Laboratorio di progettazione collettiva per Forte Marghera ... · visto beni pubblici o divenuti...

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F.A.S.E.1 Laboratorio di progettazione collettiva per Forte Marghera Linee Guida Per Forte Marghera E Per La Sua Progettazione Partecipata

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F.A.S.E.1 Laboratorio di progettazione collettiva per Forte Marghera

Linee Guida Per Forte Marghera E Per La Sua Progettazione Partecipata

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LINEE GUIDA PER FORTE MARGHERA E PER LA SUA PROGETTAZIONE PARTECIPATA Indice 1 La premessa: gli obiettivi ....................................................................................3 2 Il metodo: il laboratorio di progettazione collettiva ..............................................5

2.1 L’approccio partecipativo .............................................................................5 2.2 La metodologia adottata ..............................................................................6 2.3 Il percorso seguito .......................................................................................7

2.3.1 Gli incontri preliminari: l’adesione.........................................................8 2.3.2 Il calendario incontri: contenuti .............................................................9

3 I materiali: le informazioni raccolte....................................................................12 4 I risultati: gli scenari futuri e la descrizione delle soluzioni emerse ...................15

4.1 Le finalità generali .....................................................................................15 4.2 Direttive ed indirizzi ...................................................................................16

5 Apparato cartografico .......................................................................................21

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1 La premessa: gli obiettivi

Sprivatizzare i beni pubblici: per una progettazione e gestione partecipata dei beni comuni

Il laboratorio di progettazione collettiva per Forte Marghera rappresenta

un’esperienza di aggregazione spontanea di alcune associazioni e soggetti

impegnati nel campo sociale ed ambientale, che nasce con l’obiettivo di rispondere

ad un interrogativo diffuso: è possibile per le comunità locali, composte dai cittadini

e per i cittadini, intervenire concretamente nei processi di articolazione delle scelte

per il territorio, in particolare per quei beni che si dichiarano comuni ed in quanto tali

a disposizione della collettività?

La domanda scaturisce di fronte all’evidenza di molteplici esperienze che hanno

visto beni pubblici o divenuti pubblici con significativi dispendi di risorse collettive,

subire poi, nella fase di gestione, un processo di privatizzazione, divenendo da beni

comuni a valori privati, finalizzati esclusivamente alla generazione di profitti

pressoché individualistici.

Questo stesso rischio si sta profilando oggi, nel nostro territorio, per Forte Marghera,

recentemente acquistato dall’amministrazione comunale di Venezia; si tratta di per

sé di un evento eccezionale, non solo perché ha comportato e comporterà un

importante impegno economico per la collettività, ma soprattutto per l’enorme

potenzialità del bene, in termini di utilità pubblica, data la vastità e l’eterogeneità

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degli spazi e delle strutture presenti nell’area, di grande pregio ambientale e storico

culturale.

Le politiche di programmazione e progettazione fino ad oggi applicate per la

valorizzazione del “bene comune” Forte Marghera, hanno visto l’esclusione di ogni

forma di partecipazione della società civile alla costruzione delle scelte sull’utilizzo e

sul futuro di questo spazio, prospettando ancora una volta uno scenario di gestione

del bene in cui prevalgono logiche speculative e privatistiche.

F.A.S.E.1 agisce invece nella convinzione che sia indispensabile rendere fruibile

l’area alla società civile, e promuove un laboratorio sperimentale di progettazione, in

cui alcuni soggetti rappresentano le esigenze di categorie di cittadini, che vivono e

“sentono” il territorio, e propongono un’alternativa alla valorizzazione e gestione del

forte che lo renda veramente un bene comune, che ne esalti i valori storico,

ambientale, paesaggistico, sociale, in termini ecosostenibili ed a vantaggio della

collettività.

La proposta progettuale che sta nascendo all’interno di F.A.S.E.1 ambisce a dare

all’area una connotazione ben precisa, ovvero, che Forte Marghera possa essere

eletto a luogo simbolo, e di riferimento, della cultura della solidarietà, della pace,del

vero rispetto dell’ambiente e della natura e della partecipazione sociale, luogo

capace di risvegliare i valori fondamentali costituenti della civile società grazie

all’uso dello strumento della progettazione partecipata.

F.A.S.E.1 vuole essere un esempio concreto di attivazione autonoma e dal basso di

un processo di progettazione partecipata con un duplice obbiettivo: da un lato

mettere al riparo l’area dalle pervasive logiche del profitto di cui si avvertono forti i

segnali, dall’altro stimolare in città un clima culturale ed un movimento impegnato

nel rivendicare un futuro ruolo attivo da parte della cittadinanza tutta nella

definizione degli scenari futuri di questa nostra città, sottraendoli a quelle logiche

urbanistiche nate nel chiuso delle stanze del potere politico-economico, i cui effetti

sui nostri territori sono così tristemente noti e sotto gli occhi di tutti.

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2 Il metodo: il laboratorio di progettazione collettiva

2.1 L’approccio partecipativo

Come già specificato nei paragrafi precedenti l’idea nata da alcune associazioni e

soggetti attivi nel campo sociale ed ambientale, di intraprendere un percorso di

progettazione “partecipato” è volta alla elaborazione di una proposta di un progetto

di utilizzo del Forte che permetta di sfruttare la vastità del luogo e l’eterogeneità

delle sue strutture creando degli spazi aperti e condivisi nei quali sia possibile

realizzare attività culturali, di divulgazione, di sensibilizzazione, di tutela dei beni

storici ed ambientali, di ricreazione ed aggregazione sociale.

Per far sì che il progetto riesca a coinvolgere il maggior numero di persone e nasca

pertanto con maggiori possibilità di riuscita, per la sua realizzazione è stato pensato

di adottare un metodo di “Approccio partecipativo”

L’approccio partecipativo è un approccio alla pianificazione ed alla progettazione

che coinvolge attivamente i beneficiari di un piano o di un progetto fin dalla sua

ideazione. Questo tipo di approccio “dal basso” si dimostra efficace nel migliorare

significativamente i progetti, sostanzialmente perché prevede la raccolta e la

condivisione di informazioni, esigenze, visioni che appartengono alla realtà locale

nella quale si inserisce il progetto, e poiché crea un senso di appartenenza al

progetto tra gli attori coinvolti.

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Le modalità solitamente utilizzate in tale tipi di approcci alla progettazione,

consentono il coinvolgimento di tutta la cittadinanza e dei soggetti pubblici e privati

che possono essere coinvolti nella fruizione finale degli spazi o interessati alla

tematica in esame. In tal senso quindi il coinvolgimento nella progettazione non

riguarda solamente la cittadinanza o le associazioni maggiormente sensibili alle

tematiche sociali ed ambientali, ma anche i soggetti che dimostrano un interesse

economico nell’utilizzo del forte.

Solitamente tali tipi di approcci sono, per la loro complessità e l’onerosità della loro

gestione, avviati ed attuati da istituzioni o enti pubblici, che hanno a loro volta un

ruolo attivo nella progettazione stessa.

Non avendo di fatto percepito l’intenzione da parte del Comune di Venezia di

attivare un processo di partecipazione a scala vasta, si è scelto di creare dal basso

un processo partecipativo.

I pochi mezzi a disposizione ed il carattere di sperimentazione del processo, hanno

indotto la scelta di coinvolgere associazioni che condividessero gli obiettivi del

laboratorio.

Il laboratorio F.A.S.E. 1 rappresenta in tal senso una forma “ridotta” di

partecipazione, un “esperimento” promosso e attuato nell’ambito di una cerchia di

associazioni e soggetti ampia ma circoscritta al campo sociale ed ambientale.

Esistono diverse categorie di “metodologie partecipative”: le tecniche tradizionali

delle attività in piccoli gruppi in forma di focus o metaplan, e le “nuove tendenze”,

sviluppate a partire dagli anni ’80, di consultazione su più ampia scala.

2.2 La metodologia adottata

La consultazione della letteratura di settore e l’esperienza maturata da alcuni dei

promotori iniziali del progetto, ha permesso l’elaborazione di una metodologia di

svolgimento che presentasse un certo grado di elasticità, alla luce delle incertezze

iniziali sul numero di soggetti interessati a partecipare al laboratorio.

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Si è scelta come principio motore del processo la condivisione degli stadi di

avanzamento del lavoro tra tutti i partecipanti, quale condizione indispensabile per il

successo finale del laboratorio. Pertanto le fasi iniziali del procedimento sono state

finalizzate alla condivisione e all’organizzazione delle fasi successive dello stesso.

Inizialmente si sono individuati dei punti fermi del procedimento, che possono

schematicamente essere riassunti nel modo seguente:

• Il coinvolgimento dei soggetti per gradi, ampliando il cerchio del tavolo

di lavoro mano a mano che il laboratorio si rafforzasse.

• L’ istituzione di un “gruppo di progettazione”, sempre all’interno dei

soggetti coinvolti, con il compito di recepire, indirizzare e concretizzare

(su cartografie, schizzi, disegni tecnici, etc...) le proposte scaturite in

sede di discussione.

• La focalizzazione sui temi di lavoro da proporre alle sedute

successive: gli obiettivi specifici del masterplan, le funzioni dei luoghi, il

rapporto con la città, le modalità d’uso, i canali di finanziamento, etc.

• La designazione di “coordinatori” o “facilitatori” che guidassero le

sedute, garantendo a tutti gli stessi spazi di espressione e

mantenendo focalizzata la discussione sui punti del giorno, al fine

dell’ottimizzazione degli incontri e della loro produttività.

• La previsione di un sistema di controllo del lavoro del tavolo e del

progetto stesso, teso a valutare la coerenza del progetto con gli

obiettivi iniziali.

2.3 Il percorso seguito

L’idea di costituire un laboratorio di progettazione collettiva per Forte Marghera ha

avuto avvio ad Aprile 2007, e si è dapprima sviluppato con la ricerca, da parte dei

promotori del laboratorio, dei soggetti interessati al percorso, tramite l’invio di mail

informative e richieste di adesione ad un primo incontro e la pianificazione per

sommi capi delle fasi del processo.

L’intento della ricerca dei soggetti era come spiegato precedentemente, di ampliare

il più possibile il ventaglio dei partecipanti tra i soggetti che condividessero gli

obiettivi iniziali.

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L’utilizzo della posta elettronica è stato il metodo di diffusione delle informazioni e di

organizzazione degli incontri che si è dimostrato più adeguato per raggiungere i

soggetti coinvolti.

Un primo passo fondamentale, oltre alla condivisione degli obiettivi e finalità del

laboratorio, è la condivisione delle informazioni disponibili su Forte Marghera, in

modo che tutti i soggetti coinvolti avessero una base uniforme e multidisciplinare di

informazioni sul Forte.

Si è pensato inoltre di utilizzare il processo della “configurazione di scenari” al fine di

individuare le diverse “esigenze” e aspettative riguardo al Forte.

La configurazione di scenari risulta necessaria anche per l’individuazione di “gruppi

tematici” in base ai quali sviluppare il progetto in un workshop finale.

2.3.1 Gli incontri preliminari: l’adesione

Si sono effettuati dei primi incontri preliminari finalizzati sia a comprendere quale

fosse l’effettiva adesione numerica al progetto, sia alla illustrazione e condivisione

degli obiettivi e finalità del laboratorio di progettazione. In tal modo è stato possibile

individuare quale fosse la composizione del tavolo stesso dei soggetti attivi

all’interno del laboratorio.

Si è quindi stimato lo sforzo necessario alla buona riuscita del laboratorio e la

ottimizzazione della metodologia del processo partecipativo da adottare.

Al termine degli incontri preliminari le associazioni e i gruppi che hanno aderito al

laboratorio di progettazione sono state 14:

Cooperativa Agape

Amico Albero

Arcobaleno

Cooperativa El Fontego

Emergency

Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA)

Lega Abolizione Caccia (LAC)

Lega Anti Vivisezione (LAV)

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Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU)

Mani Tese gruppo di Mestre

Officina Sociale di Venezia

La Salsola

Venezia Social Forum

WWF

Tali associazioni sono attive nel campo sociale-ambientale nel territorio veneziano.

2.3.2 Il calendario incontri: contenuti

Una volta verificata l’adesione al tavolo, è stato possibile programmare le fasi del

processo, da effettuarsi tramite una serie di incontri a cadenza quindicinale. Il

calendario degli incontri e la metodologia adottata per lo sviluppo del laboratorio è

stata, come assunto dall’inizio, condivisa e approvata dal tavolo dei soggetti

coinvolti.

Un primo passo fondamentale, oltre alla condivisione degli obiettivi e finalità del

laboratorio, è stata la condivisione delle informazioni disponibili su Forte Marghera,

in modo che tutti i soggetti coinvolti avessero una base uniforme e ampia di

informazioni sul Forte.

Si è pensato inoltre di utilizzare il processo della “configurazione di scenari” al fine di

individuare le diverse “esigenze” e aspettative riguardo al Forte.

La configurazione di scenari è risultata necessaria anche per l’individuazione di

“gruppi tematici” in base ai quali sviluppare il progetto.

Le fasi conclusive del processo riguardano la stesura del progetto (o delle Linee

guida) e la “ratifica” da parte dei soggetti costituenti il laboratorio stesso.

Le fasi del processo si sono, quindi, svolte tramite degli incontri, a cadenza

quindicinale, che hanno trattato i punti sinteticamente elencati di seguito:

1° incontro: Condivisione obiettivi e processo di progettazione

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il processo partecipativo, condivisione della metodologia adottata, gli esiti del

laboratorio

casi analoghi ed esempi di progettazione partecipativa in Italia;

lo stato delle conoscenze sul forte: proprietà, gestione, l’utilizzo negli ultimi anni,

progetti in atto

2° incontro: Condivisione delle informazioni

Risorse/criticità: descrizione dell’area dal punto di vista urbanistico ed architettonico

3° incontro: Condivisione delle informazioni

Risorse/criticità: descrizione dell’area dal punto di vista naturalistico e storico

4° incontro: Condivisione delle informazioni

Risorse/criticità: descrizione dell’area dal punto di politico/amministrativo;

possibilità di finanziamenti per la realizzazione del progetto: i programmi ed i bandi

europei sul tema.

5° incontro: Gli scenari futuri

La prefigurazione degli scenari futuri: ogni soggetto presente all’incontro è stato

incoraggiato a descrivere la sua visione futura del forte, senza limiti sulla reale

fattibilità delle “visioni”;

individuazione dei “gruppi tematici” in base agli scenari emersi, raggruppandoli per

funzioni preponderanti.

6° incontro (30 Luglio 2007): Giornata di progettazione – Workshop finale –

Nella giornata finale i componenti del laboratorio sono stati suddividi in gruppi di

progettazione.

All’inizio della sessione di lavoro è stato chiesto ad ognuno dei componenti, di

indicare in quale dei “tematismi” individuati negli incontri si riconoscesse

maggiormente, ovvero quale dei tematismi fosse quello “più importante” per

ciascuno.

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In tal modo è stato possibile formare dei “gruppi di progettazione” mista, composti

da almeno un rappresentante di ogni tematismo individuato, in maniera

proporzionale alla distribuzione delle preferenze effettuata all’inizio della sessione di

lavoro.

Il non elevatissimo numero di partecipanti al workshop ha determinato la

suddivisione in 2 gruppi di progettazione, ognuno dei quali in un tempo prestabilito,

ha dovuto elaborare un “progetto” in forma schematica che trattasse tutti i tematismi

individuati attraverso l’individuazioni delle destinazioni d’uso degli edifici e degli

spazi del forte.

La giornata di lavoro si è conclusa con la presentazione dei progetti da parte dei 2

gruppi e la elaborazione di un unico “progetto” in forma schematica che contenesse

i punti di convergenza dei due progetti e le soluzioni mediate in sede di discussione

collettiva, dei punti di divergenza.

Agosto-Settembre 2007: Stesura delle “Linee guida per Forte Marghera

Stesura delle “Linee guida per Forte Marghera”, da parte del “gruppo di

progettazione“, contenenti la descrizione del “progetto” scaturito dalla giornata di

workshop e la relazione sul processo di progettazione attuato.

7° e 8° incontro: Incontri di “ratifica” delle “Linee guida” redatte a cura del

gruppo di progettazione;

Verifica da parte dei componenti del Laboratorio se le “Linee guida” sono una buona

rappresentazione degli elaborati scaturiti dal gruppo durante gli incontri precedenti e

del processo di progettazione;

Discussione sui possibili utilizzi delle Linee guida: modalità e opportunità di

presentazione al pubblico e/o agli enti pubblici

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3 I materiali: le informazioni raccolte

Preliminarmente alla fase di progettazione vera e propria, si è ritenuto

indispensabile che tutti i partecipanti potessero partire con un bagaglio di

conoscenze sull’area il più omogeneo possibile.

Per questo il primo passo “ufficiale” del Laboratorio è stato quello

dell’autoformazione: in una serie di incontri, i soggetti coinvolti hanno messo in

comune le proprie conoscenze relative agli aspetti politici, naturalistici, urbanistici ed

architettonici del Forte.

Informazioni di base sulle quali impostare i successivi “seminari” di progettazione.

Vale la pena, crediamo, in questa sede, riportare alcuni dei tanti dati emersi e

relativi da un lato alla consistenza del patrimonio costituente il Forte e l’estratto delle

Norme Tecniche della Variante al PRG per la Terraferma.

L’area di Forte Marghera (all’incirca 320.290 metri quadri) è oggi costituita per il

50,6% da spazi aperti, per il 12,9% da isole non accessibili, per il 3,4% da strade e

ponti, per il 27,4% da canali e specchi d’acqua, per il 5,7% da edifici.

Questo fa sì che il suo indice di edificazione (superficie edificata diviso la superficie

totale) sia pari a 0,06, una vera eccezione all’interno del tessuto urbano mestrino.

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Quasi tutto l’edificato presente nell’area è inoltre ad un piano (92,8 %). Il resto a due

piani.

Prima della dismissione del complesso da parte dei militari, le strutture ricettive

occupavano 2.499 mq, 1.563mq gli uffici, 6.007mq i magazzini, 3.234 mq le strutture

produttive, 3.072mq gli edifici militari veri e propri.

Di grande interesse è stato anche quanto emerso dalla lettura della cosiddetta

“Pianificazione Sovraordinata” ovvero delle indicazioni contenute nel PALAV Piano

d’Area per la LAguna di Venezia, stilato dalla Regione Veneto), nel PTP (Piano

Territoriale Provinciale) e nel PRG (Piano Regolatore Generale) del Comune

Venezia nella sua Variante per la terraferma.

In particolare il piano regolatore prevede per il Forte la destinazione d’uso ”Verde

Urbano Attrezzato” disciplinato dall’articolo 47 delle NTA.

Più specifico è, però, l’articolo 48 che definisce con maggior chiarezza quali siano

le destinazioni d’uso possibili per il “Verde Urbano dei Forti”:

Art. 48

48.1 Il verde pubblico urbano dei forti è destinato alla creazione di un parco

attrezzato da attuarsi attraverso il recupero e il riuso delle strutture costituenti il

complesso fortificato, le zone alberate, gli specchi d'acqua e le aree libere

circostanti.

48.2 Le attività ammesse, mirate alla fruizione pubblica di una struttura storica di

rilevante valore ambientale, saranno quelle ricreative, culturali, sociali, zoofile e di

ricovero degli animali domestici, botaniche, sportive, ostelli e in genere quelle

relative al tempo libero.

48.3 Potranno trovare spazio sedi associative, sale riunioni, spazi espositivi e

limitate strutture di servizio e di ristoro a supporto di tali attività.

48.4 Gli spazi da adibire a tali usi dovranno essere realizzati esclusivamente

attraverso il restauro ed il risanamento delle strutture esistenti. Per le attività zoofile

e botaniche è ammessa l'installazione, a titolo precario, di strutture amovibili

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strettamente funzionali e indispensabili allo svolgimento della specifica attività e

realizzati con materiali preferibilmente lignei e comunque tradizionali.

48.5 Al fine di garantire la più funzionale fruizione dei manufatti storici, sarà

ammessa la parziale copertura stagionale degli spazi liberi interni ai forti con

strutture leggere o tensostrutture, nonché la realizzazione di impianti tecnologici

quali cabine elettriche e simili, qualora ne sia comprovata l'impossibilità di

realizzazione all'interno delle strutture edilizie esistenti.

48.6 Le aree circostanti di pertinenza dei forti di cui non sia già in atto l'utilizzazione

ai sensi delle attività ammesse di cui sopra (attività sociali, culturali, zoofile,

botaniche etc.), dovranno essere sistemate a parco.

48.7 In prossimità degli accessi stradali dovranno essere reperite adeguate superfici

da destinare a parcheggi, in quantità rapportate alle specifiche caratteristiche delle

attività che nel forte hanno luogo e comunque non inferiore a mq. 1.000.

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4 I risultati: gli scenari futuri e la descrizione delle soluzioni

emerse

4.1 Le finalità generali

Come visto, l’attività del gruppo di lavoro è culminata nella giornata di workshop

organizzato in data 09/07/07 nel corso del quale si è giunti alla definizione di un

piano di linee guida per un progetto di recupero di Forte Marghera.

Dopo la prima fase analitico-informativa, la fase di progettazione del Laboratorio si è

articolata in due momenti successivi: una prima durante la quale sono stati definiti i

“tematismi progettuali”, ossia le principali funzioni “strategiche” da allocare nell’area,

tematismi interpretabili allo stesso tempo come indirizzi per la discussione che come

temi da sviluppare nella successiva progettazione “di dettaglio”.

I tematismi individuati sono stati riassunti in quattro parole chiave identificanti

altrettanti concetti portanti per la progettazione:

FORTE: identifica la valenza storica della struttura in sé come monumento e

testimonianza fisica del passato e conseguentemente il suo intrinseco valore

didattico, anche in una visione inversa di non cultura della guerra;

APERTO: rappresenta il valore del forte derivante dalla sua posizione strategica,

appoggiato alla terraferma, affacciato sulla laguna, in bilico tra terra e mare, tra la

realtà urbana di Mestre ed il contesto seminaturale dei bordi lagunari;

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SOCIALE: raccoglie ed esalta il valore del forte come bene pubblico, bene comune,

a disposizione della collettività e degli usi sociali;

ECOSOSTENIBILE: il forte racchiude vaste aree verdi, in cui si sono avviati nel

tempo importanti processi di naturalizzazione tali da rendere necessario preservare

il valore ecologico dei siti; l’accessibilità e la fruizione dei luoghi deve avvenire

perciò secondo logiche di sostenibilità ambientale.

4.2 Direttive ed indirizzi

Il progetto elaborato nella giornata “seminariale” dai gruppi di lavoro, si può

articolare secondo i seguenti settori, per ciascuno dei quali si indicano finalità e

direttive.

ACCESSIBILITA’ e MOBILITA’: in un’ottica di ecosostenibilità degli utilizzi,

l’accessibilità e la mobilità all’interno del forte vengono consentite attraverso mezzi e

modalità a basso impatto o nullo.

Le azioni proposte riguardano pertanto:

• il potenziamento dei collegamenti con mezzi pubblici (autobus e tram) anche

attraverso la creazione di una nuova fermata o l’approntamento di servizi

navetta dal centro urbano;

• la razionalizzazione dei collegamenti con le aree urbanizzate limitrofe

attraverso percorsi e piste ciclopedonali;

• l’adeguamento del parcheggio esistente per gli autoveicoli, mantenendo

l’attuale dimensionamento della struttura.

L’accesso al forte non è consentito ai mezzi motorizzati, ad eccezione di quelli

addetti a servizi di sicurezza pubblica e di manutenzione. Si ammette, all’entrata del

forte, l’inserimento di una piccola stazione per il car sharing di vetture elettriche per

rispondere alle esigenze delle persone con ridotte possibilità motorie (per esempio

anziani, disabili) contribuendo, così a rendere l’area accessibile a chiunque in totale

autonomia.

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Per quanto riguarda le vie d’acqua, il forte è accessibile dalla laguna in

corrispondenza della “darsena” ellittica che si affaccia a sud sull’acqua. All’interno di

questo bacino si prevede la sistemazione di una darsena per imbarcazioni non

motorizzate che diventi da un lato porta d’acqua di accesso al forte, dall’altro, punto

di partenza per escursioni, uscite didattiche, esplorazioni all’interno del bacino

lagunare.

PERCORSI: la percorribilità e la mobilità all’interno del forte, come anticipato,

avviene quasi esclusivamente a piedi e in bicicletta; i percorsi saranno progettati e

realizzati in maniera tale da garantire la massima accessibilità di tutte le aree e gli

edifici del forte. Al fine di garantire l’esplorazione degli ambienti interni si prevede il

recupero della parte sommitale della cinta bastionata (il cammino di ronda) e delle

“piazzole” sovrastanti i baluardi per ripristinarne la percorribilità ciclopedonale. A

completamento del circuito dei percorsi il progetto prevede il recupero/ricostruzione

dei due ponti oggi crollati e che collegavano l’isola centrale al resto della

fortificazione.

L’obbiettivo di rendere visitabile l’area si deve confrontare talvolta con le esigenze di

salvaguardia di alcune parti del Forte oggi inaccessibili e caratterizzate, talvolta, da

interessanti presenze botaniche o faunistiche. Per questo per accedere ad alcuni di

questi isolotti, è stato ipotizzato un sistema di traghetti a fune direttamente

manovrabili dal visitatore.

Il sistema dei percorsi, però, non vuole essere mero tessuto connettivo tra le parti

del progetto, seppur caratterizzato da alte valenze paesaggistiche ed ambientali, ma

essere esso stesso spazio destinato alla cultura ed alla didattica.

La riapertura/completamento del cammino di ronda (interamente “accessibile”) viene

a creare uno spazio attrezzato per poter divenire un vero e proprio percorso di

educazione ambientale ed ai consumi. Un percorso che, permette

contemporaneamente una vista sul bene storico e sul suo intorno ed un raro punto

di osservazione “dall’alto” sulla laguna e sulle trasformazioni che nel tempo l’hanno

investita. Ma che può essere attrezzato in alcuni suoi punti (ad esempio sulla lunetta

Sud) con punti di osservazione dell’avifauna (“bird watching”) se non divenire spazio

per esposizioni temporanee di “land art”.

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COSTRUITO/FUNZIONI: le funzioni ammesse all’interno del forte rispecchiano le

finalità descritte in precedenza, con l’obiettivo primario di preservare ed esaltare le

valenze e le naturali vocazioni del forte stesso. In ottemperanza a quanto previsto

dal PRG (art. 48 NTA) esse sono quindi mirate a scopi:

• sociali e associativi

• culturali e ricreativi

• didattici

• ricettivi.

La progettazione collettiva ha creato una distribuzione delle funzioni abbastanza

nettamente articolata per aree “tematiche”. Un esito progettuale non ricercato

“consciamente” dai progettisti, ma esito di un attento confronto con l’esistente, con

gli spazi del Forte, le loro criticità e potenzialità. Quello che potrebbe essere definito

comprensione e rispetto del “Genius Loci”.

La cittadella delle associazioni/incubatore dell’Altraeconomia

Nella zona di ingresso al forte, le strutture situate appena oltre il cancello,

naturalmente vengono destinate alle funzioni di ricevimento di ospiti e visitatori del

forte: l’edificato esistente viene recuperato per adibirlo a funzioni legate

all’informazione ed all’”accoglienza” dei visitatori, alla piccola ristorazione ed al car

sharing di vetture elettriche.

Soprattutto, però, gli edifici “industriali” presenti (edifici generalmente ad un piano

spesso nati come magazzini od officine) tornano alla loro originaria funzione, ma in

chiave non più militare bensì di pace. E’ il cuore dell’Incubatore dell’Altraeconomia,

spazi gestiti dalle Associazioni, luoghi di produzione sia concettuale (spazi per

incontri, librerie, etc...) ma soprattutto concreta ed artigianale (laboratori e laboratori

didattici, spazi atrezzati, etc...) e di esposizione/vendita per l’ampio mondo del

sociale che va sotto il nome di Altraeconomia (si veda, per esempio l’esperienza

locale del Tavolo dell’Altraeconomia o la Città dell’Altraeconomia a Roma).

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La casamatta e l’ossario presente sulla punta bastionata ad ovest dell’ingresso

verrebbe dedicato alla storia ed alla simbologia del Forte (museo del Forte), come

esempio concreto di una realtà, quella militare, che si oppone a quella della Pace

ma che, rovesciando le simbologie della guerra, diviene luogo di promozione ed

educazione alla cultura di pace.

Aree naturali ad accessibilità controllata e di protezione animale.

Il settore più ad Est, caratterizzato da un naturale isolamento, da aspetti di maggior

pregio naturalistico ed un patrimonio architettonico di tipo industriale generalmente

di scarso valore, viene destinato a funzioni che ne prevedono una fruizione, per così

dire, a minor pressione antropica e parzialmente “controllata”; qui saranno

ricollocate alcune funzioni già presenti all’interno del forte, come il gattile, che

potrebbe essere allargato ad ospitare e curare la fauna domestica i generale; in

posizione più appartata a ridosso del bastione, uno degli edifici ivi presenti viene

destinato al ricovero ed al recupero della fauna selvatica in difficoltà, servizio oggi

assente nel veneziano. Nel grande edificio posto all’estremo sud di quest’area, il

progetto prevede la collocazione di attività legate all’educazione ambientale ed alla

promozione della educazione animalista.

Funzioni ricettive e ricettivo-sociali.

Date le caratteristiche dell’edificato esistente e la maggiore accessibilità ed apertura

degli spazi, il settore Ovest del Forte viene ad ospitare funzioni di tipo misto,

ricettive, culturali e ricreative. Il recupero del complesso di edifici ivi presenti

potrebbe permettere di allocarvi strutture ricettive (ostello) per un turismo a basso

impatto ed a costi accessibili. Una struttura generatrice di reddito per buona parte

dell’anno ma che nella stagione invernale potrebbe contribuire a dare ospitalità a

cittadini senza fissa dimora o con temporanei problemi abitativi. Un’esperienza,

questa, già sperimentata con ottimi risultati di efficacia e sostenibilità economica a

Firenze.

L’area più a sud, verso i bastioni, invece, presenta caratteristiche di maggior

“isolamento” e distanza da zone a maggior pregio ambientale. Per questo viene

articolata in spazi per spettacoli ed eventi all’aperto, con l’allestimento di un’”arena”

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naturale ed il restauro dell’edificato che diviene sede per attività di

produzione/promozione culturale ed artistica (sale prove musicali, laboratori teatrali,

atelier artistici, etc…).

Area universitaria e spazi per la ricerca in campo ambientale.

Nella grande isola centrale del Forte si trovano strutture di notevoli dimensioni che

offrono spazi enormi per usi molteplici; è un’area confinata, raggiungibile attraverso

un ponte e quindi potenzialmente gestibile in maniera autonoma dal resto del

complesso. Queste sue caratteristiche di maggiore “controllabilità” ed i connotati

tipologici degli edifici presenti, la rendono particolarmente dedicata ad accogliere

funzioni per così dire pregiate, volte alla promozione ed allo sviluppo della ricerca

nel campo della sostenibilità ambientale, economica e sociale; potrebbero perciò

aprirsi spazi per sedi universitarie e centri di ricerca nel settore ambientale, le cui

attività dovranno svolgersi sempre nel rispetto della fruizione ecosostenibile delle

aree e degli spazi.

Più a sud si apre l’area, forse, a maggior pregio storico-architettonico, che si

affaccia sulla Laguna, direttamente connessa con la darsena, la seconda porta di

accesso al forte, ma anche punto di partenza per esplorare e visitare gli ambienti

lagunari; per questo motivo il progetto prevede di sposare la posizione strategica del

luogo con funzioni principalmente didattico-culturali, allestendo negli edifici presenti

sale museali e centri di studio e formazione per la conoscenza dell’ecosistema

lagunare, delle sue valenze, della storia e del significato del forte, ma anche del

territorio e dell’ambiente in generale.

In particolare il museo del territorio diventerebbe da un lato luogo di conoscenza

delle trasformazioni intercorse sulla gronda lagunare e all’interno degli ambienti

lagunari, dall’altro soprattutto centro di informazione rispetto ai progetti di

trasformazione in atto, e luogo di partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza

per la progettualità futura: una casa – laboratorio della città intesa come organismo

dinamico, in evoluzione, alla cui vita sono chiamati a partecipare i cittadini come

reali attori del cambiamento non più solo come meri spettatori.

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5 Apparato cartografico

Qui di seguito si riporta l’apparato cartografico di sintesi redatto dal Laboratorio

F.A.S.E.1.

Nel dettaglio, la tavola 00 riporta un estratto delle norme urbanistiche comunali

vigenti per la terraferma, in particolare quelle riguardanti il Forte, identificato come

VUA (Verde Urbano atrezzato) disciplinato dagli articoli 47 e 48 delle Norme

Tecniche di Attuazione.

La tavola 01, identifica le principali macroaree funzionali in cui il progetto suddivide

l’area del forte; la tavola 02 riporta edificio per edificio la destinazione d’uso di

progetto, mentre la tavola 03 quantifica per ogni macro-funzione individuata dal

progetto i mq di superficie totale aperta e di superficie edificata calpestabile.

Ciò che ne emerge è il deciso equilibrio tra le varie funzioni.