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LABORATORIO DI SCRITTURA Dispensa a cura di Stefano Traini CORSO DI LAUREA DI SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE UNIVERSITÀ DI TERAMO

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LABORATORIO DI SCRITTURA

Dispensa a cura di Stefano Traini

CORSO DI LAUREA DISCIENZE DELLA COMUNICAZIONE

UNIVERSITÀ DI TERAMO

INDICE

0. Introduzione0.1. Scopo del Laboratorio 0.2. I parametri per una “buona scrittura” 0.3. Una griglia per la composizione: le fasi della scrittura0.4. Le implicazioni cognitive della scrittura 0.5. Organizzazione delle dispense 0.6. La prova finale d’idoneità

1. Il testo espositivo1.1. Il rapporto: criteri didattici

1.1.1. L’organizzazione logica dei dati 1.1.2. Il registro stilistico1.1.3. La parte propositiva1.1.4. La revisione

2. Il testo argomentativo2.1. L’articolo di commento persuasivo: criteri didattici

2.1.1. La dialettica argomentativa2.1.2. I paragrafi e le frasi tematiche2.1.3. Questioni stilistiche 2.1.4. La revisione

Conclusioni: la prova finale d’idoneità

Appendice 1. La punteggiatura

Appendice 2. Eserciziario

0. Introduzione

0.1. Scopo del Laboratorio

Scopo di questo Laboratorio è sviluppare e verificare le abilità di scrittura ditesti specifici. Ogni testo (una lettera, un rapporto, un articolo, una recensione,ecc.) ha caratteristiche strutturali e stilistiche che lo contraddistinguono, eoccorre saper (ri)conoscere le differenti tecniche di scrittura, che variano aseconda del tipo di testo, degli scopi, dei destinatari, ecc. In questo Laboratorioci si concentra su due tipi di testo – il testo espositivo e il testo argomentativo–, si approfondiscono i criteri didattici da seguire nella stesura, e infine siverificano le abilità di scrittura. Poiché le abilità di scrittura sono anche, e forsesoprattutto, abilità cognitive, lo scopo del Laboratorio è anche quello disviluppare e verificare le abilità cognitive che entrano in gioco nella scrittura.

Vale la pena premettere che il tema delle scuole superiori può essere la causadi molti vizi e di molte deformazioni. Infatti il tema favorisce una scritturasostanzialmente fine a se stessa, senza uno scopo preciso, senza un destinatariochiaro, senza un taglio stilistico particolare. Quella del tema è una scritturalibera, senza vincoli e senza caratteristiche distintive: al contrario, come si èdetto, l’obiettivo di questo Laboratorio è quello di sviluppare le abilità discrittura di testi specifici, che sono in fondo quelli che ci si trova a scrivere inambito professionale.

Questo è l’aspetto centrale del corso: il passaggio dalla scrittura “libera” deltema alle scritture “controllate” di testi particolari. Tale passaggio impone unaricognizione, seppure sintetica, sui tipi di testi che si possono scrivere:1

• Testi espositiviI testi espositivi rispondono grosso modo a una domanda di questo tipo:

mediante quali dati, concetti e relazioni posso fornire una chiararappresentazione dell’argomento?

Un testo espositivo ha generalmente lo scopo di informare. Si tratta indefinitiva di rappresentare un oggetto (meglio: un problema) fornendo uninsieme di elementi e organizzandoli logicamente. Esempi di testi espositivipossono essere: la relazione di esperienze, il rapporto, la rassegna, ecc.

1 Per questa ricognizione si seguono soprattutto i suggerimenti di Della Casa, Scrivere testi. Il processo, iproblemi educativi, le tecniche, La Nuova Italia, Firenze, 1994.

• Testi argomentativiI testi argomentativi rispondono alla seguente domanda: quale soluzione do

al problema e come la sostengo?Anche i testi argomentativi possono estendersi fino a comprendere

numerose scritture, eppure conviene, da un punto di vista didattico, restringereil campo e considerare solo quei casi in cui c’è un problema e chi scrivepropone una tesi (soluzione) supportandola con prove e/o ragionamenti.Esempi di testi argomentativi possono essere: il saggio scientifico, la tesi,l’articolo di commento, la recensione, ecc.

• Testi narrativiI testi narrativi rispondono alla domanda: che cosa è avvenuto, come si sono

svolti i fatti?È importante distinguere la narrativa fictional (racconti, fiabe, romanzi)

dalla narrativa non-fictional (biografie, cronache): mentre nella fictional glieventi sono immaginari, o comuque rielaborati liberamente dallo scrivente,nella non–fictional ci si riferisce a fatti realmente avvenuti. Nei corsiuniversitari ci si occupa di solito di testi narrativi non–fictional, per esempioprovando a scrivere brevi testi di cronaca. La narrativa fictional èappannaggio dei laboratori di scrittura creativa.

• Testi descrittiviI testi descrittivi rispondono a una domanda di questo tipo: come è fatto,

quali proprietà presenta?La descrizione è un testo dai confini vaghi, con cui si indica un insieme di

enunciati che danno un quadro illustrativo di un oggetto, un insieme, uno statodi cose, ma anche di un processo o di una azione. Tutte queste realtà possonoessere reali oppure immaginarie, come si verifica nel discorso letterario. Peressere più precisi, si può dire che la descrizione entra in gioco quando ci siconcentra sulle proprietà di individui o di stati di cose che vengono consideratiin un’ottica spaziale, o idealmente spaziale. Accade questo, per esempio,quando descriviamo un brano musicale presentando certi elementi come sefossero presenti “agli occhi della mente”. I testi descrittivi possono esseretecnico-scientifici, turistici, letterari, ecc.

• Testi regolativiI testi regolativi rispondono a questa domanda: come posso controllare il

comportamento del destinatario in funzione di un certo scopo?Il testo nasce per regolare le azioni del destinatario, indicando doveri,

obblighi, permessi. Esempi di testi regolativi possono essere: il regolamento, lostatuto, la legge, le istruzioni, gli avvisi, ecc.

0.2. I parametri per una “buona scrittura”

Esposte a grandi linee le tipologie testuali, occorre ora chiarire gli elementidella scrittura che dobbiamo curare. Vediamo i cinque elementi che un testodeve presentare per essere ritenuto “testualmente valido”:2

(i) la coerenza, cioè la connessione dei contenuti. La coerenza si puòmanifestare in vari modi, per esempio gli elementi del testo possono esserelegati da rapporti di consequenzialità temporale, di prossimità spaziale, di causa-effetto, di antecedente-conseguente, ecc. La coerenza determina l’unitàtestuale: in altri termini la compattezza tematica del testo;

(ii) la coesione, cioè i collegamenti di superficie del testo. La coesionesuperficiale di un testo si può ottenere con vari operatori lessicali come peresempio i connettivi (logici, temporali, spaziali, ecc.). È importante sottolineareche la coesione non è la condizione necessaria e sufficiente perché vi siacoerenza: le frasi risultano connesse solo se i concetti esprimono un rapportovalido di connessione;

(iii) la struttura, cioè l’articolazione del testo. La struttura chiama in causa ilfattore organizzativo, che varia da testo a testo. Un rapporto informativo hauna struttura particolare, così come un articolo di cronaca o una recensione;

(iv) l’autonomia, cioè la massima esplicitezza. Un testo scritto, a differenzadel linguaggio parlato, deve dire tutto quanto necessario per evitare oscurità efraintendimenti. Resta inteso che a seconda dei casi certe informazioni possonoessere date per scontate e dunque il concetto di autonomia va relativizzato;

(v) la completezza, cioè la compiutezza informativa. Un testo dovrebbefornire al lettore tutte le informazioni necessarie. Sebbene il concetto dicompletezza sia relativo, si può dire che un testo deve arrivare in qualchemodo alla chiusura dei nodi problematici aperti.

Queste cinque caratteristiche fanno da sfondo alle pratiche di scrittura che sivogliono intraprendere in questo Laboratorio, nel senso che costituiscono iparametri per valutare che un testo sia accettabile. I testi scritti dovrannoessere coerenti dal punto di vista del contenuto, nel senso che i contenutidovranno avere uno sviluppo logico e compatto; dovranno essere coesi dalpunto di vista della struttura superficiale, mostrando quindi un buon uso deirinvii interni e dei connettivi; dovranno essere ben articolati dal punto di vistastrutturale, seguendo gli schemi che caratterizzano i tipi testuali; dovrannoinfine essere autonomi e completi, fornendo tutti gli elementi informativi 2 Si seguono qui le indicazioni di Della Casa [op. cit.].

necessari per la compiutezza dell’esposizione. A questi parametri va poiaggiunto, come già detto, quello del registro stilistico, che deve essereadeguato al tipo di testo che si deve scrivere.

0.3. Una griglia per la composizione: le fasi della scrittura

Questi sono gli errori più frequenti nelle esercitazioni dei laboratori: (i) non sipresta adeguata attenzione alla consegna, cioè non si leggono attentamente leistruzioni all’interno delle quali ci sono le coordinate per eseguire l’esercizio:questa disattenzione iniziale, anch’essa riconducibile alla scrittura del tema (cheinfatti presenta solo un titolo), è la fonte principale degli errori più comuni; (ii)non c’è un’adeguata ricognizione sui contenuti; (iii) non c’è una pianificazionepreventiva del testo, il che significa che non si prepara il testo con una scaletta;(iv) non c’è una buona revisione del testo.

Questi problemi possono essere affrontati pensando alla scrittura come a unaserie di fasi sulle quali ci si deve soffermare in modo (quasi) sequenziale. L’ideaè quella di “smontare” il processo di scrittura ricomponendolo in una serie dimosse: appunto le fasi del processo di scrittura:3

1. la definizione del compito2. l’ideazione3. la strutturazione4. la stesura5. la revisione

Questa sarà la nostra griglia compositiva, nel senso che farà da sfondo alleesercitazioni del corso.

• La definizione del compito è la prima fase, il momento in cui si mettono apunto le coordinate della scrittura. Sulla base delle istruzioni scritte nel testobisogna mettere a fuoco il tipo di lavoro, e per fare questo è consigliabileseguire i seguenti parametri: il tipo di testo, l’argomento, il destinatario, loscopo, la lingua, la dimensione. Anzitutto si deve capire bene il tipo di testoche si deve scrivere (un rapporto informativo, cioè un tipo di testo espositivo?Un articolo di commento, cioè un tipo di testo argomentativo?); poi èopportuno riflettere sull’argomento, anche per delimitarlo e circoscriverlo sullabase della consegna del compito; è essenziale identificare bene il destinatario,perché è sulla base di esso che si può tarare al meglio la scrittura, e in

3 Anche in questo caso seguiamo le indicazioni di Della Casa [op. cit.], il quale peraltro riprende le fasi dellaRetorica.

particolare il registro stilistico; è bene quindi riflettere sullo scopo, perché larichiesta può essere quella di informare su qualcosa, o di commentare qualcosa,o di raccontare un avvenimento, ecc.; le coordinate appena elencatedovrebbero già determinare il tipo di lingua da utilizzare: colloquiale piuttostoche formale, tecnica piuttosto che di base, e via dicendo; infine si deve tenered’occhio la dimensione, che è un parametro anch’esso essenziale per la stesuradi un testo: è importante abituarsi a rispettare le indicazioni date perché in certicontesti professionali superare le dimensioni di qualche riga rispetto allaconsegna significa rendere il testo non pubblicabile. La definizione del compitoè fondamentale: si commettono errori decisivi perché non si individua subito iltipo di testo, perché non si pensa che ci si sta rivolgendo a un certo destinatarioal quale occorre rivolgersi in un certo modo, perché non si mette a fuoco,magari, lo scopo principale della scrittura. Bisogna riflettere su questi parametriprima, durante e dopo la scrittura.

• L’ideazione è la seconda fase, il momento in cui si pensa “in libertà” allecose che si possono scrivere. La retorica classica la definiva inventio, le agenziepubblicitarie di oggi la chiamano brainstorming. È utile perché permette dimettere giù molti punti, sebbene ancora in modo disordinato, che poi farannoda serbatoio di idee.

• La strutturazione è la terza fase, il momento in cui le idee sparse devonoessere articolate, collegate, pianificate. La procedura che comunementecaratterizza questa fase è quella della scaletta, che consiste in una serie di puntischematici che dovrebbero costituire lo scheletro del testo. Purtroppo non c’èmolta abitudine a fare la scaletta, e spesso si ritiene che non sia necessaria o chesia sufficiente farla mentalmente. Occorre precisare subito che la scaletta èimportante, che giornalisti e scrittori famosi confessano di farla sempre, e chefare una scaletta mentalmente è diverso dal farla per iscritto poiché la scrittura– e questo discorso non vale solo per la scaletta – costringe sempre ecomunque a chiarirsi le idee. Càpita spesso di credere di avere le idee chiare,ma quando poi si passa alla stesura (di una scaletta o di un testo) ci si accorgeche i concetti sfuggono e sono molto meno limpidi di quanto si pensasse.

• La revisione è l’ultima fase che ci interessa: solitamente è la meno curata,mentre dal punto di vista della resa finale è forse la più importante. Senzadubbio è un’attività difficile e faticosa, poiché si è costretti a distaccarsi dalproprio testo e ad assumere uno sguardo “esterno” per fare gli ultimiinterventi di correzione; tuttavia è essenziale, e può essere efficace solo se c’èstata una buona riflessione sul (e pianificazione del) testo. La revisione puòessere immediata, ed è quella che si attua durante la scrittura, oppure globale,quando viene realizzata al termine della stesura. C’è una revisione formale,

attenta alla punteggiatura, all’ortografia, al lessico, ecc.; e una revisionerielaborativa, attenta ai contenuti e all’organizzazione complessiva del testo.

0.4. Le implicazioni cognitive della scrittura

Come si accennava all’inizio, la pratica della scrittura investe una serie diabilità cognitive, nel senso che ogni tipologia testuale comporta operazionicognitive specifiche. In questa sede si tenta di sviluppare e di verificare le abilitàcognitive legate alla stesura dei testi espositivi e dei testi argomentativi. Perquanto riguarda i testi espositivi, si devono scrivere dei rapporti professionalisulla base di una serie di dati. I dati sono sempre forniti in modo disordinato, inmodo che lo sforzo cognitivo consista proprio nella riorganizzazione logicadegli elementi informativi. In altri termini, i dati devono essere raggruppati edesposti secondo criteri logici di pertinenza. Per quanto riguarda i testiargomentativi l’abilità cognitiva si manifesta prevalentemente nella connessionelogica delle argomentazioni, e quindi delle frasi e dei paragrafi. Nel sostenereuna tesi, o nell’esplicitare un’idea-guida, si deve dimostrare di saper costruireun impianto argomentativo, con nuclei tematici che si susseguono in modofunzionale e quindi connessi in modo efficace (da cui l’importanza deiconnettivi).

0.5. Organizzazione delle dispense

I due capitoli della dispensa sono dedicati al testo espositivo e al testoargomentativo: per il primo ci si concentrerà sul rapporto, per il secondosull’articolo (di commento).

I capitoli si aprono con brevi istruzioni generali di ordine teorico e a seguirevengono presentati esercizi e/o esempi. Per una migliore comprensionedell’esercizio vengono presentati anche esempi di esercitazioni svolte dastudenti, per capire cosa si deve e cosa non si deve fare. Altre volte vengonopresentati testi scritti da professionisti, anche perché uno dei modi più efficaciper migliorare un’abilità pratica come la scrittura è senz’altro quellodell’emulazione.

0.6. La prova finale di idoneità

Il Laboratorio prevede una prova finale che si conclude con un giudizio diidoneità o di non-idoneità. Nella prova finale si richiede la stesura di un testoespositivo (rapporto) o di un testo argomentativo (articolo di commento). Nelle

Conclusioni affronteremo in modo più dettagliato le caratteristiche dell’esamefinale del Laboratorio, ma per il momento sottolineiamo che la scrittura alcomputer è parte integrante della prova finale, e che si viene giudicati ancheper l’esattezza e la pulizia del prodotto finale. Gli esercizi devono seguire disolito i seguenti criteri: il carattere deve essere Times New Roman, ladimensione 12 punti, l’interlinea 1,5, il rientro prima riga 1 cm. Il testo deveavere i margini giustificati e il righello deve essere posizionato da 0 a 14. Ledimensioni del testo vanno da un minimo di 25 righe a un massimo 30 righe.

1. Il testo espositivo

Ripartiamo dalla domanda a cui si dovrebbe rispondere con la stesura di untesto espositivo: mediante quali dati, concetti e relazioni posso fornire unachiara rappresentazione dell’argomento?

Posto in questi termini, il testo espositivo assume come obiettivo principalequello di informare. Tuttavia i confini di applicazione risultano assai ampi, e perquesta ragione serve un’ipotesi di definizione che ne limiti il campo:“Proponiamo dunque di chiamare espositivo un testo quando l’argomento dicui si occupa non è riconducibile a un oggetto fisico identificabileimmediatamente nella realtà, e perciò raffigurabile mediante una descrizione, néa un fatto o a una sequenza di fatti rappresentabili mediante narrazione. Èinvece un oggetto di natura culturale, o definito comunque per via concettuale.Ad esempio: ragioni e conseguenze del brigantaggio; problemi del trafficourbano; organizzazione sociale delle api; condizioni delle minoranze linguistichein Italia; risultati della indagine IEA sulle capacità di scrittura degli studenti dellascuola superiore.”4

In un testo espositivo occorre quindi esporre dati, notizie, acquisizioni eorganizzarli logicamente. Lo stile è di solito impersonale, neutro, oggettivo.

1.1. Il rapporto: criteri didattici

Dal punto di vista delle denominazioni il rapporto e la relazione vengono disolito considerati sinonimi. Tuttavia il rapporto si contraddistingue per la suanatura pubblica e professionale: difatti si parla di rapporti nelle amministrazionipubbliche, o nelle aziende, o negli organismi politici. Il rapporto può essereinteso in due modi:

1. resoconto ufficiale di un evento;2. analisi di situazioni con documentazioni e proposte solutive.

Nel Laboratorio ci si concentra sul secondo caso: si forniscono dati dariorganizzare ed esporre, e si richiedono eventualmente proposte per risolvere 4 Della Casa [op. cit.: 97].

determinati problemi. L’analisi di situazioni richiede indagini, reperimento didati, interrogazioni di protagonisti e testimoni, tuttavia gli esercizi proposti inquesta sede danno per scontata questa parte e forniscono dati già selezionati aseconda dei temi.

Occorre sottolineare che un rapporto ha sempre un committente, che puòessere il direttore di un’azienda, un ente pubblico, una istituzione politica, ecc.:a questo proposito è importante tenere ben presente il destinatario, che puòessere il committente stesso (nel qual caso non è necessario ripetere all’inizioinformazioni di cui è a conoscenza), o un pubblico esterno (nel caso in cui ilrapporto, per esempio, venga pubblicato).

Il rapporto può avere natura soltanto informativa, se si limita a fornire unquadro articolato di dati, e può avere invece natura propositiva quandocontiene indicazioni e suggerimenti circa le possibili soluzioni da adottare. Daquesto punto di vista è bene ricordare quanto detto nell’Introduzione aproposito della definizione del compito: prima di cominciare a scrivere occorrevalutare lo scopo del testo, che può essere appunto informativo, o propositivo,o informativo-propositivo.

Nella parte informativa ciò che conta è l’organizzazione logica dei dati, nelsenso che i dati a disposizione vanno disposti secondo criteri coerenti (cfr. §1.1.1). Ma anche la parte propositiva è di estrema importanza perché mette ingioco, in qualche misura, i meccanismi dell’ideazione: in altri termini questa è laparte che impone di distaccarsi dai dati informativi per ricercare delle soluzioni.Occorre ricordare, a questo proposito, che nella parte propositiva di unrapporto si deve sostanzialmente dire come si potrebbe risolvere undeterminato problema, a partire dai dati ma anche andando oltre (come sivedrà nel cap. 2, il testo argomentativo, dovendo discutere il perché di unacerta situazione, si differenzia dal taglio stilistico del rapporto propositivo).

Il rapporto richiede una lingua neutra, rigorosa, essenziale. È necessarioottenere chiarezza e precisione informativa (si usano espressioni di questo tipo:dai dati emerge... / la commissione rileva... / proponiamo di...).

Per quanto riguarda la struttura di un rapporto, proviamo a vedere unpossibile schema:5

a. Introduzione. Si forniscono indicazioni su chi ha commissionato il lavoro,sugli scopi per cui è stato richiesto, sugli aspetti investigati, sugli eventualivincoli e precedenti.

b. Organizzazione. Si spiega come è stata predisposta l’indagine, di qualistrumenti ci si è serviti, quale metodo è stato utilizzato.

5 Ripreso a grandi linee da Della Casa [op. cit.: 406].

c. Dati ottenuti. Si espongono i dati, organizzati logicamente secondo criteridi pertinenza (cronologici, causali, tematici, ecc.).

d. Discussione e conclusione. Si discutono i dati, in relazione allo scopo delrapporto, e se ne traggono le conclusioni.

e. Proposte. Se il rapporto è di tipo propositivo, si formulano possibilisoluzioni e suggerimenti.

Nelle esercitazioni del Laboratorio, per problemi che riguardano ledimensioni dei testi, i primi due punti (a. e b.) vengono di solito sintetizzati inpoche righe poiché ciò che interessa maggiormente è la stesura della parteinformativa (dal punto c. in poi). Per la stessa ragione anche il punto d. il piùdelle volte viene omesso. Per cui la struttura del nostro rapporto saràsostanzialmente la seguente:

• Introduzione. Si forniscono indicazioni su chi ha commissionato il lavoro,sugli scopi per cui è stato richiesto, sugli aspetti investigati, sui tempi dilavoro, ecc.

• Parte informativa. Si espongono i dati, organizzati logicamente secondocriteri di pertinenza.

• Parte propositiva. Se il rapporto è di tipo propositivo, si formulano possibilisoluzioni e suggerimenti.

Ci sono dunque almeno tre parametri fondamentali per la buona stesura diun rapporto:

• una buona organizzazione dei dati (logica, cronologica, causale, ecc.);• l’uso di un registro neutro, oggettivo, impersonale;• l’impostazione di una parte propositiva (se richiesta) che si concentri sul

come risolvere il problema in questione.

1.1.1. L’organizzazione logica dei dati

La prima operazione, dunque, consiste nell’organizzazione dei dati. Si vedala seguente esercitazione:

Esercitazione 1

Sei il coordinatore di un gruppo di ricerca che deve preparare un rapporto informativo-propositivo su “la paura dell’altro nella società italiana attuale”. I dati sono forniti dalCensis e il testo ha come destinatario il Ministero dell’Interno. Per la parte informativaoccorre utilizzare tutti i dati messi a disposizione; la parte propositiva deve esseremirata alla soluzione dei problemi rilevati a partire dai dati.

DATI

1. Nel 1999 sono stati denunciati 2.373.380 reati, con una diminuzione del 2,2%rispetto ai 2.425.748 del 1998.

2. L’80,4% degli italiani crede che nel nostro Paese vi sia un numero allucinante diimmigrati e l’88,1% ritiene che il governo dovrebbe limitare di brutto i flussi diingresso.

3. Il reato che si ritiene venga commesso proprio alla grande è il furto in casa (32,7%delle risposte), seguito dalle rapine (31,3%) e dallo spaccio di sostanze stupefacenti(24,3%).

4. Nell’ultimo anno i furti in appartamento sono stati circa un decimo del totale deifurti. Analogamente nel 1999 le rapine sono state solo una piccola partedell’universo dei reati.

5. Il 21% degli italiani ritiene che gli immigrati rappresentino una minaccia per lasicurezza della propria residenza.

6. Il 33,2% degli immigrati dichiara di aver subito atti di razzismo da parte di italiani.7. Il 29,5% degli italiani è d’accordo ad abbassare da 14 a 12 anni l’età della

punibilità.8. Gli stranieri regolari in Italia sono 1.500.000. Continuando con l’attuale ritmo

d’ingressi, nel 2046 potremmo avere la stessa presenza quantitativa della Francia,della Germania, dell’Austria e del Belgio.

9. Il 76,9% degli italiani è convinto che nell’ultimo anno i reati in Italia siano aumentatiin modo pazzesco.

10. Il 31,7% degli italiani è favorevole alla costituzione di ronde da parte di privaticittadini.

[Hai un’ora e mezzo di tempo per svolgere il compito. Per il computer bisognaseguire i seguenti criteri: il carattere deve essere Times New Roman, la dimensione12 punti, l’interlinea 1,5, il rientro prima riga 1 cm. Il testo deve avere i marginigiustificati e il righello deve essere posizionato da 0 a 14. Dimensioni del testo:minimo 25 righe massimo 30 righe]

Organizzare i dati significa costruire delle “scatole” all’interno delle qualiinserire le informazioni omogenee, cioè disegnare una griglia sulla base dicriteri di pertinenza. Questa esercitazione pone un divario tra la percezione delproblema e la realtà delineata dai dati del Censis. I dati 1, 4 e 8 riportanoinformazioni reali, i dati 2, 3, 5 e 9 informano sul modo in cui i cittadini italianipercepiscono il problema, i dati 6, 7 e 10 descrivono alcune conseguenze. Tra idati oggettivi e i dati sulle percezioni c’è un contrasto che deve essere messo inevidenza nella stesura, ma occorre aggiungere che i due gruppi di dati(percezione/realtà) possono essere articolati meglio in due settori: uno che

riguarda la criminalità e un altro che riguarda nello specifico l’immigrazione.Pertanto ne risulta uno schema “a scatole” di questo tipo:

La paura dell’altro:

Criminalità: Percezione (3 – 9)Dati (1 – 4)Effetti (7 – 10)

Immigrazione: Percezione (2 – 5)Dati (8)Effetti (6)

La parte informativa del rapporto dovrà seguire questo schema, in modoche l’esposizione dei dati abbia una sua coerenza e una sua omogeneità. Nellastesura i due campi tematici della criminalità e dell’immigrazione potrannoessere legati, essendo due poli dello stesso tema (la paura dell’altro). Ora,come abbiamo detto, è essenziale che la discrepanza oggettività/percezionerisulti evidente, mentre si devono evitare giustapposizioni di dati come nei casiche seguono:

[1] Dalle risposte emerse dagli intervistati emerge una tendenza a individuare gliimmigrati quali soggetti particolarmente vicini a fatti di criminalità. L’80,4% dei nostriconnazionali crede di ospitare nel nostro Paese un numero insostenibile di stranieri,mentre l’88,1% vorrebbe una limitazione drastica dell’accesso alla nostra penisola,regolata dal governo. Il 21% degli italiani, in particolare, ritiene che questi soggettirappresentino una minaccia per la sicurezza della propria residenza. /Gli stranieriregolari in Italia sono 1.500.000. Continuando ad ospitare immigrati come sista facendo oggi, si prevede che nel 2046 potremmo raggiungere, in numero distranieri con regolare permesso, paesi come Francia, Germania, Austria eBelgio./ Ad oggi il 33,2% degli immigrati dichiara di aver subito atti di razzismo daparte degli italiani.

Il dato che abbiamo messo tra barre oblique in neretto (dato 8) è un datoreale in contrasto con quanto affermato precedentemente in riferimento alleimpressioni soggettive degli italiani, poiché informa che con l’attuale ritmo diingressi solo nel 2046 potremmo avere la stessa presenza quantitativa dellaFrancia, della Germania, dell’Austria e del Belgio. Eppure il contrasto non èmesso in evidenza: manca, in sostanza, un connettivo (ciononostante, tuttavia,però, in realtà, ecc.) che introduca il divario.

[2] Dai risultati della ricerca Censis sulla “paura dell’altro nella società italiana”risulta che gli stranieri regolari in Italia sono 1.500.000 e che, continuando con questo

ritmo, nel 2046 potremmo avere la stessa presenza quantitativa di stranieri della Francia,della Germania, dell’Austria e del Belgio./Dalla ricerca emerge che per l’80% degli italiani il numero di immigrati inItalia è elevatissimo tanto che l’88% del campione ritiene che il governo debbaprendere dei provvedimenti seri per limitare consistentemente i flussid’entrata nel nostro paese./

Nell’esempio [2] la disposizione dei dati è invertita rispetto all’esempio [1],tuttavia resta invariato il problema: lo scarto tra i dati – prima la realtà e poi lapercezione discordante – non viene marcato da un connettivo.

[3] Secondo i dati fornitici dal Censis, i reati denunciati nel 1999 sono stati 2.373.380,diminuiti del 2,2% rispetto a quelli del 1998; una percentuale troppo bassa per esserestata percepita dagli italiani, infatti il 76,9% di essi pensa che nell’ultimo anno i reatisiano aumentati in modo considerevole. Il reato che si ritiene venga commessomaggiormente è il furto nelle abitazioni (lo pensa il 32,7% degli intervistati), seguitodalle rapine (31,3%) e dallo spaccio di sostanze stupefacenti (24,3%). /Infattinell’ultimo anno i furti in appartamento sono stati un decimo dei furti totali, mentre lerapine rappresentano solo una piccola parte di essi./

Nell’esempio [3] si comincia con il rilevare il divario tra realtà e percezione,ma l’ultimo dato (dato 4), messo qui tra barre oblique, è un dato reale in nettocontrasto con il dato percettivo precedente (dato 3), che invece, introdotto dalconnettivo infatti, sembra del tutto omogeneo. In questo caso il connettivo èusato, ma in modo sbagliato: anche in questo caso serviva un avversativo(tuttavia, però ecc.).

[4] Secondo l’indagine svolta dal Censis, nel 1999 sono stati denunciati 2.373.380reati, con una diminuzione del 2,2% rispetto ai 2.425.748 del 1998; questo dato noncorrisponde alla percezione del 76,9% degli italiani che ritiene che i reati sianoaumentati nel corso dell’ultimo anno. /Nello stesso periodo i furti in appartamentosono stati circa un decimo del totale/ e, per questo, il 29,5% della popolazioneritiene opportuno abbassare l’età della punibilità, da 14 a 12 anni, e il 31,7% èfavorevole alla costituzione di controlli notturni da parte dei privati cittadini.

Nell’esempio [4] il dato in grassetto tra barre oblique (dato 4) è un datoreale in contrasto con le percezioni dei cittadini, ma soprattutto in contrastocon il dato 3 che viene del tutto omesso. Ne risulta un’esposizione al limitedella comprensibilità, con una organizzazione logica delle informazioni moltodifettosa.

Nella prova di idoneità è bene mostrare l’organizzazione dei dati che si èseguita nella stesura. Lo schema si può mettere alla fine del rapporto: si puòscrivere al computer o aggiungere a penna dopo la stampa dell’elaborato.

1.1.2. Il registro stilistico

Nella stesura del rapporto occorre fare molta attenzione alla messa a puntodel registro stilistico adeguato, e a tal fine può essere indispensabile modificarestilisticamente le informazioni che ci vengono date. L’errore più evidente èquello di riportare nel testo le espressioni fuori registro usate (apposta) nei dati.Alcuni esempi:

L’80,4% degli italiani crede che nel nostro Paese vi sia un numero allucinante diimmigrati e l’88,1% ritiene che il governo dovrebbe limitare di brutto il flusso diingresso…

Il reato che si ritiene venga commesso proprio alla grande è il furto in casa…

Il 76,9% degli italiani è convinto che nell’ultimo anno i reati in Italia siano aumentati inmodo pazzesco…

Un altro errore consiste nell’uso della prima persona, in generale nonadeguata quando si scrive un rapporto professionale, e comunque sbagliataquando si scrive a nome di un gruppo di lavoro (come nel nostro caso). Alcuniesempi:

In base ai dati rilevati ritengo…

A mio avviso occorrerebbe…

Consiglierei maggior attenzione e serietà da parte dello Stato…

Credo che il problema fondamentale sia la sensazione di insicurezza che è sempre piùdiffusa tra i cittadini.

Ecco altri esempi in cui evidentemente non viene messo a fuoco il registrostilistico di un rapporto professionale:

Dall’altra parte della barricata il 33,2% degli immigrati dichiara…

Quale può dunque essere il punto di incontro tra due realtà diverse che sisentono reciprocamente minacciate?

Molti possono essere i modi per cercare di superare i problemi sopra esposti…

Concludendo l’esposizione, un commento a riguardo: il problema affrontatoriveste toni molto significativi ed è necessaria tutta l’intelligenza e la buona volontàdegli ospiti e degli ospitati per evitare…

Il problema della sicurezza è molto caro a tutti noi ed è nocivo alla salute pubblicainstaurare un clima di paure e tensioni…

1.1.3. La parte propositiva

Il primo aspetto da curare nella stesura della parte propositiva è che il tagliosia effettivamente propositivo. Capita infatti che chi scrive sia portato aderagliare verso un testo di tipo argomentativo in cui si discute il problema manon si mettono a fuoco delle proposte.

Quelli che seguono sono casi in cui la parte propositiva viene sostituita daun’argomentazione personale intorno al problema, con la conseguenza che ilrapporto propositivo diventa un testo argomentativo più o meno mascherato:

[5] La situazione è molto complessa, spesso il fenomeno immigrazione vienescarsamente considerato da chi gestisce il potere in Italia e soprattutto non ci si assicuradi essere in grado di fornire un lavoro, quindi una fonte di sostentamento, a tutti coloroche entrano nel nostro paese, i quali sono quindi costretti a provvedere ai loro bisogniin altro modo; a questo si aggiunge il diritto dei cittadini ad essere tutelati nel rispettodelle leggi e della sicurezza comune. Chi gestisce il potere dovrebbe iniziare aconsiderare più seriamente la questione.

[6] Certamente una scarsa informazione non aiuta a risolvere la difficoltàdell’inserimento all’interno di un gruppo culturale e sociale. L’intolleranza manifestatadalla popolazione italiana potrebbe essere dovuta alla generale situazione di pocachiarezza riguardo al fenomeno.

[7] Con una politica che agevoli l’integrazione anziché la discriminazione si pongonole basi per un vivere civile e, di conseguenza, sicuro.

[8] Direi che da un lato gli italiani devono farsi una ragione del fatto chel’immigrazione sarà uno dei tanti problemi del domani, un problema che comunque vaaffrontato con tolleranza e apertura verso culture differenti. Dall’altro hanno tutto ildiritto di fare pressione affinché lo Stato si premuri di conservare l’ordine e lasicurezza sociale e affinché l’integrazione si svolga nel pieno rispetto di entrambe leparti.

Come già accennato, per evitare di fare questo tipo di errori di impostazioneè sufficiente ricordarsi che la parte propositiva deve concentrarsi sul comerisolvere un problema, mentre una discussione argomentativa ruota attorno alperché di un problema.

Il secondo aspetto da curare nella stesura della parte propositiva è che leproposte siano pertinenti rispetto ai nuclei problematici messi in evidenza nellaparte informativa. Nell’esercitazione che abbiamo preso a esempio i datiindicano una percezione sbagliata dei problemi “criminalità” e

“immigrazione” e la parte propositiva dovrebbe partire proprio dalladiscrepanza oggettività/percezione e suggerire soprattutto campagneinformative per ridurre questo divario. Ecco invece delle parti propositive nonin linea con il divario emerso nella parte informativa:

[9] Le autorità dovrebbero destinare più unità delle Forze dell’Ordine al controllo delterritorio e dovrebbero garantire pene più severe a chi è colto in flagranza di reato,applicando con più severità le norme vigenti. Per la sicurezza del cittadino, dovrebberoessere istituite squadre notturne di privati cittadini all’interno del quartiere che svolganoun servizio di collegamento con le Forze di pubblica sicurezza.

[10] Considerati i dati esposti, la nostra commissione ritiene che il Governo debbaimpegnarsi in concrete forme di prevenzione del crimine, con un maggiore controllo daparte degli organi di Polizia e una maggiore concentrazione di questi ultimi soprattuttoin zone considerate “a rischio”. Si ritiene inoltre che debbano essere aumentati icontrolli sugli immigrati in entrata nel nostro paese, che essi debbano essere seguiti econtrollati più rigidamente e scrupolosamente, così da consentire una completaintegrazione a coloro che ne sono davvero intenzionati e una espulsione istantanea acoloro che commettono reati.

[11] Molteplici possono essere le proposte per una soluzione del problema: in primoluogo si potrebbero aumentare le pattuglie di vigilanza nei centri abitati, soprattuttonelle ore notturne, in modo da trasmettere ulteriore fiducia e sicurezza ai cittadini. Lacostituzione di organizzazioni volontarie di sorveglianza potrebbe contribuire alcontrollo dei posti più affollati.

Ecco una parte propositiva in linea con la parte informativa e con un buontaglio stilistico (propositivo e non argomentativo):

[12] Vista l’effettiva discrasia tra i dati reali sull’immigrazione e la percezione che hadel problema la popolazione italiana, riteniamo opportuno che il Ministero dell’Internointensifichi campagne informative rivolte alle fasce della popolazione maggiormenteinteressate dal problema in modo da avvicinare individui di culture diverse e favorire laconvivenza pacifica.

Quello che segue è un esempio di svolgimento complessivamente correttodell’esercitazione. Il testo segue l’organizzazione logica dei dati che abbiamovisto in 1.1.1., il registro stilistico è neutro e impersonale, la parte propositiva èpertinente rispetto al nucleo problematico messo a fuoco nella partepropositiva. Si noti anche la struttura compatta dell’elaborato, articolato inquattro paragrafi: il primo introduttivo (breve), il secondo dedicato a ungruppo di dati (criminalità), il terzo dedicato a un altro gruppo di dati(immigrazione), il quarto alla parte propositiva (breve).

La paura dell’altro nella società italiana attuale

Dai dati del Censis risulta che in Italia la paura dell’altro viene alimentata dadue fenomeni che l’opinione pubblica considera convergenti: la criminalità el’immigrazione.

Per quanto riguarda la criminalità, il 76,9% degli italiani è convinto chenell’ultimo anno i reati in Italia siano aumentati in modo assai rilevante: il reatoche si ritiene venga commesso con maggior frequenza è il furto in casa (32,7%delle risposte), seguito dalle rapine (31,3%) e dallo spaccio di sostanzestupefacenti (24,3%). Occorre rilevare invece che, contrariamente allapercezione, nell’ultimo anno i furti in appartamento sono stati circa un decimodel totale dei furti, e che nel 1999 le rapine sono state solo una piccola partedei reati complessivi commessi. Sulla base di questa percezione deformata,risulta che il 29,5% degli italiani sarebbe d’accordo ad abbassare da 14 a 12anni l’età della punibilità, e che il 31,7% degli italiani sarebbe favorevole allacostituzione di ronde da parte di privati cittadini.

Per quanto concerne l’immigrazione, l’80,4% degli italiani crede che nelnostro Paese vi sia un numero esagerato di immigrati e l’88,1% ritiene che ilgoverno dovrebbe limitare con misure drastiche i flussi di ingresso. Nellospecifico il 21% degli italiani ritiene che gli immigrati rappresentino unaminaccia per la sicurezza della propria residenza. Eppure gli stranieri regolari inItalia sono 1.500.000, e continuando con l’attuale ritmo d’ingressi è statostimato che solo nel 2046 si raggiungerà la stessa presenza quantitativa di altripaesi come la Francia, la Germania, l’Austria e il Belgio. Peraltro il fatto che il33,2% degli immigrati dichiara di aver subìto atti di razzismo da parte diitaliani può essere considerata come una conseguenza della percezione distortadi questo problema.

Riteniamo opportuno, pertanto, potenziare l’informazione sui dati realirelativi alla criminalità e all’immigrazione aumentando gli spazi che i mezzi dicomunicazione di massa dedicano a tali argomenti. In prospettiva occorreràmigliorare la qualità della comunicazione istituzionale con la creazione diappositi uffici ministeriali.

1.1.4. La revisione

Se è richiesta la stesura di un testo espositivo nella forma di un rapporto sideve anzitutto prestare attenzione alla consegna. Questo significa capire chisiamo noi (scriviamo a titolo personale? siamo i responsabili di unacommissione?), chi è il committente, chi ci ha fornito i dati, chi è il nostrodestinatario, quale tipo di rapporto dobbiamo scrivere (informativo?informativo-propositivo?), ecc.

Messi a fuoco questi requisiti preliminari, dobbiamo anzitutto dareun’organizzazione logica ai dati, trovando criteri di pertinenza efficaci. Unavolta delineati i gruppi di dati, dobbiamo pensare alla sequenza più funzionale,quindi si può passare alla stesura.

Alla fine della stesura è opportuno fare una revisione accurata sulla base deiparametri di scrittura che abbiamo stabilito all’inizio. Ecco una griglia che puòaiutare a effettuare la revisione:

Aspetti specifici del rapporto

• l’organizzazione dei dati è risultata efficace nella stesura?• il registro stilistico è neutro, impersonale e distaccato in tutto l’elaborato?• il registro stilistico è opportunamente calibrato rispetto al destinatario?• la parte propositiva è incentrata sul come risolvere il problema?• la parte propositiva è pertinente rispetto al problema rilevato nella parte

informativa?• alla fine del rapporto è stato aggiunto lo schema dell’organizzazione dei

dati?

Aspetti strutturali

• il testo presenta una buona articolazione dei paragrafi? I paragrafi nondevono essere troppi né troppo pochi, e soprattutto devono sviluppare unargomento in modo completo.

Aspetti formali

• puntaggiatura• sintassi• lessico

2. Il testo argomentativo

Abbiamo visto nell’introduzione che la domanda a cui si dovrebberispondere con la stesura di un testo argomentativo è: quale soluzione do alproblema e come la sostengo?

Gli elementi in gioco sono dunque almeno tre: un problema di partenza, unasoluzione che chi scrive deve trovare (cioè una tesi), delle argomentazioni chechi scrive deve presentare per sostenere la soluzione. Un testo argomentativoparte quindi da un problema, formula un giudizio su questo problema, presentale prove adatte per sostenerlo.

In modo più schematico, ecco gli elementi di un testo argomentativo:

– il problema– la tesi (soluzione del problema)– elementi di prova o giustificazione a favore o contro la tesi

Si può parlare quindi di testo argomentativo quando si parte da unproblema la cui soluzione non è condivisa (o può comunque essere posta indiscussione), e chi scrive propone una tesi su tale questione, la supporta conragionamenti e prove, discute le eventuali tesi avverse al fine di ottenere lapersuasione del destinatario. Tutto ciò non si verifica nei testi espositivi cheabbiamo visto nel capitolo precedente, in cui le idee presentate, per quantomotivate e poste in reciproca relazione, hanno a che fare con i dati più che conle opinioni, e non sono assunte pertanto come oggetto di controversia ediscussione.

In molti casi l’argomentazione è organizzata in forma di ragionamento, conprove e giustificazioni che spesso non sono legittimate da fonti esplicite o“sicure” dal punto di vista scientifico. Altre volte, per esempio nei saggiscientifici, le argomentazioni seguono criteri rigidi e le fonti sono esplicitate.Pertanto è importante saper selezionare le prove e saper confutare, conopportune strategie retoriche, le tesi sostenute da altri.

Ecco perché, come si diceva nel capitolo precedente, se il testo espositivo,nella sua versione propositiva, si concentra sul come, il testo argomentativo siconcentra sul perché, nel senso che deve sostenere una tesi e quindi spiegare,argomentare, cercare cause e motivazioni efficaci. Per fare un esempio: unrapporto informativo-propositivo (testo espositivo) sul problema della droga

dovrà dire come risolvere il problema, cioè fare proposte operative; un articolodi commento o un saggio (testi argomentativi) dovranno soffermarsi invece sulperché una linea di comportamento è da ritenersi migliore o peggiore.6

Un testo argomentativo va dunque pensato come una sorta di catenacostituita da anelli legati in modo ben saldo. Le frasi devono susseguirsi conuna consequenzialità efficace; analogamente i paragrafi devono rendere contodi un ragionamento logico. Insomma, la resistenza della catena dipende dallasolidità dei suoi anelli, e il buon funzionamento dell’impianto argomentativo disolito è manifestato da un buon uso dei connettivi: se, allora, anche, adesempio, addirittura, al contrario, anzi, benché, come, comunque, con questo,così, eppure, infatti, invece, ma, mentre, ora, ormai, perché, perciò, però,quasi, spesso, tanto da, tuttavia, viceversa, ciononostante, sono alcuniconnettivi che, se ben utilizzati, rendono funzionale ed efficace la macchinaargomentativa.

Possiamo considerare tre tipi di argomentazione sulla base dello scopo che cisi prefigge:

• l’argomentazione il cui scopo è quello di persuadere i destinatari cheun’opinione è valida: in questo caso l’argomentazione si pone sul pianodella riflessione, e l’effetto che si vuole ottenere è che il lettore aderisca aigiudizi di chi scrive. Questa argomentazione è sostanzialmente persuasiva;

• l’argomentazione il cui scopo è quello di convincere i destinatari adassumere una decisione pratica: questo tipo di argomentazione coinvolge ilpiano dell’azione e il suo scopo è sostanzialmente pratico-propositivo, nelsenso che ci si pone l’obiettivo di suggerire azioni concrete;

• l’argomentazione che non è immediatamente orientata al pubblico (ailettori), ma si pone piuttosto l’obiettivo di trovare la soluzione piùsoddisfacente a un problema: questa argomentazione è definita euristica, eserve a chi scrive per ricostruire e manifestare un suo ragionamento intornoa una questione. Chi scrive non si propone di convincere né di suggerireazioni concrete, ma solo di raccontare delle riflessioni personali, checomunque seguono una intelaiatura argomentativa.

6 Tuttavia le tipologie testuali posso avere molti punti d’intersezione, e infatti – come si vedrà più avanti –un testo argomentativo può anche essere pratico-propositivo, e quindi concentrarsi anch’esso sul come: aquesto proposito va detto, comunque, che le strategie stilistiche e retoriche sono assai differenti, nel senso cheuna parte propositiva di un testo espositivo – più diretta e operativa – è di fatto molto diversa da una partepropositiva di un testo argomentativo – più mediata, commentata, ragionata.

Esempi di testi argomentativi sono i saggi scientifici, le tesi di laurea, gliarticoli di commento, le recensioni, ecc. In questo Laboratorio ci soffermiamosolo sul testo argomentativo persuasivo nella forma dell’articolo di commento.

2.1. L’articolo di commento persuasivo: criteri didattici

Con l’articolo di commento, chi scrive sostiene il suo giudizio o la sua ideasu un particolare avvenimento, o su un problema, attraverso una serie diargomentazioni. L’articolo di commento va distinto chiaramente dal pezzo dicronaca, che invece è un testo che può essere definito di narrativa nonfictional: “La cronaca, o reporting, è la forma di esposizione della notizia pereccellenza. È il modo giornalistico di raccontare un avvenimento,concentrandosi sui fatti ed escludendo le opinioni. […] Il commento invece è laforma giornalistica di esposizione delle opinioni. Presenta e sviluppa giudizi diparte, che si sovrappongono alla ricostruzione e alla narrazione degliavvenimenti, così da condizionare i contenuti delle notizie, attribuendoglisignificati che appartengono alla sfera delle convinzioni ideologiche, delleposizioni politiche, delle scelte morali, delle opzioni culturali. Si tratta di views,punti di vista, contrapposti alle news.”7

Per quanto riguarda l’articolo persuasivo ci si eserciterà con il modello“accordo/disaccordo”: dato un problema, o un avvenimento, o unadichiarazione, si richiederà di avere una tesi ben precisa (appunto, in accordo oin disaccordo con giudizi o opinioni) e di convincere chi legge che la propriaposizione è la migliore. Ciò che conta è dunque essere efficaci dal punto divista argomentativo e persuasivo.

Dal punto di vista didattico decidiamo dunque di tenere in considerazione iseguenti elementi:

(i) la dialettica argomentativa: un articolo deve presentare una tesi in modoefficace, deve sostenerla con opportune argomentazioni, ma deve anche inqualche misura presentare le controargomentazioni e confutarle. È importanteevitare di appiattire la stesura esclusivamente sulla propria tesi: al contrario, iltesto deve muoversi in modo dinamico tra tesi e possibili obiezioni. Ladialettica argomentativa consente di descrivere un personaggio o unasituazione da più angolazioni: l’argomentazione dovrà tenere in considerazionei vari aspetti di un problema con opportune strategie retoriche. E tuttavia nonsi deve dimenticare che si deve anzitutto essere efficaci dal punto di vista

7 Da Alberto Papuzzi, Professione giornalista. Tecniche e regole di un mestiere, Donzelli, Roma, 1998, pp.55-56.

persuasivo, e quindi convincere chi legge che la nostra linea è la migliore.Questo significa che complessivamente la tesi e le argomentazioni a suo favoredevono prevalere in modo netto;

(ii) i paragrafi e l’uso della frase tematica: un articolo deve avere un buonimpianto argomentativo, nel senso che deve avere paragrafi ben organizzatiche corrispondano a un progetto argomentativo chiaro ed efficace; lacompattezza tematica di un paragrafo si vede dalla presenza della cosiddettafrase tematica;

(iii) il registro stilistico: lo stile dell’articolo, rispetto a quello del rapporto, èpiù partecipativo, più libero, più ironico, insomma più “giornalistico”; lo stilegiornalistico peraltro è caratterizzato da periodi brevi, da una sintassi semplicee dall’uso frequente dei punti. Nello stesso tempo bisogna fare attenzione a noncadere negli stereotipi giornalistici e nei luoghi comuni.

2.1.1. La dialettica argomentativa

Come primo esempio per affrontare la questione della dialetticaargomentativa riportiamo un breve intervento di Giovanni Mariotti sul piccolocommercio che è in via di estinzione:

Il piccolo commercio se ne va. E la città cambia

di Giovanni Mariotti

Addio alle vecchie botteghe, ornamento delle nostre città. Ogni città fino a ieri aveva infattiuna ricchezza oggi quasi scomparsa: il piccolo commercio.

Il proliferare delle botteghe contribuiva alla loro fisionomia non meno delle antiche chiese,dei palazzi, delle opere d’arte di cui erano, e sono, così ricche. C’era qualcosa di romanzescoin quegli esercizi commerciali che s’identificavano, a volte per più generazioni, con la storia diuna famiglia. Chi stava dietro il banco conosceva la maggior parte di quelli che entravano; eraal corrente di amori, tradimenti, consistenza dei patrimoni. In molti casi si intavolava con iclienti conversazioni succose. In certi negozi, soprattutto di alimentari, esisteva il “libretto”su cui venivano registrati gli acquisti che sarebbero stati pagati a fine mese. Nelle tabaccheriesi vendevano le sigarette sciolte. E chi voleva comprare un abito o un paio di scarpe nonconcludeva l’affare senza un tentativo, più o meno prolungato, di contrattazione. Insomma ilpiccolo commercio funzionava su vari piani: come anima della vita di quartiere, osservatoriosociale, centrale del gossip, banca che praticava piccoli prestiti senza interesse. E sel’assortimento delle merci non era così ricco com’è oggi quello dei supermercati o degliipermercati, restava la speranza di scovare da qualche parte articoli cercati a lungo inutilmente,visto che nessuno li produceva più.

Non vi nascondo i vantaggi offerti dalla cosiddetta “grande distribuzione”: i prezzi piùbassi, le offerte, i bollini, la possibilità, assicurata dalle carte di credito, di non procedere a unpagamento immediato (cosa che un tempo avveniva macchinosamente attraverso i “libretti”).Dunque da un punto di vista economico non c’è perdita, anzi. La perdita è su altri piani. Suquello sociale e comunicativo e soprattutto su quello estetico. Ad andare smarrita è la graziache veniva alle nostre città-italiane, europee, in particolare a certe vie, da un susseguirsi dibotteghe che con le loro particolarità e i loro arredi erano una sorta di autobiografia degliesercenti, delle loro famiglie. Dunque, di una società.

Nella prima parte del pezzo Mariotti enuncia la sua posizione, cioè spiegacome, a suo avviso, la scomparsa del piccolo commercio, e quindi delle vecchiebotteghe, costituisca una grave perdita sociale, comunicativa ed estetica per lenostre città. Tuttavia, dopo aver elencato alcuni elementi che caratterizzavanopositivamente il piccolo commercio, Mariotti apre un nuovo paragrafoelencando i lati positivi di quella che oggi si sta imponendo come “grandedistribuzione”, peraltro con una formula retorica semplice e assai efficace:“Non vi nascondo i vantaggi offerti dalla cosiddetta ‘grande distribuzione’…”

La dialettica argomentativa consiste proprio in questo: nel tenere conto dellecontroargomentazioni, delle controtesi, delle possibili obiezioni che possonoessere avanzate contro la nostra linea argomentativa. Il pezzo di Mariotti nonha una grande forza persuasiva, poiché sia l’argomento sia la naturadell’intervento giornalistico non la prevedono, e ciononostante è evidente undiscreto gioco dialettico. Quindi anche in un intervento breve (questo diMariotti è tra le 25 e le 30 righe) è possibile mostrare la dialetticaargomentativa, pur tenendo presente che alla fine la nostra tesi deve prevalerein modo chiaro.

Di questo breve pezzo di Mariotti vale la pena mettere in evidenza fin da ora alcunecaratteristiche su cui torneremo meglio in seguito. Anzitutto lo stile segmentato, caratterizzatoda frasi molto brevi; poi la semplicità del lessico (non si ricorre mai a vocaboli inutilmentecomplessi); infine alcune formule stilistiche proprie degli articoli giornalistici, come le frasiche cominciano con la congiunzione “e”:

“Nelle tabaccherie si vendevano le sigarette sciolte. E chi voleva comprare…” oppure“E se l’assortimento delle merci non era così ricco…”Le frasi che cominciano con “e” o con “ma”, fuori registro in un testo espositivo come

il rapporto, rientrano a pieno titolo nel registro stilistico di un articolo, che può inoltreprevedere una notevole segmentazione.

Per vedere meglio cosa si intende per dialettica argomentativa, vediamo laseguente esercitazione, che costringe a prendere posizione in modo netto e aessere decisamente persuasivi. Il caso è il seguente: nell’agosto del 2000 siverificano due omicidi riconducibili a casi di pedofilia, e il direttore di“Libero”, Vittorio Feltri, decide di pubblicare sul suo quotidiano una lista dipedofili già condannati. L’esercitazione, basata sul modello

accordo/disaccordo, obbliga a prendere posizione, esplicitando l’accordo o ildisaccordo con la decisione di Feltri.

Esercitazione 2 – Articolo di commento sulla lista di pedofili

In seguito ai due omicidi di agosto, riconducibili a casi di pedofilia, il direttore delquotidiano “Libero”, Vittorio Feltri, ha deciso di pubblicare sul suo giornale una listacon nomi e cognomi di pedofili già condannati.

Il direttore del tuo giornale (un quotidiano a diffusione nazionale) ti chiede un articolodi commento sulla decisione di Feltri.Devi sostenere una tua tesi (in accordo o in disaccordo con la pubblicazione della lista)e argomentare per sostenerla.Prima della stesura occorre indicare il titolo del pezzo e tra parentesi la tesi sostenuta(accordo o disaccordo).

[Hai un’ora e mezzo di tempo per svolgere il compito. Per il computer bisogna seguirei seguenti criteri: il carattere deve essere Times New Roman, la dimensione 12 punti,l’interlinea 1,5, il rientro prima riga 1 cm. Il testo deve avere i margini giustificati e ilrighello deve essere posizionato da 0 a 14. Dimensioni del testo: minimo 25 righemassimo 30 righe]

Proprio nell’ottica della dialettica argomentativa di cui stiamo parlando, èopportuno valutare bene i pro e i contro di questa decisione. Ecco alcunipossibili spunti, venuti fuori da una breve ricognizione fatta in aula, e si tengapresente che questo lavoro rientra in quella fase dell’ideazione di cui si èparlato nell’Introduzione: fase che consiste nel raccogliere in modo ancora nonstrutturato tutte le possibili idee su un dato argomento.

Pro• forma di difesa per la società *• si tratta di pedofili già condannati con sentenza definitiva• le condanne con sentenza definitiva sono pubbliche• comprensione per i familiari delle vittime (derive emozionali)• necessità di un’azione preventiva e repressiva ***• è un modo per sollecitare un dibattito pubblico **

Contro• non è di nessun aiuto per i bambini *• rischio di vendette personali (già fatto in Inghilterra, dove si sono verificati

casi di suicidio e linciaggi)• possibili errori dovuti a omonimia

• strumentalizzazione di un dramma per aumentare i lettori **• idea matura di giustizia, non lasciata in mano ai privati ma delegata a

un’autorità terza (lo Stato) ***• utilità di un’angrafe dei pedofili ma per le forze dell’ordine• perché non pubblicare anche altre liste (es. gli stupratori?)

L’aspetto interessante di queste ricognizioni è che spesso i pro e i controsono interrelati, nel senso che, a seconda dell’uso che se ne vuole fare e dellaprospettiva che se ne vuole dare, possono essere usati nelle argomentazioni onelle controargomentazioni: alcune motivazioni interrelate sono indicate inquesto caso dagli asterischi.

Ecco una discreta esercitazione svolta da una studentessa:

Pedofilia: operazione marketing (disaccordo)

In seguito alla decisione di Vittorio Feltri, direttore del quotidiano “Libero”, di pubblicaresul suo giornale una lista con nomi e cognomi di persone condannate per pedofilia, si èacceso un rovente dibattito sull’effettiva utilità della pubblicazione.

In molti hanno gridato allo scandalo sottolineando la becera strumentalizzazione di unproblema tanto grave come quello della pedofilia al fine di ottenere un incremento nellevendite del quotidiano. Feltri si è difeso facendo presente che la pubblicazione dei nomi deipedofili è servita a focalizzare l’attenzione degli italiani su un tema, quello della pedofilia,troppo spesso passato sotto silenzio.

Nonostante la nobile dichiarazione d’intenti, la pubblicazione della lista dei nomi sicolloca in un periodo in cui, purtroppo in seguito a due terribili fatti di cronaca, l’argomentopedofilia occupava di diritto le prime pagine di tutti i quotidiani. L’attenzione dei lettori è statain questo modo deviata dal problema reale verso il controverso dibattito che aveva perprotagonisti il quotidiano “Libero” e il suo direttore, a cui va senza dubbio il merito di avercondotto un’eccellente campagna pubblicitaria a favore della propria neonata testata.

È risultata immediatamente evidente una conseguenza subdola, nonché ampiamenteprevedibile, della pubblicazione della lista dei nomi: i casi di omonimia. Non deve essere statopiacevole per i cittadini coinvolti svegliarsi ignari la mattina e ritrovarsi investiti dall’onta diun’accusa tanto grave come quella di pedofilia, giustificata solo dalla superficialità con cui èstata condotta questa operazione di marketing giornalistico.

La paventata utilità sociale della pubblicazione non è che una misera pretesa nei confrontidi una tragedia, quella delle violenze sessuali sui minori, che nella maggior parte dei casi sisvolge tra le mura domestiche e non viene mai denunciata. Se l’intento di questapubblicazione fosse stato la lotta contro la pedofilia, Feltri avrebbe potuto avvalersi distrumenti più efficaci. Probabilmente l’obiettivo di “Libero” era ben diverso ed è stato, cispiace ammetterlo, indiscutibilemente raggiunto.

L’articolo di questa studentessa mostra non solo un buon piglio persuasivo,ma anche un discreto gioco dialettico. Si vedano a tal proposito i passaggisottolineati: nel primo si presenta una possibile controargomentazione rispettoalla tesi sostenuta nel pezzo; nel secondo abbiamo un ottimo esempio diconfutazione, nel senso che una controargomentazione (“la paventata utilità

sociale”) viene enunciata e poi subito criticata (“non è che una miserapretesa”).

Quello che segue è un articolo di Miriam Mafai, scritto proprio su questoargomento. Mafai è in disaccordo con la pubblicazione della lista da parte diFeltri, tuttavia dimostra di saper tenere in considerazione alcune motivazioni afavore in alcuni passaggi che abbiamo sottolineato.

Anche in Italia è caccia aperta

di Miriam Mafai

Vittorio Feltri, direttore di “Libero” è arrivato primo, battendo sul tempo MaurizioGasparri il leader di Alleanza nazionale che aveva promesso di rendere pubblici a settembresul suo sito Internet i nomi dei pedofili già condannati. Vittorio Feltri lo ha battutopubblicando ieri un primo elenco di colpevoli di questo reato. Si tratta di pedofili giàcondannati con sentenza definitiva. Molti di loro a quanto è dato capire stanno ancorascontando la pena, altri sono probabilmente già in libertà. Nomi e cognomi, la descrizione delreato, l’entità della condanna senza altre generalità.

La caccia al pedofilo dunque è aperta: tanto peggio se qualcuno sarà vittima di erroridovuti magari a omonimia, come già è accaduto in Inghilterra nelle scorse settimane dove,dopo la pubblicazione di analoghi elenchi, si sono verificati casi di suicidio e linciaggi. Giàieri, un cittadino romano – che ha visto il suo nome sulla lista – ha denunciato ai tg la propriaassoluta estraneità.

Dunque la virtù del paese e la salvaguardia dei nostri bambini è affidata non alle autorità dipubblica sicurezza, non ai giudici, non a una coerente azione di prevenzione ed educazione daesercitare in casa e a scuola ma alle liste di proscrizione e ai linciaggi promossi da Gasparri eda Feltri, alla furia di coloro che, come la Pivetti e la Mussolini chiedono per i pedofili lacastrazione, l’evirazione, la pena di morte.

La povera madre di Andria che buttata sul cadavere della sua bambina uccisa implora lapunizione del colpevole e grida: “Datelo a me lo uccido con le mie mani” merita tutta lanostra comprensione e il nostro rispetto. Nelle sue condizioni credo che proverei anch'io lostesso sentimento e griderei anch’io le stesse parole. Ma non merita nessun rispetto chi,investito di una funzione pubblica, sia giornalista o politico, alimenta e strumentalizza questapur comprensibile deriva emozionale alla facile ricerca di un pugno di voti o di un pugno dilettori.

Queste dichiarazioni e queste iniziative, una vera e propria orgia di insensatezze,rappresentano un’offesa profonda che può diventare irreparabile non solo e non tanto allacosiddetta privacy (elemento a mio avviso secondario e marginale del problema) quanto asecoli di civiltà giuridica. Dopo tutto il nostro mondo è uscito dalla barbarie, quando ne èuscito, nel momento in cui una collettività ha deciso di non farsi più giustizia da sé e hadelegato a un’autorità terza, allo Stato e ai tribunali, l’esercizio, che solo in questo casodiventa legittimo, della violenza e della punizione del colpevole.

La pubblicazione di quelle liste va in direzione del tutto opposta, rischia di farci fare unbalzo indietro di secoli, nel momento in cui tenta di restituire ai privati il potere sovrano diindividuare un colpevole e di punirlo, favorendo, come già è avvenuto in Inghilterra, anche illinciaggio.

Nessuno può volere in piena coscienza questo arretramento culturale. Un arretramento cheè sempre possibile perché l’antica e barbara regola che detta “occhio per occhio dente per

dente” è sempre presente, sia pure controllata, dentro ognuno di noi. E basta poco perrisvegliarla. La pagina di “Libero” con quei nomi e quelle storie non serve a mettere ibambini al riparo dalla violenza del pedofilo, serve soltanto a risvegliare dentro ognuno di noila tentazione di farci giustizia da soli e chi invoca pubblicamente la pena di morte lo fa ogginon tanto per sconfiggere il reato (che non è stato sconfitto in nessun paese, neanche in quelliche dispongono della sedia elettrica) quanto per raccogliere attorno alla sua proposta unimmediato popolare consenso.

Questo non significa, sia chiaro, sottovalutare la necessità di un’azione mirante allaprevenzione e alla repressione delle violenze contro i minori. La nostra legislazione,considerata esemplare da tutti i paesi europei, prevede già per questo reato pene assai severe.Un’anagrafe dei pedofili già condannati potrebbe certamente essere utile se a disposizionenon del pubblico ma delle forze dell’ordine e della magistratura. Così come sarebbeopportuno organizzare una maggiore vigilanza nei luoghi più frequentati dai bambini, dallescuole alle palestre ai giardini pubblici.

Ma i due tragici fatti di cronaca di questi giorni che hanno avuto come vittime duebambine innocenti non possono farci dimenticare che la pedofilia è prevalentemente un reatoche si consuma tra le pareti domestiche a opera di familiari o di amici della famiglia e proprioper questo avvolto spesso in un clima di complicità e omertà che ne rende più difficile laindividuazione.

È un reato feroce e antichissimo di fronte al quale la nostra sensibilità di oggi è semprepiù avvertita, dal quale tutti abbiamo il dovere di proteggere i nostri bambini. Non lo faremotuttavia con sempre più grottesche grida e minacce inapplicabili né sollecitando i peggioridesideri di vendetta di una pubblica opinione esasperata ma perseguendo con tenaciaun’opera quotidiana di educazione e prevenzione.

La dialettica argomentativa, se esposta opportunamente, serve anche permoderare i toni della scrittura, per attutire le prese di posizione, per mostrare ilproprio punto di vista in modo maturo, cioè consapevole di tutti gli aspettirelativi a una questione. Nell’esempio che segue chi scrive, cioè NicolaTranfaglia, ha come obiettivo quello di criticare la proposta di riforma deiprogrammi di storia all’interno del complessivo riordino dei cicli scolastici.Prima di porre, in modo molto deciso, le sue obiezioni, Tranfaglia enuclea peròi lati positivi della riforma:

Non tagliate le ali allo studio della storia

di Nicola Tranfaglia

Chi ha trascorso una parte notevole della sua vita a studiare il passato (si tratti di quellolontano o di quello più vicino, non cambia molto) ha un soprassalto di gioia e di interessequando si accorge che da qualche giorno grandi quotidiani, e persino trasmissioni televisive,si occupano dell’insegnamento della storia. Ma l’interesse, la gioia cambiano di segno e sitrasformano in preoccupazione, rammarico o altro ancora quando ci si accorge che se ne staparlando perché si è vicini a un cambiamento che non promette nulla di buono per le nuovegenerazioni.

Insegnando ormai da un trentennio in una Facoltà di Lettere, ho visto, e continuo a vederpassare ogni anno durante il mio corso di Storia Contemporanea o di Storia dell’Europa

migliaia di giovani usciti dalla secondaria e più di metà dai licei classici e scientifici. Hannostudiato, secondo i programmi vigenti, per tre volte il cammino storico dell’uomo dallapreistoria all’età contemporanea ma sono in gran parte ignari delle grandi coordinateconcettuali e cronologiche che consentono di orientarsi all’interno del grande racconto delcammino umano.

[…]Stando così le cose, chi scrive è tra quelli che ha letto con interesse, e senza pregiudizi, il

rapporto presentato il 7 febbraio scorso a Roma dal Ministero della Pubblica Istruzione sullavoro svolto nei mesi scorsi da una commissione di esperti sull’insegnamento della storia.[…]

Dalla lettura delle pagine dedicate alla storia si colgono subito gli aspetti positivi del lavorosvolto dalla commissione: si insiste sulla necessità di «far acquisire agli studenti una visionedi insieme della storia dell’umanità, attraverso la conoscenza di fenomeni storici su scalamondiale, da esplorare e interpretare utilizzando il linguaggio proprio della disciplina (lessico,concetti e metodologie)» e si prosegue sottolineando il fatto che «la storia ha una valenzaeducativa trasversale a tutti gli ambiti in quanto le categorie storiche sono una delle chiavifondamentali di lettura di tutta la realtà» e concludendo con l’affermazione decisa di uncurricolo unico di storia per tutti gli studenti fino alla conclusione dell’obbligo, in prospettivaai diciotto anni. Simili premesse riconoscono all’insegnamento della storia il posto centraleche ad esso compete nella formazione culturale degli italiani e parte, a ragione, dalladimensione mondiale che deve caratterizzare oggi qualsiasi discorso sulle grandi coordinatedel quadro concettuale e cronologico.

Ma, quando si passa dall’impostazione generale alle scelte compiute dalla commissione, siresta inevitabilmente delusi e sorpresi giacché si immaginano programmi che fanno iniziare lostudio sistematico e cronologico della storia dell’umanità nel quinto anno della scuola di base(in pratica a dieci anni) e lo fanno concludere alla fine del secondo anno della secondaria (aquindici anni), riservando all’ultimo triennio della secondaria (fino ai diciotto anni) unostudio tematico delle vicende storiche attraverso la scelta di problemi e momenti del camminoumano.

Ora io capisco l’opportunità di non ripetere tre volte, come avviene ancora oggi, ilprogramma di storia dall’antico al contemporaneo ma non posso essere d’accordo con l’ideadi riservare lo studio delle coordinate cronologiche fondamentali soltanto a un’etàpreadolescenziale, lasciando alla successiva, che è quella più adatta e in grado di interessarepiù in profondità i giovani, uno studio per temi e problemi che dovrebbe essere legato, e nondisgiunto dalla conoscenza dei nessi cronologici. […]

Tranfaglia è uno storico, e con quella premessa piena di considerazionipositive attutisce la critica che seguirà, e che andrà a colpire il lavoro di colleghiche hanno partecipato a una commissione. Ciò che si deve notare e in qualchemodo metabolizzare è proprio questa strategia retorica, propria degli articoli dicommento fortemente critici e di chiaro taglio persuasivo.

A questo proposito vale la pena vedere alcuni “cattivi esempi” in cui siintraprende una linea argomentativa in modo eccessivo. Partiamo daun’esercitazione, svolta nei laboratori di scrittura del 2000, che si presta inmodo particolare a questo tipo di errore.

Esercitazione 3 – L’omicidio di castelluccio di Sauri

Il 14 marzo 1998, a Castelluccio di Sauri, Anna Maria Botticelli e Mariena Sica,entrambe diciottenni, hanno assassinato la loro amica e coetanea Nadia Roccia.Di fronte alla condanna all’ergastolo delle due, i parenti della vittima e gli abitanti diCastelluccio di Sauri hanno esultato.Il filosofo Umberto Galimberti, su la Repubblica dell’11 febbraio 2000, ha scritto unarticolo che iniziava così: «Come si fa a scrivere sulla biografia di due ragazzine che adiciotto anni compiono un delitto da loro stesso confessato “Fine pena: mai”?».Galimberti giudica questa giustizia elementare, incapace di pensare alla rieducazione,alla guarigione, alla redenzione di due giovani vite appena sbocciate e già incorse in unacrisi di follia.

Il direttore del tuo giornale (un quotidiano a diffusione nazionale) ti chiede un articolodi commento su questi temi.Devi sostenere una tua tesi e scrivere un testo argomentativo.Prima della stesura occorre indicare il titolo del pezzo e tra parentesi la tesi sostenuta(accordo o disaccordo con l’ergastolo per le due ragazze).

[Hai un’ora e mezzo di tempo per svolgere il compito. Per il computer bisogna seguirei seguenti criteri: il carattere deve essere Times New Roman, la dimensione 12 punti,l’interlinea 1,5, il rientro prima riga 1 cm. Il testo deve avere i margini giustificati e ilrighello deve essere posizionato da 0 a 14. Dimensioni del testo: minimo 25 righemassimo 30 righe]

Esercitazioni come queste, che si collegano a fatti d’attualità e hanno un altogrado di coinvolgimento, sono utili per affrontare il problema che potremmodefinire della retorica argomentativa. Qui la difficoltà, infatti, sta nel mantenereuna moderazione che spesso, invece, può venire a mancare quando si èchiamati a esprimere giudizi su questioni molto delicate, come per esempio lepene detentive (o la pena di morte) in seguito a episodi particolarmente efferati.La tendenza, difatti, può essere quella di prendere posizione in modo radicale,quando invece occorre abituarsi ad argomentare con strategie retoriche cheattutiscano l’impatto della propria tesi. Si pensi a come si comportano igiornalisti professionisti: anche quando devono attaccare duramente qualcuno,prima di colpire il bersaglio fanno lunghi giri retorici in cui per esempiodimostrano di aver apprezzato alcune cose, di salvarne delle altre, insommacominciano da una serie di aspetti positivi; poi, con decisione, sferranol’attacco.

Questo vale anche quando si affrontano dei problemi e si vuole esserepersuasivi. Nel caso dell’Esercitazione 3, ad esempio, se si è d’accordo conl’ergastolo, sarà bene premettere che si è consapevoli della durezza della pena,che occorre comunque prevedere forme di recupero, ecc. Se al contrario si èin disaccordo con l’ergastolo, sarà comunque opportuno mostrare che si èconsapevoli del fatto che è necessaria una giusta pena, che i parenti dellavittima devono essere in qualche modo assicurati da questo punto di vista, così

come tutta la collettività. Fatte dunque le giuste premesse, si può passare aesporre la tesi.

Ecco alcuni casi in cui la tesi viene estremizzata senza l’opportunamoderazione retorica. Abbiamo indicato in neretto i passaggi più forzati:

Inutile parlare di morale e di rieducazione, la loro coetanea Nadia Roccia, uccisacon modalità agghiaccianti, non potrà più nemmeno pensare di poter passare la propriavita tra noi. Perché uccidere se sai già cosa ti aspetta? Le due ragazze credevano dipoter agire senza che accadesse loro niente? Hanno sbagliato, e devono pagare peril loro gravissimo e indiscutibile reato.Anna Maria e Mariena devono riflettere sui loro errori, hanno una vita per farlo e forsequesto non sarà sufficiente a riscattare la perdita di Nadia. [...]Siamo di fronte ad un assassinio e non possiamo permettere che non venga consideratotale, proprio per la sua natura e mostruosità, chi uccide deve pagare.

L’ergastolo rimane la minima vendetta sia dei genitori di Nadia Roccia, sia deicompaesani della vittima. Nessuno più dovrebbe pensare alle due giovani vite chedal giorno del processo sono state messe in carcere senza più la speranza di essereassolte: è la fine più giusta che si potesse desiderare. Finalmente la giustizia hafunzionato, finalmente ci si è staccati dalla moralità e si è giunti alla concretezza deifatti, finalmente c’è stata una giusta vendetta.

Al giorno d’oggi il pensiero di Galimberti è una sorta di utopia anche se molto giusto,in quanto l’opinione pubblica non accetterà mai che assassini come queste due ragazze,nel fiore della loro giovinezza, siano seguite da esperti per rieducarle alla retta via eper dare loro un’opportunità. Bisogna perciò sopportare questo mondo pieno diprimitivi dove in maniera simbolica si applica ancora la legge del taglione e non sipensa invece a recuperare giovani carcerati che per un atto di follia hanno rovinato laloro vita e quella dei propri genitori.

Ci si chiede: e il pentimento? Inutile. Pentirsi non aiuta ad attenuare l’eterna pena dinon-vita a cui è stata condannata Nadia, e non deve servire ad attenuare l’eternapena dei suoi giudici.Giustizia è fatta. Occhio per occhio, dente per dente.

Si è cercato di difendere questi due giovani “fiori”, giustificando la loro azione inquanto momento di follia, dovuto forse all’incoscienza dell’età giovanile.

Quello che segue è un buon esempio di stesura. Il compito è stato svolto daun ragazzo del terzo anno delle medie superiori. Si richiedeva, nello specifico,uno stile molto segmentato e una buona divisione in paragrafi. Si veda anche laprocedura argomentativa: il primo paragrafo è estremamente funzionalenell’attutire quello che sarà il punto di vista di chi scrive:

Svolgimento

Perdere un figlio è terribile. Non sono padre, e il dolore che immagino si provi è davveronulla in confronto a quello reale. L’odio e la disperazione non bastano a colmare questaperdita. La vendetta allevia per un po’ il senso opprimente di frustrazione, ma non riporta invita nessuno.

La pena, al contrario, dovrebbe fare giustizia. Ecco davvero ciò che dovrebbe placare gliodiosi risentimenti: la giustizia. Ma l’ergastolo non è una giusta pena, è vendetta rabbiosa.Una vendetta sottile, lenta, e per questo molto dolorosa, soprattutto quando le rinchiuse sonodue ragazze di appena diciotto anni.

Purtroppo si ragiona per cliché: una persona è nata malvagia e sarà malvagia per tutta lavita. Il calvinismo, forse, dice questo, ma abbiamo esempi storici che attestano il contrario.Paolo era un persecutore dei cristiani prima di diventare il loro vas honorabile; Schindler erauno sfruttatore di operai prima di diventare un salvatore degli ebrei; Francesco d’Assisi eraun crociato sanguinario e insensibile, prima di diventare il giullare di Dio. Le persone dunquepossono cambiare, nel corso della vita, e noi non abbiamo nessun diritto di negare loro questapossibilità.

Non si può giudicare una persona da una sua sola azione. Caino non subì all’istante lavendetta di Dio. Fu protetto, anzi, da coloro che volevano vendicare Abele: nella sua vita avevala possibilità di pentirsi e cambiare comportamento. Chissà poi quante ne aveva fatte illadrone crocifisso alla destra di Cristo, eppure Gesù gli promise che sarebbe andato inParadiso, perché si era pentito.

Se davvero l’ergastolo risulta essere una pena per tutta la vita, allora è ingiusta e ciecavendetta. Lasciar marcire una persona in galera non è giustizia. È giustizia invece dare lapossibilità a questa persona di cambiare, tenendola comunque strettamente sotto controllo.Che razza di senso sociale e comunitario abbiamo, se non tentiamo di curare la follia di duegiovani ragazze?

Ricordiamoci che l’uomo ha crocifisso il figlio del Re dei cieli. Se la vendetta fosse unacosa giusta, nessuno di noi sarebbe qui.

Anche in questo caso è stato molto utile far precedere all’esercitazione unaricognizione sui pro e i contro. Ecco alcuni risultati di una lezione dedicata aquesta discussione:

Argomenti a favore dell’ergastolo:1. Omicidio premeditato****2. Sanità mentale delle ragazze*3. Irrimediabilità dell’atto4. Le ragazze sono maggiorenni**5. Possibilità di “ricadute” per le due ragazze***6. Giustizia per la famiglia della vittima

Argomenti contro l’ergastolo:1. Le ragazze sono troppo giovani**2. Modalità e dinamica del delitto oscure (complici?)****3. Presunta appartenenza a sette sataniche (manipolabilità)*4. Non dà la possibilità di reinserimento nella società***

Come in precedenza, abbiamo indicato con gli asterischi le argomentazioniinterrelate: se da un lato le ragazze sembravano mentalmente sane, dall’altro siipotizzava una loro partecipazione a riti satanici (quindi: manipolabilità); se daun lato le ragazze erano diciottenni, e quindi maggiorenni, dall’altro sipotevano ritenere troppo giovani; se da un lato c’era il rischio che le ragazzepotessero commettere altri atti analoghi, dall’altro c’era il problema che conl’ergastolo se ne impediva il reinserimento sociale.

Sulla base di questa ricognizione sono state elaborate alcune possibili scalettein accordo e in disaccordo con l’ergastolo. Tornando alle fasi del processo discrittura di cui si è parlato nell’Introduzione, possiamo dire che dopo la fasedell’ideazione, in cui si espongono i pro e i contro, si passa alla fase dellastrutturazione, che consiste nell’elaborare una scaletta in pochi punti.

Accordo con l’ergastolo:1. Presentazione del caso2. La tesi di Galimberti3. Argomenti contro l’ergastolo (in appoggio alla tesi di Galimberti)4. Confutazione degli argomenti contro l’ergastolo5. Altri argomenti a favore dell’ergastolo: i familiari non riavranno la loro

figlia (irrimediabilità); che almeno ricevano giustizia

Le argomentazioni che caratterizzeranno i punti tre e quattro possonoessere riassunti in una tabella, tenendo conto proprio delle interrelazioni:

3. 4.Troppo giovani Sono maggiorenniSono manipolabili Sono sane mentalmenteNon consente il reinserimento Possibili ricaduteModalità oscure Premeditazione

La scaletta che segue è invece in disaccordo con l’ergastolo: cambia l’ordinedi esposizione, e ovviamente si invertono le argomentazioni (e le confutazioni)della tabella:

Disaccordo con l’ergastolo:1. Presentazione del caso2. Arg. a favore dell’ergastolo3. La tesi di Galimberti4. Esposizione degli arg. contro l’ergastolo e confutazione di quelli a favore

dell’ergastolo (in parallelo)5. Non è giustizia ma vendetta

Vediamo ora un esempio giornalistico. A seguito dell’intervento diGalimberti, e precisamente due giorni dopo, Eugenio Scalfari interveniva sullastessa testata per dissentire in modo radicale dal collega e amico. L’interventodomenicale di Scalfari trattava diversi temi collegati al problema dellasicurezza, e si soffermava ampiamente anche sul caso di Castelluccio di Sauri.Nel pezzo abbiamo sottolineato i passaggi in cui Scalfari con grande decisioneconfuta le argomentazioni-cardine di Galimberti, mentre abbiamo messo incorsivo alcune espressioni che servono a Scalfari per moderare i toni dellapolemica.

Tratto da: Ma a chi fa paura il piano anticrimine?

di Eugenio Scalfari

[…]Mi ha profondamente stupito l’articolo di Galimberti che critica e anzi distrugge con

argomenti di psichiatria criminale la condanna all’ergastolo emessa dal Tribunale di Foggia.Dico subito che la penso in questo caso in modo diametralmente opposto a quello di

Galimberti, con le cui opinioni filosofiche e scientifiche sono stato finora d’accordo al centoper cento.

La tesi di Galimberti è la seguente: 1) non si può uccidere senza un movente. 2) Chi lo fadimostra inconfutabilmente di essere in preda a un «raptus» o comunque a un vuoto dicoscienza e quindi in una condizione di totale o parziale irresponsabilità. 3) Chiunque si troviin tale condizione non può essere giudicato penalmente responsabile e va dunque affidatonon già ai carcerieri ma ai medici. 4) Affidarlo ai medici in altri tempi significava assegnarlo aun manicomio criminale, ma poiché i manicomi sono stati chiusi neanche questa sanzionepuò essere irrogata.

Nel suo articolo Galimberti non dice quale tipo di sentenza avrebbe dovuto emetteresecondo lui il Tribunale di Foggia e quale dovrebbe essere il giudizio della Corte d’Appelloche sarà chiamata a pronunciarsi in secondo grado; ma dall’insieme del suo ragionamentodeduco che egli pensi all’affidamento delle due ragazze assassine ai servizi di rieducazionesociale o – nella più rigorosa delle ipotesi – al riconoscimento delle attenuanti e quindi a unapiù mite condanna penale. Ma a parte il fatto che vediamo un giorno sì e l’altro pureergastolani in libera circolazione, il che vuol dire che la pena non è affatto consideratairrevocabile, la tesi mi sembra (me ne scusi l’amico Galimberti) sbagliata nel merito e altresìnell’impostazione teorica.

Nel merito: le due ragazze omicide cominciarono a pensare e a programmareconcretamente il delitto che fu consumato nel mese di marzo fin dal mese di gennaio.L’ipotesi di un «raptus» va perciò esclusa in modo assoluto; quella del vuoto di coscienzaaltrettanto: un vuoto di coscienza, qualunque cosa s’intenda con questa terminologia, che siprotrae per tre mesi filati non può essere definito un vuoto di coscienza ma una coscienzavuota, cosa che è del tutto diversa e – questa sì – penalmente rilevante.

[…]La psichiatria moderna, ci ricorda Galimberti, ha impiegato duecent’anni per definire i

disturbi della personalità. È vero e nessuno si sogna di cancellare quelle preziose acquisizioniscientifiche e terapeutiche i cui contenuti fanno parte da tempo della scienza criminale e del

processo penale. Ma la loro applicazione alla fattispecie dedotta in processo non può cheessere specifica e non generica. Non si può dire: manca il movente, quindi siamo in presenzadi persona non responsabile. La risposta è un’altra: il movente non manca nel caso specifico.Per noi che giudichiamo da fuori il movente può forse essere ritenuto risibile, ma per iprotagonisti dell’omicidio non lo è. È risibile un mancato viaggio di vacanze per uccidere?Per noi sì, non sembra un movente, ma per le due ragazze in questione lo è stato, ammessoche non ce ne siano altri non scoperti e non provati.

Un punto è chiaro: la lunga e lucidissima premeditazione, il disprezzo ostentato nel diariodi una delle assassine della vita altrui, l’efferatezza dell’esecuzione. Il fatto della sopravvenutaconfessione è in questo caso irrilevante ai fini del processo.

Amico Galimberti, fino a quando nel codice penale esisterà la pena dell’ergastolo lasentenza del Tribunale di Foggia sembra a me ineccepibile. Si potrà abolire quella pena,personalmente sono favorevole, ma fin quando si ragiona «de iure condito», a Foggia nonc’era altra soluzione.

Detto che è importante una certa dialettica argomentativa, e che a questa silega il problema della moderazione retorica, non dobbiamo comunquedimenticare che la logica argomentativa deve portare a far prevalere in modonetto la nostra tesi. In altri termini, occorre non dimenticare lo scopo del testo:se è persuasivo, dobbiamo convincere il destinatario che la nostra tesi è lamigliore; se è pratico-propositivo, dobbiamo arrivare a fare delle propostechiare, imponendo la nostra linea con decisione. È bene quindi tenere semprepresente lo scopo, perché per la preoccupazione di curare a fondo la dialetticaargomentativa si può rischiare di costruire un testo non efficace dal punto divista degli obiettivi.

Vediamo alcuni esempi a partire da una esercitazione sui dieci anni deltelefonino. La consegna dell’esercitazione è la seguente:

Esercitazione 4 – I dieci anni del telefonino

Il telefonino compie dieci anni. Il filosofo Umberto Galimberti, su la Repubblica, hascritto: “Io non ho il telefonino e non lo voglio avere. Non è un segno di distinzionee neppure me ne vanto. Semplicemente non voglio perdere un’infinità di cose a cuiin Italia hanno rinunciato 25 milioni di nevrotici che per strada, al ristorante, in treno,al cinema, a teatro, e in generale ovunque arriva prepotente il trillo, giranoansiosamente su se stessi per cercare il ‘campo’, lasciandovi lì come un fesso adaspettare che la telefonata finisca.”Chi usa il telefonino, secondo Galimberti, non sa più cos’è il silenzio, l’atmosfera,non sa più stare dentro di sé per più di un’ora con il risultato che l’interioritàs’impoverisce.

Il direttore del tuo giornale (un quotidiano a diffusione nazionale) ti chiede unarticolo di commento a partire da questa dichiarazione.Devi sostenere una tua tesi (in accordo o in disaccordo con la dichiarazione) eargomentare per sostenerla.

Ecco ora una esercitazione svolta da una studentessa:

Il telefonino è veramente così indispensabile? (accordo)

Dopo dieci anni dalla sua nascita il telefonino è ormai un oggetto a tutti familiare e chequasi tutti possiedono. C’è chi lo ritiene un mezzo di comunicazione efficace e utile, chiinvece lo rifiuta considerandolo uno strumento inutile (come il filosofo Galimberti).

Per quanto mi riguarda se ne fa un uso eccessivo. Ormai la prima cosa che si fa al mattinonon è più bersi il caffè e fumarsi la sigaretta, ma è accendere il cellulare e leggere i messaggidi lavoro, degli amici o l’oroscopo della giornata. Questo lo ritengo ridicolo. Ormai imomenti di vera pausa non esistono più. Ogni minuto libero si passa giocando,“messaggiando”, parlando, navigando o faxando col cellulare. Per alcuni vivere senza questooggetto è un po’ come essere esclusi dalla società.

Con il telefonino siamo diventati tutti meno rispettosi del prossimo. Non dimentichiamo,infatti, quelle persone che lo tengono acceso ventiquattro ore su ventiquattro, anche neimomenti meno indicati.

Ormai capita sempre più spesso che mentre stai parlando con un amico, magari anche dicose serie, tu venga interrotto dallo squillo e aspetti per mezz’ora che la telefonata finisca. Equesto ti fa passare la voglia di continuare la tua confidenza.

Il cellulare ha però anche i suoi aspetti positivi. Per quelle persone che per lavoro, come imedici, o per altri motivi, devono sempre essere reperibili, il telefonino è utile e fa risparmiaredel tempo prezioso.

Il telefonino oggi serve anche per mantenere i contatti con gli altri. Purtroppo il tempooggi è denaro e quindi si passa la gran parte della giornata a lavorare in mezzo al traffico. Ilcellulare ci aiuta molto a tenere i rapporti con gli altri, con gli amici e i familiari per i quali c’èpoco tempo e che invece sono importanti nella vita di una persona.

La studentessa indica subito che la sua tesi è in accordo con la linea diGalimberti, e infatti dal secondo al quarto paragrafo (da “Per quanto miriguarda se ne fa un uso eccessivo”) il testo è orientato a sostenere questa tesi.Tuttavia negli ultimi due paragrafi (da “Il cellulare ha però anche i suoi aspettipositivi”), quasi obbligata a mettere gli argomenti a favore per garantireall’elaborato una sufficiente dialettica argomentativa, la studentessa elenca degliaspetti positivi, cioè delle controargomentazioni rispetto alla sua tesi. Ilproblema è che messe in questo modo, alla fine dell’elaborato e in assenza diopportune confutazioni, le controargomentazioni vanno a pareggiare leargomentazioni: in altri termini, si elencano i pro, si elencano i contro, ma siperde di vista lo scopo del testo, che è quello di persuadere in modo efficace.Alla fine cioè non siamo affatto colpiti dall’argomentazione in accordo con lalinea di Galimberti, ma l’impressione è quella di una sostanziale neutralità.

Cos’è che non ha funzionato nel testo che abbiamo appena visto? Non hafunzionato il gioco delle confutazioni, che alla fine deve far prevalere in modoinequivocabile la tesi sostenuta. È per questa ragione che il testo risultainefficace. Per usare una metafora, la partita non può concludersi con unpareggio, ma deve sempre esserci un vincitore, cioè la nostra tesi.

Rispetto all’Esercitazione 4, una scaletta efficace per un testo in accordo conGalimberti potrebbe essere la seguente:

• Introduzione: oggetto, posizione di Galimberti• Controargomentazioni: si espongono alcune possibili argomentazioni in

favore dell’uso del telefonino• Esposizione della propria tesi (in appoggio a Galimberti): in questa parte si

possono confutare alcune argomentazioni portate precedentemente• Conclusioni

Una scaletta efficace per un testo in disaccordo con Galimberti, per contro,potrebbe essere la seguente:

• Introduzione: oggetto, posizione di Galimberti• Controargomentazioni: si espongono alcune possibili argomentazioni in

appoggio all’opinione di Galimberti• Esposizione della tesi: si confutano le argomentazioni precedenti e si espone

la propria tesi (in favore dell’uso dei telefonini)• Conclusioni

Seguendo questo schema si comincia con il dare conto delle argomentazionicontrarie alla nostra tesi (controargomentazioni), per poi procedere alla loroconfutazione e all’esposizione della tesi: che quindi, arrivando alla fine,logicamente prevale. Dal punto di vista didattico in questo schema diventacentrale l’uso dei connettivi: tra il secondo e il terzo blocco dovrebberorisultare con evidenza connettivi come tuttavia, ma , però, ciononostante.Questi connettivi rendono chiaramente l’idea dell’“inversione di marcia”:queste erano le controargomentazioni, tuttavia ora prevarranno leargomentazioni in favore della tesi.

La presenza di quello che potremmo definire il connettivo-spia è un segnaleche la macchina argomentativa sta funzionando, tanto che in una prima fase diapprendimento è consigliabile forzarne l’uso. Così come un altro segnaleimportante è l’uso del condizionale quando si presentano lecontroargomentazioni: es. il telefonino impoverirebbe l’interiorità, nonconsentirebbe di restare soli con se stessi, ecc. L’indicativo indica un dato difatto mentre il condizionale consente di riportare elementi argomentativi chepoi verranno confutati.

È evidente che la pratica e l’esperienza portano a superare la meccanicitàdei connettivi e degli schemi, cosicché firme di chiara fama conduconoargomentazioni efficaci e persuasive al di là dei rigidi vincoli che stiamoesaminando. Eccone un esempio, sempre sul tema del telefonino.

Io amo quel magico scarabeo

di Furio Colombo

Un telefonino squilla nella sala affollata e tutti si portano di scatto una mano alla cintolacome in un film western. Tutti osservano il loro oggettino nero che li collega col mondo,magico come uno scarabeo egizio. Uno solo risponde. Capita che non sia un medico cheraccoglie una chiamata d’urgenza. «Sì, amore. Poi ti richiamo». Gli altri ripongono loscarabeo, un po’ delusi. Fra poco suonerà per me. Suona, infatti, e io voglio che suoni. Possoessere sincero? Non mi disturba. È come se vedessi i fili invisibili di una ragnatela cheabbiamo intorno. È come se per un istante si vedessero, anche nello spazio, i puntini che siaccendono quando, lungo la rete di contatti, un lievissimo brivido avverte che qualcuno stachiamando per noi.

«We are all connected», cantava l’inno dei bambini del mondo di Quincy Jones. E forse,ascoltando quella canzone, si commuovevano anche coloro che adesso sdegnosamente dicono«telefonino mai». Saranno che saranno, comunque, inseguiti da un messaggero trafelato.Dov’è, dunque, la differenza se non, un po’, nello status?

E allora divampa la discussione: schiavitù o libertà? Credo che ogni svolta tecnologicaabbia provocato questa domanda, come dimostra il dibattito concitato e disordinato sullabiogenetica che – è vero – può sempre portare il peggio. Ma intanto salva i grandi ustionati edè sul punto di evitare la catena delle grandi malattie ereditarie. […]

Poi dovete dirmi perché voi, entusiasti di Internet, su cui passa ogni istante il meglio e ilpeggio del mondo, e voi la praticate comunque, come un culto, perché siete tanto severi coltelefonino che raggiunge in pizzeria la teenager un po’ screanzata? Lei mangia, fuma, litiga, eper i suoi amici fa il gesto «come rompono questi!». Ma al telefonino risponde compunta chearriva «di certo prima delle undici». Perché va così male che il camionista, non più solo almondo con la sua radio, possa dire a casa «cento chilometri e sono arrivato»?

Che cosa c’è di irritante se il lui o la lei di una coppia può dire nel vuoto «ci sei? Dovesei?», visto che l’altra voce vuol dire il senso della giornata?

La piccola onnipotenza inerme dell’essere qui e altrove, del restare vicino mentre seilontano, in fondo non è che l’avverarsi di un piccolo racconto di fantascienza di RayBradbury. L’astronauta perduto si arrampica sulla crosta rocciosa e nell’aria opaca delmondo che non conosce intravede tante piccole luci, ascolta tanti piccoli suoni, che gli fannoscoprire il punto di contatto fra universi che non comunicano. Noi lettori incantati, a queltempo, non abbiamo pensato: ecco adesso arriveranno altri stupidi anche dall’universo.Abbiamo vissuto con emozione la fantasia del contatto impossibile fra mondi lontani.

E anche adesso, quando in due vi guardate, in macchina, guardate il vostro scarabeo mutoe inerte, e uno dei due sussurra «non c’è campo», dite la verità: avete l’impressione di avereiniziato la traversata di uno spazio ignoto. Forse era questo il sentimento che provavaLeopardi bambino, guardando dal suo letto la notte che non risponde. Lui non ha mai avuto lapiccola consolazione della voce che annuncia precipitosa: «Adesso c’è campo».

Furio Colombo – è evidente – non divide schematicamente il suo pezzo inargomentazioni e controargomentazioni, così come non deve ricorrere alconnettivo-spia per rendere efficace il suo testo. Questo è un esempio maturo,sicuramente da emulare a livello avanzato, di testo in cui argomentazioni econtroargomentazioni sono disseminate tra i paragrafi, tesi e confutazioni siinseguono e si sovrappongono tra scene immaginate (quella iniziale, quella della

teenager in pizzeria, quella del camionista, ecc.), riferimenti letterari (Bradbury,Leopardi), paragoni con altre tecnologie (biogenetica, Internet). Immagini,dialoghi e metafore rendono la scrittura viva, efficace, dinamica, e fanno diquesto testo, senza dubbio, un esempio di scrittura (molto avanzata) con cuiconfrontarsi nel tentativo di abbandonare, gradualmente, la meccanicitàdell’argomentazione intesa in senso didattico.

2.1.2. I paragrafi e le frasi tematiche

Il paragrafo è l’elemento su cui si basa un testo, è quella porzione di testoracchiusa tra due punti a capo che può contenere un buon numero di frasi o diinteri periodi. Il paragrafo va inteso come un’unità testuale chiara e distinta,dotata di una propria struttura interna e di uno sviluppo tematico preciso ecompatto. Se i periodi sono chiusi dal punto fermo, i paragrafi sono delimitatidal punto a capo. Quindi un periodo è chiuso da un punto fermo, ed è seguitoda un altro periodo che comincia subito dopo, un paragrafo è chiuso da unpunto a capo, nel senso che si va a capo, si comincia un altro capoverso con undeterminato rientro di prima riga. Questa differenza non è sempre chiara, ecapita spesso di leggere esercitazioni in cui si va a capo e si comincia un nuovoparagrafo senza che sia necessario. Si veda l’esempio seguente:

Io non ho il telefonino e non ne sento neppure il bisogno, nonostante ciò non hoancora perso il lavoro, e non sono mancato a nessun importante appuntamento.Continuando a telefonare da casa o dall’ufficio, facendo uso delle comuni schedetelefoniche, non ho smesso di lavorare in maniera efficiente, e di mantenere relazionisociali con il mondo.

I due blocchi hanno uno stesso sviluppo tematico, e quindi sarebbesufficiente separarli con un punto fermo. Ma altre volte, al contrario, capita dinon vedere un’opportuna separazione del testo in paragrafi, con un usoscorretto del punto fermo.

Un testo argomentativo funzionale (ma questo vale anche per gli altri testi)deve avere una buona struttura costituita da paragrafi che abbiano unosviluppo tematico compatto e una consequenzialità logica. Si deve avere l’ideache si parte da un punto per arrivare a un obiettivo ben preciso attraversoargomentazioni, confutazioni, ragionamenti. Da questo punto di vista la“tenuta” dei paragrafi è essenziale.

Di solito ogni paragrafo è organizzato intorno a un’idea centrale. Per questaragione il paragrafo contiene, quasi sempre, una frase che racchiude questaidea e che quindi svolge un ruolo più importante delle altre. Si tratta della frase

tematica, o topic sentence, che esprime quindi l’idea o l’argomento centraleche il resto del paragrafo dovrà sviluppare. Ecco alcuni esempi:

Eppure riesce facile capire come i ragazzi abbiano bisogno, all’inizio almeno, diqualcuno che li guidi, che li istruisca. Eco ha di recente sostenuto la necessità di porrefiltri, se non intelligenti limitazioni. La proposta non si può non accogliere con favore.La tutela del minore è dovere fondamentale, l’educazione all’uso consapevole dellenuove tecnologie un obbligo irrinunciabile. Software specializzati nel filtraggio delleinformazioni, o più semplicemente utenti esperti che sorvegliano.

Non si può giudicare una persona da una sua sola azione. Caino non subì all’istante lavendetta di Dio. Fu protetto, anzi, da coloro che volevano vendicare Abele: nella sua vitaaveva la possibilità di pentirsi e cambiare comportamento. Chissà poi quante ne avevafatte il ladrone crocifisso alla destra di Cristo, eppure Gesù gli promise che sarebbeandato in Paradiso, perché si era pentito.

E allora divampa la discussione: schiavitù o libertà? Credo che ogni svolta tecnologicaabbia provocato questa domanda, come dimostra il dibattito concitato e disordinatosulla biogenetica che – è vero – può sempre portare il peggio. Ma intanto salva i grandiustionati ed è sul punto di evitare la catena delle grandi malattie ereditarie.

Vediamo ora alcuni esiti di una esercitazione mirata all’uso della frasetematica all’inizio dei paragrafi.

Esercitazione 5

Qualche tempo fa, consumatosi il primo atto sessuale tra due protagonisti del GrandeFratello, Enzo Biagi ha dichiarato: “Mi vergogno di far parte di questa televisione.”

Il direttore del tuo giornale (un quotidiano a diffusione nazionale) ti chiede un articolodi commento su questa trasmissione a partire dalla dichiarazione di Biagi. Devisostenere una tua tesi (in accordo o in disaccordo con la trasmissione) e argomentareper sostenerla.Prima della stesura occorre indicare il titolo del pezzo e tra parentesi la tesi sostenuta(accordo o disaccordo).

Ecco un paio di esercitazioni in cui le frasi tematiche (sottolineate nel testo)vengono utilizzate con discreto successo:

Voyeurismo all’italiana (accordo)

“Mi vergogno di far parte di questa televisione”. Lapidario come in altre occasioni, EnzoBiagi ha così commentato “Il Grande Fratello” in seguito al primo incontro sessuale che hacoinvolto due dei protagonisti a pochi giorni dall’inizio della trasmissione.

Una presa di posizione, la sua, frutto di assennata ragionevolezza, ma non condivisadall’italiano medio, che segue con interesse più o meno marcato le vicende dei ragazzi

volontariamente rinchiusisi nella casa. Non è poi forse compito degli intellettuali additare condisprezzo i prodotti eticamente più controversi? Gli stessi che, per qualche ironica dinamica,sembrano riscuotere maggior successo di pubblico.

Ormai lo scenario televisivo offre una vasta gamma di prodotti, all’interno della quale benconvivono “Il fatto” dello stesso Biagi e “Il Grande Fratello”. È divertente immaginare lasignora Maria, intenta a finire le faccende di casa di giovedì sera, fare zapping frenetico pernon perdere il filo del discorso dell’insigne giornalista e per monitorare, allo stesso tempo, lareazione del nominato o dell’escluso di turno. Divertente, appunto, ma non inconcepibile.

Al di là di tradimenti, beffe, patetici approcci seduttivi, meschinità quotidiane amplificatedal piccolo schermo, “Il Grande Fratello” agli italiani piace, e molto. Lo dicono i datisull’audience. Lo confermano le reazioni indignate di alcuni intellettuali. Poco importa che igiorni all’interno della casa si ripetano gli uni uguali agli altri, che i discorsi varino dalpatetico al noioso, che si polemizzi su eventuali suggerimenti degli autori ai ragazzi; guardarepseudoquotidianità in pillole non ci renderà delle persone migliori, ma senza dubbio rassicuragli animi.

Allora perché condannare il piacere scopico? Perché non soddisfare questo innatovoyeurismo e la conseguente curiosità dei telespettatori? Consideriamoli al limite peccativeniali. Anche il potere dell’esclusione dei protagonisti da parte dei telespettatori può essereuna chiave di lettura di questo successo. Esprimere le proprie antipatie attraverso unatelefonata che costa solo 2000 lire è intrigante. Tanto poi ci penserà Costanzo a consolare gliesclusi, propinandoceli nuovamente in ogni trasmissione Mediaset. Con il benestare delpubblico e buona pace dei moralisti.

Grande Fratello: il vero volto della TV commerciale (accordo)

La messa in onda della trasmissione “Il Grande Fratello” ha suscitato, né poteva esserealtrimenti, una miriade di reazioni polemiche, in un gioco dialettico da cui pochi, per la verità,si sono astenuti.

La trasmissione in sé e per sé, mi pare, non è certo memorabile. I critici più accaniti sisono scagliati, di volta in volta, contro la piattezza della recitazione, la vuotezza delle trame, lasciatteria dei contenuti o la banalità delle discussioni, indissolubilmente legate ad argomentiscandalistici e di dubbio gusto. Qualcuno ha visto cioè, nel Grande Fratello, nient’altro cheun’altra soap opera, solo più noiosa, volgare e mal interpretata. Eppure, mi sembra, unavisione così radicale non tiene conto di almeno due fattori.

Innanzitutto “Il Grande Fratello”, tanto nei contenuti che nella forma, non sembra, aprima vista, essere disomogeneo con il resto dei prodotti televisivi. Detto in altri termini, siassesta sulla medietà, non incanta ma nemmeno delude. Il Biagi che, interrogato al propositodichiara testualmente di vergognarsi di far parte di questa televisione, è ancora vittima d unavisione elitaria della cultura, e rischia di dimenticare, lui per primo, il contesto nel quale latrasmissione si inserisce, un ambiente per larga parte superficiale, banale, legato certo piùall’effimera evasione che non all’impegno.

In secondo luogo molti non sembrano accorgersi della straordinaria valenza commercialee strategica dell’intera operazione “Grande Fratello”. Solo i meno attenti non avranno capitoche la trasmissione non si esaurisce nello spazio palinsestuale che le è dato, ma che anzicontinua in altre trasmissioni, magari di emittenti concorrenti, sulle pagine dei giornali, inInternet, addirittura nelle discussioni in famiglia o con gli amici. Si viene creando nel tempouna sorta di discorso continuo, ininterrotto, soprattutto autoreferenziale, e certo chi si lagnadella sua vuotezza non può tuttavia non apprezzarne la portata. Si obietterà che il solointeresse economico non possa essere anteposto a regole morali o addirittura estetiche:

basterà ricordare che Canale 5 è, per sua stessa natura, una emittente commerciale. Questoforse non spiegherà tutto ma molto sì.

Si noti come le frasi tematiche riassumono e introducono il contenuto delparagrafo, mentre l’errore più frequente è proprio quello di mettere una brevefrase d’apertura che però non indica il tema del paragrafo. Inoltre si noti labuona dialettica argomentativa, soprattutto nel secondo elaborato. Nel secondoparagrafo si discute lo scarso livello qualitativo del programma, ma poi nelterzo paragrafo si inquadra il programma nel più ampio contesto televisivo(tutto qualitativamente non eccellente), e nel quarto paragrafo si sottolinea lavalenza commerciale del programma, un format-palinsesto che riesce adebordare in altri canali, in Internet, sui giornali, con un potente effettoautoreferenziale. E se questo va a stridere con l’etica televisiva, occorrericordare – come si fa in chiusura – che Canale 5 è una televisionecommerciale.

In questi casi la frase tematica è all’inizio, ma non è detto che sia semprecosì. Inoltre la frase tematica dipende dal tipo di paragrafo: se è vero che lavarietà di paragrafi è praticamente infinita, si può comunque tentare diindividuare alcuni tipi di paragrafo ricorrenti8.

Paragrafo per enumerazioneEs. Ci sono solo tre persone che potrebbero aiutarmi: il mio amicoAndrea, il professor Clemente e io stesso. Ma ad Andrea non posso certochiedere di mentire per me e il professor Clemente si è dimostratocomprensivo fin troppe volte nei miei confronti. Domani sarà severo, adispetto del suo nome. Non posso contare che su me stesso, quindi, e infondo è giusto così.

La frase tematica introduce una serie di elementi che verranno ripresisingolarmente nel paragrafo.

Paragrafo per confronto e contrastoEs. Partecipare o non partecipare ai seminari legati ai vari corsi non èaffatto indifferente, anche per motivi “pratici”. Nel primo caso infatti siha modo di parlare spesso con i docenti anche prima dell’esame e senecessario di ottenere spiegazioni. Se non li si frequenta può diventaretutto più difficile.

La frase tematica presenta due elementi in contrapposizione e nel paragrafosi sviluppa un confronto fra tali elementi.

Paragrafo per narrazioneEs. Il processo di decolonizzazione mondiale si è svolto in un arco ditempo molto lungo. Fino alla fine degli anni Quaranta giungono

8 Si seguono qui gli esempi di Dario Corno, Scrivere e comunicare, Paravia, Torino, 1999, pp. 127-129.

all’indipendenza, senza una vera e propria guerra di liberazione, i paesisotto il dominio inglese e olandese. Negli anni Cinquanta …

La frase tematica presenta un’informazione o un tema, e il paragrafo losviluppa in termini narrativi, secondo un asse cronologico.

Paragrafo per esemplificazioneEs. Non bisogna mai fidarsi troppo della propria memoria. Io eroconvinto di dover rinnovare la mia patente fra sei mesi, invece, a uncontrollo della polizia stradale l’altro ieri, ho scoperto che era già scadutada dieci giorni.

La frase tematica dà un’informazione che verrà illustrata nel paragrafo permezzo di esempi.

Paragrafo per descrizioneEs. Il padre Cristoforo da *** era un uomo più vicino ai sessanta che aicinquant’anni. Il suo capo raso, salvo la piccola corona di capelli, che vigirava intorno, secondo il rito cappuccinesco, s’alzava di tempo in tempo,con un movimento che lasciava trasparire un non so che d’altero e diinquieto […]

La frase tematica presenta una persona, un oggetto, un evento, e nelparagrafo si sviluppa la descrizione nei dettagli.

Paragrafo per problematizzazioneEs. L’abolizione del servizio di leva è un passo di avvicinamentoall’Europa. Non soltanto perché i nostri maggiori partner europei (con lasola eccezione della Germania, che sconta ancora oggi le colpe del suopassato militarista) ci erano arrivati da tempo. Ma soprattutto perchél’eliminazione della naia, quando sarà pienamente realizzata, consente ainostri giovani di colmare uno svantaggio di un anno rispetto ai lorocoetanei europei nel passaggio dal mondo dello studio a quello del lavoro.Nell’era della globalizzazione la competizione per i posti di lavoro stapassando sempre più da una scala nazionale a una scala continentale,specie per i laureati. Rispetto alla media europea gli italiani finiscono glistudi in ritardo: l’anno di militare obbligatorio era diventato un fardello inpiù, che si traduceva in una penalizzazione spesso incolmabile.

La frase tematica propone un’affermazione che poi viene sviluppatalogicamente e problematizzata nel paragrafo.

Paragrafo per citazioneEs. La posizione di Francesco De Sanctis a proposito dell’insegnamentoletterario emerge con passione nella prolusione al corso tenuto a Zurigonel 1856 presso la Facoltà di Ingegneria. Il grande studioso napoletanoritiene che solo gli studi letterari disinteressati e volti alla formazione dellapersonalità, possano creare un uomo completo. Mentre coloro che sifermano agli studi utilitaristici, propri della formazione professionale, non

sono diversi dalle bestie, che badano solo a soddisfare i propri bisognimateriali.

La frase tematica dichiara che quanto segue è l’opinione di un altro autoresu un argomento che si sta trattando.

Paragrafo per ricapitolazioneEs. Arrivati a questo punto, dobbiamo dire che la decisione non è facile.Chi ha a cuore la salvaguardia dell’ambiente naturale ha certo ragione adire che la nuova autostrada farebbe scempio di un paesaggio da secoliconsiderato fra i più belli d’Italia. D’altra parte si è visto che le ragionieconomiche che spingono a questa iniziativa sono tutt’altro cheindifferenti: essa potrebbe ridare vitalità a una zona in crisi. Il dibattitosarà probabilmente ancora lungo.

La frase tematica introduce una sorta di sommario, e il paragrafo lo sviluppaelencando sinteticamente i pro e i contro rispetto a un certo problema.

Paragrafo per domanda-rispostaEs. Quanti tipi di galassie esistono? Se ne distinguono almeno cinque. Legalassie “a spirale”, quelle “barrate”, quelle “ellittiche”, quelle“lenticolari” e infine le “irregolari”. Ora le esamineremo una per una.

La frase tematica è nella forma interrogativa per far capire che nel paragrafosono sviluppate alcune risposte.

Bisogna ricordare che:

1. la frase tematica esprime l’argomento che il resto del paragrafo devesviluppare;

2. la frase tematica deve far capire al lettore il modo in cui il paragrafo èorganizzato, il suo contenuto: in altri termini deve facilitare la lettura.

Negli articoli di commento persuasivi del Laboratorio, dunque, la frasetematica dovrà essere posta obbligatoriamente all’inizio dei paragrafi: può fareeccezione il primo paragrafo, nel caso sia breve e serva solo a introdurrel’argomento. Pertanto ai due punti precedenti aggiungiamo che:

3. la frase tematica deve essere la prima del paragrafo e deve esseresottolineata;

4. la frase tematica deve terminare con un punto fermo; non può terminarecon un punto a capo perché il paragrafo deve necessariamente essereformato da più di un periodo;

5. la frase tematica deve essere breve (anche se non necessariamentebrevissima);

6. la frase tematica non è un titolo: il titolo è esterno al testo, la frasetematica, al contrario, è interna al testo (e quindi al paragrafo).

2.1.3. Questioni stilistiche

Una caratteristica degli articoli giornalistici – che diventa in una certa misuraun nostro criterio didattico – è quella dello stile segmentato. Lo stilesegmentato (in opposizione allo stile coeso) è caratterizzato da periodi brevi, dauna coordinazione semplice e da un uso più frequente dei pronomi. Ecco dueesempi9:

ESEMPIO DI STILE COESOCon questa relazione vogliamo mostrare che scopo della nostra indagine èl’individuazione di situazioni strategiche che riflettano il successo di certepersone attraverso le istituzioni sociali.

ESEMPIO DI STILE SEGMENTATOQuesta relazione riporta i risultati della nostra indagine; essa mira adefinire certe situazioni strategiche. In particolare, ci occupiamo dimostrare quelle situazioni che portano certe persone ad avere successo. Cisoffermiamo solo su situazioni relative alle istituzioni sociali.

Nell’articolo di Sofri che segue, lo stile giornalistico segmentato è usato, inalcuni passaggi, in modo molto marcato. Proprio per questa ragione l’articolodeve funzionare, in questa sede, solo da esempio stilistico, mentre per quel cheriguarda le esercitazioni del Laboratorio lo stile deve essere solotendenzialmente segmentato e non deve seguire forme giornalistiche“estreme”.

LO STRACCIONE E IL POLIZIOTTO

di Adriano Sofri

Ho seguito con curiosità le notizie sulla prosopoagnosìa: non conoscevo la parola, e soloun poco il fatto, la difficoltà di riconoscimento fisiognomico dei propri conoscenti. A mesuccede un’altra cosa, da un po’ di tempo: mi pare che le persone mi assomiglino. O, sevolete, che io somigli loro. Mi succede all’ingrosso, anche con le facce e i corpi piùpalesemente diversi. Mi fa un’impressione strana, perché ero abituato ad avere un’idea forte,magari troppo forte, della mia singolarità. Guardando gli altri sentivo la mia dissomiglianza.Ora, è il contrario. Mi chiedo perché. Naturalmente, il tempo lavora per la biologia: i vecchi

9 Da Maria Teresa serafini, Come si scrive, Bompiani, Milano, 1994, pag. 177.

uomini rischiano di scoprirsi simili, e perciò si appartano e a volte si incattiviscono. Unaspiegazione più interessante me la do attraverso le vicende della mia esistenza. Ho trascorsoormai parecchi anni in situazioni che riducono le persone all’osso, per così dire, chedenudano la vita, le tolgono il bel trucco. Posti di guerra, città assediate, luoghi di freddo e difame, galera: si guarda camminare gli altri in una gabbia e si vede se stessi, con solidarietà eripugnanza.

Mi accorgo di aver presentato equivocamente la mia sindrome. Gli altri cui mi sembracontinuamente di assomigliare sono brutti, poveri, sporchi e malridotti. Dev’essere per questoche sono stato così eccitato da un episodio come il reportage di Fabrizio Gatti sul “Corrieredella sera” dell’altro giorno. Gatti si è travestito da extracomunitario povero, rumeno, hamendicato in strada, è stato preso a schiaffi da un poliziotto, minacciato con una pistolapuntata all’inguine da un carabiniere, costretto a firmare una rinuncia ai propri diritti, chiusonel famoso centro di via Corelli e testimone, da lì, di vergogna e brutalità.

Perché mi ha così colpito? Dopotutto non era un espediente originale. Anni fa ungiornalista tedesco trascorse mesi da turco in Germania, e lo raccontò in un libro che fece ilsuo quarto d’ora di scandalo. Gad Lerner lo ripeté in un viaggio italiano. Quanto al contenutodel racconto di Gatti, è impressionante, per giunta su un giornale così autorevole: ma a menon ha detto niente di nuovo. Chiunque viva, per vocazione o per forza, con gli ultimi sa chegli abusi testimoniati da Gatti sono l’esperienza ordinaria di ciascuno di loro. Piuttosto, aturbarmi e appassionarmi è il travestimento riuscito: la facilità con la quale un giornalista puòdiventare un barbone rumeno, e passare per tale fra disgraziati autentici e fra i loro guardiani.Dunque è così sottile il confine fra un cittadino in forma, elegante, con una professioneprestigiosa, e un irregolare straniero dagli stracci puzzolenti, preso a calci come un fagotto daogni autorità di passaggio? Certo, è così sottile.

Un abito scambiato tramuta il principe in povero e viceversa. Anche questo lo sappiamo dasempre, però sempre ce lo dimentichiamo. Diciamo: mi metto nei suoi panni. Ma è solo unmodo di dire, ci abbottoniamo stretti nei panni nostri. Quando uno lo fa davvero, come ilcronista, semina lo scompiglio nel nostro ordine pubblico e privato. Per il solo scherzo dicambiare per diciotto giorni i propri panni, costringe a un pensiero inaspettato e allarmante. Ilpensiero che lo scambio è reciproco: ciascun reietto, a guardarlo bene, potrebbe mettersi neipanni nostri. Dei disgraziati non ci si può più fidare. Non si possono più prenderespensieratamente a ceffoni, non si possono minacciare contando sul loro silenzio; non sipossono più dire cose compromettenti al loro cospetto fidando nell’ignoranza della lingua;non si può ruttare da bravi sul loro viso o soffiargli addosso il fumo dopo aver calpestato illoro pacchetto di sigarette. Scoperta inquietante per l’ordine costituito.

Guai, io penso, se davvero si rintracciassero e perseguissero i due o tre poliziotti ecarabinieri e infermieri che hanno schiaffeggiato o intimidito o falsamente certificato il falsorumeno: hanno solo avuto un colpo di sfortuna. E sarebbero puniti per questo? E impunititutti gli altri che abbiano offeso o percosso disgraziati veri e senza riscatto? Beffarda giustiziasarebbe, una mortificazione in più per i nuovi venuti. Basti l’effetto – per il po’ che potràdurare – dell’incursione di Gatti. Basti la circolare non scritta che in tutte le caserme ecommissariati d’Italia ordinerà di diffidare di accattoni, piccoli spacciatori, prostitute, perchéprobabilmente sono giornalisti di quotidiano.

Non è dei poliziotti o dei carabinieri che parla soprattutto l’articolo del “Corriere”, ma dinoi cittadini normali. Poliziotti e carabinieri sono così vicini agli ultimi che viene loro facile diallungare le mani, ma anche di scoprirli come il proprio prossimo. Sono loro, oltretutto, i piùabituati a travestirsi da piccoli delinquenti, e magari a riflettere per ragioni di servizio su queldiscrimine sottile. Forse, se scrutiamo più a fondo negli occhi del nostro extracomunitario, egli strofiniamo come per caso una guancia per capire se è sporco, scuro di pelle o truccato, inmodo da sincerarci che non è un dannato giornalista, finiremo per scoprire, in fondo agliocchi, sotto la pelle, che è una persona. Come noi. Che ci somiglia.

È la cosa strana che succede a me, che pure tenevo tanto alla mia solitaria individualità. Nelvangelo Gesù chiede: «Chi dicono che io sia?». Forse uno straccione, forse un re. D’ora inpoi, nelle tante vie Corelli d’Europa, si prenda tempo prima di sferrare il colpo: forse è unostraccione, forse un giornalista, forse il re dei cieli.

Un altro criterio da tenere presente è quello della semplicità. Anzituttosemplicità lessicale, perché raramente un articolo giornalistico presenta terminiinutilmente complessi; e poi semplicità sintattica, nel senso che le frasi devonoessere piuttosto brevi e presentare una struttura non eccessivamente elaborata(questo punto si collega con lo stile segmentato già visto precedentemente).

Il principio da ricordare è che quando si legge un articolo non si deve esserecostretti a fermarsi per capire un concetto, non si deve essere costretti atornare indietro per ricostruire un’argomentazione troppo complessa.

Tuttavia la ricerca della semplicità può portare all’effetto dellabanalizzazione, che si manifesta talvolta con l’uso di stereotipi e di luoghicomuni. A questo proposito, ecco alcuni consigli molto sintetici:

• evitare espressioni abusate e inutili dal punto di vista dell’informatività come“a livello di”;

• evitare espressioni figurative logorate dall’uso come “l’occhio del ciclone”,“cavalcare la tigre”, ecc.

• evitare espressioni inadeguate per il contesto perché appartenenti ad ambitidiscorsivi diversi, come “essere in pole position” (dallo sport) o“immaginario collettivo” (da teorie psico-sociologiche);

• evitare gli slogan, che condensano, banalizzandole, ampie assunzioniideologiche;

• evitare espressioni eccessivamente astratte o burocratiche come “tematicadi fondo”, “porre in essere”, “attivarsi”, “discriminare fra i diversicontesti”;

• evitare espressioni eccessivamente concrete per il contesto: “zoccolo duro”,“gatta da pelare”, “patata bollente”;

• evitare espressioni passe-partout, come “discorso valido”;• evitare eccessi d’intensità come “delirante”, “assurdo”, “allucinante”, ecc.

È importante sottolineare che non ci sono criteri certi, ma solo unasensibilità che deve tener conto sostanzialmente di due fattori: (i) il contestospecifico d’uso; (ii) una sensibilità epocale (anche di breve periodo) verso gli usie gli abusi linguistici.

Sempre a questo proposito si leggano queste osservazioni stilistiche10:

10 Da Papuzzi [op. cit.: 121-122].

Giulio De Benedetti, direttore della «Stampa» per vent’anni, aveva intesta un decalogo personale: «Detestava le parole lunghe, per esempiotutte quelle che finiscono in ione o in ento. Detestava gli accoppiamentibanali fra aggettivo e sostantivo – come ha ricordato Alberto Ronchey. –Diceva: non bisogna usare l’aggettivo e il sostantivo che hanno celebratole nozze d’oro. Nello stesso tempo l’aggettivo non doveva mai esseretroppo vistoso, troppo eccentrico. Perché il giornale non doveva metterein imbarazzo la gente». Invece un decalogo formale venne redatto daArrigo Benedetti, il fondatore dell’«Espresso», quando assunse nel 1975la direzione di «Paese Sera»: «Non si usano verbi inventati, comeevidenziare, presenziare, potenziare, disattendere, o superflui comeeffettuare per fare, iniziare per cominciare; i francesismi come ‘a mioavviso’; le frasi fatte come madre snaturata, folle omicida, agghiaccianteepisodio, in preda ai fumi dell’alcool, i nodi da affrontare, nell’occhio delciclone, l’apposita commissione, e gli aggettivi che servono a caricared’infamia chi non ne ha bisogno, come il criminale fascista, l’infamedittatore».Ma la lingua dei giornali è sempre minacciata dalle frasi fatte edall’invasione degli stereotipi. Non mancano mai persone o cose che sono«a rischio» o «nel mirino», abbiamo l’«Azienda Italia», e spesso la «vogliadi…», siamo pieni di «storie di ordinaria…», e scriviamo la cronaca diqualcosa «di annunciato».

Tutti questi sono modi di dire che possono sembrare scorciatoie perraggiungere prima il lettore, ma che rendono approssimativa e stucchevole lascrittura.

Infine, alcune considerazioni sui finali. Un altro retaggio del tema dellescuole superiori può essere quello del finale “a effetto”. Si pensa forse che sianecessario concludere un elaborato con una sorta di crescendo, e capita così dicadere nelle trappole dei luoghi comuni e delle formule stereotipate. Eccoalcuni finali di questo tipo, tratti da una esercitazione in cui si chiedeva discrivere un articolo sulla pratica della lettura:

Nella lettura troviamo sempre nuove risposte a nuove domande ed essa caratterizzerà lanostra vita da adulti, speriamo migliore di quella attuale.

Leggi quindi con attenzione e scopri il mondo che si cela dietro quelle pagine bianche!Il tuo, vedrai, sarà un approfondimento di vita.

Ragazzi non fatevi trovare impreparati, il mondo dei grandi è duro e difficile...

Bisognerebbe far sentire il libro come qualcosa di vivo, interessante, e non distante.Qualcosa che fa arricchire la vita, la rende interessante, una vita... bella!

È questo, forse, l’unico modo che abbiamo per superare le ipocrisie ed i pregiudizi cheinquinano il nostro mondo, che, oggi come non mai, è sempre più bisognoso di menti

libere ed aperte, capaci di guidarlo oltre, verso una maggiore, e migliore, giustizia edequità.

Non lasciate chiuse le porte che sono dentro e fuori di voi, apritele e imparate. Imparatee crescete. Crescete e vivete pienamente.

Nei finali non si deve tentare di fornire soluzioni definitive, che nella lorogenericità risulterebbero senz’altro vaghe rispetto alla complessità dei problemi.Dopo aver argomentato in una trentina di righe, conviene concludere ponendodei problemi, aprendo interrogativi, rendendo conto della complessità delladiscussione, piuttosto che tentare di chiudere semplicisticamente una questione.

2.1.4. La revisione

Come per il testo espositivo, proponiamo qui una griglia per fare unarevisione finale sulla base dei parametri che abbiamo discusso:

Aspetti specifici dell’articolo di commento persuasivo• nel testo è stata curata la dialettica argomentativa, cioè sono presenti

argomentazioni e controargomentazioni?• il testo è efficace dal punto di vista persuasivo?• sono state messe prima le controargomentazioni e poi le argomentazioni a

sostegno della tesi? Tra il blocco delle controargomentazioni e il bloccodelle argomentazioni c’è il connettivo (avversativo)?

• il testo presenta una buona articolazione in paragrafi? I paragrafi nondevono essere troppi né troppo pochi, e soprattutto devono sviluppare unargomento in modo completo.

• all’inizio dei paragrafi è presente la frase tematica? Per maggiore chiarezzaè bene sottolinearla.

• il registro stilistico è adeguato?

Aspetti formali• punteggiatura• sintassi• lessico

Conclusioni: la prova finale d’idoneità

Come detto nel § 0.6, il Laboratorio prevede una prova finale che consistenella stesura di un testo espositivo (rapporto) o di un testo argomentativo(articolo di commento) secondo i criteri qui esposti. La prova si conclude conun giudizio di idoneità o di non-idoneità, e l’idoneità viene attribuita con ungiudizio tra i seguenti: sufficiente, discreto, buono, ottimo. Questo significa chelo scopo finale è quello di certificare uno standard di scrittura.

Rispetto ai due tipi di testo approfonditi, si valuteranno attentamente (i) leoperazioni cognitive e (ii) i registri stilistici che li caratterizzano:

Elementi da valutare:

Testi

Abilità cognitive Registro stilistico

Testo espositivo(rapporto professionale)

Organizzazione logica epianificazione efficace deidati

Neutro, distaccato,oggettivo, ecc.

Testoargomentativo(articolo di commento)

Connessione logica epianificazione efficacedelle argomentazioni

“Giornalistico”, parteci-pativo, segmentato, senzastereotipi e/o luoghicomuni

Si possono riassumere i criteri per valutare lo standard dell’idoneitàdistinguendo due livelli e indicando i parametri che caratterizzano ciascunlivello:

I LIVELLO (o livello di base)

• correttezza grammaticale e buon uso delle convenzioni grafiche• correttezza e buon controllo della sintassi• correttezza della punteggiatura• precisione del lessico

• buona coesione superficiale del testo• buona coerenza nella connessione dei contenuti• buona strutturazione

II LIVELLO (o livello specifico)

Testo espositivo (rapporto):

• buona organizzazione dei dati• uso di un registro stilistico appropriato• buona impostazione della parte propositiva (se richiesta)

Testo argomentativo (articolo di commento):

• presenza di una buona efficacia persuasiva e di una discreta dialetticaargomentativa

• presenza di una buona organizzazione in paragrafi con l’uso della frasetematica all’inizio di ciascun paragrafo

• uso di un registro stilistico appropriato

A questo va aggiunto, come già detto, che nella prova finale si devedimostrare di saper scrivere un testo al computer: pertanto si valutano anchel’esattezza e la pulizia della composizione al computer (nelle prove siforniscono sempre indicazioni precise in tal senso).

APPENDICE 1

La punteggiatura

La punteggiatura svolge un ruolo fondamentale nell’organizzazionesintattica di un testo e regola le pause della lettura. In parte l’uso dellapunteggiatura è soggettivo, ma in larga misura è legato a vincoli logico-sintattici. Proviamo a vedere i criteri d’impiego fondamentali dei vari segni dipunteggiatura11.

La virgolaLa virgola indica una piccola interruzione nel discorso. Nella scrittura la

virgola segue immediatamente il carattere precedente ed è seguita da unospazio bianco.

La virgola può separare tra loro termini che hanno funzioni sintatticheanaloghe (es.: Questo vino ha un sapore asciutto, pieno, armonico), oppuresingoli termini di un elenco (es.: Devo acquistare una matita, una gomma,alcuni pennarelli, una risma di fogli e un raccoglitore di anelli). Puòseparare certe frasi introduttive (es.: Reduce da una trionfale tournée inAmerica, il soprano si esibirà domani alla Scala), oppure le apposizioni (es.:La capitale dell’ungheria, Budapest, sorge sulle sponde del Danubio).

La virgola, salvo usi stilistici molto particolari, non deve mai separare ilsoggetto dal predicato o il predicato dall’oggetto. Esempi:

Corretti: Sbagliati:Gli ultimi movimenti di borsa indicano Gli ultimi movimenti di borsa, indicanouna tendenza al rialzo. una tendenza al rialzo.Lo studio analizza nei minimi dettagli le Lo studio analizza nei minimi dettagli,possibili applicazioni del metodo. le possibili applicazioni del metodo

11 Seguiamo qui l’esposizione di Roberto Lesina, Il nuovo manuale di stile, Zanichelli, Bologna, 1994, pp.111-129. Sono riportati anche molti esempi di Lesina.

È invece possibile inserire, in una proposizione, un inciso racchiuso fra duevirgole. La caratteristica degli incisi è che devono poter essere cancellati senzaintaccare il funzionamento del periodo in cui sono collocati. Esempi:

• Gli ultimi movimenti di borsa, così almeno pare, indicano una tendenza al rialzo.• Lo studio analizza nei minimi dettagli, con l’aiuto di modelli di simulazione, le possibili

applicazioni del metodo.

La virgola può separare fra di loro proposizioni indipendenti e logicamentecorrelate. Esempi:

• La situazione era sempre più gravosa, il malumore cresceva, ma nessuno si decideva aprotestare.

• I loro tempi di pagamento sono risultati troppo lunghi, pertanto dobbiamo rivedere iprezzi concordati inizialmente.

La virgola può separare una proposizione secondaria dalla proposizioneprincipale che la regge (es.: Se avrete la pazienza di leggere questeindicazioni, non avrete difficoltà a utilizzare la virgola in modo corretto).Queste separazioni possono essere soggettive e dipendere da scelte stilistiche,tuttavia bisogna fare molta attenzione quando la proposizione secondaria èinserita nella principale: in questi casi l’uso della virgola può modificareradicalmente il senso del discorso. In particolare bisogna fare molta attenzionealle proposizioni relative, che solo in alcuni casi svolgono il ruolo di inciso erichiedono la virgola prima e dopo.

Le relative restrittive (o limitative) introducono informazioni indispensabili enon possono essere cancellate. Esempi:

• La ragazza che ho incontrato poco fa si chiama Francesca.• La gara a cui ho partecipato era molto importante

Le relative esplicative (o appositive) forniscono informazioni aggiuntive,non sono necessarie alla compiutezza della proposizione principale, e quindipossono andare tra virgole. Esempi:

• Proust, che è il mio scrittore preferito, non è amato da tutti.• L’Alitalia, che è un’ottima compagnia aerea, non ha voli diretti per Malindi.

Quindi, più in generale, la proposizione secondaria non deve essereracchiusa tra virgole se specifica o restringe l’uso di un termine al quale siriferisce. Esempi:

Corretti: Sbagliati:Gli esempi che stiamo considerando non Gli esempi, che stiamo considerando, nonpossono illustrare tutti i casi possibili possono illustrare tutti i casi possibiliLa soluzione proposta dal mediatore fu La soluzione, proposta dal mediatore, fuaccettata da ambo le parti accettata da ambo le parti.

In questi due esempi le proposizioni secondarie specificano e restringonol’uso dei termini a cui si riferiscono: sono solo gli esempi che stiamoconsiderando (e non altri) a non illustrare tutti i casi possibili, ed è solo lasoluzione proposta dal mediatore (non altre) a essere stata accettata dalle parti.

Nei due esempi che seguono, invece, la proposizione secondaria deve essereracchiusa tra virgole:

• Gli agenti, poiché nessuno rispondeva, sfondarono la porta ed entrarono.• Il museo, che per lungo tempo è rimasto chiuso per restauri, è ora nuovamente aperto al

pubblico.

In questi casi le proposizioni secondarie non specificano e non restringono inmodo fondamentale l’uso dei termini a cui si riferiscono, e quindi si possonoracchiudere tra virgole.

Si vedano i due esempi seguenti:

• I passeggeri che si trovavano sul ponte videro la terra allontanarsi e sparire all’orizzonte.• I passeggeri, che si trovavano sul ponte, videro la terra allontanarsi e sparire all’orizzonte.

Nell’esempio 1 la proposizione secondaria non è separata dalle virgole, il chesignifica che specifica e restringe il termine a cui si riferisce. Il senso è che soloquelli che si trovavano sul ponte videro la terra allontanarsi.

Nell’esempio 2 la proposizione secondaria è separata dalle virgole, il chesignifica che non specifica e non restringe il termine a cui si riferisce. Il senso èche tutti i passeggeri videro la terra allontanarsi.

Il punto e virgolaIl punto e virgola indica un’interruzione del discorso maggiore rispetto a

quella della virgola. Nella scrittura il punto e virgola segue immediatamente ilcarattere precedente ed è seguito da uno spazio bianco.

Il punto e virgola viene utilizzato per separare i termini di un elenco quandoquesto è lungo e complesso e presenta altra punteggiatura al suo interno.L’elenco di solito viene introdotto dai due punti e concluso dal punto.Esempio:

• Principali risorse: agricoltura e foreste, lavorazione del legno e industria conciaria; pescafluviale e marittima; turismo e artigianato tipico.

Occorre ricordare che il punto e virgola è un segno sempre meno frequentenell’uso contemporaneo, e che in particolare non è quasi più utilizzato nellascrittura giornalistica, dove si preferisce usare il punto.

Il puntoIl punto indica un’interruzione di carattere conclusivo e di entità superiore

rispetto a quella degli altri segni di punteggiatura. Nella scrittura il punto segueimmediatamente il carattere precedente ed è seguito da uno spazio bianco.

In particolare il punto fermo segna la conclusione di un periodo, e ilperiodo successivo deve essere iniziato con la lettera maiuscola. Il punto acapo, invece, indica la fine dei paragrafi, e per questa ragione è il segno dipunteggiatura più importante poiché permette di cogliere la struttura del testo.

Si veda l’esempio seguente:

[1] La solitudine è ormai da tempo un male sociale più grave della povertà. Eppure nonviene considerata come tale, indagata, elevata a oggetto di discorso politico. Si preferiscecurarne i sintomi, o meglio speculare sui sintomi. La depressione, la malattia di fine secolo,nasce dall’isolamento degli individui e fa prosperare una gigantesca industria farmaceutica.

[2] Un segnale grave di solitudine viene dai giovani. Tempo fa un’indagine ha stabilitoche il 52 per cento degli italiani fra i 20 e i 34 anni vivono ancora nella famiglia d’origine,accanto a babbo, mamma e spesso ai nonni. Il dato è molto superiore alla media europea. Siconferma la centralità della famiglia italiana, ma in un senso inquietante. I commenti si sonotenuti in bilico fra il pistolotto contro gli eterni figli di mamma e il giovanilismo patetico sui“poveri” ragazzi senza lavoro, senza considerare che i coetanei francesi o inglesi o spagnolinon sono affatto più ricchi dei nostri.

Nel primo paragrafo ci sono tre punti fermi e un punto a capo. Nel secondoparagrafo ci sono quattro punti fermi e un punto a capo. Serafini12 a questoproposito ricorda che il miglior servizio che possiamo fare ai nostri lettori èquello di utilizzare appropriatamente i punti a capo. Ecco alcune regolepratiche:

– Presentare una sola idea per paragrafo.– Non fare mai paragrafi troppo lunghi né troppo corti: un paragrafo

troppo lungo è difficile da controllare, uno troppo breve non riesce asviluppare compiutamente un tema.

– Creare paragrafi di lunghezza simile.

12 Maria Teresa Serafini, Come si scrive, Bompiani, Milano, pp. 229-268.

SospensioniUna serie di tre punti può indicare una sospensione del discorso (il testo

successivo è preceduto da uno spazio bianco). Esempi:

• Voglio… quattro milioni• Allora… ci racconti qualcosa?

Bisogna tuttavia fare molta attenzione a non abusare dei puntini disospensione, che vengono usati solo in casi assai circoscritti (di solito neidialoghi). Spesso l’uso eccessivo dei puntini di sospensione è sintomo invece diuna scrittura non matura, in particolar modo quando con i puntini si tenta diintrodurre una battuta a effetto.

I due puntiI due punti indicano una interruzione con tono sospensivo. Nella scrittura

seguono immediatamente il carattere precedente e sono seguiti da uno spaziobianco.

I due punti vengono utilizzati per introdurre elenchi. Esempi:

• I principali segni di punteggiatura sono i seguenti: virgola, punto e virgola, punto fermo,due punti.

• Sono possibili diverse soluzioni di soggiorno: pensione completa in albergo;pernottamento in albergo e pasti convenzionati nei luoghi termali; solo pernottamento inalbergo o in chalet.

Spesso i due punti svolgono il ruolo di veri e propri connettivi e possonoessere collocati al posto di congiunzioni causali, consecutive ed esplicative.Alcuni esempi13:

• Congiunzione causaleHo passato tutta la mattina in piscina perché faceva davvero caldo.Ho passato tutta la mattina in piscina: faceva davvero caldo.

• Congiunzione consecutivaÈ così maturo e preparato che salterà l’ultimo anno del liceo.È maturo e preparato: salterà l’ultimo anno del liceo.

13 Da M. T. Serafini, op. cit., pp. 241-242.

• Congiunzione esplicativaFa davvero caldo, infatti ci sono più di 40 gradi.Fa davvero caldo: ci sono più di 40 gradi.

Nella trascrizione dei dialoghi i due punti introducono le battute deipersonaggi. Esempio:

Franca: Come fai a dirlo?Marco: Beh, perché hai l’aria di una ragazza che è qui per studiare.

Il punto interrogativoIl punto interrogativo indica un’interruzione con tono di domanda. Nella

scrittura il punto interrogativo segue immediatamente il carattere precedenteed è seguito da uno spazio bianco.

Il punto interrogativo viene utilizzato per esprimere una domanda, unarichiesta, un dubbio. Esempi:

• Cosa ve ne pare di questo manuale?• Posso uscire un momento?• Sarò stato abbastanza convincente?

Il punto esclamativoIl punto esclamativo indica una interruzione con tono enfatico o imperativo.

Nella scrittura il punto esclamativo segue immediatamente il carattereprecedente ed è seguito da uno spazio bianco.

Il punto esclamativo può servire a sottolineare un ordine, un’esortazione, oun avvertimento. Esempi:

• Non mi toccare!• Restate ai vostri posti!• Attenzione!

Il punto esclamativo può servire per conferire particolare enfasi a unaconsiderazione. Esempi:

• Hai centrato il segno, non c’è che dire!• Assurdo!

Anche per il punto esclamativo vale quanto detto per i puntini disospensione. Il punto esclamativo va usato con estrema parsimonia, ancheperché l’enfasi è efficace se non è frequente. Analogamente bisogna fareattenzione a non legare l’uso del punto esclamativo con il tentativo di ottenereeffetti ironici.

Le parentesi tondeLe parentesi tonde racchiudono un elemento incidente all’interno di un

testo. Nella scrittura la parentesi di apertura è preceduta da uno spazio biancoed è seguita immediatamente dal primo carattere dell’inciso; la parentesi dichiusura segue immediatamente l’ultimo carattere dell’inciso ed è seguita dauno spazio bianco (oppure da un eventuale segno di punteggiatura).

È bene ricordare che le parentesi e il loro contenuto dovrebbero poter esereelminati senza compromettere il funzionamento del testo. Esempi:

• Beppe Alvisio mi accolse con fare piuttosto scherzoso (senza tuttavia sorridere) e miinvitò a entrare.

• I sette peccati capitali (accidia, ira, avarizia, gola, invidia, superbia, lussuria) sonorappresentati su altrettanti pannelli.

Un eventuale segno di punteggiatura del testo esterno alle parentesi vienesempre posto dopo la parentesi di chiusura. Esempio:

• Sebbene io abbia riletto quella lettera (e la seconda lettura è stata accurata quanto laprima), alcuni punti non mi sono ancora chiari.

Le lineetteLe lineette servono a isolare nettamente un inciso all’interno di un testo.

Nella scrittura sono precedute da uno spazio bianco e seguite da uno spaziobianco. Pertanto le lineette e il loro contenuto devono poter essere eliminatisenza compromettere il funzionamento del periodo.

• Malgrado ciò — o forse grazie a questo fatto — aveva ottenuto un notevole successo.• L’autore — non ci stancheremo di ripeterlo — deve sempre rileggere i suoi scritti con

grande attenzione.• L’edificio — un’imponente struttura in legno e muratura, un tempo adibita a deposito

portuale — verrà presto abbattuto per fare spazio al nuoco scalo merci.

Le virgoletteCi sono tre tipi di virgolette: le virgolette alte (“ ”), le virgolette basse (« »),

gli apici (‘ ’). Nella scrittura le virgolette d’apertura sono precedute da unospazio bianco e seguite immediatamente da un carattere; le virgolette dichiusura sono precedute immediatamente da un carattere e seguite da unospazio bianco.

Le virgolette servono a delimitare un discorso diretto o una citazione, o aevidenziare un vocabolo o un’espressione. Le virgolette singole si possonousare come virgolette all’interno delle doppie, quando ciò sia necessario.

APPENDICE 2

ESERCIZIARIO

Riconoscimento testiPer ciascun brano occorre indicare di che tipo di testo si tratta (lettera, recensione, saggio,

ecc.); inoltre occorre sottolineare i passaggi che lo caratterizzano stilisticamente come il tipodi testo indicato.

1.Piazza del Plebiscito fu per secoli uno slargo irregolare, dove si svolgevano le feste

popolari, e solo da fine ‘700 fu ‘regolarizzata’, in particolare con la costruzione dell’emiciclodorico voluto da Gioacchino Murat (1810). Al centro del colonnato spicca la chiesa di S.Francesco di Paola, eretta da Ferdinando I come ex voto per aver riconquistato il regnodopo il decennio di dominio francese. Iniziata nel 1817 da Pietro Bianchi, fu compiuta nel1846 nei modi più aggiornati del neoclassico e riproponendo le forme del Pantheon romano;nell’interno statue e dipinti coevi, a eccezione del seicentesco altare maggiore e delle tele (insagrestia, Circoncisione di Antonio Campi, 1586) in parte da luoghi di culto già esistenti sulprecedente slargo.

2.Si va alla festa sì o no?

3.Dopo aver definito il concetto di langue in relazione a quello di parole e a quello di

linguaggio, Saussure definisce la lingua in quanto sistema di segni e auspica una disciplina, lasemiologia, che si occupi proprio dello studio dei segni:

Si può dunque concepire una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vitasociale; essa potrebbe formare una parte della psicologia sociale e, di conseguenza,della psicologia generale; noi la chiameremo semiologia (dal greco semeion «segno»).La linguistica è solo una parte di questa scienza generale, le leggi scoperte dallasemiologia saranno applicabili alla linguistica e questa si troverà collegata a un dominioben definito nell’insieme dei fatti umani.” [CLG: 25-26]

L’aspetto importante di questa definizione è che la lingua viene vista come sistema disegni al pari di altri sistemi di segni. Solo con la comparazione rispetto ad altri sistemi si puòcomprendere meglio il funzionamento della lingua. La semiologia ha dunque il compito distudiare i sistemi di segni, siano essi lingue, riti, costumi, alfabeti particolari, ecc.

4.No, giovedì non posso, ho un impengo a scuola (collegio dei docenti, che barba). Che ne

dite per venerdì sera? A me va bene anche sabato. Ciao

5.Nel tempo della prosperità e dell’eccesso, la pillola è così diventata l’equivalente

materialistico della confessione nella religione cattolica, una sacramento facile e indolore checonsente di peccare e di tornare in pace con il nuovo dio della salute fisica. È un ciclo dicomportamento che vediamo riprodotto costantemente e tragicamente. La diffusione dell’Hive quindi le morti per Aids sarebbero drasticamente ridotte, nelle nazioni ricche, se il sessofosse praticato con meno incoscienza e le siringhe sterilizzate. Ma si sentono molti più appellie grida per una “cura”, per una pillola, piuttosto che per comportamenti più cauti.Consumare meno carne bovina e dunque limitare la produzione a catena di animali da macello

avrebbe impedito la marcia della mucca pazza, ma ora si spera nella pillola che ci consenta dimangiare quarti di bue senza timore. Gli obesi, tranne che in casi rari di profonde patologiemetaboliche, mangiano troppo, ma esiste una farmacopea che promette di salvare le lorocoronarie senza rinunciare al vassoio di bignè alla crema. E i consumatori sono sballottaticome palline di flipper tra gli inviti a mangiare sempre di più e le promesse di essere protettidalle conseguenze delle loro azioni, tra la vetrina dell’atroce fast food e l’etichetta delmedicinale, pigri e protetti, purché paghino due volte, prima per i bignè e poi per le statine.Fino a quando ci si accorge, come oggi nel caso della cerivastatine, che il conto della pigriziaè un po’ più salato e a volte per saldarlo si paga direttamente con la vita.

6.A sirene spiegate, ieri mattina, decine di pattuglie della Questura di Napoli hanno

setacciato fabbriche ed esercizi commerciali, strade ed officine artigianali. Un vero e proprioblitz [...]. Trecentoquattro, fino al primo pomeriggio, i ragazzi dagli 11 ai 17 anni,accompagnati in Questura, alcuni ancora con i grembiuli del supermercato in cui prestavanoservizio o in tuta da meccanico.

7.Volti sporchi di grasso, grembiuli bianchi da salumiere, tasche gonfie di sigarette. E le

voci, quelle voci sottili appena imbrunite dall’adolescenza, che rimbalzano lungo il corridoiogremito di poliziotti. Fosse solo per il brusio che cresce di minuto in minuto, per quegli occhiche si guardano intorno curiosi e spavaldi, sembrerebbe di essere capitati in una scuolaqualunque durante l’ora di ricreazione.

8.Al primo posto, tra i reati che gli italiani hanno più paura di subire si trovano i furti in casa

(segnalati dal 65,7% della popolazione), seguiti da scippi e borseggi (30,1% delle risposte),da aggressioni, minacce, percosse (29,4%) e dalle rapine (tab. 5). Tutti reati che per la gentecomune sono molto più reali delle stragi di mafia, dei delitti politici o dei grandi trafficiinternazionali. […] Le regioni che evidenziano una presenza elevata di reati che generanoallarme sociale (furti scippi, borseggi e rapine) sono il Lazio, la Liguria, la Campania, l’EmiliaRomagna, la Lombardia e il Piemonte: sono tutte regioni (ad eccezione della Lombardia) incui la microcriminalità si combina con una elevata illegalità di strada (tab. 7a). Le Marche e ilVeneto, pur avendo valori inferiori alla media nazionale, si configurano come le regioni più a“rischio” per la rapidità con cui si vanno diffondendo i fenomeni di criminalità predatoria(tab. 7b).

9.Scesero la collina, molti piangendo e molti bestemmiando, scuotendo la testa guardavano

la città che laggiù tremava come una creatura. Qualcuno senza fermarsi raccattò una manata difango e se la spalmò furtivamente sulla faccia, come se non fossero già abbastanza i segni cheera stata dura. È che la via della ritirata passava per dove la città dà nella campagna: lì c’eranoancora molte case e si sperava che ci fosse gente, donne e ragazze, a vederli, a vederli così. Maquando vi sbucarono, nel viale del Santuario quant’era lungo non c’era anima viva, e questofu uno dei colpi più duri di quella terribile giornata. Soltanto, da una portina uscì una signoradi più di cinquant’anni, al vederli scoppiò a piangere e diceva bravo a tutti man mano che lasorpassavano, finché da dietro un’imposta il marito la richiamò con una voce furiosa.

10.Con riferimento all’offerta prot. Assessorato delle Politiche Educative e dell’Infanzia n.

34 del 14.06.2001 si comunica che con deliberazione della Giunta Comunale n. 12 del

10.09.2001 è stato approvato il corso in oggetto indicato, da tenersi con le modalità, per itempi e per gli argomenti indicati nel progetto alla precitata deliberazione n. 12 come parteintegrante della stessa e per la spesa complessiva di £ 5.000.000 IVA compresa.

Punteggiatura

1. Dove necessario, completare le seguenti frasi con i segni di interpunzione:

• Le ultime notizie dei telegiornali confermano la crisi economica del Paese• Le ultime notizie dei telegiornali ammesso che siano credibili confermano la crisi

economica del Paese• Le torri crollavano sotto i nostri occhi le televisioni rilanciavano le immagini della tragedia

intorno c’era solo un silenzio irreale• La macchina che ho comprato l’anno scorso ha un ottimo motore e una notevole

affidabilità• Calvino che in fondo è uno scrittore complesso è il punto di riferimento di tutti i giovani

autori• Gli appartamenti costruiti dall’impresa Temesvar hanno tutti ottime rifiniture• I brani che abbiamo preso in considerazione non sono sufficienti per capire questa

corrente letteraria• La Pinacoteca che per lungo tempo è stata gestita molto male ora finalmente avrà una

direzione artistica di rilievo• Gli spettatori che si trovavano sul prato hanno visto l’incidente• Nel centro storico ci sono almeno tre Chiese importanti la Chiesa di San Francesco che

ha un bellissimo portale proprio vicino al teatro la Chiesa di Sant’Agostino nel cuichiostro vi è ora il polo culturale della città con la biblioteca la Chiesa di San Venanzioche custodiva una splendida tela del Baciccio

• Ho deciso di dormire ancora era davvero molto presto• Quel giocatore ha un grande talento l’anno prossimo giocherà certamente in serie A

2. Il seguente testo è già punteggiato, ma non presenta paragrafazione. Scegliere quando ènecessario andare a capo e quando invece è sufficiente il punto fermo.

Supponiamo che io fossi andato in Giappone; o che fossi rimasto in Germania, dove stavobene; o che avessi lasciato l'Italia dopo due o tre anni quando è troppo presto per farsi un'ideachiara e precisa di un paese. Non so immaginare che tipo di individuo sarei diventato. Non soquali sarebbero i miei sentimenti o i miei obiettivi, che cosa cercherei nelle persone o comegiudicherei le loro motivazioni, invece di essere quello che sono e di comportarmi come micomporto in tutti questi e molti altri aspetti della vita. E, naturalmente, credo di aver visto inItalia cose che nessuno ha mai visto o, almeno, ha visto come ho visto io. Convinzione chepuò essere giusta o sbagliata, presuntuosa o compiaciuta; ma che fornisce l'unicagiustificazione a scrivere sull'Italia. Per me il punto è un altro. Ho detestato un sacco di libriche ho letto sull'Italia. C'è gente che ha odiato letteralmente il paese o disprezzato il suo mododi vivere fino a sfiorare l'odio; e non mi disturba leggere il loro sfogo anche se non locondivido. Ma non condivido, spero, la malattia assai peggiore, perché assurda ma diffusa, dichi cade ai piedi del centauro in un mare di adorazione sentimentale. Questa malattia è cronicatra gli anglosassoni e i tedeschi. L'Italia, nella loro allucinazione è il luogo dove la vita èvissuta pienamente; dove ci si spoglia delle inibizioni; dove un tubercolotico muore felice suigradini di San Pietro sussurrando qualche nota smozzicata di “O sole mio” e bevendo alla

coppa della vita fino in fondo, fino all’ultimo spasimo di tosse. Per fortuna, una qualitàcomune a quasi tutti gli italiani è quella di essere immuni da sentimentalismi.[Peter Nichols, Italia Italia, 1975.]

3. In ciascuna delle seguenti frasi c’è un’espressione che sarebbe opportuno staccare dalresto con una o due virgole. Inserire le virgole mancanti.

Primi segni della vecchiaia? Impossibile per la società XYZ che può contare oltre allafortunata schiera di prodotti medicinali nutrizionali e presidi sanitari di cui abbiamo parlatonei numeri precedenti anche su un cospicuo settore di prodotti cosmetici.

Per arginare efficacemente l’annoso problema del deficit pubblico il Governo deve proporreben altro che semplici palliativi sostiene l’opposizione.

Quella che vedi è una versione a matita molto più "sporca" rispetto all’esecutivo che avràinvece un tratto netto e pulito come nella migliore tradizione della nostra scuola di fumettistiormai nota ai più per il suo stile.

Gli articoli violati sarebbero secondo la denuncia ben tredici anche se abbiamo motivo dipensare che alcuni siano stati aggiunti per fare numero.

Nell’ambito del corso oltre alle tecniche di scrittura vengono approfondite le principalimodalità di pre e post-scrittura attraverso l’impiego di supporti tecnologici.

In questo momento storico la tecnologia è insieme il punto di forza e di debolezza del cinemapiù avanzato cioè quello americano che se da un lato crea prodotti di grande confezionedall’altro evidenzia la povertà delle idee.

Gli obiettivi chiave di tutte le nostre strategie sono infatti la flessibilità la capacità dirispondere al mercato di ridurre i costi e di incrementare i margini di profitto e la qualità delservizio.

L’uso dell'indicativo è tollerato e talvolta consigliato quando si utilizza un registro di scritturainformale o si persegue una scrittura particolarmente semplice e accessibile a tutti mentre ilcongiuntivo è richiesto nel registro formale e in una prosa elegante e rigorosa.

4. Il testo che segue è un buon esempio di punteggiatura classica, ricca sia in terminiquantitativi (molte pause) che in termini qualitativi (pause di tutti i tipi: non solo virgole epunti, ma anche punti e virgola e due punti). Ma nella trascrizione che se ne dà qui diseguito è stato privato di tutti i segni di interpunzione e delle maiuscole. Cerca di ricostruirela punteggiatura originaria.

quand’è che un’impresa giunta alla conclusione è in realtà appena agli iniziimmaginate di percorrere a piedi per oltre un anno uno dei luoghi più aspri delpianeta fra mille ostacoli bisogna avanzare nella melma fino al ginocchioprocedere a colpi d’ascia nella natura impenetrabile sotto l’assalto dellesanguisughe e di sciami di famelici insetti immaginate ancora che tutto ciò vipermetta di osservare e documentare una terra vergine incontaminata comepoteva accadere ai grandi esploratori dei secoli passati lungo il percorso vi

trovate al cospetto di animali che non hanno mai visto l’uomo e vi osservanocon la stressa curiosità che voi riservate a loro siete un esploratore e questa èun’occasione per proteggere terre ancora selvagge vi accompagna una squadradi uomini dovete guidarli spronarli con ogni mezzo con la forza della volontàcon l’esempio con ricompense e rimproveri magari impartiti con lo sguardofinché un bel giorno dopo 15 mesi sopraffatti dalla gioia ma stremati nel corpoe nella mente sbucate da una palude di mangrovie davanti ai vostri occhi sispalanca l’oceano atlantico sconfinato al punto che i compagni di viaggiovissuti nel cuore dell’africa non riescono ad afferrarne il concetto impauritidalle onde si interrogano sull’esistenza di tutta quell’acqua inutile è salataperciò non si può bere siete insomma mike fay e il vostro compito inizia orainfatti più del viaggio contano i dati raccolti in quei 3200 chilometri servirannosi spera a conoscere e a proteggere quei luoghi straordinari la missione èappena cominciata

5. Come nell’esercizio precedente, anche qui si tratta di rimettere la punteggiatura a untesto dal quale è stata cancellata. In questo caso, tuttavia, si tratta di un testo dallo stilesegmentato, e dunque con una punteggiatura sostanzialmente diversa da quella del branoprecedente: molto fitta, ma fatta quasi esclusivamente di punti e di virgole. Attenzione: iltesto va diviso in due capoversi, e contiene anche una battuta di discorso diretto.

accade al café amir lei è bella bellissima come tutte le ragazze di questa città occhi profondiocchi di bosco fiammeggianti ribelli intelligenti il russari foulard irriverente è tirato indietro amezza testa e i capelli con ciocche ambrate fuggono da ogni parte lei li sfiora di continuo ilviso truccato con fard leggero nasconde una pelle da madonna orientale le ciglia sono perfettefuma con piacere evidente tira su le maniche della tunica islamica e gioca con le dita di unragazzo dai capelli lunghi altrettanto bello e sfrontato sul tavolo una cassetta video che rimanelì senza titolo in piena vista e altri ragazzi e ragazze arrivano si siedono ridono di cuoreindifferenti al mondo attorno ma parte irrinunciabile del mondo di questo mondo di questatehran che lascia senza fiato accade al café amir il ragazzo dai capelli biondi e l’aria nervosami ferma al volo e mi invita a sedermi al suo tavolo fuma una sigaretta dopo l’altra sposta latazzina del caffè turco parla inglese con velocità balbettante faticosa da seguire per un quartod’ora non mi lascia aprire bocca e mi racconta di fabbriche chiuse su al nord di operai inribellione di operai stanchi di gente cacciata in prigione mi lascia un numero telefonicochiama qui troverai i veri socialisti lui dice di chiamarsi bob nome irreale in questa cittàd’oriente quanto devo crederci a questo ragazzo che mi parla così in mezzo a decine di altrepersone e che se ne va come un lampo dopo la sua requisitoria

Esercizio di revisione di una stesura dell’Esercitazione 1.

In base ai dati raccolti ,il 76,9% degli italiani è convinto che nell’ultimoanno i reati in Italia siano aumentati in modo drammatico,anche se secondole rilevazioni nel 1999 sono stati denunciati 2.373.380 reati, con un calo del2,2% rispetto ai 2.425.748 del 1998. Il reato più diffuso è il furto in casa(32,7%), seguito dalle rapine (31,3%) e dallo spaccio di sostanzestupefacenti (24,3%); si pensi per esempio che nell’ultimo anno i furti inappartamento sono stati circa un decimo del totale dei furti e che le rapinesono state solo una piccola parte dell’universo dei reati. Il 29,5% degliitaliani è d’accordo ad abbassare da 14 a 12 anni la punibilità, dato chel’età dei trasgressori è in continua diminuzione; il 31,7% degli intervistati èfavorevole alla costituzione di ronde da parte di privati cittadini come primointervento per limitare il fenomeno; il 33,2% degli immigrati dichiara diaver subito atti di razzismo da parte di italiani.Secondo i dati forniti dal Censis è possibile rilevare che l’80% degli italianicrede che nel nostro paese ci sia un numero allucinante di immigrati el’88,1% ritiene che il governo dovrebbe limitare di brutto i flussi diingresso. Il 21% degli italiani ritiene che gli immigrati rappresentino unaminaccia per la sicurezza della propria residenza. Gli stranieri regolari inItalia sono 1.500.000: continuando con l’attuale ritmo di ingressi, nel 2046potremmo avere la stessa presenza quantitativa della Francia, dellaGermania, dell’Austria e del Belgio.Direi che da un lato gli italiani devono farsi una ragione del fatto chel’immigrazione sarà uno dei tanti problemi del domani, un problema checomunque va affrontato con tolleranza e apertura verso culture differenti.Dall’altro hanno tutto il diritto di fare pressione affinché lo Stato sipremuri di conservare l’ordine e la sicurezza sociale e affinchél’integrazione si svolga nel pieno rispetto di entrambe le parti. Per quantoriguarda la criminalità sarebbe opportuno migliorare l’efficienza delservizio di polizia e un inasprimento delle pene previste dalla legge perqualsiasi tipo di reato.

Stesura di un rapporto

Sei il/la responsabile di una commissione costituita dal Ministero dei Trasporti per lostudio dei trasporti in Europa. Quelli che seguono sono i dati che la commissione è riuscita aottenere in due mesi di lavoro attraverso contatti con ministeri e istituti di ricerca europei.

Devi scrivere un rapporto informativo alla segreteria del Ministro per disegnaresinteticamente la situazione.

DATI

1. 80% del traffico di merci in Italia si svolge su strada, e tale quota da anni subisce unaumento lento ma costante.

2. Alcune città europee hanno introdotto i ‘taxi collettivi’ come soluzione intermedia cheunisce la rapidità e capillarità dell’auto privata alla decongestione del traffico favorita dall’usodei mezzi pubblici.

3. In Francia il trasporto passeggeri è aumentato, dal 1984 al 1995, del 30%; tuttavia iltraffico motorizzato individuale è salito del 37% mentre quello collettivo è sceso del 7%.

4. In Francia la percentuale di inquinamento dovuta ai trasporti passa dal 63% del totalenel 1980 al 75% nel 1994.

5. In Germania i trasporti collettivi scendono dal 32% (1960) al 17% (1990), mentre quellicon auto privata salgono, nello stesso periodo, dal 56% al 78%.

6. In Germania, gli autocarri che viaggiano sulle autostrade pagano tasse addizionali da1.500 a 2.500 marchi. Gli autocarri che svolgono solo servizio locale in combinazione con laferrovia hanno delle agevolazioni fiscali.

7. In molti Paesi europei si sta diffondendo la pratica di fare pagare pedaggi per l’accessodelle automobili ai centri cittadini; spesso il gettito di tali pedaggi viene utilizzato perfinanziare il trasporto pubblico.

8. In Svizzera verrà istituita una tassa per gli autocarri che tenga conto anche dei costiesterni (danni acustici, inquinamento) del traffico su strada.

9. Nel 1997 in Italia si sono verificati 176.853 incidenti stradali con 5.829 morti e252.751 feriti (una media di 16 morti e 700 feriti al giorno).

10. Nell’Unione Europea ogni anno 1.664.000 persone sono vittime di incidenti stradali;di queste, 46.500 perdono la vita.

11. Ogni anno in Francia gli ingorghi stradali aumentano del 15%; il loro costo è stimatoin 7,5 miliardi di franchi annui (circa 2.000 miliardi di lire).

12. Ogni giorno in Italia si muovono 250.000 TIR, per un trasporto complessivo annuo dimerci pari a nove miliardi di tonnellate.

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[Hai un’ora e mezzo di tempo per svolgere il compito. Per il computer bisogna seguire iseguenti criteri: il carattere deve essere Times New Roman, la dimensione 12 punti,l’interlinea 1,5, il rientro prima riga 1 cm. Il testo deve avere i margini giustificati e ilrighello deve essere posizionato da 0 a 14. Dimensioni del testo: minimo 30 righe massimo35 righe]

Esercizio di revisione di un articolo di commento persuasivo

Si faccia una revisione dell’articolo di commento persuasivo della pagina seguentecontrollando il livello di base (correttezza grammaticale, sintassi, punteggiatura, lessico,convenzioni grafiche, ecc.), e i criteri per la stesura dell’articolo visti in aula.

Il testo dell’esercizio è il seguente:

Recentemente il Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti, accogliendo una proposta dellaLega, ha prospettato in Parlamento un disegno di legge che ripristini obbligatoriamente ilcrocifisso nelle aule scolastiche.

Il direttore del tuo giornale (un quotidiano a diffusione nazionale) ti chiede un articolo dicommento su questa proposta. Devi sostenere una tua tesi, in accordo o in disaccordo con laproposta della Moratti, e argomentare per sostenerla.

Prima della stesura occorre indicare il titolo del pezzo e tra parentesi la tesi sostenuta(accordo o disaccordo).

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[Hai un’ora e trenta minuti di tempo per svolgere il compito. Per il computer bisognaseguire i seguenti criteri: il carattere deve essere Times New Roman, la dimensione 12punti, l’interlinea 1,5, il rientro prima riga 1 cm. Il testo deve avere i margini giustificati eil righello deve essere posizionato da 0 a 14. Dimensioni del testo: minimo 30 righemassimo 35 righe.]

Il crocifisso non si impone per decreto (accordo) di Pietro Scoppola

[1] Il crocifisso non é un simbolo di identità nazionale, è molto di più: ha un significatouniversale che scavalca ogni confine. Per il credente è il simbolo della condivisione da partedi un Dio fatto Uomo della condizione umana,con le sue sofferenze, con i suoi limiti, fino aquel limite estremo che sia la morte; di una condivisione che è riscatto , motivo di speranza. Ilnon credente, il laico può, io credo, non solo riconoscere nella croce il segno di una civiltà e diuna storia che è anche la sua, ma può condividere i valori di solidarietà al dolore umano e disperanza di liberazione che essa implica.

[2] Non c’è nel nostro paese una legge che disciplini la presenza del crocifisso nei localipubblici : di fatto la sua presenza in molti locali, e nelle scuole in particolare, ha dato luogonel corso della storia repubblicana solo a sporadiche contestazioni. Vi è stata quasi una tacitaintesa fra credenti e laici i primi non hanno preteso che la presenza del crocifisso implichi unaaffermazione del carattere confessionale dello Stato; i secondi, nonostante il crocifisso siastato reintrodotto nelle scuole da Mussolini dopo la sua ascesa al potere per propiziarsi ilconsenso della Chiesa, hanno accettato la sua presenza nella più o meno esplicitaconsapevolezza di quel suo richiamo al valore di una solidarietà umana che è l’elementocostitutivo di una civile convivenza.In questa prassi gli episodi di contestazione potevanoessere risolti con equilibrio e buon senso e nei casi estremi con il ricorso al giudice.

[3] Ma ecco che l’improvida iniziativa leghista di rendere obbligatoria per legge lapresenza del crocifisso in tutti i locali pubblici, per cui il Ministro dell’Istruzione si èaccodato, turba questo equilibrio che andava invece sapientemente custodito. Lo Stato puòimporre per legge la presenza nei locali pubblici dei simboli della identità nazionale italiana;può imporre la presenza della bandiera tricolore o del ritratto del Presidente della Repubblicache “rappresenta –la Costituzione stabilisce– l’unità nazionale”; ma non può imporre lapresenza di un simbolo religioso senza contraddire la sua laicità; può accettare la presenzaquando essa esprima un sentimento condiviso o quanto meno rispettato anche dal noncredente di altra fede religiosa, non può imporla per legge. Dunque questa iniziativa leghistaservirà solo a riaccendere polemiche allucinanti, a dividere e non a unire il paese; faràinsomma del crocifisso un motivo di polemiche e di fratture: è una iniziativa, in definitiva …che offende il crocifisso perché se ne serve per obiettivi che sono contro tutto ciò che ilcrocifisso rappresenta. Per questa ragione sarebbe bene ripensare anche i programmi dellatelevisione pubblica, spesso poco attenti alla tutela della moralità religiosa.

[4] Come accetterà la Chiesa questa iniziativa! Il presidente della Conferenza episcopaleitaliana, cardinal Ruini, ha di recente meso in guardia contro orientamenti presenti nella Legadi insensibilità e chiusura verso esigenze di solidarietà nei confronti degli immigrati. Vi è nelpaese un razzismo delirante che i più autorevoli uomini di Chiesa hanno denunciato edeprecato. Come cattolico vorrei esprimere la speranza che la Chiesa italiana non cada nellaccio di questa iniziativa sul crocifisso che, a mio avviso è solo una platealestrumentalizzazzione del più alto simbolo cristiano per obiettivi che con il cristianesimo nonhanno nulla ha che fare. Ma vorrei esprimere anche la speranza che i laici e la sinistra italiananon si associno a una possibile campagna contro il crocifisso nelle scuole, che si oppongano

al disegno di legge leghista, con lo sperabile concorso di molti parlamentari cattolici, macontribuiscano a custodire un equilibrio coerente con i valori della laicità e con le tradizionidel paese.