L’Europa alla ricerca di una strategia per superare la crisi...per superare la crisi ROMA, 15....

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 160 (48.484) Città del Vaticano giovedì 16 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!z!/!#!]! La lezione di Romano Guardini e la misteriosa lotta notturna tra Giacobbe e l’angelo Per uno stile profetico della Chiesa di ANDREA MONDA N el celebre saggio Sul sacro Rudolph Otto cita un bra- no del Sermone su Genesi di Frederick W. Robertson che si concentra sull’episodio biblico dell’incontro-scontro notturno tra Giacobbe e “un tale” (un angelo? Dio stesso?) e afferma: «Quella notte, nel messo di quella strana scena, Dio impresse nell’anima di Giacobbe uno sgomento religioso, destinato da allora in poi a svilup- parsi […] Giacobbe colse l’Infini- to, quell’Infinito che è tanto più genuinamente sentito, quanto me- no nominato». È una notte di cui si parla, una notte contrassegnata dalla polarizzazione ombra/luce, che comincia nella tenebra della solitudine (“Giacobbe restò so- lo...”) ma termina luminosamente (“E il sole si alzò...”). Questa notte misteriosa, piena di segni, enigmi e di presenza umana e divina, è una notte che ha generato nell’ambito della filosofia e dell’arte in modo inesauribile e ancora oggi non ces- sa di generare sia pensiero che bel- lezza. Il libro che presentiamo La lotta di Giacobbe, paradigma della creazio- ne artistica, curato da Yvonne Dohna Schlobitten e Albert Ge- rhards, ne è una chiara e forte con- ferma già nell’approccio, come spiega la Donha nell’introduzione: «L’intento di questo volume non è quello di approfondire il contribu- to di Guardini, ma di ispirarsi a es- so per indicare la via per creare e vivere esperienze formative secon- do il suo stile nel nostro mondo contemporaneo. Il progetto propo- ne una nuova educazione alla con- temporaneità attraverso un dialogo creativo per una Chiesa in uscita». Quello che gli autori, traendo spunto dalla lettura guardiniana dell’episodio biblico (un episodio che contiene l’esperienza dell’attra- versamento, della trasformazione e del cambiamento) chiedono alla Chiesa è di vivere uno stile profeti- co, anche nei confronti del mondo dell’arte. È forte l’eco della predicazione di Bergoglio a cui il volume è de- dicato, alla luce anche del debito contratto, e sempre riconosciuto, dal gesuita argentino nei confronti del teologo italo-tedesco. Illumi- nante in tal senso il testo ispirato- re del saggio, che riportiamo inte- gralmente, in cui Guardini da una parte osserva il fatto decisivo che Giacobbe alla fine vince nella sua lotta con l’angelo e dall’altra riflet- te sul tema della libertà, dramma- tico dono di Dio agli uomini chia- mati ad «accogliere Dio come “be- nedizione” e nella forma del “no- me” attraverso la lotta. Dio si op- pone a noi in tutto. […] La sua Pier Francesco Mazzucchelli (il Morazzone), «Lotta di Giacobbe con l’angelo» (1610 circa) forza viene verso di noi; ma ha la forma dell’amore, poiché viene per essere superata», per cui Dio «non si eleva davanti a noi come un muro contro cui si schianta tutta la forza; non colpisce come una violenza che predomina e distrug- ge. Piuttosto viene nella figura dell’amore, che desidera essere vinto, affinché si possa concedere. Può concedersi solo se viene vinto, così dà la forza e la richiama... Com’è misterioso che una creatura debba essere “forte” davanti a Dio». Si sente lo stesso timbro del Guardini autore de L’opposizione polare , un testo che tanto impatto ha avuto sul pensiero di Bergo- glio. Alla luce di questo aspetto, il saggio di Donha e Gerhards si ri- vela non solo un audace saggio di filosofia estetica ma anche una raf- finata introduzione al pensiero e alla predicazione di Papa France- sco colti nel momento presente della “lotta”, strenua ma vitale, con la contemporaneità. Il libro curato da Yvonne Dohna Schlobitten e Albert Gerhards Il paradigma della creazione artistica ROMANO GUARDINI , GIANFRANCO RAVASI JEAN-PIERRE SONNET E NUNO DA SILVA GONÇALVES NELLE PAGINE 4 E 5 A colloquio con la presidente di Eutopia In carcere con Filosofia DAVIDE DIONISI A PAGINA 3 Risposte ai “perché” dei cristiani disorientati dopo la crisi sanitaria La sapienza che viene dall’alto MARIO DELPINI A PAGINA 6 Nell’arcidiocesi ugandese di Gulu Dove a far paura non è solo il coronavirus ENRICO CASALE A PAGINA 7 Il 16 luglio 1228 Gregorio IX proclamava santo il “poverello” di Assisi I Pontefici di san Francesco ANTONIO TARALLO A PAGINA 8 ALLINTERNO In vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio sul Recovery fund L’Europa alla ricerca di una strategia per superare la crisi ROMA, 15. «La crisi determinata dalla pandemia è simmetrica. Il Consiglio Ue deve mostrarsi all’al- tezza di una coraggiosa visione, non può mancare un obiettivo di portata epocale. Solo uniti riuscire- mo a rendere l’Ue di nuovo forte, risposte nazionalistiche sarebbero anacronistiche» e porterebbero a «un piccolo mondo antico, tutt’al- tro che sicuro, che protetto». Que- ste le parole usate oggi dal presi- dente del Consiglio italiano, Giu- seppe Conte, riferendo alla Camera in vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio. Il Consiglio Ue sarà un appunta- mento essenziale per la definizione della strategia post-pandemia. «Bi- sogna riconoscere che in uno scena- rio completamente inedito, l’Ue con il contributo di tutte le sue istituzio- ni ha già assunto con rapidità deci- sioni fondamentali» ha detto Conte, che nei giorni scorsi ha incontrato diversi leader europei in vista dell’appuntamento di questo fine settimana. La decisione sul Recovery fund «è stata senza precedenti» e «modifica i termini del rapporto tra commissione e governi nazionali. Adesso sono i singoli Stati a essere richiamati ad una maggiore respon- sabilità indicando i propri progetti di rilancio. Tocca ora a noi, capi di Stato e di governo, assumere una decisione altrettanto coraggiosa Quando sono in pericolo le fonda- menta dell’Ue nessuno Stato può avvantaggiarsi a scapito di altri. In questo grave tornante della storia Ue o vinciamo tutti o perdiamo tut- ti». È cruciale che «la decisione del Consiglio Ue sia assunta entro lu- glio e non sia svilita da un compro- messo a ribasso». Dopo la pausa estiva «presenteremo a Bruxelles il nostro piano di ripresa e resilienza, saremo i primi». Obiettivo dell’Italia è che le risor- se per Roma del Recovery fund (172 miliardi di euro) non siano ridotte — e su questo Conte ha mostrato un cauto ottimismo dopo il colloquio con il premier dei Paesi Bassi Mark Rutte —, ma anche evitare che i fon- di vengano vincolati a giudizi e veti dei partner europei, che li rendano difficilmente accessibili. A giocare di sponda con Conte saranno anche il presidente del Governo spagnolo, Pedro Sánchez, e il premier porto- ghese, António Costa. Il Pentagono annuncia il ritiro da cinque basi afghane Progressi nel dialogo tra Usa e talebani Nelle manifestazioni contro la nomina di un alleato di Kabila a capo della Commissione elettorale Kinshasa, arrestate decine di persone KINSHASA, 15. La polizia nella Re- pubblica Democratica del Congo ha arrestato ieri nella capitale Kinshasa «decine di persone» — stando alla stampa locale che protestavano contro la nomina di Ronsard Malon- da a capo della commissione eletto- rale nazionale del Paese (Ceni). Se- condo Bbc Africa, ci sono stati pe- santi scontri durante le violenze e la situazione oggi resta molto tesa in tutto il Paese. Secondo i manifestanti, Malonda — attualmente segretario generale di Ceni — avrebbe contribuito a trucca- re le precedenti elezioni a favore dell’ex presidente Joseph Kabila. Quest’ultimo non è più presidente; al suo posto è stato eletto Félix Tshisekedi. Il suo mandato è for- malmente iniziato il 25 gennaio 2019. Kabila può ancora contare sul- la maggioranza parlamentare da cui dipende la nomina al vertice Ceni. Le proteste, che hanno riguardato anche proposte di riforma della giu- stizia, sono state guidate dalla prin- cipale coalizione di opposizione, la Lamuka, piattaforma politica nata nel novembre 2018. Almeno tre persone sono state uc- cise durante le manifestazioni della scorsa settimana contro la nomina di Malonda, e questo ha rinnovato il dissenso degli oppositori nel Paese. L’ufficio locale dell’Alto commissa- riato dell’Onu per i diritti umani ha condannato l’uso della forza da parte della polizia militare, che a Kinshasa ha fatto ricorso a gas lacrimogeni per disperdere la folla, composta da mi- gliaia membri di Unione per la de- mocrazia e il progresso (Udps) partito di Tshisekedi — in marcia ver- so la sede del Parlamento. Al di là delle tensioni politiche, la Repubblica Democratica del Congo vive una fase di grande difficoltà economica e instabilità. Almeno ven- ti civili sono stati uccisi pochi giorni fa nella provincia dell’Ituri, a nord- est del Paese, dove centinaia di per- sone sono bersaglio delle violenze da parte di gruppi armati. KABUL, 15. Passi in avanti nel dialo- go tra Washington e i talebani. Il Pentagono ha annunciato ieri il riti- ro delle truppe Usa da cinque basi in Afghanistan e la riduzione delle sue forze, come previsto dall’accordo con i talebani. «Le forze Usa in Afghanistan re- stano sugli 8.500 uomini e cinque basi prima occupate dalle nostre truppe sono state trasferite al par- tner afghani» ha reso noto il porta- voce del Pentagono Jonathan Hoff- man. L’accordo siglato a fine feb- braio prevede la riduzione dei solda- ti americani da 12 mila a 8.600 sol- dati entro i primi 135 giorni, ossia metà luglio. Tutte le truppe straniere devono invece essere ritirate entro la primavera del 2021, in cambio del ri- spetto di alcune condizioni di sicu- rezza da parte degli insorti, soprat- tutto in relazione alla lotta contro gruppi terroristici come il sedicente stato islamico (Is) e al-Qaeda. Zalmay Khalilzad, rappresentante speciale degli Stati Uniti per la ri- conciliazione in Afghanistan, ha af- fermato ieri che Washington in 135 giorni ha realizzato la prima fase dei suoi impegni presi nell’accordo di pace firmato con i talebani. In una serie di messaggi su Twitter, il rap- presentante Usa ha sottolineato che si sono registrati «progressi lenti nel processo di scambio di prigionieri», mentre sono necessari ulteriori pro- gressi per «contrastare il terrori- smo». Nelle ultime settimane, ha no- tato, la violenza nel Paese è aumen- tata. «Gli Stati Uniti hanno lavorato duramente per portare a termine la prima fase degli impegni previsti dall’accordo, anche per ridurre le forze e lasciare cinque basi. Le trup- pe della Nato sono diminuite in nu- mero proporzionale» ha scritto su Twitter il rappresentante Usa, ag- giungendo che «i negoziatori taleba- ni hanno compiuto progressi nella logistica per i colloqui afghani. Nes- sun americano ha perso la vita in Afghanistan a causa della violenza talebana». Quindi, ha aggiunto che, «mentre guardiamo alla prossima fase di at- tuazione dell’accordo, il nostro ap- proccio rimarrà basato sulle condi- zioni. Faremo pressioni per il com- pletamento della liberazione dei pri- gionieri, la riduzione della violenza e l’avvio e l’avanzamento dei negoziati intra-afghani». I talebani, dal canto loro, in una dichiarazione hanno affermato che «è positivo che gli Stati Uniti e i lo- ro alleati stranieri abbiano ridotto il numero delle loro forze e lasciato li- bere cinque basi in conformità con i loro impegni previsti dall’accordo». Tuttavia, negli ultimi dieci giorni, gli americani hanno continuato a bom- bardare diverse località afghane. «Queste sono violazioni dell’accor- do». Disposizioni provvisorie e urgenti in un Decreto del Delegato Pontificio Per l’applicazione del Motu Proprio sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici PAGINA 9

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    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

    Unicuique suum

    POLITICO RELIGIOSO

    Non praevalebunt

    Anno CLX n. 160 (48.484) Città del Vaticano giovedì 16 luglio 2020

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    La lezione di Romano Guardini e la misteriosa lotta notturnatra Giacobbe e l’angelo

    Per uno stile profeticodella Chiesa

    di ANDREA MONDA

    Nel celebre saggio Sul sacroRudolph Otto cita un bra-no del Sermone su Genesidi Frederick W. Robertson che siconcentra sull’episodio biblicodell’incontro-scontro notturno traGiacobbe e “un tale” (un angelo?Dio stesso?) e afferma: «Quellanotte, nel messo di quella stranascena, Dio impresse nell’anima diGiacobbe uno sgomento religioso,destinato da allora in poi a svilup-parsi […] Giacobbe colse l’Infini-to, quell’Infinito che è tanto piùgenuinamente sentito, quanto me-no nominato». È una notte di cuisi parla, una notte contrassegnatadalla polarizzazione ombra/luce,che comincia nella tenebra dellasolitudine (“Giacobbe restò so-lo...”) ma termina luminosamente(“E il sole si alzò...”). Questa nottemisteriosa, piena di segni, enigmi edi presenza umana e divina, è unanotte che ha generato nell’ambitodella filosofia e dell’arte in modoinesauribile e ancora oggi non ces-sa di generare sia pensiero che bel-lezza.

    Il libro che presentiamo La lottadi Giacobbe, paradigma della creazio-ne artistica, curato da YvonneDohna Schlobitten e Albert Ge-rhards, ne è una chiara e forte con-ferma già nell’approccio, comespiega la Donha nell’intro duzione:«L’intento di questo volume non èquello di approfondire il contribu-to di Guardini, ma di i s p i ra rs i a es-so per indicare la via per creare evivere esperienze formative secon-do il suo stile nel nostro mondocontemporaneo. Il progetto propo-ne una nuova educazione alla con-temporaneità attraverso un dialogocreativo per una Chiesa in uscita».Quello che gli autori, traendospunto dalla lettura guardinianadell’episodio biblico (un episodioche contiene l’esperienza dell’attra-versamento, della trasformazione edel cambiamento) chiedono allaChiesa è di vivere uno stile profeti-co, anche nei confronti del mondodell’arte.

    È forte l’eco della predicazionedi Bergoglio a cui il volume è de-dicato, alla luce anche del debitocontratto, e sempre riconosciuto,dal gesuita argentino nei confronti

    del teologo italo-tedesco. Illumi-nante in tal senso il testo ispirato-re del saggio, che riportiamo inte-gralmente, in cui Guardini da unaparte osserva il fatto decisivo cheGiacobbe alla fine vince nella sualotta con l’angelo e dall’altra riflet-te sul tema della libertà, dramma-tico dono di Dio agli uomini chia-mati ad «accogliere Dio come “b e-nedizione” e nella forma del “n o-me” attraverso la lotta. Dio si op-pone a noi in tutto. […] La sua

    Pier Francesco Mazzucchelli (il Morazzone), «Lotta di Giacobbe con l’angelo» (1610 circa)

    forza viene verso di noi; ma ha laforma dell’amore, poiché viene peressere superata», per cui Dio «nonsi eleva davanti a noi come unmuro contro cui si schianta tuttala forza; non colpisce come unaviolenza che predomina e distrug-ge. Piuttosto viene nella figuradell’amore, che desidera esserevinto, affinché si possa concedere.Può concedersi solo se viene vinto,così dà la forza e la richiama...Com’è misterioso che una creaturadebba essere “forte” davanti aDio». Si sente lo stesso timbro delGuardini autore de L’opposizionep o l a re , un testo che tanto impattoha avuto sul pensiero di Bergo-glio. Alla luce di questo aspetto, ilsaggio di Donha e Gerhards si ri-vela non solo un audace saggio difilosofia estetica ma anche una raf-finata introduzione al pensiero ealla predicazione di Papa France-sco colti nel momento presentedella “lotta”, strenua ma vitale,con la contemporaneità.

    Il libro curatoda Yvonne Dohna Schlobittene Albert Gerhards

    Il paradigmadella creazione artistica

    ROMANO GUA R D I N I , GIANFRANCO RAVA S IJEAN-PIERRE SONNET

    E NUNO DA SI LVA GO N Ç A LV E SNELLE PA G I N E 4 E 5

    A colloquio con la presidentedi Eutopia

    In carcerecon Filosofia

    DAV I D E DIONISI A PA G I N A 3

    Risposte ai “p e rc h é ” dei cristianidisorientati dopo la crisi sanitaria

    La sapienzache viene dall’alto

    MARIO DELPINI A PA G I N A 6

    Nell’arcidiocesi ugandese di Gulu

    Dove a far pauranon è soloil coronavirus

    ENRICO CASALE A PA G I N A 7

    Il 16 luglio 1228 Gregorio IXproclamava santoil “p o v e re l l o ” di Assisi

    I Ponteficidi san Francesco

    ANTONIO TARALLO A PA G I N A 8

    ALL’INTERNO

    In vista del Consiglio Ue del 17 e 18 luglio sul Recovery fund

    L’Europa alla ricerca di una strategiaper superare la crisi

    ROMA, 15. «La crisi determinatadalla pandemia è simmetrica. IlConsiglio Ue deve mostrarsi all’al-tezza di una coraggiosa visione,non può mancare un obiettivo diportata epocale. Solo uniti riuscire-mo a rendere l’Ue di nuovo forte,

    risposte nazionalistiche sarebberoanacronistiche» e porterebbero a«un piccolo mondo antico, tutt’al-tro che sicuro, che protetto». Que-ste le parole usate oggi dal presi-dente del Consiglio italiano, Giu-seppe Conte, riferendo alla Camera

    in vista del Consiglio Ue del 17 e 18luglio.

    Il Consiglio Ue sarà un appunta-mento essenziale per la definizionedella strategia post-pandemia. «Bi-sogna riconoscere che in uno scena-rio completamente inedito, l’Ue con

    il contributo di tutte le sue istituzio-ni ha già assunto con rapidità deci-sioni fondamentali» ha detto Conte,che nei giorni scorsi ha incontratodiversi leader europei in vistadell’appuntamento di questo finesettimana. La decisione sul Recoveryfund «è stata senza precedenti» e«modifica i termini del rapporto tracommissione e governi nazionali.Adesso sono i singoli Stati a essererichiamati ad una maggiore respon-sabilità indicando i propri progettidi rilancio. Tocca ora a noi, capi diStato e di governo, assumere unadecisione altrettanto coraggiosaQuando sono in pericolo le fonda-menta dell’Ue nessuno Stato puòavvantaggiarsi a scapito di altri. Inquesto grave tornante della storiaUe o vinciamo tutti o perdiamo tut-ti». È cruciale che «la decisione delConsiglio Ue sia assunta entro lu-glio e non sia svilita da un compro-messo a ribasso». Dopo la pausaestiva «presenteremo a Bruxelles ilnostro piano di ripresa e resilienza,saremo i primi».

    Obiettivo dell’Italia è che le risor-se per Roma del Recovery fund (172miliardi di euro) non siano ridotte —e su questo Conte ha mostrato uncauto ottimismo dopo il colloquiocon il premier dei Paesi Bassi MarkRutte —, ma anche evitare che i fon-di vengano vincolati a giudizi e vetidei partner europei, che li rendanodifficilmente accessibili. A giocare disponda con Conte saranno anche ilpresidente del Governo spagnolo,Pedro Sánchez, e il premier porto-ghese, António Costa.

    Il Pentagono annuncia il ritiro da cinque basi afghane

    Progressi nel dialogo tra Usa e talebani

    Nelle manifestazioni contro la nomina di un alleato di Kabila a capo della Commissione elettorale

    Kinshasa, arrestate decine di personeKINSHASA, 15. La polizia nella Re-pubblica Democratica del Congo haarrestato ieri nella capitale Kinshasa«decine di persone» — stando allastampa locale — che protestavanocontro la nomina di Ronsard Malon-da a capo della commissione eletto-rale nazionale del Paese (Ceni). Se-condo Bbc Africa, ci sono stati pe-santi scontri durante le violenze e lasituazione oggi resta molto tesa intutto il Paese.

    Secondo i manifestanti, Malonda— attualmente segretario generale diCeni — avrebbe contribuito a trucca-re le precedenti elezioni a favoredell’ex presidente Joseph Kabila.Quest’ultimo non è più presidente;

    al suo posto è stato eletto FélixTshisekedi. Il suo mandato è for-malmente iniziato il 25 gennaio2019. Kabila può ancora contare sul-la maggioranza parlamentare da cuidipende la nomina al vertice Ceni.Le proteste, che hanno riguardatoanche proposte di riforma della giu-stizia, sono state guidate dalla prin-cipale coalizione di opposizione, laLamuka, piattaforma politica natanel novembre 2018.

    Almeno tre persone sono state uc-cise durante le manifestazioni dellascorsa settimana contro la nomina diMalonda, e questo ha rinnovato ildissenso degli oppositori nel Paese.L’ufficio locale dell’Alto commissa-

    riato dell’Onu per i diritti umani hacondannato l’uso della forza da partedella polizia militare, che a Kinshasaha fatto ricorso a gas lacrimogeni perdisperdere la folla, composta da mi-gliaia membri di Unione per la de-mocrazia e il progresso (Udps) —partito di Tshisekedi — in marcia ver-so la sede del Parlamento.

    Al di là delle tensioni politiche, laRepubblica Democratica del Congovive una fase di grande difficoltàeconomica e instabilità. Almeno ven-ti civili sono stati uccisi pochi giornifa nella provincia dell’Ituri, a nord-est del Paese, dove centinaia di per-sone sono bersaglio delle violenze daparte di gruppi armati.

    KABUL, 15. Passi in avanti nel dialo-go tra Washington e i talebani. IlPentagono ha annunciato ieri il riti-ro delle truppe Usa da cinque basiin Afghanistan e la riduzione dellesue forze, come previsto dall’a c c o rd ocon i talebani.

    «Le forze Usa in Afghanistan re-stano sugli 8.500 uomini e cinquebasi prima occupate dalle nostretruppe sono state trasferite al par-tner afghani» ha reso noto il porta-voce del Pentagono Jonathan Hoff-man. L’accordo siglato a fine feb-braio prevede la riduzione dei solda-ti americani da 12 mila a 8.600 sol-dati entro i primi 135 giorni, ossiametà luglio. Tutte le truppe stranieredevono invece essere ritirate entro laprimavera del 2021, in cambio del ri-spetto di alcune condizioni di sicu-rezza da parte degli insorti, soprat-tutto in relazione alla lotta controgruppi terroristici come il sedicentestato islamico (Is) e al-Qaeda.

    Zalmay Khalilzad, rappresentantespeciale degli Stati Uniti per la ri-conciliazione in Afghanistan, ha af-fermato ieri che Washington in 135giorni ha realizzato la prima fase dei

    suoi impegni presi nell’accordo dipace firmato con i talebani. In unaserie di messaggi su Twitter, il rap-presentante Usa ha sottolineato chesi sono registrati «progressi lenti nelprocesso di scambio di prigionieri»,mentre sono necessari ulteriori pro-gressi per «contrastare il terrori-smo». Nelle ultime settimane, ha no-tato, la violenza nel Paese è aumen-tata. «Gli Stati Uniti hanno lavoratoduramente per portare a termine laprima fase degli impegni previstidall’accordo, anche per ridurre leforze e lasciare cinque basi. Le trup-pe della Nato sono diminuite in nu-mero proporzionale» ha scritto suTwitter il rappresentante Usa, ag-giungendo che «i negoziatori taleba-ni hanno compiuto progressi nellalogistica per i colloqui afghani. Nes-sun americano ha perso la vita in

    Afghanistan a causa della violenzatalebana».

    Quindi, ha aggiunto che, «mentreguardiamo alla prossima fase di at-tuazione dell’accordo, il nostro ap-proccio rimarrà basato sulle condi-zioni. Faremo pressioni per il com-pletamento della liberazione dei pri-gionieri, la riduzione della violenza el’avvio e l’avanzamento dei negoziatiintra-afghani».

    I talebani, dal canto loro, in unadichiarazione hanno affermato che«è positivo che gli Stati Uniti e i lo-ro alleati stranieri abbiano ridotto ilnumero delle loro forze e lasciato li-bere cinque basi in conformità con iloro impegni previsti dall’a c c o rd o » .Tuttavia, negli ultimi dieci giorni, gliamericani hanno continuato a bom-bardare diverse località afghane.«Queste sono violazioni dell’accor-do».

    Disposizioni provvisorie e urgenti in un Decreto del Delegato Pontificio

    Per l’applicazione del Motu Propriosulla trasparenza, il controllo e la concorrenza

    dei contratti pubblici

    PAGINA 9

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 16 luglio 2020

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    ROMA, 15. «In Italia non siamo an-cora in un porto sicuro» rispetto alcoronavirus, avverte Roberto Spe-ranza, ministro della Salute, riferen-do ieri alla Camera. Speranza haconfermato la proroga fino al 31 lu-glio delle misure nel nuovo decreto.

    Il rischio ora viene anche da citta-dini provenienti da altri Paesi, haspiegato il ministro della Salute.Sulla proroga dello stato di emer-genza sanitaria non si è ancora deci-so, ha precisato Speranza, che è tra ifavorevoli. I dati odierni mostrano ilminimo di nuovi contagi da inizioepidemia e buone notizie dalla Lom-bardia, ma anche focolai preoccu-panti in aziende del Nord. «Nonesiste il rischio zero senza il vaccino,non dobbiamo sottovalutare la pan-demia» ha spiegato il ministro inParlamento illustrando il nuovo de-creto. «La circolazione del virus ac-celera e non perde potenza». Spe-ranza ha ricordato i grandi risultatidell’Italia, ma ha esortato a non ab-bassare le difese. Il governo è impe-gnato su quattro fronti: il vaccino,appunto, «da assicurare al più pre-sto a tutti i cittadini»; gli ospedalianti-covid, che saranno realizzati intempi brevi sulla base dei progettidelle Regioni; terzo, aumentare ilpersonale sanitario, con già quasi 30mila assunzioni; infine l’apertura insicurezza della scuola, «la partita piùimportante», per Speranza la vera fi-ne del lockdown.

    Sette le principali restrizioni pro-rogate a fine luglio: obbligo di ma-scherina nei luoghi chiusi; distanzia-mento di almeno un metro; misureigieniche a partire dal lavaggio dellemani; rispetto dei protocolli di sicu-rezza per la riapertura dei luoghi dilavoro; divieto di assembramenti;sanzioni penali per chi viola l’obbli-go di quarantena; divieto di ingressoo quarantena per chi arriva da Paesiextra Ue e controlli più stringenti suaeroporti, porti e confini. Inoltre nelnuovo decreto si proroga lo stop aconvegni, fiere e discoteche e restanoin vigore fino al 31 luglio le indica-zioni per accedere in sicurezza allespiagge, mantenendo le distanze. In-fine in aereo si potrà di nuovo im-barcare il bagaglio a mano.

    Nelle ultime 24 ore, in Italia si so-no registrati 114 nuovi contagiati,mai così pochi da fine febbraio, purcon un livello di tamponi (poco piùdi 40 mila) nella media del periodo,ma lontano dai record. La Lombar-dia fa segnare solo 30 positivi in più,il 26% del totale nazionale, anch’es-so un numero mai così basso. I nuo-vi casi sono 19 in Veneto, 18 nel La-zio, 15 in Sicilia, 13 in Emilia Roma-gna. Le vittime in Lombardia sono 3su un totale nazionale di 17, un datoquest’ultimo in crescita per il terzogiorno di fila. Resta il più difficileda far calare. Diminuiscono i pa-zienti in terapia intensiva, risalgonoleggermente i ricoverati non in riani-mazione, dopo molto tempo.

    Anche nel resto d’Europa l’allertaresta altissima. Ieri, in Serbia, alcunecentinaia di persone si sono raduna-te davanti al parlamento a Belgradoper protestare contro il governo e ilpresidente Aleksandar Vucic, accusa-ti di cattiva gestione dell’e m e rg e n z asanitaria e di attuare una politica au-toritaria e di controllo dei mezzi diinformazione.

    In Gran Bretagna, dopo la Scozia,anche l’Inghilterra annuncia l’i n t ro -duzione dell’obbligo di coperturadel volto in tutti i negozi a partiredal 24 luglio che si aggiunge allanorma già in vigore nei trasportipubblici e negli ospedali.Roberto Speranza, ministro della Salute, riferisce alla Camera sull’emergenza sanitaria (Ansa)

    di ANNA LISA ANTONUCCI

    La pandemia da covid-19 cheha afflitto il mondo si è ab-battuta con particolare gravi-tà sulle speranze dei giovani. Nonsolo il 60 per cento degli studentinon ha più potuto frequentare lascuola a causa delle chiusure impo-ste dal distanziamento sociale, machi aveva iniziato a cercare lavoro oaveva intenzione di cambiarlo permigliorare la sua condizione di vitaha visto deluse le sue aspettativeper l’aggravarsi della crisi economi-ca in cui il mondo si dibatte ormaida anni.

    D all’inizio della pandemia, se-condo i dati delle Nazioni Unite,più di un giovane su sei ha smessodi lavorare. A livello globale, il 20per cento dei giovani è fuori dallascuola e senza lavoro o formazione,e tra questi tre quarti sono ragazze.Mentre la popolazione giovanile,1,2 miliardi di giovani tra i 15 e i 24anni, che rappresentano il 16 percento della popolazione mondiale,è aumentata di 139 milioni tra il1997 e il 2017, il tasso di partecipa-zione è diminuito di 58,7 milioni.Nelle economie in via di sviluppo,due giovani su cinque che lavoranovivono con meno di 3,10 dollari algiorno, e tre su quattro sono impe-gnati nell’economia informale. Inogni caso, il loro non può essereconsiderato un lavoro decente.Dunque la Giornata mondiale dellecompetenze dei giovani, che vuoleporre l’attenzione sull’imp ortanzadell’istruzione e della formazionetecnica e professionale per dare aigiovani l’opportunità di svilupparele proprie competenze e accelerarela loro transizione verso il mondodel lavoro, si svolge quest’anno inun contesto del tutto eccezionale. Iragazzi hanno patito la chiusuradelle scuole. L’apprendimento a di-stanza adottato in molti Paesi, se-condo l’Unesco, ha dimostrato gra-vi lacune, difficoltà pesanti, proble-mi di rimodulazione dei program-mi scolastici e, non ultimo, eviden-ziato la grave carenza in molti ter-ritori della connessione a internet.Inoltre, sempre secondo le stimeUnesco, se dall’inizio della pande-mia in molti hanno smesso di lavo-

    rare, chi ha potuto conservare ilsuo impiego ha lavorato il 23 percento di ore in meno, con relativaperdita di guadagno. L’aumentodella disoccupazione giovanile èdunque, oggi, uno dei maggioriproblemi che le economie e le so-cietà devono affrontare nel mondo,sia nei paesi sviluppati che in quel-li in via di sviluppo. Continua adaumentare, infatti, il numero digiovani che non studiano, non la-vorano e non hanno alcuna forma-zione (i cosiddetti Neet) e tra lorole giovani donne hanno il doppiodelle probabilità di non avere unfuturo lavorativo. Nel 2016 erano259 milioni i giovani classificati co-me Neet, una cifra che sarebbe sa-lita a 267 milioni nel 2019 e che siprevede raggiungerà i 273 milioninel 2021. In termini percentualil’aumento è passato dal 21,7 percento del 2015 al 22,4 per cento del2020. Questa tendenza, sottolineal’Unesco, implica che l’obiettivodella comunità internazionale di ri-durre significativamente il tassoNeet, aumentando in maniera rile-vante il numero di giovani e adulticon competenze tecniche e profes-sionali adeguate ad un lavoro di-gnitoso o imprenditoriale entro il2030, non sarà raggiunto. La Gior-nata mondiale delle competenzegiovanili, che l’Unesco celebra il 15luglio, vuole dunque porre l’accen-to sull’importanza di fornire ai ra-gazzi l’istruzione e la formazionetecnica e professionale di cui han-no bisogno per entrare nel mondodel lavoro, comprese le competenzeche consentono loro di lavorare dasoli, aumentando la produttività e ilivelli retributivi. Secondo l’Une-sco, ad esempio, è da privilegiarela formazione sul posto di lavoro,in modo da garantire che le com-petenze acquisite siano riconosciutee certificate, oltre a fornire oppor-tunità di sviluppo per le personepoco qualificate che sono sotto-oc-cupate. È necessario, dunque, inve-stire nell’occupazione giovanile,promuovendo la creazione di postidi lavoro, sviluppando competenze,facilitando il lavoro autonomo egarantendo la protezione sociale eil rispetto dei diritti sul lavoro.

    Autostrade:raggiunto l’a c c o rd o

    tra governoe gruppo Atlantia

    ROMA, 15. Accordo sul nodo auto-strade in Italia. Aspi (autostrade perl’Italia) ha accettato le richieste delgoverno. Al termine di un consigliodei ministri di oltre sei ore, le partiin causa — il governo, Atlantia, cioèl’holdinge della famiglia Benetton, eAspi — hanno raggiunto un’intesache in sintesi prevede il passo indie-tro di Atlantia, le cui quote in Aspipasseranno dall’88% attuale al 10-12% restando così al di fuori delconsiglio di amministrazionedell’azienda. Lo stato entra graziealla Cassa depositi e prestiti che ac-quisterà il 51% delle azioni. La tran-sazione dovrebbe realizzarsi nel girodi sei mesi o un anno, in due fasi:nella prima la Cassa dei depositi eprestiti entrerebbe con il 51% e ci sa-rebbe lo scorporo di Atlantia daAspi; nella seconda fase si prevede laquotazione in Borsa di Aspi.

    «In vista della realizzazione di unrilevantissimo piano di manutenzio-ne e investimenti, contenuto nellastessa proposta transattiva, Atlantiae Aspi si sono impegnate a garantirel’immediato passaggio del controllodi Aspi a un soggetto a partecipazio-ne statale» si legge nel comunicatodel governo. Nel concreto, il pianodovrebbe portare a una significativariduzione delle tariffe e a un pianodi manutenzione della rete autostra-dale, emergenza resasi ancor più evi-dente dopo il tragico crollo del pon-te Morandi a Genova nel 2018.

    Bilancio amaro per Macron in un 14 luglio segnato dalla pandemia

    «Non sono riuscito a unire la Francia»

    Il presidente francese Macron durante le celebrazioni del 14 luglio (Afp)

    Skopje: aperti i seggiper le parlamentari

    Il Regno Unito esclude Huaweidai fornitori per la rete 5G

    Torna altala tensionein Bulgaria

    SOFIA, 15. Torna alta la tensionein Bulgaria. Nuove proteste anti-governative sono state segnalateieri per le strade di Sofia e di altrecittà del Paese. I manifestanti so-no tornati a chiedere le immediatedimissioni del premier Boyko Bo-rissov e del procuratore generaleIvan Ghescev. Sono accusati dicorruzione. I manifestanti hannoattaccato uno degli edifici del par-lamento e aggredito dei poliziottidi guardia.

    LONDRA, 15. Svolta annunciata delgoverno britannico: il colosso ci-nese delle telecomunicazioni Hua-wei viene escluso dalle fornitureper la futura rete 5G nel RegnoUnito dal 31 dicembre.

    La decisione è stata formalizzatadal Consiglio di sicurezza nazio-nale presieduto dal premier BorisJohnson e poi illustrata alla Ca-mera dei comuni da Oliver Do-wden, ministro della Cultura, delDigitale, dei Media e dello Sport.La mossa rovescia il precedente

    via libera, pur limitato, dato aHuawei nei mesi scorsi da Londra.

    Dowden ha spiegato che tutte lecomponenti ancora attive forniteda Huawei alle rete britanniche (acominciare dal 4G), negli ultimi 15anni, andranno rimosse «entro il2027». Immediata la replicadell’azienda cinese: si tratta di una«decisione deludente ed è una cat-tiva notizia per chiunque abbia uncellulare nel Regno Unito». Unascelta che «non fa avanzare» ilPaese sul fronte tecnologico, silegge in un un comunicato.

    SKO P J E , 15. Seggi aperti anche ogginella Repubblica di Macedonia delNord per eleggere 120 deputati delParlamento. Le elezioni erano pre-viste per il 12 aprile, ma sono staterinviate per l’emergenza sanitaria. Eproprio a causa dell’impennata deicontagi, le operazioni di voto sonostate spalmate in tre giorni. Lunedìhanno votato i malati e i positivi alcovid-19. Ieri, i malati cronici, i de-tenuti e gli ospiti di case di riposo.Oggi, invece, si recano alle urnetutti gli altri elettori, in totale pocopiù di 1,8 milioni.

    Le elezioni anticipate sono stateinnescate dalle dimissioni ad otto-bre dell’ex primo ministro, ZoranZaev, in seguito alla decisione delConsiglio europeo di non avviare inegoziati di adesione del Paeseall’Unione Europea. Le dimissioniavevano portato alla formazione diun governo di transizione. La sfidaprincipale riguarda i due maggioripartiti: quello socialdemocratico(Sdsm) dell’ex premier Zaev e lacoalizione guidata dai conservatoridel Vmro-Dpmne di Hristijan Mic-koski.

    PARIGI, 15. «Non sono riuscito aunire il Paese». Queste le paroleusate ieri dal presidente franceseEmmanuel Macron, durante la con-sueta intervista in diretta nel giornodella festa nazionale del 14 luglio.

    «Ho fatto quello che avevo pro-messo. Il metodo utilizzato ha per-messo di fare riforme che sembrava-no impossibili. Sono state fatte esono necessarie. Ci hanno dato cre-dibilità internazionale». Ma, ha am-messo amaramente Macron, «la fi-ducia non ha conquistato il paese».Basti pensare, in tema di epidemia,al fatto che «la Francia non è statacerto la peggiore se si esaminano lecifre». Il problema, per il presiden-te, è che il paese è ancora profon-damente diviso. Anche per questo èstato deciso il cambiamento delpremier: con Jean Castex «si im-bocca un nuovo percorso, ma larotta resta la stessa». Si andrà avan-ti «attraverso il dialogo sociale e lafiducia dei cittadini».

    Sul coronavirus, Macron ha con-fermato che l’epidemia non è finitanonostante il clima estremamenterilassato dei francesi riguardo alleprecauzioni sanitarie. Ed ha annun-ciato «mascherine obbligatorie neiluoghi pubblici chiusi», prometten-do che «nel caso di una secondaondata la Francia sarà pronta». Inclasse si rientrerà a settembre «qua-si normalmente», a meno che«un’impennata dei contagi ad ago-sto non costringa a modificare ipiani». E di fronte all’ondata di di-

    soccupati «sarà varato un dispositi-vo eccezionale di esonero dagli one-ri per chi assume giovani». Insiemeai 100 miliardi in più dei 460 giàstanziati per il rilancio del Paese,Macron ha annunciato che «la ri-

    forma delle pensioni non si potràfare»; il progetto «dovrà essere ri-messo in discussione e rinegozia-to». Intanto, la sfilata del 14 luglio,senza pubblico e con 2.000 militari,si è svolta in tono minore.

  • L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 16 luglio 2020 pagina 3

    Il virologo Fauci annuncia la disponibilità di un vaccino entro un anno e mezzo

    Negli Stati Uniti 60.000 casi al giornoSi riaffaccia l’ipotesi di un nuovo lockdown

    Sanzioni cinesicontro la Lockheed

    Martin

    Il Brasileverso i 2 milioni

    di contagie le 75.000 vittimeBRASÍLIA, 15. Il ministero dellaSalute del Brasile, nelle ultime 24ore, ha registrato ulteriori 1.300nuovi decessi e 41.857 nuove infe-zioni da covid-19, portando i datitotali nazionali, rispettivamente a74.133 morti e 1.926.824 casi. Se-condo gli analisti con questi ritmiil Paese supererà nelle prossimeore il tetto delle 75.000 vittimeper cause riconducibili al covid-19 e nei prossimi giorni la sogliadei due milioni di contagi. Se-condo il bollettino epidemiologi-co pubblicato dal dicastero, altri3.928 decessi sono oggetto di in-dagine a causa della loro relazio-ne con il virus, mentre il numerodi guariti ha raggiunto 1,2 milio-ni, il 62,8 per cento del totale deicasi confermati.

    Dopo aver colpito le capitalidegli Stati nel sud-est brasiliano,la pandemia sta avanzando forte-mente verso le altre regioni delpaese e si è intensificata, special-mente nel sud e nel centro-ovest.Lo stato meridionale del Paraná,considerato un punto di riferi-mento nel controllo del virus al-l'inizio della pandemia, ha giàpiù di 1.100 morti e 45.000 infet-ti, il che ha portato le autorità re-gionali a ripristinare le misure re-strittive in molte località. La si-tuazione è delicata anche nellostato del Mato Grosso, nel cen-tro-ovest, con oltre 1.100 morti e29.000 contagi. Qui è forte lapreoccupazione per la situazionecritica del sistema sanitario.

    Intanto il presidente brasilia-no, Jair Bolsonaro, ha prorogatole scadenze per la riduzionedell’orario di lavoro e dei salari,nonché per la sospensione tem-poranea dei contratti, nell’ambitodel Programma di emergenza peril mantenimento dell’o ccupazionee del reddito creato dal governoper ridurre gli effetti economici esociali causati dalla pandemia.

    WASHINGTON, 15. Gli Stati Unitihanno registrato 62.874 infezioni dacoronavirus nelle ultime 24 ore. Ilnumero di casi giornalieri ha supe-rato dunque ancora una volta i60.000, con i contagi in aumento inalmeno 35 Stati, trascinati da quellimeridionali e occidentali come Flo-rida, Texas, California, Arizona eGeorgia, e portando il totale deicontagi a 3.416.222 unità. Secondo ilconteggio della Johns Hopkins Uni-versity relativo alle 24 ore compresetra la sera di lunedì e quella di ieri(martedì) sono stati 908 i nuovi de-cessi per cause legate al covid-19,che hanno portato il dato comples-sivo delle vittime a 136.432.

    Molti Stati del Paese, che da tem-po avevano avviato le fasi di riaper-tura delle attività economiche, conl’aumento vertiginoso delle infezio-ni, si sono trovati nelle condizionidi dover ripristinare misure restritti-ve di lockdown. A partire da Cali-fornia, Texas e Florida dove in unasola giornata si sono registrati oltre30.000 nuovi casi, la metà del datonazionale. La Florida ha battuto ilrecord di decessi per coronavirus:132 nelle ultime 24 ore. A Miami,divenuta il nuovo epicentro dellapandemia nel Paese, il sindacoFrancis Suarez ha chiesto la coope-razione dei cittadini per evitare unanuova quarantena: «È qualcosa cheanalizziamo ogni giorno e nei pros-simi giorni dovremo prendere deci-sioni molto difficili se ciò non mi-gliora», ha detto, sottolineato cheun’eventuale chiusura dell’economiainteresserebbe migliaia di persone.Mentre Los Angeles è a un passodal diventare “red zone”. A NewYork, intanto, dopo la prima giorna-ta di “zero morti” a causa del coro-navirus il governatore Andrew Cuo-mo ha detto di temere seriamenteuna seconda ondata, causata sia dachi arriva dagli stati a rischio (nono-stante la quarantena imposta) sia daun rilassamento verso le misure didistanziamento sociale da parte dein e w y o rc h e s i .

    Il repubblicano Tuberville vince in Alabama le elezioni per un seggio al Senato

    Primarie, confronto a distanzatra Trump e Biden

    PE C H I N O, 15. La Cina ha deciso il va-ro di sanzioni a carico della aziendastatunitense Lockheed Martin in ri-sposta alla vendita di sistemi missili-stici avanzati a Taiwan. Lo ha annun-ciato ieri il portavoce del ministerodegli Esteri, Zhao Lijian. La Cina —ha dichiarato Zhao — «si oppone fer-mamente alla vendita di armi Usa aTaiwan». Zhao ha quindi sollecitatoWashington a rispettare il «principiodi un’unica Cina» e a «tagliare i le-gami militari con Taiwan», al fine di«evitare ulteriori danni alle relazionisino-statunitensi». Con le misureadottate contro l’impresa degli StatiUniti — ha aggiunto il funzionario ci-nese — la Cina vuole «tutelare gli in-teressi nazionali» e favorire «la pacee la stabilità nello stretto di Taiwan».Nello specifico — riporta la stampa —l’operazione della Lockheed Martinriguardava la vendita di un aggiorna-mento dei Patriot Advanced Capabi-lity-3.

    A colloquio con Anna Maria Corradini, presidente di Eutopia

    In carcerecon Filosofia

    Tornano le penedi morte emesse

    da tribunalifederali

    WASHINGTON, 15. Tornano negliStati Uniti le pene di morteemesse da tribunali federali. LaCorte suprema si è spaccata (5 a4) ma nella notte ha dato il vialibera all’esecuzione della con-danna per Daniel Lewis Lee, un47enne suprematista biancodell’Oklahoma accusato di averpartecipato nel 1996 in Arkansasall’uccisione in casa di un ven-ditore locale di armi, di sua mo-glie e della loro figlia di 8 anni.I loro corpi furono ritrovati solocinque mesi dopo essere statiappesantiti con sassi e gettati inun fiume. Lee si è sempre di-chiarato innocente e ha conte-stato l’uso della prova del Dnada parte del tribunale. L’esecu-zione è avvenuta in una prigio-ne federale dell’Indiana.

    Revocata negli Usadecisione su visti

    a studenti stranieri

    WASHINGTON, 15. L’amministra-zione Usa del presidente DonaldTrump ha deciso di revocare lasospensione dei visti per gli stu-denti stranieri iscritti alle universi-tà americane che, alla ripresadell’anno accademico, offriranno iloro corsi esclusivamente on-line.Lo ha annunciato il giudice di-strettuale di Boston, Allison Bur-roughs, presentando l’accordo trail governo federale e gli atenei,raggiunto dopo le pressioni eser-citate a da oltre 20 Stati e soprat-tutto dalle università di Harvarde dal Mit (Istituto di tecnologiadel Massachusetts) che hanno av-viato un’azione legale contro ladirettiva del servizio immigrazio-ne. Successivamente si sono ag-giunte le adesioni di una sessanti-na di altri college e università, se-condo cui la misura era illegale eavrebbe avuto effetti negativi sul-le loro istituzioni accademiche.

    Nicaragua: elezionifissate

    al 7 novembre 2021MA N A G UA , 15. Il Consiglio supe-riore elettorale (Cse) del Nicara-gua ha ufficializzato la data delleprossime elezioni generali: si svol-geranno nel Paese il 7 novembre2021. In un decreto pubblicato sul-la Gazzetta ufficiale si precisa chei partiti che intendano presentare ipropri candidati alla contesa elet-torale dovranno adempiere a unaserie di disposizioni. Vista la persi-stenza della pandemia di coronavi-rus, per la quale sono state adotta-te tutte le possibili misure di pre-venzione, i tempi inizialmente pre-visti per tali adempimenti sonostati prorogati fino a cinque mesiprima dello svolgimento della vo-tazione.

    Attualmente in Nicaragua go-verna il Fronte sandinista di libe-razione nazionale (Fsln), che nel2021 è intenzionato a ottenere unquarto mandato del presidente Da-niel Ortega.

    WASHINGTON, 15. Gli elettori delpartito repubblicano in Alabamahanno scelto l’esordiente TommyTuberville, un ex coach di footballdella Auburn University, per unseggio al Senato che sarà deciso nel-le prossime elezioni a novembre.Tuberville, che ha sconfitto il procu-ratore generale Jeff Sessions, era ilcandidato appoggiato dal presidenteDonald Trump il quale, al riscontrodelle preferenze, ha subito esultatosu Twitter: «Grande vittoria, sarà ungrande senatore».

    Trump ha detto che per le prima-rie «l’entusiasmo per me ora è piùgrande che nel 2016; stiamo facendomolto bene nei sondaggi». Trumpha detto però di essere «preoccupa-to per il voto per posta».

    Intanto, il candidato democraticoJoe Biden ha annunciato oggi unnuovo piano da 2000 miliardi didollari in quattro anni per l’e n e rg i apulita e la lotta al cambiamento cli-matico. L’obiettivo — se sarà eletto— è quello di raggiungere la produ-zione di energia completamente pu-lita entro il 2035. È «un’ o ccasioneper creare posti di lavoro, infrastrut-ture, nuove opportunità economi-che». Tutti i dati al momento dannoBiden in vantaggio su Trump.

    Il virologo e immunologo Antho-ny Fauci, figura di spicco della taskforce Usa contro il coronavirus, ieri,ha annunciato che un vaccino do-vrebbe essere pronto «entro il prossi-mo anno, anno e mezzo». Fauci hariferito di aver avuto rassicurazionidalle aziende produttrici che sarannoin grado di realizzare sino a un mi-

    liardo di dosi, consentendo di distri-buirlo non solo negli Stati Uniti maanche nel mondo. Fauci ha precisatoche, anche se il vaccino non sarà ef-ficace al 100%, la comunità scientifi-ca pensa che ci sarà un’immunità digregge se un numero sufficiente dipersone verranno vaccinate conun’efficacia al 70%-75%.

    Il presidente Trump alla Casa Bianca (Ansa)

    di DAV I D E DIONISI

    Sono diverse le figure che vivo-no nel carcere e si spendonoper migliorare la vita dei dete-nuti, costruire ponti verso l’esternoe preparare il terreno per l’eventua-le reinserimento nella società. Ilcappellano, lo psicologo, l’educato-re, il volontario che si occupa dimantenere vivi i rapporti con i fa-miliari e tutte le persone che scel-gono di condividere il proprio per-corso di vita e di aiutare coloro chehanno sbagliato e sono stati privatidella libertà.

    Tra questi c’è chi ha scelto unapproccio diverso, fondato sul dia-logo con il detenuto (ma l’esp erien-za riguarda anche educatori, agentidi Polizia penitenziaria e personaleamministrativo) per ridare un sensoalla sua esistenza e ricollocarla nelrapporto con gli altri. Si tratta delconsulente filosofico, una figura che«proprio attraverso il dialogo, deverispondere alle domande quotidianeche la vita pone. Si rivolge al sin-golo nella sua relazione con il mon-do, non per capire la persona, mala cosa che ha creato l’inciampo oche ancora crea difficoltà nell’esi-stenza; deve sottoporre alla rifles-sione cosciente quei presupposti in-consapevoli del pensare che condi-zionano comportamenti ripetitivi eimitativi. I suoi obiettivi (la com-prensione, la conoscenza e la chiari-ficazione), se raggiunti e vissuti au-tenticamente, possono essere in gra-do di cambiare o semplicementemigliorare la persona, proprio per-ché mirano a far modificare l’atteg-giamento verso le cose».

    Anna Maria Corradini, è la presi-dente di Eutopia e ha introdottoper la prima volta uno sportello diconsulenza filosofica negli istituti dipena del Triveneto della Toscana edell’Umbria perché consapevoleche le scienze formali dimostrano,le scienze naturali sperimentano, lescienze umane, filosofia prima ditutte, argomentano. Docente diStoria e Filosofia nelle scuole se-condarie per oltre trent’anni, ha po-tuto leggere, attraverso il contattodiretto con gli studenti, le trasfor-mazioni culturali di questi ultimianni e il diverso rapporto che lenuove generazioni hanno instauratocon la società.

    Ma dopo ben Mille ore in carcere(il titolo del suo libro, edito daDiogene Multimedia), ha deciso diportare la “sua materia” al di là delmuro. Come? «Lavoriamo per met-tere ordine al pensiero di chi ci stadi fronte attraverso un dialogo, sulmodello di quello socratico. Nelsenso che non si arriva ad una solu-zione unica condivisa» ci spiega, esottolinea che: «Il pensiero dellepersone che incontriamo in carcerespesso non è strutturato, poco orga-nizzato, il più delle volte confuso.Noi cerchiamo di dargli un ordinee questo non è un lavoro facile per-ché trova molte resistenze e tantialibi. La ricostruzione del pensiero— sottolinea Corradini — tendeall’autenticità».

    La Presidente di Eutopia tiene aprecisare che il consulente filosoficonon imbastisce dibattiti che abbia-

    no fondamenti logici ed efficacia re-torica, «piuttosto ascoltiamo, dialo-ghiamo, senza approvazione, nébiasimo rispetto a quello che dico-no, rispettando l’individuo». Riu-scire a vivere (mille ore, appunto)oltre le sbarre ha consentito alla do-cente di ritrovare agganci con unmondo separato.

    Con una scrittura godibile e unostile personale, racconta il suo per-corso e la prospettiva “dall’interno”ci offre un punto di vista privilegia-to sui detenuti e sulla realtà del car-cere, un luogo che segue regolecomplesse, molte volte crudeli.

    «Le persone detenute sono le piùdiverse: l’analfabeta e il laureato,l’imprenditore e il disoccupato,l’italiano e lo straniero; s’incontranoculture e religioni spesso in conflit-to: tutte ristrette, mescolate in unaffollatissimo albergo in cui le stan-ze sono, a volte, assegnate a caso. Esi conoscono da vicino anche i reatipiù diversi, si toccano con mano —rivela Corradini —. È un mondocrudo, sospeso, nel quale tutti i dif-ferenti modi di essere s’incontranoe scontrano. C’è uno scontro su tut-to: con il vicino di camera, con leistituzioni, perfino con la propriastessa esistenza».

    Quanto al suo rapporto con gliospiti, racconta: «Ho dialogato concolpevoli di omicidio, violenza do-mestica, stalking, rapine a mano ar-mata, corruzione, bancarotta, ag-guati, traffico di droga e spaccio,contraffazione, estorsione, aggres-sioni. Reati meditati, o frutto diconsueti modi di vivere, reati chesconvolgono famiglie intere, perchéimprevisti, o reati che fanno partedella tradizione familiare».

    Ma come riesce ad osservarel’ambiente carcerario il consulentefilosofico? «Entrata in carcere hopercepito, senza poterla o volerladefinire nell’immediato, la vicinan-za nella distanza tra il dentro e ilfuori le mura. Una vicinanza cheun muro allontana e isola in unadistanza invisibile ai più; isolamen-to che può, a mio avviso, moltipli-care in modo altrettanto invisibilegrandi problemi di natura culturale,sociale, ambientale» risponde Cor-radini. «In carcere sono ristretti icattivi, chiusi in uno spazio sistema,escluso al divenire apparentementeordinato della gente per bene che èfuori, libera in un altro spazio siste-ma. Una piccola polis in cui vivonopersone provenienti da culture di-verse e che hanno offeso, alle volteanche pesantemente perché consi-derata nemica, quella società da cuiprovengono, in cui vivevano e dicui hanno assorbito, anche inconsa-pevolmente, la cultura con tutte lesue contraddizioni».

    In questa polis, secondo la profes-soressa di Eutopia, la consulenza fi-losofica accende una lampadina e favedere cose che prima erano nasco-ste in un angolo. «Proprio questo èstato uno dei primi feedback di rin-graziamento che ho ricevuto: “Gra-zie, perché lei ci ha fatto vederequesto”. Spesso succede di sentirsidire: “Non so cosa è successo, miha creato confusione, pensavo diessere così sicuro!”. Ringraziano e,chiedendo di tornare per un altroincontro, mi stringono la mano. Vo-gliono sempre stringere la mano,perché è un segno forte di ricono-scimento per quel che si sta facen-do assieme. Quelle strette di manonon le dimenticherò mai».

  • pagina 4 giovedì 16 luglio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 16 luglio 2020 pagina 5

    La lotta di Giacobbe

    Emozioneestetica

    Dalla parte di Esaù

    pito l’umanità per tutti i significati che si anni-dano in un testo molto complesso e stratificato eper tutti quelli che da esso si possono far deriva-re. Nel midrash giudaico, ad esempio, quel mes-saggero divino diventa lo spirito protettore diEsaù che svela a Giacobbe le sue colpe: il tortofatto al fratello, quello inflitto a Lia, la mogliepoco amata, l’eccessiva predilezione per Giusep-pe. Nell’arte paleocristiana la lotta è modellata,invece, sugli antichi gruppi statuari dei lottatoridella classicità greco-romana. Indimenticabile è,poi, la straordinaria mobilità del fronteggiarsi diGiacobbe e dell’angelo nella tela di Rembrandt(1659), conservata a Berlino, certamente più in-tensa rispetto alla raffigurazione classicheggiantedi Eugène Delacroix che è stata affrescata a SanSulpizio di Parigi tra il 1853 e il 1861 o all’olio sutela di Marc Chagall.

    Una considerazione ulteriore vorremmo riser-vare, però, a un dipinto che personalmente ab-biamo sempre ritenuto un’originale «esegesi»

    È quanto mai urgenteavvicinare esperienza spiritualee creazione artisticaperché tale alleanza permettedi svelare lentamenteil mistero dell’opera di Dio

    Nel midrash giudaicoil messaggero divinodiventa lo spirito protettore del primogenitoche svela al fratello le sue colpeAnche i torti fatti a Liala moglie poco amata

    Lo Iabbok con le sue rive spumeggiantidiventa per il patriarcauna specie di GetsemaniÈ il luogo della sua «agonia»che, come dice l’etimologia del termine,significa «combattimento»

    Identitàtra patriarca

    e angelo

    Il paradigma della creazione artistica per uno stile profetico della Chiesa

    Rembrandt, «Giacobbe e l’Angelo» (Gemäldegalerie, Berlino, 1659)

    Il libroPubblichiamo stralci di testicontenuti nel libro La lotta diGiacobbe, paradigma della creazioneartistica. Un’esperienza comunitaria diformazione integrale su Chiesa, esteticae arte contemporanea ispirata aRomano Guardini a cura di YvonneDohna Schlobitten e AlbertGerhards (Assisi, Cittadella Editrice,2020, pagine 510, euro 29,50). Lapagina biblica di Giacobbe che lottacon l’angelo, narrata dal libro dellaGenesi (32, 23-33) ha generato nelcorso dei secoli miriadi di riverberi.Questo volume raccoglie lerisonanze teoriche, artistiche epedagogiche di un’esperienza diformazione integrale sbocciata daquesta icona biblica, coinvolgendoun gruppo di docenti, artisti,studenti e diverse istituzioni(Pontificia Università Gregoriana,Kunst-Station Sankt Peter Köln,Musei Vaticani, Museo di artecontemporanea di Aachen). La lottadi Giacobbe può essere colta, infatti,come paradigma della creazioneartistica, di quel processo complessoche coinvolge sia la riflessione(biblica, storica, filosofica, estetica,teologica, pedagogica, spirituale)che la prassi (pittorica, scultorea,pedagogica). Il volume raccoglie piùdi trenta contributi di ambitodisciplinare diverso, insieme alleillustrazioni dei progetti degli artisticoinvolti. In questa paginapubblichiamo brani tratti dallaprefazione di Nuno da SilvaGonçalves, rettore della PontificiaUniversità Gregoriana, dallapostfazione del cardinale GianfrancoRavasi e il testo del gesuitaJean-Pierre Sonnet che spiegal’immagine scelta per la copertinadel libro.

    spumeggianti diventa una specie di Getsemaniper il patriarca, è il luogo della sua «agonia»che, come dice l’etimologia del termine greco,significa «lotta, combattimento». E probabil-mente — secondo l’ipotesi comune degli esegeti— è la Tradizione Jahvista a costruire la narra-zione ma su materiali arcaici diversi e con diver-se amplificazioni successive. Cerchiamo prima ditutto di definire queste componenti antiche e va-rie. Un primo dato indiscutibile dal sapore piut-tosto mitico — ma rielaborato poi nella riletturateologica successiva «Jahvista» — è quello dellospirito o del demone che impedisce il passaggiodel fiume. Potrebbe essere un ricordo leggenda-rio locale trasfigurato, connesso al «fiume blu»(tale è il valore del toponimo Iabbok), al suo«spirito» o demone, cioè alla difficoltà della suatraversata. L’uomo combatte contro questo diodel fiume che col suo tocco magico lo blocca mala vittoria, a prima vista, sembra arridere all’uo-mo che gli ghermisce una benedizione, una for-

    Attraverso la diversità dei processicreativi, l’artista racconta se stesso, co-munica emozioni e pensieri e, più omeno esplicitamente, interviene nel di-battito sociale. Per lo spettatore, inuna prospettiva simmetrica ugualmentediversificata, la percezione o il godi-mento di un’opera d’arte è un proces-so di comunione, alle volte non imme-diato, a causa della ricchezza dei signi-ficati che ci sono proposti, oppure acausa dell’ermeticità dei simboli concui ci confrontiamo. Davanti all’op erad’arte, occorre accoglienza, umiltà,educazione dei sensi, sensibilità e di-sponibilità all’incontro, atteggiamentiche ci aiutano ad andare oltre le possi-bili difficoltà iniziali per farci entrarenel mistero della bellezza e della co-munione, ovvero, nel mistero di ciòche mi hanno insegnato a chiamare“emozione estetica”. In questo senso,

    di JEAN-PIERRE SONNET

    «E Giacobbe rima-se da solo» (Ge-nesi 32, 25). Gia-cobbe credeva diessere da solo.Un altro invece stava là, nascostonell’ombra, vicino all’acqua. Un al-tro che si rivelò essere «suo altro»,suo gemello, che lottò con luinell’oscurità e l’elemento liquido delseno materno, un altro che più anco-ra si rivelò essere l’Altro, il Suo Al-tro, con il quale si era misurato vitanatural durante: il Potente di Gia-cobbe che smembrò e ricompose ilsuo essere nello spazio di una notte.

    L’opera di Marte Sonnet Un hom-me lutta avec lui è centrata sulla sor-presa iniziale, dove l’assalitore è to-talmente altro, terrificante, informe einnominabile, più nero della notte.L’aggressore di Giacobbe gli saltaaddosso al punto di essere sospesonello spazio aggrappato al corpodell’uomo come una belva sulla suapreda. L’essere notturno gli impiglia

    i fianchi e, a quanto pare, gli afferraanche il sesso, all’altezza della co-scia. La potenza del patriarca è su-perata da quella dell’Altro. Se Gia-cobbe ha la gamba piegata, è in unadolorosa contrazione? E perché l’Al-tro lo afferra al tallone, lui che avevaafferrato il tallone di suo fratello allanascita?

    «Un uomo lottò con lui» (Genesi32, 25): un altro, dalla forma umana.Nel momento iniziale che MarteSonnet scruta, solo Giacobbe ha unaforma umana; il suo assalitore almomento è informe, talmente lo spa-vento del patriarca è grande. Chi sisofferma sull’opera scopre tuttaviache essa produce nella percezionequel che la scena racconta nel dram-ma: la messa in luce dell’essere diGiacobbe. L’essere notturno, nellasua opacità, valorizza l’identità diGiacobbe nel suo essere corporale,la sua venuta a se stesso e al nomeche egli riceve, Israel, «egli lotta conD io».

    «Un uomo lottò con lui finoall’alzarsi dell’alba». Se si presta at-tenzione ai tratti di luce che illumi-nano il corpo di Giacobbe, lo spet-tatore vive una sorpresa: scopre chein realtà l’opera percorre tutta lanotte di combattimento, dalla sor-presa iniziale nello spavento dellanotte al giorno nascente che “dipin-ge” un nuovo Giacobbe. «Il sole sialzava quando passò Penuel» (v. 32).Il paradosso è grande: la scena spes-so viene descritta come il combatti-mento di Giacobbe con l’angelo.Nell’opera di Marte Sonnet è Gia-cobbe che diviene l’angelo, l’e s s e redi luce. Sul suo torso illuminato sidisegnano delle ali al punto che unocrede di vederlo contemporaneamen-te di fronte e di spalle. Non ci vole-va nulla di meno per esprimere laradicalità dell’esperienza dello Iab-b ok.

    Attraverso la sua opera scolpita edipinta, Marte Sonnet ha sempreesplorato i limiti della figurazioneumana. Che cosa fa in modo cheuna forma esprima una persona, lasingolarità di un corpo, la presenzadi uno sguardo? Mantenendosi suquesto confine, interroga anche ilgesto dell’artista e il rischio cheprende per creare. All’apice della suacreazione egli si trova in effetti senzaappoggio, qualunque sia il suo me-stiere, qualunque sia la sua arte. Egliè sempre a un momento dove la pro-pria maestria si tramuta in non mae-stria, uguale a quella di Giacobbequando l’altro lo afferra.

    di ROMANO GUA R D I N I

    Il libro della Genesi racconta nel trenta-duesimo capitolo: «E Giacobbe si alzòquella notte, prese entrambe le sue mo-gli, entrambe le sue ancelle e i suoi do-dici figli e li condusse oltre il guado del-lo Iabbok. Li prese e li portò al di là del fiumee portò tutto ciò che aveva. Giacobbe rimase in-dietro da solo. Qui un uomo lottò con lui finoall’aurora. Quando vide che non riusciva a vin-cerlo, gli toccò il fianco. Così il fianco di Gia-cobbe si era lussato mentre combatteva con lui.E disse: “Lasciami andare! L’aurora sta risuo-nando!”. Disse: “Non ti lascio finché non mib enedici!” Gli disse: “Come ti chiami?” Egli ri-spose: “Giacobb e”. Lui disse: “D’ora in avantinon ti devi chiamare Giacobbe, ma Israel. Hailottato con Dio e con gli uomini e hai riportatola vittoria”. Quindi Giacobbe fece questa richie-sta: “Rendi noto il tuo nome!”. Egli disse: “Checosa mi chiedi del mio nome?” Allora lo bene-disse. E Giacobbe chiamò il luogo Penuel: “Hoguardato Dio faccia a faccia e sono rimasto invita!”. E il sole si alzò...» (Genesi 32, 23-33).

    L’avvenimento è misterioso. Affonda nellamemoria e vi rimane impresso. Forse non lo sicapisce, oppure si sente che è pieno della realtàpiù sacra. Ci si riflette, lo si tira fuori e vi si tro-va sempre ancora qualcosa in più.

    Giacobbe torna nella sua patria, dopo che èrimasto a lungo all’estero. Lì riceve la notiziadell’arrivo di suo fratello Esaù ingannato per ilsuo diritto di primogenitura e per la benedizio-ne paterna. Giacobbe ha paura, manda viai suoi familiari... rimane tuttavia li da solo nellanotte. Sente che qualcosa si avvicina. Allora— la Scrittura racconta, come raccontano levecchie saghe, senza passaggi intermedi, consequenze messe in contrappunto — «un uomocombattè con lui fino alla comparsa dell’au-ro r a » .

    «L’uomo» è quell’essere che spesso ritornanella Genesi: l’«angelo del Signore». In questaforma si entra misteriosamente: a volte sembraessere una creatura, a volte sembra Dio stesso ealcuni pensano che sia il Figlio. Si imbatte inGiacobbe e lotta con lui, che comunque resiste.La lotta è meravigliosa: l’uomo non riesce asconfiggerlo, ma basta che gli tocchi l’anca ed èlussata. Un’oscura penetrazione di predominioe di debolezza nello stesso tempo. Giacobberimane il vincitore. La ricompensa della lottaè però un nuovo nome e la benedizione di que-

    sto da parte dell’uomo. E in seguito «il sole sialza».

    Questo è successo a Giacobbe. Era uno diquelle grandi figure, gli uomini erano pieni diforza terrena e comunque trattavano con Dio.Potenti in terra, della realtà più densa e nellostesso tempo circondati dal mistero di Dio. Egliera un eletto; a lui viene rivelato qualcosa chevale per tutti noi.

    Dio è l’onnipotente; ma non è, come se argi-nasse la sua potenza affinché possa essere supe-rato da noi? Come se Dio desiderasse conceder-si a noi, benedirci della pienezza di se stesso —

    ma noi dovremmo dapprima superarlo? Dio siavvicina a noi, ma come coloro che combattono,possono combattere, in quanto forti. Dovercombattere; poiché la loro accoglienza avvienein tutta libertà, elevando la loro interiorità, su-perandola e portandola dentro. Come combat-tente e vincitore Dio vuole l’uomo, la sua crea-tura. Ama la sua forza, che lui stesso gli ha datoaffinché lui combatta con Dio e con gli uominie riporti la vittoria. Poi gli concede che lui di-venti «uno» davanti al suo creatore, uno nomi-nato da Dio e che come tale possegga Dio.

    Dio avrebbe potuto creare gli uomini comeesseri che vivono e crescono in modo che la pie-nezza di Dio giunga su di loro come la pioggiasui fiori. Sarebbe un essere grande e puro. Ibambini che vengono portati via prima di rag-giungere la piena coscienza, sono tali esseri. Maall’uomo viene prescritto di essere libero. Deveaccogliere Dio come «benedizione» e nella for-ma del «nome» attraverso la lotta. Dio si oppo-ne a noi in tutto. In tutte le cose che ci capita-no; in tutti gli avvenimenti che accadono; intutti gli uomini che arrivano. Tutto è potente ein ciò c’è Dio. La sua forza viene verso di noi;ma ha la forma dell’amore, poiché viene per es-sere superata.

    Tutti gli avvenimenti sono potenti ed in essiarriva Dio. Ma non si eleva davanti a noi comeun muro contro cui si schianta tutta la forza;non colpisce come una violenza che predominae distrugge. Piuttosto viene nella figuradell’amore, che desidera essere vinto, affinché sipossa concedere. Può concedersi solo se vienevinto, così dà la forza stessa e la richiama...Com’è misterioso che una creatura debba essere«forte» davanti a Dio, che debba esserci unaforza che riconosce Dio che sorge contro di lui,l’onnipotente! Ed ora arriva Lui a provare que-sta forza, se questa si riveli degna dell’amore epotente. La prova dell’amore è tutto ciò che av-viene. Dio si avvicina in tutto e chiama la forza

    perché essa si elevi e combatta con lui: con lapesantezza dell’opera presentandola come pura;con l’amarezza del dolore sopportandolo corag-giosamente: con l’inadeguatezza degli uomini fi-dati superandoli amorevolmente; con la resisten-za dei sottomessi, degli indifferenti, dei cattivirimanendo fedele... Se la forza si rivela valida,allora Dio benedice, e il nuovo nome si liberadalle sue labbra...

    Capita anche che noi chiediamo del nome«dell’uomo», ma non ci dice niente. Ciò chesuccede è enigmatico come «l’angelo del Signo-re»: appartiene al mondo, è terreno, eppure c’èdentro Dio. Ma non si può distinguere chiara-mente. Rimane un mistero.

    «Nel mistero e nell’allegoria» ci accade tuttofinché siamo ancora in cammino. Poi vedremo«faccia a faccia». Ma la fede significa persevera-re nel mistero dell’esistenza. Quante volte si de-ve credere veramente in Dio dalla molteplicità,dal disordine. dall’abbandono del senso dell’esi-stenza; è sempre un’esperienza nuova anchequando la ragione si sbaglia e ci chiama folli eil cuore si stanca. Ma «ci viene concesso di vin-cere nella lotta; di superare la prova d’a m o re ,affinché Dio possa darsi a noi. E tuttavia nonpossiamo aspettarci nient’altro se non che l’uo-mo» ci tocchi l’anca e ci paralizzi... Ma succe-derà anche che «il sole si elevi sopra di noi...».

    Vogliamo appropriarci profondamente del-l’immagine del solitario nella notte oscura, conil quale «Dio e l’uomo» lottano, e non lo pos-sono superare... egli viene colpito eppure nonsoccombe... viene benedetto e riceve il nuovonome, mentre il sole sorge sopra di lui!

    Tuttavia non possiamo comprendere, questonon ci deve fuorviare. Prendiamocelo non comeun catturato, ma come un potente. Non comeuna frase compresa, ma come un germoglio chedà frutti. Nel corso della nostra vita ci pensere-mo e capiremo pezzo per pezzo. Si muoverà esprigionerà la verità.

    di NUNO DA SI LVA GO N Ç A LV E S

    Il processo di creazione artisticaassume forme molto diverse.Ce ne rendiamo conto quandogli artisti accettano di raccon-tarsi. In questi racconti, oltrealle gioie, spesso intravediamo processicreativi faticosi e, in particolare, intra-vediamo delle lotte con la materia cheè trasformata e ricreata, con le paroleche acquisiscono nuovi significati, op-pure con i suoni e i silenzi che conflui-scono nelle composizioni musicali.

    se la creazione artistica assume formemolto diverse, è ugualmente vero chela percezione di un’opera d’arte è cosìdiversa quante le persone coinvolte.

    I gesti della creazione artistica ciavvicinano al gesto creatore per eccel-lenza che è quello di Dio stesso. Sic-come la creazione di Dio è un misteroche sveliamo lentamente, così la crea-zione artistica è un mistero in cui soloa poco a poco possiamo addentrarci.Perciò, avvicinare esperienza spiritualee creazione artistica è quanto mai ur-gente e necessario. Probabilmente, es-so è il vero cammino per far fronteall’allontanamento tra gli artisti e laChiesa, un divorzio che san Paolo VIe i suoi successori tanto si sono sfor-zati di superare, consapevoli che lavia pulchritudinis è indissociabile dallamissione evangelizzatrice di tutti ibattezzati.

    Sono questi i pensieri che mi vengo-no in mente sfogliando queste pagineil cui filo rosso è la presentazionedell’episodio biblico della lotta di Gia-cobbe come paradigma della creazioneartistica. Infatti, nella lotta di Giacob-be, c’è tenacia, superamento di sé, co-munione, richiesta di benedizione...Nel dialogo tra l’artista, l’opera d’artee chi la ammira questi atteggiamentisono indispensabili e dovremmo esseregrati a chi ci aiuta ad approfondirequesto mistero di comunione, come ca-pita in queste pagine. Perciò, la miagratitudine va agli autori del libro e aipartecipanti al progetto interdisciplina-re di cui esso è il frutto. In questo pro-getto interdisciplinare, nato all’internodella Facoltà di Storia e Beni Culturalidella Chiesa della Pontificia UniversitàGregoriana, hanno collaborato docen-ti, studenti e artisti, tutti quanti coin-volti in una “lotta di Giacobbe” che,nonostante le sue fatiche, per tutti èstata una conferma, una benedizione eun arricchimento. Di questa benedizio-ne e arricchimento, siamo noi, lettori,adesso partecipi. Perciò, alla dottoressaYvonne Dohna Schlobitten, la princi-pale ideatrice e organizzatrice del pro-getto, vanno il mio riconoscimento e lamia gratitudine.

    di GIANFRANCO RAVA S I

    «O Eterno, non lascio la tuamano, la tua dura mano,prima che tu mi abbiabenedetto. Benedici me,tua umanità, che soffre,soffre per il tuo dono di vita! Me per primo chetanto ho sofferto, che tanto ho sofferto per ildolore di non poter essere quello che volevo».Così, sulla scia dello stupendo racconto nottur-no della lotta di Giacobbe col mistero, il dram-maturgo svedese Johan Auvgust Strindberg(1849-1912) faceva pregare un suo personaggionella sua ultima opera teatrale Grande stradamaestra (1909). Questa scena ha da sempre col-

    del passo biblico. Intendiamo riferirci all’olio sutela intitolato La visione dopo il sermone che PaulGauguin dipinse tra l’agosto e il settembre 1888a Pont-Aven in Bretagna, varcando il confinedel naturalismo impressionistico per penetrarenell’orizzonte dell’immaginazione, del simboli-smo e della memoria. L’eventuale connessionecromatica con La mietitura (o Paesaggio bretone)che nello stesso anno aveva dipinto il postim-pressionista Emile Bernard, il rimando alle im-magini devozionali popolari di Epinal, l’imp o-stazione spaziale della scena mutuata forse daDegas e persino l’influsso dell’arte giapponesenell’evocazione vegetale (i manga di Hokusai)non diminuiscono ma esaltano la straordinariaoriginalità di quest’opera a matrice biblica (an-che se Gauguin riconobbe di essersi ispirato pu-re a un brano dei Miserabili di Victor Hugo sultravaglio interiore tra il male istintuale e la co-scienza morale nel forzato Jean Valjean).

    Tuttavia fondamentale rimaneva per l’artista ilracconto biblico, presente nel lezionario liturgicodi quel periodo dell’anno, e il legame con undato del folclore popolare, ossia la gara dei gio-vani di quella cittadina per reggere in processio-ne lo stendardo della festa di san Nicodemo, pa-trono di Pont-Aven. Per delineare l’iconografiadel dipinto ricorriamo all’auto-testimonianzadello stesso Gauguin in una lettera indirizzata aVincent van Gogh nel settembre del 1888, aopera ormai conclusa. In primo piano, con lecaratteristiche cuffie «bianco-gialle molto lumi-nose», pregano e contemplano «alcune donnebretoni vestite di un nero molto cupo, mentre latela viola scuro è sbarrata da un albero di me-lo». Giungiamo, così, al cuore del quadro, lalotta di Giacobbe, collocata su «un terreno ver-miglio puro» e ingaggiata con un «angelo vesti-to di blu oltremare intenso, mentre il patriarca èabbigliato in verde bottiglia». Sotto il melo, ec-co una vacca «che si sta impuntando e che èpiccola rispetto al reale».

    A questo punto, oltre l’analisi strutturale ecromatica, Gauguin introduce un aspetto inter-pretativo, quello dello svelamento «nei volti diuna semplicità rustica e superstiziosa» (questoaggettivo è da intendere nel senso di “pietisti-co”). Ma egli va oltre, sempre dialogando convan Gogh, e introduce in modo molto significa-tivo il contrasto tra il mondo concreto, naturalee sensoriale del primo piano e la vicenda so-prannaturale della lotta. Così realtà quotidiana evisione s’intrecciano: la narrazione biblica ascol-tata durante l’omelia del sacerdote in chiesa si

    attualizza, agli occhi delle donne credenti, nellapiazza del loro paese. Potremmo affermare che,secondo la concezione del pittore, si vuole rap-presentare, attraverso la metafora biblica, il pro-cesso di trasfigurazione ideale della realtà, tipicodella pittura simbolista. In sede teologico-spiri-tuale potremmo invece dire che si raffigura laforza performativa della Parola sacra che dall’at-to celebrativo liturgico trapassa efficacementenella quotidianità dell’esistenza storica del fedelee della comunità. L’incontro con Dio non siconsuma solo nel rito, ma soprattutto nella vitae vi lascia una traccia, perché il credente non neesce indenne ma colpito, come fu per Giacobbesegnato all’anca.

    Considerando, dunque, questo dipinto diGauguin come un emblema del modello artisti-co attualizzante-trasfigurativo della pagina bibli-ca, non possiamo ignorare che il testo scritturi-stico ispiratore è stato in altre forme un costanteriferimento simbolico per la cultura anche a noipiù vicina. Già alcuni saggi del volume che oraabbiamo tra le mani confermano, attraverso que-sto racconto della Genesi, la reiterata convinzio-ne secondo la quale la Bibbia è il «grande codi-ce» della civiltà occidentale, per usare la famosaespressione coniata da William Blake e adottataa titolo omonimo del suo importante studio daNorthrop Frye (1982), dedicato proprio a identi-ficare i canoni della correlazione tra le Scritturee la cultura occidentale. Accenniamo solo per al-lusione a pochi esempi recenti.

    Il poeta russo Majakowski considerava loscontro notturno di Giacobbe come una parabo-la della sua ricerca e del suo rifiuto religioso. Lalotta era espressione per lui di una dialettica iro-nica e aggressiva con Dio: «È risaputo: tra me eDio ci sono moltissimi dissensi» scriveva. Ma altempo stesso affiorava la certezza di una presen-za: «Qui vive il sovrano del tutto, mio rivale,mio insuperabile nemico». Naturalmente, diver-so è il senso del brano biblico per il Jacob (1970)del poeta cristiano francese Pierre Emmanuel:«Perché l’esito del combattimento sia senza dub-bio, bisogna che Dio non possa nulla sull’uomoe l’uomo tutto su Dio. Così Dio lotta in formad’uomo, avendo soltanto come attributi di mae-stà il nostro sigillo regale, la faccia umana».

    E se lo scrittore contemporaneo marocchinodi lingua francese Tahar Ben Jelloun usa in fili-grana il racconto biblico in Creatura di sabbia(Einaudi 1987) per indicare lo scontro tra il pro-tagonista e uno spirito misterioso, il teologoHarvey Cox osservava che «il nome, cioè la real-

    tà, del nuovo popolo, Israele, non è costituitopiù in base alla fedeltà, ma piuttosto in ragionedella lotta con Elohim-Dio».

    Ma, come si è annunciato, noi vorremmoriandare un po’ esegeticamente e un po’ spiri-tualmente, al testo biblico nella sua nudità. Dia-mo innanzitutto uno sguardo al suo insieme, apartire dal contesto angoscioso che lo inquadra.Giacobbe esule sta per affrontare una tappa de-cisiva della sua vita, il ritorno nella terra dei suoipadri, dopo l’esilio presso Labano di cui avevasposato le figlie Lia e Rachele. Nell’aria si senteil minaccioso avvicinarsi del clan del fratello tra-dito, Esaù. Egli si incammina verso la notte everso il confine, segnato da un affluente trans-giordanico del fiume principale della terra pro-messa, il Giordano: lo Iabbok con le sue rive

    za vitale. Si pensi un po’ anche alla leggendacristiana di san Cristoforo o al motivo del demo-ne potente solo di notte che all’aurora perde lasua forza, un soggetto presente anche nell’An f i -trione di Plauto o nel primo atto dell’Amleto sha-kesp eariano.

    A questo elemento folclorico dobbiamo ag-giungerne un altro evidente, quello della prescri-zione alimentare — per altro ignota al restodell’Antico Testamento — che vieta di cibarsi diuna parte di carne contenente il nervo sciatico.È noto che sono varie queste regole, spesso dimatrice ancestrale, che proibiscono l’ingresso intavola di alcune pietanze. Secondo alcuni sareb-be un’aggiunta post-esilica che cercherebbe digiustificare una prassi giudaica: forse l’aggiuntaavrebbe identificato nella slogatura al femore diGiacobbe l’eziologia simbolica di questa consue-tudine.

    Non mancano altri elementi, forse accessori,coordinati poi dal redattore finale in una tramasufficientemente armonica. C’è infatti, un’altraevidente eziologia, quella del nome geograficoPenuel, «volto di Dio»: «Ho visto Dio faccia afaccia» afferma infatti Giacobbe. C’è ancheun’ulteriore eziologia, quella del nome del po-polo ebraico, Israele, che viene popolarmenteinterpretato come un «contendere con Dio»:«Hai combattuto con Dio e con gli uomini e haivinto». In realtà, il significato genuino «filologi-co» è incerto: «Dio sincero, splende, salva, re-gna, combatte», oppure «che Dio combatta!» oaltro ancora.

    Certo è che il nome è applicato a Giacobbe inmodo artificioso — in realtà è esclusivamente unnome tribale — per affermare la connessione del-le dodici tribù e quindi dell’intera nazione coipatriarchi. È noto che la prima attestazione epi-grafica del nome «Israele» si trova nel cantico divittoria del faraone Merneptah, nella cosiddetta«stele d’Israele» del suo tempio funerario pressoTebe (ora conservata al Museo Egizio del Cai-ro). Databile attorno al 1225 avanti Cristo, essaafferma che in occasione della ribellione di alcu-ne città palestinesi, il faraone, figlio di RamsesII, avrebbe vinto anche la tribù d’«Israilu»:«Israele è distrutto, non ha più seme». Moltihanno visto in questo dato una menzione enco-miastica faraonica dell’esodo d’Israele dall’Egit-to.

    Un ultimo elemento secondario, tra i molti fi-nora elencati, potrebbe essere quello «nazionali-stico», formulato attraverso l’esaltazione dellaforza dell’eroe eponimo di Israele, così come nel

    capitolo 27 si era esaltata la sua astuzia. In que-sta celebrazione si riflette certamente l’o rg o g l i odelle tribù ebraiche che vedevano rispecchiatanell’antenato la loro storia. Concretamente lamisteriosa lotta sarebbe il segno di una provadura che il patriarca supera; sulla base di questavittoria egli viene costituito capostipite dell’inte-ro Israele. Il primo elemento da mettere in luceè certamente quello della fede nella promessa di-vina. L’accumularsi dei simboli negativi è evi-dente: la notte, il fiume impetuoso, l’essere mi-sterioso, la lotta serrata (...) Lo scontro notturnoha, allora, il senso di anticipare in modo prolet-tico la vittoria di Giacobbe su tutte le forzeoscure che lo assediano per far brillare il compi-mento della promessa di Dio.

    «La lotta di Giacobbe» (Duomo di Monreale, XII-XIII secolo)

    Marte Sonnet, «Un homme lutta avec lui»(1999, collezione privata)

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 16 luglio 2020

    Rilettura manzoniana della pandemia

    Provvida sventura?

    Risposte dell’arcivescovo di Milano ai “p erché” dei cristiani disorientati dopo la crisi sanitaria

    La sapienza che viene dall’altodi MARIO DELPINI

    Nei momenti in cui il male siaccanisce sulla vita di unapersona o di un popolo, sor-gono domande che assumono tonidrammatici. Nei tempi dell’epide-mia, quando il pericolo è imminenteper tutti e ogni comunità, forse an-che ogni casa, è visitata dalla malat-tia e dalla morte, le domande diven-tano pubbliche, ripetute, esasperate.Certo si raccolgono anche domandeche rivelano una resistenza di fronteall’angoscia, intesa come una debo-lezza. Chi si sente forte, chi si ritie-ne al riparo dalla minaccia immedia-ta si domanda: che cosa si può faree che cosa non si può fare? Quandofinirà? Che cosa comporta quelloche sta succedendo per le attività or-dinarie, la scuola, l’economia, le va-canze, la vita della comunità cristia-

    na? Sono domande giuste, legittime,doverose anche. Ma hanno il trattodelle “domande facili”, anche se lerisposte non sempre sono tanto sem-plici. Dall’abisso dell’angoscia, delpericolo estremo, dello strazio chetrafigge l’anima sorgono invece gri-da più scomposte, meno decifrabili,e forse persino indisponibili a diven-tare discorso e a ricevere luce dallasapienza. Sono domande che si pos-sono definire “teologiche”: perchésuccede questo? Perché Dio non loimpedisce? Che cosa fa Dio in que-sta situazione? Perché Dio non ciascolta?

    Se si devono trovare parole peresprimere questi stati d’animo, si de-vono anche trovare cristiani che san-no ascoltare queste domande, cri-stiani, non solo teologi e preti, maanche genitori, anche catechiste ecatechisti. Si devono trovare cristianiche offrono anche risposte più cri-stiane dei luoghi comuni o dell’invi-to ad arrendersi al mistero.

    Quali sarebbero le risposte cristia-ne? In primo luogo, a proposito diDio, i cristiani si dichiarano incapacidi rispondere. Anche quelli che han-no letto tutti i libri, anche quelli chehanno insegnato tutta la teologia,anche quelli che hanno scritto interebiblioteche si onorano di rispondereconfessando la loro incapacità, rico-noscendosi nelle parole di Giovanni,“il teologo”: «Dio, nessuno lo hamai visto» (Giovanni, 1, 18). In se-condo luogo, i cristiani continuano

    a professare quello che ha scrittoGiovanni, “il teologo”: «Il Figliounigenito, che è Dio ed è nel senodel Padre, è lui che lo ha rivelato»(Giovanni, 1, 18). Perciò i cristiani,quando pensano a Dio, quando de-vono rispondere alle domande suDio, non sanno dire altro che quelloche il Figlio, Gesù, ha rivelato diDio. Entrando quindi nelle doman-de che sorgono nel tempo dell’ango-scia e della desolazione, i cristiani ri-spondono contemplando Gesù e se-guendo Gesù e pregando come hapregato Gesù. A loro è dato di vive-re quanto hanno confidato i disce-poli: «Il Verbo si fece carne [...] e

    Per il nuovo anno pastorale

    Si intitola Infonda Dio sapienza nel cuore. Si può evitare di essere stoltila proposta pastorale di monsignor Mario Delpini, arcivescovo diMilano, pubblicata in vista dell’anno pastorale 2020-2021 cheinizierà ufficialmente il prossimo 8 settembre, festa della Nativitàdella Beata Vergine Maria. Il testo, introdotto da un passo del«Memoriale ai milanesi» di san Carlo Borromeo e da un brano deldiscorso rivolto il 20 giugno scorso da Papa Francesco a medici,infermieri e operatori sanitari della Lombardia, contiene anche laprima delle quattro lettere alla Chiesa ambrosiana per il nuovo annopastorale, che verrà diffusa l’8 settembre, mentre le altre treusciranno all’inizio dell’Avvento, della Quaresima e del tempo diPentecoste. Pubblichiamo un breve stralcio della proposta pastorale.

    noi abbiamo contemplato la sua glo-ria» (Giovanni, 1, 14). Dio si è mani-festato nella carne di Gesù, la fragi-lità che ha subito il tradimento e laviolenza, e in questo ha rivelato lagloria di Dio, cioè l’invincibile amo-re. L’onnipotenza di Dio si è rivela-ta non nel mandare dodici legioni diangeli a sbaragliare le potenze ostiliche innalzavano sulla croce il Figlio,non nel prodigio preteso come sfidada coloro che provocavano Gesù amostrare la sua regalità scendendodalla croce. L’onnipotenza di Dio siè rivelata in Gesù che proprio nelconsegnare la sua vita alla violenzaingiusta ha portato a compimento ilsuo amore, il più grande, quello chedà la vita per i suoi amici.

    A chi mi chiede «Dov’è Dio inquesto momento drammatico?», iorispondo: Dio è lì, nell’amore invin-cibile di Gesù, che continua ad ama-re anche quando è odiato. A chi michiede «Che cosa fa Dio per noiadesso che siamo malati e minacciatidi morte?», io rispondo: Dio conti-

    nua a fare per noi quello che ha fat-to per Gesù, dona lo Spirito santoperché questa situazione diventi pernoi che l’attraversiamo occasione pervivere, amare, morire come Gesù.Per questa via entriamo nella vita, lavita vera, la vita eterna, la vita diDio. A chi mi chiede «Perché Dionon mi ascolta?», io rispondo: Dioascolta sempre, Dio continua a man-dare lo Spirito santo per rendercipartecipi della vita di Gesù, la vitadel Figlio di Dio. «E qualunque co-sa chiederete nel mio nome, la farò,perché il Padre sia glorificato nel Fi-glio. Se mi chiederete qualche cosanel mio nome, io la farò» (Giovanni,14, 13). A chi mi chiede «Perché ècapitato questo male? Di chi è lacolpa?», io rispondo che non lo so.Il male è un enigma incomprensibi-le, non so da dove venga. So percerto che non è voluto da Dio.

    Le vicende drammatiche che at-traversiamo hanno forse predispostoun numero maggiore di uomini edonne ad affrontare domande incon-suete, a invocare risposte capaci diorientare un comportamento, a desi-derare un dialogo senza preclusionedi tempi e di culture per lasciarsiistruire a proposito della vita, nientedi meno che la vita. Per chi è cosìpredisposto è possibile condividerel’entusiasmo dello scriba che cerca lasapienza: «Egli ricerca la sapienzadi tutti gli antichi e si dedica allostudio delle profezie. Conserva idetti degli uomini famosi e penetrale sottigliezze delle parabole, ricercail senso recondito dei proverbi e sioccupa degli enigmi delle parabole.Svolge il suo compito fra i grandi,lo si vede tra i capi, viaggia in terredi popoli stranieri, sperimentando ilbene e il male in mezzo agli uomi-ni» (S i ra c i d e , 39, 1-4).

    La proposta pastorale dell’anno2020-2021 suggerisce di mettersi allascuola dell’anno liturgico e di la-sciarsi condurre dalla celebrazionedei santi misteri a vivere la comu-nione con Gesù che lo Spirito santorende possibile a coloro che lo rice-vono e sono figli nel Figlio. L’esp e-rienza drammatica dell’epidemia hasconvolto le forme del vivere, del la-vorare, del celebrare, del soffrire edel morire, del fare festa e del pren-dersi cura. Ha sconvolto la vita. Lefasi successive avviano le occupazio-ni e le manifestazioni ordinarie: sa-ranno a poco a poco “come prima”o la vita sarà diversa? Saremo diver-si? Non ho risposta. Propongo dicercare insieme, di invocare insieme«la sapienza che siede accanto a Dioin trono» (Sapienza, 9, 4), «la sa-pienza che viene dall’alto» (Giudici,3, 17). Con questa intenzione pro-pongo di vivere l’anno pastorale co-me un percorso sapienziale: attraver-siamo i tempi con le nostre doman-de, con l’attenzione a cercare il sen-so e il criterio della vita ordinaria,delle sue pratiche, delle possibilitàdi bene e delle tentazioni del male.La vita ordinaria per certi aspetti èripetitiva e prevedibile, è però anchesorprendente, sconcertante, ango-sciante. La sapienza che vienedall’alto è quell’attitudine ad affron-tare il prevedibile e l’imprevisto, lasorpresa meravigliosa o l’irromp eredello spavento con l’animo del cre-dente, con la condivisione della vi-sione cristiana della vita che ci rendepopolo, dentro una storia, in cam-mino verso il compimento.

    Monsignor Olivero riflette sull’esperienza del covid-19

    Non èuna parentesi

    di DO N AT E L L A CO A L O VA

    «È un tempo che urla eche ci chiede di cambia-re. Per comprendere co-sa ci stia dicendo questo tempo,faccio in primo luogo riferimentoalla mia esperienza di malato di co-vid. C’è stato un momento, lungodue, tre giorni, in cui sono stato vi-cinissimo alla morte. Sentivo chestavo morendo — e i medici poi mihanno confermato che il rischio èstato molto alto — e ho percepito lamorte come un momento in cui tut-to, proprio tutto, evapora»: lo scri-ve il vescovo di Pinerolo, DerioOlivero, nel volume Non è una pa-re n t e s i , uscito da poco presso EffatàEditrice (Cantalupa, 2020, pagine176, euro 13). «E in questo evapora-re solo due cose restavano salde,due cose che erano perciò il verome, il mio nocciolo duro, la miaidentità: una grande fiducia, che ioda credente chiamo fiducia in Dio,cioè la certezza di una Presenza, e itanti volti cari con cui ho stabilitodelle relazioni. Sono convinto che,in questa esperienza personale, siacontenuta una verità universale».

    Il vescovo prosegue con l’analisidella società prima del covid-19, «laprima civiltà senza fiducia nel futu-ro», commentando: «Oggi sembraancora peggio, perché questa trage-dia ci dice che molti diventano cini-ci e si chiedono se e chissà come neverremo fuori». Secondo monsignorOlivero, «la vocazione a ridare fi-ducia» è oggi l’impegno specifico

    dei cristiani. Questo appello «è an-zitutto da coltivare in noi, perchénon è detto che i cristiani siano ve-ramente i più fiduciosi». Ma «laParola di Dio, l’eucaristia, la comu-nità sono sorgenti di fiducia» e cirendono «capaci di stare veramente,fattivamente, generativamente viciniagli altri, per far sentire un aiuto euna speranza che contagia».

    Il presule auspica la vera testimo-nianza che è innanzitutto lasciar«trasparire un di più che non è me-rito nostro, un di più che riceviamoe che ci rende così», sollecitinell’avvicinarci agli altri, nel rap-porto quotidiano da persona a per-sona, attenti a un farsi prossimoche contrasti ogni forma di indivi-dualismo, nella consapevolezza, co-me ha scritto Pierangelo Sequeri,che «io sono la mia destinazione,cioè io sono se esisto per qualcu-no». Questo è un concetto caro alvescovo di Pinerolo che, scrivendole parole di uno stupendo inno poidiffuso in tutta la sua diocesi, hainserito questo ritornello: «Non iosono, ma io siamo / non chi sono,ma per chi sono. / Aiutaci, o Si-gnore, siamo tuoi».

    Durante il lo ckdown, «in questoisolamento — sottolinea il vescovo— ci siamo resi conto che le relazio-ni ci mancano come l’aria. L’a l t ronon è il nostro inferno, come dicevaSartre, no: gli altri sono il nostroparadiso. Non è homo homini lupus,ma homo homini deus. Non dimenti-chiamolo!».

    Monsignor Olivero auspica chenel dopo–covid si possa costruireuna società migliore, tramite l’im-pegno nella comunità degli umani,l’essenzialità e la sobrietà, l’adultità,cioè l’essere persone che conosconoi limiti della vita senza perdere lafiducia. Circa i credenti, è impor-tante che essi siano davvero, secon-do l’insegnamento di Papa France-sco, «Chiesa in uscita», «Chiesa —spiega il presule — che esce per sta-re fuori, e questo significa testimo-nianza, farsi prossimo, prendere in

    mano il mondo con i suoi guai e lasua bellezza e imparare a portare ilproprio contributo in politica,nell’economia, nella sanità, nellascuola, sul posto di lavoro, in fami-glia, nella comunicazione».

    Altrettanto appassionati e incisivii suggerimenti per una Chiesa capa-ce di abitare spazi diversi, come lafamiglia, la liturgia, la cura dellaspiritualità, la cura delle relazioni.«Dobbiamo generare non unaChiesa che va in chiesa, ma unaChiesa che va a tutti. Una comuni-tà di impegnati e di praticanti cheguarda con simpatia e stima i nonpraticanti. Che guarda con simpatiae stima gli appartenenti ad altreconfessioni e ad altre religioni. Consimpatia e stima gli agnostici e gliatei». Infatti, «uscire fuori ossigenaanche l’interno». Anche perché «laChiesa non è un’o rg a n i z z a z i o n e ,ma è un insieme di relazioni. Spes-so la Chiesa è diventata un’o rg a n i z -zazione: corriamo come disperati,tra operatori pastorali neanche ci siconosce, non c’è mai tempo per fer-marci e curare la nostra amicizia, lanostra relazione, la nostra fraterni-tà. Ci si trova sempre per organiz-zare qualcosa. Questo non funzio-na: se la comunità (parrocchia, dio-cesi) non è un luogo di relazioni,diventa uno “scatolone vuoto” […]Non comunità chiuse, ripiegate suse stesse e sulla propria organizza-zione, ma comunità aperte, umili,cariche di speranza; comunità checontagiano con la propria passionee la propria speranza. Cariche di

    entusiasmo, passione, speranza, af-fetto. Sostenute dalla relazione conD io».

    Il testo scritto dal presule termi-na con un esplicito riferimento allaEvangelii gaudium (n. 222-225) sot-tolineando l’importanza di creareprocessi «cioè aiutare le persone acamminare verso obiettivi comuni.E perseguirli con pazienza e tena-cia. Con infinita fiducia». In con-clusione, monsignor Olivero invitaad assumere la logica del dono.Proprio in questa logica, appenauscito dall’ospedale, «ho deciso —racconta — di chiamare alcuni mieiamici più cari e chiedere loro il fa-vore di spendere un po’ del lorotempo nel darmi una mano per fareun libro che potesse aiutare a riflet-tere partendo da questa situazionedi epidemia. Il titolo Non è una pa-re n t e s i è nato per stimolare tutti anon tornare come prima, come senulla fosse successo, ma a lasciareche questo tempo brutto e difficileci parli. Solo così possiamo uscirnenuovi e creare una società nuova».

    Il libro, a cura di monsignor De-rio Olivero, con la prefazione diEnzo Biemmi, religioso della comu-nità dei Fratelli della Sacra Fami-glia, contiene infatti anche i contri-buti di don Duilio Albarello, EsterBrunet, storica dell’arte, Paolo Cur-taz, teologo e scrittore, don MarcoGallo, Andrea Grillo, teologo, Al-berto Maggi, frate dell’Ordine deiServi di Maria, don Antonio Scat-tolini, don Ivo Seghedoni, MichaelDavide Semeraro, monaco benedet-tino.

    di EGIDIO PICUCCI

    «Q uesto Manzoni ci darà da fare per tutta lavita». L’ha scritto Cesare Angelini, uno deipiù acuti studiosi del grande autore milane-se, ricordando come egli «abbia risolto i problemi delvivere e dello scrivere con estrema coerenza e puntuali-tà; e che non è solo un consolato punto di arrivo dellenostre lettere ma un fertile punto di partenza per piùbelle prove».

    Punto di partenza anche oggi e non solo per via delromanzo, ma anche per le altre opere: gli Inni sacri,l’Ad e l c h i , Il Conte di Carmagnola, le Odi civili. Comenon ricordare in tempo di coronavirus — ha fatto nota-re lo storico Giuseppe Santarelli, anche lui studioso diManzoni — la famosa espressione che si trova nel corodell’atto IV dell’Ad e l c h i , che Manzoni scrisse tra il 1820e il 1822, a proposito di Ermengarda figlia di Desidero,re dei Longobardi e sposa di Carlo Magno che la ri-pudiò? Ermengarda, scrive Santarelli, «veniva da unpopolo violento e oppressore che il Manzoni chiama“rea progenie”, ma finisce tra gli oppressi». Ebbene, ilcoro della tragedia dice all’infelice che muore in unmonastero di monache: «Te collocò la provvida / sven-tura intra gli oppressi» e non ha altri desideri all’in-fuori di questo: «Al Dio de’ santi ascendere / santa delsuo patir». La sventura ha dunque una funzione prov-videnzialmente benefica. Tale è la valutazione che ilManzoni fa della vita; cosa d’una tristezza consolata,segnata da un segno di espiazione; quasi un nostrodolce purgatorio.

    Alessandro Manzoni considera cristianamente la“sventura” di Ermengarda definendola “p ro v v i d a ”, cioèpermessa dalla Provvidenza perché, ricavando il benedal male, permette di riscattarsi e di mettersi non tragli oppressori, ma tra la moltitudine degli oppressiche, attraverso il dolore, arrivano a vivere in una formadi pacata letizia. La “provvida sventura” richiama leparole che padre Cristoforo rivolse a Renzo indicando-gli nel lazzaretto «lo sventurato Rodrigo. Può esserecastigo, può essere misericordia». Cioè, la fine così mi-serevole di quest’uomo può essere punizione del maleche ha fatto; ma può essere un tratto di misericordiache l’ha voluto nel lazzaretto a raccogliere amore eperdono; qui, dove qualcuno disfa col suo bene il ma-le che egli ha fatto. C’è anche qui l’esaltazione dellacristiana consapevolezza del dolore, idea fondamentaledell’etica del Manzoni poeta e prosatore. C’è il premioalla fiducia di padre Cristoforo; fiducia che, permet-tendogli di credere sempre nel trionfo del bene sul ma-

    le, ne ha fatto un vincitore. Dei grandi peccatori delromanzo, don Rodrigo è quello che fa la fine più cupa(«Verrà un giorno…»). L’Innominato è risorto al suo-no delle campane che annunciano l’arrivo del cardinaleFederico; la monaca di Monza ha il suo riscatto. Madon Rodrigo sembrerebbe condannato se si dimenti-casse che l’uomo non muore mai solo, neppure nellepagine del Manzoni. Nel momento in cui la sventuralo ha distrutto avviene l’insperato recupero e il «mise-rabile covile» su cui giace al lazzaretto par che diventiun trono di grazia che poggia sulla preghiera comin-ciata per lui nella chiesetta di Pescarenico «per quelpoveretto che ci ha condotti a questo passo».

    Sicché, anche «sulla deserta coltrice» (altro riferi-mento manzoniano) di don Rodrigo, il solo personag-gio manzoniano della cui salvezza pareva quasi lecitodubitare, pare di vedere scendere Dio e il suo perdo-no. Don Rodrigo se ne va, afferrato «da una man dalcielo» dentro un lume di tranquillo mistero; e, nel ve-derlo scomparire, noi restiamo come quelli che hannosperanza perché «i miseri / seco il Signor solleva / etutti i figli d’Eva / nel suo dolor pensò».