L’ex cementificio Sicli diventa “Fabbrica” di idee · 2008-07-18 · via umida la farina...

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16 tetto & pareti - giugno 2008 L’ex cementificio Sicli diventa “Fabbrica” di idee Il recupero di un’area dismessa nel centro abitato di Gambettola, con materiali ecocompati- bili, trasfor- mata in laboratori artigianali, teatrali, spazi per eventi, mostre fotografiche e di pittura Come trasformare un vecchio fabbricato dis- messo e pericoloso, per la salute di chi ci vi- ve intorno, in un luogo salubre, tempio di creatività, operosità e cultura? Angelo Grassi, eclettico designer, amante del- le linee pulite e di un ermetismo architetto- nico raffinato, ci è riuscito, riconvertendo l’ex cementificio SICLI di Gambettola (FC) nella “Fabbrica”. Fucina di idee, luogo di forma- zione e informazione, ed eventi culturali avangard, la Fabbrica nasce dalle ceneri di uno stabilimento costruito nel 1910 e chiuso nel 1989 per problemi logistici ed ambienta- li, ed è un originale progetto di recupero di archeologia industriale dove gli ambienti e le vecchie macchine arrugginite sono in alcuni casi stati conservati tali quali e in altri riuti- lizzati. I camini sono così diventati stufe a le- gna e gli antichi sili, ancora incrostati dalla polvere di cemento, sale espositive. L’intento - afferma Angelo Grassi, che se- guendo la metodica dell’autocostruzione ha riqualificato la struttura in collaborazione con l’ingegner Piero Brandolini - è stato quello di restituire l’attività produttiva ad un’area dismessa dalle forti potenzialità se- condo il principio del riuso dei materiali, de- gli spazi e dell’ecosostenibilità”. L’esigenza di realizzare un personale labo- ratorio e la sfida di recuperare anziché co- struire, ha rappresentato per Grassi un im- pegno di vita oltre che un lavoro. “Si tratta di un contenitore in continuo mo- vimento - spiega l’autore del progetto e pro- prietario dell’immobile - che muta a secon- da delle esigenze di chi ne fa uso, predispo- sto per accogliere sempre nuove attività eco- nomiche, sociali, culturali e artistiche. Il visi-

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L’ex cementificio Siclidiventa “Fabbrica” di ideeIl recuperodi un’areadismessanel centroabitato diGambettola, con materialiecocompati-bili, trasfor-mata in laboratoriartigianali,teatrali, spaziper eventi,mostre fotografichee di pittura

Come trasformare un vecchio fabbricato dis-messo e pericoloso, per la salute di chi ci vi-ve intorno, in un luogo salubre, tempio dicreatività, operosità e cultura?Angelo Grassi, eclettico designer, amante del-le linee pulite e di un ermetismo architetto-nico raffinato, ci è riuscito, riconvertendo l’excementificio SICLI di Gambettola (FC) nella“Fabbrica”. Fucina di idee, luogo di forma-zione e informazione, ed eventi culturaliavangard, la Fabbrica nasce dalle ceneri diuno stabilimento costruito nel 1910 e chiusonel 1989 per problemi logistici ed ambienta-li, ed è un originale progetto di recupero diarcheologia industriale dove gli ambienti e levecchie macchine arrugginite sono in alcunicasi stati conservati tali quali e in altri riuti-lizzati. I camini sono così diventati stufe a le-gna e gli antichi sili, ancora incrostati dalla

polvere di cemento, sale espositive.“L’intento - afferma Angelo Grassi, che se-guendo la metodica dell’autocostruzione hariqualificato la struttura in collaborazionecon l’ingegner Piero Brandolini - è statoquello di restituire l’attività produttiva adun’area dismessa dalle forti potenzialità se-condo il principio del riuso dei materiali, de-gli spazi e dell’ecosostenibilità”.L’esigenza di realizzare un personale labo-ratorio e la sfida di recuperare anziché co-struire, ha rappresentato per Grassi un im-pegno di vita oltre che un lavoro.“Si tratta di un contenitore in continuo mo-vimento - spiega l’autore del progetto e pro-prietario dell’immobile - che muta a secon-da delle esigenze di chi ne fa uso, predispo-sto per accogliere sempre nuove attività eco-nomiche, sociali, culturali e artistiche. Il visi-

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tatore che entra nella fabbrica respira un’at-mosfera sospesa nel tempo. I grandi spazi,in parte completamente rinnovati in parte la-sciati com’erano all’origine, presentano im-ponenti macchinari che trasmettono il lorofascino quasi centenario”.L’ex complesso industriale comprende un’a-rea di circa 18mila m2 di cui 7000 coperti.I vecchi depositi delle materie prime sonostati restaurati e venduti a 16 attività artigia-nali. Mentre il piano terra del corpo centra-le è occupato dai laboratori, dalle attività diprogettazione di allestimenti e scenografiedello Studio Grassi.Il primo piano comprende un laboratorioscenico teatrale e un’aula magna adibita acorsi per la formazione professionale di ar-tigiani e mestieri. Gli spazi dove venivanoinsaccati la calce e il cemento sono invecestati trasformati in sale espositive.Dove un tempo i macchinari impastavano lematerie prime per la fabbricazione del ce-mento, nel punto più alto dell’edificio, è sta-to ricavato lo spazio per il dopo lavoro.Il tetto è stato adibito ad osservatorio. Il cor-tile, un tempo solo cemento, ora compren-de tre grandi aiuole con circa 70 alberi.Il tutto assecondando il progetto di riquali-ficazione urbana di un paese che possiedemeno di un m2 di verde per abitante.Il nome “Fabbrica” scelto dal proprietario ri-prende la funzione iniziale del luogo, quel-la della produzione, ma oggi il significatoacquista un senso nuovo all’insegna dellacultura e del rispetto per l’ambiente.

IL RECUPEROL’autore è riuscito a recuperare al meglio ilcompesso fatiscente pensando subito alleimmense possibilità che il riuso poteva con-sentire. È stata così recuperata tutta la partestorica, conservando le tracce di un luogoche sia prima sia dopo la guerra ha permes-so occupazione.Riconvertendo l’ex-cementificio in laborto-rio artigianale è stato ridotto l’inquinamen-to per un raggio di 10 km, migliorando laqualità dell’aria e riducendo l’impatto acu-stico. Salvando l’ex cementificio Grassi hacontribuito in qualche modo a tutelare la na-tura del territorio gambettolese, zona dellaRomagna che ha il più basso indice pro-ca-pite di verde.

I MATERIALIOgni spazio interno è stato bonificato e ri-arredato con stile, utilizzando in parte ma-teriali nuovi, ma soprattutto materiali recu-perati dai lavori di allestimento fieristici eteatrali che per Angelo Grassi rappresenta-no il lavoro quotidiano.

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Il rinnovo è partito dalle coperture degli edi-fici per le quali è stato utilizzato legno di la-rice e bangkirai(1), così come per le pavi-mentazioni, dove si trovavano le materie pri-me utilizzate per produrre il cemento, dallarealizzazione di porte e finestre per i labo-ratori, dopo aver abbattuti alcune pareti peruna fruibilità degli spazi di lungo respiro.All’esterno le aree verdi adibite a parco crea-te tutt’intono alla struttura (utilizzate piantesedum) ombreggiano le aree cortilizie e so-no il luogo ideale per eventi, manifestazio-ni di vario genere e giochi di cortile.

NUOVE DESTINAZIONI D’USO Grassi rivoluziona gli ambienti e cambiacompletamente la destinazione dei locali.Nasce così la galleria delle colonne, il tea-tro dei filtri, la sala dei sacchi, il tunnel del-la fotografia, il cisrcolo “dopolavoro”.Una nuova apertura concettuale che trovaun suo equilibrio nella grande disponibilitàdell’area.

GALLERIA DELLE COLONNEQuesto spazio, dove un tempo il cementoveniva caricato sui camion per le consegne,

Alcune immagini sto-riche del cementificioSICLI distrutto e rico-struito dopo la guerra.

In pagina 19 il model-lino dell’intera struttu-ra riconvertita in “Fab-brica”, l’entrata princi-pale dell’edificio e uncimelio recuperato eposizionato esterna-mente simbolo dell’in-granaggio legato al for-te legame fra uomo emacchina

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è stato riqualificato mantenendo intatta lastruttura principale, ripulendo le pareti im-brattate e attivando un impianto di illumi-nazione che valorizza le esposizioni artisti-che di livello nazionale.

TEATRO DEI FILTRI E SALETTA DEI FILTRIL’attuale teatro dei filtri era il luogo dove, at-traverso i filtri, veniva depurato il vaporeemesso durante il processo di lavorazionedel cemento. L’idea di Grassi, per la realiz-zazione di un laboratorio scenico, è nata

teatro dei filtri

galleriadelle

colonne

osservatorio

circolo dopolavoro e terrazzi

tunnel della fotografia

sala dei sacchie stanze silos

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non soltanto in considerazione dell’ampiospazio disponibile ma anche in funzione del-la profonda esigenza di offrire un luogo cul-turale in cui poter esprimere la propria crea-tività. Nel rispetto delle componenti struttu-rali, le pareti sono state risanate e così la pa-vimentazione per renderlo accessibile e uti-lizzabile allo scopo.Questo laboratorio scenico, a differenza dimolti altri spazi teatrali, non ha una pro-

grammazione fissa e ospita compagnie e ar-tisti emergenti, per permettere ad ogni vocedi esprimersi nel rispetto del proprio pen-siero, della propria scuola di appartenenzadi fronte ad un pubblico aperto a nuovi con-fronti. La saletta dei filtri era destinata an-ch’essa alla depurazione. Dopo l’interventolo spazio è stato trasformato in un aula ma-gna per corsi di formazione di arti e mestie-ri, eventi a tema e conferenze.

Alcune immagini del-l’osservatorio con laterrazza che in estatediventa luogo di in-contri culturali e per-formance di artisti

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SALA DEI SACCHI E STANZE SILOSIn questa parte del fabbricato arrivava il ce-mento pronto per essere inserito nei sacchi.Adiacente a questa sala si trovano le quat-tro stanze silos dove venivano depositati lacalce e il cemento prima di essere insaccati.Anche in questi ambienti è stato ricostrui-to il pavimento, rimosse alcune componentidell’attrezzatura esistente.Questi spazi, come la galleria delle colon-

ne, sono esclusiva destinazione d’uso per lacreatività di pittori, scultori, fotografi.

TUNNEL DELLA FOTOGRAFIAÈ in questo lungo corridoio di collegamen-to che arrivavano il cemento e la calce pro-dotti: materiali poi trasportati nei silos sot-tostanti. Il tunnel è stato restaurato con la stessa me-todologia degli altri spazi ed è diventato un

In pagina vite ossidata,timer, giardino ester-no, verde pensile sullacopertura, interno del-l’osservatorio con re-perti recuperati.

In pagina 23 mulino,pareti risanate, scalad’ingresso della Fabbri-ca, cantina dei vini ri-cavata da uno dei forni,reperto e sala dei filtri

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museo fotografico, nato per ripercorrere lastoria del cementificio attraverso le imma-gini, dalla sua costruzione ai successivi am-pliamenti strutturali, a testimonianza di co-me si presentava l’edificio al momento del-l’acquisto.Un vero e proprio luogo della memoria chechiunque può visitare anche con finalità di-dattica per scuole e associazioni culturali.

CIRCOLO DOPOLAVORO E TERRAZZILo spazio dopolavoro era invece la parte al-ta della struttura, quella dei forni verticalidove veniva cotto il clinker, componente ba-se del cemento(2). La riqualificazione ne hafatto un luogo di incontro, in alternativa aquello del lavoro, dove potersi rilassare, dis-quisire davanti ad un bicchiere di buon vi-no. Il pavimento di questo ambiente risana-

In pagina saletta deifiltri che si presta an-che a cene convivia-li e raffinate, sala deisacchi destinata alleesposizioni, mostraallestita nella sala deisacchi e esposizionescultorea nella saladelle colonne. A pagina 25, in fon-do, la saletta del caffè

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to è stato trattato con sostanze rigorosamentenaturali secondo i principi della bioedilizia.Nel circolo dopolavoro è possibile inoltreammirare due dei forni presenti nella fab-brica, di cui uno restaurato e convertito inuna sorta di cantina per la conservazionedelle bottiglie di vino pregiato. Il forno, in-fatti, ha delle grosse pareti isolanti.Questo ha permesso, in uno stato di inuti-

Angelo Grassi nasce aGambettola (FC), nel1953, dove tuttora vive elavora. Da sempre interes-sato all’arte, al design e al-l’arredamento, approfon-disce gli studi da autodi-datta. Spirito libero, sem-pre in divenire, il suo èstato un aggiornamentocontinuo nel mondo del-l’arte e dello spettacolo.Verso la fine degli anni‘70, comincia ad imporsicome designer e successi-vamente come scenografoe allestitore di teatri, mo-stre e fiere. Annovera di-verse collaborazioni conorganizzazioni fieristiche:- Pitti Immagine

(Firenze)- Sogecos (Milano) per

fiera Cosmoprof- Fiere e Comunicazioni

(Milano) per fiera Sana, Sun e Primavera in FieraCollaborazioni con enti organizzatori di mostre:- Soprintendenza per i beni artistici e storici di Bologna- Comune di Bologna- Istituzione Biblioteca Malatestiana e Comune di Cesena- Sistema Museale d’Ateneo - Università di Bologna- Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza- Ferrara ArteInfo: www.angelograssi.it

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(2)CLINKER: CURIOSITÀ E LAVORAZIONE

Le materie prime per la produzione di clin-ker sono minerali contenenti: ossido di cal-cio CaO, generalmente ricavato da calcare,ossido di silicio SiO2 ossido di alluminioAl2O3, ossido di ferro Fe2O3 e ossido dimagnesio MgO.Il minerale denominato calcare o marna,viene frantumato con l’uso di frantoi, fine-mente macinato attraverso il processo di“macinazione del crudo” per mezzo di mu-lini e inviato all’area di cottura dove av-vengono le trasformazioni fisico-chimicheche consentiranno la trasformazione dellafarina in clinker. La cottura avviene secondo tre metodologie,via umida, via semisecca, via secca. Nellavia umida la farina presenta un tenore diumidità del 18-45% la consistenza è simi-le ad una melma e viene alimentata nel for-no con delle pompe. Nella via semisecca lafarina presenta un tenore di umidità del 10-20% e viene alimentata nel forno sotto for-ma di granuli. Nella via secca la farina pre-senta un tenore di umidità inferiore al 1%e viene alimentata nel forno sotto forma dipolvere. La cottura avviene in speciali for-ni costituiti da un cilindro di 3-6 m di dia-metro per 55-180 m di lunghezza dispostoorizzontalmente con una leggera inclina-zione da 2 a 6% ed ha una rotazione di mo-desta velocità variabile da 1 giro/minuto a4 giri/minuto per favorire l’avanzamento delmateriale lungo le Virole. L’immissione delmateriale avviene nella direzione opposta alflusso di calore in modo che avanzandolungo le Virole aumenti gradualmente ditemperatura fino a raggiungere c.a. 1450Gradi Celsius. Il materiale scaricato dal for-no ha già la conformazione del Clinker que-sto tramite dei raffreddatori viene portato atemperatura di circa 70°C.Successivamente il clinker viene immagaz-zinato in grandi Silos e macinato (processodefinito macinatura del cotto) in relazionealle necessità con diversi tipi di sostanze dicarica al fine di ottenere le varie tipologiedi cemento.La produzione di clinker a via umida è indisuso per l’elevato consumo termico dellametodologia.Una buona parte dell’energia termica è util-lizata per l’evaporazione dell’acqua conte-nuta nella melma.La produzione tramite la via semisecca, acausa dell’umidità contenuta nella farinaalimentata, viene sempre meno utilizzata.Nelle moderne cementerie avviene utiliz-zando il processo a via secca.

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lizzo senza l’accensione del fuoco, la con-servazione come in una cantina, mantenen-do una temperatura costante di 9-10 gradi.

L’OSSERVATORIOUltimo baluardo della “Fabbrica” è l’osser-vatorio, destinato in passato per impastare ilclinker. Da questo punto, situato a 40 m dialtezza, lo sguardo si perde a 360° dalle col-line alla pianura fino al mare Adriatico.Questi spazi, accessibili ogni qualvolta l’e-dificio ospita vernissage ed eventi, sono peril visitatore ooccasione di relax e punto d’in-contro.

Laura Stradaroli[ [email protected] ]

Le immagini fotografiche, gentilmente concesse per larealizzazione del redazionale, sono a cura di MauroDomenichini e Carlo Lastrucci. Si ringraza per la col-laborazione lo staff dello Studio Grassi, Giulia Rossi eAlice Grassi

(1) Bangkirai, legno per pavimentazioni che si trova intutta l’Asia, dall’Indonesia alle Filippine. È senza no-di e grazie alle sue caratteristiche naturali non ne-cessita di alcun trattamento chimico e allo stesso tem-po è incredibilmente resistente alla decomposizionenaturale, da funghi e dall’attacco degli insetti.