L’EDITORIALE Ecco due prove di buona Il video che ha ... · torna con una novità: la veste...

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i ricomincia. Torna In- chiostro, testata ormai storica della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa. E torna con una novità: la veste grafica. Approfittando della pausa tra la fine di un biennio e l’inizio di un nuovo corso, abbiamo chie- sto a un maestro dell’impagina- zione come Riccardo Marassi, de Il Mattino, di aiutarci a togliere la polvere, che inevitabilmente si era accumulata, dalla vecchia edizione. Così da aiutarci a ren- dere ancora più aderenti al vero le nostre esercitazioni: perché Inchiostro, è bene ricordarlo, è scritto interamente da praticanti giornalisti. Il numero che avete tra le mani o che state leggendo in formato pdf on-line, va considerato come una sorta di numero zero, serve cioè a dare l’idea di quello che vogliamo fare: un giornale vero, a cadenza quindicinale, scritto e pensato a Napoli, nella Torre del- la Comunicazione del Suor Orso- la, ma pronto a proiettarsi anche molto lontano. Un esempio di questa dimen- sione glocal è ciò che in questo numero vi proponiamo sul tema del giornalismo: da una parte, il servizio sul video di Fanpage che ha terremotato il Pd dopo le primarie napoletane; dall’al- tra, l’intervista a Sacha Pfeiffer, la vincitrice del premio Pulitzer che insieme con la redazione del Boston Globe ha ispirato il film Il caso Spotlight. In entrambi i casi, e fatte le de- bite proporzioni, si ha la confer- ma, tra l’altro, di quanto sia utile fare buona informazione. Il direttore di Fanpage Francesco Piccini- ni racconta i segreti della video inchiesta che ha creato tanti problemi al Partito Democratico. «Non è finita ci sarà un al- tro filmato», promette. Tre gli autori dei servizi: Antonio Musella, Alessio Viscardi e Peppe Pace. «Facile individuare i seggi da tenere sotto controllo», racconta uno dei reporter. Per il servizio sono state uti- lizzate le Go Pro, telecamere nascoste. Un duro colpo per il Pd, dopo i brogli del 2011. Intanto il Comitato di Garanzia ha respinto il ricorso di Bassolino. Sarà Va- leria Valente il candidato sindaco per la corsa a Palazzo San Giacomo. Quanto in- fluiranno i video di Fanpage sulle prossi- me elezioni comunali di Napoli? La Scuola di Giornalismo di questa Università in colla- borazione con l’Ordine dei Giornalisti nacque, prima del Mezzogiorno, con l’in- tento di dare una chance ai giovani che credono in questa professione e sono pertanto disponibili a inve- stire su una formazione di qualità. Il tempo ed i risul- tati di placement ci hanno dato ragione. Gli stessi esiti degli ultimi esami di am- missione alla professione sono, in termini comparati- vi, del tutto lusinghieri. Al Suor Orsola Benincasa è vivo il ricor- do dell’ultima visita di Eco. Il semio- logo recentemente scomparso tenne una lectio magistralis nell’ateneo na- poletano nel 2004. In quella circostan- za lo scrittore ripercorse la storia del sistema scolastico italiano e inaugurò il terzo anno di attività della Scuo- la Europea di Studi Avanzati (Sesa). Qualche anno più tardi, al Suor Orsola si è tornato a parlare di Eco, quando curò una riduzione de I Promessi Spo- si per L’Espresso. In quell’occasione il rettore Lucio d’Alessandro sollevò una provocazione: come mai i capponi portati da Renzo nella versione curata da Eco da quattro diventano due? Ecco due prove di buona informazione L’EDITORIALE Questa scuola e le altre Il video che ha scosso il Pd Perché l’App anti-brogli ha fatto flop I candidati ai blocchi di partenza per le secondarie. I grillini devono ancora scegliere tra tre nomi Sospetti e brogli inquinano la trasparen- za delle primarie napoletane 2016. Non è bastata la tecnologia, con l’introduzione di un’App, per evitare gli errori passati e proporre da Napoli un modello positivo. «Per me non è stato un flop, ma un mez- zo successo», dice Tommaso Ederoclite, l’inventore politico dell’App. Intanto si discute sullo strumento primarie. Anco- ra valide? I pareri dei professori Pasqui- no e Verde. Si delinea inoltre lo scenario dei partiti che svelano i nomi dei propri candidati e secondo un sondaggio de “Il Mattino” lo scenario più probabile è un ballottaggio finale tra il M5S e Luigi De Magistris, sindaco uscente. Sacha Pfeiffer: “Vi spiego il giornalismo d’inchiesta” Prima il Pulitzer per i pubblici servizi nel 2002, poi il riconoscimento, se pure solo morale, dell’Oscar 2016 che ha premiato come miglior film, Il Caso Spotlight, la pellicola che ha ripercor- so l’inchiesta del Boston Globe sui casi di abuso dei preti sui minori. La giornalista, Sacha Pfeiffer (a sinistra nel- la foto), ha raccontato a Inchiostro la sua carriera e ha parlato dell’enorme potere del giornalismo d’inchiesta. L’intervista S Giuseppe Di Martino a pag. 3 Caligiuri, Marcoaldi a pag. 2 Antonio Esposito a pag. 5 Piu, Mautone alle pagg. 6 e 7 continua a pag. 9 Marco Demarco Piccinini, direttore di Fanpage, racconta i servizi speciali sulle primarie napoletane Per realizzare le riprese i tre reporter hanno usato le “Go Pro” Parla l’inventore politico Il saluto del Rettore Quando Eco venne al Suor Orsola Una memorabile lezione sul valore dell’Università Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco anno XVI n.1 11 marzo 2016 Lucio d’Alessandro

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i ricomincia. Torna In-chiostro, testata ormai storica della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa. E

torna con una novità: la veste grafica.

Approfittando della pausa tra la fine di un biennio e l’inizio di un nuovo corso, abbiamo chie-sto a un maestro dell’impagina-zione come Riccardo Marassi, de Il Mattino, di aiutarci a togliere la polvere, che inevitabilmente si era accumulata, dalla vecchia edizione. Così da aiutarci a ren-dere ancora più aderenti al vero le nostre esercitazioni: perché Inchiostro, è bene ricordarlo, è scritto interamente da praticanti giornalisti.

Il numero che avete tra le mani o che state leggendo in formato pdf on-line, va considerato come una sorta di numero zero, serve cioè a dare l’idea di quello che vogliamo fare: un giornale vero, a cadenza quindicinale, scritto e pensato a Napoli, nella Torre del-la Comunicazione del Suor Orso-la, ma pronto a proiettarsi anche molto lontano.

Un esempio di questa dimen-sione glocal è ciò che in questo numero vi proponiamo sul tema del giornalismo: da una parte, il servizio sul video di Fanpage che ha terremotato il Pd dopo le primarie napoletane; dall’al-tra, l’intervista a Sacha Pfeiffer, la vincitrice del premio Pulitzer che insieme con la redazione del Boston Globe ha ispirato il film Il caso Spotlight.

In entrambi i casi, e fatte le de-bite proporzioni, si ha la confer-ma, tra l’altro, di quanto sia utile fare buona informazione.

Il direttore di Fanpage Francesco Piccini-ni racconta i segreti della video inchiesta che ha creato tanti problemi al Partito Democratico. «Non è finita ci sarà un al-tro filmato», promette. Tre gli autori dei servizi: Antonio Musella, Alessio Viscardi e Peppe Pace. «Facile individuare i seggi da tenere sotto controllo», racconta uno dei reporter. Per il servizio sono state uti-lizzate le Go Pro, telecamere nascoste. Un duro colpo per il Pd, dopo i brogli del 2011. Intanto il Comitato di Garanzia ha respinto il ricorso di Bassolino. Sarà Va-leria Valente il candidato sindaco per la corsa a Palazzo San Giacomo. Quanto in-fluiranno i video di Fanpage sulle prossi-me elezioni comunali di Napoli?

La Scuola di Giornalismo di questa Università in colla-borazione con l’Ordine dei Giornalisti nacque, prima del Mezzogiorno, con l’in-tento di dare una chance ai giovani che credono in questa professione e sono

pertanto disponibili a inve-stire su una formazione di qualità. Il tempo ed i risul-tati di placement ci hanno dato ragione. Gli stessi esiti degli ultimi esami di am-missione alla professione sono, in termini comparati-vi, del tutto lusinghieri.

Al Suor Orsola Benincasa è vivo il ricor-do dell’ultima visita di Eco. Il semio-logo recentemente scomparso tenne una lectio magistralis nell’ateneo na-poletano nel 2004. In quella circostan-za lo scrittore ripercorse la storia del sistema scolastico italiano e inaugurò il terzo anno di attività della Scuo-la Europea di Studi Avanzati (Sesa).

Qualche anno più tardi, al Suor Orsola si è tornato a parlare di Eco, quando curò una riduzione de I Promessi Spo-si per L’Espresso. In quell’occasione il rettore Lucio d’Alessandro sollevò una provocazione: come mai i capponi portati da Renzo nella versione curata da Eco da quattro diventano due?

Ecco due prove di buona informazione

L’EDITORIALE

Questa scuola e le altre

Il video che ha scosso il Pd

Perché l’Appanti-brogliha fatto flopI candidati ai blocchi di partenza per le secondarie. I grillini devono ancora scegliere tra tre nomi

Sospetti e brogli inquinano la trasparen-za delle primarie napoletane 2016. Non è bastata la tecnologia, con l’introduzione di un’App, per evitare gli errori passati e proporre da Napoli un modello positivo. «Per me non è stato un flop, ma un mez-zo successo», dice Tommaso Ederoclite, l’inventore politico dell’App. Intanto si discute sullo strumento primarie. Anco-ra valide? I pareri dei professori Pasqui-no e Verde. Si delinea inoltre lo scenario dei partiti che svelano i nomi dei propri candidati e secondo un sondaggio de “Il Mattino” lo scenario più probabile è un ballottaggio finale tra il M5S e Luigi De Magistris, sindaco uscente.

Sacha Pfeiffer: “Vi spiegoil giornalismo d’inchiesta”Prima il Pulitzer per i pubblici servizi nel 2002, poi il riconoscimento, se pure solo morale, dell’Oscar 2016 che ha premiato come miglior film, Il Caso Spotlight, la pellicola che ha ripercor-so l’inchiesta del Boston Globe sui

casi di abuso dei preti sui minori. La giornalista, Sacha Pfeiffer (a sinistra nel-la foto), ha raccontato a Inchiostro la sua carriera e ha parlato dell’enorme potere del giornalismo d’inchiesta.

L’intervista

S

Giuseppe Di Martino a pag. 3

Caligiuri, Marcoaldi a pag. 2 Antonio Esposito a pag. 5

Piu, Mautone alle pagg. 6 e 7continua a pag. 9

Marco Demarco

Piccinini, direttore di Fanpage, racconta i servizi speciali sulle primarie napoletane

Per realizzare le riprese i tre reporter hanno usato le “Go Pro”

Parla l’inventore politico

Il saluto del Rettore

Quando Eco venne al Suor Orsola Una memorabile lezione sul valore dell’Università

Periodico della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto da Marco Demarco

anno XVI n.1 11 marzo 2016

Lucio d’Alessandro

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Quella App non ha salvatole primarie

«Non un successo, ma una bella prova», così Tommaso Ederocli-te, membro del comitato Prima-rie Napoli 2016 e responsabile delle comunicazioni del Pd, de-finisce il flop dell’App anti–bro-gli. L’ormai noto software, usato quest’anno per la prima volta, avrebbe dovuto garantire la tra-sparenza delle votazioni. E in-vece, polemiche a parte sui voti comprati fuori dai seggi, l’app è stata utilizzata al massimo al 50%. Ma allora che cosa non ha funzionato? Tommaso Ederocli-te non è d’accordo con chi defi-nisce l’esperimento tecnologico un flop. Per lui è stato un succes-so a metà.Tre essenzialmente gli ostacoli al successo dell’inizia-tiva: mancata alfabetizzazione informatica dei presidenti del seggio, connessione internet a intermittenza, pigrizia organiz-

zativa. Non si può non sorridere però quando il primo ostacolo allo “svecchiamento del sistema primarie” si riscontra proprio tra coloro che avrebbero dovu-to sponsorizzarlo. Perché se è lo stesso presidente del seggio ad avere l’orticaria alla sola vista di uno schermo touch, difficilmen-te carta e penna possono esse-re messe da parte. Prevedibile, inoltre, il problema di una con-nessione a singhiozzo con l’op-zione wifi relegata a mera chi-mera, vista l’ubicazione di alcuni seggi napoletani. Meno scusabi-le una forma mentis imbevuta di pigrizia collettiva, dove invece la registrazione telematica è stata bypassata perché ritenuta la cau-sa di un possibile rallentamento delle votazioni. A ogni seggio era stato consegnato un tablet per la registrazione dell’elettore attra-verso la compilazione di campi generalisti (nome, cognome,luo-go e data di nascita) che, con il raffronto con l’archivio del Co-mune, avrebbero dovuto scon-

Ederoclite (Pd): «Per me non è stato un flop, dobbiamo migliorarla»

Maurizia Marcoaldi

rassegna

«Sarà ricordato come il broglio pulito, il broglio più onesto della storia d’Italia, il broglio che non riesce a essere un imbroglio nella città del pacco, del doppio pacco e del contro-paccotto. Intanto con un euro non si corrompe nessuno».

La Repubblica

Francesco Merlo

I candidati ai blocchi di partenza per le amministrative di giugno a Napoli

Tre nomi per i Cinque StelleA destra e a sinistrasi delineano gli schieramenti

Alessandra Caligiuri

atteo Brambil-la, Francesca

Menna e Stefania Ve-ruso: uno di loro sarà il candidato del M5s a sindaco di Napoli. Saranno comunque gli iscritti certificati e residenti nel ca-poluogo campano a sceglierlo on-line nei prossimi giorni. Nel secondo turno delle votazioni, iniziate il 9 con la selezione dei consiglieri, la favori-ta è Francesca Men-na: professoressa or-dinaria di veterinaria e storica attivista del movimento, vicina al membro del diretto-rio Roberto Fico dal-le prime battaglie per l’ambiente.A tre mesi dalle ele-zioni amministrative inizia, dunque, a me-glio delinearsi il qua-dro delle candidatu-re. Con le primarie

del 6 marzo, il cen-tro-sinistra ha scelto Valeria Valente e no-nostante la deputata Pd, ex assessore della giunta Iervolino, sia stata contestata per i presunti brogli do-cumentati in video del giornale on-line Fanpage, resta im-probabile che l’ele-zione venga annul-lata. In questo caso, uno dei tre sfidanti, Antonio Bassolino, potrebbe proporre la sua candidatura in una lista civica, di-versa da quella del centro-sinistra. Più definita, ma non del tutto chiara, la situa-zione nel centro-de-stra. La candidatura di Gianni Lettieri

potrebbe non essere sostenuta da Fratelli d’Italia. È possibile che il partito di Gior-gia Meloni propon-ga un proprio nome e che lo scelga con le primarie. Lettieri aveva già partecipato alle amministrative del 2011, arrivando al ballottaggio con De Magistris. Dopo la sconfitta è rima-sto all’opposizione in consiglio comunale. Lo scenario più pro-babile è che alle amministrative di giugno vadano al ballottaggio l’M5s e Luigi De Magistris. È quanto emerge da un sondaggio com-missionato dal quoti-diano “Il Mattino” ad Euromedia Resear-ch. Per lo stesso son-daggio, nonostan-te l’M5s parta con un’alta percentuale di voti, era stato alle regionali del 2015 il primo partito con il 25 %, il vero favori-to per palazzo San

Nella foto in altoil sindacoDe MagistrisIn basso il manifesto delle comunarie

M

DOMENICA 11 MARZO | pagina 2

Il software anti-brogli ha funzionato solo al 50%

giurare l’eventuale doppio voto, accertare la presenza del candi-dato nelle liste e certificare sia la correttezza della residenza sia quella del seggio assegnato. Il caso, secondo Ederoclite, è stato montato ad arte da parte dei media quando in realtà «i problemi di cui occuparsi sareb-bero ben altri». Non può infatti non esserci un po’ di amarezza per delle primarie nuovamente

inquinate dagli scandali. Resta un dubbio. Alla vigilia si era det-to che se l’app avesse funziona-to sarebbe stata proposta per le primarie nazionali. E ora? «Sicu-ramente serviranno delle modi-fiche, ma forse è meglio lavora-re con i computer e magari fare affidamento sul wifi», ammette Ederoclite. “Vedremo la prossi-ma volta, sempre se ci saranno ancora le primarie a Napoli”.

«La verità è che, per come sono praticate, le primarie sono un surrogato di ciò che i partiti non sono capaci di fare; ossia formare e selezionare candidati idonei al compito da svolgere»

Il MattinoGiovanni Verde

«Quanto è accaduto non si cancella. Cosa ha a che fare questo con la partecipazio-ne? È forse sintomo di buona salute del sistema politico napoletano? Ovvia-mente no. E il silen-zio del PD è grave, in un momento in cui il peso della città è in caduta libera».

La Repubblica - NapoliMassimo Villone

«Che si fa? Si annul-la? Si rivota? Qualcu-no si dimette, o viene espulso, o trascinato all’Antimafia, alme-no si autosospende? Seee, buonanotte».

Il Fatto Quotidiano

Marco Travaglio

«Il risultato? Una sinistra riformista di-visa in più liste al co-spetto dell’elettorato, una balcanizzazione del Pd che fa il gioco di un solo candidato: Luigi de Magistris. Il resto? Solo cumuli di macerie».

CormezzCarmine Festa

a cura di D. Uccella, P. Corona

Giacomo è il sindaco uscente. Il 32,9 % del campione intervista-to ha dichiarato, in-fatti, di essere soddi-sfatto dall’operato di De Magistris. Tuttavia, i dati dei sondaggi indicano solo una tendenza, che potrebbe an-che non tradursi in un voto reale, e fino a giugno il quadro esposto potrebbe cambiare. Da non sottovalutare è la forte disaffezio-ne alla politica, che

nelle ultime consul-tazioni elettorali ha visto aumentare in modo drastico il par-tito dell’astensione. Alle ultime ammi-nistrative del 2011 e alle regionali del 2015 la percentuale di votanti è stata tra il 40 % e il 50 % degli aventi diritto. L’esito delle amministra-tive non dipenderà solo dai candidati, ma anche da quante persone andranno a votare.

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«Non è finita. Ci sarà un altro filmato. Abbiamo al-tro materiale che stiamo verificando». Francesco Piccinini, direttore della testata editoriale Fanpage dal 2011, guida dalla sede di Napoli 44 giornalisti tra cui i tre che hanno fatto tremare il mondo del PD, il giorno dopo le primarie del centro sinistra a Napoli. L’indagine dei videorepor-ter nasce «dalla conoscen-za del territorio e delle sue dinamiche» spiega Piccini-ni. Infatti Alessio Viscardi è nato e cresciuto nelle peri-ferie di Napoli, così come sangue partenopeo scor-re nelle vene di Antonio Musella e Peppe Pace, gli altri due inviati nei seggi. Armati di piccole Go Pro, una versione hi-tech delle antiquate telecamere na-scoste, i tre sono andati nei seggi più a rischio, quelli di Scampia, Secondigliano, San Giovanni a Teduccio e Piscinola, roccaforti della vincitrice Valeria Valente che ha accumulato 2.468 voti dei 12.967 finali.

«Grazie a ciò siamo riu-sciti a dare uno spaccato re-ale di quello che stava acca-dendo» spiega con orgoglio il direttore. I tre reporter hanno monitorato il terri-torio per più di venti giorni, hanno ricevuto segnalazio-ni e poi sono intervenuti. Uno degli autori, Musella, racconta di aver seguito le primarie regionali e quelle di Milano, dove pure sono stati segnalati episodi di brogli. Partendo da que-sto spunto e conoscendo

Fanpage, così nasce uno scoopLe Go Pro dei giornalisti hanno messo a nudo le contraddizioni del Pd

Giuseppe Di Martino

allievo supera il maestro, è il caso

di Valeria Valente che alle primarie del Pd ha battuto Antonio Basso-lino, suo alleato di sem-pre. Entrata nel mondo poli-tico giovanissima, la Va-lente, viene “adottata” dall’ex sindaco di Napo-li. Insieme, hanno fatto parte della stessa fami-glia politica per molto tempo, tanto che il loro rapporto si è trasforma-to in un’amicizia molto forte. Ma si sa, amicizia e politica non vanno d’accordo. Anche Anna Maria Carloni, moglie di Bassolino, come una madre tradita da una figlia, mostra delusione per il comportamento della Valente. «Una relazione presup-pone dialogo, franchez-za e lealtà, cose che sono

mancate» sottolinea de-lusa la deputata del Pd in un’intervista sul sito del corriere della sera. Ma al di là del rapporto di amicizia, emerge an-che lo scontro genera-zionale, con la Valente che si fa promotrice di una politica di cam-biamento per la città. Sull’episodio di rottura del rapporto tra Basso-lino e la Valente proba-bilmente si può scattare una sorta di fotografia sul futuro politico di Napoli. Un ricambio generazio-nale, per di più con il ritorno di una donna a capo della città e magari la pace tra i due? Per ora ci sono solo i presuppo-sti, per i risultati bisogna aspettare le votazioni di giugno.

Storie PrivateScontro generazionaleper una politicadi cambiamento

L’

Se la politica alla fine vincesull’amiciziaMarina Malvestuto

Antonio Bassolino e Valeria Valente

gli orientamenti dei consi-glieri comunali del Pd, dice Musella, «è stato facile in-dividuare i seggi da tenere sotto controllo perché era noto chi intercettava voti per la Valente e chi per Bas-solino così come era chiaro il quadro dei sostenitori di Bassolino».

Il lavoro della squadra Fanpage ha reso visibile il gioco sporco del Partito Democratico. I tre giorna-listi sono rimasti stupiti di fronte alla tranquillità con cui consiglieri e addetti ai lavori hanno segnala-to all’elettore chi votare in cambio di monete da uno, cinque o dieci euro.

Tre i video pubblicati il giorno dopo le votazioni. I voti contestati sono circa mille. In questi seggi Anto-nio Bassolino ha chiesto di

tornare al voto. La sua cor-sa a Palazzo San Giacomo, però, per il momento ter-mina qui, perché il ricorso dell’ex governatore della Campania non è stato ac-colto dalla Commissione di Garanzia. Musella, Pace e Viscardi sono riusciti a evidenziare la disorga-nizzazione della festa de-mocratica delle primarie. «Eppure non abbiamo in-ventato nulla. Ci siamo li-mitati a filmare quello che accade in quei seggi, il par-tito ha preso la sua decisio-ne» chiosa il direttore.

Il video è stato criticato dalla Valente. «Costruito ad arte» ha detto. Stizzi-ta la replica di Piccinini: «Evidentemente questa è una materia di cui lei non conosce bene il funziona-mento. Quando dobbiamo

montare un video bisogna visionare attentamente i fil-mati, ascoltare bene l’audio non perfetto e sottotitolare le parti più comprensibili».

Un duro colpo inflitto al Partito Democratico, così come avvenne nel 2011 quando furono le intercet-tazioni telefoniche a ro-vinare la festa al vincente Andrea Cozzolino. All’e-poca l’annullamento delle primarie furono un clamo-roso autogol che favorirono il trionfo di Luigi De Magi-stris.

Oggi i video dei tre repor-ter sono decisivi per conse-gnare Napoli nuovamente nelle mani o dell’attuale sindaco o di un candida-to pentastellato che anco-ra non c’è, ma in grado di emozionare di più il popolo napoletano.

DOMENICA 11 MARZO | pagina 3

Pareri discordantisull’utilità delle consultazioni nelle coalizioni

Filomena Avino

«Primarie combattu-te sempre piaciute». Con queste parole il politologo Gian-franco Pasquino, tra i maggiori esperti di scienza politica, commenta il testa a testa napoletano tra Valeria Valente e An-tonio Bassolino. Nonostante le pole-

miche sui presunti voti comprati e ven-duti, il professore si dichiara favorevole alle primarie, rite-nendole ancora uno strumento estrema-mente utile per la selezione delle can-didature. Non tut-ti, però, la pensano così. Conscio dei proble-mi che pure ci sono, ritiene necessario un miglioramento che possa chiarire ed uniformare in tutt’I-

talia le modalità delle candidature e quel-le delle elezioni. A tal proposito, si dice scettico sul diritto di voto esteso agli stra-nieri e ai minorenni ai quali, però, rega-lerebbe una copia della Costituzione affinché capiscano che «non è il voto a rendere cittadini, ma la conoscenza piena delle norme costitu-zionali».Giovanni Verde, do-cente ordinario di

Diritto Processuale Civile, invece, defi-nisce le primarie un «surrogato di ciò che i partiti non sono ca-paci di fare, ossia di formare e seleziona-re candidati idonei al compito da svol-gere». In riferimento alla vicenda napoletana, il professore prevede difficoltà future per il candidato e danni per la democrazia. E, in relazione all’ir-regolarità del voto, anche se eticamente biasima il fatto, non trova giusto annulla-re la votazione.

Per il politologo le primarie sono da riformare

Gianfranco Pasquino

Primarie. Il direttore della testata online, Francesco Piccinini, spiega come ha lavorato la sua redazione Bassolino-Valente

Primarie sì o no: questo è il dilemmaPasquino: «Strumento utile». Verde: «Sono un surrogato di ciò che i partiti non sono più»

Lo scenarioMonete da un euro per indirizzare la scelta degli elettori

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in breve

Il social network ha comprato l’applica-zione Masquerade che, grazie a sovrap-posizioni di masche-re e filtri sul volto dell’utente, permette di realizzare selfie buffi e grotteschi.

Social

Facebook mette la maschera

Un libro per celebra-re i 160 anni dalla na-scita della giornalista napoletana. “Visibili, invisibili. Matilde Serao e le donne nell’Italia post-uni-taria”, per le edizioni del Cnr/Cug.

Cultura

Volume inedito per la Serao

Massimo Ranieri sarà Pasolini nel film di Grieco La Macchina-zione. La pellicola è girata dall’assistente del regista e scrittore. L’uscita nelle sale è prevista il prossimo 24 marzo.

Cinema

Ranieri è Pier Paolo Pasolini

«Mamma e papà, sono gay!». Lo ha det-to il principe indiano di Rajpipla in un video diffuso sul web. Ha parlato di HIV e della lotta all’omofo-bia. A volte il principe azzurro è gay.

Curiosità

Singh, il primo principe gay

La cassetta delle lettere più romantica del mondo. A trovarla una coppia di inna-morati in vacanza nelle Galapagos, che ha deciso di conse-gnare a mano i mes-saggi ai destinatari.

Curiosità

C’è posta per te nelle Galapagos

Il team di ricercatori del Dott. Phillips in California ha scoper-to il modo di impara-re senza studiare: con la “stimolazione tran-scranica” ottenuta attraverso un cappel-lo fatto di elettrodi.

Tech

Imparare senza sforzi

Deniz, io un vero turco napoletanoGrazie all’Erasmus, «Non vorrei più tor-nare a casa»

E. Voccia P. Corona

«Noi e i napoletani siamo uguali, siamo entrambi mediterra-nei», così si presenta Deniz Keser, studen-te turco di 20 anni arrivato a Napoli da Antiochia con il pro-gramma Erasmus. Studia Turismo all’U-niversità Suor Orso-la Benincasa, e con questa frase sempli-ce in un attimo an-nulla la distanza tra lui e la comunità che l’ha accolto 5 mesi fa. «Gli altri turchi a Napoli? Non so nem-meno quanti siano e cosa facciano. Io voglio vivere esatta-mente come un na-poletano- spiega nel suo buon italiano- e conoscere più da vi-cino la cultura, gli usi e le tradizioni di que-sta città».Deniz si sveglia pre-sto e in cucina, men-

tre prepara la sua co-lazione, inizia già a chiacchierare con gli altri studenti italiani. È socievole e questo lo aiuta nei rapporti con gli altri. A Napo-li, dice, si è trovato subito bene perché si è sentito accolto da tutti. Anche dal-le persone anziane, ci tiene a precisare, quelle che invece ci si aspetterebbe che siano più chiuse con chi è diverso, quindi anche con lui, che ha un viso così medio-rientale e tratti molto marcati. «Sì, le vec-chiette che incontro per strada mi ricam-biano sempre il salu-to e mi sorridono». «I ragazzi turchi sono ben integrati -con-tinua Deniz- la sera a Piazza Bellini è fa-cile trovarli in mez-zo ai napoletani. Io però ne conosco solo una decina, mi piace passare il tempo con chi è di qui». Poche le differenze tra lui

e gli italiani, tranne un certo livello di li-bertà che in Turchia non viene garantito. «A noi capita molto spesso che il governo decida di tapparci la bocca, bloccando ad esempio l’accesso a Youtube, Facebook e Twitter». «Le ragazze in Tur-chia portano il velo, non potrebbero bere come le napoletane, anche se lungo la co-sta si è meno rigorosi rispetto alle aree in-terne, dove si seguo-no di più i dettami religiosi. Sbagliato pensare però che non possano avere un fi-danzato e che non possano studiare», racconta Deniz. «Al-cune ce l’hanno, altre lo nascondono, ma solo il 30% dei ma-trimoni è combina-to. Succede nell’est, dove le famiglie sono più integraliste e mo-glie e marito vengono uniti quando sono ancora in culla. A

Deniz Keser: «La mia religione? A Napoli non è un problema»

DOMENICA 11 MARZO | pagina 4 | pagina 4

Gli studenti della comunità sono tutti ben integrati nella città partenopea

Unioni Civili,l’ Arcigay frenai festeggiamenti

nioni Civili? Nulla è scon-tato. Non festeggia anco-

ra il presidente dell’Arcigay di Napoli, Antonello Sannino. “La politica italiana – dice - ci ha abi-tuato alle peggiori nefandezze”. Il maxi emendamento del governo sulle Unioni Civili è stato appro-vato nelle aule di Palazzo Mada-ma. Nel nuovo testo è stata di fat-to stralciata la parte relativa alla Stepchild Adoption ed è stato eli-minato l’obbligo (simbolico) di fedeltà. E’ atteso ora il voto della Camera dei deputati. Sannino ha spiegato i motivi dell’importanza della legge e cosa cambierà nella comunità LGBT. Il testo approvato al Senato non è quello originario. Si ritiene soddisfatto dalla legge o pensa che i tagli operati ne abbiano minato in qualche modo il con-tenuto?

Fino all’altro ieri eravamo con-tenti anche per il registro delle unioni civili. Sarebbe surreale non essere contenti di una leg-ge che prevede molti diritti. La questione della fedeltà è stata inserita per qualificarci ancora una volta come cittadini di serie B. Io ho avuto sempre perplessi-tà sulla Stepchild. E’ stata appo-sta per “barattare” quella che poi è divenuta la legge sulle unioni civili e ha creato l’ennesima bar-riera ideologica. Per quanto mi riguarda non penso che ricorrere alla scienza sia un atto egoisti-co. Voler diventare genitore è un atto d’amore. Penso che la batta-glia bisognerebbe farla sul diritto di famiglia e combattere per una riforma che preveda le adozioni per tutti, anche per coppie dello stesso sesso e single. Personal-mente credo che l’Italia sia più aperta ad accettare le adozioni piuttosto che la Stepchild Adop-tion e la maternità surrogata.Quanto cambierà concreta-mente la vita delle coppie ita-

U

Sannino: “La politica italiana ci ha abituato alle peggiori nefandezze”

Antonio Buonansegna

La bandiera dell’Arcigay

liane e campane qualora l’iter legislativo arrivi fino in fondo? La legge sdoganerà la rivendica-zione pubblica dell’omosessuali-tà e l’importanza del coming out. Napoli è stata la prima grande città, grazie anche all’ammini-strazione De Magistris e al lavo-ro di Arcigay, a creare il registro delle unioni civili; la prima gran-de città ad aver trascritto i matri-moni contratti all’estero; Piazza

Plebiscito si colorava Rainbow mentre il Pirellone scriveva fa-mily day. I giovani si sentono tutelati e scelgono di denunciare l’omofobia di cui sono vittima. Tantissime sono purtroppo le persone in Italia che subiscono violenze verbali e fisiche e non denunciano le aggressioni. Con questa legge la consapevolezza dei propri diritti diverrà ancora maggiore.

Smirne o ad Istanbul è molto diverso, sono grandi città e lì sente l’influsso dell’ester-no». Ecco cosa gli piace di Napoli: «Qui potete fare quello che volete, anche se vi manca fumare il narghilé o andare a vedere le cascate con il motorino come fac-cio con i miei amici ad Antiochia».«La mia religione? Non è affatto un pro-blema nei rapporti con i napoletani, non c’è alcuna discri-minazione da parte loro. Credo in Allah, ma non sono prati-cante. Tendo a pren-dere le distanze dagli altri musulmani per-

ché ci sono troppe persone che prega-no senza conoscere bene il Corano».«Perché proprio Na-poli? É stato mio pa-dre a consigliarmi, lui ama questo pa-ese, anche se a me l’Italia è sempre pia-ciuta. Da tempo mi affascinava questa città e più conosco la sua storia, la sua arte e i modi di fare dei napoletani, più vor-rei rimanere e non tornare a casa. Molto meglio l’Italia della Polonia o della Let-tonia, altre mete che avrei potuto sceglie-re. Qui sento un ca-lore che altrove forse non avrei trovato».

Intervista al presidente dell’Associazione di Napoli

A destra un’immagine di Istanbul

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DOMENICA 11 MARZO | pagina 5

«L’inchiesta giornalistica può davvero fare il bene della società ».Questo il monito di Sacha Pfeiffer, unico membro donna del team Spotlight del Boston Globe, che tra il 2001 e il 2002 smascherò gli abusi sessuali sui minori da parte di oltre 70 preti di Boston, in un’inchiesta che ha poi coinvolto parroci di molti altri paesi nel mondo. La giornalista, vincitrice in-sieme alla sua equipe del premio Pulitzer per i pub-blici servizi nel 2002, è in-terpretata da Rachel McA-dams ne Il caso Spotlight, il film premio Oscar 2016, ispirato a quella inchiesta che ha fatto la storia del giornalismo investigativo americano. Sacha Pfeiffer, ha accettato volentieri le domande di un praticante della Scuola di Giornali-smo di Napoli. Il successo dell’inchiesta Spotlight sui preti pedofili di Boston, ha cambiato la sua carriera? «Ha rinforzato il mio amo-re per il giornalismo di bu-siness, che dà ai giornalisti l’accesso a persone e luoghi affascinanti, e che - come la nostra segnalazione su-gli abusi sessuali del clero mostra - può fare davvero il bene della società. Il gran-de successo dell’inchiesta ha inoltre rafforzato per me l’importanza di mettere in discussione le autorità e fare domande difficili a isti-tuzioni potenti, siano esse enti religiosi o organizza-zioni non profit o agenzie governative o aziende. Se le organizzazioni potenti non sono tenute a rendere conto, possono verificarsi tragedie come quella che si è verificata nella Chiesa cattolica.»Che impatto ha avuto que-sta esperienza sulla sua vita personale, sulla sua famiglia? «Non ha influito in quan-tità enorme. Ha certamen-te rattristato mia madre e

Intervista Parla la giornalista del Boston Globe. Nel film Spotlight ha il volto di Rachel McAdams

«Vi racconto Sacha Pfeiffer» Il team del quotidiano americano ha rivelato gli abusi dei preti sui minori

Antonio Esposito

«È alla fine del film che tutto ha inizio». Si è espresso così, su Il Caso Spotlight, Francesco Za-nardi, presidente della Rete l’abuso, l’Onlus ita-liana che offre ascolto e sostegno legale alle vit-time di pedofilia nella Chiesa. Qual è, secondo lei, il vero merito del film?«È vero che il film rac-conta un solo caso, quella di Boston, ma lo fa in modo particolare, perché è alla fine del film che tutto ha inizio: loro hanno scoperto non solo i preti pedofili, ma soprattutto la proce-dura d’insabbiamento dei casi, che è sempre la stessa».Esiste, quindi, una pro-cedura standard appli-cata in tutto il mondo?«Certo, e prevede il tra-sferimento del prete pedofilo da una par-rocchia all’altra, senza la denuncia all’autorità giudiziaria. A regolarla è il documento Crimen Sollicitationis del 1962. Proprio nel 2001, quan-do scoppiarono i primi

scandali a Boston, l’al-lora Cardinale Ratzin-ger, insieme con il Car-dinale Bertone, inviò a tutti i vescovi la lettera De Delictis gravioribus, che ricorda che quella direttiva, che impone la segretezza nei processi interni, è ancora in vi-gore.Nel 2005 Ratzinger ven-ne chiamato da un av-vocato di Houston per rispondere in tribunale del contenuto di quella lettera; ma di lì a qual-che mese fu eletto Papa e ottenne l’immunità.». Cos’è cambiato con il pontificato di Bergo-glio?«Quasi niente, al di là della campagna media-tica. Con l’articolo 116 bis del codice penale, Papa Francesco ha reso più aspre le pene per chi non rispetta il segreto dei processi interni, con la reclusione fino a otto anni.

Francesco ZanardiIl presidente della“Rete l’abuso”, unaonlus italiana per ilsostegno alle vittime

Intervista «Dico: dieci, cento, mille Boston»Emilia Missione

mia nonna, che erano en-trambe cattoliche devote, ma non ha intaccato il mio rapporto con loro. Entram-be sono rimaste fedeli alla Chiesa, nonostante le no-stre storie.»Durante le indagini avete mai pensato di rinunciare, di arrendervi? «No. In realtà, il contra-rio. Più abbiamo scoperto, più siamo stati motivati a mantenere la segnalazione in modo prepotente. Più avanzavamo con la ricer-ca, tanto più ci rendevamo conto quanto profondo e diffuso fosse l’insabbia-mento degli abusi sessuali sui bambini da parte del clero. Proprio questo ci ha reso sempre più entusiasti e sempre più vogliosi di sa-perne di più.»Il giornalismo d’inchiesta è nato negli Stati Uniti. Ci sono delle ragioni partico-lari che potrebbero spie-gare questo fenomeno? «Credo che la robusta cul-tura del giornalismo inve-stigativo negli Stati Uniti rifletta il forte impegno del paese per la libertà di stam-pa e l’impegno all’esistenza e al mantenimento di forti mezzi di comunicazione indipendenti. Questo era ed è un paese fondato sul mettere in discussione le autorità e sull’affermazio-ne dell’indipendenza, due sentimenti che rispettano

fedelmente la nostra co-munità dei media.»Sacha Pfeiffer aveva inizia-to la sua carriera di reporter al Boston Globe nel 1995. Nel 2002 ha scritto, in col-laborazione ai colleghi che presero parte all’inchiesta Spotlight, il libro Betraya (tradimento di fiducia), che racconta minuziosamente, con i nomi dei parroci im-plicati negli abusi e docu-menti originali, l’impresa dei giornalisti che hanno scavato e poi svelato quella terribile vicenda. Nel 2008, Pfeiffer aveva lasciato la testata per passare alla ra-dio. Dopo un’esperienza di 6 anni, è tornata al gior-nale che l’ha resa famosa, dove attualmente scrive di salute, filantropia e azien-de no profit. La giornalista, parlando del film, si è detta soddisfatta dell’interpreta-zione di Rachel McAdams in una pellicola che ha reso giustizia all’operato del team, mettendo in scena fedelmente i fatti, i ruoli e i metodi di lavoro dei repor-ter.Il premio Oscar 2016, ha sì incoronato Il Caso Spotli-ght miglior film dell’anno, ma è anche stato un rico-noscimento morale per l’ottimo lavoro investiga-tivo svolto da Sacha Pfeif-fer, presente e visibilmente soddisfatta alla serata di gala, e i suoi colleghi.

Il caso A destra i giornalisti del team tra il 2001 e il 2002

L’inchiesta Smascherati dai reporter oltre70 religiosi

Sacha PfeifferIn alto la giornalista del Boston Globe

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mberto Eco all’Uni-versità Suor Orsola Benincasa. Una vi-sita che ha lasciato

il segno. Era il gennaio 2004 quando l’intellettuale piemon-tese, recentemente scomparso, tenne una lectio magistralis nell’università napoletana.«Clerici vagantes. Quando fini-sce l’università», questo il titolo della conferenza, che raccolse nella Sala degli Angeli studenti e professori. Nel suo intervento il semiologo ripercorse la storia del sistema scolastico italiano, ricordando che per superarne la crisi bisognava «medioeva-lizzare l’università»: l’università del futuro, per essere efficiente, deve cioè guardare al passato. E in particolare al Medioevo, dove il sapere accademico «vo-luto da Federico II proclamava la libertà di insegnamento». Secondo Eco, l’età di mezzo non poteva più essere bollata come una stagione buia e mo-notona, di semplice transizione da un mondo antico, dominato dalla staticità, a uno moderno, percepito come dinamico e in-novatore. Come sostenuto in

molti suoi libri, in quel periodo sono stati tanti i cambiamenti nell’organizza-zione politica e socio-culturale che hanno get-

tato le basi per un futuro rinnovato nell’arte, nella scienza e nella cultura.«L’università medioevale aveva come caratteristica il vagabon-daggio dei chierici, e questo girovagare di maestri favoriva lo scambio culturale», com-mentò il filosofo. Lo scrittore de Il nome della rosa, romanzo tradotto in 47 lingue vincito-re del Premio Strega, si scagliò in modo particolare contro le inutili complessità dei dottora-ti che non aiutavano la ricerca, ma favorivano un sistema ac-cademico «aristocratico e se-lettivo pagato con le tasse dei poveri». E da qui un parziale elogio alla Riforma Moratti, che in quel periodo infiammò il di-battito pubblico. «Il sistema del

U

3+2 ci porta più vicini al mo-dello europeo e americano. Ma ci vorrà tempo prima di poter dare un giudizio definitivo», ri-badì il letterato, ricordando che tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila solo il 30% degli studenti riusciva a ottene-re la laurea. «Un paese che non investe abbastanza nella ricer-ca regredisce sempre più ver-so il terzo mondo», continuò, rivolgendosi al mondo politico italiano che tagliava i fondi alla cultura.«Meglio una stampa che cam-bia le carte in tavola che una stampa che viene messa a ta-cere», così Umberto Eco ri-spose alla polemica scaturita

nei giorni seguenti, quando Il Giornale stravolse le sue affer-mazioni sulla legge Moratti. Secondo il quotidiano fondato da Indro Montanelli, lo scritto-re promosse i cambiamenti in corso nel mondo della scuola e dell’università quando si limitò soltanto a descriverne lo status quo. «A leggere i giornali c’è sempre qualcosa da imparare», concluse con una punta di iro-nia, riferendosi a quel progetto politico, spacciato per frainten-dimento, di modificare le sue dichiarazioni.L’incontro con il saggista fu an-che l’occasione per celebrare l’inaugurazione del terzo anno di attività della Scuola Euro-

pea di Studi Avanzati (Sesa), un network di sette atenei ita-liani, tra i quali il Suor Orsola, l’Orientale e il Federico II. Ar-ticolata nelle quattro specia-lizzazioni in diritto, filosofia, lingua, letterature e storia, la Sesa predilige le Scienze uma-ne, avvalendosi del contributo di studiosi da tutta Europa e, da quella giornata di dodici anni fa, colse l’occasione per inau-gurare una nuova sede. Oltre a quella fiorentina di Palaz-zo Strozzi, l’Istituto italiano di Scienze Umane presieduto da Umberto Eco e diretto da Aldo Schiavone, ne aprì infatti una seconda nella città partenopea in via Toledo, nel prestigioso

Quando Eco venne al Suor Orsola

Il ricordo Il filosofo è recentemente scomparso a 84 anni. È stato semiologo, scrittore di best sellers e linguista

Il semiologoUmberto Eco (foto in alto) ha insegnato semiotica al Dams di Bologna

La conferenzaNell’incontro napoletano del 2004 (foto nella pagina accanto) Eco attaccò il sistema dei dottorati

Fausto Egidio Piu

La visitaLectio magistralis nella cittadella universitaria

DOMENICA 11 MARZO | pagina 6

Addio maestro

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Palazzo Cavalcanti, restaurato con i fondi della Regione Cam-pania.Interdisciplinarietà, interna-zionalizzazione e scambi tra diversi paesi: questi gli obiettivi della scuola di alta formazione dottorale e post-dottorale in ambito umanistico che cercò di allineare i dottorati di ricer-ca italiani a quelli americani e francesi. I dottorandi, scam-biandosi conoscenze e culture, ebbero l’obiettivo di formare una comunità di studiosi, in-teragendo continuamente col tessuto storico-culturale della città di Napoli. E proprio per questo, se provenienti da un altro paese, dovettero prende-re la residenza nel capoluogo campano.Tanti gli accademici presenti alla tavola rotonda. I lavori furo-no aperti da Francesco De San-ctis, ex rettore della Suor Orsola Benincasa dal 1993 al 2001, che diede il via al dibattito. Presenti anche Pasquale Ciriello, docen-te di diritto pubblico compa-rato nell’Università di Napoli L’Orientale scomparso prema-turamente nel luglio 2014, Aldo Schiavone, professore di diritto romano presso l’Istituto Italia-no di Scienze Umane (SUM), e Gerardo Marotta, fondatore e presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. All’in-contro prese parte anche Lucio D’Alessandro, all’epoca diretto-re con Paolo Mieli della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa in con-venzione con l’Ordine Naziona-le dei Giornalisti e attualmente rettore dello stesso ateneo.Finita la lectio magistralis, ac-compagnata da un lungo ap-

plauso dei partecipanti, Um-berto Eco si recò a Palazzo San Giacomo, dove il sindaco Rosa Russo Iervolino gli donò una medaglia «fatta non con oro a 18 carati ma con il cuore, che vale di più». E, sempre il primo cittadino, consegnò le chiavi della nuo-va sede dell’Istituto Italiano di Scienze Umane, un piano nobile di un palazzo del 1762, costruito da Mario Goffredo. «Town and gown, la città e la toga, che per gli anglosassoni indica una dualità fra il territo-rio e l’ateneo, nella tradizione italiana è un binomio inscin-dibile», ribadì Eco, ricordando ancora una volta come l’uni-versità debba stringere un lega-me con il territorio.Alla fine di quella giornata, parlando con i giornalisti, si lasciò scappare il desiderio di voler ambientare un romanzo a Napoli perché questa città «trasformata mi piace e an-che molto».Il libro ambientato nella città del Vesuvio non ar-rivò mai, e chissà quale trama avrebbe avuto, ma l’attività del filosofo come romanziere e saggista proseguì prima con la pubblicazione di altre opere, come Il cimitero di Praga, La storia dei Promessi Sposi e Nu-mero zero, e poi con la fonda-zione di una nuova casa editri-ce, La nave di Teseo.«Un maestro non muore mai». Con queste parole, sotto il sole invernale del Castello Sforze-sco di Milano, l’Italia ha salu-tato Umberto Eco, l’uomo dalla grande cultura enciclopedica, che riusciva a impollinare le idee partendo da un pacchetto di sigarette e da un francobollo.

Incantato dalla città di Napoli confessò di volerla scegliere come ambientazione di un suo romanzo

Quel ramo del lago di Como non è così distante dalla casa milanese di Umberto Eco dove lo scrittore si è spento lo scorso 19 febbraio. Il suo rapporto con I promessi sposi è durato dunque una vita intera. Da filologo Umberto Eco ne ha studiato la lingua; da semiologo ne ha analizzato i personaggi e i paesaggi; da autore de Il nome della rosa ne ha osservato le forme narrati-ve. Quasi un’ossessione la sua, coronata nel 2010, quando ha curato La storia de I Promessi Sposi per la collana Save the story, pubblicata da L’Espresso in collaborazione con la Scuola Holden. Lo scrittore riscrive il dramma di Renzo e Lucia per un pubblico giovane, sempli-fica la trama del romanzo e si prende qualche libertà. Così nel suo adattamento i cappo-ni che Renzo porta al Dottor Azzecca-garbugli da quattro, quanti erano nel testo manzo-niano, diventano due.Perché Eco riduce il nume-ro dei capponi? Il Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa Lucio D’Alessandro in un breve scritto di qualche anno fa formulò una serie di fantasiose ipotesi attribuite a fantomatici detrattori di Umberto Eco. Dall’ipotesi «dietrologico-dietetica» che adduce alla fama di “buona forchetta” dello scrittore la scelta di eliminare due cap-poni, a quella «documentale» secondo cui Eco, da grande bibliofilo, avrebbe ritrovato il manoscritto originale a cui Manzoni dice di essersi ispira-to, scoprendo che nel testo sei-centesco i malcapitati galletti erano proprio due. In ultimo, D’Alessandro riporta scherzo-samente l’ipotesi più accredi-tata: quella «dell’invidia verde serpente» che avrebbe portato i colleghi studiosi a sollevare certe critiche a Eco solo perché «invidiosi dell’autentico genio del più famoso scrittore italia-no vivente».Il Rettore, che non nasconde di essere lui stesso un accani-tissimo lettore del Manzoni, da

appassionato di semiotica si divertì a fare il verso al grande scrittore. «L’idea di fare una lunga lista di quindici ipotesi sul motivo per cui Eco avesse ridotto i capponi volle essere un modo di omaggiare ma an-che di prendere in giro Umber-to Eco, uno che aveva la mania delle liste, vagamente ereditata da La Biblioteca di Babele di Borges», dice. D’Alessandro afferma di ammirare proprio quella capacità tipica dello scrittore piemontese di «crea-re altri mondi» con le parole. Il Rettore ha tentato di fare la stessa cosa nel suo pastiche che, come riferisce, Eco lesse divertito.Eco studiava I promessi spo-si così come studiava Mike Bongiorno: un grande feno-meno popolare che continua a far parlare di sé. In occasione dell’uscita della sua personale versione, lancia una provoca-zione: I promessi sposi sono noiosi perché i ragazzi sono obbligati a leggerlo a quattor-dici anni. «Se avrete la fortuna di non doverlo studiare – scrive Eco nell’epilogo – quando sare-te grandi provate a leggerlo per conto vostro. Ne vale la pena». Se ne discute ancora oggi: è arrivato il momento di elimi-nare il romanzo di Manzoni dai programmi scolastici? Il nostro Rettore non è d’accordo. «I ragazzi in età scolastica han-no bisogno di essere spinti alla conoscenza di testi così forma-tivi e significativi», sottolinea. Ma precisa anche che servono insegnanti che stimolino la capacità di avvertire il fascino de I promessi sposi.Forse se ci fosse stato Umberto Eco dietro la cattedra a raccon-tare ai quattordicenni, con il suo stile diretto e colloquiale, la notte in bianco dell’Innomi-nato, i ragazzi sentirebbero più vicino a loro il grande romanzo storico italiano che, a legger-lo bene, tratteggia un’Italia che ancora esiste. Quella dei potenti che prevalgono sui po-veri, della Chiesa virtuosa e di quella corrotta, delle leggi facil-mente interpretabili a proprio vantaggio. Un’Italia che oggi è più povera senza Umberto Eco. E con due capponi in meno.

Il datoTra la fine degli anni 90 e gli inizi del 2000 solo il 30% degli studenti si laureava

L’universitàUn paese che non investe nella ricerca regredisce verso il terzo mondo

La polemica sollevata dal Rettore

Il prof inciampò nei capponi di RenzoUna semplice svista o qualcosa di più?

Il casoCarolina Mautone

DOMENICA 11 MARZO | pagina 7

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A.Cappelli E.La Veglia In arrivo una distorsione stellare La prima web serie di un ateneo

StarwarpProgetto del Suor Orsola Benincasa, già online l’episodio pilota

nisti, Valerio Esposito e Noemi Belfiore, interpreta-no rispettivamente un aspi-rante regista e la sua musa ispiratrice. L’intera serie è incentrata sulle visioni di cui è vittima Valerio: la sua immaginazione lo porta a calarsi in vari film famosi, spesso nel ruolo del perso-naggio principale. Nella puntata pilota la pa-rodia così costituita prende di mira il mondo di Matrix, riconoscibile da alcuni ele-menti cardine della trilogia come i telefoni per passare da una dimensione all’altra e i nomi di Neo e Trinity. A vestire i panni di questi ultimi sono ovviamente i nostri Valerio e Noemi. Non manca il principa-le antagonista del film, l’agente Smith, interpretato dall’attore Riccardo Polizzy Carbonelli, il dottor Ferri di “Un posto al sole”. L’esperi-mento di inserire una guest star per il ruolo del cattivo

sarà ripetuto anche negli altri quattro episodi previ-sti per la prima stagione.Arricchisce il progetto un’originalissima colonna sonora, firmata dai Foja, nota rock band del panora-ma musicale napoletano.La musica c’è, i protagonisti e la trama pure, manca solo un cast ben nutrito di attori e tecnici. Ecco allora che tra fine febbraio e inizio marzo si sono svolte, nei locali del Master di Cinema e televisione, le selezioni: cast attoriale aperto a tutti, i posti per i tecnici sono invece riservati agli studen-ti di Scienze della Comu-nicazione del Suor Orsola. A valutare gli aspiranti attori una giuria composta dagli allievi del Master in Cinema e Televisione, dallo staff tecnico di Starwarp e da quattro giornalisti del Corriere del Mezzogiorno: Mirella Armiero, Alessan-dro Chetta, Natascia Festa,

Vanni Fondi. Al termine delle selezioni, i candida-ti potranno essere votati anche da casa dai fan della pagina Facebook di Starwarp. L’obiettivo del proget-to è dunque quello di dare nuove competenze e opportunità pratiche agli studenti della laurea triennale in Scienze della Comunicazione. «Il proget-to mira a costruire un set aperto all’interno dell’U-niversità per quelli che vogliono imparare tutte le tecniche relative all’utilizzo delle attrezzature cine-matografiche» spiegano il regista Sergio Scoppetta e Giovanna D’Alessandro, assistente alla regia. Una mission formativa per dare, ai ragazzi che partecipe-ranno, strumenti utili per l’inserimento del mondo del lavoro integrando lo studio universitario, spesso troppo teorico.

Il Corriere del Mezzogiorno supporta l’iniziativa. Sul sito della testata saranno visibili gli episodi successivi.

OnlineSuccesso della primapuntata

are incetta di film cult, imme-desimarsi fino a farne parte. Non più cambiando

canale alla tv, ma cambian-do la realtà circostante, inseguendo una citazione dopo l’altra. Questo il destino del pro-tagonista di “Starwarp”, la prima webserie interamen-te ambientata all’interno di un ateneo: una sfida resa possibile dall’Università Suor Orsola Benincasa e promossa in partnership con il Corriere del Mez-zogiorno. Il verbo inglese “To warp” si può tradurre in italiano con “deformare”. Unito poi a “star” (stella) fa chiaramente il verso alla saga di “Star Wars” dando anche però l’idea di una deformazione della realtà.Totalmente autofinanziata, la serie si avvale del crow-dfunding, una raccolta fondi destinata a coprire buona parte delle spese di produzione. Le riprese inizieranno ad aprile, ma è online già dallo scorso 23 febbraio l’episodio pilota, disponibile su Corriere del Mezzogiorno Tv, dove risulta uno dei contenuti più cliccati del sito. I giovani attori protago-

Il gruppo di lavoro

I quattro autoriSergio Scoppetta, Giovan-na D’Alessandro, Fabrizio Cotini e Federica De Caro

F

a “Foja” è una parola napole-tana che si traduce con “im-

peto”, “foga”, “ardore”, ma anche il nome di una band partenopea nata nel 2006 che fonde insieme la musica folk rock e il dialetto. Testi intimi, vibranti, che assomiglia-

no ai nostri mondi interiori e che rievocano atmosfere degli anni Settanta. Quel filone tutto napole-tano inaugurato da Pino Daniele, Tullio De Piscopo, James Senese ed Enzo Avitabile. Un misto tra blues e jazz che risentiva degli in-

flussi d’oltreoceano, ma rimaneva fedele ad un certo dna napoleta-no con i suoi echi della canzone classica. La band di Dario Sanso-ne, chitarra e autore dei testi, En-nio Frongillo, chitarra, Giovanni Schiattarella, batteria e Giuliano

Falcone, basso, inizia nel 2007 con la partecipazione all’“Art Rock Fe-stival di Venafro” e nel 2013 arriva ad aprire il concerto di Manu Chao alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Il successo vero forse già nel 2011 con l’uscita del disco “Na storia vera” e la collaborazione con gli Almamegretta e i Subsonica.

Emergenti

L’attore

Valerio Esposito29 anni, Valerio è attore nella vita e aspirante regi-sta nella fiction

Foja: la fiamma che accende la musica partenopea

L

DOMENICA 11 MARZO | pagina 8

Erminia Voccia

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ccio De Santis torna sul gran-de schermo con Mi rifaccio

il trullo, e lo fa con gli schemi che l’hanno reso un fenomeno dell’in-trattenimento e della barzelletta in Puglia e nelle regioni limitrofe. Dopo il successo a La sai l’ultima?

nel 1998, il cabarettista pugliese è diventato famoso con i program-mi televisisvi Mudù, Stasera con Uccio e Su e Giù trasmessi da Te-lenorba. Ormai tra gli intrattenitori più get-tonati nelle piazze del sud Italia,

nel 2004 è presente nel cast di Le Barzellette di Carlo Vanzina, con Gigi Proietti e Carlo Buccirosso.Torna quindi il binomio di risate e Puglia nella commedia diretta da Vito Cei e prodotta dall’Adriatica Film che diverte tra i sorrisi e i col-

pi di scena nati dal furto pezzo per pezzo di un trullo. Una storia d’in-trigo internazionale e di amore contrastato che avvicinerà il mu-ratore protagonista ad una turista milanese. In Campania il film è in program-mazione al Delle Palme di Napoli e al Duel di Caserta.

EmergentiUccio De Santis alla ricerca del trullo rubato

U

ambientali, precisa la professo-ressa Valeria Micillo, Referente all’Orientamento per l’acqui-sizione di competenze profes-sionali e l’avviamento al lavoro dell’Orientale e del progetto My First Work Experience. «In questi casi sconsigliamo allo studente di partire almeno fino a che la si-tuazione non si sia ristabilita. Ad esempio nel caso dell’esplosione a Tianjin (in Cina, nell’agosto 2015, un incendio ad una com-pagnia import-export di ma-teriale chimico ha causato 144 morti e circa 800 feriti) abbiamo atteso che l’Unità di crisi toglies-se l’allarme e ci siamo tenuti costantemente in contatto con le rappresentanze diplomatiche italiane prima di lasciar partire gli studenti». In caso di situazioni d’emergenza gli uffici Relazioni Internazionali mantengono costanti contat-ti, via e-mail o telefonici, con gli studenti (che sono i primi a segnalare problemi o situazioni di crisi) con le famiglie, le amba-sciate e i consolati italiani, così da monitorare le condizioni di chi, si trova in quei luoghi.Di maggiore autonomia gode invece la mobilità di ricercatori e docenti, liberi di scegliere se recarsi o meno in aree a rischio.

In mancanza di un regolamento per gli scambi universitari verso zone critiche, è l’analisi della situazione a guidare le scelte degli atenei e una rete di control-lo a monitorare le condizioni dei soggetti coinvolti. Resta da chia-rire quale ruolo svolgono nella macchina i ministeri di compe-tenza, il Miur e la Farnesina. È certo invece che in determinate condizioni sociali qualsiasi attività culturale può assumere le sfumature dell’attivismo. Aggiun-gendo pericolo al pericolo.

Le principali destinazioni sono Regno Unito, USA, Francia e Germania. Migrano soprattutto i dottori in scienze fisiche, matematiche e informatiche (Fonte Istat).

All’estero tremila ricercatori Generazione RegeniL’Università Orientale di Napoli: «In situazioni di pericolo sconsigliamo di partire.Non esiste una normativa specifica. Dottori e docenti liberi di scegliere»

AAntonio Lamorte

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Social network

Anna Capasso

La rivincita online degli studenti

Ializzare un sito in cui riunire tutte le frasi dei professori?», si chiese il ragazzo. Così crea la pagina “Citazioni famose dei professori universitari”. Si leggono citazioni simpati-che, spesso in dialetto, come quella del professor Manfrel-lotti della facoltà di giuri-sprudenza della Federico II che in aula dice: «Se io sto in auto e la luce del semaforo è verde ma un disgraziato at-traversa annanz a me come un pazzo suicida, qualche ipotesi sul mestiere della mamma ce la posso lancia-

re dal finestrino?». Oppure studenti dell’Università di Bari, citando il professor Do-natantonio, scrivono: «Vedo il fumo che esce dalle vostre teste, altri 5 minuti e conclu-do, onde evitare fenomeni di autocombustione!». Tra i più amati c’è il professor Eduar-do Federico della facoltà di Lettere e Filosofia della Fe-derico II, «Sull’uso di katà + accusativo io sbareo! M’arri-creo proprio!», questa è una delle ultime perle pubblicata dai suoi studenti. Giovanni Celentano, professore d’in-

gegneria dell’automazione, è tra i più citati: «Nu filtro che è? Pe ve fa capì... Pure o sco-lapasta è nu filtro, coccos o fa passà e coccos no». A con-tendere il primato dei più nominati c’è anche il profes-sor Scala: «Girano voci false e tendenziose sul fatto che io sia severo agli esami. Non è vero, è che mi piace vedere più volte i ragazzi, è un fatto di affettuosità». Nonostante l’iniziativa nasca per spirito goliardico, il sito ha un effet-to virale, superando i 59mila utenti, «un fenomeno - com-menta Giovanni - dettato dalla genuinità della pagina. È divertente e ben focaliz-zato sull’idea originaria che avevo del sito».

n una fredda serata di dicembre del 2011, Gio-

vanni, studente di economia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II in piena sessione invernale, ispirato da Mark Zuckerberg, pensa di creare una pagina Facebo-ok in cui inserire le «perle» dei professori universitari, frasi diventate storiche, tra-mandate da studenti a stu-denti. «Se ha avuto successo un social network inventato per mettere in contatto gli universitari, perché non re-

«Citazioni famose dei professori universitari» su Facebook. L’idea parte da Napoli

Una vignetta dalla pagina Facebook

prescindere dai sospetti e dai depistaggi, per molti

Giulio Regeni è stato un figlio del suo tempo, rappresentante di una generazione cosmopolita che si è formata con i progetti d’interscambio. Secondo il rapporto annuale Istat 2015, i dottori di ricerca italiani che vivono stabilmente all’este-ro sono circa 3000, e anche se il ricercatore friulano ucciso al Cairo era iscritto alla Cambrid-ge University, sorge spontaneo domandarsi com’è regolato dagli atenei italiani lo scambio di persone con Paesi con tensioni diplomatiche o sociali. «Non c’è una normativa specifi-ca. Le decisioni scaturiscono dal buon senso, dall’informazione aggiornata sui Paesi di destina-zione e dai contatti con le rap-presentanze diplomatiche italia-ne in loco» spiega la dottoressa Marina Guidetti, Coordinatrice Uffici Relazioni Internazionali dell’Università di Napoli L’Orien-tale, che ha già sospeso da tempo le sue relazioni con Siria, Nigeria e i Paesi del Nord Africa.Una norma specifica non esiste perché si dovrebbero regolamen-tare troppe casistiche diverse: i casi politico-militari come quelli

Questa scuola(segue dalla prima) Lucio d’Alessandro

Ciò si deve naturalmente alla qualità degli allievi, all’impegno dei docen-ti (grazie al vecchio amico Romolo Acampora e ai cari Paolo Mieli,Mar-co Demarco, Pierluigi Camilli) ma anche alla solidità di una struttura ben piantata “in radice” e capace, perciò, sia di resistere ai venti gelidi che qualche volta soffiano quasi di preferenza sul nostro Sud apparen-temente più fragile ed indifeso; sia di mutare le foglie avvertendo il cam-biamento del clima. Il che, nel nostro caso, significa l’adeguamento veloce alle nuove frontiere della professione, l’acquisizione di tecnologie estre-mamente aggiornate. È anche per questo che la nostra scuola di gior-nalismo si trova oggi all’ultimo piano di quella che è stata un pò pomposa-mente definita una communication tower, tuttavia, effettivamente anima-ta dalle più straordinarie tecnologie della comunicazione contempora-nea. Le piante vive cambiano le loro foglie ma non la loro natura!Il Senato di questa Università ha de-liberato la partenza con il prossimo anno accademico del primo corso di laurea italiano che, sull’impianto didattico e normativo dei corsi di Economia aziendale, struttura per il futuro economista la mentalità e le conoscenze professionali della green economy. Questa volta si tratta del primo corso non solo nel Mezzogior-no ma nel Paese. Mi pare beneau-gurante darne il primo annuncio da Inchiostro, foglio della nostra Scuola di Giornalismo in continuo cambia-mento e che proprio per questo si conferma più vitale.

Antonio Lamorte

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Marina Malvestuto

Vedi NapoliAl tesoro di San Gennaro o in Vespa a Posillipo: «boom» di visite guidate

visitatore può rivivere le emozioni del passato e allo stesso tempo riscoprire le opere del museo, per poi concludere il viaggio con una degustazione. Partico-larmente interessanti sono le performace teatrali. Del tesoro più ricco del mondo si è parlato in questi giorni con l’iniziativa #giùleman-idaSanGennaro, per dire no al decreto del mini-stro Angelino Alfano, che prevede il passaggio della gestione della cappella del santo dai cittadini alla Curia. Dal patrono a Mara-dona. In città il calciatore è paragonato ad un santo tanto che, a pochi metri dal luogo dove sono con-servati i tesori e il sangue miracoloso del patrono, in un piccolo piazzale a Spac-canapoli, affisso al muro c’è il “santino” di Marado-na. Per ricordare le vittorie del Napoli calcio, al Pibe de Oro è stato dedicato un altarino dove è esposta una

foto autografata insieme a una sua ciocca di capel-li. Meta di appassionati di calcio, curiosi e turisti questa sorta di santuario è ormai una visita obbligata per chi passa in città. Tra le visite guidate più originali quelle proposte da Inso-lita Guida, l’associazione culturale che organizza itinerari abbinati a cene o a giochi napoletani come la tombola. Un’offerta che spesso richiama non solo i turisti ma anche i cittadini e le scuole. Per assaporare una città diversa, invece, basta passeggiare per Via Toledo nei pressi di Piazza Trieste e Trento dove le guide dell’associazione Laes (Libera Associazione Escursionisti Sottosuolo che Esperti) incontrano i turisti per accompagnarli nel viaggio sotterraneo, attraverso un fitto reticolo di cunicoli e cavità, a cui sono legati miti e leggende ancora vivi nell’imma-

ginario dei napoletani. A far vivere l’esperienza dell’altra città che si trova sotto il suolo del capoluo-go campano, nei pressi di via dei Tribunali, c’è anche l’associazione, Napoli sot-terranea. In questa ondata di cambiamento, all’inter-no dell’offerta culturale, si inseriscono i giovani della cooperativa sociale La Paranza che dal 2008 ge-stisce le catacombe di San Gennaro. Al Rione Sanità, una delle zone più difficili della città, un gruppo di ragazzi cerca di risollevare le sorti del quartiere che custodisce un patrimonio di grande valore artisti-co-culturale. Napoli non è solo pizza e mandolino, ma è una città che oltre al buon cibo offre una gusto-sa ricetta di cultura e arte che condite con i colori, gli odori e il folclore tipici del luogo, riesce a realizzare un piatto prelibato che invoglia a tornare in città.

Tanti gli eventi itineranti in città. Dalle catacombe del Rione Sanitàall’altarinodel capello diMaradona.Curiosità per tutti i gusti.

n giro in vespa per scoprire le bellezze di Napoli, come

Audry Hepburn e Gregory Peck nel film Vacanze romane. Con un tocco di eleganza e originalità, grazie a Napolinvespa tour, la città si visita in sella alle due ruote più famose degli anni cinquanta e maga-ri proprio sul modello a cui è stato dato il nome dell’attrice. Ma non solo. A disposizione dei turisti, accompagnati da guide esperte, ci sono diversi modelli che riprendono i nomi dei protagonisti del cinema, da Totò a Sophia Loren. Scelta la Vespa, il turista decide se percor-rere il centro storico tra vicoli, chiese e panni stesi al sole oppure salire sulla collina di Posillipo. Il tour è solo una delle visite gui-date che la città offre, con il boom dei visitatori negli ultimi anni i napoletani si sono ingegnati, dando vita a moltissimi eventi itine-ranti che accontentano i gusti di chiunque. Come nel caso dell’associazione Nartea, che punta al Museo del tesoro di San Gennaro, riapre i molti luoghi del centro storico che di solito sono chiusi al pubblico. Il

Il patrono

Un’immagine di San Gennaro esposta nel suo Museo

U

EmergentiIl Fuoco di Andrea Bottalico nel mare di Stabia

DOMENICA 11 MARZO | pagina 10

stato un debutto sotto i mi-gliori auspici quello di An-

drea Bottalico e del suo Fuoco a mare. A benedirne l’uscita in libreria è stato lo stesso Roberto Saviano, che Bottalico lo conosce da quando era bambino, e che

ha salutato il libro «con orgoglio e commozione». Un commento che assume tanto più valore se si pensa che il libro si inserisce a pieno titolo nel filone del reporta-ge-romanzo, consacrato proprio da Gomorra. Andrea Bottalico,

napoletano di nascita, è un gio-vane ricercatore dell’Università di Milano e si occupa di econo-mia portuale. Il suo racconto su Castellammare di Stabia è quello di un fuoco che si sta spegnendo, del lento declino di una città in

cui, fino a qualche decennio fa, si potevano sentire i rumori di ferro e lamiere dei cantiere navali. La Stalingrado del Sud, la chiama-vano, terza città industriale della regione. Ma oggi, di quel passato da polo industriale, resta soltanto l’odore di ferro e salsedine.

É

Emilia Missione

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L’appuntamento è il 22 marzo al teatro Augu-steo. A distanza di cin-que anni dall’uscita di “S.C.O.T.C.H.” e dopo il progetto con Niccolò

Fabi e Max Gazzè, Daniele Silvestri presenta “Acrobati”, l’album annunciato già ad inizio 2016. Dopo il grande successo riscosso sui social, ecco il pri-mo tour teatrale della carriera del cantautore romano. Iniziata lo scorso 27 febbraio a Foligno, la serie di concerti prevede almeno una tappa in ognuna delle regioni d’Italia, chiudendo il 14 maggio a Palermo. I nuovi brani saranno accompagnati da alcuni dei suoi più grandi suc-cessi come “Salirò” e “Occhi da Orientale”.

22 marzo Teatro AugusteoPiazza Duca D’Aosta, 263Info: 081 414243www.teatroaugusteo.it

Daniele SilvestriIl cantautore romanoal Teatro Augusteo

musicaprimo pianoteatro

EmergentiLa comicità dei cinque amici di Casa Surace

Un nuovo modo di fare comicità, un caba-ret per tutte le età, esibizioni frizzanti e genuine: ecco Colo-rado Lab, laboratorio

che prepara giovani comici a un futuro nel programma di Italia 1. A Napoli la location del progetto è il Teatro “Zona Vo-mero”. Ogni venerdì è possibile assistere a prezzi modici alle esibizioni dei giovani attori. Tra questi i Macchetrio: Stefano Russo, Ciro Raimo e Gennaro Cassini, formatisi nella trasmis-sione televisiva Komikamente, condotta da Michele Caputo, comico del cast di Colorado. Il teatro ospita anche spettacoli della compagnia di Komika-mente.

18, 25, 26 marzo Teatro Zona Vomerovia Cilea, 56Info: 331 9396264www.komikamente.com

Colorado LabAl “Zona Vomero” tutti i venerdì in scena

opo il successo all’ultima edizione del Festival di

Sanremo, Virginia Raffaele arri-va a Napoli al Teatro Cilea con il suo nuovo spettacolo.La rappresentazione, che andrà in scena a partire dal 17 marzo, si intitola “Performance”. Sul palco del teatro vomerese una carrellata di tutte le imitazioni dell’artista romana: da Belen Rodriguez alla stilista Dona-tella Versace, da Carla Fracci a Ornella Vanoni, dal ministro Maria Elena Boschi alle can-tanti Giusy Ferreri e Malika Ayane, da Sabrina Ferilli alla criminologa Roberta Bruzzo-ne. Le maschere, rese possibili tramite l’utilizzo di costumi e accessori plastici, permettono interpretazioni ironiche dei di-versi personaggi.Il regista dello show, Giampiero Solari, propo-ne un insieme di effetti digitali per creare le note caricature che nel corso della serata, stabiliranno un’improbabile “interazione” con la comica.Una particolare colonna sonora contribuisce alla differenziazio-ne dei vari caratteri e modi di

essere dei soggetti imitati. Virgi-nia Raffaele, attrice brillante e versatile, è anche l’autrice dello spettacolo, realizzato in colla-borazione con Piero Guerrera e Giovanni Todescan. Il tour è cominciato a gennaio a Novara e si concluderà con l’esibizione di aprile a Genova.

17, 18, 19, 20 marzo Teatro CileaInfo: 0817141508 www.teatrocilea.it

La showgirlNata a Roma 35 anni fa, ha conquistato il pubblico non solo imitando personaggi famosi, ma anche con la sua personalità e uno stile originale.

di Virginia Raffaele «Performance»Al Cilea di Napoli il nuovo spettacolo dell’imitatrice Dalla Boschi a Belen, regia di Giampiero Solari

DA. Cappelli E. La Veglia

l mito di Pigmalione, narrato già da Ovidio,

portato in teatro da George Bernard Shaw per la prima volta nel 1913, è ambien-tato a Napoli con la regia di Benedetto Sicca e la sceneggiatura del dram-maturgo Manlio Santanelli. La rappresentazione in

scena al San Ferdinando di Napoli, con la produzione del Teatro Stabile.

Fino al 20 marzo Teatro San FerdinandoPiazza E. De Filippo, 20Info: 081 5524214 www.teatrostabilenapoli.it

L’esibizione al Teatro San Ferdinando

Fino al 20 marzo a Napoli l’opera di G.B. Shaw

Il «Pigmalione» al Teatro Stabile

Master di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa di NapoliPresidente Lucio d’ AlessandroDirettore Marco Demarco Responsabile inchieste biennali per la collana “Cronaca e Storia” Paolo Mieli

Responsabile formazione radio-tv Pierluigi Camilli

Direttore delle testateMarco Demarco

Coordinamento redazionaleFrancesca De LuciaCarla MannelliAlessandra OrigoCoordinamento tecnico audiovisiviRosario CuomoGiuliano CapraraSegreteria didatticaNancy Polverino

In redazioneFilomena Avino, Antonio Buonansegna Alessandra Caligiuri, Anna CapassoAlessandro Cappelli, Paola CoronaGiuseppe Di Martino, Antonio Esposito Antonio Lamorte, Emanuele La Veglia Marina Malvestuto, Maurizia Marcoaldi Carolina Mautone, Emilia MissioneFausto Piu, Davide UccellaErminia Voccia

I

DOMENICA 11 MARZO | pagina 11

Fino al 20 marzo l’at-trice tarantina Teresa Saponangelo sarà in scena al Ridotto del Mercadante come protagonista dello

spettacolo “Sviluppo di Donna Lionora” diretto dalla regista Alessandra Felli. Si tratta del secondo di tre allestimenti tea-trali tratti da “Il Resto di nien-te” di Enzo Striano. La rappre-sentazione descrive l’ingresso di Eleonora de Fonseca Pimen-tel nell’età adulta. Tra le prime donne giornaliste in Europa, la Pimentel era molto impegnata nelle battaglie politiche e intel-lettuali dei suoi tempi. La nobile napoletana ebbe un ruolo di primo piano nelle vicende dei moti del 1799.

Fino al 20 marzo Teatro Ridotto del Mercadante Piazza Municipio, 1Info: 081 5513396 www.teatrostabilenapoli.it

Al MercadanteTeresa Saponangelo è Lionora Pimentel Fonseca

Seconda classificata e grande rivelazione dell’ultimo Festival di Sanremo. Poi due settimane in vetta alla classifica dei singoli

più ascoltati in radio. Ora anche Disco d’oro, certificato dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). “Nessun gra-do di separazione”, brano scrit-to e interpretato dalla giovane Francesca Michielin, è già un successo. Dal 12 marzo la can-tautrice veneta sarà in tournée per i suoi primi concerti da sola sul palco e suonerà ben cinque strumenti: basso, chitarra, tc helicon, timpano e pianoforte. Si esibirà a Napoli il 20 marzo alle 21 per la seconda tappa del “Nice to meet you tour”.

20 marzoTeatro Hartvia Crispi, 33Info: 081 7613128www.ticketone.it

Francesca MichielinIl “Nice to meet you tour” da Sanremo all’Hart

inque amici e una casa nel centro di Napoli. Pochi sol-

di. Esperienze nel mondo della comunicazione, del teatro e del cinema. Una porta d’ingresso con la targhetta in ceramica attaccata da tempo indefinito. Su quella tar-

ghetta, in neretto, c’è scritto Sura-ce. Il gioco è fatto. Casa Surace è adesso uno studio di produzione video. Nato uffi-cialmente nell’aprile 2015 è il frut-to dell’idea di quei cinque amici che amano girare video divertenti

e che allo stesso tempo toccano temi sociali. Andrea, Alessio, Si-mone, Daniele e Luca, già pre-miati al “Web marketing festival di Rimini” per il video La Pasqua al tempo dei social network, stan-no passando alla ribalta del web.

Il terrone fuori sede, Avere 30 anni di cui la prossima settimana uscirà una nuova puntata, Il ma-radoneta, alcune delle produzioni più divertenti di Casa Surace. Ora che non sono più solo cinque e che il gruppo si è allargato, le risa-te sono aumentate.

C

Antonio Esposito

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n obiettivo inseguito da un anno e mezzo. Questo

rappresenta la scelta di Napoli come sede per le Universiadi 2019: un traguardo raggiun-to grazie al dossier presentato lo scorso 5 marzo a Bruxelles, e approvato in poche ore dal-la Federazione Internazionale Studi Universitari.Nel comitato promotore, gui-dato dal Vicepresidente della Regione Alfredo Bonavitacola, c’è tutta la voglia di sfatare il luogo comune di una città al-lergica al grande sport. In fon-do tra il sogno Coppa America infranto nel 2003, il fallimento dell’operazione Giochi del Me-diterraneo 2009, e l’esclusione di dicembre dal dossier olimpi-co per Roma 2024, la ferita re-sta aperta. Vero anche che ne-gli ultimi anni si è assistito a un “piccolo scatto d’orgoglio”, gra-zie alla pedonalizzazione di via Caracciolo. La Coppa Davis di tennis (2013 e 2014), la parten-za del Giro d’Italia 2013, fino alle regate di prova per l’edi-zione 2013 della competizione velistica per eccellenza: tanti gli eventi ospitati sul lungoma-re “liberato”, ma per un salto di qualità servono investimenti. Ecco allora che la posta in pa-lio va oltre i 15mila under 28 di 170 Paesi, oltre le 100 reti televisive, oltre le 15 discipline previste. Un’occasione del ge-nere manca dai tempi dei Gio-chi del Mediterraneo 1963, sarà la quarta volta per il binomio

Italia - Universiadi dopo Tori-no (1959 e 1970), Roma (1975) e in Sicilia (1997). Oltre Napoli, dopo la rinuncia di Brasilia, no-minata sede ufficiale nel 2013, nessun altro ha saputo organiz-zarsi: merito di un cammino di avvicinamento iniziato a otto-bre, con un primo memoran-dum d’intesa, perfezionato con l’incontro del 13 gennaio tra il Governatore De Luca e il neo Presidente Fisu Oleg Matytsin.Dei dettagli ce ne parla Ciro Borriello, Assessore allo Sport del Comune, che due setti-mane fa ha accompagnato gli ispettori di Fisu e Cusi (Cen-tro universitario sportivo ita-liano), in una tre giorni che sa di “prova generale”. «La nostra proposta» - dice l’’assessore - «è articolata. Partiamo dallo sta-dio San Paolo, l’ex base Nato di Bagnoli e la Mostra d’Oltrema-re con la piscina, coinvolgendo anche il CUS di Via Campegna, l’ippodromo di Agnano, lo sta-dio Albricci, quindi le piscine Scandone e Acquachiara, il PalaBarbuto e il PalaVesuvio di Ponticelli con le strutture adia-centi, infine lo stadio Collana, il Parco Virgiliano e i tennis club Vomero, Rama e Napoli». Dunque l’intera area ovest come città dello sport, grazie anche ai lavori in dirittura d’ar-rivo sulla Linea 6 della metro-politana. Ma con quali soldi? La Regione ha messo a bilancio 20 milioni di euro, il Governo ne sbloccherà altri 150 appro-vando il decreto “Patto per il Sud” nelle prossime settima-

Universiadi,un maredi investimenti

UDavide Uccella

Percorso Cittadino interno alla IV Muni-cipalità. Gara podisti-ca sulla distanza dei 10 Km per promuo-vere la cultura della differenziazione dei rifiuti. Testimonial l’ex pugile Patrizio Oliva.

13 marzo ore 8.30 Stadio Militare “Albricci” via Generale Francesco Pignatelli.Info: 333 4842172 www.garapodistica.it

Altetica

Ritorna “Corri per l’ambiente”

200 MILIONII finanziamenti previsti da Regione, Governo e sponsor

12MILAI volontari coordinati della cabina di regia di Comune, Regione, Coni e Cusi

DOMENICA 11 MARZO | pagina 12

Bruxelles ha scelto Napoli per l’edizione 2019

ne, con gli sponsor si stimano 200 milioni totali, ma non solo: «Per corsie e spogliatoi della Scandone abbiamo già stan-ziato 600mila euro» - prosegue Borriello - «e dovremo dotarla di una piattaforma per i tuffi. Per il PalaBarbuto investiremo d’urgenza 100mila euro, men-tre lo Stadio San Paolo perderà la copertura, e sarà recupera-to con 25 milioni del Credito Sportivo. Dovremmo partire ad agosto». Sul futuro, dunque, la strada è tracciata: «Ad aprile» - con-clude l’assessore - «effettuere-mo ulteriori sopralluoghi con gli ispettori di Fisu e Cusi. En-tro il 20 maggio stipuleremo il contratto, quindi costituiremo con Regione, Coni e Cusi una cabina di regia che a pieno re-gime dovrebbe mobilitare fino a 12mila volontari. sulle date al momento abbiamo due opzio-ni: 31 luglio - 11 agosto oppure 7 - 18 agosto». Quella di Napoli sarà la 30esima Olimpiadi de-gli Universitari. La macchina è pronta, basta soltanto la chiave.

Campi di calcio, basket, pallavolo e al-tre discipline sportive praticate in diverse strutture installate sulla rotonda e sull’a-renile, un’occasione speciale per pubbli-cizzare l’apertura di una nuova rivendita Decathlon in città.

20 marzo ore 9-13 Rotonda Diaz info: [email protected]

Sport vari

Primavera dello sport