L’educazione religiosa a scuola · porsi domande di senso sul mondo e la vita. I bambini...

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LA VOCE DEL POPOLO 6 giugno 2019 23 FISM BRESCIA Scuola Filippo Ugoni Una grande famiglia, la nostra e quella di Gesù Il nostro progetto di educazione re- ligiosa inserito nel Piano dell’offerta formativa della scuola dell’infanzia di ispirazione cristiana “Filippo Ugoni” trae origine dalle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione 2012 in cui si valorizza l’approccio alla religione cattolica per lo sviluppo globale dell’in- dividuo e per la promozione dell’identi- tà. La mission si qualifica nell’“Insegnare ed educare” attraverso proposte di- dattiche, giochi, canti che qualifichino e valorizzino il messaggio cattolico cristiano sottostante. Il bambino co- nosce la vita di San Francesco d’Assisi, un giovane frate che amava la natura, la rispettava e ne decantava le proprietà. I bambini attraverso la sua storia e i suoi cantici hanno scoperto che San Francesco è stato molto altruista, ge- neroso, rispettoso delle persone e della natura. Ascoltare le poesie e le frasi di San Francesco ha permesso ai bambini di comprendere il messaggio cristiano dello “stare insieme”, della condivisione e del rispetto reciproco, quali segni espressivi dell’umanità. La successiva Abbiamo gli elementi per istituire l’educazione spirituale, religiosa del bambino, in un contesto di scuola inclusiva, anche attraverso il contributo dell’Irc. Abbiamo la responsabilità di formare il cittadino di oggi e di domani Riflessione DI MARIO DELLA GIOVANNA Le riflessioni che seguono hanno co- me punto di riferimento il testo “Indi- cazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione Miur 2012”, ove si stabi- liscono le norme generali cui devono attenersi tutte le scuole, statali e pa- ritarie. Il punto focale per la nostra riflessione è: “Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tut- ti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi”. Vengono espli- citamente richiamati gli aspetti “spi- rituali” e “religiosi”. Sappiamo, nel proseguo della lettura del testo, che l’Irc è distinto dai precedenti. Infatti: “Per l’insegnamento della Religione Cattolica, disciplinata dagli accordi concordatari, i traguardi di sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento sono definiti d’intesa con l’autorità ecclesiastica (decreto del Presidente della Repubblica del- l’11 febbraio 2010)”. Da ciò possia- mo dedurre che sono tre le compo- nenti che strutturano l’educazione religiosa nella scuola dell’infanzia: la religiosità, la spiritualità, l’inse- gnamento della religione cattolica. Posto ciò, ci rifacciamo ancora alle Indicazioni per cogliere il senso di questi tre aspetti. La dimensione religiosa. I bambi- ni giungono alla scuola dell’infanzia con una storia: in famiglia, al nido di infanzia o alla sezione primavera hanno intuito i tratti fondamentali della loro cultura, hanno iniziato a porsi domande di senso sul mondo e la vita. I bambini formulano tanti perché sulle questioni concrete, sugli eventi della vita quotidiana. Al con- tempo pongono domande di senso sul mondo e sull’esistenza umana. I molti perché rappresentano la loro spinta a capire il significato della vi- ta che li circonda e il valore morale delle loro azioni. La dimensione spirituale. Negli an- ni della scuola dell’infanzia il bambi- no: osserva l’ambiente che lo circon- da e coglie le diverse relazioni tra le persone; ascolta le narrazioni degli adulti, le espressioni delle loro opi- nioni e della loro spiritualità e fede; raccoglie discorsi circa gli orienta- menti morali, il cosa è giusto e cosa è sbagliato, il valore attribuito alle pratiche religiose. L’insegnamento della religione. Per accordi concordatari si fa rife- rimento all’Accordo di revisione del Concordato sancito con legge 121 del 25 marzo 1985. Qui vi si trova scritto: “La Repubblica italiana, rico- noscendo il valore della cultura reli- giosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del pa- trimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegna- mento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado”.(articolo 9.2). L’identità cristiana è il vero valore ag- giunto del servizio delle scuole dell’in- fanzia associate alla Fism, accumu- nate da una precisa idea di persona, che ne costituisce il fondamento e il fine dell’opera educativa. Un bambi- no curioso, aperto alla scoperta, che chiede che ogni dimensione della sua personalità possa fiorire, accompa- gnato nel coltivare il desiderio di un’e- sistenza che abbia senso, nell’incontro con coetanei e adulti (genitori, inse- gnanti, personale della scuola) che si trasforma in opportunità di crescita umana e di apertura alla trascenden- za. È noto che i bambini tra i 3 e i 6 an- ni si pongano tantissime domande: si tratta di domande di curiosità, di me- raviglia che aprono alla scoperta, alla conoscenza, alla profondità e bellez- za della vita e che, quindi, aprono alla dimensione religiosa, ossia alla pre- disposizione umana di porsi doman- de proprio sul senso del vivere. Ma la dimensione religiosa non può non ac- compagnarsi a una pratica che, svolta nella quotidianità di gesti e azioni con- crete, educa alla dimensione spiritua- Nel desiderio di educare, educare al desiderio Brescia DI ANTONELLA MORGANO L’educazione religiosa a scuola Ho trovato tanti amici La testimonianza della coordinatrice scuola e nido d’infanzia “S. Gianna Beretta Molla” Lumezzane DI MARISA TEDESCO “… Ho trovato tanti amici ed insieme siam felici”. Così recita una frase della canzone “caramella, caramella questa scuola com’è bella” che fa “da colonna sonora” a questo anno scolastico, in cui abbiamo pensato di dare impor- tanza all’accoglienza dei bambini, sia nuovi che già frequentanti, per favori- re una migliore integrazione e, soprat- tutto, facilitare lo star bene a scuola. Anche se i bambini si cercano e desi- derano stare con i coetanei, inizial- mente prevale il senso di appropria- zione unito alla difficoltà del rispetto delle regole. Nella nostra scuola speri- mentiamo da anni sezioni miste per e- attraverso i colori delle bandiere e il gioco, si è creato un clima di gruppo ed è stata affrontata la multicultura- lità. In uno spazio allestito come una tenda da circo è stata letta e dramma- tizzata la storia “La via della cortesia”. Successivamente è stato sottoscritto un patto. Ogni bambino ha appeso, nell’atrio, il proprio sé con le braccia aperte pronto ad accogliere gli altri. Favorire i contesti di socialità serve a contrastare le povertà educative, con riferimento specifico ai contesti rela- zionali, sociali e culturali per sviluppa- re competenze finalizzate al manteni- mento di uno stato di benessere fisico, socio emotivo e culturale buono. tà che, nel corso della giornata, si sud- dividono per gruppi di lavoro omoge- nei. Il gruppo dei più piccoli ha trovato nel canto “Caramella …” un modo per drammatizzare le loro emozioni, infat- ti le parole descrivono come ci posso- no essere amici un po’ tristi e felici e che le nostre lacrime le possiamo “… buttare dalla finestra e giocare con la maestra …”. Sono stati organizzati gio- chi di movimento e la caccia al tesoro per scoprire angoli, persone e attivi- tà che si svolgono nella scuola, così i bambini si sono sentiti protagonisti e consapevoli delle regole da rispettare per una buona convivenza. Il gruppo dei mezzani, a seguito del racconto del le. Dimensione religiosa e dimensio- ne spirituale portano all’educazione al desiderio, inteso come apertura al trascendente che, progressivamente, fa uscire da una prospettiva autore- ferenziale e su ciò che è “visibile”, per tendere a qualcosa di più, a qualcosa che va oltre. Benedetto XVI ha par- lato di “pedagogia del desiderio”, che insegna in primo luogo a “imparare o re-imparare il gusto delle gioie au- tentiche della vita; […] di educare sin dalla tenera età ad assaporare(le), in tutti gli ambiti all’esistenza […] per ar- rivare a percepire, con sempre mag- giore chiarezza, che nulla di finito può colmare il nostro cuore”. Il desiderio nella sua etimologia racchiude la di- mensione dell’attesa e della veglia, dell’orizzonte aperto e stellare, di una positiva sensazione di mancanza che incoraggia alla ricerca. In questo qua- dro si inserisce la proposta educativa delle scuole Fism, che si traduce nel promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto soggetto in relazione, con la grandezza di ciò è chiamata ad essere. lettura di alcuni passi del Vangelo han- no approfondito la conoscenza di Gesù e della sua famiglia. I bambini ascoltan- do i contenuti biblici riguardanti la vita di un bambino che, come loro aveva, un papà ed una mamma, hanno elaborato verbalmente e graficamente le loro riflessioni: “Anche Gesù aveva una mamma come la mia ma non si chiama Maria!”, “Gesù aveva tanti amici. anche io ho tanti amici”, “La famiglia di Gesù è molto grande..”, “Noi siamo una famiglia: io, mio papà, mia mamma e mia sorel- la”. (Vanessa Ferrari, psicopedagogista) “Buon Samaritano”, ha costruito una “ragnatela dell’amicizia”, per meglio percepire come i gesti possano esse- re importanti e creare qualcosa che si possa “toccare” con mano: seduti in cerchio, davanti a un foglio bianco, un gomitolo di lana è stato “lanciato” a turno verso un compagno, scam- biandosi, poi, un gesto di gentilezza e di amicizia: un abbraccio, bacio, segno della pace, carezza, … gesti di amicizia che hanno dato vita a una bella ragna- tela. Il gruppo dei grandi ha lavorato su un percorso intitolato “Ti accolgo a braccia aperte”. Continuando l’iti- nerario dello scorso anno, hanno im- maginato di viaggiare per il mondo e,

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LA VOCE DEL POPOLO6 giugno 2019 23

FISM BRESCIA

Scuola Filippo UgoniUna grande famiglia, la nostra e quella di Gesù

Il nostro progetto di educazione re-ligiosa inserito nel Piano dell’offerta formativa della scuola dell’infanzia di ispirazione cristiana “Filippo Ugoni” trae origine dalle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione 2012 in cui si valorizza l’approccio alla religione cattolica per lo sviluppo globale dell’in-dividuo e per la promozione dell’identi-tà. La mission si qualifica nell’“Insegnare ed educare” attraverso proposte di-dattiche, giochi, canti che qualifichino e valorizzino il messaggio cattolico

cristiano sottostante. Il bambino co-nosce la vita di San Francesco d’Assisi, un giovane frate che amava la natura, la rispettava e ne decantava le proprietà. I bambini attraverso la sua storia e i suoi cantici hanno scoperto che San Francesco è stato molto altruista, ge-neroso, rispettoso delle persone e della natura. Ascoltare le poesie e le frasi di San Francesco ha permesso ai bambini di comprendere il messaggio cristiano dello “stare insieme”, della condivisione e del rispetto reciproco, quali segni espressivi dell’umanità. La successiva

Abbiamo gli elementi per istituire l’educazione spirituale, religiosa del bambino, in un contesto di scuola inclusiva, anche attraverso il contributo dell’Irc. Abbiamo la responsabilità di formare il cittadino di oggi e di domani

RiflessioneDI MARIO DELLA GIOVANNA

Le riflessioni che seguono hanno co-me punto di riferimento il testo “Indi-cazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione Miur 2012”, ove si stabi-liscono le norme generali cui devono

attenersi tutte le scuole, statali e pa-ritarie. Il punto focale per la nostra riflessione è: “Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tut-ti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi”. Vengono espli-citamente richiamati gli aspetti “spi-rituali” e “religiosi”. Sappiamo, nel

proseguo della lettura del testo, che l’Irc è distinto dai precedenti. Infatti: “Per l’insegnamento della Religione Cattolica, disciplinata dagli accordi concordatari, i traguardi di sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento sono definiti d’intesa con l’autorità ecclesiastica (decreto del Presidente della Repubblica del-l’11 febbraio 2010)”. Da ciò possia-mo dedurre che sono tre le compo-nenti che strutturano l’educazione religiosa nella scuola dell’infanzia: la religiosità, la spiritualità, l’inse-gnamento della religione cattolica. Posto ciò, ci rifacciamo ancora alle Indicazioni per cogliere il senso di questi tre aspetti.

La dimensione religiosa. I bambi-ni giungono alla scuola dell’infanzia

con una storia: in famiglia, al nido di infanzia o alla sezione primavera hanno intuito i tratti fondamentali della loro cultura, hanno iniziato a porsi domande di senso sul mondo e la vita. I bambini formulano tanti perché sulle questioni concrete, sugli eventi della vita quotidiana. Al con-tempo pongono domande di senso sul mondo e sull’esistenza umana. I molti perché rappresentano la loro spinta a capire il significato della vi-ta che li circonda e il valore morale delle loro azioni.

La dimensione spirituale. Negli an-ni della scuola dell’infanzia il bambi-no: osserva l’ambiente che lo circon-da e coglie le diverse relazioni tra le persone; ascolta le narrazioni degli adulti, le espressioni delle loro opi-

nioni e della loro spiritualità e fede; raccoglie discorsi circa gli orienta-menti morali, il cosa è giusto e cosa è sbagliato, il valore attribuito alle pratiche religiose.

L’insegnamento della religione. Per accordi concordatari si fa rife-rimento all’Accordo di revisione del Concordato sancito con legge 121 del 25 marzo 1985. Qui vi si trova scritto: “La Repubblica italiana, rico-noscendo il valore della cultura reli-giosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del pa-trimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegna-mento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado”.(articolo 9.2).

L’identità cristiana è il vero valore ag-giunto del servizio delle scuole dell’in-fanzia associate alla Fism, accumu-nate da una precisa idea di persona, che ne costituisce il fondamento e il fine dell’opera educativa. Un bambi-no curioso, aperto alla scoperta, che chiede che ogni dimensione della sua personalità possa fiorire, accompa-gnato nel coltivare il desiderio di un’e-sistenza che abbia senso, nell’incontro con coetanei e adulti (genitori, inse-gnanti, personale della scuola) che si trasforma in opportunità di crescita

umana e di apertura alla trascenden-za. È noto che i bambini tra i 3 e i 6 an-ni si pongano tantissime domande: si tratta di domande di curiosità, di me-raviglia che aprono alla scoperta, alla conoscenza, alla profondità e bellez-za della vita e che, quindi, aprono alla dimensione religiosa, ossia alla pre-disposizione umana di porsi doman-de proprio sul senso del vivere. Ma la dimensione religiosa non può non ac-compagnarsi a una pratica che, svolta nella quotidianità di gesti e azioni con-crete, educa alla dimensione spiritua-

Nel desiderio di educare, educare al desiderioBresciaDI ANTONELLA MORGANO

L’educazione religiosa a scuola

Ho trovato tanti amiciLa testimonianza della coordinatrice scuolae nido d’infanzia “S. Gianna Beretta Molla”

LumezzaneDI MARISA TEDESCO

“… Ho trovato tanti amici ed insieme siam felici”. Così recita una frase della canzone “caramella, caramella questa scuola com’è bella” che fa “da colonna sonora” a questo anno scolastico, in cui abbiamo pensato di dare impor-tanza all’accoglienza dei bambini, sia nuovi che già frequentanti, per favori-

re una migliore integrazione e, soprat-tutto, facilitare lo star bene a scuola. Anche se i bambini si cercano e desi-derano stare con i coetanei, inizial-mente prevale il senso di appropria-zione unito alla difficoltà del rispetto delle regole. Nella nostra scuola speri-mentiamo da anni sezioni miste per e-

attraverso i colori delle bandiere e il gioco, si è creato un clima di gruppo ed è stata affrontata la multicultura-lità. In uno spazio allestito come una tenda da circo è stata letta e dramma-tizzata la storia “La via della cortesia”. Successivamente è stato sottoscritto un patto. Ogni bambino ha appeso, nell’atrio, il proprio sé con le braccia aperte pronto ad accogliere gli altri. Favorire i contesti di socialità serve a contrastare le povertà educative, con riferimento specifico ai contesti rela-zionali, sociali e culturali per sviluppa-re competenze finalizzate al manteni-mento di uno stato di benessere fisico, socio emotivo e culturale buono.

tà che, nel corso della giornata, si sud-dividono per gruppi di lavoro omoge-nei. Il gruppo dei più piccoli ha trovato nel canto “Caramella …” un modo per drammatizzare le loro emozioni, infat-ti le parole descrivono come ci posso-no essere amici un po’ tristi e felici e che le nostre lacrime le possiamo “… buttare dalla finestra e giocare con la maestra …”. Sono stati organizzati gio-chi di movimento e la caccia al tesoro per scoprire angoli, persone e attivi-tà che si svolgono nella scuola, così i bambini si sono sentiti protagonisti e consapevoli delle regole da rispettare per una buona convivenza. Il gruppo dei mezzani, a seguito del racconto del

le. Dimensione religiosa e dimensio-ne spirituale portano all’educazione al desiderio, inteso come apertura al trascendente che, progressivamente, fa uscire da una prospettiva autore-ferenziale e su ciò che è “visibile”, per tendere a qualcosa di più, a qualcosa che va oltre. Benedetto XVI ha par-lato di “pedagogia del desiderio”, che insegna in primo luogo a “imparare o re-imparare il gusto delle gioie au-tentiche della vita; […] di educare sin dalla tenera età ad assaporare(le), in tutti gli ambiti all’esistenza […] per ar-

rivare a percepire, con sempre mag-giore chiarezza, che nulla di finito può colmare il nostro cuore”. Il desiderio nella sua etimologia racchiude la di-mensione dell’attesa e della veglia, dell’orizzonte aperto e stellare, di una positiva sensazione di mancanza che incoraggia alla ricerca. In questo qua-dro si inserisce la proposta educativa delle scuole Fism, che si traduce nel promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, in quanto soggetto in relazione, con la grandezza di ciò è chiamata ad essere.

lettura di alcuni passi del Vangelo han-no approfondito la conoscenza di Gesù e della sua famiglia. I bambini ascoltan-do i contenuti biblici riguardanti la vita di un bambino che, come loro aveva, un papà ed una mamma, hanno elaborato verbalmente e graficamente le loro riflessioni: “Anche Gesù aveva una mamma come la mia ma non si chiama Maria!”, “Gesù aveva tanti amici. anche io ho tanti amici”, “La famiglia di Gesù è molto grande..”, “Noi siamo una famiglia: io, mio papà, mia mamma e mia sorel-la”. (Vanessa Ferrari, psicopedagogista)

“Buon Samaritano”, ha costruito una “ragnatela dell’amicizia”, per meglio percepire come i gesti possano esse-re importanti e creare qualcosa che si possa “toccare” con mano: seduti in cerchio, davanti a un foglio bianco, un gomitolo di lana è stato “lanciato” a turno verso un compagno, scam-biandosi, poi, un gesto di gentilezza e di amicizia: un abbraccio, bacio, segno della pace, carezza, … gesti di amicizia che hanno dato vita a una bella ragna-tela. Il gruppo dei grandi ha lavorato su un percorso intitolato “Ti accolgo a braccia aperte”. Continuando l’iti-nerario dello scorso anno, hanno im-maginato di viaggiare per il mondo e,