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Riduzione del potere statale nel governo dell’economia

di Giuseppe Bacceli

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Sommario

Lessico

Comprensione

Approfondimento

Riduzione del potere statale nel governo dell’economia

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Riduzione del potere statale nel governo dell’economia

Il sistema economico attuale presenta un connotato specifico che è sintetizzato ormai con il termine globalizzazione.

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In questo contesto, le scelte politiche diventano assai delicate perché se è vero che anche un mercato mondiale ha bisogno di regole per ben funzionare, si pone il problema di stabilire quali margini di manovra

abbiano i detentori dei pubblici poteri.

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In un mercato globale, infatti, i vincoli economici sono molto più forti che in passato per cui il potere politico si trova a dover effettuare delle scelte tempestive per riuscire a garantire sia il buon funzionamento del mercato sia i diritti dei cittadini.

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Ciò che la globalizzazione sicuramente provoca è una forte limitazione della sovranità statale per cui occorre riflettere su tale caratteristica dello

Stato per cercare di capire cosa ci riserva il futuro.

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La caratteristica fondamentale dello Stato moderno è la sovranità, ossia la presenza di un potere politico che non riconosce altri

poteri al di sopra di sé.

Un potere politico sovrano, in Europa, si afferma solo nel corso del Cinquecento e tale caratteristica è formalizzata con il Trattato di Westfalia del 1648.

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Nel corso del Novecento, la sovranità degli Stati si è fortemente ridotta poiché il potere politico si è distribuito su molti livelli, ognuno

dei quali ha una diversa estensione territoriale.

In particolare, per quanto riguarda l’Italia, sono stati determinanti gli sviluppi verificatisi negli ultimi decenni

nell’azione dell’Unione europea e lo sviluppo federalistico dello Stato.

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Per quanto riguarda quest’ultimo, occorre notare che a partire dagli ultimi anni del secolo scorso è iniziato in Italia un processo di progressivo spostamento del potere decisionale dallo Stato alle Regioni.

Tale processo è culminato con la riforma del titolo V della Costituzione che ha ampliato notevolmente i poteri delle Regioni a discapito dello Stato centrale.

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Le Regioni hanno così contribuito

a svuotare parte della sovranità statale

la quale, dunque, si è spostata verso il basso.

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Per quanto riguarda l’Unione europea, invece, la sovranità dei singoli Stati risulta limitata dal potere assegnato agli organi comunitari i quali devono uniformare la disciplina legislativa degli Stati membri in una serie di materie indicate nel Trattato.

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L’armonizzazione delle legislazioni nazionali è realizzata attraverso atti normativi emanati dal Consiglio dei ministri UE

(direttive e regolamenti).

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Molto spesso, però, l’armonizzazione ha trovato ostacoli insormontabili dovuti al fatto che una determinata normativa finisce sempre per

penalizzare un paese e favorire un altro.

I veti incrociati, dunque, sono assai frequenti e ciò rende difficile l’emanazione di normative unificanti in materie fondamentali.

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La prassi seguita dalla Commissione europea e le sentenze della Corte di giustizia hanno però consentito di arrivare all’armonizzazione normativa attraverso procedure negoziali a cui non partecipano solo gli Stati ma anche i privati.

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Questo slittamento verso l’alto della sovranità è particolarmente evidente in materia economica.

Con il Trattato di Maastricht, infatti, che ha introdotto la moneta unica, l’intera politica monetaria è stata sottratta alle banche centrali nazionali e assegnata a una banca sovranazionale, la BCE.

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Tale banca, inoltre, è stata dal Trattato resa totalmente indipendente dai governi nazionali, svuotando così di sovranità

in materia monetaria anche gli organi politici comunitari.

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La politica fiscale è rimasta appannaggio degli Stati nazionali ma è stata subito fortemente

ridimensionata attraverso il Patto di stabilità e sviluppo che impone a ogni Stato un limite al

disavanzo di bilancio.

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Il primo decennio di circolazione dell’euro presenta però un bilancio poco soddisfacente poiché l’esperienza ha dimostrato, come ad esempio nel caso della Grecia, che i vincoli posti con il Patto non hanno funzionato e alcuni Paesi hanno accumulato disavanzi di bilancio che sono andati a formare un debito pubblico di dimensioni difficilmente gestibili.

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Ciò ha provocato un intervento molto incisivo dell’Unione europea nei procedimenti di approvazione del bilancio dello

Stato nei paesi con maggior debito pubblico.

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I processi decisionali in ambito politico sono diventati perciò oggi assai complessi poiché si collocano all’interno di un sistema stratificato che vede

lo Stato diventare parte di un circuito di governo multilivello.

Questa situazione si colloca all’interno di un processo complesso che viene rubricato, in genere, come crisi dello Stato.

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La crisi dello Stato provoca una forte riduzione dello spazio di decisionalità politica.

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La conseguenza di questa situazione è che

oggi i governi non rispondono più soltanto agli elettori (rispetti ai quali c’è il problema della rappresentanza e della frantumazione degli interessi),

ma anche ai mercati internazionali.

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Seguendo T. Padoa Schioppa chiamiamo constituency “il fondamento costitutivo dell’autorità della rappresentanza

(anche di interessi), cioè l’istanza alla quale la rappresentanza stessa deve in ultima analisi rendere conto” (Padoa-Schioppa, T., Il governo dell’economia, Bologna, Il Mulino, 1997, p. 22).

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La globalizzazione ha avuto come effetto quello di affiancare alla constituency politica quella del mercato:

“In una società democratica il governo dell’economia deve superare il vaglio di entrambe. In molti casi una politica economica fortemente voluta dall’elettorato è respinta dal mercato; o viceversa non trova, o non trova per un tempo sufficientemente lungo, il favore della constituency politica mentre è attenta ai vincoli posti dal mercato. Il problema del buon governo dell’economia si può formulare semplicemente così: definire regole e istituzioni che favoriscano il contemporaneo accordo con le due constituences”.

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Questa limitazione del potere statale in materia di governo dell’economia è particolarmente incisiva per il nostro Paese caratterizzato da un debito pubblico assai elevato.

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La massa enorme di titoli del debito pubblico che questo comporta, infatti, rende necessario rivolgersi ai mercati finanziari internazionali per una loro collocazione.

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In tali mercati si paga un interesse che riflette la valutazione dei mercati del rischio-paese:

quanto maggiore è considerato questo rischio, tanto maggiore è il tasso di interesse richiesto per accollarselo.

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Poiché l’aumento di un punto percentuale di interesse provoca un aumento della spesa nel bilancio dello Stato di circa 18 miliardi di euro, è evidente la necessità, per il governo, di avere fiducia da parte dei mercati internazionali.

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Tutto ciò erode fortemente il margine di discrezionalità delle autorità di politica economica e aumenta la necessità di una decisionalità forte per rassicurare i mercati finanziari della capacità di tenere

sotto controllo i conti pubblici.

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Tutte queste esigenze spingono verso un rafforzamento del governo a discapito del potere delle assemblee legislative che

costituiscono il luogo privilegiato della rappresentanza ossia della constituency politica.

La globalizzazione dei mercati e la crisi dello Stato, in conclusione, spingono i sistemi politici verso una riduzione

dello spazio della democrazia rappresentativa.

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Lessico

Definisci sinteticamente i seguenti termini, evidenziati nel testo.

• Veti incrociati

• Banche centrali

• Politica fiscale

• Consiglio dei Ministri UE

• Globalizzazione

• Titolo del debito pubblico

• Mercati finanziari

• Vaglio

• Rischio-paese

• Bilancio dello Stato

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Comprensione

Dopo aver letto il testo, rispondi alle seguenti domande:

1. Nel testo viene utilizzata l’espressione constituency: spiegane il significato e chiarisci la distinzione tra constituency politica ed economica.

1. Nel testo viene utilizzata l’espressione circuito di governo multilivello: spiegane il significato chiarendo in particolare come la sovranità si stia spostando dallo Stato ai livelli più alti.

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Approfondimento

1. Per comprendere il senso profondo del cambiamento che la globalizzazione ha provocato nel campo del diritto, A. Baldassarre ha proposto di utilizzare il concetto di nomos inteso come il principio normativo fondante che dà senso e ordine al sistema e, in tal modo, lo legittima. Il principio fondante del diritto globale è costituito dal riconoscimento e dalla garanzia dei diritti umani. Ciò pone una netta linea di cesura rispetto al passato perché nel preesistente diritto internazionale il riconoscimento dei diritti umani, sovrapposto ai diritti dei cittadini, era effettuato a livello internazionale ma la garanzia era affidata ai singoli Stati. Il diritto globale, proprio perché non si fonda sulla sovranità nazionale, trova una sua legittimazione non solo nel riconoscimento dei diritti umani ma anche nella loro garanzia. Da qui la fase conosciuta nel corso degli ultimi anni del secolo scorso, e tuttora perdurante, della cosiddetta ingerenza umanitaria. Nel diritto globale dunque lo Stato viene assoggettato a un sindacato teso a verificare il rispetto dei diritti umani. Ma chi opera questo sindacato? Al momento attuale, tale ruolo è riservato al Consiglio di sicurezza dell’Onu o, per meglio dire, ai suoi membri permanenti.

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Mentre in passato, perciò, la sovranità nazionale era considerata intangibile (cosiddetta “non ingerenza”) e l’Onu, dunque, si limitava a richiamare al rispetto dei diritti umani, adesso l’accettazione a far parte della ‘comunità internazionale’ è subordinata alla verifica del rispetto dei diritti umani e i membri permanenti del Consiglio di sicurezza diventano i depositari di un potere di polizia internazionale il cui fondamento però non è, per adesso, il diritto bensì la posizione di forza acquisita sul piano politico globale. La conclusione che Baldassarre trae da questa analisi è che “La globalizzazione, dunque, se, da un lato, depotenzia attraverso il mercato globale il potere (politico) dello Stato come tale, dall’altro lato, distingue Stato da Stato esaltando la ‘coscienza nazionale’ degli Stati più forti, i cui poteri non vengono affatto depotenziati, ma anzi accresciuti.[...] [Il problema fondamentale, in questo contesto, diventa quello di combinare] la promessa di libertà individuale e di tutela dei diritti umani, insita nel nomos globale, con la politica di potenza che anima le relazioni tra gli Stati”.

Approfondimento

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Insieme ai tuoi compagni di classe effettua una ricerca sugli interventi armati per fini umanitari a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso. Discuti poi con loro i risultati della ricerca partendo dalle considerazioni qui sopra esposte.

Approfondimento