L’Emmanuele - Fides Onlus · 20011 Corbetta (MI) ... nelle comunità, diventato sacerdote in...

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L’Emmanuele Associazione Fides Onlus- Sede legale: Strada Zea 1 - 10040 Leinì (To) Ente Morale Riconosciuto D.P.R. n. 962 del 25/11/85 - Codice fiscale n. 92001720017 Poste Italiane SpA - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Milano - Anno XXV - N. 3 ottobre 2017 SEDI OPERATIVE: Accoglienza notturna anziani senza dimora «CASA DEGLI AMICI» Via Timavo, 68 - 20124 Milano Tel/fax 02 67070963 Comunità pedagogico-riabilitative alcol-tossicodipendenti «CA’ NOSTRA» Via Padre Mario Lupano, 2 20011 Corbetta (MI) Tel/fax 02 97272500 «CA’ NOSTRA » Via A. Grandi, 5 20010 Mesero (MI) Tel. 02 9787273 Case alloggio «CA’ NOSTRA» Via P. Micca, 14 20010 Cornaredo (MI) Tel/fax 02 91764072 «CASA DELL’EMMANUELE» Strada Zea, 5 - 10040 Leinì (TO) Tel/fax 011 9973883 «CASA CARLA MARIA» Via padre Mario Lupano ex Via Casale, 6 15032 Borgo San Martino (AL) Tel/fax 0142 429155 Centro di ascolto Via Marsala, 27 26841 Casalpusterlengo (LO) Cell. 333 9735439 Cooperazione internazionale «MISSIONE SAKALALINA» E.K.A.R. B.P. 33 Ihosy - Madagascar E-mail: [email protected] Comunità familiare per minori gestita dalla Cooperativa “La Terra Promessa 2” «CA’ NOSTRA» Strada Zea, 1 - 10040 Leinì (TO) Tel/fax 011 9988284 Web: E-mail: Fides-Missione Sakalalina P reghiera de i V incenziani preghiera dei Signore , f ammi buon amico di tutti fa che la mia persona ispiri fiducia: a chi soffre e si lamenta, a chi cerca luce lontano da Te, a chi vorrebbe incominciare e non sa come, a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace. Signore aiutami, perché non passi accanto a nessuno con il volto indifferente, con il cuore chiuso, con il passo affrettato. Signore, aiutami ad accorgermi subito: di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che soffrono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo. Signore, dammi una sensibilità che sappia andare incontro ai cuori. Signore, liberami dall ’ egoismo, perché Ti possa servire, perché Ti possa amare, perché Ti possa ascoltare in ogni fratello che mi fai incontrare. Le opere di Dio non si fanno quando lo desideriamo noi, ma quando piace a Lui. San Vincenzo de Paoli

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  • L’EmmanueleAssociazione Fides Onlus- Sede legale: Strada Zea 1 - 10040 Leinì (To)

    Ente Morale Riconosciuto D.P.R. n. 962 del 25/11/85 - Codice fiscale n. 92001720017Poste Italiane SpA - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46)

    art. 1, comma 2, DCB Milano - Anno XXV - N. 3 ottobre 2017

    SEDI OPERATIVE:

    Accoglienza notturna anzianisenza dimora

    «CASA DEGLI AMICI»Via Timavo, 68 - 20124 Milano

    Tel/fax 02 67070963

    Comunità pedagogico-riabilitative alcol-tossicodipendenti

    «CA’ NOSTRA» Via Padre Mario Lupano, 2

    20011 Corbetta (MI)Tel/fax 02 97272500

    «CA’ NOSTRA »Via A. Grandi, 5

    20010 Mesero (MI)Tel. 02 9787273

    Case alloggio

    «CA’ NOSTRA»Via P. Micca, 14

    20010 Cornaredo (MI)Tel/fax 02 91764072

    «CASA DELL’EMMANUELE»Strada Zea, 5 - 10040 Leinì (TO)

    Tel/fax 011 9973883

    «CASA CARLA MARIA»Via padre Mario Lupano

    ex Via Casale, 6 15032 Borgo San Martino (AL)

    Tel/fax 0142 429155

    Centro di ascoltoVia Marsala, 27

    26841 Casalpusterlengo (LO)Cell. 333 9735439

    Cooperazione internazionale«MISSIONE SAKALALINA»

    E.K.A.R. B.P. 33Ihosy - Madagascar

    E-mail: [email protected]

    Comunità familiare per minori

    gestita dalla Cooperativa“La Terra Promessa 2”

    «CA’ NOSTRA»Strada Zea, 1 - 10040 Leinì (TO)

    Tel/fax 011 9988284

    Web:E-mail:

    Fides-Missione Sakalalina

    Preghiera dei Vincenzianipreghiera dei

    Signore, fammi buon amico di tuttifa che la mia persona ispiri fiducia:a chi soffre e si lamenta,a chi cerca luce lontano da Te,a chi vorrebbe incominciare e non sa come,a chi vorrebbe confidarsie non se ne sente capace.

    Signore aiutami,perché non passi accanto a nessunocon il volto indifferente,con il cuore chiuso,con il passo affrettato.

    Signore, aiutami ad accorgermi subito:di quelli che mi stanno accanto,di quelli che sono preoccupati e disorientati,di quelli che soffrono senza mostrarlo,di quelli che si sentono isolati senza volerlo.Signore, dammi una sensibilitàche sappia andare incontro ai cuori.

    Signore, liberami dall ’ egoismo,perché Ti possa servire,perché Ti possa amare,perché Ti possa ascoltarein ogni fratello che mi fai incontrare.

    Le opere di Dio non si fanno quando lo desideriamo noi, ma quando piace a Lui.

    San Vincenzo de Paoli

  • Volevo innanzitutto portare il saluto di tutto il pae-se. Credo che la Via Padre Mario Lupano sia un riconoscimento che il Comune da anni riserva ai suoi cittadini più importanti. Passiamo oggi all’intitolazione di Via Padre Mario Lupano e speriamo per Natale di riuscire ad intitolare il Centro Sportivo a Don Dante Caprioli. Sono testimoni in cui crediamo. Dobbiamo ricordare ai nostri giovani che quello che riusciamo a costruire per il futuro è fondato su questo passato.

    Padre Lupano nasce a Borgo nel 1916. Inizia a 17 anni il suo percorso per diventare prete che si con-clude nel 1945 con l’ordinazione. È un missionario vincenziano che si dedica alla predicazione e alle missioni popolari e ben presto si rende conto delle povertà e sofferenze del dopo guerra.

    In seguito alla missione di Milano del 1957 istitui-sce la Famiglia di Maria come presenza nei caseg-giati delle periferie di Milano e Torino.

    Per meglio dedicarsi ai poveri, sceglie di vivere con loro e ottiene dai suoi

    superiori, nel 1970, il permesso di trasferirsi, con un suo confratello, nel quartiere popolare di Baggio a Milano.

    Inizia così un nuovo cammino. In quegli anni diventa urgente aiutare gli anziani senza dimora, i giovani “caduti” nelle difficoltà della droga e quelli colpiti da AIDS. Nel 1973 si apre la prima casa e tutte hanno lo stesso stile: creare un’accoglienza stile famiglia. Ne istituisce in Lombardia e in Piemonte.

    Credo sia un percorso importante perché è riuscito con la sua “testardaggine” a creare in tutte queste case un ambiente adatto e idoneo per recuperare molte persone.

    Nell’anno 1981 fonda l’Associazione Fides che è l’istituzione madre di tutte queste case. Da buon borghigiano, non si è accontentato però di questo territorio ed è andato in Madagascar dove ha costrui-to un ospedale in un villaggio sperduto del sud.

    Ha voluto che a Borgo ci fosse una casa importan-te per questa associazione. Casa Carla Maria viene aperta nel 1998, appena dopo la sua morte.

    Io sono arrivato nel 2001 ed è iniziato il percor-

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    superiori nel

    La via Padre Mario Lupano

    La giornata del XXIII convegno della Fides Onlus si è svolta con grande gioia. Numerosi i parteci-panti di Borgo San Martino e delle altre realtà dell’Associazione per la cerimonia di intitolazio-ne di una via a Padre Mario Lupano, nato proprio a Borgo.

    Dopo la presentazione di Davide Croci, vice pre-sidente dell’associazione, Agnese, appena tornata dal Madagascar, ha relazionato sulla situazione del centro sociale e sanitario di Sakalalina.

    In seguito il Sindaco di Borgo Giovanni Serazzi, ricordando la costante collaborazione con Casa Carla Maria, ha chiamato Angela, responsabile della Casa, a scoprire la targa di Via Padre Mario Lupano.

    La S. Messa, concelebrata da Don Federico, par-roco di Borgo, e da Don Pietro, parroco di S. Vincent, amico e volontario della Fides, è stata arricchita da

    -tecipazione della corale parrocchiale.

    Buono l’afflusso al banco di beneficenza, orga-nizzato da ospiti e operatori di Casa Carla Maria; conviviale il pranzo … all’aperto, giacché il cielo si era fatto sereno, in sintonia con i nostri cuori.

    SAN VINCENZO E PADRE LUPANOsulla stessa via Xxiii Convegno Fides Onlus10 Settembre 2017

    so con Angelina, brava persona, certamente adatta all’ambiente che deve gestire, ma che bisogna pren-dere con le molle. Due caratteri forti sono riusciti ad iniziare una collaborazione tra il Comune di Borgo e Casa Carla Maria. Frutto di tale collaborazione è stata l’autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale di questo salone e ora l’intitolazione della strada a Padre Lupano.

    Abbiamo avuto qualche giorno fa l’autorizzazione della sovrintendenza e con Via Padre Lupano si cam-bia il nome di un tratto di Via Casale che va dall’in-tersezione di Via Carlo Alberto e arriva all’incrocio successivo di Via XI febbraio, in pratica il tratto di Casa Carla Maria. Inoltre si sta concludendo il percor-

    so di assegnazione da parte della Regione Piemonte di un alloggio popolare per gli ospiti in dimissione da Casa Carla Maria.

    Prima di scoprire la targa della Via vorrei fare una riflessione. Credo che i valori di Padre Lupano sia-no attuali ancora oggi perché le difficoltà dell’acco-glienza sono note a tutti. Credo che Padre Lupano ci debba insegnare qualcosa; penso sia necessario valorizzare i suoi principi. Accogliere le persone così come ha sempre fatto lui nelle sue case, vuol dire accogliere e aiutare chi ha bisogno, ma anche, come mi insegna Angelina, far rispettare le regole del luogo di accoglienza. Se non si sta a queste regole non si può concludere il percorso, riuscire ad integrare la persona accolta e a fare in modo che l’accoglienza avvenga in maniera compiuta.

    Ora possiamo scoprire la targa “Via Padre Mario Lupano” che, nel giro di pochi giorni, andrà a sostitui-re le precedenti e chiamo Angelina a scoprirla con me.

    Giovanni SerazziSindaco di Borgo S. M.

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    Anche il nostro padre Mario, come S. Vincenzo, ne era convinto e ben presto sperimentò la fatica concreta nell’attuazione del carisma dell’ “attenzione ai poveri”.

    Sulla scia della via di somiglianza di S. Vincenzo con padre Mario troviamo sicura-mente l’ “umiltà e il nascondimento”.

    Il fondamento delle due vocazioni di ser-vizio è stato per entrambi nella decisione di mettersi a disposizione di Dio perché Lui attui i Suoi progetti.

    S. Vincenzo e Padre Mario provenivano da una vita agricola, di campagna, da famiglie contadine abituate a lavorare sodo nei campi dall’alba al tramonto. L’aria che hanno respira-to è stata quella della rigorosa vita contadina.

    La loro formazione umana e spirituale rice-vuta in età scolare e adolescenziale, è maturata in una famiglia sana e secondo i tempi della natura, della terra e la semplicità dello snodarsi del quo-tidiano, acquisendo rigorosità, essenzialità e sem-plicità, doti caratteristiche in entrambi che emer-geranno nella loro vita personale e nelle opere di carità. Queste doti si riverseranno anche nella vita delle loro figlie spirituali e verranno messe a frutto nei tempi e nei modi loro contemporanei.

    È in questo contesto di “serenità e semplicità campestre” che la Provvidenza costruisce le basi per la santità di entrambi facendoli diventare stru-menti della misericordia di Dio.

    S. Vincenzo e Padre Mario hanno guardato in faccia non alla povertà, ma al povero, all’uomo povero. Non hanno teorizzato la povertà, ma sulla scia di Gesù povero, casto e umile, han-no dato delle risposte concrete a persone con-crete che vivevano situazioni di indigenza nel nascondimento e spesso ignorate dalla società:

    dall’unione interiore a Dio al servizio esteriore dei poveri.

    Entrambi cercarono di promuovere il povero dandogli dignità attraverso l’istruzione, il lavoro, l’accoglienza, convinti che un uomo può diventare persona solo se amato.

    “Autopromozione” e “dare dignità”: sono le due parole che mi hanno fatto riflettere ripensan-do alla biografia di S. Vincenzo e di Padre Mario.

    Vi sono molte persone che vivono la propria situazione di indigenza nel nascondimento e igno-rati dalla società, che necessitano di servizi assi-stenziali che garantiscano loro un minimo di digni-tà e di autopromozione umana.

    Vale sempre la frase di Confucio: “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita”.

    È quello che le realtà nate da San Vincenzo e la “Famiglia di Maria”, costituita da Padre Mario, oggi fanno evidenziando un ruolo fondamentale di “dia-conia”, di servizio al prossimo.

    dall’omelia di Don Pietro PanceriParroco di S. Vincent (AO)

    il carisma vincenzianodi Padre Lupano

    SAN VINCENZO E PADRE LUPANOsulla stessa via

    Penso che questo XXIII convegno debba essere un nuovo punto di partenza per amici-volonta-ri-simpatizzanti e per la “Famiglia di Maria” per riflettere intensamente sul significato dello spirito caritativo di S. Vincenzo e Padre Mario in un mon-do globalizzato pieno di egoismi e individualismi.

    La vita di S. Vincenzo, dal momento in cui ne sono venuto a conoscenza, tanti anni fa, mi ha sempre affascinato. Avendo conosciuto a lungo Padre Mario, mi sono reso conto della somiglianza della sua vita con quella di S. Vincenzo, ma soprat-tutto del fascino che Vincenzo ha esercitato, fin dall’inizio, sulla storia e sulla vocazione del Padre.

    Oggi mi è stata chiesta una riflessione, come figlio spirituale del Padre e come primo volontario nelle comunità, diventato sacerdote in seguito ad una rapida e intensa preparazione alla vita religio-sa impartitami da Padre Mario.

    Vorrei allora introdurmi sull’argomento con una citazione.

    Nel film “Monsieur Vincent”, di genere bio-grafico uscito nel 1947, diretto da Maurice Cloche, venne rappresentato S. Vincenzo de Paoli mentre dà le istruzioni a una “Figlia della Carità” che ini-zia la sua missione: “ … Piccola Jeanne, so che sei coraggiosa e buona. Tu vai domani dai poveri per la prima volta. Ricordati bene: Tu ti accorge-rai presto che la carità è un fardello pesante.

    Più pesante del secchio della minestra e del cesto del pane. Ma tu conserverai la tua dolcezza e il tuo sorriso. Non è tutto dare il brodo e il pane. Questo lo possono fare anche i ricchi. Ma tu sei la piccola serva dei poveri, la figlia della carità sem-pre sorridente e di buon umore. Essi sono i tuoi padroni terribilmente suscettibili ed esigenti. Lo vedrai. Allora più saranno ripugnanti e sudici, più saranno ingiusti e grossolani, più tu darai loro il tuo amore… E sarà solo per questo tuo amore, per questo amore soltanto, che i poveri ti perdoneran-no il pane che tu darai loro”.

    S. Vincenzo, in questa istruzione alla Figlia della Carità, in sintesi dice: la carità non è una passeg-giata sentimentale, e neppure un vago sentimento di “buonismo” come si suol dire, ma un “fardello pesante” che accettiamo di portare sull’imitazione di Gesù che per primo ha portato la croce in vista della nostra salvezza.

    Siamo chiamati ad imparare la carità da Gesù, il quale ha sempre usato il metro della misericordia e non ha mai giudicato l’uomo e il povero, ma lo ha accolto nella sua integralità.

    S. Vincenzo e il padre Mario questo l’hanno capi-to e messo in pratica nella storia del loro tempo e secondo modalità storiche collocandosi in una medesima direzione: quella della solidarietà con chi ha sperimentato la disperazione e la solitudine.

    Nella giornata sono state presentate tre nuove pubblicazioni:

    Fides Onlus:Linee di spiritualità: come Padre Mario Lupano ha visto, meditato e vissuto S. Vincenzo De’ Paoli

    Fides Onlus:Padre Lupano e San Vincenzo: meditazioni

    Vera Bonaita:San Vincenzo De’ Paoli raccontato ai bambini

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    È sempre un piacere incontrare gli amici, i benefattori, i volontari, i collaboratori e tutti voi con i quali condividiamo ideali e program-mi di vita e di lavoro.

    Vi porto i saluti di tutti gli amici malgasci, vorrei trasmettervi il sorriso dei nostri bimbi, i colori malgasci della natura, l’azzurro del cielo, la luminosità del sole appena lasciati, ma ancora presenti nel cuore e nella mente.

    È Padre Lupano che ci unisce e noi avver-tiamo la sua presenza qui tra noi.

    Ora a Sakalalina, oltre alle sue opere che conti-nuano a pieno ritmo, c’è un ricordo particolare del Padre che durerà nel tempo: il giardino botanico in ricordo del centenario della sua nascita. Il suo sorriso spicca nel verde su una terra rossa, nella savana secca ed arida a causa della siccità. Nono-stante questo le 100 piantine di vario tipo, anche se con fatica, crescono e creano una piccola oasi.

    Una novità: in ottobre, con la ripresa delle scuo-le, ci sarà la prima classe di liceo anche a Sakala-lina. Visto il numero di allievi, il villaggio è con-siderato idoneo ad avviare una scuola superiore. Questo facilita la continuità degli studi ai nostri ragazzi che, grazie al sostegno a distanza, pos-sono frequentare tutti la scuola.

    Gli esiti degli esami quest’anno sono sta-ti discretamente buoni; ho portato le letterine dei bimbi e ragazzi adottati con i risultati dei loro studi. Attualmente tre giovani sono all’universi-

    re altrove, ma scelgono l’ospedale di Sakalalina sicuri della qualità delle prestazioni, nonostante i disagi della strada e delle distanze.

    Da gennaio con il nuovo laboratorio di cito-logia, realizzato grazie alla generosità di tante per-sone, vengono fatte gratuitamente le diagnosi e le cure per i tumori femminili.

    Tutto questo è sempre stato il desiderio e l’inten-to del Padre: aiutare i poveri, gli ammalati, dare speranza a tutti, portare il Vangelo ovunque. Ora possiamo dire che le sue opere - “le opere di Dio” lui diceva - continuano e sono una testimo-nianza tangibile del Vangelo, una manifestazione di amore verso il prossimo, un cammino verso lo sviluppo e la civiltà di questi popoli provati dalle ingiustizie e dalla povertà.

    Agnese Menzio Responsabile del Centro Sanitario di Sakalalina

    aggiornamenti daSakalalina

    SAN VINCENZO E PADRE LUPANOsulla stessa via

    tà, sette hanno ottenuto il diploma di infermiere, ostetrica o anestesista e sono in servizio nel nostro ospedale. I ragazzi con la maturità ora sono tanti e cercano un lavoro: quattro di essi lavorano in ospedale come personale di supporto e tre inse-gnano alle elementari.

    Purtroppo la situazione politica e sociale in Madagascar non è molto promettente: l’instabilità politica, la disoccupazione, l’insicurezza dovuta al banditismo sempre più frequente, la corruzione, il carovita, i cambiamenti climatici che portano siccità o piogge devastanti creano una situazione di povertà sempre in aumento. La produzione di riso è sempre più scarsa, la fame, le malattie e la malnutrizione nei bambini sono realtà che ci preoccupano.

    Eppure Sakalalina si può dire che è un vil-laggio privilegiato grazie alle opere che il Padre Lupano ha voluto, opere che portano evoluzione e sviluppo dando lavoro a tante famiglie e novità a tutto il villaggio.

    Centinaia di persone arrivano quotidianamente a Sakalalina provenienti da ogni parte dell’isola per cercare le cure e recuperare la salute. Tra que-sti tanti feriti da armi da fuoco dovuti ad attacchi da bande armate.

    L’ospedale è sempre in piena attività, sovente i letti non bastano, la recrudescenza della malaria fa stragi soprattutto di bambini, la tubercolosi ed altre malattie, che si direbbero scomparse (come la peste), ancora mietono tante vittime ed è come se nessuno lo sapesse.

    La lista di attesa per la chirurgia è lunga perché troppe sono le urgenze che non possono aspetta-re. L’équipe medica e paramedica con il personale di supporto, una cinquantina di dipendenti, acco-glie e si prodiga con dedizione e professionalità alle diagnosi e alle cure per tutti.

    Tutti vengono trattati con equità: sia i poveri, che non possono partecipare alle spese, sia coloro con possibilità economiche che potrebbero cerca-

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    Per ogni Santo – quindi anche per Vincenzo – nominare lui e nominare Dio è la stessa cosa. Infatti i Santi, frutti del Vangelo, ci sono dati dal Datore di ogni bene.

    Il Figlio: Vincenzo ha palese-

    mente continuato l’incarnazione del Verbo facendo suo il “mi ha inviato a evangelizzare i pove-ri” e diciamo che egli ha visto e combattuto la povertà come “mor-te” del fratello.

    Dio è il Dio della vita, il Padre vuole la vita. La povertà impedisce lo sviluppo, la maturazione di essa. E se questa povertà giunge fino al punto da rendere l’uomo soggetto alle privazioni di quanto è necessario alla vita fisica, fa scaturire impellente e preminente il dovere di combatterla e di dare la preferenza a chi ne è colpito a confronto con gli altri.

    E sono appunto questi poveri che Vincenzo non attende alla sua porta o con la mano tesa verso di lui, va invece a cercarli nel loro ambiente di vita: casa, ospedale, ... perché il Padre va incontro ai figli, va a cercare i figli.

    Sono questi i figli che riconoscono più facilmen-te il volto del Padre, perché lo sperimentano tan-gibilmente.

    Ma sarebbe incompleta la concezione di Vincen-zo e del Padre se ci si limitasse a osservare soltanto la povertà materiale. Basta ricordare il “non di solo pane vive l’uomo”, quindi povero è soprattutto chi è lontano da Dio. E allora ecco Vincenzo simile a Gesù nella ricerca di questi lontani.

    Come manifesterà la paternità? In pratica egli dice loro che il suo cuore è per i poveri, quin-di se vogliono averne parte si facciano poveri. Certamente è più facile rimanere senza una cosa che non rinunciare ad essa: “È più facile che un cammello entri nella cruna di un ago, che un ricco nel Regno di Dio” (Mt. 19,24).

    Vincenzo va in cerca di qualcosa di assai più

    profondo. Quando dice “i poveri sono i nostri padroni” pone nel-le loro mani una ricchezza di cui forse loro stessi non sono consci; infatti, si tratta di un tesoro nasco-sto da Gesù in loro e che viene svelato non tanto a loro quanto a chi va da loro. Vincenzo va da loro a cercare il Padre, quel Padre che lo genera e ha posto nel pove-ro il Figlio Unigenito.

    Questo, e soltanto questo, dà ragione dell’ansietà, della trepi-dazione di Vincenzo in rapporto al povero. Direi che teme della scomparsa anche di uno solo di loro perché gli viene a mancare

    un tratto del volto di Dio. E ciò spiega anche la ricerca della povertà per se stessa. Il Figlio di Dio ha rivelato il volto del Padre per mezzo della povertà: “Non ha una pietra dove posare il capo” (Lc 9,11).

    Vincenzo sa che bisogna essere figlio per essere Padre; ecco spiegata la contraddizione: combatte la povertà e ama la povertà.

    Lo Spirito: chi può distinguere quando Vin-cenzo genera o è generato? Egli ama come padre e ama come figlio; innanzi all’umanità, innanzi all’uomo è un fuoco unico che lambisce e alimenta due dimensioni: la paternità e la figliolanza.

    Vincenzo innanzi al povero è lo Spirito che,

    quieto e travolgente, contempla e consuma, ali-menta e trasporta. E poiché l’Amore è grande in quanto tutto vede, tutto sente, nulla trascura, ecco Vincenzo nell’attività silenziosa e spicciola, leggera o pesante, sempre discreta, sempre presente.

    E lo Spirito passa in Vincenzo, si moltiplica

    in lui, si trasfonde da lui; veramente si ritrova in lui come nella Vergine a generare Cristo, come in Giuseppe a sviluppare lo stesso Cristo.

    la trinità in San Vincenzo“Da quando è esistito San Vincenzo

    si direbbe che il cuore di Dio per l’umanità, per i suoi poveri, si chiami Vincenzo”.

    da una meditazione di Padre Lupano del 1977