parte di tanti cittadini. Non crede che soprattutto nel nostro territorio, vocato all’agricoltura e ricco di sole, sia necessario concentrarsi sullo sfruttamento di fonti di energia rinno-vabili e pulite?In questi quattro anni di mandato l’Amministra-zione Comunale Filareto, facendosi portavoce delle istanze dei cittadini e degli imprenditori, ha fatto appello all’Enel affinché presentasse una proposta sostenibile, eco-compatibile e si con-frontasse con le posizioni chiare e inequivoca-bili delle Istituzioni locali e regionali, tenendo fermi questi principi: il sito elettrico di Rossano va salvaguardato e mantenuto, perché è un sito che ha dato tanto alla produzione elettrica del Paese;una riconversione della centrale di Rossano è necessaria e indilazionabile, perché il sito è sta-to costruito più di trent’anni fa ed è vetusto ed obsoleto. Inoltre, l’Amministrazione Comunale di Rossano fatto una serie di proposte all’Enel per la ricon-versione urgente della centrale, che prevedono il metano, il ciclo combinato, oppure la sperimen-tazione sul termodinamico –solare, le biomasse, l’idrogeno ecc.. L’ Enel ha presentato, lo scorso anno, solo al-cune schede e non una proposta organica di una “Piattaforma Integrata Policombustibile”, che prevede una riduzione della potenza del-la centrale a 800 MW e la riconversione della

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stessa, con l’utilizzo del 5% di biomasse, dell’1% di solare termodinamico e del 94% di carbone cosiddetto “pulito”. Questa proposta non si può assolutamente accettare perchè il nostro territo-rio ha altre vocazioni: turismo, agricoltura, impre-se artigianali e industriali di trasformazione che non possono essere compromesse dal carbo-ne. Questa posizione è condivisa dai Comuni di Corigliano e del territorio, dalla Provincia e dalla Regione. E’ opportuno, ora, mantenere la mas-sima vigilanza per evitare possibili imposizioni dall’alto. Rossano, come Corigliano, è attraversata da diversi fenomeni di disagio sociale. La que-stione immigrazione pone problemi di natura differente. Da una parte la necessità di difen-dere la sicurezza dei nostri quartieri, dall’altra il bisogno di braccia che lavorino nelle nostre campagne, come sottolineava la Cia qualche settimana fa. Secondo lei come si possono conciliare queste diverse esigenze del nostro territorio?Il miglior modo per affrontare i problemi del disa-gio sociale, degli immigrati, invisibili e disperati, è quello del dialogo e della collaborazione inter-culturale quindi dell’integrazione. Non dobbiamo dimenticare che, in passato, intere generazio-ni di Rossanesi e Calabresi sono emigrate per sfuggire al bisogno e hanno trovato accoglienza e lavoro in altri Stati delle Americhe e dell’Euro-pa. Allora la soluzione migliore è quella di aiutare i nuovi poveri che vengono nel meridione d’Italia, permettendogli di lavorare nelle nostre campa-gne, di accudire gli anziani in difficoltà ossia di fare quei lavori che ormai i Calabresi non voglio-no fare più. Allo stesso tempo bisogna far capire ai migranti che nel nostro Stato esistono delle leggi e dei principi come la legalità e la con-vivenza civile che vanno rispettati. A Rossano, le Istituzioni hanno fatto tanto.L’Arcidiocesi ha creato un centro di prima acco-glienza sotto la chiesa di Santa Maria della Pace, ha istituito un centro men-sa e ha potenziato il centro Caritas. L’Amministrazione Filareto ha creato uno spor-tello di informazioni e disbrigo pratiche per gli extracomunita-ri, ha offerto in comodato gra-tuito i locali per la Caritas e a Piragineti per il Centro di Aiuto alla Vita per le mamme in difficol-tà, ha permutato con l’Arcidiocesi locali dell’ex ospedale finalizzati

ad un centro di accoglienza per ragazze madri.

Quando il suo mandato di Sindaco giungerà a termine come proseguirà il suo impegno politico? È felice delle emozioni e delle situa-zioni che ha vissuto finora in veste di primo cittadino? L’esperienza le avrà certo riserva-to delle sorprese, qualche aiuto insperato o al contrario qualche ostacolo non previsto. Ci può raccontare qualche episodio?Per me la politica non è mai stata un hobby, un passatempo, un espediente per interessi perso-nali, ma una “scelta di vita” di impegno tra e per la mia gente e la mia terra, una scelta di amore e di condivisione specialmente per i più deboli, gli invisibili, i giovani. Per questa scelta sono tornato e mi sono messo a disposizione della mia Ros-sano, che mi ha voluto come Sindaco nel 2006 dopo 13 anni di governo di centro destra. Re-sto al servizio della mia Città. Sono grato ai miei concittadini per l’onore concessomi e per le gra-tificazioni che mi provengono dalla coscienza di adempiere con onestà e passione, ai miei doveri di Sindaco e dagli attestati di stima che mi pro-vengono da tutte le parti. Le sorprese negative e le amarezze mi derivano dalle ingratitudini, dai personalismi individualistici, dagli egoismi pro-pri di questa fase storica di disorientamento e di sbandamento etico e civile. Non mancano però, i segni di speranza, come ad esempio la dona-zione gratuita e disinteressata di un patrimonio di attrezzature tecnico-scientifiche di ingente va-lore, fatta alla nostra Rossano da un benemerito cittadino, che mi fa dire che un mondo miglio-re e più umano è possibile. Ci credo e opero in questa certezza positiva.

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C’è un primo maggio a Rosarno, sacrosanto. Stabilito a livello nazionale dalle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, per concentrare l’attenzione, oltre che sui temi tradizionali del lavoro e dell’occupa-zione, anche su quelli dell’integrazione e dell’ac-coglienza degli immigrati. “Perché - come affer-ma anche Sergio Genco, segretario generale Cgil della Calabria - la manodopera proveniente dall’estero sia considerata una risorsa e non un problema”. C’è un primo maggio in Piazza San Giovanni a Roma, dove i cantanti insieme agli altri protago-nisti dell’evento gridano i diritti dei lavoratori in rime baciate.E c’è, perché anche quest’anno c’è, un primo maggio a Corigliano, organizzato dall’associa-zione cittadina Opi Onlus. La manifestazione è alla sua seconda edizione ed è supportata dai soci dell’Officina Permanente di Idee e dall’en-tusiasmo di tutti coloro che hanno partecipato lo scorso anno. Anche l’Amministrazione cittadina si è dimostrata sensibile alle richieste dell’Opi e non ha negato agli organizzatori la propria colla-borazione organizzativa.L’Officina Permanente di Idee, continua a soste-

di Luisa Sangregorio

In Piazza Compagna la seconda edizione organizzata dall’Opi

nere la rivitalizzazione del centro storico, tema che è tra le idee fondanti dell’associazione, e dopo Piazza Margherita, dove si è svolto il con-certo nel 2009, per il prossimo primo maggio ha scelto un altro luogo simbolo del cuore antico della città: Piazza Compagna, ai piedi del Ca-stello Ducale. Qui si esibiranno, dalle 18,00, gli artisti e le band della scena locale.Il nuovo presidente dell’Opi, Edoardo Casciaro, sottolinea l’importanza di concentrare l’attenzio-ne della società civile sul centro storico. “Rispetto all’anno scorso – afferma Casciaro – ci si accor-ge che c’è fermento in questa parte della nostra città, ci sono molti cantieri aperti e altri ne ver-ranno. Anche per questo abbiamo scelto come tema di quest’anno: “Lavoro in corso”. Quello che speriamo, infatti, è che accanto ai numerosi restauri, e rifunzionalizzazioni di palazzi e monu-menti storici, si dia un’adeguata importanza alle ricadute occupazionali. Creare occupazione nel-la nostra città è una priorità urgente. Si potreb-be, per esempio, attivare dei corsi di formazione mirati proprio all’acquisizione di competenze ne-cessarie per la salvaguardia del nostro patrimo-nio storico e architettonico. Una sorta di scuola di restauro. Ancora, dal momento che si parla di fare di Corigliano un “albergo diffuso” perché non pensare di fornire ai giovani coriglianesi la profes-sionalità necessaria per realizzarlo? Comunque, vorrei concludere dicendo che partecipare al pri-mo maggio, per noi è innanzi tutto occasione per stare insieme e per coltivare nella società quella coesione e solidarietà sociale che è la premessa per la risoluzione di qualunque problema. ”

Primo maggio:lavoro in corso

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16 Il taglio del nastro

Se un “pezzo” storico dell’archi-tettura e della vita sociale, cul-turale e politica di una qualsiasi città viene restituito alla comuni-tà di appartenenza, allora vuol

dire che si è in presenza di un evento di parti-colare rilevanza, dal punto di vista della crescita civile della collettività.È quel che è successo a Corigliano il 19 marzo 2010. La Città si è riappropriata di un bene di inestimabile valore civile, di una palestra di con-fronto dialettico e di apertura politica, di un luogo speciale di dibattito e di condivisione: la Sala del Consiglio Comunale.Inserita in un più vasto edificio, già sede del Mu-nicipio di Corigliano, la “nuova” Sala Consiliare è stata ufficialmente inaugurata con una solenne cerimonia, svoltasi nel pomeriggio del giorno de-dicato a S. Giuseppe: 19 marzo.La festa, perché di una festa si è trattato, è ini-ziata in Piazza Vittorio Emanuele II, una volta del “Murorotto”, la piazza per eccellenza della Città, l’ “agorà” in cui, nei secoli passati, si svolgevano le assemblee consiliari pubbliche di particolare interesse per tutta la comunità cittadina (basti pensare all’assemblea tenuta nella “piazza” il 28-4-1836, tre giorni dopo il terribile terremoto del 25 aprile).Hanno aperto la manifestazione gli sbandieratori di Bisignano, i quali si sono esibiti nella adiacen-te piazzetta dedicata a Guido Compagna.Subito dopo, le autorità ed il pubblico numeroso si sono avviati verso la vecchia sede municipa-le. Nella piazzetta dell’ex-Municipio, si è esibita l’orchestra di trombe della Scuola Media Statale “V. Tieri”. Al suono dell’inno nazionale, il Sindaco, Pasqua-lina Straface, ha tagliato il nastro inaugurale, ri-consegnando, così, alla Città, la “nuova” Aula Consiliare, luogo storico che ha determinato 150 anni di vita amministrativa cittadina. Accanto al Sindaco, il Presidente del Consiglio Comuna-le, avvocato Pasquale Pellegrino, l’Arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, il

Prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci, gli ex-sindaci della Città, il capitano dei Carabinieri, il comandante della Capitaneria di Porto, altre autorità civili e religiose, un pubblico attente e plaudente. Subito dopo, c’è stato l’ingresso nella nuova Sala Consiliare. Ad accogliere tutti, con un di-scorso attento ed equilibrato, il Presidente del Consiglio Comunale, avv. Pasquale Pellegrino. Poi, il Sindaco, Pasqualina Straface, ha ripercor-so, con un certo “pathos” e con grande soddisfa-zione, l’iter amministrativo che ha portato al re-cupero del vecchio manufatto, i momenti salienti delle scelte operate dagli amministratori della cosa pubblica dal 1861 ad oggi, il significato civi-le e politico del maggiore consesso cittadino. Un intervento, quello di Pasqualina Straface, che ha messo in evidenza quanto forte sia la sua volon-tà di collocare la sua azione amministrativa nel solco della più avanzata ed illuminata tradizione e di assicurare alla Città quel “salto di qualità”, tale da inserire Corigliano tra le realtà trainanti dell’intera Calabria. Alle parole commosse e toccanti del Sindaco,

Restituita alla Cittàla nuova Sala Consiliare

di Enzo Cumino

La cerimonia si è svolta lo scorso 19 marzo

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La nuova sala consiliare

sono seguiti i voti augurali del Prefetto e, poi, del-l’Arcivescovo, che, infine, ha benedetto la nuova Aula Consiliare ed ha consegnato nelle mani del Sindaco un bel Crocifisso, simbolo dell’identità cristiana del popolo italiano. La manifestazione, poi, si è spostata al Castel-lo ducale. Nel “Piazzale delle Armi”, la serata è stata allietata con canti eseguiti dai cori polifoni-ci “S. Francesco di Paola”, “Cor Bonum” ed “In canto jubilo”. Alla cerimonia hanno partecipato, in costumi d’epoca, i seguenti gruppi ed associa-zioni: ”I Normanni”, “Pro Loco”, “I vicinanzi”. L’inaugurazione della nuova Sala Consiliare, voluta fortemente dall’Amministrazione Comu-nale, guidata dal Sindaco Pasqualina Straface, è stato un momento solenne, vissuto con parte-cipazione straordinaria dai cittadini di Corigliano. Si è notata, purtroppo, l’assenza di qualche con-sigliere comunale, di gran parte del mondo della Scuola e di altre istituzioni. Al di là di qualsiasi visione politica, sono pro-prio momenti come questi che misurano il polso della vita culturale e civile di un popolo. L’inaugu-razione solenne della Sala Consiliare non è sta-to un momento di gloria di Pasqualina Straface e dei movimenti politici che appoggiano la sua Amministrazione, ma un’occasione storica per tutta la Città. È Corigliano che si riappropria di un suo bene, è la cittadinanza che , attraverso tale bene, ri-scopre un “segno” tangibile della propria storia, capace di risvegliare in ognuno il senso della condivisione, dell’identità e dell’appartenenza. Una comunità, perciò, può dirsi veramente civile se partecipa, carica di ideali democratici, delle scelte e degli sforzi dei propri Amministratori.

Un patrimonio pubblico, proprio per definizio-ne, appartiene a tutti e, quindi, è di ognuno. Ogni singolo cittadino lo deve sentire come suo e, perciò, lo deve amare, difendere, salvaguardare e curare, per affidarlo, poi, come segno identita-rio della comunità, alle generazioni future.

L’argomento trattato consente a chi scrive queste note di riprendere il discorso sulla nascita del Te-atro a Corigliano, sviluppato sul n. 1 di Mondiversi (cfr. Mondiversi, anno VIII, n. 1, gennaio-febbraio 2010, pp. 24-25). In quell’articolo, si affermava, per la prima volta, che la Città si era dotata di un Teatro sin dal 1765-1770 e che la struttura era ubicata nella sede municipale. Ulteriori, fruttuose ricerche hanno permesso a chi scrive di approfondire l’argomento e di giungere a dei risultati davvero straordinari. I documen-ti d’archivio consultati consentono di affermare, oggi, senza ombra di dubbio, che il Teatro di cui si parlava sul numero precedente di Mondiversi era ubicato proprio nel “Palazzio di Città” e cor-rispondeva esattamente alla Sala Consiliare, so-lennemente inaugurata, come sopra detto, il 19 marzo 2010. Durante i rivolgimenti politici del 1860 (Spe-dizione dei Mille), la struttura teatrale veniva smantellata, per far posto alla Sede del Consiglio Comunale. In meno di un anno, la sala veniva ristrutturata e, il 16 giugno 1861, si svolgeva in essa il primo Consiglio Comunale. È, dunque, a partire dal 1861 (anno dell’Unità d’Italia), che la Sala Consiliare del Municipio di Corigliano, una volta Teatro, svolge le funzioni che ancora oggi ricopre.

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Le recenti consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio regionale hanno visto lo “tsunami” Giuseppe Scopelliti abbattersi violentemente sull’ex presidente della Regione Calabria. Quel-lo che per quasi tutta la campagna elettorale era dato come un appassionante testa a testa, ha invece visto trionfare il giovane candidato del centrodestra che ha sbaragliato l’avversario, an-nichilendolo in tutte le province. I cittadini cala-bresi, insomma, hanno deciso nel chiuso della cabina elettorale di ridisegnare il volto della giun-ta regionale, bocciando sonoramente il progetto politico di chi per cinque anni aveva governato. La vittoria di Scopelliti è stata schiacciante, un risultato plebiscitario che non ammette repliche. Già alcune ore dopo la fine delle votazioni, le proiezioni avevano fatto pesare il piatto della bi-lancia verso il sindaco di Reggio Calabria. Con il passare delle ore e con l’arrivo dei dati ufficiali, le dimensioni della sconfitta di Agazio Loiero sono cresciute. Il progetto del centrodestra, insomma, ha convinto i calabresi a scegliere Giuseppe Scopelliti e a dare fiducia al suo progetto politi-co-programmatico di nuovo corso della politica regionale. Reggio Calabria, Crotone, Catanzaro, Lamezia, Vibo Valentia e Cosenza, hanno visto il candidato del centrodestra raccogliere consensi, lasciando al suo avversario solo le briciole. Ol-tre a Scopelliti, in queste recenti elezioni regio-nali ha vinto anche il partito dell’astensionismo. Sono stati tanti, infatti, i calabresi che, indecisi se credere al candidato governatore del Pdl, dare fiducia al presidente uscente o premiare la novità di Pippo Callipo, hanno preferito disertare le urne, disinteressandosi così di mettere la loro firma sull’esito finale del voto. Mentre a Reggio Calabria, nel quartier generale di Giuseppe Sco-pelliti, lo stato maggiore del Partito della Libertà,

festeggiava, gli aficionados del centrodestra, in tutta la Calabria, hanno addobbato auto, balconi e finestre di vessilli azzurri e bandiere di partito, festeggiando il ritorno del popolo dei Berlusco-nes tra i banchi della maggioranza di Palazzo Campanella. Agazio Loiero e i suoi più fidati collaboratori hanno atteso in silenzio l’esito del voto. Minuto dopo minuto, però, la “Waterloo” dell’ex governatore è apparsa sempre più netta. Una debacle che lo stesso Loiero non ha sapu-to spiegare. Non a caso è ancora alla ricerca di un perché per dare un senso a questa sconfitta. Per fortuna il Partito democratico e i suoi caval-li di “razza” hanno saputo raccogliere consensi, dimostrando come il Pd non è, per sua fortuna e per quella dei tanti sostenitori, un partito con l’elettroencefalogramma quasi piatto. Il Pd si aggrappa alle performance di Nicola Adamo, Sandro Principe, Carlo Guccione, Mario Maiolo, giusto per citare i volti e i nomi più noti del co-sentino, per riprendere fiato, analizzare il perché della sconfitta e proporre un’opposizione dura, coesa e battagliera alla nuova giunta Regionale. Basterà solo questo? Sarà il tempo a dirlo. Per il momento all’interno dei due poli si vivono stati d’animo differenti. Il Pdl esulta, ma il Pd sbuffa. E Callipo? L’imprenditore e il suo staff sono alle prese con l’analisi del dopo voto. Il tanto atteso boom elettorale e l’incetta dei voti del popolo dei delusi dei due poli non c’è stata. L’unica certezza resta una sola. I calabresi hanno deciso di volta-re pagina e dare a Giuseppe Scopelliti il compito di scrivere nuovi capitoli della storia politica ca-labrese. L’augurio di tutti è che sia finito il tempo delle attese e delle vane speranze e che per la Calabria sia l’inizio di un nuovo corso. Un nuovo corso dove politiche di sviluppo, rilancio econo-miche e territoriale, progetti di salvaguardia am-bientale, impegno costante contro la criminalità organizzata, lotta a tutte le forme di illegalità, l’azione di contrasto alla fuga dei cervelli, la lotta alla disoccupazione, le politiche di buona sanità e tutto il resto non siano solo belle parole dal sapore tipico di slogan elettorale ma qualcosa di diverso e soprattutto di serio. Se lo merita la Ca-labria, se lo meritano i calabresi. Ai vincitori l’au-gurio di buon lavoro e di buon governo, ai vinti l’appello a dare il loro meglio per questa terra.

Il vento del cambiamento travolge Loiero

di Carmine Calabrese e Deborah Furlano

Scopelliti il nuovo presidente della Regione Calabria promette una svolta.

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La BIT di Milano, una tra le più importanti fiere del turismo a livello mondiale. La dove i popoli e le culture si incontrano per scambiarsi recipro-ci inviti a visitare i propri paesi, la dove il turi-smo è protagonista e ogni città, regione, nazione cerca di rendersi attraente agli occhi del globo che guarda alla BIT come fonte di ispirazione per le vacanze o lo studio di milioni di persone. Tra miriadi di stand, divisi in enormi padiglioni, si sentono musiche e canti in ogni lingua o dialet-to, si vedono sfilare donne e uomini in costume tradizionale, si rimane incantati a guardare balli esotici che ti portano lontano. Nel padiglione de-stinato all’Italia del Sud, tra suoni di tamburelli e tarantelle, fa un certo effetto scorgere lo stand di Corigliano Calabro, che per la prima volta si porta nell’arena della BIT per proporsi al mondo come realtà turistica, per dire ai milioni di visita-tori: “ci sono anche io, vieni a visitarmi, non ri-marrai deluso”. E’ uno stand semplice e colorato dai toni tipici della nostra terra, dall’azzurro del mare all’arancione delle Clementine, dal verde delle piante di ulivo al giallo del sole caldo delle nostre estati. In pochi metri di spazio, Coriglia-no ha racchiuso il suo cuore e lo ha aperto, col sorriso tipico della sua ospitalità, a coloro che in-curiositi si fermavano a guardare le immagini del

Coriglianodi scena alla Bit

di Silvia Di Iuri

La nostra città per la prima volta alla Borsa Internazionale del Turismo

maestoso Castello del borgo antico, della spiag-gia di Schiavonea o a degustare le delizie di una tradizione enogastronomica millenaria. Ha fatto una gran bella figura la piccola Corigliano, pic-cola perchè nuova a questo genere di manife-stazioni, ma grande nella sua capacità di attrarre e fermare la gente. Presso lo stand si respirava una profonda aria di entusiasmo, la stanchezza di giornate intere, passate a relazionarsi col pub-blico e con gli altri paesi, si perdeva nella consa-pevolezza di aver compiuto un importante passo verso il resto del mondo, la certezza di aver por-tato Corigliano fuori dai propri confini, di averla fatta diventare parte integrante di uno scenario turistico che conta. L’euforia è alle stelle, quando presso lo stand si affolla una moltitudine di gen-te che fa domande, guarda, osserva. Corigliano ha molto da offrire, tante cose di cui parlare. In-nanzitutto c’è da far conoscere la nuova tratta marittima, che collegherà il suo porto a quello di Catania. Una nascente attività che potrà dare slancio all’economia di una città che crede nelle sue potenzialità. A farsi garanti di questo proget-to e dei suoi positivi risultati, sul campo della BIT si sono portati l’assessore al turismo, Giuseppe Pucci e il responsabile della sezione coriglianese dell’autorità portuale di Gioia Tauro, Luigi Erran-te. Con la determinazione e l’entusiasmo delle grandi occasioni, hanno portato presso lo stand coriglianese i rappresentati della provincia di Ca-tania, stipulando sotto gli occhi di tutti, un’alle-anza diretta alla riuscita del progetto. Un lavoro intenso di relazioni, anche con le altre realtà ma-rinare che si trovano lungo la rotta Corigliano-Catania, interessate ad intrecciare una rete di rapporti che possa allargare il progetto non solo

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alle due città che inaugurano la rotta. Allegge-rimento del traffico sulla Salerno-Reggio, nuovo slancio alla nostra struttura portuale, ripresa per l’economia, sono frasi che si ripetono infinite vol-te nelle voci di Pucci ed Errante, mai stanchi di ripetere e spiegare l’importanza del progetto alle telecamere che si susseguono presso lo stand o ai rappresentanti di altri paesi, andandoli a cer-care direttamente presso i loro stand, perchè alla Bit non si può stare fermi, in pochi giorni ci sono troppe cose da fare, troppe cose di cui parlare, troppe relazioni da creare. Continue arrivano anche le telefonate che domandano come stia andando. Perchè Corigliano non è andata alla Bit coi soli rappresentanti che stavano presso lo stand. Corigliano si è portata dietro tutta la cit-tà. Assidue le chiamate del Sindaco, Pasqualina Straface, che faceva trasparire l’entusiasmo e l’impegno di un’Amministrazione che ha inten-samente lavorato per questa partecipazione, inquadrandola come un obiettivo dal quale pos-sa nascere un fecondo punto di partenza per il turismo coriglianese. Mai prima era accaduto: Corigliano alla Bit e nulla poteva essere lascia-to al caso, tutto doveva andare secondo i piani e il Sindaco e l’Amministrazione tutta sapevano che da questa fiera dovevano cogliere il meglio. Il meglio è stato colto ed è stato dato. Coriglia-no e la sua tenace Amministrazione hanno vinto una prima sfida verso l’uscita della città dai suoi stretti confini. Troppo stretti, per una realtà che ha affascinato la gente al pari di realtà più grandi e meglio conosciute. Presso lo stand, a svolgere il delicato compito di alfieri delle speranze e del-le opportunità coriglianesi, anche gli imprenditori del territorio, alcuni intervenuti direttamente, altri fornendo i propri prodotti da offrire al pubblico. A difendere il prelibato clementino coriglianese, il rappresentante del Consorzio Igp Clementine di Calabria, Stefano Pirillo, con l’intento di rendere ad una simile delizia la giustizia che merita, con-tro il precipitoso declino degli ultimi anni, ai quali gli imprenditori non hanno intenzione di arren-dersi. Dietro alla reception anche il consigliere comunale Giorgio Muraca e il responsabile della gestione del Castello, Giuseppe Cerenzia pronti a rispondere alle domande del pubblico, ad offrire brochure illustrative, a spiegare anche i prodotti enogastronomici. Nella confusione dell’evento, belle sorprese hanno investito lo stand di Cori-gliano. Complice l’assessore Pucci, che con gar-bo ed allegria, non lasciava sfuggire nessuno dei personaggi famosi, che potevano dare ulteriore lustro allo spazio coriglianese. Ma il momento di puro trionfo per la nostra città viene condensato

nelle parole di Vittorio Sgarbi, che di buon grado accetta di visitare lo stand. Degustando un cle-mentino, il noto critico d’arte ha tessuto le lodi del nostro bellissimo castello, al quale lui stesso, ha dedicato alcune pagine di un suo libro. “Irre-tita” anche Miss Italia, Maria Perrusi, chiamata, da verace calabrese, a rappresentare le bellezze di questa terra e che ha speso parole di lode per la nostra città e il suo mare azzurro. Rispettati i piani allora. Corigliano ha figurato nell’immenso teatro della BIT, non come comparsa, ma come vera protagonista. Al pari di un’attrice, vanitosa ed intrigante, bella e con la sicurezza di chi ha le doti giuste, Corigliano ha dimostrato di voler accendere i riflettori su di sé e di non accettare che il sipario cali sulle sue infinite bellezze. L’en-tusiasmo finale rimane fermo nella scena della spedizione coriglianese, che si improvvisa tutta in esperti chef e sommelier, allestendo un ban-chetto per i visitatori: il vino, le clementine, l’olio, le bruschette in mille sapori e subito pronta la brochure da dare a chiunque. A fermare queste immagini, c’eravamo anche noi di videocoriglia-no.it, che abbiamo accompagnato la delegazio-ne coriglianese in questo suo primo viaggio alla Bit di Milano, per testimoniare alla città che Co-rigliano e la sua Amministrazione hanno dato il massimo e ottenuto l’effetto desiderato. La sen-sazione che si ha nell’andare via da Milano e dal-la sua fiera, è quella che prova chi parte, ma sa di tornare. Corigliano non ha fatto un’apparizione sporadica nello scenario del turismo che conta per poi tornare nell’ombra: la città vuole esser-ci ancora. Come ha affermato lo stesso Sindaco Straface, dopo aver incontrato la delegazione “bittiana” al rientro a Corigliano, questo è solo l’inizio. Corigliano ha in cantiere molti progetti e iniziative. La partecipazione alla BIT e l’inaugu-razione della nuova tratta marittima sono i primi passi di un lungo cammino, ricco di difficoltà, ma che darà altrettante soddisfazioni.

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Corigliano vanta la presenza di molte associa-zioni valide ed efficienti, è grazie ad esse che la comunità cresce, comunica, vive, con fermenti sociali e culturali che aggregano i cittadini. È il caso della Fidapa (Federazione Italiana Don-ne Arti Professioni Affari) attiva già da qualche anno in città, consolidata a livello internazionale, è presente in modo capillare con le sue sezioni in tutta Italia. Tra le varie iniziative, come il Con-vegno dedicato alla risorsa acqua, tenutosi nel Centro di Eccellenza, c’è da segnalare l’ultimo evento ospitato nel palazzo Garopoli del centro storico, il 23 marzo scorso, cui ho partecipato, intenzionato a promuovere la conoscenza dei diritti dell’infanzia e la divulgazione della Carta Dei Diritti Della Bambina, documento che re-alizza una lettura di genere di questi diritti. Ha coordinato i lavori, la brillante giornalista Patri-zia Pugliese, ha esordito con i saluti ai presen-

ti, la presidente Maria Gabriella Dima, la quale ha inoltre letto l’e-mail inviata dalla responsabile distrettuale Commissione “Carta dei diritti della bambina”, Giusy Porchia, impossibilitata a parte-cipare. Ha poi preso la parola, Tina De Rosis re-sponsabile dei Servizi Sociali al Comune di Co-rigliano. La sua relazione ha puntato sull’identità sociale e personale e sul diritto all’identità, sul ‘genere’ inteso come significato sociale assunto dalle differenze sessuali, che induce distinzioni importanti: quella tra attributi di carattere fisico e biologico e orientamenti culturali. Nel mio in-tervento ho portato i saluti della Commissione Nazionale Italiana Unesco, come referente per la Giornata Mondiale della Poesia, questo mi ha permesso di segnalare l’Associazione Fidapa, il Comune di Corigliano e la Mediateca sul portale www.unesco.it nella sezione eventi culturali. Ab-biamo letto liriche dedicate all’infanzia insieme a Epeo, Maria Romeo presidente Cif, Rosa Casa-le, Vita Minisci e Filomena Berardi. Una delle mie poesie è stata dedicata alla mostra di Luca Poli-castri, (presente con una foto durante la serata), “Lo scrigno del tempo” tenutasi al castello ducale

La Fidapa promuovei diritti delle bambine

Patrizia Pugliese e Anna Lauria, al centro la fo-tografia di Luca Policastri, a destra un quadro di Fernanda Marzullo.

di Anna Lauria

La manifestazione si è svolta il 23 marzo nel palazzo Garopoli

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C’ero anch’io

Lumaca di lente visionilo scatto ricuce evocazioni.I bambini avevano promesse in tascagiocate sulle giostre,gambette velocicorrevano giù per le ampie gradinatenei corridoi troppo granditroppo alti per i loro sogni.Acrobaziepiccole maninecapriolesilenzi.Infanzia solitariache se cerchiti aspetta in ogni dove.Lo sguardo valicanei luoghi dove si torna o menocon piacere.Nello spazio dove il pudore non osavedo la gaiezza ingenuanel disarmonico confine.Il sole è calato sulla malinconia,il tempo solo ci dirà di quei bambiniormai uomini.

Anna Lauria

l’anno scorso nell’ambito del Festival Corigliano Fotografia. La lirica riportata di seguito, rievoca i momenti vissuti dai bambini nel periodo che spa-zia intorno al 1982, antecedente il restauro del maniero, quando erano ospitati nell’orfanotrofio e nell’asilo nido.Le letture rese suggestive dall’accompagna-mento alla chitarra del musicista Saverio Schet-tini si sono concluse poi, con la presentazio-ne del Corso di scrittura creativa, pensato per le donne. Una serie di incontri che si terranno nel centro storico, due volte al mese, orientati a coinvolgere tutte le donne senza distinzione alcuna. Con il fine di aggregarle, alimentarne il confronto, il dialogo. Alla fine del corso gli scrit-ti saranno pubblicati nei Quaderni della Fidapa. Ha proseguito i lavori Giovanna Vingelli docente di Pari Opportunità, presso la Facoltà di Eco-nomia dell’Università della Calabria, intensa e dettagliata la sua relazione. Ha più volte citato il richiamo alla Convenzione Onu, che riaffer-ma con forza la titolarità dei diritti dei bambini, come gli adulti, introducendo anche il rapporto tra bambino e città sostenibile. Ha affermato che dovere dei governi è garantire attraverso moni-toraggi, i livelli di insostenibilità per intraprendere politiche internazionali, comunitarie e nazionali al fine di assicurare uno sviluppo urbano eco-sostenibile. Altro riferimento importante, la Con-ferenza di Istanbul del 1996 dove viene definita una strategia internazionale guidata dall’Unicef denominata “Child friendly cities”, all’interno del-la quale viene approvata una guida rivolta ai go-verni, per ribadire la gravità degli effetti dei danni ambientali sui bambini. La Vingelli ha posto poi dei quesiti: Ma come si rappresentano le diffe-renze di genere gli adulti? E i bambini o gli ado-lescenti? Confermando la diffusione di stereotipi sessuali connessi ad aspetti tradizionalmente considerati differenziati con l’abbigliamento, i giocattoli, ecc. In conclusione ha auspicato una riscrittura della Carta Dei Diritti dell’Infanzia con alcune integrazioni: il diritto all’ozio (in una so-cietà piena di stress e impegni per l’infanzia)il diritto al selvaggio (spazi nella natura dove gio-care) il diritto di ascoltare il silenzio, di percepire le sfumature, a saper usare le mani, a iniziare bene, il diritto alla strada, a sporcarsi, agli odori, a prendere la parola, diritti assolutamente con-divisibili. Ha terminato gli interventi Giulia Secco Spanò, introducendo la visione di spezzoni del film di Deepa Mehta “Water”, un film di denuncia

sulla condizione femminile in India, la realtà che descrive è inedita e sconvolgente; e il racconto, in alcuni passaggi non è privo di finezza psico-logica. Narra la condizione delle donne vedove in India. Secondo un’antica tradizione religiosa, non soltanto è loro proibito risposarsi, ma sono votate a una vita di mortificazione: riunite insie-me in poveri ospizi (gli “ashram”), non hanno il diritto di parlare a meno che qualcuno non rivol-ga loro la parola; consumano un unico, frugale pasto al giorno; dormono sulla nuda terra; vivono di carità, e in alcuni casi, le più giovani e belle, nascostamente, di prostituzione. Il film si svol-ge nel 1938 (il movimento politico che fa capo a Gandhi è descritto come antagonista rispetto a tali costumi ancestrali); e sarebbe ragionevole

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Da sinistra: Tina De Rosis, Maria Gabriella Dima, Patrizia Pugliese, Anna Lauria, Giovanna Vingelli, Giulia Spanò Secco.

credere che le condizioni di vita delle protagoni-ste del film non rispecchino più la realtà attuale dell’India. Ma, avverte la regista, non è del tutto vero, e il desiderio dei fondamentalisti di nascon-dere questa realtà spiega in parte gli attacchi e le proteste contro la realizzazione del film. Scelto per il convegno proprio per sottolineare i diritti universali delle bambine, difese dalle organiz-zazioni non governative dopo la Conferenza di Pechino del 1995. L’intervento tecnico-giuridico basato sull’esposizione degli articoli nel dettaglio della Carta dei diritti della bambina, ha consenti-to riferimenti all’evoluzione dei diritti delle donne, sia sulla situazione reale, sia su quanto cammino ci sia ancora da fare per l’attuazione della stessa. Diverse le scuole partecipanti all’iniziativa, do-centi e studenti dell’Istituto Tecnico Commerciale “Luigi Palma”, del Liceo Ginnasio “G.Colosimo” e del Liceo Scientifico “F. Bruno” di Corigliano, per i quali è previsto un attestato di partecipazione.In una sala ricca di presenze attente, ricordiamo Barbara Di Noia Scalise governatrice del Distret-to 211 International Inner Wheel Italia; Antoniet-ta Perna Ferrari presidente Fidapa Sezione di Rossano; Marina Faenza Fino, presidente Inner Wheel Club Corigliano-Rossano-”Sybaris”; Maria Antonietta Marino Cosentino, commissario della

Croce Rossa, nonché Past President Fidapa della sezione di Corigliano, Francesco Caravet-ta presidente regionale Uciim, Elsa Albamonte Nigro presidente Animo Corigliano, Isabella Ma-lagrinò presidente “donne insieme” Corigliano. Nella cornice del Garopoli hanno fatto da sfondo i lavori creativi di Fernanda Marzullo, le musiche del maestro Schettini e un video hanno conclu-so il pomeriggio intenso. Una bella occasione per sancire i diritti inviolabili dell’infanzia, parlar-ne per confrontarsi, dialogare per comprendere. Dostoevskij diceva che offendere un bambino è il peccato più grave di cui si possa macchiare un adulto. Pietro Citati in quel meraviglioso libro che è ‘L’armonia del mondo’ scrive... “Quando ci avviciniamo ai bambini, dovremmo muoverci in punta di piedi: dovremmo badare alle nostre pa-role, e renderle sempre più leggere e trasparenti, in modo che nessuna suoni come un invito, un precetto, una richiesta. Con tutta la forza della nostra attenzione dovremmo scoprire quali sono i desideri nascosti e le speranze inconsce alle quali affidano il loro sogno. Pensate per un istan-te se fosse possibile, che bella Umanità avrem-mo. Ma quasi nessuno possiede quest’arte: la più difficile tra le arti che possa conoscere un essere umano”.

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24 Giovan Battista Policastri

La prima giunta comunale di Corigliano dopo la caduta del regime fascista si insediò il 24 ottobre 1944. Non era stata

eletta in modo democratico, ma “nominata” con decreto dal prefetto di Cosenza Costantino Mi-raglia. L’Italia, dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, era ancora in guerra e per di più divisa in due. Nelle regioni del nord Benito Mus-solini, dopo essere stato liberato dai tedeschi, aveva costituito un nuovo governo, la cosiddet-ta “Repubblica di Salò”, che aveva dichiarato la decadenza della monarchia e continuava ad essere alleata con la Germania di Hitler. In quei territori i partigiani contrastavano strenuamente il nuovo regime fascista, impegnandosi in quella che molti storici hanno definito una vera e propria “lotta civile”. Al Sud invece, rimasto monarchico con Vittorio Emanuele III ancora nel pieno delle sue prerogative, era stato costituito un governo con a capo il maresciallo Pietro Badoglio, di cui facevano parte due calabresi illustri, Luigi Gullo e Pietro Mancini.I partecipanti a quella seduta di giunta ritenne-ro opportuno far redigere un apposito verbale, che letto oggi assume un valore di testimonianza storica. Eccone il testo:

Il Sindaco dà lettura del Decreto Prefettizio di nomina della Giunta Municipale e dichiara aper-ta la sessione amministrativa del Comune. Si compiace che tutti gli assessori siano stati scelti e designati nella persona di cittadini stimatissimi

Appunti per una storia politica di Corigliano dal 1943 ai giorni nostri / 2

Giovan Battista Policastri, il sindaco, era affiancato da quattro assessori: l’avv. Cesare De Novellis, il dott. Francesco Persiani, l’avv. Arcangelo Liguori e il dott. Francesco Dima.

e largamente apprezzati per doti di ingegno e di onestà.Chiede l’affettuosa e leale collaborazione di tutti, allo scopo di unire in un unico sforzo la comune volontà di dare al paese ed all’Amministrazione quel riassetto e quel benessere di cui meritano i cittadini dopo quattro anni di guerra, di privazioni e di sofferenze.Insiste nel concetto di “lealtà”, nella intesa di una reciproca quanto pronta chiarificazione di ogni rapporto che possa offrire facile appiglio a ma-lintesi personali.La Giunta assicura la piena incondizionata col-laborazione e, dopo uno scambio di vedute in merito ai molteplici lavori da svolgersi nelle pros-sime sedute, decide l’invio di un telegramma di partecipazione e deferente saluto all’Eccellenza il Prefetto. (1)

Si nota nel testo l’appello alla “chiarificazione” dei rapporti personali. I cinque amministratori erano personaggi di spicco nella società coriglianese e fra loro forse non c’era quella concorde intesa auspicata dal sindaco.La carica di primo cittadino era ricoperta da Gio-van Battista Policastri (1895 – 1974), un perso-naggio popolare e dalla forte personalità, che

L’insediamento della prima giunta comunale

di Enzo Viteritti

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Cesare De Novellis

nel dopoguerra aveva aderito al Partito Liberale Italiano. Di origini modeste aveva saputo, con te-nacia ed intelligenza, costruirsi una buona posi-zione, tanto da laurearsi in legge. Tra le motiva-zioni che avevano portato il prefetto di Cosenza ad indicarlo come sindaco c’era quella di essere espressione del ceto proprietario locale, influen-te presso i massari proprio in periodo di raccolta del grano.L’avvocato Cesare De Novellis (nato nel 1893) rappresentava in giunta il Partito Democratico del Lavoro. Negli anni trenta era stato iscritto al partito fascista e da quella posizione aveva criti-

cato Giovan Battista Policastri, che pur non avendo aderito al regime continua-va a ricoprire cari-che importanti (vice pretore, conciliato-re). Forse per quel-le rimostranze e per altre simili proteste, Policastri fu poi pri-vato di quegli inca-richi. Adesso si ritro-vavano a far parte della stessa giunta

comunale e dovevano mettere da parte rancori ed incomprensioni, che potevano compromette-re l’azione amministrativa in uno dei periodi più difficili della città.Il dott. Francesco Persiani, che all’epoca aveva 53 anni essendo nato nel 1891, rappresentava i socialisti. Insieme a lui c’era Raffaele Amato, che però era stato nominato assessore supplen-te e quindi non figura nei verbali delle sedute di quella prima giunta.Arcangelo Liguori era il più anziano tra i cinque, essendo nato nel 1888. Aveva alle spalle una travagliata vicenda umana. Originario di Cariati, si era trasferito a Corigliano quando il padre Ga-etano, uno stimato geometra, era stato assun-to dall’amministrazione dei baroni Compagna. Dopo la laurea in legge aveva aperto uno studio notarile e sembrava avviato verso una decoro-sa e promettente carriera professionale. La sua mancata adesione al fascismo gli procurò però l’aperta ostilità da parte di alcuni esponenti locali del regime. Nel 1927, già sposato e con tre figli, fu quindi costretto ad accettare la proposta di un amico del padre che gli aveva offerto un inca-rico da funzionario presso il Banco di Napoli di Buenos Ayres. Partì da Genova per l’Argentina l’11 ottobre del 1927, imbarcandosi sulla “Prin-

cipessa Mafalda”, l’acciaccata nave ammiraglia della marina commerciale italiana che da anni trasportava nell’America del Sud migliaia e mi-gliaia di italiani alla ricerca disperata di un futuro migliore. Nella prima fase del percorso i motori si fermarono per otto volte, tanto che la nave fu co-stretta ad una sosta non prevista a Dakar per ri-parazioni urgenti. Ma gli armatori senza scrupoli esistevano allora come oggi. Fu impartito l’ordine di proseguire ad ogni costo anche se, come rac-contano le cronache del tempo, la nave era così piegata di lato “che i bicchieri si rovesciavano sui tavoli”. Il 25 ottobre, davanti alle coste brasiliane, l’asse porta elica di sinistra si sfilò, la nave co-minciò ad imbarcare acqua, si scatenò il panico. Le poche scialuppe di salvataggio furono calate in mare, ma i passeggeri erano troppi ed in pre-da al panico per gli squali che si intravedevano a branchi tra le acque. Il capitano, Simone Gulì (un esperto marinaio siciliano), si comportò in modo eroico e minacciando di usare la pistola cercò di mettere ordine nell’evacuazione. Morirono in 385, su 1259 imbarcati tra passeggeri e marinai. I naufraghi furono raccolti da due piroscafi che si trovavano nelle vicinanze e accorsero immedia-tamente. Fra essi c’era Arcangelo Liguori, che era riuscito a resistere in mare aggrappato ad una valigia fino all’arrivo dei soccorsi. Trasportato in Brasile, in seguito raggiunse Buenos Ayres da dove comunicò alla famiglia di essere scampato alla tragedia, che intanto aveva avuto ampia eco sui giornali dell’epoca. Dopo alcuni anni ritornò a Corigliano, aprendo un’agenzia di trasporti e di assicurazioni in via Tricarico, di fianco al ca-stello. Gli anziani ancora oggi la ricordano come “a putiga”, (la bottega), pun-to di ritrovo e riferimento per liberali, monar-chici, borghesi anticomunisti, dove si elabo-ravano strate-gie e manovre per contrastare le forze di si-nistra e il na-scente potere democristiano.L’ultimo asses-sore presente a quella riu-nione di giunta era Francesco

Francesco Dima

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Arcangelo Liguori e i suoi figli

Francesco Persiani

Dima (1900 – 1962). Dopo una brillante laurea in medicina e chirurgia, conseguita a Napoli nel 1925, aveva intrapreso una carriera professiona-le ricca di soddisfazioni che lo portò a conoscere varie realtà anche fuori dai confini calabresi. Tra il 1930 ed il 1940, mentre era medico condot-to nel comune di Vigevano, continuò a studiare ottenendo varie specializzazioni e seguendo numerosi corsi di aggiornamento professionale tra le università di Pavia e di Milano. Ritornato a Corigliano, fu tra i primi ad aderire, dopo l’8 set-tembre del 1943, al nascente Partito Democrati-co Cristiano di cui divenne esponente di spicco tanto da essere nominato, nel giugno del 1944, membro del Comitato esecutivo provinciale. La Democrazia Cristiana, come fu poi sempre chia-mata, nasceva a Corigliano senza una tradizione alle spalle, mentre era molto presente la destra tradizionale e fortissimi erano i partiti di sinistra. Giuseppe Arcidiacono così ne ricorda quei primi passi:Una sera del novembre del 1943, nella sagre-stia di San Giacomo, due preti e un libero do-cente (i fratelli Colosimo), i presidenti delle con-greghe religiose e quattro ragazzi (quali noi si era) dell’azione cattolica buttarono giù le prime strutture organizzative. Da lì ci trasferimmo poi al localetto di Piazza Cavour e da quello a via Principe Umberto. Tappe faticose, fitti pagati con le raccolte, manifesti incollati di notte con la colla ottenuta rubando a casa un po’ di farina e questa cuocendo nel paiuolo in luoghi nascosti, pazienti lezioni di sociologia, storia ed economia da una parte e dall’altra corsi per imparare a parlare in pubblico, tenuti con passione ed affetto dal prof. Leonetti. (2)

Il punto di riferi-mento indiscusso e riconosciuto per tutti questi giovani entusiasti era il dott. Francesco Dima che godeva di una-nime pubblica stima per il carattere deci-so e l’onestà a tutta prova, tanto da es-sere chiamato “pro-fessore”.A questi personaggi, espressione della Corigliano borghese e mode-rata, fu affidato il compito di traghettare la comu-nità verso un periodo migliore di quello che stava attraversando, dopo il primo anno di dopoguerra in cui la città era stata amministrata da commis-sari prefettizi fra i quali l’avv. Eugenio Alice.Questa prima giunta operò per poco più di un anno, quando i “fatti” dell’11 novembre 1945, rappresentarono una svolta decisiva nei rapporti tra i partiti e determinarono lo sviluppo della città negli anni seguenti.

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In questo secondo appuntamento con la poesia italiana, vorremmo segnala-

re ai lettori di Mondiversi la figura di Stelvio Di Spigno, nato a Napoli nel 1975, attivo e operante per scelta e convinzione soprattut-to nel Sud Italia, sia come critico letterario che come poeta. In questi anni, questo gio-vane scrittore ha compiuto ricognizioni let-terarie a vari livelli: decisivi appaiono i suoi studi su Leopardi, che hanno prodotto una lettura fortemente innovativa della biografia del poeta recanatese, in direzione cognitivo-comportamentale, contribuendo a maturare nell’autore una visione della vita e della sto-

ria di forte impatto emotivo e di drammatica lucidità. È proprio di questi giorni l’uscita del suo terzo libro, “La nudità”, presso l’editore peQuod di Ancona. Come già s’intuisce dal titolo, l’opera mette a nudo l’io poetico intrec-ciando, in modo sofferto e incalzante, la sto-ria personale del poeta con i segni di disso-luzione della nostra civiltà, che per l’autore si espande nei tre secoli che vanno dall’uto-pia illuministica fino ai nostri giorni. Il crite-rio adottato è quello di legare le tappe della crescita personale, l’entrata nell’età adulta, il senso della difficoltà di vivere, la scomparsa della famiglia d’origine, a un orizzonte più va-sto di crollo delle speranze di cambiamento e di progresso, fino a fronteggiare l’impossi-bilità di vivere secondo un disegno dignitoso e sostenibile. Non si tratta di una poesia dai facili lirismi che cerca di compiacere il lettore politicamente corretto. Di Spigno disdegna il facile successo e sublima in una forma asciutta e colloquiale un pessimismo al qua-le è difficile dare torto. Il suo sermo humi-lis viene incontro al lettore fin dove egli può reggere questo carico di verità. Forse solo nel ricordo è possibile una via di salvezza, come testimonia “Fine settembre”, l’assorta poesia che apre la raccolta:

Si presentano a orari in cui ognuno prende il volo,verso le sette di sera quando ancora c’è il sole,e con i loro gridi prendono forme umane,un gigante, per esempio, o un volto conosciuto,tanto che l’occhio non distingue il perché del movimentoe vorrebbe saperne di più, ma questi stormifanno a gara con corriere e treni di fortunaa sparire per primi, risucchiandoil brusio dei pendolari, la stanchezza dei passi,la finzione di tutto.Vanno dove si disperdono altre voci,questa volta scaturite dalle case in lontananza,e c’è chi come noi ricorda vagamentedove abbiamo ascoltato per primile parole che non hanno ritorno.

Viaggio poeticodi Stefania Buonofiglio

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“.....i bambini fanno oh.... ”can-ticchio tra me e me, mentre passeggio per le strade intorno alla piazzetta di Schiavonea. Mi guardo intorno, osservo luoghi a me cari.

E’ domenica pomeriggio, gruppi di persone sor-ridenti si dirigono in chiesa o in moschea. Nuclei familiari interi passeggiano sul lungomare dove si riuniscono nel fine settimana cittadini stranieri provenienti dall’Est Europa che ormai da anni vi-vono e lavorano in città’ da soli o con le proprie famiglie. Mi fermo davanti al Quadrato Compagna, sede di varie associazioni, Manuela Le Pera, volonta-ria dell’associazione “Torre del cupo”, circondata dai bambini mi aspetta per parlarmi del progetto “Tutti i colori del mondo”Il progetto “I nuovi colori del mondo”, si colloca tra i vari servizi che l’associazione sopracitata, svolge in favore di cittadini stranieri e non, di isti-tuzioni e aziende pubbliche e private presenti sul territorio. Opera nel sociale, focalizza la propria attenzione su problematiche legate a processi reali di integrazione interculturale, in favore di minori immigrati e delle loro famiglie.Rientra in un programma di collaborazione attiva con il Servizio Civile Nazionale, scuole, luoghi di formazione dei piccoli fruitori del progetto, non-ché’ associazioni di riferimento per i genitori.La realizzazione di tale progetto mira pertanto, alla “creazione” di un ambiente, strutturalmente e professionalmente favorevole all’apprendimento e all’approfondimento extrascolastico, offrendo, inoltre, spazi ludici e ricreativi. Il progetto avviatosi nel dicembre del 2009 si basa sulla collaborazione di quattro volontari e si rivolge a 18 bambini di scuola elementare e medie inferiori di nazionalità rumena, bulgara, marocchina, algerina e polacca. Oltre ad attuare azioni positive volte a promuovere e favorire in

concreto l’integrazione e lo scambio intercultura-le, grazie ad un rapporto di collaborazione con le scuole, intende realizzare uno spazio fisico fina-lizzato all’accoglienza, allo scambio intercultura-le, oltre a garantire ai genitori informazioni utili per l’integrazione e l’interazione sociale.L’azione dei volontari, continua Manuela,in re-lazione con l’equipe dell’ Associazione, si basa su valori come: la non violenza, la gratuità, la generosità, la fedeltà all’impegno preso, il rispet-to degli altri e delle cose, l’ascolto e la fiducia nelle potenzialità della persona, la disponibilità a cambiare se stessi gli altri, la condivisione in-terculturale. La valorizzazione di singole identi-tà è da intendersi in questo contesto elemento fondamentale per la crescita del gruppo e quella individuale.Obiettivi sono: promuovere il ruolo delle famiglie valorizzandone la funzione in ambito educati-vo; valorizzare le individualità di ogni bambino, e potenziarne le capacità, al fine di superare: difficoltà di inserimento nell’ambiente scuola, difficoltà nel raggiungimento del livello di scola-rizzazione adeguato alla classe di inserimento, nell’evasione dalla scuola dell’obbligo, e nell’ab-bandono scolastico, risolvere problemi nella so-cializzazione tra coetanei e conflitti interculturali. Dare riconoscimento alle culture e a valori di cui i bimbi sono portatori. Il progetto garantisce tutti i pomeriggi, dal lunedì al sabato, presso la sede dell’ associazione laboratori di doposcuola di in-formatica; momenti ludici e laboratori itineranti, sotto forma di visite guidate a musei, e oltre a un continuo rapporto di comunicazione tra le fami-glie, la scuola e l’equipe. Per il prossimo anno l’obiettivo che i volontari dell’Associazione del Servizio Civile Nazionale intendono raggiungere è quello dì portare a 30 il numero dei piccoli coinvolti nel progetto, rin-saldando a tal fine la rete di collaborazione con istituzioni scolastiche e sociali.

“I nuovi coloridel mondo”Report su un progetto d’Integrazione

di Giulia Spanò Secco

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Tra le nuove metodiche di trat-tamento criminologico applica-bili in ambito penitenziario da criminologi, psicologi ed educa-tori penitenziari che ho appreso

nell’ambito della mia esperienza come esperto di osservazione scientifica della personalità e trattamento criminologico un posto di rilievo è occupato dall’autobiografia. La finalità pedago-gica insita nell’autobiografia consiste nell’aiutare l’altro o se stesso all’autoriflessione, alla memo-ria di sé, non come semplice ricordo ma come ricostruzione unitaria, che permette di cogliere quei punti nodali cui si attribuisce un valore, un senso. Raccontare, narrare e raccontarsi rap-presentano una via per incontrare se stessi, un viaggio all’interno del proprio essere, che con-sente di contattare i propri stati d’animo, le pro-prie paure, le proprie volizioni, desideri e bisogni. Il metodo autobiografico aiuta quindi a riflettere sulla propria storia personale, e sul rapporto che si instaura con gli altri. E’ un metodo introspetti-vo, una sorta di diario personale, che consente di mettere ordine nei propri pensieri e di ritrovare la propria identità perduta o negata. Nel mondo penitenziario dedicarsi al racconto di sé implica il riscoprire la ricchezza insita nel darsi tempo. Un tempo a cui va dato, come scrive Seneca, un

“giusto” valore. Retrospezione e interpretazione (intesa come ricerca del senso e del compimen-to della propria vita, destinata a non compiersi mai), come momenti di stimolazione della pro-pria capacità di ascoltare e di riconoscersi nella propria incompiutezza, determinano un effetto di rappacificazione. Il pensiero autobiografico, anche laddove si indirizzi verso un passato per-sonale doloroso di errori o occasioni perdute, di storie consumate male o non vissute affatto , è pur sempre un ripatteggiamento con quanto si è stati. Tale riconciliazione procura alla persona emozioni di quiete, fare autobiografia è infatti darsi pace pur affrontando l’inquietudine e il do-lore del ricordo. La tregua autobiografica non è una forma più alta di spiritualità, è un venire a patti con se stessi, gli altri, la vita. La strada au-tobiografica ha però le sue regole. Essa impone a chi la intraprende uno sforzo, un impegno, una disciplina, come sempre avviene quando ci si tro-va di fronte a momenti intensi o di cambiamento della nostra vita. C’è da riandare al progetto (ai progetti) di vita esplicitati o impliciti che riaffio-rano dal passato (la memoria, la ricostruzione degli eventi trascorsi); c’è da soffermarsi sulla condizione del momento (ad es. i bisogni e le attese del tempo presente); c’è da proiettarsi nel domani (cosa avverrà di me?); c’è da disegnare una traiettoria, un percorso (o più percorsi), con tutte le incertezze e i dubbi che gli itinerari di vita comportano. Ecco allora che l’autobiografia con-

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di Raffaella Amato*

I progetti di pedagogia penitenziaria avviati nella Casa di Reclusione di Rossano

Le attività sono svolte nell’ottica del metodoautobiografico

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sente di ricomporre il proprio mondo soggettivo, intrapsichico che è stato dissolto da precedenti esperienze esistenziali distruttive. E’ in tale ottica autobiografica che sono stati av-viati lo scorso anno a cura di Don Piero Frizzarin, cappellano della Casa di Reclusione di Rossano, tre progetti pedagogici destinati a tutti i detenuti sia di media che alta sicurezza. Si tratta rispet-tivamente dei progetti “Libroforum”, “Cineforum” e “Favole”.Il progetto Libroforum si è posto come obiettivo fondamentale, niente affatto scontato, di inse-gnare ai detenuti a leggere un libro. Secondo obiettivo ancora più ambizioso è stato quello di fare in modo che essi potessero apprendere alcune conoscenze di base di tecnica letteraria per cogliere i messaggi che un libro vuole tra-smettere. I detenuti hanno avuto in tal modo la possibilità di dialogare tra loro sui temi di attualità presentati dai libri da loro stessi scelti nell’ambito della biblioteca del carcere. La speranza è stata alla fine quella di insegnare agli stessi ospiti del carcere a sviluppare una capacità critica di fron-te ai messaggi trasmessi nella vita quotidiana dai mass-media.Il progetto “Cineforum” ha visto la proiezione, seguita dalla discussione di una serie di film nell’ambito di due incontri al mese per un perio-do di circa quattro mesi. I film proiettati presenta-vano molteplici tematiche foriere di interessanti spunti di discussione per i detenuti: da quella degli abusi infantili (La bestia nel cuore), al rap-porto padre-figlio all’interno della realtà carce-raria (L’aria salata), passando per i pregiudizi sull’omosessualità (Philadelphia), , emargina-zione, caduta, riscatto (Tre colori: film bianco)…Lo scopo del progetto è stato quello di insegnare ai detenuti come “leggere” un film, per cogliere nell’ambito della discussione collettiva i messag-gi da utilizzare come chiave di lettura della vita quotidiana.Il progetto più interessante che meglio tra tutti si è inserito nell’ottica della metodica pedagogica autobiografica è stato quello “Favole”. Tale pro-getto è stato rivolto ai detenuti/genitori, in parti-colare a quelli con figli da zero a quindici anni. Attraverso la conoscenza delle favole classiche (usate come strumento per prendere contatto col proprio mondo emozionale) e la loro scomposi-zione (per riconoscerne gli elementi che le com-pongono) si è cercato di favorire e migliorare la comunicazione educativa dei detenuti coi propri

figli. Un momento particolarmente interessante è stato quello denominato “scopri il narratore che è in te” consistente nell’insegnare ai detenuti a creare le proprie favole da soli ed insieme ad al-tri, mettendole per iscritto ed inviandole periodi-camente ai propri figli. Ma al di là delle metodologie pedagogiche ado-perate occorre considerare che in ogni relazione educativa, in ogni relazione d’aiuto, la base d’in-contro non sta soltanto nel saper fare, ma nel saper essere. Occorre che gli operatori credano nell’utilità della proposta, ma occorre soprattutto che la sappiano vivere. Saper vivere una tecni-ca è molto più complesso che saperla gestire e proporre. Una tecnica è sempre una “cosa”, un oggetto, un mezzo, usati per un fine, ma se la tecnica si ferma a questi aspetti non serve a molto. Così anche l’arte del narrare è un’arte da acquisire, non si trova già pronta: occorre lavo-rare su di sé prima ancora di essere artisti per gli altri.

* Avvocato Specialistain Criminologia Clinica

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