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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 225 (48,549) Città del Vaticano venerdì 2 ottobre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!#!z!z!$! Il Consiglio europeo, Putin e Macron chiedono una sospensione totale dei combattimenti nel Caucaso L’Armenia pronta a riconoscere l’indipendenza del Nagorno-Karabakh YEREVAN , 1. L’Armenia sta valutan- do la possibilità di riconoscere l’in- dipendenza del Nagorno-Karabakh. Lo ha detto ieri il primo ministro ar- meno, Nikol Pashinyan. «Questa opzione è all’ordine del giorno. C'è anche la possibilità di firmare un ac- cordo di collaborazione strategica» tra l’Armenia e il Nagorno-Karaba- kh, «e la possibilità di siglare un trattato di cooperazione nell’ambito della sicurezza e della difesa», ha detto Pashinyan durante un incontro con i giornalisti russi a Yerevan. Le opzioni sono in discussione e le decisioni saranno prese «a secon- da di alcuni fattori», ha precisato il premier. Lo riporta l’agenzia Inter- fax. Fino ad oggi l’Armenia non ha mai riconosciuto l’indipendenza dell’autoproclamata repubblica. La diplomazia è comunque al la- voro per impedire che la già incan- descente situazione tra Armenia e Azerbaigian possa peggiorare. Nel condannare l’uso della forza nel Na- gorno-Karabakh, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo due colloqui telefonici con il presidente azero, Ilham Aliyev, e Pa- shinyan, ha chiesto un cessate il fuo- co immediato. «I negoziati sono la sola via da seguire», ha aggiunto. Michel ha poi espresso «profonda preoccupazione per l’escalation su larga scala» nella regione caucasica, appoggiando i negoziati di pace a li- vello Osce e sottolineando che «i ci- vili devono essere protetti». L’importanza di una de-escalation nella regione è stata inoltre sottoli- neata dall’Alto rappresentante del- l'Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, in un colloquio con il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu. Anche i presidenti russo e france- se, Vladimir Putin ed Emmanuel Macron, hanno chiesto una sospen- sione totale dei combattimenti nel Nagorno-Karabakh e si sono detti pronti a intensificare gli sforzi diplo- matici per aiutare a risolvere il con- flitto. Lo riferiscono fonti del Cre- mlino, informando di un colloquio telefonico tra i due leader. «Putin e Macron hanno chiesto alle parti in guerra di fare tacere del tutto le armi il prima possibile, al- lentare le tensioni e mostrare la mas- sima moderazione», si legge in una nota congiunta. I due leader hanno espresso «disponibilità» a firmare una dichiarazione a nome del Grup- po di Minsk per chiedere la fine «immediata» dei combattimenti. Il Gruppo di Minsk è guidato da una co-Presidenza attualmente composta da Francia, Russia e Stati Uniti. Del gruppo fanno parte anche Belarus, Germania, Italia, Portogallo, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Turchia, oltre a Armenia e Azerbaigian. La Russia si è anche detta pronta a ospitare negoziati tra Yerevan e Baku. Lo ha sottolineato in una no- ta il ministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Lavrov nel corso dei collo- qui telefonici avuti con l’omologo azero, Jeyhun Bairamov, e armeno, Zograb Mnatsakanyan. Il capo della diplomazia di Mosca, prose- gue la nota, ha anche confermato la disponibilità ad organizzare contatti tra le parti, incluso un incontro tri- laterale a livello di ministri degli Esteri. Da Baku, il presidente Aliyev ha fatto sapere che l’Azerbaigian deve ripristinare la sua integrità territoria- le e fermerà i combattimenti nel Na- gorno-Karabakh se le truppe armene lasceranno completamente la regio- ne. Lo ha detto incontrando alcuni soldati feriti nei combattimenti. Intervista con il Prefetto della Segreteria per l’Economia «Ecco il bilancio della Curia a servizio del Papa e della missione» Scontri tra migranti in Bosnia ed Erzegovina racconto LA PAROLA DELLANNO Nella narrazione si trova la verità L’offerta della guarigione PAUL ELIE A PAGINA 5 Rapporto della Conferenza Onu sul commercio e lo sviluppo I flussi finanziari illeciti minano il futuro in Africa ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 2 Il tema del desiderio e della solitudine in Cesare Pavese Un Orfeo sceso nell’Ade per trovare se stesso VALERIO CAPASA A PAGINA 4 È morto il disegnatore argentino Quino Fumetti di bambini per parlare agli adulti SILVIA GUIDI A PAGINA 5 Spunti di lettura della «Laudato si’» Tra ecologia e antropologia FRANCESCO SAVINO A PAGINA 6 La vita della Chiesa ad Amatrice quattro anni dopo il terremoto Unità e fratellanza per la ricostruzione TIZIANA CAMPISI A PAGINA 7 Preparativi nei cinque continenti e in quello digitale Verso la Giornata missionaria PAGINA 11 Congregazione delle Cause dei santi Promulgazione di decreti PAGINA 12 ALLINTERNO SARAJEVO, 1. Due migranti sono stati uccisi e una ventina feriti, al- cuni in modo grave, in scontri fra gruppi rivali di profughi, avvenuti ieri sera, a Bihać, nel nordovest della Bosnia ed Erzegovina, vicino al confine con la Croazia. Stando ai media regionali, si è trattato di una rissa di massa. Gli incidenti sono scoppiati in un cam- po improvvisato presso il villaggio di Žegar, alle porte di Bihać, e hanno coinvolto gruppi di afghani e pachistani, che si sono affrontati con coltelli e bastoni. I responsabili del duplice omicidio sono fuggiti e vengono ricercati dalla polizia. Nella zona migliaia di migranti in marcia lungo la rotta balcanica cer- cano di attraversare la frontiera con la Croazia per proseguire il viaggio verso l’Europa occidentale. Un’altra tragedia dell’immigra- zione si è intanto consumata in Tu- nisia, dove la Guardia costiera ha recuperato i corpi di sei migranti, tre donne e tre uomini, al largo di Ben Guerdane. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Stando alle prime indagini, i cadaveri potrebbero es- sere vittime di naufragio. Proprio ieri erano stati tratti in salvo nella stessa zona 68 migranti subsaharia- ni a bordo di un gommone partito dalla Libia e diretto verso le coste italiane. Sono in corso le operazio- ni di ricerca di altri corpi o even- tuali superstiti del naufragio. NOSTRE INFORMAZIONI CONTINUA A PAGINA 8 di ANDREA TORNIELLI «I fedeli hanno diritto di sa- pere come usiamo le risor- se». Padre Juan Antonio Guerrero Alves, Prefetto della Segre- teria per l’Economia (SPE), spiega in questa intervista con i media vati- cani lo stato dei conti della Curia Romana nel bilancio 2019. Padre Guerrero, lei ha appena presen- tato al Consiglio per l’Economia il Bilancio della Curia. In tanti chiedo- no al Vaticano di avviare una opera- zione trasparenza, di spiegare, a fedeli e non, lo stato dei propri conti. Cosa può dire attraverso noi a chi chiede di capire? Chi chiede trasparenza ha ragione. L’economia della Santa Sede deve essere una casa di vetro. Questo è quel che il Papa ci chiede. Questo è l’impegno della SPE e il mio pro- prio, e questo è quello che vedo ne- gli altri organismi della Curia. Per questo è stata avviata una riforma. Per questo sono state cambiate alcu- ne regole. Per questo è stato varato il codice appalti. Su questa strada an- diamo avanti. I fedeli hanno il dirit- to di sapere come usiamo le risorse nella Santa Sede. Non siamo pro- prietari, siamo custodi di beni che abbiamo ricevuto. Per questo, nel presentare il bilancio per il 2019, Interventi del cardinale Parolin e dell’arcivescovo Gallagher Negare la libertà religiosa è negare la natura umana Il cardinale segretario di Stato Pie- tro Parolin è intervenuto al simpo- sio sul tema «Promuovere e difen- dere la libertà religiosa a livello in- ternazionale attraverso la diploma- zia», che ha avuto luogo mercoledì 30 settembre all’ambasciata degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede. Nelle osservazioni con- clusive, il porporato ha rimarcato come negare la libertà di religione significhi negare la natura dell’esse- re umano; mentre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, nelle considerazioni introduttive ha fatto notare che gli attacchi alla libertà religiosa non giungono solo sotto forma di persecuzione ma anche attraverso una vera colonizzazione ideologica. All’incontro sono inter- venuti anche l’ambasciatore statu- nitense presso la Santa Sede, Calli- sta Gingrich, e il segretario di Sta- to statunitense, Michael Richard Pompeo. L’indomani mattina, gio- vedì 1° ottobre, Pompeo è giunto in Vaticano per incontrare il cardi- nale Parolin, accompagnato dall’ar- civescovo Gallagher. Il colloquio — come ha riferito il direttore della Sala stampa della Santa Sede — si è svolto «in un clima di rispetto, disteso e cordiale». PAGINE 10 E 11 Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Onorevole Armin Laschet, Ministro Presidente del Land Nordreno-Vestfalia (Repub- blica Federale di Germania), con la Consorte, e Seguito. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: l’Eminentissimo Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; Sua Eccellenza Monsignor Eduardo Maria Taussig, Ve- scovo di San Rafael (Argen- tina). Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pasto- rale della Diocesi di Pasto (Colombia), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Julio Enrique Prado Bola- ños. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo di Pasto (Colom- bia) Sua Eccellenza Monsi- gnor Juan Carlos Cárdenas Toro, finora Vescovo titolare di Nova ed Ausiliare dell’Ar- cidiocesi di Cali. Il Santo Padre ha nomina- to Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica il Reverendissimo Monsigno- re Alejandro W. Bunge, Pre- lato Uditore del Tribunale della Rota Romana. Il Santo Padre ha nomina- to Direttore dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica il Professor Pasquale Passa- lacqua, Professore di Diritto del Lavoro presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Uni- versità di Cassino e del Lazio Meridionale. vorremmo spiegare ai fedeli, nel mo- do più comprensibile possibile, quali sono le risorse della Curia Romana, da dove provengono e come vengo- no utilizzate. Forse vale la pena allora fare prima un passo indietro. Spiegare innanzitutto di cosa stiamo parlando. A volte si fa confusione fra la Curia di Roma e la Chiesa tutta. A volte fra la Curia e il Vaticano. Cosa è la Curia? È vero. Dunque: innanzitutto quello che presentiamo non è il bi- lancio della Chiesa. Ci sono Confe- renze episcopali, diocesi, parrocchie, congregazioni e istituti religiosi, e

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 225 (48,549) Città del Vaticano venerdì 2 ottobre 2020

.

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Il Consiglio europeo, Putin e Macron chiedono una sospensione totale dei combattimenti nel Caucaso

L’Armenia pronta a riconoscerel’indipendenza del Nagorno-Karabakh

YE R E VA N , 1. L’Armenia sta valutan-do la possibilità di riconoscere l’in-dipendenza del Nagorno-Karabakh.Lo ha detto ieri il primo ministro ar-meno, Nikol Pashinyan. «Questaopzione è all’ordine del giorno. C'èanche la possibilità di firmare un ac-cordo di collaborazione strategica»tra l’Armenia e il Nagorno-Karaba-kh, «e la possibilità di siglare untrattato di cooperazione nell’ambitodella sicurezza e della difesa», hadetto Pashinyan durante un incontrocon i giornalisti russi a Yerevan.

Le opzioni sono in discussione ele decisioni saranno prese «a secon-da di alcuni fattori», ha precisato ilpremier. Lo riporta l’agenzia Inter-fax. Fino ad oggi l’Armenia non ha

mai riconosciuto l’indip endenzadell’autoproclamata repubblica.

La diplomazia è comunque al la-voro per impedire che la già incan-descente situazione tra Armenia eAzerbaigian possa peggiorare. Nelcondannare l’uso della forza nel Na-gorno-Karabakh, il presidente delConsiglio europeo, Charles Michel,dopo due colloqui telefonici con il

presidente azero, Ilham Aliyev, e Pa-shinyan, ha chiesto un cessate il fuo-co immediato. «I negoziati sono lasola via da seguire», ha aggiunto.

Michel ha poi espresso «profondapreoccupazione per l’escalation sularga scala» nella regione caucasica,appoggiando i negoziati di pace a li-vello Osce e sottolineando che «i ci-vili devono essere protetti».

L’importanza di una de-escalationnella regione è stata inoltre sottoli-neata dall’Alto rappresentante del-l'Ue per gli Affari esteri e la Politicadi sicurezza, Josep Borrell, in uncolloquio con il ministro degli Esteridella Turchia, Mevlüt Çavuşoğlu.

Anche i presidenti russo e france-se, Vladimir Putin ed EmmanuelMacron, hanno chiesto una sospen-sione totale dei combattimenti nelNagorno-Karabakh e si sono dettipronti a intensificare gli sforzi diplo-matici per aiutare a risolvere il con-flitto. Lo riferiscono fonti del Cre-mlino, informando di un colloquiotelefonico tra i due leader.

«Putin e Macron hanno chiestoalle parti in guerra di fare tacere deltutto le armi il prima possibile, al-lentare le tensioni e mostrare la mas-sima moderazione», si legge in unanota congiunta. I due leader hannoespresso «disponibilità» a firmareuna dichiarazione a nome del Grup-po di Minsk per chiedere la fine«immediata» dei combattimenti. IlGruppo di Minsk è guidato da unaco-Presidenza attualmente compostada Francia, Russia e Stati Uniti. Delgruppo fanno parte anche Belarus,Germania, Italia, Portogallo, PaesiBassi, Svezia, Finlandia e Turchia,oltre a Armenia e Azerbaigian.

La Russia si è anche detta prontaa ospitare negoziati tra Yerevan eBaku. Lo ha sottolineato in una no-ta il ministro degli Esteri di Mosca,Serghiei Lavrov nel corso dei collo-qui telefonici avuti con l’omologoazero, Jeyhun Bairamov, e armeno,Zograb Mnatsakanyan. Il capodella diplomazia di Mosca, prose-gue la nota, ha anche confermato ladisponibilità ad organizzare contattitra le parti, incluso un incontro tri-laterale a livello di ministri degliEsteri.

Da Baku, il presidente Aliyev hafatto sapere che l’Azerbaigian deveripristinare la sua integrità territoria-le e fermerà i combattimenti nel Na-gorno-Karabakh se le truppe armenelasceranno completamente la regio-ne. Lo ha detto incontrando alcunisoldati feriti nei combattimenti.

Intervista con il Prefetto della Segreteria per l’Economia

«Ecco il bilancio della Curiaa servizio del Papa e della missione»

Scontritra migrantiin Bosnia

ed Erzegovina

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

Nella narrazione si trova la verità

L’offertadella guarigione

PAU L ELIE A PA G I N A 5

Rapporto della Conferenza Onusul commercio e lo sviluppo

I flussi finanziariillecitiminano il futuroin Africa

ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 2

Il tema del desiderioe della solitudine in Cesare Pavese

Un Orfeosceso nell’Adeper trovare se stesso

VALERIO CA PA S A A PA G I N A 4

È mortoil disegnatore argentino Quino

Fumetti di bambiniper parlare agli adulti

SI LV I A GUIDI A PA G I N A 5

Spunti di letturadella «Laudato si’»

Tra ecologiae antropologia

FRANCESCO SAV I N O A PA G I N A 6

La vita della Chiesa ad Amatricequattro anni dopo il terremoto

Unità e fratellanzaper la ricostruzione

TIZIANA CAMPISI A PA G I N A 7

Preparativi nei cinque continentie in quello digitale

Verso la Giornatamissionaria

PAGINA 11

Congregazione delle Cause dei santi

P ro m u l g a z i o n edi decreti

PAGINA 12

ALL’INTERNO

SA R A J E V O, 1. Due migranti sonostati uccisi e una ventina feriti, al-cuni in modo grave, in scontri fragruppi rivali di profughi, avvenutiieri sera, a Bihać, nel nordovestdella Bosnia ed Erzegovina, vicinoal confine con la Croazia.

Stando ai media regionali, si ètrattato di una rissa di massa. Gliincidenti sono scoppiati in un cam-po improvvisato presso il villaggiodi Žegar, alle porte di Bihać, ehanno coinvolto gruppi di afghanie pachistani, che si sono affrontaticon coltelli e bastoni. I responsabilidel duplice omicidio sono fuggiti evengono ricercati dalla polizia.Nella zona migliaia di migranti inmarcia lungo la rotta balcanica cer-cano di attraversare la frontiera conla Croazia per proseguire il viaggioverso l’Europa occidentale.

Un’altra tragedia dell’immigra-zione si è intanto consumata in Tu-nisia, dove la Guardia costiera harecuperato i corpi di sei migranti,tre donne e tre uomini, al largo diBen Guerdane. Lo riferiscono fontidella sicurezza. Stando alle primeindagini, i cadaveri potrebbero es-sere vittime di naufragio. Proprioieri erano stati tratti in salvo nellastessa zona 68 migranti subsaharia-ni a bordo di un gommone partitodalla Libia e diretto verso le costeitaliane. Sono in corso le operazio-ni di ricerca di altri corpi o even-tuali superstiti del naufragio.

NOSTREINFORMAZIONI

CO N T I N UA A PA G I N A 8

di ANDREA TORNIELLI

«I fedeli hanno diritto di sa-pere come usiamo le risor-se». Padre Juan Antonio

Guerrero Alves, Prefetto della Segre-teria per l’Economia (SPE), spiegain questa intervista con i media vati-cani lo stato dei conti della CuriaRomana nel bilancio 2019.

Padre Guerrero, lei ha appena presen-tato al Consiglio per l’Economia ilBilancio della Curia. In tanti chiedo-no al Vaticano di avviare una opera-zione trasparenza, di spiegare, a fedelie non, lo stato dei propri conti. Cosapuò dire attraverso noi a chi chiede dic a p i re ?

Chi chiede trasparenza ha ragione.L’economia della Santa Sede deveessere una casa di vetro. Questo èquel che il Papa ci chiede. Questo èl’impegno della SPE e il mio pro-prio, e questo è quello che vedo ne-gli altri organismi della Curia. Perquesto è stata avviata una riforma.Per questo sono state cambiate alcu-ne regole. Per questo è stato varato ilcodice appalti. Su questa strada an-diamo avanti. I fedeli hanno il dirit-to di sapere come usiamo le risorsenella Santa Sede. Non siamo pro-prietari, siamo custodi di beni cheabbiamo ricevuto. Per questo, nelpresentare il bilancio per il 2019,

Interventi del cardinale Parolin e dell’arcivescovo Gallagher

Negare la libertà religiosaè negare la natura umana

Il cardinale segretario di Stato Pie-tro Parolin è intervenuto al simpo-sio sul tema «Promuovere e difen-dere la libertà religiosa a livello in-ternazionale attraverso la diploma-zia», che ha avuto luogo mercoledì30 settembre all’ambasciata degliStati Uniti d’America presso laSanta Sede. Nelle osservazioni con-clusive, il porporato ha rimarcatocome negare la libertà di religionesignifichi negare la natura dell’esse-re umano; mentre l’a rc i v e s c o v oPaul Richard Gallagher, segretarioper i Rapporti con gli Stati, nelleconsiderazioni introduttive ha fattonotare che gli attacchi alla libertàreligiosa non giungono solo sottoforma di persecuzione ma ancheattraverso una vera colonizzazioneideologica. All’incontro sono inter-venuti anche l’ambasciatore statu-nitense presso la Santa Sede, Calli-sta Gingrich, e il segretario di Sta-to statunitense, Michael RichardPompeo. L’indomani mattina, gio-vedì 1° ottobre, Pompeo è giunto

in Vaticano per incontrare il cardi-nale Parolin, accompagnato dall’ar-civescovo Gallagher. Il colloquio —come ha riferito il direttore dellaSala stampa della Santa Sede — siè svolto «in un clima di rispetto,disteso e cordiale».

PAGINE 10 E 11

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienzal’Onorevole Armin Laschet,Ministro Presidente del LandNordreno-Vestfalia (Repub-blica Federale di Germania),con la Consorte, e Seguito.

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

l’Eminentissimo CardinaleMarc Ouellet, Prefetto dellaCongregazione per i Vescovi;

Sua Eccellenza MonsignorEduardo Maria Taussig, Ve-scovo di San Rafael (Argen-tina).

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pasto-rale della Diocesi di Pasto(Colombia), presentata daSua Eccellenza MonsignorJulio Enrique Prado Bola-ños.

Provvista di ChiesaIl Santo Padre ha nomina-

to Vescovo di Pasto (Colom-bia) Sua Eccellenza Monsi-gnor Juan Carlos CárdenasToro, finora Vescovo titolaredi Nova ed Ausiliare dell’Ar-cidiocesi di Cali.

Il Santo Padre ha nomina-to Presidente dell’Ufficio delLavoro della Sede Apostolicail Reverendissimo Monsigno-re Alejandro W. Bunge, Pre-lato Uditore del Tribunaledella Rota Romana.

Il Santo Padre ha nomina-to Direttore dell’Ufficio delLavoro della Sede Apostolicail Professor Pasquale Passa-lacqua, Professore di Dirittodel Lavoro presso la Facoltàdi Giurisprudenza dell’Uni-versità di Cassino e del LazioMeridionale.

vorremmo spiegare ai fedeli, nel mo-do più comprensibile possibile, qualisono le risorse della Curia Romana,da dove provengono e come vengo-no utilizzate.

Forse vale la pena allora fare prima unpasso indietro. Spiegare innanzitutto dicosa stiamo parlando. A volte si faconfusione fra la Curia di Roma e la

Chiesa tutta. A volte fra la Curia e il

Vaticano. Cosa è la Curia?

È vero. Dunque: innanzituttoquello che presentiamo non è il bi-lancio della Chiesa. Ci sono Confe-renze episcopali, diocesi, parrocchie,congregazioni e istituti religiosi, e

Page 2: L’Armenia pronta a riconoscere l’indipendenza del Nagorno ......da di alcuni fattori», ha precisato il premier. Lo riporta l’agenzia Inter-fax. Fino ad oggi l’Armenia non

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 venerdì 2 ottobre 2020

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Vertice straordinario a Bruxelles. Acceso confronto sullo stato di diritto

L’Unione europea divisanel negoziato sul Recovery fund

Rapporto della Conferenza Onu sul commercio e lo sviluppo

I flussi finanziari illecitiminano il futuro in Africa

BRUXELLES, 1. Mentre si apre oggi aBruxelles il vertice straordinariodell’Ue, le spaccature tra paesi par-tner ed istituzioni europee sullo sta-to di diritto incendiano il negoziatosu bilancio europeo e sul RecoveryFund. Incrinature così profonde, evi-denziano gli analisti politici, da farepaventare alla presidenza tedesca diturno dell’Ue ritardi e conseguenzesulla ripresa economica dell’Unione.

Nove paesi, sebbene per motiviopposti, hanno votato contro la pro-posta della Germania sulla condizio-nalità dello stato di diritto (il pas-saggio attraverso il voto dei Parla-menti) per l’accesso ai fondi Ue. Laproposta è passato solo a maggio-ranza qualificata, grazie anche al vo-to determinante dell’Italia.

Una nuova faglia, dunque, conPolonia e Ungheria all’attacco da unlato, e i paesi contrari (Paesi Bassi,Svezia, Finlandia, Austria, Danimar-ca) più Belgio e Lussemburgodall’altro. Una riedizione allargata diquanto era avvenuto la settimanascorsa, quando sette cancellerie (an-che in quel caso Polonia e Ungheriapiù i contrari) avevano posto il vetosulle ratifiche da parte dei Parlamen-ti nazionali del capitolo delle “risor-se proprie”, vincolando Bilancio Uee Recovery fund in un unico pac-chetto. Di fronte a questo scenario,l’ambasciatore tedesco che conduce inegoziati, Michael Clauss, ha am-messo: «E' aumentata la mia preoc-cupazione che con il dibattito accesosul meccanismo sullo stato di dirittonell’Ue e al Consiglio si vada sem-pre più incontro ad un bloccosull’insieme dei negoziati sul bilan-cio. Il programma continua ad esse-re ritardato. Già ora saranno moltoprobabilmente inevitabili ritardi».

A riprova delle parole di Clauss,fonti del Parlamento europeo hannofatto nuovamente filtrare la notiziache i negoziati, dopo cinque rounddi discussioni, sono ancora in fase distallo. «Dopo quello che è stato fat-to non è possibile non procederespeditamente. Ne parleremo ancheoggi a Bruxelles», ha dichiarato ilpresidente del Consiglio dei ministriitaliano, Giuseppe Conte.

Il dossier non è in agenda nel ver-tice odierno, convocato dal presiden-te del Consiglio europeo, CharlesMichel, principalmente per affronta-re questioni di politica estera, a par-tire dalle relazioni dell’Ue con laTurchia, ma non è da escludere che,vista la situazione, il tema sia solle-vato. Di sicuro sarà all’ordine delgiorno al summit di metà ottobre.

A Bruxelles si parlerà anche delrialzo dei contagi da covid-19 in di-versi paesi europei. Per far fronte al-la curva crescente dei casi, il gover-no spagnolo estenderà il lockdownparziale all’intera capitale, Madrid.Finora, solo alcuni quartieri eranostati sottoposti alla misura, che pre-vede il divieto di allontanarsi dallapropria zona, se non per motivi dilavoro o di salute.

Difficile situazione anche in Fran-cia (ieri ben 12.000 contagi), dove sifa sempre più concreta l’eventualitàdi un nuovo lockdown, con Parigi,Lione e Lille molto vicine alla sogliadi allerta massima per la diffusionedel virus e con i reparti di rianima-zione sempre più congestionati. Peril momento il premier chiederà aisindaci di adottare misure supple-mentari per cercare di tamponarel’impennata dei contagi. Nel vicinoBelgio i morti hanno superato i10.000; il paese è il terzo al mondoper tasso di mortalità.Il presidente della Commissione Ue von der Leyen (Reuters)

di ANNA LISA ANTONUCCI

La fuga di capitali, le pratichefiscali e commerciali illecite,le attività criminali come i

mercati illegali, la corruzione e ilfurto sottraggono all’Africa 89 mi-liardi di dollari l’anno, il 3,7 percento del prodotto interno lordodel Continente, che potrebbe esse-re utilizzato per migliorare i servizidi assistenza alla popolazione. Nona caso nei paesi africani in cui iflussi finanziari illeciti sono piùelevati, i governi spendono il 25per cento in meno, (rispetto ai pae-si in cui questi flussi sono bassi),per la salute e il 58 per cento inmeno per l’istruzione. E a pagare ilprezzo più alto degli effetti negati-vi di bilancio causati dalla fuga dicapitali sono le donne e le ragazze.È quanto rileva l’ultimo rapportodella Conferenza delle NazioniUnite sul commercio e lo sviluppo(Unctad) sull’Africa.

«I movimenti transfrontalieri didenaro e beni la cui fonte, trasferi-mento o utilizzo sono illegali, stan-no privando l’Africa e la sua gentedi prospettive future, minando latrasparenza e la responsabilità ederodendo la fiducia nelle istituzionilocali», ha dichiarato il segretariogenerale dell’Unctad, Mukhisa Ki-tuyi. La relazione stima, infatti, chequesti flussi sono quasi pari alleentrate annuali complessive chel’Africa ottiene per l’assistenza allosviluppo, stimate in 48 miliardi dieuro, e agli investimenti direttiesteri annuali, circa 54 miliardi didollari, ricevuti dai paesi africani.

Secondo i rilevamenti dell’Un-ctad, tra il 2000 e il 2015, il totaledei capitali illeciti che ha lasciatol’Africa ha raggiunto gli 836 miliar-di di euro, la maggior parte deiquali legati all’esportazione di pro-dotti estrattivi. Continuando così,se si calcola che il debito estero to-tale dell’Africa nel 2018 è stato di770 miliardi di dollari, il continentenon potrà che rimanere il «credito-re netto del mondo», sostiene ilrapp orto.

Inoltre è indubbio che questi in-genti flussi finanziari illeciti mina-no la capacità produttiva dell’Afri-ca e le prospettive per il raggiungi-mento degli Obiettivi di svilupposostenibile. Dunque senza un freno

a questa fuga di capitali, con le en-trate governative esistenti, secondoil rapporto, l’Africa non sarà ingrado di colmare l’ampio divario difinanziamento per raggiungere gliObiettivi di sviluppo, stimato in200 miliardi di euro l’anno, maneppure finanziare gli investimentitanto necessari, ad esempio, nelleinfrastrutture, nell’istruzione, nellasanità e nella capacità produttiva.

E ancora, la lotta alla fuga di ca-pitali e il conseguente investimentoin servizi di salute pubblica potreb-bero salvare la vita di molti bambi-ni. Un esempio fra tutti: in SierraLeone, il paese che ha uno dei piùalti tassi di mortalità sotto i cinqueanni (105 ogni 1.000 nati vivi nel2018), con maggiori investimenti insanità si potrebbero salvare 2.322bambini sui 258.000 nati ogni annonel paese. Così come la lotta con-tro la fuga di capitali potrebbe ge-nerare capitale sufficiente entro il2030 per finanziare quasi il 50 percento dei 2.400 miliardi di dollariche i paesi dell’Africa subsaharianadevono stanziare per mitigare icambiamenti climatici.

Infine, la perdita di gettito fisca-le causata dai flussi finanziari illeci-ti è particolarmente costosa perl’Africa. Solo nel 2014, si stima cheil continente abbia perso 9,6 mi-liardi di dollari, pari al 2,5 per cen-to del gettito fiscale totale. Ma iflussi finanziari illeciti non sonosolo una preoccupazione per l’Afri-ca. Si tratta infatti, come ha dichia-rato il presidente nigerianoMuhammadu Buhari di un proble-ma «multidimensionale e transna-zionale. Come l’immigrazione,hanno paesi di origine e di destina-zione, e ci sono diversi luoghi ditransito». «L’intero processo di mi-tigazione dei flussi finanziari illecitisi sovrappone quindi a diverse giu-risdizioni», ha aggiunto.

Che fare dunque? La relazionedell’organizzazione delle NazioniUnite suggerisce che le soluzioni alproblema devono passare attraversola cooperazione fiscale internazio-nale e le misure anticorruzione. Lacomunità internazionale deve dedi-care maggiori risorse alla lotta con-tro i flussi finanziari illeciti, com-preso il rafforzamento della capaci-tà delle autorità fiscali e doganalinei paesi in via di sviluppo.

Belarus: il Consiglioeuropeo chiede

nuovo votoe sanzioni

BRUXELLES, 1. Il Consiglio europeo«condanna le inaccettabili violenze»contro manifestanti pacifici, esprime«pieno sostegno» ai cittadini dellaBelarus per il loro diritto a eleggereil loro presidente «attraverso nuoveelezioni libere e senza condiziona-menti esterni» e chiede che venganoadottate al più presto adeguate «mi-sure restrittive», ovvero sanzioni.

E' quanto si legge nella bozza del-le conclusioni che i leader dell’Uetroveranno sul tavolo nel verticestraordinario convocato oggi dalpresidente, Charles Michel.

Intanto, il cancelliere tedesco,Angela Merkel, ha reso noto che in-contrerà a breve SvetlanaTikhanovskaya, leader dell’opp osi-zione bielorussa, nonché ex candida-ta alla presidenza. Tikhanovskayache ha iniziato a formare un “gover-no ombra” a Minsk. Lo riporta uncomunicato sul suo canale Telegram,secondo il quale ha nominato GarriPogonyailo, un importante avvocatobielorusso e attivista per i dirittiumani, commissario per i Dirittiumani. L’economista Ales Alekhno-vich è stato invece nominato com-missario per le Riforme economiche,dice il comunicato. «Per garantireuna nuova elezione presidenziale,continuo il mio lavoro per unire tut-te le forze democratiche della societàbielorussa», ha precisato Tikhanov-skaya in dichiarazioni riportatedall’agenzia di stampa Interfax.

Sulla crisi con la Grecia nel Mediterraneo orientale

Erdoğan: l’Ue sia imparziale

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan (Afp)

In Togo una donnacapo del governo

Nominato il liberale fiammingo Alexander De Croo

Dopo 493 giorni il Belgio ha un premier

BRUXELLES, 1. Sedici mesi dopo leelezioni politiche, il Belgio ha unnuovo primo ministro.

Alexander De Croo, liberalefiammingo, già vicepremier e mi-nistro delle Finanze uscente, èstato indicato dalla coalizione disette partiti che lo sostiene comecapo del Governo di un paese di-viso politicamente, linguistica-mente e culturalmente tra le co-munità fiamminga e quella vallo-na. I nazionalisti, maggioranzanelle Fiandre, saranno all’opp osi-zione.

LOMÉ, 1. Per la prima volta dall’in-dipendenza del Togo, la carica dicapo del governo sarà ricoperta dauna donna. Il suo nome è VictoireTomegah Dogbe e dovrebbe an-nunciare il suo esecutivo entro po-chi giorni. La nomina arriva settemesi dopo le elezioni presidenzialidel 22 febbraio e a seguito di unrimpasto di governo previsto matardato dalla pandemia dopo lacontroversa rielezione di FaureGnassingbé, che governa dal 2005,quando è subentrato al padre allaguida del paese per 38 anni.

Dogbe sostituisce Komi SelomKlassou, che venerdì si è dimesso.Ha avuto diversi incarichi sotto ilgoverno di Gnassingbé negli ultimidieci anni, tra i quali quelli di capodi stato maggiore e direttore del ga-binetto del presidente. È stata mini-stra della Gioventù e dello Svilup-po economico generale. Coinvoltanella lotta contro la disoccupazionegiovanile e la povertà, ha introdottoriforme ritenute di successo. Primadi entrare in politica, ha lavoratoanche con il Programma dell’O nuper lo sviluppo (Undp).

L’accordo raggiunto tra i settepartiti ha messo la parola fine a unacrisi politica durata ben 493 giornied iniziata dalle elezioni legislativedel 26 maggio del 2019, dopo la ca-duta del governo federale di CharlesMichel, che attualmente ricopre lacarica di presidente del Consiglioeuropeo. Ci sono voluti dunque piùdi dieci tentativi dal voto — tra mis-sioni esplorative e iniziative politiche— per concordare l’obiettivo comu-ne. De Croo, 44 anni, sposato e condue figli e con alle spalle una carrie-ra da imprenditore, prenderà dun-

que il posto di Sophie Wilmés, incarica per gli Affari correnti dal 2019con un Esecutivo di minoranza, cheha dovuto gestire la crisi seguita alcoronavirus. Sarà il primo premierfiammingo dal 2011. L’alleanza chesostiene De Croo è formata da seipartiti che provengono dalla famigliesocialista, liberale e ambientalista,più il Cd&V, il partito della Demo-crazia cristiana fiamminga. Dallastanza dei bottoni escono i naziona-listi fiamminghi del N-Va, il primopartito nelle Fiandre, al potere inBelgio tra il 2014 e il 2018.

AN KA R A , 1. L’Ue assuma una «posi-zione imparziale» sulla questionedelle esplorazioni nel Mediterraneoorientale e non deve più sostenerein modo «incondizionato e ingiu-sto» la Grecia. Lo ha chiesto il pre-sidente turco, Recep TayyipErdoğan, in una lettera inviata aileader dell’Ue alla vigilia del Consi-glio europeo straordinario, che po-trebbe imporre sanzioni ad Ankara.

«Spero che l’Ue sostenga i nostripensieri, abbandoni la posizione fa-ziosa contro la Turchia e smetta didare sostegno incondizionato e in-giusto al discorso massimalista dellaGrecia e dell’amministrazione gre-co-cipriota», ha scritto Erdoğan, so-stenendo che la politica di Ankaramira a proteggere i suoi diritti so-vrani e la giurisdizione riguardo al-la sua piattaforma continentale e agarantire i diritti dei turco-cipriotisull’accesso alle risorse energetiche.

Il presidente, secondo quanto ri-ferito dall’agenzia di stampa turcaAnadolu, ha affermato che trovareuna soluzione pacifica alla questio-ne del Mediterraneo orientale è re-sponsabilità comune di tutti e chel’Ue dovrebbe evitare di prendereprovvedimenti che potrebbero ag-gravare ulteriormente la crisi.

Erdoğan ha poi definito «ingiu-ste» le richieste della Grecia allaTurchia di sospendere le attività diricerca di idrocarburi nel Mediterra-neo orientale e ha ribadito l’imp e-gno della Turchia ad avviare undialogo senza precondizioni.

Nel messaggio, inviato ai re-sponsabili delle istituzioni di Bru-xelles e ai capi di stato e di gover-no dell’Unione, ad eccezione diGrecia e Cipro, il leader di Ankaraha sottolinea l’importanza delle re-lazioni Ue-Turchia e «i progressi

fatti al riguardo» sotto i suoi go-verni.

«Trovare una soluzione pacifica egiusta ai problemi nel Mediterraneoorientale è una nostra responsabilitàcomune», conclude la lettera delpresidente della Turchia.

Page 3: L’Armenia pronta a riconoscere l’indipendenza del Nagorno ......da di alcuni fattori», ha precisato il premier. Lo riporta l’agenzia Inter-fax. Fino ad oggi l’Armenia non

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 2 ottobre 2020 pagina 3

Dopo il primo confronto televisivo in vista del voto negli Usa

Biden in testanei sondaggi

La Casa Bianca minaccia di chiudere l’ambasciata se gli attacchi continueranno

Razzi contro soldati Usa in IraqIl covid pesasull’economiastatunitense

WASHINGTON, 1. Il covid pesasull’economia Usa, ma non trop-po. Nel secondo trimestre del2020 il pil (prodotto interno lor-do statunitense) è crollato del31,4%. È quanto comunica il Bu-reau of Economic Analysis dif-fondendo nella seconda lettura.La flessione è leggermente menopeggio delle attese, gli analistiscommettevano su un -31,7%. Co-me sta accadendo praticamentein tutti i paesi del mondo le atte-se per il terzo trimestre sono perun recupero record. Il dato statu-nitense si confronta con il meno11,8% dell’area euro.

Va detto, come giustamentenotano gli esperti, che negli Usail calcolo avviene in modo diffe-rente. Eurostat e gli istituti distatistica dei paesi europei calco-lano il dato in base a quantoquanto effettivamente rilevato neitre mesi considerati. Negli Usa ilBureau of Economic Analysis(Bea) ottiene il valore trimestralecon dati annualizzati: ogni trime-stre riporta il livello della produ-zione realizzata nei tre mesi mol-tiplicata per quattro (annualizza-ta), come se l’economia mante-nesse costante il livello di attivitàdel trimestre in questione.

Questo significa che in realtàla situazione dell’economia Usa èmigliore di quanto possa sembra-re. I dati parlano chiaro: nel me-se di settembre sono stati creati749.000 nuovi posti di lavoro nelsettore privato, quasi 100mila inpiù delle previsioni e il rialzo piùforte in tre mesi. I compromessiper l’acquisto di case negli StatiUniti sono saliti in agostodell’8,8%. Il dato è superiore alleattese degli analisti, che scom-mettevano su un aumento del3,1%. La corsa verso il mattone,affermano gli esperti, è favoritadai bassi tassi di interesse e dallapandemia che ha spinto a rivede-re l’utilizzo della casa.

WASHINGTON, 1. Nel primo sondag-gio pubblicato dopo il duello televi-sivo tra Donald Trump e Joe Biden,quello di YouGov condotto per con-to dell’Economist, il candidato de-mocratico appare in testa di ottopunti. Biden ottiene infatti il 50%dei consensi, contro il 42% diTrump. Per il sito specializzatoRealClearPolitics, che calcola la me-dia dei principali sondaggi, a pocopiù di un mese dal voto Biden risalecon un vantaggio di 6,6 punti sulpresidente in carica.

Secondo la Commissione per i di-battiti presidenziali, il confronto traTrump e Biden ha mostrato la ne-cessità di «una struttura addiziona-le» al format «per garantire una di-scussione più ordinata». La Com-

missione ha espresso apprezzamentoper la professionalità dal giornalistadi Fox News Chris Wallace, che hamoderato il dibattito di martedì.Tuttavia, ha annunciato che prestoverranno rese note nuove regole invista dei prossimi duelli tra i duecandidati.

Nel frattempo, scoppia la polemi-ca in casa repubblicana. «Non con-dannare il suprematismo bianco èinaccettabile» ha detto il leader deisenatori repubblicani, Mitch Mc-Connell, riferendosi a una domandafatta a Trump durante il confrontotelevisivo alla quale — secondo molti— il presidente non avrebbe rispostoin maniera adeguata. Trump ha cer-cato di fare chiarezza. «Le milizie diestrema destra dovrebbero allentarela tensione e lasciar fare il suo lavo-ro alla polizia» ha detto il presiden-te ai giornalisti alla Casa Bianca.

Secondo fonti di stampa, McCon-nell avrebbe incontrato già due vol-te Trump chiedendogli di smetterladi attaccare il voto via mail nel ti-more che la retorica del presidentepossa impedire ad elettori repubbli-cani di votare per posta, in partico-lare i più anziani ai quali le misureanti covid danno il diritto di votarein questo modo anche negli stati,come per esempio il Texas, che nonhanno leggi permissive sul voto perp osta.

Intanto, il confronto — giudicatoda molti “il peggiore della storia” —continua ad alimentare le polemi-che.

«Il dibattito doveva essere sugliamericani. Ma Donald Trump guar-da gli americani dall’alto in basso epensa solo ai super ricchi» ha dettoBiden ieri, all’indomani del primoduello. Il candidato democratico haaccusato il presidente di aver tra-sformato il confronto in una rissa:«E' una questione di dignità e di ri-spetto» ha detto Biden in partenzaper un tour elettorale in treno neidue swing state dell’Ohio e dellaPennsylvania. «Il comportamentodel presidente Trump durante il di-battito è una vergogna nazionale».

Toni molto simili quelli usatidall’inquilino della Casa Bianca.«Biden distruggerà il nostro Paese,votate subito» ha detto Trump.Nessuno — a suo giudizio — vuole ilcandidato democratico «inclusa lasinistra radicale che ha perso. Hamancato di rispetto a Bernie San-ders, chiamandolo un perdente».Biden «vuole sovraffollare la CorteSuprema e quindi rovinarla» ha ag-giunto ancora riferendosi alla possi-bilità, mai sostenuta ufficialmentedai democratici, di aumentare il nu-mero dei giudici nel massimo orga-no giudiziario americano.

Chiedono più assistenza sanitaria

Perú: gli indigeni bloccanol’oleo dotto

TEHERAN, 1. Erano diretti contro i soldati americani itre razzi che ieri sera hanno colpito località nel Kurdi-stan iracheno, non lontano dall’aeroporto di Erbil dovesono di stanza le truppe Usa. A sostenerlo sono le au-torità curde, che accusano dell’attacco alcuni gruppi ar-mati vicini — dicono queste fonti — all’Iran.

«Sei razzi sono stati lanciati dalla provincia di Niniveprendendo di mira l’aeroporto di Erbil, dove hanno sedele truppe statunitensi» si legge in un comunicato delleautorità curde. Gli Stati Uniti minacciano di chiudere la

loro ambasciata e lasciare il Paese a causa dei frequentiattacchi ma il ministro degli Esteri iracheno Fouad Hus-sein ha definito questo atteggiamento pericoloso. «Un ri-tiro americano potrebbe spingere altri Paesi a ritirarsi, in-debolendo la coalizione antiterrorismo in Iraq», ha dettoHussein. In questo senso, «sarebbe pericoloso perché ilterrorismo minaccia tutta la regione». In meno di un an-no circa 40 attacchi di artiglieria sono stati compiuti con-tro la sede dell’ambasciata Usa a Baghdad e contro di-verse basi americane nel Paese arabo.

Ispezioni dell’Aieain due sitinucleariiraniani

TEHERAN, 1. L’Agenzia internazio-nale per l’energia atomica (Aiea)ha reso noto ieri che i suoi ispet-tori hanno avuto accesso anche alsecondo dei due siti iraniani dovesi sospetta che nei primi anniDuemila potrebbero essere statecompiute attività nucleari segrete.Come in occasione dell’isp ezioneall’altro sito, avvenuta all’inizio disettembre, gli esperti hanno rac-colto alcuni «campioni ambienta-li» che saranno poi analizzati neilaboratori dell’agenzia specializza-ta dell’Onu. I risultati sono attesitra non meno di due mesi.

In precedenza, la Repubblicaislamica aveva rifiutato l’accesso aidue siti , la cui esatta collocazionenon è stata resa nota, sostenendoche le relative ispezioni non fosse-ro previste dall’accordo sul nuclea-re del 2015 e giudicando la que-stione frutto di pressioni da partedi Israele e Stati Uniti.

Poche settimane fa l’Aiea avevadenunciato che le riserve di uranioa basso arricchimento dell’Iranhanno raggiunto un livello oltredieci volte superiore a quello con-sentito dall’accordo sul nucleare.Le autorità iraniane avevano affer-mato di aver superato i limiti con-sentiti dall’accordo in risposta allapolitica degli Stati Uniti.

Brasile: ottimismosull’a c c o rd o

tra Uee Mercosur

BRASÍLIA, 1. Il ministro dell’Agri-coltura brasiliano, Tereza CristinaCorrêa da Costa Dias, è convintache l’accordo tra Unione europeae il Mercosur (il mercato comunedell'America del Sud) diverrà unarealtà nonostante le difficoltà in-contrare finora. «L’accordo — haspiegato — è molto vantaggiosoper entrambi i blocchi. L’agricol-tura europea non cresce da moltianni». Lo scorso agosto il cancel-liere tedesco Angela Merkel avevasollevato «seri dubbi» sull’effica-cia dell’accordo. Tereza Cristinaha commentato affermando che ilprincipale problema dell’a c c o rd onon sono questioni politiche mal’impatto delle misure sulle dueeconomie.

Cortei in Messico per dire noalla violenza contro le donne

CITTÀ DEL ME S S I C O, 1. Scontri nel-la capitale messicana tra la polizia eun gruppo di manifestanti che chie-devano giustizia contro i crimini egli abusi sulle donne. «Scusate ildisturbo, ma ci state massacrando»recitava uno degli slogan delle ma-nifestanti.

Protette dagli scudi sottratti aipoliziotti che hanno resistito perore a una pioggia di pietre, bastonie lattine, avvolte dai fumogeni rossie verdi, migliaia di donne hannoagitato i manganelli conquistati du-rante una delle tante cariche. Leproteste sono poi proseguite sottola sede del Palazzo del Governo diCittà del Messico.

A scatenare le violenze è statal’occupazione, avvenuta più volte,della sede della Commissione per idiritti umani da parte delle manife-stanti. Una presa di posizione forteche ha rilanciato il conflitto sociale

e, soprattutto, riacceso i riflettorisulla piaga della violenza contro ledonne che attanaglia il Paese.

Nelle ultime settimane, a seguitodi numerosi femminicidi rimasti ir-risolti, sono state organizzate diver-se manifestazioni in tutto il Paese.

I dati parlano chiaro. Nei primisette mesi dell’anno sono stati regi-strati già 2.240 femminicidi. Tra gliomicidi che recentemente hannocausato più scalpore e polemiche cisono quelli di Alondra Gallegos,uccisa nello stato di Coahuila, e diJessica Gonzalez, massacrata nellostato di Michoacán.

È un’emergenza senza preceden-ti. L’anno scorso gli omicidi dolosisono stati 34.608 e 1.012 i femmini-cidi, le cifre più alte da quando cisono i registri. Secondo gli esperti,ogni giorno in Messico vengonouccise circa dieci donne.

L’Onu chiede al governo colombianodi bloccare la miniera che minaccia i nativi

BO GOTÁ, 1. Il relatore speciale delleNazioni Unite sui diritti umani el’ambiente, David Boyd, ha chiestoalla Colombia di sospendere, alme-no temporaneamente, le attività del-la miniera di carbone di El Cerre-jón, nel sud-est del dipartimento diLa Guajira. Tale attività — ha spie-gato — danneggia gravemente l’am-biente e la salute della popolazioneindigena Wayúu.

«Chiedo alla Colombia di attuarele direttive della sua Corte costitu-zionale e di fare di più per proteg-gere la vulnerabile comunità dellariserva indigena provinciale dallacontaminazione della miniera e dacovid-19», ha detto Boyd. Il relatoreha spiegato che il fatto di respirarearia inquinata e la mancanza di ac-cesso all’acqua potabile a causa del-le attività minerarie aumenta il ri-schio di malattie. Inoltre — ha ri-marcato — durante la pandemia

questa situazione può diventare unaminaccia mortale.

Nonostante la decisione giudizia-ria emessa lo scorso dicembre cheordina alle autorità colombiane e aiproprietari della miniera di miglio-

rare la qualità dell’aria e ridurrel’impatto dell’attività sulla comuni-tà, l’esperto ha indicato che non so-no state prese misure sufficienti perproteggere i membri della comunitàWayúu nella riserva indigena.

Gli indigeni che hanno occupato la stazione petrolifera in Perú

LIMA, 1. La compagnia petroliferastatale peruviana Petroperu ha de-nunciato ieri che circa 150 membri diuna comunità indigena hanno occu-pato una stazione di distribuzionedell’Oleodotto nordperuviano (Onp)chiedendo al governo miglioramentinell’assistenza sanitaria e nella quali-tà della vita.

In un comunicato diffuso a Limala compagnia ha indicato che «apartire dal pomeriggio del 28 set-tembre un folto gruppo di indigeni,armati di lance, si sono concentratiillegalmente nella stazione n.5dell’Onp, nell’Amazzonia peruvia-na, dove permangono nel quadro diuna misura di forza per ottenerequanto sollecitano».

I media locali segnalano che gliindigeni che partecipano alla prote-sta fanno parte delle comunità cha-pra, kandoshi, kichwa, shawi,achuar, awajun e wampis. Essi esi-gono che la totalità degli introitiprovenienti dalle attività nella zonadi Datem del Mara¤¢n siano desti-nati a spese sociali per le comunitànative. Petroperu ha reso noto cheper precauzione ha disposto l’eva-cuazione di tutto il personale dellastazione, senza precisarne il numero.L’impianto si trova nella regione pe-ruviana di Loreto, a 1.000 chilometria nord-est di Lima.

Le miniere di El Cerrejón in Colombia

Da Washingtonnuove sanzioni

contro il governodi Assad

DA M A S C O, 1. Nuove sanzioni Usacontro la Siria di Bashir al-Assad.Il Dipartimento del Tesoro e ilDipartimento di Stato Usa hannoannunciato ieri misure contro 13entità e personalità siriane — com-presi il capo dei servizi d’intelli-gence, Husam Muhammad Lou-ka, e il governatore della Bancacentrale, Hazem Younes Karfoul— tutte considerate elementi chia-ve del governo di Assad. «Gli Sta-ti Uniti — ha assicurato il segreta-rio al Tesoro Steven Mnuchin —continueranno a usare tutti i mez-zi e l’autorità per agire contro lefinanze di chiunque tragga benefi-cio dagli abusi del regime di As-sad contro il popolo siriano o lifaciliti».

In un tweet il segretario di Sta-to Mike Pompeo ha denunciatocome le azioni del governo di As-sad «tormentino il popolo sirianoe prolunghino invano le loro sof-ferenze» e ha ribadito come«l’unica via sia la risoluzione 2254del Consiglio di Sicurezza Onusulla soluzione politica del conflit-to». Le sanzioni «rientrano nelcontinuo impegno del governoamericano per arrivare a una solu-zione pacifica e politica del con-flitto siriano» ha sottolineato ilDipartimento del Tesoro.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 venerdì 2 ottobre 2020

di VALERIO CA PA S A

Immaginate un ragazzo di 15 anni emezzo, che una sera di primaveraalza gli occhi verso il cielo e scrive:«Infinito stellato, tu, la notte allamente / che ti sta ansiosa dici che

sei il mistero; / il giorno efimero ti na-sconde allo sguardo, / il giorno che è nul-la nell’immenso tuo, / il giorno che è tuttala vita dell’uomo. / Infinito oscuro, stella-to, / solo al tuo silenzio comprende l’uo-mo / che tra un’eternità tu gli sarai ancoraun mistero, / sempre un mistero».

Era quasi un secolo fa, il mondo eramolto diverso dal nostro, eppure quell’an-sia del mistero si affacciava notturna e si-lenziosa, inconfessabile tra le chiacchiere ela frenesia del giorno. Doveva apparire in-solita anche ai suoi amici liceali, che du-rante il primo fascismo vivevano già difervori culturali e politici, oltre che mon-dani. Troppo poco per Cesare Pavese, di-ciotto anni e un mistero che lo inquietasia fuori sia dentro: «Le ho sofferte ancortroppo poco le donne. (Sempre da lonta-no, però, sempre da lontano!) Pensa chestarei al supplizio della corda pur di cono-scerne una da vicino. Non mica il corpo.Ci son le statue greche e le puttane perquello. Ma l’anima, l’anima, un po’ d’ani-ma che mi dica che non è vero che io siaun nulla nel mondo, ma che valgo un af-fetto, un po’ d’interessamento almeno.Macché! Mi si risponde che non so balla-re e che non ho maniere. Cerco questo ioforse, perdio? Basta, piantiamola lì» (aGiorgio Curti, 6 ottobre 1926).

Dove trovarla, mentre tutti ballano,un’anima capace di non farci sentire nul-la? Ebbe anche lui le sue avventure, cheperò, anziché esaltarlo, come succede achi chiede poco, gli lasciavano l’amaro inbocca: «Tu sei per me una creatura triste,/ un fiore labile di poesia, / che,nell’istante stesso che lo godo / e tentoinebriarmene, / sento fuggire lontano /tanto lontano, / per la miseria dell’animamia, / la mia miseria triste. / Quando tistringo pazzamente al cuore / e ti suggola bocca, / a lungo, senza posa, / sono tri-ste, bambina, / perché sento il mio cuoretanto stanco / di amarti così male» (Tu seiper me una creatura triste).

L’amore, quando arrivava, finiva per de-ludere: «Mi sei venuta accanto / collapromessa viva di un’aurora, / sconvolgen-domi il sangue / come un grande tesoro /che si potrà conoscere / e possedere fino asazietà. / Racchiudevi un mistero di dolo-re / e di gioia profonda, sconosciuta». La

promessa rimaneva strozzata in gola: «Eda quel giorno buio / dinanzi al tuo ricor-do / per tutta l’esistenza / dovrò soffrireancora / la febbre del mistero che ho per-duto» (Per tutta l’esistenza).

Aspettava con l’ostinazione che France-sco De Gregori fotografò in una strofa diAl i c e : «E Cesare perduto nella pioggia staaspettando da sei ore il suo amore balleri-na, e rimane lì a bagnarsi ancora un po’ eil tram di mezzanotte se ne va». Chiunquesi sarebbe rassegnato prima, avrebbe intui-to saggiamente che certi appuntamentinon possono che andare in buca. Non va-le solo per una ballerina: «Qualcuno ci hamai promesso qualcosa? E allora perchéattendiamo?» (Il mestiere di vivere, 27 no-vembre 1945).

Eppure quello che aspettiamo non arri-va: «In nessun luogo trovo più una pietra/ dove posare il capo. / Tutte le cose mihanno presa l’anima, / l’hanno accesa esconvolta, / e poi lasciata stanca / a mor-dere se stessa. / Vertiginosamente / mihan bruciato negli occhi / visioni di infini-ti paradisi / posti tanto lontano, / ma ap-pena vi giungevo / erano cose vane, / pie-ne di tanto tedio e tanto orribili / che do-vevo fuggire. / E la mia anima stanca /tornava a divorarsi / di desiderio feroce».Ve n t ’anni: come si saranno sentiti i suoiamici accanto a un’insoddisfazione così in-colmabile? Quell’anima era, come quelladel suo Orfeo nei successivi Dialoghi conLeucò, «inconsolabile»: «Insaziabile anima/ che mi trascini sempre più lontano / eogni passo è una nausea più grande» (Innessun luogo trovo più una pietra).

La delusione, infatti, trascina con sé lanausea, dal momento che, camminando«per le vie affollate», «tutti intorno ci ur-tano», ma non ci conoscono: «alle lacri-me, il mondo non risponde / e, se infuria-mo, siamo una pietà» (La nausea da bor-dello). Meglio nascondere le lacrime in undiario, tanto nessuno offre risposte, enemmeno condivide le domande. «È stra-no, poi ci si vede e ognuno fa la sua vitacon indifferenza dell’altro. Una da solopensa: stare insieme, parlare adagio, cam-minando, di cose insolite perché non siosano dire sempre, costruirsi colle paroleun’ora di paradiso saggio, colla vicinanzadella persona corporale dell’altro (...). Cisi vede e tutto questo scompare» (a TullioPinelli, 30 maggio 1929). Sarà sempre così,

fino all’ultima pagina del Mestiere di vive-re : «Ti stupisci che gli altri ti passino ac-canto e non sappiano, quando tu passi ac-canto a tanti e non sai, non t’i n t e re s s a ,qual è la loro pena, il loro cancro segre-to?» (17 agosto 1950).

Insopportabile questa estraneità conti-nua, questo assurdo urtarci fra di noi: ge-nera «il disgusto — non lo nausea di que-sto o di quello, di una serata o di una sta-gione, ma lo schifo di vivere, di tutto e ditutti, del tempo che va così presto eppurenon passa mai» (Tra donne sole, XIV).

Il fastidio di trovarsi in mezzo agli altrie scoprirsi soli: «Pensavo invece, rientran-do la sera, ai discorsi che avevo fatto contutti ma a nessuno avevo detto ch’ero solocome un cane» (Il compagno). «Che cosaimporta di vivere con gli altri, quando di

tutte le cose veramente importanti per cia-scuno ciascun altro s’infischia?» (Il mestie-re di vivere 25 dicembre 37). «Vivere tra lagente è sentirsi foglia sbattuta. Viene il bi-sogno d’isolarsi, di sfuggire al determini-smo di tutte quelle palle da biliardo» (ibi-dem 13 gennaio 1949).

Non basta stare con gli altri, anzi pro-prio lì esplode il problema: «Scambiamosimboli e parole, scambiamo percosse, citendiamo la mano, ci asciughiamo a vicen-da il sudore, ma alla fine del giorno, spos-sati, ci accorgiamo che con noi non c’ènessuno. Eppure sappiamo che tutta lanostra fatica aveva quest’unico scopo dinon lasciarci a mani vuote. Si può accetta-re questo?» (La selva). Contraddizione in-sanabile: siamo insieme, non ci tocchiamomai. Guai, del resto, a non avvertire que-sto muro: cosa saremmo se ci sentissimoin pace, «se svanisse il mistero, se la nottenon fossimo soli»? «Saremmo più mortidei morti. Ignoreremmo di volere qualco-

sa. Ignoreremmo che il prossimo — la cittàla donna — essendo soltanto mistero, at-tende da noi la percossa e la mano, atten-de di essere svegliato e tormentato, messodi fronte al suo dolore e al suo mistero».

Chiamerà Lavorare stanca la poesia incui implora una donna di costruire insie-me una casa: «Ci sono d’estate / pomerig-gi che fino le piazze son vuote, distese /sotto il sole che sta per calare, e quest’uo-mo, che giunge / per un viale d’inutilipiante, si ferma. / Val la pena esser solo,per essere sempre più solo? / Solamentegirarle, le piazze e le strade / sono vuote.Bisogna fermare una donna / e parlarle edeciderla a vivere insieme. / Altrimenti,uno parla da solo». Tremendo, diretto:«Se fossero in due, / anche andando perstrada, la casa sarebbe / dove c’è quelladonna e varrebbe la pena». Vale la penavivere? È la sua grande domanda, o me-glio — come scriveva Albert Camus apren-do Il mito di Sisifo — «vi è solamente unproblema filosofico veramente serio: quel-lo del suicidio. Giudicare se la vita valga onon valga la pena di essere vissuta, è ri-spondere al quesito fondamentale della fi-losofia».

Vale la pena? Da soli no. Dev’e s s e rc iqualcuno per cui alzarsi al mattino e rico-minciare: «Ci sarà certamente quella don-na per strada / che, pregata, vorrebbe darmano alla casa» (Lavorare stanca). Pavesene era certo. Altrimenti, «se si è soli, nonc’è chi: anche l’io se ne scompare» (Il me-stiere di vivere 25 novembre 1937). Perciòandò sempre verso gli altri: «La solitudineche Lei sente, si cura in un solo modo,andando verso la gente e “donando” inve-ce di “r i c e v e re ”». Così rimproverava il 30maggio 1943 Fernanda Pivano: «Fin cheuno dice “sono solo”, sono “estraneo esconosciuto”, “sento il gelo”, starà semprepeggio. È solo chi vuole esserlo, se ne ri-cordi bene. Per vivere una vita piena e ric-ca bisogna andare verso gli altri, bisognaumiliarsi e servire. E questo è tutto».

Ma non ci si può accomodare neanchenel matrimonio, nella vita facile e in nien-te del genere: «After all neither marriagenor easy living nor anything of that sortcan suffice» (a Doris Dowling, 19 luglio1950). Accadono istanti meravigliosi, miti-ci, «ma gli istanti mortali non sono unavita. Se io volessi ripeterli perderebbero ilfiore. Torna sempre il fastidio» (Le Muse).Si è portato addosso questo strazio lungotutta la sua strada, fin da quando, mentreda ragazzo mangiava il gelato, si chiedeva

Il tema del desiderio e della solitudine in Cesare Pavese

Un Orfeo sceso nell’Adeper trovare se stesso

“quanto durerà?” (19lulgio 1950). Non acca-deva lo stesso dalla not-te dei tempi? Iacinto eApollo «per sei giorni»pare si siano amati, mapoi — per una «leggefatale» — al dio «vennevoglia di andarsene», eallora non per «disgra-zia» ma per «capriccio»uccise il ragazzo. Sì, ma«quell’ansiosa speranzache fu il suo morire fupure il suo nascere», fucomunque una bellaesperienza. «Eros. Chealtro vorresti, Tànatos,per lui? Tànatos. Che ilRadioso lo piangessecome noi. Eros. Tuchiedi troppo, Tànatos»(Il fiore).

Pavese ha chiestotroppo (ed è l’unica co-sa che vale la penachiedere: solo quel cheè inafferrabile merita diessere rincorso e pian-to): cercava addiritturaun dio capace di pian-gere per l’uomo. Vivevail tormentoso dilemma

di un’anima sensibile in un mondo cheprocede ad altezze più basse: «O torneròcristiano fervente o mi ammazzerò o di-venterò matto o mi adatterò alla vitaccia:questo è il continuo balletto che suonanole mie idee» (a Giorgio Curti, 22 ottobre1926). I suoi coetanei erano qualcosa dipiù che bravi ragazzi: sarebbero diventatifilosofi, editori, artisti. Lui scriveva, e nonsoltanto per coltivare una passione.

A vent’anni con il suo professore fu, co-me sempre, netto: «Scribacchio, vomitopoesie, per avere un terreno, un punto sucui fermarmi e dire “Sono io”. Per provarea me stesso di non essere nulla» (ad Au-gusto Monti, 23.8.28).

Stava finendo il liceo, e sapeva su qualestrada incamminarsi per cercare se stesso.È l’unica cosa che si insegue sempre, co-me farà ammettere, qualche anno dopo, alsuo Orfeo disceso nell’Ade per riacciuffareEuridice: in realtà «ho cercato me stesso.Non si cerca che questo» (L’inconsolabile).In fondo al cuore di quel diciottenne la ri-cerca era una sola: «L’unico appoggio chemi resta al mondo è la speranza che io

valga, o varrò, qualcosa colla penna» (aMario Sturani, 10 maggio 1926). Era cosìche non voleva perdersi: scrivendo. Imma-giniamo, appunto, questo ragazzo che staper maturarsi, e che vuole diventare unoscrittore, immaginiamone le incertezze sulfuturo. E poi spostiamoci di ventiquattroanni, dai diciotto ai quarantadue. Cesare,ce l’hai fatta. Ricordi i tuoi sogni da ra-gazzo? Ora hai tradotto Moby Dick e Da-vid Copperfield, hai messo su la casa editri-ce Einaudi, hai scritto poesie, dialoghi, Lacasa in collina, La luna e i falò... «In fon-do, tu scrivi per essere come morto, perparlare da fuori del tempo, per farti a tuttiun ricordo. Questo per gli altri, ma perte? Essere ricordo, molti ricordi, ti basta?Essere Paesi tuoi, Lav. stanca, il Compa-gno, i Dialoghi, il Gallo?» (Il mestiere div i v e re 10 aprile 1949).

Non basta neanche quello che facciamo.Ta n t ’è che alla fine Pavese vince il PremioStrega: «A Roma, apoteosi. E con que-sto?» (ibidem 24 luglio 1950). Ma cosa puòfarsene? L’aveva sempre sospettato: «C’èuna cosa più triste che fallire i propriideali: esserci riusciti» (ibidem 18 dicembre1937). Ora lo sa ancora di più: «Nel miomestiere dunque sono re. In dieci anni hofatto tutto. Se penso alle esitazioni di allo-ra. Nella mia vita sono più disperato eperduto di allora. Che cosa ho messo in-sieme? Niente» (ibidem 17 agosto 1950).Pavese fu uno scrittore riuscito. Ma «chegiova a uno conquistare tutto il mondo sepoi perde se stesso?» (La selva).

Intorno, oggi come allora, una folla digente preoccupata di arrivare, di apparire,

che lotta per un particolare esaltato a tota-lità. E come può sentirsi di casa in questomondo chi si accorge che tutto sfiorisce?Quando, a marzo del 1950, entrò nella suavita Connie Dowling, il buio si illuminò:«sei la vita, il risveglio», «è finita la notte./ Sei la luce e il mattino» (In the morningyou always come back). «Battito, tremore,infinito sospirare. Possibile alla mia età?Non mi succedeva diverso a 25 anni. Ep-pure ho un senso di fiducia, di (incredibi-le) tranquilla speranza» (scrive nel diarioil 9 marzo 1950). Basterà? Lei schiarisce ilbuio: «acqua chiara», «cielo chiaro» (Haiun sangue, un respiro).

La vita ricomincia, la speranza si riac-cende, la sua sola presenza gli cambia ilcuore e gli rinnova la terra. Ma evidente-mente «in lei non c’è soltanto lei» (26aprile 1950): lei che a un certo punto vavia, lei che non risponde più.

Nel tempo si è aggravata una percezio-ne: «a ventott’anni», confessa in una lette-ra pochi giorni prima del suicidio, «erocurioso dell’indomani, curioso di me stes-so — la vita mi era parsa orribile ma trova-vo ancora interessante me stesso. Ora èl’inverso: so che la vita è stupenda ma cheio ne sono tagliato fuori» (agosto 1950).Senza di lei la vita diventa, shakespearia-namente, come una storia raccontata daun idiota: «Torino without you is like atole told by an idiot» (a Doris Dowling,19 luglio 1950). E in una storia assurdanon si può vivere.

Per questo si parla, per questo si scrive:«La massima sventura è la solitudine,tant’è vero che il supremo conforto — lareligione — consiste nel trovare una com-pagnia che non falla, Dio. La preghiera èlo sfogo come con un amico. L’op eraequivale alla preghiera, perché metteidealmente a contatto con chi ne usufrui-rà. Tutto il problema della vita è dunquequesto: come rompere la propria solitudi-ne, come comunicare con altri». Per que-sto si aspetta sotto la pioggia qualcunoche non verrà: «Mistero perché non ci ba-sti scrutare e bere in noi e ci occorra riave-re noi dagli altri» (15 maggio 1939).

Senza, la vita è semplicemente una pri-gione insopportabile. Si smette di scrivere:«Tutto questo fa schifo. Non parole. Ungesto. Non scriverò più» (18 agosto 1950).Si va via da una vita che dovrà pur esserebellissima: «Tanto bella sarebbe Torino —poterla godere — / solamente poter respi-rare. Le piazze e le strade / han lo stessoprofumo di tiepido sole / che c’è qui tra lepiante. Ritorni al paese. / Ma Torino è ilpiù bello di tutti i paesi. / Se trovassi unamico quest’oggi, starei sempre qui»(Estate di San Martino).

Questo cercava, questo cerchiamo. Se sirimane qui, non è per tenersi stretto «ilpane né il piacere né la cara salute» (Glidèi), ma per trovare un amico che non sia«un passatempo, la variante del cinema»(MV, 4 marzo 1947), e che invece ci rimet-ta di fronte al nostro dolore e al nostromistero, che sappia legarsi con noi «pertutta la vita (rinnovare cioè ad ogni gior-nata la dedizione)» (MV 11 giugno 1938);per il fioco chiarore di una stella che resi-ste alla notte e ci trova qui svegli all’«albadi un giorno / in cui nulla accadrà» (Losteddazzu, 1936): «O luce, / chiarezza lon-tana, respiro / affannoso, rivolgi gli occhi/ immobili e chiari su noi. / È buio ilmattino che passa / senza la luce dei tuoiocchi» (I mattini passano chiari, 1950).

Nell’agosto di settant’anni fa, fissandogli occhi nel buio e implorando una«chiarezza lontana», ci ha chiesto perdo-no, con le sue ultime parole, supplicando-ci di non fare «troppi pettegolezzi». Nonne faremo. Nemmeno quelli camuffati daserietà, di chi appiccica sentenze alla di-sperazione: «non mi piace affatto che altriraccolga i miei lamenti e me li rifrigga inuna salsa di buon senso da uomo posatoche capisce la vita e ci ha sopra il suo bra-vo sistema, ereditario, ma sempre sistema»(a Tullio Pinelli, 18 agosto 1927). Ne avràsentite abbastanza: «Così, ecco, mi parevagran cosa il mio dolore e l’altro non davaindizio quasi di aver inteso, appiccicandocandidamente alle mie parole disperateuna sentenza» (Lotte di giovani). Non lomerita. «Che altro vorresti» per lui? Chequalcuno «lo piangesse». Chiedo troppo?

«Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa?— scrive nel suo diario il 27 novembre 1945 —E allora perché attendiamo?»Continuiamo ad aspettare anche se quello che aspettiamo non arriva«In nessun luogo trovo più una pietra / dove posare il capoTutte le cose mi hanno presa l’anima, / l’hanno accesa e sconvolta,e poi lasciata stanca / a mordere se stessa»

Cesare Pavese durante la premiazione dello Strega

Ernest Hemingwey e Fernanda Pivano

Il giovane Pavese

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L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 2 ottobre 2020 pagina 5

di PAU L ELIE*

Q uando ho letto per laprima volta le conside-razioni di Papa France-sco sulla narrazione nelMessaggio per la Gior-

nata mondiale delle comunicazionisociali ho pensato alla storia del cen-turione a Cafarnao. In realtà hopensato a quel racconto e a quellodel paralitico di Cafarnao: i due rac-conti si fondevano tra loro come sefossero un’unica storia.

Da allora ho riletto le due storienei vangeli e penso che non sia uncaso che mi sono venute in mente incollegamento con la narrazione, oche mi sono venute in mente insie-me. Perché ritengo che parlino diret-tamente delle dinamiche della narra-tiva nei vangeli e nell’esp erienzaumana. Ci dicono che cosa è acca-duto in due momenti della vita diGesù; e suggeriscono come le storiedella nostra vita siano intessute nelracconto della storia sacra e vicever-sa.

«Signore, io non son degno chetu entri sotto il mio tetto, di’ soltan-to una parola e il mio servo saràguarito». La storia del centurioneromano è una storia familiare. Gesùarriva a Cafarnao. Un centurione gliva incontro e gli racconta che unmembro della sua famiglia è malato:è paralizzato. Gesù dice che andrà acurare l’uomo e si avvia. No, no —insiste il centurione — non venire, ionon sono degno, di’ soltanto le pa-role. Poi, senza che gli venga chie-sto, spiega che da persona che haautorità sa come questa funziona:chi ha l’autorità dice una parola edessa viene fatta. Ciò che intende direè che riconosce l’autorità di Gesù.Gesù a sua volta riconosce la fededel centurione. Elogia il centurione

per la sua fede, indicandola comeesemplare, e il servo nella casa vieneguarito «in quell’istante».

Che cosa c’entra questa storia conla narrazione? Suggerisce come sia-mo in relazione con la narrativa sa-cra. Il centurione insiste sul fatto dinon essere degno che Gesù entri sot-to il suo tetto. Il suo senso d’inde-gnità è tale che in Luca chiede aglianziani ebrei che conosce di interce-dere invece di andare direttamenteincontro a Gesù. La sua umiltà ècommovente. Ma l’affermazione chesorregge il racconto — l’affermazioneche i vangeli illustrano, generano ec’invitano a fare nostra — è che Gesùè già venuto dal centurione e dalsuo servo. Facendosi uomo, Gesù èentrato nella nostra casa. Porta l’au-torità di Dio: l’“a u t o re ” della nostrastoria. In lui, Dio è entrato nel tem-po narrativo. È venuto sotto il no-stro tetto.

Inutile dire che anche quelli tranoi che hanno una fede profonda —simile al centurione — spesso insisto-no sul contrario. Respingiamo l’ideache Dio è con noi. Lo facciamo perumiltà, come se non ne fossimo de-gni. Ma Gesù è tenace. Nella spie-

gazione del centurione su come fun-ziona l’autorità Gesù discerne laprofondità della sua fede. Per secolii cattolici hanno sentito in questopasso un avvallo dell’autorità umanasugli altri attraverso strutture di ser-vitù come la schiavitù. Oggi respin-giamo tale avvallo e sentiamo inveceil riconoscimento da parte del centu-rione — suo malgrado — dell’analo-gia tra l’esperienza umana e la vitadivina.

L’altro racconto di Gesù che gua-risce un paralitico rende più profon-da questa analogia. Anch’esso sisvolge a Cafarnao. Secondo il rac-conto del vangelo di Matteo, la gen-te semplicemente conduce il paraliti-co da Gesù. In Marco e Luca, Gesùsta predicando al chiuso — in unacasa, magari la sua casa — e all’ester-no si è radunata una folla talmentefitta che i quattro uomini che lo por-tano sulla lettiga non riescono a pas-sare per farlo entrare in casa dallaporta. Così salgono sul tetto e apro-no un varco delle dimensioni di unuomo e, narra Luca, «lo calarono at-traverso le tegole con il lettuccio da-vanti a Gesù, nel mezzo della stan-za».

È una scena di quella stranezza especificità che noi, lettori moderni,associamo all’autorità narrativa: conla grande fiction da un lato e le sto-rie vere dall’altro. Dobbiamo imma-ginare un gruppo di persone che cir-condano il paralitico sul lettino, sol-levandolo, passandoselo di mano inmano fin sul tetto e calandolo attra-verso il varco che hanno aperto, tut-to senza ferirlo e, al tempo stesso,assicurandogli che ciò che stanno fa-cendo varrà la pena. Lo sforzostraordinario che compiono suggeri-sce la loro preoccupazione per lui, illoro desiderio di una cura, la loro fi-ducia in Gesù. Al tempo stesso, l’ec-cezionale specificità dei dettagli sug-gerisce che «è davvero accaduto»:che la storia è una storia vera.

All’interno della casa, con il para-litico esposto nel suo lettino, gli scri-bi e i farisei sfidano Gesù per la suapresunzione di poter guarire l’uomo.Gesù replica ponendo una doman-da. «Che cosa è più facile, dire: Tisono rimessi i tuoi peccati, o dire:Alzati e cammina?». La prima, sug-gerisce Gesù. Un tale perdono èun’astrazione: manca di precisazioni.«Ora, perché sappiate che il Figliodell’uomo ha il potere sulla terra dirimettere i peccati: io ti dico — escla-mò rivolto al paralitico — alzati,prendi il tuo lettuccio e va’ a casatua».

Sta dicendo loro che è nella narra-tiva — negli eventi e non nelle di-chiarazioni astratte — che si trova la

verità. La narrativa è più complessae più convincente. Come osserva Pa-pa Francesco, «non a caso» i vangelisono dei racconti, e questa storiasuggerisce quello che il Papa potreb-be intendere. In essa viene mostratala narrativa divina che ha luogo suscala umana. La verità viene presen-tata personalmente.

probabilmente a Henri di Lubac),«ha a che vedere con la vita divina ela nostra partecipazione ad essa». Èuna storia che fa da pertinente con-trappunto alla storia del centurione.

La prima storia è un’immagine delmodo in cui Dio è entrato nella nar-rativa umana (è venuto sotto il no-stro tetto) e dei nostri sforzi per ri-

Nella narrazione si trova la verità

L’offertadella guarigione

Mafalda vive a Buenos Aires, ha un fratel-lino, Guille, che le fa spesso da complice. Ilpapà lavora come impiegato e ha la passionedel giardinaggio, mentre la mamma fa la ca-salinga. Con la madre intrattiene complicateconversazioni, perché proprio non riesce amandar giù la minestra (e molte, molte altrecose). Mette spesso a disagio gli adulti conle sue domande acute e intelligenti, così co-me le sue considerazioni, per quanto confu-se, sono così stringenti che inevitabilmentemettono a nudo la verità, seppure con uncerto umorismo; per questo incuriosisce, fariflettere e conquista i suoi lettori, con la suaacuta capacità di osservare la realtà.

La piccola protagonista, nonostante la te-nera età, è costantemente assillata dai maliche affliggono il mondo. Si tiene aggiornatasulla situazione politica ed economica mon-diale interessandosi principalmente di politi-ca, economia e conflitti internazionali anchese non disdegna di vedere i cartoni animati.

È morto il disegnatore argentino Quino

Fumetti di bambini per parlare agli adulti

Facendosi uomo, Gesù è entrato nella nostra casaPorta l’autorità di Dio: l’“a u t o re ” della nostra storiaIn lui, Dio è entrato nel tempo narrativoÈ venuto sotto il nostro tetto

LaSandra Grimsley,«Jesus Heals - Centurion’s Servant» (2015)

Quino e i personaggi a cui ha dato vita durante la sua lunghissima carriera di fumettista

Mafalda è entrata in qualchemodo anche in conclave. Laprotagonista dei fumetti di Quinovenne infatti citata nell’interventodel cardinale Giacomo Biffi,arcivescovo emerito di Bologna,nella congregazione generale chesi tenne il 15 aprile 2005, primadell’inizio della clausura a SantaMarta e delle votazioni nellaCappella Sistina che portaronoall’elezione di Benedetto XVI. Erastato lo stesso porporato aparlarne nell’autobiografiaMemorie e divagazioni di unitaliano cardinale, pubblicato dueanni dopo quegli eventi. Biffi,scomparso nel luglio 2015 avevamesso nero su bianco l’aneddotoincluso nel suo intervento difronte ai confratelli, dopo chemolti altri porporati avevanoparlato di problemi, sfide equestioni aperte riguardanti la vitadella Chiesa. «Vorrei esprimere alfuturo Papa (che mi staascoltando) — disse il cardinale —tutta la mia solidarietà, la miasimpatia, la mia comprensione, eanche un po’ della mia fraternacompassione. Ma vorreisuggerirgli anche di nonpreoccuparsi troppo di quello chequi ha sentito e non si spaventitroppo. Il Signore Gesù non glichiederà di risolvere tutti iproblemi del mondo.Gli chiederà di volergli bene conun amore straordinario... In unastriscia e fumetto che ci venivadall’Argentina, quella di Mafaldaho trovato diversi anni fauna frase che in questi giorni mi èvenuta spesso alla mente:“Ho capito — diceva quellaterribile e acuta ragazzina — ilmondo è pieno di problemologi,ma scarseggiano isoluzionologi”». (a.t.)

Mafaldain conclave

di SI LV I A GUIDI

Si chiamava Joaquín Salvador Lava-do Tejón, ma in pochi conosceva-no il suo nome di Battesimo. Mol-to più noto era il suo pseudonimo,Quino, e la sua “figlia di carta”,

Mafalda. Quino è morto il 30 settembrescorso; era nato a Mendoza, in Argentina, il17 luglio del 1932, da una famiglia spagnola,proveniente da Malaga. Le sue vignette sonostate tradotte in 35 lingue; Quino doveva lasua fama internazionale a Mafalda, un per-sonaggio nato per caso, inventato nel 1962per una campagna pubblicitaria che non èmai stata lanciata. Il committente, infatti —un’azienda che produceva lavatrici — nonapprezzò il personaggio, che rimase nel cas-setto per anni. Fino al 29 settembre del1964, quando la prima vignetta della bambi-na dai capelli corvini curiosa, polemica, anti-conformista, preoccupata per la pace e i di-ritti umani, fu pubblicata sul settimanale«Primera Plana».

Joaquín Salvador, il futuro Quino, scoprela sua vocazione guardando lavorare suo zioJoaquín Tejón, pittore e grafico, e all’età di13 anni inizia a studiare Belle Arti nella suacittà natale che lascia nel 1949, deciso a de-dicarsi al fumetto. Tornerà a Mendoza solodopo la morte della moglie Alicia, tre annifa.

Nel 1954 pubblica la sua prima tavola e,da allora, le sue vignette, i suoi disegni e isuoi fumetti sono apparsi su giornali e rivi-ste in America e in Europa. Mafalda ha eter-namente sei anni, ma suo papà la fa “mori-re ” nel 1973; decide di non disegnarla più,dedicandosi a vignette di tipo politico pub-blicate dal quotidiano spagnolo «El Mun-do». Tre anni dopo, a causa del colpo diStato in Argentina, il disegnatore si trasferi-sce prima a Milano, poi a Parigi e nel 1990ottiene la nazionalità spagnola (a Oviedo c’èuna statua di Mafalda in suo onore).

Durante i suoi ultimi anni di attività, Qui-no pubblica principalmente sul quotidianoargentino «Clarín». Anche se Mafalda perlui fa parte del passato, accetta spesso di ri-

mettere mano al suo storico personaggio perle campagne di beneficenza lanciate dal go-verno del suo Paese. Come ha spiegato piùvolte lo stesso Quino, le sue vignette riguar-dano soprattutto il rapporto tra i deboli e ipotenti. «Questo mi ha sempre perseguitato.Quella sensazione di impotenza che i poverihanno di fronte ai ricchi», ha detto in un’in-tervista. «Non lo so, a volte penso che do-vrei smettere di disegnare per un po’, pernon vivere l’angoscia o la paura di ripetermi.Ma quando penso che aprirò il giornale enon ci saranno i miei disegni, provo più an-goscia e continuo a disegnare».

“Cura” il mondo, in senso letterale; tra isuoi oggetti-coperte di Linus c’è un mappa-mondo che la bimba accudisce misurandoglila febbre. Suoi interlocutori (talvolta sue vit-time) gli amici di sempre: il trasognato e in-nocente Felipe e Manolito, figlio di un ricconegoziante del quartiere ossessionato dal de-naro e dalla ricchezza. Impossibile dimenti-care anche la piccola grande “sup ermamma”Susanita, con la quale Mafalda è spesso incontrasto.

Quando Quino ha compiuto ottant’anni,nel 2012, il nostro giornale ha dedicato duearticoli al papà della “sorella acida di Char-lie Brown” come la chiamano i suoi detratto-ri. Senza dimenticare l’amico del cuore dellapiccola peste sempre arrabbiata con il mon-do, l’ingenuo Felipe, un bambino semprecon la testa fra le nuvole e un po’ sbadato,dall’aspetto buffo, con incisivi pronunciati ecapelli biondi, che ama leggere le storie delCavaliere solitario e ha sempre paura di nonfinire in tempo i compiti a casa; l’unico, del-la tribù creata da Quino capace di metterein discussione se stesso e non incolpare sem-pre gli altri quando le cose non vanno comedovrebb ero.

Una tendenza all’autocritica anche troppovigile, che lo rende fragile e insicuro: Felipi-to è innamorato di Mauriel, una bambinadai lunghi capelli scuri, ma non ha il corag-gio di dichiararsi ed ogni volta che la vedefa di tutto per evitarla. «Dietro il sorrisosghembo di Felipe — si legge sull’O sservato-re del 14 agosto di otto anni fa — si nascon-de il volto di un caro amico di Quino, loscrittore e giornalista argentino-cubano JorgeTimossi morto nel 2011. Nato a Buenos Ai-res nel 1936, Timossi lavorava all’agenzia distampa Prensa Latina, di cui è stato uno deifondatori all’Avana. È stato corrispondente einviato speciale in vari Paesi, seguendo guer-re e rivoluzioni; ha viaggiato a lungo inFrancia, Messico, Algeria, Angola, Libia, Su-dan e Marocco». Visitare i murales che qual-che anno fa la città di Godoy Cruz ha dedi-cato al clan della piccola sessantottina eter-namente sotto il metro e mezzo può essereanche l’occasione per riscoprire l’opera lette-raria di Jorge “Felip e” Timossi, autore dimolte micro-racconti e poesie folgoranti, mi-nuscoli capolavori capaci di percorrere conlevità e gusto dell’assurdo la superficie delmondo. Come faceva la matita di Quino.

Il suo personaggio più famoso— la bimba dai capelli corviniche protesta contro tutto e tutti —è nato per casoDoveva essere la mascottedi una ditta che produceva lavatrici

conoscerlo. La seconda è un’immagi-ne del modo in cui noi entriamonella narrativa divina nella nostra vi-ta: attraverso l’impegno o addiritturacon fatica. Dio è nella casa. Si è ra-dunata una folla. La guarigione èun’offerta. La nostra partecipazioneè concessa, ma né garantita né sem-plice. Dobbiamo agire con audacia edecisione. Se vogliamo arrivare dov’èDio, unire la nostra storia alla sua, avolte dobbiamo aprire un varco neltetto.

*Senior fellow al Berkley Center forReligion, Peace, and World Affairspresso la Georgetown University(Washington D.C., Usa)

Quel che accade dopo è una di-mostrazione della potenza della nar-razione. Ecco il racconto di Marco:«Quegli si alzò, prese il suo lettuc-cio e se ne andò in presenza di tut-ti». L’uomo abbandona il lettucciodell’astrazione (una forma di parali-si) per il viaggio della narrativa (unacamminata, l’atto narrativo fonda-mentale), portando con sé il lettuc-cio (perché l’astrazione viene sop-piantata, non abbandonata).

Questa storia, tra le più vivide cheabbiamo dell’attività quotidiana diGesù, è anche una storia con una di-mensione anagogica; quella dimen-sione che, come ha affermato Flan-nery O’Connor (attingendo molto

ra c c o n t oLA PAROLA DELL’ANNO

«Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazioneperché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone:storie che edifichino, non che distruggano;storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme»

(Papa Francesco per la giornata delle comunicazioni sociali 2020)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 venerdì 2 ottobre 2020

Spunti di lettura della «Laudato si’»

Tra ecologiae antropologia

Salvatore Cataldo, «Inquinamento»

di FRANCESCO SAV I N O *

I l contesto storico contempora-neo, investito da una profondacrisi metafisica, sembra aver con-

cretamente assunto i tratti di unalotta tra la terra e l’uomo con lo sco-po del dominio: «Siamo cresciutipensando che eravamo suoi proprie-tari e dominatori, autorizzati a sac-cheggiarla» (Laudato si’ 1, per il te-sto ufficiale cfr. Francesco, Letteraenciclica Laudato si’, in Acta Apostoli-cae Sedis 107 [2015), 849-945). Perquesto, fra i poveri più abbandonatie maltrattati, c’è la nostra oppressa edevastata terra, che «geme e soffre ledoglie del parto» (Romani, 8, 22).

C’è un’illusione diffusa e persi-stente di possesso e di potere che,mentre tende attraverso la tecnica amaterializzare ogni cosa, demotiva“sdivinizzando” ogni visione delcreato e, in esso, dell’uomo stesso ilquale va perdendo il senso del pec-cato che comporta la mancata distin-zione fra male e bene, e perciò l’in-differenza verso l’obiettivo “verità”.Quando la natura smette di esseremanifestazione del divino, inesora-bilmente la crisi della Terra si tra-sforma anche in crisi di Dio e degliesseri umani, diviene in altre parole“questione antropologica”.

Luigi Sartori sostiene che «ilmondo sembra piuttosto nelle manidell’uomo e sua creatura, che nonnelle mani di Dio e sua creatura»(cfr. L. Sartori, Riconciliazione dellafede con la cultura, in L’unità dei cri-stiani - commento al decreto conciliaresull’ecumenismo, Messaggero, Padova,1992). Da qui il relativismo morale etutte le sue drammatiche conseguen-ze, tra cui l’agnosticismo funzionale,ovvero l’indifferenza nei confrontidel creato e di Dio che favorisce il«degrado della natura […] stretta-mente connesso alla cultura che mo-

sicuro rendendone ragione con lapropria testimonianza. Infatti, nonsaremmo mai sentinelle del mattino(Isaia, 21, 6) se non restassimo vigilinella nostra azione pastorale dinanzialle sfide che la scienza, la tecnica,la cultura e le ideologie in generepongono sul nostro cammino.

Come ogni documento, anche laLaudato si’ vive nel suo contesto chevede l’umanità «ad una svolta» dellasua storia — Teilhard de Chardin di-rebbe «ad un cambiamento di età»— paragonabile forse soltanto aquell’intreccio di «rivoluzioni», sca-tenatesi negli ultimi decenni del Set-tecento. Articolata in sei capitoli convigore speculativo e fedeltà analiticaai testi e alle questioni via via esami-nati, affronta con una lettura criticale sfide di un pianeta minacciato dalmutamento del clima, dalla degrada-zione del territorio e delle altre risor-se naturali e propone orientamentiper contrastare l’anti-umanesimomaterialista che ispira qualsivogliateoria sul rapporto uomo-natura sen-za a priori definire lo statuto ontolo-gico di entrambi: i termini della rela-zione.

È innegabile alla luce di tali con-siderazioni che la soluzione del pro-blema non può essere semplicementetecnologica e/o economica, ma coin-volge profondamente i valori etico-sociali e quelli etico-religiosi. Per an-tonomasia il magistero del successo-re di Pietro è diretto alla curadell’uomo: sospeso dialetticamentetra la salvezza già realizzata da Cri-sto e l’attesa del compimento finalee lateralmente non esita a far sentireil proprio pensiero critico, i propridubbi nei confronti di un’economiadi rapina o di un concetto di svilup-po tecnologico giudicato distorto nelfine.

Con l’attuale Pontefice il discorsosul problema ecologico, da intender-

trollata bioingegneria, al cambia-mento climatico e al catastrofico de-grado ambientale, i segni della non-intelligibilità dell’essere, e dell’e s s e reumano in particolare, si trovanoovunque, così come la preoccupazio-ne che l’uomo, nella sua prometeicapretesa di dominio tecnico, si sia so-lamente reso schiavo di forze chenon può controllare. Perché «la tec-nica è nata proprio dalla corrosionedel trono di Dio. Potenziata dallareligione, che aveva preparato il ter-reno per iscrivere la tecnica in unprogetto di salvezza, la tecnica haportato la religione al suo crepusco-lo e, con la religione, la storia che ènata dalla visione religiosa del mon-do» (U. Galimberti, Nessun Dio cipuò salvare, in MicroMega. Almanaccodi filosofia, n. 2 [2000], 198.

Fino all’avvento della scienza mo-derna con i padri fondatori del para-digma scientifico vigente — Cartesio,Galileo Galilei e soprattutto FrancisBacon — la Terra era sentita e vissu-ta come una realtà viva e irradianteche ispirava timore, rispetto e vene-razione. Oggi, invece, secondo lalettura dell’ecologista Thomas Berry— condivisa anche da Papa France-sco — la terra sembrerebbe non po-ter «reggere il peso che le è statoimposto. In molte zone l’aria è statainquinata. L’acqua del pianeta saràtossica per un periodo di tempo in-definito. Il suolo terrestre e saturo diprodotti chimici. Possiamo solo im-maginare le conseguenze per la vitafisica e psichica della comunità uma-na, specialmente per i bambini chevivono in questo ambiente chimica-mente saturo dal giorno del concepi-mento. La degradazione fisica delmondo naturale e anche la degrada-zione del mondo interiore dell’e s s e reumano. Tagliare le foreste centenarienon significa solo distruggere l’ulti-mo 5 per cento delle foreste primor-

mi complessi, la velocità che le azio-ni umane gli impongono oggi con-trasta con la naturale lentezzadell’evoluzione biologica. A ciò siaggiunge il problema che gli obietti-vi di questo cambiamento veloce ecostante non necessariamente sonoorientati al bene comune e a unosviluppo umano, sostenibile e inte-grale. Il cambiamento è qualcosa diauspicabile, ma diventa preoccupan-te quando si muta in deterioramentodel mondo e della qualità della vitadi gran parte dell’umanità» (Laudatosi’, 18). Il rischio vero cui il Pontefi-ce fa riferimento non è semplicemen-te quello legato all’irrazionale distru-zione dell’ambiente naturale, maquello, ancora più insidioso, che ri-guarda “l’ambiente umano”, dove simaterializzano condizioni che impe-discono all’uomo di raggiungere lapiena realizzazione del proprio esse-re. Infatti, un desiderio di sperimen-tazione a oltranza, sul piano scienti-fico, ma anche antropologico ed eti-co, minacciano la sopravvivenzadell’uomo con l’avvento del “vuoto”e la conseguente perdita di umanitào “disumanizzazione”. Ciò che è ingioco oggi è il “principio di umani-tà” e la sua legittimità, sempre piùminacciata. Il novum della questioneantropologica sta, appunto, inun’operazione di smontaggio, checancellando dal volto dell’uomo itratti che ne rivelano la somiglianzacon Dio, lo riconduce alla sua con-dizione meramente biologica, ren-dendolo perciò oggetto di possibili ediversificati interventi di trasforma-zione e di manipolazione. Così«l’uomo da soggetto che pensa, di-venta oggetto pensato o addiritturauno strumento, una cassa di risonan-za» (N. Galantino, Sulla via dellap e rs o n a , 82). Al disorientamento an-tropologico si aggiunge un’e m e rg e n -za di carattere sociale causata, comescrive Gianni Ambrosio, da «un’an-tropologia che pone l’enfasi sul sin-golo soggetto e la sua libertà, checonsidera l’individuo come slegatoda ogni solidarietà con chi è vissutoprima di lui e come responsabile (insenso assoluto) della propria vita. Siè di fronte alla globalizzazionedell’individualismo: solo l’io e la suarealizzazione sembrano avere oggidiritto di piena cittadinanza» (cfr.G. Ambrosio, Tra fragilità ed entusia-smo. Uno sguardo al cristianesimo cheverrà, in La Rivista del Clero Italiano,85 [2004], n. 12, 857-872; 860-861).

Scrive il Santo Padre a riguardo:«Una presentazione inadeguatadell’antropologia cristiana ha finitoper promuovere una concezione er-rata della relazione dell’essere uma-no con il mondo. Molte volte è statotrasmesso un sogno prometeico didominio sul mondo che ha provoca-to l’impressione che la cura della na-tura sia cosa da deboli» (Laudato si’,116). Qui, sorprende l’ardire con laquale il Papa persevera sul connubioche intercorre tra i problemi sociali equelli ambientali. «Un vero approc-cio ecologico diventa sempre un ap-proccio sociale» che deve «ascoltaretanto il grido della terra quanto ilgrido dei poveri» (Laudato si’, 49).

Gli apparati scenici del mondo inquesto stadio di avvio del terzo mil-lennio non paiono particolarmentedischiusi alla speranza. La crisi dellaTerra si trasforma anche in crisi diDio e degli esseri umani quando lanatura smette di essere manifestazio-ne del divino. Senza insistere su fa-cili e sterili catastrofismi, si deve ri-conoscere che non sono pochi i se-gnali che manifestano una accentua-ta paura nel futuro e che sembranoindulgere a pessimismo piuttostoche all’ottimismo. Afferma Mol-tmann, il teologo che più di ogni al-tro nella sua lunga e prolifica attivitàaccademica si è occupato di ecolo-gia: «Le crisi ecologiche distruggonole condizioni vitali della terra. Perconservarla malgrado le forze di-struttive, abbiamo bisogno di un sìalla terra che superi tali forze e diun invincibile amore per la terra» (J.Moltmann, La terra redenta dall’eco-teologia, in «Avvenire» di venerdì 18maggio 2012).

Nel difficile momento storico chestiamo attraversando, caratterizzatoda forti mutamenti socio-culturali-politici e religiosi, è urgente ripensa-re coraggiosamente a nuovi modelliinformativi e a più adeguati metodiformativi, in grado di attualizzareconcretamente il progetto religiosogiudeo-cristiano, con l’obiettivo dirifondare eticamente ogni formadell’agire ecologico. Le sfide ecologi-

che di oggi sono complessi “segnidei tempi”: toccano i temi importan-ti della vita e della morte, non soloper gli esseri umani ma anche per ilpianeta nel suo insieme, e costitui-scono un locus theologicus cruciale, incui si rivela un incontro con Dio chetrasmette potere e vita. Occorre ac-creditare in modo nuovo, con la no-vità del vangelo, la prospettiva eco-logica per stabilirla su più resistentifondamenti, darle cioè nuovi e ulteriori motivi di esigibilità e responsa-bilità etica. Difatti, «immaginare unaecologia umana è possibile quantopiù il cuore del kèrygma cristiano —incentrato sulla benedizione di DioPadre in Gesù crocifisso che effondelo Spirito dell’amore su tutte le crea-ture — verrà accolto, diventando co-scienza diffusa e mentalità acquisita,innervando un rinnovamento nel-l’ethos umano in tutto il pianeta, unaradicale metanoia dell’atteggiamentoculturale degli uomini, invertendo larotta del moderno antropocentrismoprometeico, in nome di un antropo-centrismo agapico e comunionaleperché teologicamente fondato sullarivelazione del mistero trinitario diDio» (è la tesi di fondo sostenuta ecriticamente argomentata in A. Sta-glianò, Il principio creazione tra filoso-fia e teologia: oltre l’a n t ro p o c e n t r i s m o ?in La creazione e l’uomo, Messaggero,Padova, 1992, pagine 29-66). Da quil’invito «a cercare soluzioni non solonella tecnica, ma anche in un cam-biamento dell’essere umano, perchéaltrimenti affronteremmo soltanto isintomi» (Laudato si’, 9). Come la“verità poietica” istituisce il «farecompetente», la “verità etica” istitui-sce l’«agire umano», cioè la libertàmorale. L’uomo non è soggetto sol-tanto del fare; egli è soggetto prima-riamente dell’a g i re .

Ciononostante ci sono segnali disperanza che «ci invita a riconoscereche c’è sempre una via di uscita, chepossiamo sempre cambiare rotta, chepossiamo sempre fare qualcosa perrisolvere i problemi» (Laudato si’,61). Infatti, assistiamo al fenomenoche anche la secolarizzazione si stafinalmente secolarizzando: questonon significa automaticamente che sistia realizzando il ritorno di Dio, co-me qualcuno ha ipotizzato, ma chela si sta smettendo di ripetere che lareligione così come la morale sia co-sa del passato. Papa Francesco ri-prende e rilancia il messaggio di fra-te Francesco con l’obiettivo di «pro-porre una sana relazione col creatocome una dimensione della conver-sione integrale della persona» (Lau-dato si’, 218).

Ecco allora il nostro impegno a ri-centrare la speranza come profeziadel futuro di Dio, dischiuso dallaPasqua di Cristo. La fede ci spinge aincludere il complesso mistero delmondo riconoscendo nella natura fi-sica l’espressione dell’azione creatricedi Dio. Lo mostra in modo stupen-do Gesù quando richiama la curache Dio ha per il creato e ci ricordache il Padre celeste non dimenticanessuna delle sue creature. I numeri96-98 della Laudato si’ descrivonol’armonico rapporto di Gesù con ilmondo. La fede in Cristo cioè con-cede la possibilità di svestire la real-tà come casa delle relazioni d’a m o re ,che salpano dal Padre e ci pervengo-no e ci appassionano.

Tutto l’impegno cristiano è sottola promessa di questo futuro e da es-so attratto e dinamizzato: «Noi ciaffatichiamo e lottiamo perché spe-riamo nel Dio vivente» (1 Timoteo, 4,10). Il cristiano attinge alla speranzain Dio il «perché», la carica cioè disenso e di motivazione per la faticae la lotta. Tutt’altro che motivo di

fuga dal mondo e di proiezione nelcielo — come una certa ascetica halasciato credere e i maestri del so-spetto hanno denunciato — la spe-ranza in Dio è la fonte del più sof-ferto ed esigente impegno per ilmondo. Il futuro della speranza, nelsuo avvenire, muove come impegnoattestatore di tutta la libertà cristia-na: questa è testimonianza incoativae figurativa del futuro di Dio. Ado-perarsi per la promozione umana el’umanizzazione del mondo, affati-carsi e lottare per una città dell’uo-mo più armonica nella giustizia,nell’amore e in pace col creato, si-gnifica essere testimoni reali e con-vincenti di quel regno di verità e divita, di santità e di grazia, di giusti-zia, di amore e di pace annunciato eatteso nella speranza. Nelle sfideecologiche attuali e importante an-che indicare quello che potrebbe es-sere chiamato “colonialismo episte-mologico”, che consiste nella convin-zione che si possa rispondere allacrisi attraverso ciò che abbiamo defi-nito il miscuglio tradizionale di ap-procci scientifici, tecnologici, econo-mici, politici e militari.

Attraverso una lucida e serrata cri-tica all’antropologia contemporaneaterremotata dalla crisi ecologica,Laudato si’ prova a inserire il discor-so sull’uomo nel più vasto orizzonteermeneutico della dottrina ecologicadella creazione. Se in passato, perl’antica impostazione teologica, ilproblema dell’uomo e della creazio-ne era l’incognita di come conoscereDio a partire dalla creazione stessa,ora, in base agli sviluppi della nuovaimpostazione sollecitata dalla sfidaecologica, la questione riguarda, in-vece, la possibilità di conoscere lanatura a partire da Dio. È il nuovoatteggiamento mentale e pratico cheLaudato si chiede di assumere di-nanzi al mistero di Dio e dell’uomo.

Laudato si’, dunque, attraverso unpaziente confronto con la culturacontemporanea, attingendo alla let-teratura scientifica senza preclusionidi sorta — «Se si vuole veramentecostruire un’ecologia che ci permettadi riparare tutto ciò che abbiamo di-strutto, allora nessun ramo dellescienze e nessuna forma di saggezzapuò essere trascurata, nemmenoquella religiosa con il suo linguaggioproprio» (Laudato si’, 63) — conside-rando e in parte accogliendo le opi-nioni di ogni provenienza, giunge adalcune conclusioni ragionevolmentesostenute che smentiscono la “con-danna capitale” cui troppo frettolo-samente giungono molti detrattoriche oggi vanno per la maggiore, e sioffre come un nuovo sguardo, cheinterpella tutti noi a fare un passo inavanti nella conversione ecologica(cfr. Laudato si’, 216-221).

*Vescovo di Cassano all’Jonio

della la convivenza umana» (Lauda-to si’, 6).

Tutto questo rinviene le propriecause in quell’operazione culturaledi smontaggio dal Trascendente cheha compiuto la modernità, dove si èpassati da Dio all’io, dalla Trascen-denza all’idolatria. Questo modelloè stato messo in discussione e, nellalinea di questa messa in discussione,Moltmann suggerisce che la cono-scenza dev’essere acquisita a mododi partecipazione e non di dominio(J. Moltmann, Dio nella creazione.Dottrina ecologica della creazione,Queriniana, Brescia, 2007).

La vita in questo nostro temposembrerebbe scorrere fuori dalla dot-trina della fede e i veri dogmi sonofuori della vita. Nella nostra dogma-tica non vi è più il vero Dio di GesùCristo, per dirla con Walter Kasper.Sembra infatti polverizzato il sensodell’Assoluto, esigenza prioritariadella fede. In tale contesto, l’emoti-vità sostituisce la ragione e diventapresso le nuove generazioni criteriodi verità e principio etico, si denun-cia la “notte dell’etica” (F. Garelli,Forza della religione e debolezza dellafede, Il Mulino, Bologna. 1996, 17),la cui radice è rappresentata dallapovertà spirituale, dall’allontana-mento dell’uomo da Dio, dalla ten-denza di vivere come se Dio non cifosse. Per una ironia della storia, inaturalisti che sembravano propensiall’agnosticismo e a forme di indiffe-rentismo, richiamano oggi l’attenzio-ne sul fatto religioso.

La sfida ecologica-ambientale met-te a dura prova il futuro del pianeta:a essa la Chiesa — «esperta in uma-nità», come l’ha definita Paolo VInella lettera enciclica Populorum pro-g re s s i o (26 marzo 1967), n. 13, e«ospedale da campo», secondo ladefinizione di Papa Francesco — èchiamata a dare il suo orientamento

si come tema complessivo, sembrapervenire al suo livello più alto. In-fatti, nella Laudato si’ non è la sal-vezza dell’uomo al centro degli inte-ressi speculativi e soteriologici diFrancesco, ma quella della “casa co-mune”, senza la cui tutela l’umanodell’uomo potrebbe subire ulterioririduzionismi. Con un’inversione pri-migenia, questa enciclica non parteda Dio, ma da terra, acqua, agricol-tura, cibo, energia. Ma se si rifletteun attimo, «il nostro stesso corpo ècostituito dagli elementi del pianeta,la sua aria è quella che ci dà il respi-ro e la sua acqua ci vivifica e risto-ra» (Laudato si’, 1).

I presupposti e le domande difondo che orientano lo sviluppo diquesto documento pontificio sonomolti e intrinsecamente connessi.Già il titolo Laudato si’, di ispirazio-ne profondamente francescana, con-valida che la scelta del nome France-sco non è stato uno scoop di “mar-keting spirituale”, ma un’intuizioneispirata che vede nel Poverello d’As-sisi un archetipo cui ispirarsi perl’esercizio del ministero petrino e lavita di tutta la Chiesa in questa se-conda decade del terzo millennio. Ecosì, nel rivolgersi «all’Altissimu, on-nipotente, bon Signore» come al da-tore di ogni bene, il Pontefice da unlato risintonizza il mondo cattolicosul piano più progredito dell’investi-gazione scientifica, dall’altro dilatala propria popolarità spirituale collo-candosi prospetticamente sulla sciadei suoi immediati predecessori e deileader religiosi più sensibili alle que-stioni ambientali, come il Dalai La-ma e il patriarca ecumenico di Co-stantinopoli, Bartolomeo.

Papa Francesco parte da una let-tura della crisi che oggi accerchiaconcretamente ogni aspetto dellacultura contemporanea. Dal futuropost-umano inaugurato da un’incon-

diali rimaste in questo paese. Signifi-ca perdere la meraviglia e la maestà,la poesia, la musica e l’esaltazionespirituale evocate da un’esp erienzatanto imponente dei misteri profon-di dell’esistenza. Significa perderel’anima, più che perdere legna o de-naro» (T. Berry, The Great Work,Bell Tower, New York, 1999, 110).

Si assiste, in breve, a livello ecolo-gico a un mutamento di prospettivache, secondo Jürgen Moltmann,–viene egregiamente narrato da unaantica barzelletta: due pianeti si in-contrano nell’universo. Il primochiede: «Come stai?». L’altro ri-sponde: «Abbastanza male. Sonoammalato. Ho l’“homo sapiens”». Ilprimo replica: «Mi spiace. È unabrutta cosa. Anch’io l’ho avuto. Peròconsolati, passa!». Ecco la prospetti-va nuova e planetaria per l’umanità:questa malattia umana planetariapassa perché il genere umano si au-todistrugge, oppure passa perché ilgenere umano saprà diventare saggioe curare le ferite che esso ha finorainflitto al pianeta Terra (cfr. J. Mol-tmann, Il futuro ecologico della teolo-gia moderna, in Il Regno - Documenti,21/2012, 692)? C’è bisogno, allora, dipiù chiarezza e di maggior coraggionel professare l’appartenenza alleproprie radici, proclamando l’identi-tà di essere cristiani di fronte alletentazioni subdole promosse da unacerta politica o di fronte alle insidietese da un’ecologia pseudo-religiosache si è radicalizzata nella culturadel nostro tempo.

Viviamo in un’epoca dinamica ecomplessa, segnata dall’accelerazionedel tempo con rapido consumo e in-vecchiamento di cose, individui, re-lazioni umane e dalla globalizzazio-ne del mondo, unificata dall’econo-mia, dalla tecnologia e dall’avventosempre più incombente della rete in-formatica. «Benché il cambiamentofaccia parte della dinamica dei siste-

Page 7: L’Armenia pronta a riconoscere l’indipendenza del Nagorno ......da di alcuni fattori», ha precisato il premier. Lo riporta l’agenzia Inter-fax. Fino ad oggi l’Armenia non

L’OSSERVATORE ROMANOvenerdì 2 ottobre 2020 pagina 7

Messaggio dell’arcivescovo Welby al sinodo della Church of England

Popolo di speranzaA Torino apre il Museo Casa don Bosco

Patrimonio da riscoprire

«L a nostra Congregazione— spiega il rettore mag-giore dei salesiani don

Ángel Fernández Artime — ha lagioia e la responsabilità di conse-gnare, per il bene di tutta la fami-glia salesiana del mondo, per i pel-legrini e i turisti della città di Tori-no, il nuovo allestimento museale,completamente rinnovato, dei luo-ghi delle origini, dell’avventuraeducativa e spirituale de nostro fon-datore», e aggiunge «sono stati ri-strutturati gli ambienti collocati sot-to il cortile e la casa madre, ma èanche stata restaurata integralmentela collezione di oggetti appartenutisia a don Bosco che alla prima co-munità. È un patrimonio da scopri-re e da gustare, apprezzandone ilvalore culturale, devozionale ed’identità salesiana».

Tre giorni d’interventi sancirannodal 2 al 4 ottobre nel rione Valdoc-co di Torino (via Maria Ausiliatrice,32), l’inaugurazione del Museo Ca-sa don Bosco, uno degli eventi piùsignificativi dell’anno 2020 della fa-miglia salesiana. Il progetto delnuovo museo ha seguito una lineafilologica, rimettendo in luce gliambienti originali della secondametà dell’800. A tutto questo è sta-ta aggiunta l’esposizione di colle-zioni mariane, liturgiche, devozio-nali. Un notevole lavoro di restauro

è stato applicato ad arredi, tessuti,oggetti di pregio artistico e devo-zionale. Pertanto, interverranno ol-tre a don Ángel Fernández Artime,quindici ambasciatori e ambasciatri-ci presso la Santa Sede, dove lavo-rano i salesiani nel mondo, VittorioSgarbi (critico d’arte e divulgatore),Anna Laura Orrico (sottosegretarioal ministero italiano per i beni, leattività culturali e per il turismo),Alberto Cirio (presidente della re-gione Piemonte), Chiara Appendi-no (sindaco di Torino), AlessandroIsaia (segretario generale della Fon-dazione cultura Torino), SergioSabbadini (responsabile progettoarchitettonico Museo Casa don Bo-sco), Massimo Chiappetta (respon-sabile museografico Museo Casadon Bosco), don Cristian Besso (re-sponsabile progetto museologico) eStefania De Vita (direttrice del mu-seo). L’apertura al pubblico, avver-rà dopo il taglio del nastro domeni-ca 4 ottobre, preceduta dalla santamessa celebrata alle 9.30 nella basi-lica di Maria Ausiliatrice e presie-duta dal rettore maggiore. Inoltre,in occasione dell’inaugurazione e fi-no al 31 gennaio 2021, sarà espostoil dipinto Don Bosco a Valdocco” delpittore David Pastor Corbì, conces-so in prestito dal Colegio Salesianosan Juan Bosco di Valencia. (ro b e r t ocutaia)

La vita della Chiesa ad Amatrice quattro anni dopo il terremoto

Unità e fratellanzaper la ricostruzione

di TIZIANA CAMPISI

Ha un piccolo campanile inlegno la parrocchia di Ama-trice allestita in una struttu-

ra prefabbricata. È intitolata asant’Agostino, come la chiesa quat-trocentesca in gran parte crollata acausa delle scosse sismiche del 2016

e 2017. Com’era un tempo lo ricordaall’ingresso una riproduzione foto-grafica dell’antica facciata. Il nuovoanno pastorale, il quarto tra maceriee qualche cantiere, è iniziato e le at-tività della parrocchia, già ridotteper le condizioni in cui versa il terri-torio in attesa della ricostruzione ediminuite ulteriormente a causadell’emergenza covid-19, sono stateriorganizzate nel rispetto delle misu-re sanitarie imposte dalla pandemia.Dopo lo stop dei mesi scorsi, i fede-li sono tornati a messa, distanziati, isacerdoti hanno ricominciato a cele-brare fra le Soluzioni abitative inemergenza (Sae) — anche se qualche

caso di coronavirus ha reso necessa-rie nuove precauzioni —, mentre dal-le macerie riemergono ancora sup-pellettili, oggetti sacri e paramentiliturgici della parrocchia. Sabatoscorso è partito il catechismo per iragazzi che si preparano alla cresi-ma, si stanno organizzando le classidei bambini che riceveranno la pri-

ma comunione, si pensano proposteper i giovani e si studiano nuovemodalità per i corsi prematrimoniali.La parrocchia di Sant’Agostino è af-fidata alla cura pastorale della Fami-glia dei Discepoli, la congregazionemaschile voluta da don GiovanniMinozzi accanto all’Opera nazionaleper il Mezzogiorno d’Italia fondataad Amatrice. Nella canonica provvi-soria vivono don Adolfo Izaguirre,

che ha la cura delle anime di Ama-trice e Sant’Angelo da circa un an-no, e don Giuseppe Marrone, parro-co di Torrita e Scai. Al loro fianco leAncelle del Signore, la congregazio-ne femminile che don Minozzi asso-ciò alla sua Opera, oggi, tuttavia,soltanto due: si occupano della chie-sa, accompagnano i sacerdoti nellevisite ai fedeli e non lasciano soli glianziani. Il parroco di Sant’Agostino,don Adolfo, ha tante idee, vorrebbesviluppare una pastorale giovanile,coinvolgere di più i laici nella cate-chesi, far partire gli incontri dellaComunità Laudato si’ costituita il 13agosto scorso per educare alla curadel creato. Ad Amatrice l’idea delladiocesi di Rieti e di Slow Food, chehanno dato vita a Comunità Lauda-to si’ in tutta Italia, è quella di tra-sformare il Complesso Don Minoz-zi, danneggiato dal terremoto, in un luogo di rinascita e innovazione,

con un centro studi internazionale:la Casa futuro - Centro studi Lauda-to si’, una grande struttura che saràluogo di accoglienza e formazionesulle tematiche ambientali e le lororicadute sociali, aperto alle nuovegenerazioni per offrire opportunitàcapaci di unire sostenibilità, biodi-versità, forestazione e lavoro innova-tivo. Ma don Adolfo adesso deve af-frontare l’oggi: cercare di coinvolge-

re i giovani in nuove iniziative, pro-grammare appuntamenti ricreativi,sensibilizzarli alla salvaguardia delleloro montagne, educare i più piccoliai valori cristiani, aiutare chi è nelbisogno e raggiungere quanti hannopiù difficoltà e non ce la fanno adarrivare a fine mese, sostenere glianziani soli. E sa che il desideriopiù grande dei suoi fedeli è vedereAmatrice ricostruita e per questonelle sue omelie insiste perché sifaccia comunità, perché unità e fra-tellanza sostengano il futuro. Accan-to alla parrocchia di Amatrice prose-gue l’impegno della Caritas, con gliaiuti e l’assistenza ai più disagiati,ma anche con nuove attività. Ad af-fiancarla, da due anni, c’è l’i m p re s asociale ProMis (Progetto Missioni)che ha dato lavoro a 18 persone.Nata su impulso della diocesi diRieti, gestisce svariati servizi assi-stenziali, spiega Claudia Quaranta,volontaria del Centro di ascolto Ca-ritas e operatrice di ProMis, orga-nizza centri estivi per bambini e ra-gazzi, cerca di ricucire il tessuto so-ciale disgregato dal terremoto. Clau-dia, 30 anni, due figli, c’era quel 24agosto di quattro anni fa. Quellanotte ha vissuto il terrore quando albuio e fra le macerie della sua casa isuoi bambini non le rispondevano.Poi le loro flebili voci e il sospiro disollievo nel riabbracciarli. Conoscela solidarietà, la vede con i propriocchi, la sperimenta sulla propriapelle: arriva tanta gente a prestareaiuto, a fare del bene. E decide leistessa di donarsi per gli altri; nellaCaritas prima e nell’impresa socialeProMis poi. «Io ho ricevuto tantissi-ma solidarietà, come tutti gli amatri-ciani — dice — e ho capito che laforza delle relazioni può aiutare asuperare anche i momenti più diffi-cili, che la vita ha un senso se ci simette a disposizione, ci si mette ingioco, perché altrimenti non è unavita vissuta appieno. Per questo vo-glio dedicare la mia vita agli altri.Questa forza la devo a tutti quelliche qui sono venuti per tenderci unamano».

I vescovi belgi lanciano un questionario online

Essere cristianiin tempi di covid-19

BRUXELLES, 1. Anche se la pande-mia da covid-19 è ancora in atto, «ègiunto il momento di una primavalutazione critica» al fine di «ave-re una visione chiara di ciò che èstato fatto» e «trarre alcune conclu-sioni sulle piste da seguire in futu-ro»: è quanto afferma la Conferen-za dei vescovi del Belgio, che haappena avviato una grande indagi-ne online per determinare l’impattodella crisi provocata dal coronavirussulla vita dei cristiani del paese, tra-mite un questionario al quale è pos-sibile partecipare fino al 31 ottobre.

Il covid-19 «ci ha colti tutti disorpresa, nessuno era preparato»,osservano i presuli in introduzione:«politici e scienziati si sono trovatidi fronte ad un fatto nuovo conconseguenze di vasta portata, nes-suno sapeva esattamente cosa fosse,come affrontarlo e quanto tempo cisarebbe voluto». «Ora ne sappiamodi più — proseguono — tutta la so-cietà nel mondo sta affrontando lastessa crisi. Abbiamo maturatol’esperienza di una prima ondata esiamo in una seconda fase. Unanuova ondata non significa tuttavia

una situazione identica. Anche incaso di recrudescenza dello stessovirus, la crisi non sarà la stessa.Forse minore su alcuni punti. Mapeggiore e più complessa per altriaspetti». A livello nazionale, l’epi-scopato belga riferisce di essere sta-to spesso interpellato dalla popola-zione sul ruolo svolto dalla Chiesae dai cattolici in questo tempo dipandemia. «Più di una volta — in-dicano i presuli — abbiamo sentitoo letto: dov’è la Chiesa e dove sonoi cristiani in azione ? Qual è il mes-saggio dei vescovi? È solo sulla li-turgia e le celebrazioni in strea-ming?». Eppure, ribadiscono, moltecose sono state fatte, ispirate dalVangelo, nelle strutture della Chie-sa o all’esterno, in grandi gruppi oentità più piccole, nelle parrocchieo negli istituti di cura cristiani, ne-gli ospedali o nelle case di riposo,ma anche a livello dell’i s t ru z i o n e .Molti cristiani hanno aderito anchea iniziative non necessariamentepersonali, «senza sentire il bisognodi delinearsi come credenti pur es-sendo personalmente molto motiva-ti dal messaggio del Vangelo».

Nella presentazione della loroiniziativa, i vescovi spiegano che«non si tratta di fare un’analisi pro-fonda o una ricerca sociologica sularga scala». «Non ci aspettiamoelenchi dettagliati — sottolineano —ma piuttosto un’indicazione dei set-tori in cui abbiamo operato. E so-prattutto esempi rivelatori». L’ideaè anche di determinare in quale mi-sura queste azioni erano legate alVangelo, perché — è la convinzionedei vescovi — la rilevanza dellaChiesa e del suo messaggio evange-lico nel mondo odierno viene valu-tata attraverso le situazioni concre-te.

Sono sei le domande indirizzatedall’episcopato belga alle parroc-chie, organizzazioni e ai singoli cri-stiani che, «a partire dalla loro ispi-razione evangelica, hanno operatoper alleviare le sofferenze causatedal coronavirus». La prima riguar-da l’annuncio del Vangelo nella so-cietà contemporanea: «con qualeChiesa vogliamo uscire?». Le per-sone interrogate sono poi invitate acomunicare quali sono le iniziativee le forme di impegno che ritengo-no «positive e riconducibili in futu-ro», precisando in che misura lehanno portate avanti consapevol-mente sulla base della loro fede edella loro coscienza ecclesiale. Ipartecipanti al questionario posso-no ugualmente segnalare le iniziati-ve che si sono invece rivelate inutilio vane, nelle quali in futuro laChiesa non dovrebbe più investirele sue energie. La quarta domandariguarda «le opportunità perse»:«quali sono le iniziative ispirate dalVangelo e dal nostro senso di uma-nità che avremmo potuto prenderema che abbiamo lasciato da parte?Come risolvere questo problema infuturo», chiedono i vescovi. Seguel’invito a compilare un elenco deidiversi punti prioritari da presenta-re ai politici, in caso di nuova on-data. Infine, l’indagine mira ad in-dividuare su cosa si basa la speran-za cristiana dei fedeli.

I due promotori del sondaggio,monsignor Jean-Pierre Delville, ve-scovo di Liège, e monsignor LodeVan Hecke, vescovo di Gent, spera-no che «in molti rispondano a que-sto questionario». I risultati, auspi-cano, «potranno contribuire a ulte-riori processi decisionali per noistessi e per i nostri confratelli ve-scovi».

In alto la Via Crucis davantial cantiere dell’antica chiesadi Sant’Agostino semidistruttanel 2016; a destra, ilprefabbricato della nuovachiesa

LONDRA, 1. «In un periodo segnatoda traumi, lutti e sfide in questoPaese e in tutto il mondo, i cristianihanno dimostrato di essere un “p o-polo di speranza”»: è quanto han-no dichiarato in un discorso con-giunto rivolto nei giorni scorsi aimembri del sinodo generale dellaChurch of England riuniti a Lon-dra, l’arcivescovo di Canterbury eprimate della Comunione anglica-na, Justin Welby, e l’arcivescovo diYork, Stephen Cottrell. L’appunta-mento sinodale si è reso necessarioper apportare una serie di modifi-che al regolamento che consenta dipotersi incontrare a distanza duran-te le restrizioni della pandemia.

L’arcivescovo Welby ha ricono-sciuto le molteplici sfide e le crisiche l’umanità sta affrontando, tracui fame, povertà, violenza dome-stica e cambiamento climatico. «Lenostre chiese sparse nel mondo —ha detto — hanno svolto un ruolovitale nel servire le loro comunità eportare speranza alle popolazioniattraverso il Vangelo. Ma la Chiesastessa — ha avvertito il primate —ne uscirà cambiata. Non sappiamoche tipo di Church of Englandemergerà a partire da questo mo-mento, ma sappiamo soltanto chesarà diversa». L’arcivescovo ha ri-cordato che la pandemia da corona-virus ha costretto tutte le chiese an-glicane a chiudere per la prima vol-ta in 800 anni. Per questa ragionetutto in futuro sarà cambiato, per-ché abbiamo pregato e adorato inmaniera virtuale».

Il primate anglicano, inoltre, hafatto notare come Dio, in questoparticolare momento, continui adamare i suoi figli «non perché sia-mo intelligenti, ma perché Lui è fe-dele». Welby ha poi puntato la suaattenzione alla rete di solidarietàpromossa dalle comunità anglicane.«La nostra è una Chiesa che ha sfa-mato tanti, è rimasta in contattocon chi era isolato, grazie soprattut-to agli sforzi eroici di molte perso-ne, dal clero ai laici e anche di co-

loro che prima del lockdown nonerano vicini alla Chiesa». Congrande impegno la Church of En-gland «ha continuato a pregare ead offrire adorazione attraverso ilnostro Signore Gesù Cristo, anchese in modi nuovi e insoliti».

Anche l’arcivescovo di York,nell’esprimere gratitudine a quantisi sono prodigati ad aiutare i fratellianglicani sparsi nel mondo, si èdetto convinto che la Chiesa saràdiversa, ma che non perderà il suospirito evangelizzatore. «Odio que-sto coronavirus — ha detto Cottrell— lo odio non solo perché ha cau-sato la morte di migliaia di perso-ne, ma perché sono morte in solitu-dine, nell’impossibilità di tenere lamano di un loro familiare. Lo odioperché tanti sono in lutto e nonhanno avuto il piacere di sedersi ac-canto a un membro della famiglia,abbracciarlo e assistere al suo fune-rale. Lo odio — ha proseguito —perché i matrimoni, i battesimi e leordinazioni sono stati rinviati o so-no stati celebrati senza festeggia-menti». Un pensiero particolarel’arcivescovo di York lo ha anche ri-

servato ai bambini, ai malati e aquanti hanno subito violenze.«Odio questo virus perché la scuolaè stata interrotta, tante persone sof-ferenti piangono nella loro solitudi-ne, sono depresse e hanno paura.Odio questo virus perché dietro leporte chiuse di tante abitazioni so-no successe cose terribili e perché ipoveri e gli svantaggiati sono stati ipiù colpiti, ma allo stesso tempo —ha aggiunto Cottrell — sono anchegrato per la fedeltà di quanti hannoservito gli altri durante la crisi ehanno accettato la sfida. Sono gra-to perché nonostante tutti gli orroridi un mondo segnato dal covid-19stiamo imparando ad assumere unnuovo impegno nei confronti diCristo e stiamo imparando a essereuna Chiesa più umile, più semplicemettendo Dio al centro della nostravita. Pur con molto dolore stiamoimparando a essere una Chiesa chedipende solo da Cristo». Di qui, ildesiderio affinché la Church of En-gland possa essere «una Chiesa piùincentrata su Cristo e a Sua somi-glianza».

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pagina 8 venerdì 2 ottobre 2020 L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 2 ottobre 2020 pagina 9

Intervista con il Prefetto della Segreteria per l’Economia padre Juan Antonio Guerrero Alves

«Ecco il bilancio della Curiaa servizio del Papa e della missione»

«L’economia della Santa Sede deve essere una casa di vetro, i fedeli hanno diritto di sapere come usiamo le risorse»

un’infinità di opere della Chiesa, dif-fuse in tutto il mondo, che non en-trano nel bilancio della Santa Sede.E nemmeno quelli che presentiamosono i conti di tutto il Vaticano, cheinclude anche, per esempio, il bilan-cio della Città del Vaticano, cioè delGovernatorato; lo IOR, l’Obolo diSan Pietro, e un buon numero diFondazioni che collaborano con i di-casteri. Tutte queste istituzioni pre-sentano i propri risultati, e rendonoconto alle autorità corrispondenti.Quello che abbiamo presentato alConsiglio per l’Economia è il Bilan-cio della Curia Romana, cioè dellaSanta Sede in senso stretto: sessantaenti al servizio del Papa nella suamissione di guida della Chiesa, nelsuo servizio di unità nella carità, ecioè evangelizzazione, comunicazio-ne, promozione dello sviluppo uma-no integrale, educazione, aiuto alleChiese in difficoltà, formazione delclero, ecc.

Perché lei definisce quello della SantaSede come un “bilancio di missione”?

Perché collego i soldi alla missio-ne. A che cosa servono? Per questonella presentazione del bilancio cer-chiamo di spiegare come vengonousate le risorse, per quale fine, perquale missione. Vogliamo cioè che ilbilancio spieghi come la Santa Sedeusa le proprie risorse per compierela sua missione, il suo servizio allamissione del Santo Padre. Poi c’è unaltro aspetto. La Santa Sede nonfunziona come un’azienda o comeuno Stato, non cerca profitti o ecce-denze. È pertanto normale che sia indeficit. Quasi tutti i dicasteri sonoinfatti “centri di costo”: svolgono unservizio che non è né venduto nésponsorizzato. Evitare il deficit nonè l’obiettivo della Santa Sede. Il suospirito è un altro. Noi pensiamo chel’obiettivo è che i costi corrisponda-no ad avere tutto il necessario per ilservizio alla missione che ci è affida-ta. In questo senso è auspicabile chesi possa avere molto se molto è quel-lo che aiuta per il servizio che dob-biamo dare. In altre parole, nonpossiamo ignorare quale sia il giustofabbisogno di risorse e quali sono lerisorse disponibili: dobbiamo avereprudenza economica. Ma non pos-siamo nemmeno pensare e agire soloa partire da esse, a volte dobbiamodare più di quanto abbiamo percompiere la nostra missione: dobbia-mo avere audacia missionaria. Ciò dicui dobbiamo occuparci è che il de-ficit sia sostenibile o che sia adegua-tamente finanziato a lungo termine.Ci sono tantissime necessità nelmondo. Dobbiamo confidare nellaProvvidenza, che agisce attraverso lagenerosità dei fedeli.

Qual è dunque la missione, in concre-to?

La missione della Santa Sede, del-la Curia Romana, non è solo la cari-tà del Papa, intesa come una sorta diONG che riceve le donazioni e ledistribuisce là dove ce n’è bisogno.La Chiesa fa tanto, tantissimo peraiutare chi ha bisogno. La maggiorparte di questo tipo di aiuti vienefatta a livello locale, nelle parrocchiee nelle diocesi. E fa tanto anche laCuria. La missione principale dellaSanta Sede è contribuire a portare ilmessaggio del Vangelo fino agliestremi confini del mondo comuni-candolo, mediando nelle situazioniin cui esso diventa opaco, con l’assi-stenza ai bisognosi, lavorando per ilbene dell’umanità, sostenendo leChiese locali in difficoltà, comuni-cando il magistero del Papa, cercan-do l’unità nella dottrina e nella litur-gia, giudicando nei conflitti all’inter-no della Chiesa, incoraggiando la ri-flessione su alcuni temi, instaurandoun dialogo ad alto livello, dando in-dicazioni alle Chiese locali, ecc. La“carità del Papa” esprime in tuttiquesti modi l’amore del Papa per laChiesa e della Chiesa per il mondo.

Quali sono i dati del bilancio consoli-dato 2019?

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Come ho già detto in passato, daqualunque parte la si guardi, la San-ta Sede non è una grande entità eco-nomica. Abbiamo avuto entrate per307 milioni di euro, abbiamo speso318 milioni di euro. Il nostro deficitè di 11 milioni. Abbiamo un patri-monio netto pari a 1.402 milioni dieuro. Ci sono molte high school negliStati Uniti che hanno un volume su-periore a quello della Curia Romanaindicato in questo bilancio.

E per quanto riguarda il bilancio ditutto il Vaticano?

Come dicevo all’inizio, la Curianon è tutto il Vaticano. Aggiungen-do il bilancio del Governatorato,dell’Obolo, dello IOR, del Fondopensioni e delle Fondazioni che aiu-tano la missione della Santa Sede, siottiene un patrimonio netto di circa4.000 milioni di euro. Se dovessimoconsolidare tutto, nel 2019 non ci sa-rebbe deficit, né c’è stato nel 2016,l’ultimo anno in cui tutti questi con-ti sono stati consolidati. Con ciònon voglio però dire che non abbia-mo difficoltà e che in questa crisi delcoronavirus non ne avremo di piùgrandi.

Torniamo alla Curia, quali sono le suefonti di ricavo?

Nel 2019, il 54 per cento, pari a164 milioni di euro, è stato generatodallo stesso patrimonio. L’attivitàcommerciale (visite alle catacombeche diversamente dai musei fannoparte della Santa Sede, produzionivendute dal Dicastero della comuni-cazione, Libreria Editrice Vaticana,ecc.) e i servizi (tasse per alcuni cer-tificati, tasse accademiche di istitu-zioni universitarie, ecc.) hanno por-tato un 14 per cento, cioè 44 milionidi euro. Le entità vaticane che nonsi consolidano in questo bilancio(IOR, Governatorato, Basilica diSan Pietro) hanno contribuito per il14 per cento delle entrate, 43 milio-ni. E le donazioni delle diocesi e deifedeli sono state pari a 56 milioni dieuro, il 18 per cento.

Veniamo ora alle spese. Quanto costala Curia, come sono ripartiti i suoi co-sti?

Potremmo dividere i costi in treblocchi: quello che abbiamo chiama-to asset management è di 67 milionidi euro, il 21 per cento dei costi, einclude 18 milioni di euro di tasse e25 milioni di euro spesi per la manu-tenzione degli edifici. Potremmo di-re che questi 67 milioni di euro sonoquanto ci costa generare i 164 milio-ni di euro di entrate di cui ho parla-to prima e che sono derivanti dalla

proprietà. I servizi e l’amministrazio-ne assorbono il 14 per cento dellespese. E le spese di missione assor-bono il 65 per cento delle spese. Ingenerale, ciò che mi ha colpito dipiù quando ho conosciuto meglio laCuria è che si fa molto con poco.Ho cercato i bilanci di vari Paesi edelle regioni, non ho trovato nulladi paragonabile al mantenere 125nunziature e missioni permanenti nelmondo con 43 milioni di euro, conla rilevanza, la capacità di mediazio-ne e la proposta della Santa Sede.Pubblicare un quotidiano ben noto,come «L’Osservatore Romano», tra-smettere più di 24 ore al giorno in40 lingue, come fanno Radio Vatica-na e Vatican Media, generare notiziee spiegarle come fa Vatican News,spendendo 45 milioni di euro: nonho trovato paragoni nel mondo dellacomunicazione. Il messaggio delVangelo deve arrivare fino ai confinidel mondo e, per quanto possibile, èauspicabile che arrivi nella linguapropria di ciascun popolo e in unmodo che possa essere compresonella propria cultura. È poi interes-sante vedere come la comunicazionedella Santa Sede si sia modernizzatain questi anni, persino riducendo icosti. Ancora, se guardiamo alla Bi-blioteca, o agli archivi o all’a rc h e o l o -gia cristiana, che si occupano di unpatrimonio non solo della Chiesa,ma dell’umanità, e lo confrontiamocon istituzioni simili: possiamo direche lo fanno con dignità e, relativa-mente, con poco. Lo stesso si puòdire delle istituzioni universitarie,ecc. Ogni volta che trovo un terminedi paragone con altre istituzioni si-mili o comparabili, mi sembra che laSanta Sede faccia molto con poco,grazie a molte persone che lavoranocon enorme generosità. Non vogliodire che non dobbiamo migliorare intante cose. Ma bisogna anche sotto-lineare che c’è molto di ben fatto.

Il deficit 2019, pari a 11 milioni, èmolto inferiore a quello 2018, pari a75 milioni. Si vede che il risultato èstato ottenuto grazie agli investimenti.Mentre il deficit operativo è di 68 mi-lioni a fronte degli 88 milioni del2018.

Le finanze coprono, come lei os-serva, una parte del deficit di gestio-ne. Inoltre, nella comparazione, do-vrebbero essere eliminati alcuni costie ricavi che sono stati straordinarinel 2018 o nel 2019. Neutralizzarequesti “onetimers” porterebbe al ri-sultato di un deficit di 22 milioni dieuro nel 2019 contro 50 milioni dieuro del 2018. Ho già detto che nonpossiamo considerarci semplicemen-te come generatori di deficit. La no-stra missione tenderà sempre a pro-durre deficit, non genererà entrate

sufficienti. È un servizio che nonfacciamo a scopo di lucro. Dobbia-mo trovare il modo di sostenere lamissione a lungo termine.

Qual è la linea su questo fronte?

Non bastano solo i necessari con-trolli orientati al risparmio e al con-tenimento delle spese per ridurre ildeficit. Nella Santa Sede ci sonomolti Enti che fanno molto con po-co. Il risparmio deve essere accom-pagnato da un discorso di esame deiricavi, cioè degli investimenti, mobi-liari o immobiliari che siano, percercarne un’ottimizzazione. Questolavoro in collaborazione, piano pia-no, si sta avviando a conclusione.Per quanto riguarda il discorso deiricavi dobbiamo pensare anche alledonazioni. Le donazioni dei fedeli,sommando anche l’Obolo, contribui-scono per un 35 per cento alle spese.I fedeli vogliono contribuire allamissione della Chiesa, ma è impre-scindibile una politica di trasparenzaesterna e di comunicazione capacedi trasmettere con precisone comeutilizziamo il denaro che riceviamo eamministriamo. Questo è l’obiettivoche vogliamo raggiungere, questa èla strada sulla quale il Santo Padre

ci ha indirizzati. Questa è la linea.Come è noto, nei mesi scorsi è statoapprovato il Codice Appalti. L’au-spicio è che, oltre a favorire la tra-sparenza, permetta, grazie alla con-correnza, anche di ottenere dei ri-sparmi. Abbiamo bisogno di alcuneazioni in relazione a ciò che riguardail lavoro al fine di avere persone piùmotivate e responsabilizzate neicompiti loro affidati, una maggioremobilità, come anche una maggioreefficienza, e una riduzione dei costi.Cercare modelli più flessibili, orien-tati a premiare il merito, l’impegno ele competenze professionali.

Nell’intervista dello scorso maggio conVatican News lei ha parlato del proget-to di centralizzare gli investimenti. Co-me si sta procedendo?

Ci sono decisioni che richiedonotempo per essere attuate. I progressisi fanno a poco a poco. Secondo laCostituzione Pastor Bonus (1984),l’APSA è l’amministratore della SedeApostolica. Nel novembre 2018, ilPapa ha chiesto al cardinale Marx,coordinatore del Consiglio dell’Eco-nomia, di centralizzare gli investi-menti. A poco a poco ci stiamomuovendo in questa direzione. Que-

st’anno abbiamo avuto molti incon-tri e riunioni, abbiamo esaminatomolti possibili modelli. Penso cheabbiamo fatto progressi e la decisio-ne è matura per scegliere un model-lo imparando dalle buone pratichedegli altri. Ritengo probabile che en-tro la fine dell’anno o l’iniziodell’anno prossimo si compiano ipassi definitivi. La centralizzazionepermetterà senza dubbio una mag-giore trasparenza e un più precisocontrollo, oltre a dare la possibilitàdi investire in modo unitario, se-guendo la dottrina sociale dellaChiesa, con criteri etici, sostenibili,di buon governo e professionali. Vadetto che la maggior parte degli in-vestimenti sono centralizzati nell’AP-SA. Molti altri investimenti effettua-ti da istituzioni legate alla Santa Se-de, avvengono anche attraverso loIOR, che offre una garanzia di con-trolli, trasparenza e criteri etici. Èovvio che lo IOR, che negli ultimianni ha fatto un percorso magnifico,dovrebbe avere un ruolo importanteanche nell’organizzazione degli inve-stimenti della Santa Sede. La centra-lizzazione deve infatti essere combi-nata con la sussidiarietà: non tuttopuò essere centralizzato se vogliamoessere efficaci.

Lei parla di investimenti come se nonleggesse i giornali di queste settima-ne…

Vivo nel presente. Leggo i giorna-li. È possibile che, in alcuni casi, laSanta Sede sia stata, oltre che malconsigliata, anche truffata. Credoche stiamo imparando da errori oimprudenze del passato. Ora si trat-ta di accelerare, su impulso deciso einsistente del Papa, il processo di co-noscenza, trasparenza interna edesterna, controllo e collaborazionetra i diversi dicasteri. Abbiamo inse-rito nei nostri team professionisti dialtissimo livello. Oggi esiste comuni-cazione e collaborazione fra i dica-steri di contenuto economico per af-frontare queste questioni. La colla-borazione è un grande passo inavanti. Segreteria di Stato, APSA eSPE collaborano di buon grado.Possiamo certamente commettere er-rori, sbagliare o essere truffati, mami sembra più difficile che questoaccada quando collaboriamo e agia-mo con competenza, trasparenza efiducia fra noi.

Quali sono i rischi per il futuro?

Grandi Stati, aziende e società so-no in difficoltà economiche. Messi a

dura prova dalla crisi sanitaria edeconomica, assumono crediti che sa-ranno difficili da pagare, rimandanotutti i pagamenti al futuro, cercanodi mantenere la liquidità di fronteall’incertezza che si prospetta. Noiche siamo piccoli non possiamo nonessere in difficoltà. Dipendiamo dairendimenti dei beni e dalle donazio-ni, e la crisi sta colpendo entrambinegativamente. La cosa peggiore chepotremmo fare è non riconoscere ladifficoltà o scegliere l’opzione“ognuno per sé”. Dobbiamo cammi-nare insieme. Dobbiamo resistere.Resistere insieme, condividere i sa-crifici. Come ha detto il Papa, la cri-si può essere una situazione privile-giata che ci rende migliori. Può an-che essere un’opportunità per intro-durre i cambiamenti necessari, chegià si sono visti.

Quali sono le ragioni della richiesta ri-volta ai dicasteri lo scorso aprile perchétrasferiscano le loro liquidità all’APSA?

APSA è il dicastero progettato pergestire le risorse di tutti i dicasteri.In aprile, vista l’incertezza rappre-sentata dal lockdown, l’ho sottoli-neato, non sapendo quanto sarebbedurato, e ho anticipato che avrebbe

influito sui ricavi. Avevamo decisodi non tagliare le donazioni e gliaiuti alle persone e alle Chiese biso-gnose — altri potrebbero infatti starepeggio di noi — e nemmeno gli sti-pendi delle persone che lavoranoper la Santa Sede. E per questo so-no aumentati le donazioni e gli aiu-ti. L’APSA doveva pagare gli stipen-di, non sapevamo quanto tempo sa-rebbe durata la chiusura, né seavremmo ottenuto i ricavi previsti.Abbiamo quindi chiesto ai dicasteridi mantenere la loro liquidità in AP-SA .

È vero che la Segreteria di Stato ri-marrà senza “portafoglio” e che i suoifondi saranno gestiti da APSA?

La Segreteria di Stato è in questoprocesso da mesi. Sta svolgendo ilsuo compito. Sta facendo un grandelavoro di chiarezza, trasparenza e or-dine. Ha portato tutti i suoi fondiallo IOR e all’APSA e parteciperà alprocesso di centralizzazione degli in-vestimenti, con una gestione più tec-nica e professionale. Questa afferma-zione sulla perdita del “p ortafoglio”,per quanto ne so, non è esatta. Lagestione sarà fatta in altro modo, co-me accade agli altri dicasteri che

hanno un portafoglio. In questi mesiho visto che in Vaticano, come nelresto della Chiesa, c’è un sacro ri-spetto per la destinazione dei fondi,per la volontà espressa dai donatori.Quando una donazione è stata ac-cettata per uno scopo specifico, que-sto viene rispettato. Molti dei fondigestiti dalla Segreteria di Stato sonostati ricevuti per uno scopo specifi-cato, sempre naturalmente legato al-la nostra missione. Se i fondi saran-no gestiti da un altro ente, dovrannorimanere associati a quello scopo,con gli stessi beneficiari.

A cosa serve l’Obolo? Perché i fedeli so-no chiamati a questa raccolta?

L’aiuto dei fedeli all’Obolo è unmodo concreto di collaborare con lamissione del Santo Padre per il benedi tutta la Chiesa. Nel 2019, il fondodell’Obolo ha coperto il 32 per cen-to delle spese per la missione dellaSanta Sede. La struttura e i servizisono invece coperti da fondi propri.L’incasso dell’Obolo è stato di 53milioni di euro, di cui 10 milioni dieuro donati per scopi specifici. In al-tre parole, il fondo ha collaboratocon la missione del Santo Padre per66 milioni di euro, 23 in più diquanto raccolto. Questo è successonegli ultimi anni. Ciò significa cheha anche decapitalizzato. Però sem-pre per la missione alla quale è de-stinato. L’Obolo deve essere ammi-nistrato con la saggezza dell’ammini-stratore onesto, come si investono italenti, come fa qualsiasi buon padredi famiglia, al fine di garantire al Pa-pa l’esercizio della sua missione.

La vicenda del Palazzo di Londra peròdisorienta molti.

Capisco. È vero. Per questo è im-portante che sia fatta chiarezza, checi sia trasparenza. Intanto posso direuna cosa. Per quel che so le perditedi Londra non sono state copertecon l’Obolo, ma con altri fondi diriserva della Segreteria di Stato. Eun’altra cosa vorrei dire per conclu-dere: dobbiamo essere sempre gratial Santo Popolo di Dio che aiuta lamissione del Papa. Anche per questodobbiamo essere trasparenti. Comeha scritto Papa Francesco nell’ultimomessaggio alle Pontificie Opere Mis-sionarie, «la Chiesa continua dasempre ad andare avanti anche gra-zie all’obolo della vedova, al contri-buto di tutta quella schiera innume-revole di persone che si sentonoguarite e consolate da Gesù e cheper questo, per il traboccare dellagratitudine, donano quello che han-no». Il nostro dovere è gestire il lorodono con l’onestà, la prudenza e lalungimiranza del buon padre di fa-miglia.

Alcuni grafici che presentano i dati del bilancio 2019

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pagina 10 venerdì 2 ottobre 2020 L’OSSERVATORE ROMANO venerdì 2 ottobre 2020 pagina 11

Il simposio «Promuovere e difendere la libertà religiosa a livello internazionale attraverso la diplomazia»Le osservazioni conclusive del cardinale Parolin

Negare la libertà di religione significanegare la natura dell’essere umano

Il cardinale segretario di Stato PietroParolin è intervenuto al simposio sultema «Promuovere e difendere la liber-tà religiosa a livello internazionale at-traverso la diplomazia», che ha avutoluogo mercoledì 30 settembre all’amba-sciata degli Stati Uniti d’America pres-so la Santa Sede. Pubblichiamo di se-guito in una nostra traduzione dall’in-glese le osservazioni conclusive svoltedal porporato.

Eccellenze, Signore e Signori,Desidero ringraziare l’A m b a s c i a t o reGingrich e il personale dell’Amba-sciata degli Stati Uniti d’Americapresso la Santa Sede per aver orga-nizzato questo importante simposiodi un giorno, in cui si è riflettuto sultema «Promuovere e difendere la li-bertà religiosa internazionale attra-verso la diplomazia». Sono gratodell’invito a offrire alcuni spunti diriflessione a conclusione.

Cari Amici,La tutela e la promozione della li-

bertà di religione è un tratto caratte-ristico dell’attività diplomatica dellaSanta Sede. Questo diritto umanofondamentale, insieme all’inviolabilediritto alla vita, costituisce il fonda-mento solido e indispensabile dimolti altri diritti umani. La violazio-ne di questa libertà compromette ilgodimento di tutti i diritti e minac-cia la dignità della persona umana.Di fatto, in riconoscimento dellacentralità di questo diritto fondazio-nale, la libertà di religione è sancitanella legislazione costituzionale dimolte nazioni e viene menzionata inun ampio spettro di convenzioni in-ternazionali, compresa la Dichiara-zione Universale dei Diritti Umani.Il concilio Vaticano II ha dedicatoun intero documento alla libertà reli-giosa, rispecchiando la crescenteconsapevolezza e importanza di ri-spettare tale libertà fondamentale. InDignitatis humanae leggiamo chequesta libertà significa «che gli esse-ri umani devono essere immuni dallacoercizione da parte dei singoli indi-vidui, di gruppi sociali e di qualsivo-glia potere umano, così che in mate-ria religiosa nessuno sia forzato adagire contro la sua coscienza né siaimpedito, entro debiti limiti, di agirein conformità ad essa: privatamenteo pubblicamente, in forma indivi-duale o associata» (n. 2).

Al centro dell’esercizio della liber-tà di professare e praticare una certareligione, o di non seguirne alcuna,se così si sceglie, c’è l’esercizio dellalibertà di coscienza, il luogo sacrointeriore della natura trascendentedell’uomo dove «l’uomo scopre unalegge che non è lui a darsi, ma allaquale invece deve obbedire. Questavoce, che lo chiama sempre ad ama-re, a fare il bene e a fuggire il male,al momento opportuno risuonanell’intimità del cuore […]. L’uomoha in realtà una legge scritta da Diodentro al cuore […]. La coscienza èil nucleo più segreto e il sacrariodell’uomo, dove egli è solo con Dio,la cui voce risuona nell’intimità»(Concilio Vaticano II, Gaudium etspes, n. 16). La Chiesa ha sempre so-stenuto la necessità di rispettare ilforum interno della propria coscien-za, non solo per il suo legame in-trinseco con la libertà di religione,ma anche perché è il luogo sacro in-teriore della persona umana. Pur-troppo stiamo assistendo a un nume-ro crescente di esempi in cui questalibertà viene violata, perfino con laforza, dalla legislazione civile, cosache di fatto equivale a un attacco al-la dignità della persona umana.

Vorrei suggerire che, almeno inparte, alcune delle difficoltà che stia-mo sperimentando riguardo alla vio-lazione della libertà di religione a li-vello globale, derivano da un fonda-mentale fraintendimento del signifi-cato di libertà umana. Gli attacchi al-la libertà di religione sono spessomotivati da paura e da ideologia: daparte di regimi totalitari che usano ilpotere per imporre restrizioni draco-niane, come si osserva, per esempio,in paesi dove la pratica di alcunetradizioni religiose è vietata e le “mi-noranze” sono attivamente persegui-tate, ma anche dalle voci intollerantidel “politicamente corretto”, che“mettono a tacere” e condannanoquelle credenze, tradizioni e pratichereligiose che si scontrano con la loroideologia progressista, etichettandolecome “o diose” e “intolleranti”. È ora

che riflettiamo più profondamentesulle radici dell’“intolleranza” in si-mili situazioni e, in particolare sullariduzione dello spazio pubblico peril dialogo per e con quanti praticanola loro fede apertamente. Di fatto, illivello di rispetto della libertà di reli-gione nella sfera pubblica è un chia-ro indicatore della salute di ogni so-cietà; pertanto, ne consegue che èpure una “cartina al tornasole” per illivello di rispetto esistente anche pertutti gli altri diritti umani fondamen-tali.

Il mio suggerimento che la libertàdi religione è in crisi perché è in cri-si la nostra comprensione della veri-tà della persona umana e della suaantropologia non è nuovo. I Padridel concilio Vaticano II hanno osser-vato che «Nell’età contemporaneagli esseri umani divengono semprepiù consapevoli della propria dignitàdi persone, e cresce il numero di co-loro che esigono di agire di loro ini-ziativa, esercitando la propria re-sponsabile libertà» (Dignitatis huma-nae, n. 1). «Così, il senso più acutodella dignità della persona umana edella sua unicità, come anche del ri-spetto dovuto al cammino della co-scienza, costituisce certamente un’ac-

quisizione positiva della cultura mo-derna. Questa percezione, in se stes-sa autentica, ha trovato moltepliciespressioni, più o meno adeguate, dicui alcune però si discostano dallaverità sull’uomo come creatura e im-magine di Dio ed esigono pertantodi essere corrette o purificate alla lu-ce della fede» (Papa Giovanni PaoloII, Veritatis splendor, n. 31). Purtrop-po, la nostra crescente consapevolez-za e affermazione della dignità dellapersona umana non è stata sempreaccompagnata da una comprensioneautentica del dovere morale e dellaresponsabilità che deriva dall’e s e rc i -zio della libertà umana. Questa di-vergenza tra la dignità e la responsa-bilità inerente alla libertà ha un im-patto deleterio sul concetto di libertàdi religione e del suo godimentonella società moderna.

Questo aspetto è stato elaboratocon maestria nella acuta e profondariflessione di Papa san GiovanniPaolo II nella Lettera enciclica Ve r i -tatis splendor, lo “splendore della ve-rità”, dove, tra le altre cose, sottoli-nea la necessità di avere la giustacomprensione della natura umana,specialmente della sua dimensionetrascendente, che è radicata nella

Le considerazioni introduttive dell’arcivescovo Gallagher

Gli attacchi non giungono solo sotto forma di persecuzionema anche attraverso una vera colonizzazione ideologica

Preparativi nei cinque continenti e in quello digitale

Verso la Giornata missionariadel 18 ottobre

In vista della Giornata missionariamondiale, che è stata confermataper il prossimo 18 ottobre, fervonoi preparativi nelle Chiese locali deicinque continenti e anche nel“continente digitale”, perché «l’an-nuncio del Vangelo continua inogni angolo» della terra. Lo assi-cura un comunicato della Congre-gazione per l’evangelizzazione deipopoli e delle Pontificie operemissionarie (Pom), diffuso giovedì1, all’inizio del mese tradizional-mente dedicato dalla Chiesaall’opera missionaria, e in occasio-ne della festa di santa Teresina diLisiex, patrona delle missioni.

«I missionari sono lì, a fianco dichi soffre, tanto più con l’impattodella crisi globale — osserva l’a rc i -vescovo Protase Rugambwa, segre-tario di Propagande fide —. Que-sto è il momento favorevole: siamochiamati oggi ad annunciare e adonare l’amore di Dio soprattuttodove ci sono sofferenza, indigenza,disperazione». Riguardo al tempodi preparazione della Giornata edell’impegno garantito dalle Pom,il presule tanzaniano cita il mes-saggio di Papa Francesco dal titolo«Eccomi, manda me» (Is 6, 8),per ricordare che «in un contestoprofondamente segnato dalla pan-demia di covid-19, non bisognascoraggiarsi perché la missionenon è frutto di capacità umane,ma appartiene a Dio: lo SpiritoSanto ne è il protagonista. Il Si-gnore prende l’iniziativa, ha man-dato il suo Figlio Gesù Cristo eoggi manda ogni battezzato».

Anche perché, nonostante le dif-ficoltà causate dal coronavirus intutto il pianeta, la generosità nonsi arresta. Dall’Europa all’Asia,dalle Americhe all’Africa, finoall’Oceania, prosegue l’impegno disensibilizzazione per la specialecolletta del 18 ottobre, destinata a

costituire il Fondo universale disolidarietà che le Pom raccolgonoogni anno per portare il loro soste-gno alle Chiese locali. E nel 2020il contributo si è espresso ancheattraverso lo speciale Fondo diemergenza istituito dal vescovo diRoma presso le stesse Pom peraiutare le comunità colpite dal co-vid-19.

In Africa, prosegue il comunica-to, ci si sta preparando con incon-tri e momenti di preghiera e for-mazione, senza dimenticare l’an-nuncio della Parola attraverso lavisita che tanti missionari e religio-si compiono nei villaggi isolati.L’impegno di questo periodo è ga-rantire un’animazione missionariaancora più presente e coinvolgen-te, soprattutto nelle aree più remo-te.

Nelle Americhe, dove la Giorna-ta missionaria ha una feconda eantica tradizione, è considerevolela produzione da parte delle Pom

In Asia le comunità locali, toc-cate dal virus, mostrano una resi-lienza radicata nella fede. «Comegli apostoli sulla barca, sul mare intempesta, diciamo al Signore: stia-mo morendo. In questa pandemiasperimentiamo la presenza amore-vole di Cristo ed eleviamo a lui lalode, perché non ci abbandona —racconta don Peter Susaimanic-kam, della diocesi di Thanjavur,nello stato indiano di Tamil Nadu—. Questo è il cuore dell’annuncioche rivolgiamo a tutti, nel mesemissionario».

In Oceania, per annunciare ilVangelo nel “continente maritti-mo”, speciali iniziative coinvolgo-no come protagonisti soprattutto igiovani.

In Europa le Direzioni nazionalidelle Pom hanno preparato mate-riale cartaceo e digitale per aiutarele comunità cristiane a vivere an-che la dimensione personale dellamissione: «Eccomi, manda me!».

di materiale per l’animazione, siacartaceo, sia condiviso sul web.Con l’intensificarsi della campagnasui social media (come in Colom-bia e in Bolivia) è cresciuta la sen-sibilizzazione di parrocchie, movi-menti e associazioni per ricordarel’importanza dell’obolo personalee della preghiera.

Notevole, infine, a livello globa-le, l’eco in tema di comunicazionee mass-media, con vere e propriecampagne in Canada, Svizzera oAustralia, e grazie a dirette televi-sive o radiofoniche programmateper il 18 ottobre in Polonia, Spa-gna, a Malta e in Irlanda.

La preghiera del rosario, duran-te tutto il mese dell’ottobre missio-nario, trasmessa via radio e sui so-cial media, verrà pregata in mi-gliaia di comunità, “a distanza” o“in presenza”. In particolare il 7ottobre su Radio Maria, trasmessoin diretta dal santuario rwandesedi Kibeho, andrà in onda il “Rosa-rio mondiale” in contemporaneasu tutte le emittenti nazionali delnetwork. Il comunicato si conclu-de rilanciando parole del Papa nelmessaggio la Giornata missionariamondiale: celebrarla «significa an-che riaffermare come la preghiera,la riflessione e l’aiuto materialedelle vostre offerte sono opportu-nità per partecipare attivamente al-la missione di Gesù nella suaChiesa. La carità espressa nellecollette delle celebrazioni liturgi-che della terza domenica di otto-bre ha lo scopo di sostenere il la-voro missionario svolto a mio no-me dalle Pontificie opere missiona-rie, per andare incontro ai bisognispirituali e materiali dei popoli edelle Chiese in tutto il mondo perla salvezza di tutti».

#SantaTeresadiLisieux ci invita alla praticadella piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunità

di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che seminipace e amicizia. #TempoDelCreato

(@Pontifex_it)

forza dell’intelletto e della volontà,esercitata attraverso l’uso responsabi-le della libertà in congiunzione conla verità sul bene». Anche se attual-mente esistono diverse tendenze cheminano la corretta prospettiva dellalibertà umana, san Giovanni Paolo IIne evidenzia due principali. La pri-ma potrebbe essere definita «sogget-tivismo radicale» o esaltazione «del-la libertà individuale come un asso-luto».

Lo spiega così: «In alcune corren-ti del pensiero moderno si è giuntiad esaltare la libertà al punto da far-ne un assoluto, che sarebbe la sor-gente dei valori. In questa direzionesi muovono le dottrine che perdonoil senso della trascendenza o quelleche sono esplicitamente atee. Si so-no attribuite alla coscienza indivi-duale le prerogative di un’istanza su-prema del giudizio morale, che deci-de categoricamente e infallibilmentedel bene e del male. All’affermazio-ne del dovere di seguire la propriacoscienza si è indebitamente aggiun-ta l’affermazione che il giudizio mo-rale è vero per il fatto stesso cheproviene dalla coscienza. Ma, in talmodo, l’imprescindibile esigenza diverità è scomparsa, in favore di uncriterio di sincerità, di autenticità, di«accordo con se stessi», tanto che siè giunti ad una concezione radical-mente soggettivista del giudizio mo-rale» (Veritatis splendor, n. 32). Nellenostre società contemporanee, spe-cialmente in Occidente, c’è la fortetendenza ad esagerare la propria li-bertà personale, a disgiungerla volu-tamente dalla ricerca del bene o,peggio ancora, a renderla l’unico b e-ne. Di conseguenza l’uomo si ripie-ga su se stesso, diventando autorefe-renziale e ciò che è bene diventa to-talmente soggettivo. Da qui il passoè breve perché l’uomo diventiun’isola, esercitando la sua libertà,perfino lontano dalla giusta ragione.Il “massimo bene” diventa ora l’eli-minazione di qualsiasi ostacoloall’“autonomia radicale” come la leg-

ge morale naturale o divina. Anchegli altri diritti umani fondamentalidevono essere aboliti per non osta-colare più il desiderio della propriascelta.

Di fatto, un altro equivoco mo-derno fin troppo comune che inter-ferisce con una corretta concezionedella libertà umana è la negazionedella verità morale oggettiva, conve-nientemente sostituita dal sentimen-to o la sensazione personale dell’in-dividuo sul bene morale.

Il santo polacco prosegue: «Persal’idea di una verità universale sul be-ne, conoscibile dalla ragione umana,è inevitabilmente cambiata anche laconcezione della coscienza: questa

non è più considerata nella sua real-tà originaria, ossia un atto dell’intel-ligenza della persona, cui spetta diapplicare la conoscenza universaledel bene in una determinata situa-zione e di esprimere così un giudiziosulla condotta giusta da scegliere quie ora; ci si è orientati a concedere al-la coscienza dell’individuo il privile-gio di fissare, in modo autonomo, icriteri del bene e del male e agire diconseguenza. Tale visione fa tutt’unocon un’etica individualista, per laquale ciascuno si trova confrontatocon la sua verità, differente dalla ve-rità degli altri. Spinto alle estremeconseguenze, l’individualismo sfocianella negazione dell’idea stessa di

natura umana» (Veritatis splendor, n.32).

Questi approcci riduttivi al bene ealla coscienza sono al centro dellamaggior parte delle correnti di pen-siero, e sono l’ideologia liberale pre-dominante, che pone in drasticocontrasto la legge morale e la co-scienza, come anche la nostra naturae libertà umana. Questo contrastopercepito ha conseguenze devastantinel pervenire a una giusta compren-sione della libertà umana, compresala libertà di coscienza e la libertà dire l i g i o n e .

Essenzialmente, la decisione di ra-dicare la libertà dell’uomo solamentenell’io, senza alcun riferimento al

Creatore, è inadeguata. Porta a unacomprensione limitata della libertàdi religione e fatica a generare emantenere lo spazio necessario per ilpluralismo autentico e la ricerca del-la verità oggettiva, ovvero la veritàche non finisce con me o con te.Mentre dobbiamo continuamente ri-petere che la libertà religiosa com-porta la capacità di esercitare, senzacoercizioni e senza minacce di perse-cuzione, le proprie convinzioni reli-giose, sia in privato sia in pubblico,questa è solo una parte della com-prensione della libertà religiosa. Èl’approccio della via negativa, se vo-gliamo, che afferma semplicementeche non deve esserci coercizione nel-

la pratica della religione. Tuttavia,quello che spesso non riusciamo ariconoscere è che la libertà di reli-gione è, al tempo stesso, libertà dicercare la verità. La libertà di reli-gione è anche la libertà “p er” la fe-de. In altri termini, deve essere inte-sa anche in modo affermativo. Sot-tolineare esclusivamente l’e s p re s s i o n edella libertà di religione come “lib er-tà da coercizione esterna” senza af-frontare a che cosa tale libertà è giu-stamente ordinata, vale a dire la sco-perta della verità ultima della pro-pria esistenza, le proprie origini e ilproprio destino, dati dal Creatore, ècome dare a un bambino uno stru-mento e dirgli “non devi usarlo perquesto e quest’a l t ro ” senza però maispiegargli “a quale fine deve serviretale strumento”.

Se non erro, c’è una famosa seriedi libretti per la catechesi prodottada una dei Consigli di Baltimora ne-gli Stati Uniti. Una delle domandeiniziali di quell’abbecedario della fe-de è: “Perché Dio ti ha creato?”; e larisposta corretta da dare è “Dio miha creato per conoscerlo, amarlo eservirlo in questo mondo e per esse-re felice con Lui in eterno in quelloa venire”. La semplicità di ciò nondeve offuscare la profondità di que-sta verità. Siamo stati creati per unoscopo. Abbiamo ricevuto una naturaordinata a un determinato fine, con idoni dell’intelletto e la volontà diconoscere e scegliere il bene, ognunosecondo la propria coscienza. Senzaquesto fine oggettivo, un fine cheesiste al di là dell’io, non possiamosperare altro che trovare una societàin crisi, con ognuno di noi incapacedi abbracciare chiunque se non sestesso.

Nella nostra discussione sulla li-bertà religiosa, compresa la sua pro-mozione attraverso l’attività diplo-matica, continua a esserci utile ricor-dare non solo che cosa speriamo didifendere e di promuovere, ma an-che le minacce che dobbiamo affron-tare. Queste certamente includonol’oppressione fisica, la persecuzionee l’imposizione ideologica, ma anchela negazione della natura stessadell’uomo. Spero di esser riuscito acontribuire a chiarire meglio questoaspetto oggi qui con voi.

E, come sempre, è mia speranzache iniziative come il Simposioodierno continuino a dare un impul-so a livello internazionale, di modoche questo diritto umano fondamen-tale possa essere goduto da tutti.

Grazie della vostra attenzione.

Pubblichiamo in una nostra traduzionedall’inglese il testo delle considerazioni intro-duttive dell’arcivescovo Paul Richard Galla-gher, segretario per i Rapporti con gli Stati,durante il simposio all’ambasciata degli StatiUniti d’America presso la Santa Sede.

Onorevole Mike Pompeo, Segretario diStato,Signora Ambasciatore Gingrich,Eccellenze, Signore e Signori,Sono grato dell’invito a presentare qualchebreve osservazione in apertura di questoSimposio su «Promuovere e difendere lalibertà religiosa internazionale attraverso ladiplomazia» e desidero ringraziare l’Amba-sciatore Gingrich e il suo personaleall’Ambasciata per avere organizzato que-sto evento. Estendo volentieri a tutti voi isaluti di Sua Santità Papa Francesco, che èa conoscenza di questo incontro su un te-ma di grande importanza per la Santa Se-de, specialmente nelle sue attività diploma-tiche a livello bilaterale come anche multi-laterale.

Negli ultimi due decenni c’è stato uncrescente riconoscimento dell’imp ortanteruolo svolto dalle religioni nelle questioniriguardanti la pace e la sicurezza naziona-le, nonché la reciproca coesistenza tra ipopoli. Più di recente, diversi governi,compreso quello degli Stati Uniti d’Ameri-ca, hanno lanciato iniziative volte a difen-dere e a promuovere questo diritto umanofondamentale, il cui rispetto è una condi-zione sine qua non per tributare pieno ri-spetto a ogni persona e costruire il benecomune dell’umanità.

Non deve dunque sorprendere che laprotezione e la promozione della libertàreligiosa siano alcune delle principali“priorità politiche” della Santa Sede. Nellesue relazioni bilaterali, la questione dellaprotezione della libertà di religione perconsentire alla Chiesa cattolica locale disvolgere la sua missione, continua a essereuna parte indispensabile degli obiettivi e

dell’attività della Santa Sede. In modoanalogo, in diversi fori multilaterali, laSanta Sede è attenta alle tendenze e agliatteggiamenti della comunità internaziona-le mentre affronta le questioni collegate al-la libertà di religione e di fede. È ancheparticolarmente attenta a come altri cosid-detti “nuovi diritti” limitano il pieno godi-mento della libertà religiosa, nonché alruolo importante che la Chiesa e altre or-ganizzazioni confessionali svolgono in nu-merose attività caritative, sanitarie, educati-ve e umanitarie in tutto il mondo.

La libertà di religione per la Santa Sedenon è importante solo perché è guidata

dal Sommo Pontefice della Chiesa cattoli-ca. Piuttosto, la motivazione a difendere lalibertà religiosa sta principalmente nellasua comprensione e sollecitudine per larealtà ontologica della persona umana,creata a immagine e somiglianza di Dio,fondamento della dignità inviolabiledell’uomo. Il Creatore ha dotato la naturaumana di conoscenza e libero arbitrio per-ché arrivi a conoscerlo, amarlo e servirlo intotale libertà. La libertà, e in particolare lalibertà di coscienza e la libertà religiosa, èuna componente essenziale della dignitàtrascendente dell’uomo. Come tale, lacoercizione, la violenza e la discriminazio-

ne contro la libertà di religione costituisco-no un attacco alla persona umana, la suarelazione con il suo Creatore e, di fatto, unattacco contro la società. È da questa pro-spettiva che la Santa Sede ha sempre cer-cato di difendere questo diritto umanofondamentale, poiché è alla base dell’iden-tità di ogni persona e del libero eserciziodella propria libertà per lo sviluppo inte-grale di ogni persona e della società nelsuo insieme.

È in questo contesto che la Santa Sedeè assiduamente e costantemente attentaagli abusi contro la libertà di religione, alivello sia degli attori statali o non statali

autoritari/dittatoriali, testimoniati nellamaniera più chiara in quei casi dove c’èpersecuzione fisica e addirittura uccisionedelle “minoranze religiose”, sia attraversola tendenza sempre più diffusa, riscontrataspecialmente in Occidente, a promuovereideologie e perfino leggi nazionali in con-flitto con la libertà religiosa. Ritengo im-portante essere consapevoli che gli attacchicontro la libertà religiosa non giungonosolo sotto forma di persecuzione fisica, maanche e sempre più attraverso tendenzeideologiche e “far tacere”, attraverso quellache è stata spesso definita “correttezza po-litica”, che stanno togliendo libertà semprepiù grandi nel nome della “tolleranza” edella “non discriminazione”. Invece, que-ste ideologie inflessibili, pronte a denun-ciare come “o diose” le credenze religiose ele persone che non accettano la loro posi-zione, sono esse stesse piuttosto “intollera-bili” e “discriminatorie” nei confronti dellalibertà di religione.

C’è un numero crescente di esempi ditale fenomeno, compreso quello di alcuniStati che approvano leggi che attaccano inmodo aggressivo sia la libertà di coscienzasia la libertà di religione. È presente perfi-no in alcuni settori della diplomazia multi-laterale. Un recente rapporto del Consiglioper i Diritti Umani delle Nazioni Unitesulla libertà di religione e di fede di fattoafferma che: «Il Relatore Speciale è pro-fondamente preoccupato per le numeroserelazioni che ha ricevuto, e per le informa-zioni fornite ad altri meccanismi per i di-ritti umani delle Nazioni Unite, secondocui gruppi d’interesse religiosi sono impe-gnati in campagne in cui i sostenitori deidiritti che operano per combattere la di-scriminazione basata sul genere vengonoritratti come attori “immorali” che cercanodi minare la società sposando una ideolo-gia di genere dannosa per i bambini, le fa-miglie, la tradizione e la religione. Invo-cando principi religiosi oltre che una pseu-doscienza, tali attori sostengono la difesa

dei valori tradizionali radicati in interpre-tazioni dell’insegnamento religioso sui ruo-li sociali di uomini e donne conformemen-te alle loro presunte differenze naturalinelle capacità fisiche e mentali; rivolgen-dosi spesso ai governi perché mettano inatto politiche discriminatorie» (n. 34).

La Santa Sede ha risposto con chiarezzaa tale Rapporto durante il dibattito inte-rattivo sostenendo: «Sono particolarmenteinaccettabili e offensivi i numerosi riferi-menti che raccomandano che la libertà direligione e di fede e di obiezione di co-scienza debbano essere abbandonati a fa-vore della promozione di altri cosiddetti“diritti umani”, che certamente non godo-no di consenso, essendo quindi una sortadi “colonizzazione ideologica” da parte dialcuni Stati e Istituzioni internazionali.Come tale, il rapporto, almeno in parte, èdi fatto un attacco alla libertà di religionee di fede oltre che alla libertà di coscien-za» (Missione della Santa Sede, Ginevra,2 marzo 2020).

Se fossi un cinico, direi che sembra chealcuni di coloro che dovrebbero difenderee promuovere la libertà di religione o man-cano della volontà di farlo veramente, osembrano prostrarsi dinanzi alle forzeideologiche prevalenti che vedono l’e s e rc i -zio della libertà religiosa come una minac-cia al loro concetto di libertà, che è intesoin larga parte come la possibilità di faretutto ciò che si vuole, affermandosi senzaalcuna restrizione, compresa la legge civile,naturale e specialmente divina.

Malgrado queste difficoltà e minacce al-la libertà religiosa, includendo gli altri di-ritti umani fondamentali ad essa connessi,la Santa Sede è convinta che si debba con-tinuare a essere presenti e attivi nei dibatti-ti e nelle discussioni su questo argomento.Ritirarsi dal dibattito non è soltanto undisservizio a quanti sono senza voce, ven-gono perseguitati, derisi o perfino uccisiper le loro convinzioni religiose, ma ancheper quanti sono in disaccordo con noi.

Anche loro devono comprendere la gravitàdella posta in gioco. La Santa Sede, con lasua missione unica e conformemente allasua natura particolare, utilizza gli strumen-ti diplomatici a sua disposizione, special-mente quello di offrire una sorta di “bus-sola morale”, nella costruzione della libertàdi religione e di altri diritti umani fonda-mentali tra gli altri Stati e nella famigliadelle Nazioni. Anche se la Santa Sede nondispone dei “comuni” strumenti diplomati-ci utilizzati dalla maggior parte degli Stati,possiede però un corpo di dottrina socialericco e antico che è stato sviluppato nei se-coli e che porta nel dibattito politico e di-plomatico.

L’impegno della Santa Sede nella difesae nella promozione della libertà religiosa èguidato dall’insegnamento e dall’imp egnodi Papa Francesco, che sottolinea costante-mente l’importanza del dialogo e dellacomprensione reciproca, tra popoli e socie-tà, tra quanti hanno convinzioni religiosedifferenti o non ne hanno affatto, per an-dare verso la pacifica coesistenza e il ri-spetto reciproco. È al centro del messaggiodel Documento sulla Fratellanza Umana del4 febbraio 2019 e sarà senz’altro un temaimportante della Lettera enciclica Fra t e l l itutti che il Santo Padre renderà pubblicatra pochi giorni.

Per concludere, vorrei citare una frasedel Documento sulla Fratellanza Umana:«Questa Sapienza divina è l’origine da cuideriva il diritto alla libertà di credo e allalibertà di essere diversi. Per questo si con-danna il fatto di costringere la gente adaderire a una certa religione o a una certacultura, come pure di imporre uno stile diciviltà che gli altri non accettano».

Spero che i dibattiti e gli scambi che sisvolgeranno qui oggi possano essere fecon-di, profondi e favorire la protezione e lapromozione della libertà religiosa, che tuttinoi abbiamo molto a cuore.

Grazie per la cortese attenzione.

Incontro in Vaticano tra il cardinale Paroline il segretario di Stato Usa

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il direttore della Sala stampa dellaSanta Sede, Matteo Bruni, ha parlato dell’incontro svoltosi in Vaticano giovedìmattina, 1° ottobre, tra il segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, Mi-chael Richard Pompeo, e il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin — cheera accompagnato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per iRapporti con gli Stati — comunicando che nel corso del colloquio «le partihanno presentato le rispettive posizioni riguardo i rapporti con la RepubblicaPopolare Cinese, in un clima di rispetto, disteso e cordiale. Si è parlato, inol-tre, di alcune zone di conflitto e di crisi, particolarmente il Caucaso, il MedioOriente e il Mediterraneo Orientale. L’incontro è durato circa quarantacinqueminuti».

Santa Teresa di Lisieux, co-patrona delle missioni insieme a san Francesco Saverio

Page 10: L’Armenia pronta a riconoscere l’indipendenza del Nagorno ......da di alcuni fattori», ha precisato il premier. Lo riporta l’agenzia Inter-fax. Fino ad oggi l’Armenia non

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 12 venerdì 2 ottobre 2020

Il Premio Ratzinger a Jean-Luc Marion e Tracey Rowland

Ragione aperta

Congregazione delle Cause dei santi

P ro m u l g a z i o n edi decreti

Nomine pontificie

Gli ottant’anni del cardinale Lorenzo Baldisseri

Sulla strada della sinodalità

Il 29 settembre, Papa Francescoha autorizzato la Congregazionedelle Cause dei santi a promul-gare i decreti riguardanti:

— il miracolo, attribuitoall’intercessione della venerabileserva di Dio Gaetana Tolomeo,detta Nuccia, fedele laica; natail 10 aprile 1936 a Catanzaro(Italia) e ivi morta il 24 gennaio1997;

— il martirio dei servi di DioFrancesco Cástor Sojo López e3 compagni, sacerdoti del Soda-lizio secolare dei Sacerdoti ope-rai diocesani; uccisi, in odio alla

fede, in Spagna tra il 1936 e il1938;

— le virtù eroiche della servadi Dio Francesca della Conce-zione Pascual Doménech, fon-datrice della congregazione dellesuore Francescane dell’Immaco-lata; nata il 13 ottobre 1833 aMoncada (Spagna) e ivi mortail 26 aprile 1903;

— le virtù eroiche della servadi Dio Maria Dolores SegarraGestoso, fondatrice delle suoreMissionarie di Cristo sacerdote;nata il 15 marzo 1921 a Melilla(Spagna) e morta a Granada(Spagna) il 1° marzo 1959.

no principalmente in tre direzioni:premi per studiosi e lavori meritevoli;convegni e incontri di studio e pub-blicazioni; borse di studio per dotto-randi.

L’iniziativa più importante e notadella fondazione è naturalmente ilPremio Ratzinger, giunto alla decimaedizione. I premiati vengono propostia Papa Francesco dal comitato scienti-fico costituito da 5 membri — i cardi-nali Angelo Amato, Kurt Koch, Gian-franco Ravasi e Luis Francisco Lada-ria Ferrer, e il vescovo di Regensburg,monsignor Rudolf Voderholzer — eda lui approvati.

Ed è stato, dunque, proprio il car-dinale Ravasi, presidente del Pontifi-cio Consiglio della cultura, ad annun-ciare e a presentare i due premiati,

mentali, quella della storia della filo-sofia e quella della fenomenologia.Nella storia della filosofia sono fonda-mentali i suoi contributi su Descartese la storia della metafisica, con i qualisi fece conoscere in ambito accademi-co. Tuttavia, è nella fenomenologiache si colloca il contributo fondamen-tale di Marion, in quella corrente del-la fenomenologia francese dove si tro-vano anche Lévinas, Ricoeur, M. He-nry e Derrida, di cui è stato pure di-scep olo.

Sulla scia di Lévinas, Marion cercadi mostrare che la questione dell’esse-re, per quanto centrale alla storia del-la metafisica, non sia quella fonda-mentale, e che va superata in un dop-pio movimento, da una parte in sensoorizzontale dall’etica intesa come

Per «ringraziare don Lorenzo per ilprezioso servizio svolto in questianni» al proprio fianco «come fe-dele collaboratore sulla strada dellasinodalità», con l’augurio «di con-tinuare a camminare nella gioia diservire il Signore: “Itinere laete ser-vire Domino”» — come recita il suomotto episcopale — Papa Francescoha fatto pervenire un messaggioautografo al cardinale Baldisseri,segretario generale emerito del Si-nodo dei vescovi, «in occasione delsuo ottantesimo compleanno».

L’attestato di stima apre «lapubblicazione del volume di scrittiofferti al carissimo» porporato,spiega il Pontefice, ringraziandoanche «le autrici e gli autori per iloro contributi» alle «tre parti delvolume che segnano la vita del fe-steggiato: la sinodalità, il rapportotra la Chiesa e il mondo, la musi-ca». Il libro miscellanea Itinere laeteservire Domino, a cura di MaurizioGronchi e Pierangelo Sequeri (Edi-zioni San Paolo, Cinisello Balsa-mo, Milano, pagine 478, euro 30),è stato presentato alla Libera uni-versità Maria Santissima Assunta(Lumsa) di Roma, martedì 29 set-tembre, proprio nel giorno in cui ilfesteggiato è nato nel 1940 a Barga,arcidiocesi di Pisa.

«Nonostante le difficoltà e i li-miti imposti dal covid-19», comeha ricordato lo stesso Baldisseri nelsuo saluto, erano presenti — con icuratori — i cardinali Giovanni Bat-tista Re, decano del Collegio cardi-nalizio, Pietro Parolin, segretario diStato, Marc Ouellet, prefetto dellaCongregazione per i vescovi, Be-niamino Stella, prefetto della Con-gregazione per il clero, GiuseppeVersaldi, prefetto della Congrega-zione per l’educazione cattolica, eGerhard Ludwig Müller, prefettoemerito della Congregazione per ladottrina della fede; gli arcivescoviVincenzo Paglia, presidente dellaPontificia accademia per la vita,Piero Marini, presidente del Ponti-ficio comitato per i congressi euca-ristici internazionali, e Joseph Ma-rino, presidente della Pontificia ac-cademia ecclesiastica; con altri pre-suli, prelati, sacerdoti, religiosi e re-ligiose, personalità civili ed accade-miche, tra cui i professori France-sco Bonini, rettore della Lumsa, eAndrea Monda, direttore de«L’O sservatore Romano».

Al cardinale ha voluto unirsiidealmente anche Juan Carlos Wa-smosy, che è stato presidente dellaRepubblica del Paraguay negli an-ni in cui Baldisseri era nunzio apo-stolico nel Paese. In un breve ricor-do scritto per la circostanza, l’excapo di Stato ha rievocato con ac-centi di gratitudine «il sostegno» e«la mediazione» assicurati in quelperiodo dall’attuale porporato perfavorire la riconciliazione nazionaleed evitare l’uso della forza e dellaviolenza. Wasmosy ha sottolineato«l’affetto che si è guadagnato per

la sua grande personalità» e ha ri-marcato anche «la capacità» dimo-strata successivamente durante ilservizio come rappresentante ponti-ficio in Brasile, ribadendo in con-clusione «la fecondità del suo mi-nistero» e «la gratitudine per il so-stegno ricevuto».

Da parte sua il cardinale, dopoaver ringraziato il Papa per il testoscritto di suo pugno, che è statoletto durante l’incontro, ha ricorda-to il proprio servizio alla Santa Se-de svolto per quasi cinquant’anni,quaranta dei quali presso le nun-

ziature apostoliche a contatto diret-to con cinque Pontefici: da PaoloVI a Giovanni Paolo I, da GiovanniPaolo II a Benedetto XVI, fino aFrancesco. Gratitudine estesa aquanti lo hanno accompagnato nellavoro pastorale nell’arcidiocesi diorigine, in quello apostolico e di-plomatico nelle rappresentanzepontificie e nel ministero svolto aRoma come segretario generale delSinodo dei vescovi.

Parlando poi del libro, ha dettoche esso «contiene un afflato ami-cale che fa bene all’animo special-mente nei passaggi sensibili dellavita». In particolare ha mostratoapprezzamento per la presenza nelvolume di «spartiti di musica, chegli autorevoli compositori hannovoluto dedicarmi», ha detto rivol-gendosi in special modo al maestroMassimo Salotti e al gruppo vocaleStereo - Tipi, che durante la seratahanno eseguito la M i s a - Ta n g o .«Un vero gioiello di musica incul-turata in testi liturgici», ha com-mentato Baldisseri, aggiungendoche Ludwig Van Beethoven hascritto: «La musica è una rivelazio-ne più profonda della saggezza».

«Viviamo — ha fatto poi notarel’omaggiato — in un contesto dinon normalità. Colpiti dal virus,che dilaga nel mondo, i nostri sen-timenti si rimescolano, si intorbidi-scono, mettono tutto in discussionecon un senso di malinconia che sifa nostalgia». Per questo il porpo-rato ha voluto personalmente suo-nare al pianoforte «un pezzo ap-propriato al contesto in cui vivia-mo» del compositore brasilianoHeitor Villa-Lobos, contemporaneodi Stravinskij, Mulè, Rachmani-noff; un brano che scava nel pro-fondo dell’animo del popolo delBrasile, esprimendone sentimenti eritmi. L’autore è famoso per “asBachianas”, e per gli “C h o ro s ”, mail cardinale per la circostanza hascelto “Il Valzer del dolore” (Va l s ada Dor). «Apparentemente — haspiegato — le due parole sembranocontraddittorie. Valzer esprime al-legria, come coniuga con il dolore?Dentro il pezzo ritroviamo tutto lostile e il sentire del compositoreche ascolta le melodie del popolo ene percepisce una nostalgia, un do-lore profondo, che emerge perfinonel ritmo frenetico della samba neifamosi carnevali».

La «Vergine con il bambino e angeli musicanti» di Piero di Cosimo scelta per la copertinadel libro di scritti offerti al cardinale Baldisseri per i suoi ottant’anni

SA N TA SEDE

Il Santo Padre ha nominato Capo Uf-ficio nella Congregazione per le Chie-se Orientali il Reverendo MonsignoreGiulio Sembeni, finora Officiale dellaSegreteria di Stato, Sezione per gliAffari Generali.

Le nomine di oggi riguardano la Chiesa inColombia e l’Ufficio del Lavoro della SedeApostolica (Ulsa).

Juan Carlos Cárdenas Torovescovo di Pasto (Colombia)

Nato a Cartago il 31 maggio 1968, ha com-piuto gli studi filosofici presso il seminariomaggiore nazionale “Cristo sacerdote” di LaCeja, e quelli teologici presso il maggiore diCartago; e ha conseguito la licenza in filoso-fia presso la Pontificia università Gregorianaa Roma. Ordinato sacerdote il 6 settembre1997, è stato vicario della parrocchia del Per-petuo Socorro, delegato diocesano per la pa-storale familiare, professore e direttore spiri-tuale nel Seminario minore di Cartago, parro-co di Epifania del Señor, rettore del Santua-

rio del Divino Ecce Homo in Ricaurte, for-matore, economo e direttore spirituale del se-minario maggiore di Cartago, delegato dioce-sano per le comunicazioni sociali, assessorediocesano per i Cursillos de cristiandad, par-roco di San Nicolás de Tolentino, delegatodiocesano per la Nuova evangelizzazione, di-rettore di Sviluppo sociale e comunitario del-la Corporación diocesana pro comunidad cri-stiana di Cartago, vicedirettore del Segretaria-to nazionale per la pastorale sociale e coordi-natore del Centro pastorale per l’evangelizza-zione del sociale della Conferenza episcopalecolombiana (Cec) e segretario aggiunto dellastessa Cec. Il 26 giugno 2015 è stato nomina-to vescovo titolare di Nova e ausiliare dell’ar-cidiocesi di Cali, ricevendo l’ordinazione epi-scopale il 25 luglio successivo. Il 15 maggio2019 è stato eletto segretario generale delConsiglio episcopale latinoamericano (Ce-lam).

Alejandro W. Bungepresidente dell’Ulsa

Nato il 21 novembre 1951 a Buenos Aires,in Argentina, ha ricevuto l’ordinazione sacer-dotale il 23 dicembre 1978 per la diocesi diSan Isidro. Ha ottenuto la licenza in teologiapresso l’Università cattolica argentina (Uca) eil dottorato in diritto canonico nella Pontifi-cia università San Tommaso d’Aquino. È sta-to professore ordinario e decano della Facoltàdi diritto Canonico dell’Uca (1996-2013) e an-che docente in vari seminari. Tra altri incari-chi ricoperti, è stato presidente e vicario giu-diziale del tribunale interdiocesano di BuenosAires, presidente della Sociedad argentina dederecho canónico e parroco. Il 7 aprile 2013Papa Francesco lo ha nominato prelato udito-re del Tribunale della Rota romana. È autoredi numerose pubblicazioni.

Pasquale Passalacquadirettore dell’Ulsa

Nato il 15 luglio 1968 a Napoli, in Italia, siè laureato in giurisprudenza presso l’Univer-sità degli studi di Roma Tor Vergata ed èdottore di ricerca in diritto sindacale e del la-voro. Docente alla Pontificia università Late-ranense di Diritto del Lavoro nella Facoltà didiritto civile e professore ordinario di dirittodel lavoro presso il Dipartimento di econo-mia e giurisprudenza dell’Università di Cassi-no e del Lazio meridionale, ha pubblicato di-verse ricerche sui seguenti temi: la contratta-zione collettiva, il lavoro autonomo e associa-to, i lavori flessibili e atipici, la sicurezza sullavoro, gli infortuni e le malattie professiona-li, il processo del lavoro e altri. È sociodell’Associazione italiana di diritto del lavoroe della sicurezza sociale (Aidlass).

Sono il francese Jean-Luc Marion el’australiana Tracey Rowland i vincito-ri della decima edizione del PremioRatzinger. I loro nomi sono stati an-nunciati giovedì mattina, 1° ottobre,dal cardinale Gianfranco Ravasi e dapadre Federico Lombardi, rispettiva-mente membro del comitato scientifi-co e presidente della fondazione Jo-seph Ratzinger - Benedetto XVI, inuna la conferenza stampa svoltasi nel-la Sala Marconi di palazzo Pio.

A oggi, dunque, il riconoscimento èstato assegnato a 22 personalità di 15

Paesi dei cinque continenti: con laprofessoressa Rowland è stata rag-giunta, infatti, anche l’O ceania.

La fondazione è stata istituita nel2010 con la finalità di promuoverestudi e pubblicazioni sull’opera e sulpensiero di Joseph Ratzinger - Bene-detto XVI e, più in generale, di pro-muovere studi teologici e nelle disci-pline connesse. Padre Lombardi hapresentato il punto della situazionedei progetti portati a termine e degliobiettivi. Evidenziando che le iniziati-ve concrete indicate dallo statuto van-

dell’università Francisco de Vitoria diMadrid».

Sempre riguardo al pensiero di Rat-zinger, il cardinale Ravasi ha fattopresente che «il suo dialogo con ilmondo della cultura, per esempio del-la scienza, era proprio basato su que-sto invito a ricordare che la conoscen-za umana è una conoscenza polimor-fa, cioè non con un solo canale». Cer-to, ha spiegato il cardinale, «il canalerazione è fondamentale, ma noi cono-sciamo, per esempio, anche il canaleestetico» — fatto di poesia, letteratura,arte — e il «canale della conoscenzaesistenziale». Questo, ha aggiunto, «èun lascito che la teologia e il messag-gio di Ratzinger hanno voluto lascia-re » .

Dunque, «fermo restando che ilblocco rimane teologico, sia sistemati-co sia anche storico, dall’altra parte èinteressante — ha rilevato il porporato— che accanto, nello spirito di questa“ragione aperta” o allargata”, ci sia in-teresse per altre discipline come lamusica, l’architettura, la ricerca socio-logica religiosa».

Presentando, in particolare, i duevincitori del Premio Ratzinger 2020, ilcardinale ha ricordato anzitutto la suaamicizia personale con il professorJean-Luc Marion, già membro delPontificio Consiglio della cultura. Na-to a Parigi nel 1946, Marion è filosofoe teologo. Ha studiato all’École Nor-male Supérieure, allievo di Althusser,di Derrida e assistente di F. Alquié. Èstato professore di metafisica nel 1981,prima a Nanterre (Paris X) e poi dal1995 alla Sorbona (Paris IV).

La riflessione di Marion si è svilup-pata intorno a due direttrici fonda-

tracciandone i profiliscientifici, e facendopresente che, da quat-tro anni il PremioRatzinger si è come“sdoppiato”, aprendo-si, oltre che a teologisistematici e storici,anche ai protagonistidi campi culturali co-me la musica, l’a rc h i -tettura e la sociologia.

«L’emblema ideale,una sorta quasi di si-gillo che ha questopremio — ha spiegatoil cardinale — p otreb-be essere il tema della“ragione aperta”, della“ragione allargata”:una formula,un’espressione cara aBenedetto XVI e chepoi è diventata l’o cca-sione di un impegno

amore e donazione, e dall’altra, insenso verticale, come trascendenzateologica.

Marion si avvicina alla fenomenolo-gia a partire dall’atto della donazionee del dono, e sviluppa il concetto di«fenomeno saturo»: la saturazione delconcetto, una sovrabbondanza di si-gnificato presente nel fenomeno, chepoi ha anche applicato alla filosofia ealla storia dell’arte. Su queste basi,Marion ha sviluppato una fenomeno-logia dell’amore e dell’essere comedono, che ha la sua espressione piùcompleta nell’op era Étant donné. Essaid'une phénoménologie de la donation.

Marion è accademico di Francia(2008), autore di numerose pubblica-zioni e direttore di alcune collane pre-stigiose. Collabora abitualmente conla rivista internazionale Communio.

La professoressa Tracey Rowland,nata il 7 luglio 1963, australiana, hacompiuto studi di diritto e poi di filo-sofia e filosofia politica nelle Univer-sità del Queensland e di Melbourne.Ha conseguito il dottorato all’Univer-sità di Cambridge sul tema dei rap-porti fra la teologia del ventesimo se-colo e l’idea di cultura, con riferimen-to in particolare alla filosofia di Ala-sdair MacIntyre e alla teologia diHenri De Lubac e Joseph Ratzinger.

Dal 2001 al 2017 è stata decanodell’Istituto Giovanni Paolo II per ilmatrimonio e la famiglia di Melbour-ne. Nello stesso periodo ha consegui-to la licenza e il dottorato in teologiaalla Pontificia università Lateranense.

Attualmente Tracey Rowland è tito-lare della St. John Paul II R e s e a rc hChair in Theology dell’università No-tre Dame in Australia. Fra le sue ope-re principali, due sono dedicate alpensiero di Joseph Ratzinger e tradot-te in diverse lingue: La fede di Ratzin-ger. La teologia di Benedetto XVI (2008)e Benedetto XVI. Una guida per i per-plessi (2017). Ha inoltre pubblicato ol-tre 150 articoli. È membro del consi-glio editoriale della rivista internazio-nale Communio. La sua attività di inse-gnamento e di ricerca spazia in diversicampi della teologia, in particolare lateologia fondamentale, l’antrop ologiateologica e l’ecumenismo. Dal 2014 èanche membro della Commissioneteologica internazionale.