l’appello degli scienziati italiani all’estero Separare ......30 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 20...

1
30 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 20 MARZO 2016 n. 79 Scienza e filosofia semplicità insormontabili Bilancia precisissima di  Roberto Casati e Achille Varzi V i scrivo a proposito del vostro modello Bnep2306, da me recentemente acquistato. Come molti altri acquirenti, sono stato attratto dalla pubblicità che vantava la precisione microgramme- trica del vostro (costoso) modello. L’idea di conoscere il mio peso al millesimo di grammo mi ha dato le vertigini. Come suggerito sulla confe- zione, prima di togliere la bilancia dall’involucro ho letto attentamente le istruzioni per l’uso. Non mi è sfuggito il passaggio in cui si certifica l’accura- tezza della Bnep2306 soltanto per la prima pesata, tutte le altre dovendo effettuarsi su un meccanismo che ha subito un primo trauma che, per quanto piccolo, pregiudica irrimedia- bilmente la precisione di ogni pesata ulteriore. Mi sono così recato in una stanza chiusa, per evitare correnti d’aria che agendo sul piatto avrebbero potuto falsare il rilevamento. Mi sono completamente svestito, dato che il peso di un indumento qualsiasi, inclu- so il più leggero, avrebbe contato in modo significativo nel risultato finale. Salito sul piatto, ho guardato l’indica- tore della Bnep2306, e ho annotato mentalmente il mio peso: settantanove chili, centotrentasette grammi, seicen- tocinquantun milligrammi. Stavo per scendere dalla bilancia, ma mi sono fermato. Indossavo infatti – mi son reso conto – i miei spessi occhiali da vista, il cui peso certo influenzava la rilevazione. Con movi- mento lento ho tolto gli occhiali, li ho appoggiati su una mensola, e sono tornato a guardare l’indicatore; ma la mia forte miopia mi ha impedito di vedere al di là dei fantasmi grigi e indistinti che erano diventate per me le cifre sullo schermo. A questo punto mi sono chiesto se non fossi entrato in un circolo vizio- so. Potevo leggere il mio peso solo se indossavo degli occhiali che però influivano sul valore registrato dalla bilancia. Vi ricordo rispettosamente che nel tempo di questa riflessione ero nudo come un verme, con un paio di occhiali alternativamente inforca- ti o tenuti in mano. Se la cosa può sembrarvi comica, è anche vero che si è trattato per me di una piccola ma dolorosa umiliazione, fisica e cogni- tiva a un tempo, tanto più acuta quanto più si protraeva il tempo dell’indecisione. In quanto produttori, potreste risolvere questo problema in vari modi. Per esempio, potreste richiedere di pesare gli occhiali, per farne in seguito la tara. Ma se questa pesata complementare viene eseguita con la stessa Bnep2306, si ripropone la faccenda dell’accuratezza della secon- da pesata; se invece viene eseguita con un’altra bilancia sorge il problema ulteriore del confronto tra le misure di due bilance differenti. Potreste anche aumentare la dimensione delle cifre del display, o proporre un sistema vocale, tipo bilancia parlante. Ciò detto, devo scrivere una lettera anche alla OptikGlass, che fabbrica i miei occhiali. Ogni volta che li ho reindossati, mi è sembrato di leggere una cifra diversa sul display della bilancia. Seicentocinquantuno o secentocinquantasette milligrammi? Non distinguevo bene, ma era una differenza di peso, una differenza di pesata, o una differenza di lettura? Molto cordialmente, ecc. *** Gentile Cliente, la ringraziamo delle sue utili osservazioni. Cercheremo di miglio- rare il display come da lei suggerito. Al tempo stesso la invitiamo a tem- perare il suo zelo epistemologico. Ogni strumento di misura deve venir letto da un occhio umano o da un altro strumento – di misura o non di misura – e alla fine, se vogliamo utilizzare queste misure, anche l’ulteriore strumento deve farsi leggere da noi. Possiamo migliorare questo e quello, ma non possiamo cambiare più di tanto il nostro modo di conoscere il mondo, che passa da occhi a volte miopi, da orecchi a volte poco sensibili, e da pensieri a volte distratti. È bene cercare di fare attenzione a tutto, ma a un certo punto ci si deve fidare di quello che si vede e si sente. P.S. Vuole che le mandiamo il nostro modello di tuta aderente Zpnoc3062? Pesa solo ed esattamen- te 32 grammi e 236 milligrammi, e le permetterà di pesarsi per tutto il tempo che vuole senza prendere freddo. © RIPRODUZIONE RISERVATA l’appello degli scienziati italiani all’estero Separare scienza e politica I finanziamenti «top down» per il progetto milanese Human Technopole non rispecchiano le procedure seguite a livello internazionale a trent’anni dal disastro del challenger Il 28 gennaio di trent’anni fa, alle 11,39, lo Space Shuttle Challenger fu distrutto dopo 73 secondi di volo. A fianco un focus sulla folla che assistette al tragico evento. Sotto, l’esplosione e, a destra, il premio Nobel per la fisica Richard Feynman (con Neil Armstrong) che individuò la causa dell’incidente e denunciò l’atteggiamento della Nasa, la quale trascurò gli avvertimenti del mondo scientifico sull’inadeguatezza di alcuni materiali. Il disastro fu causato infatti dall’inadeguatezza di una guarnizione, detta O-ring. La prima volta della Bomba Agosto 1945: in una lettera alla madre, il premio Nobel per la fisica Richard Feynman descrive la prima esplosione atomica, avvenuta il 16 luglio ad Alamogordo in una copertina della Domenica (26 giugno 2005). «Raccontai la cosa a quelli che lavorano con me. Erano tutti maledettamente orgogliosi di quello che avevano fatto» www.archiviodomenica.com L a decisione del governo italia- no di affidare il coordinamento del progetto Human Techno- pole (Ht) all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova è stata definita un’operazione top-down anche dallo stesso direttore del- l’Iit, Roberto Cingolani, per il quale è del tutto legittimo che sia così, perché nello stesso modo si procederebbe nel resto del mondo. Abbiamo ascoltato alcuni autore- volissimi scienziati italiani, coinvolti nel progetto, affermare che un’operazione co- me quella di Ht non si può fare se non utiliz- zando la modalità top-down. Proviamo a esaminare la natura del fatto e della corre- lata convinzione, e a riportare entrambi a un ambito internazionale. La procedura top-down cui si fa riferi- mento non riguarda la legittima decisione del governo di creare un polo scientifico- tecnologico sull’area ex Expo, ma l’asse- gnazione diretta di un finanziamento de- cennale di 1,5 miliardi di euro a un unico soggetto, Iit-Ht, senza nessuna competi- zione o procedura di peer review. Il gover- no, per vie non chiare né pubbliche, ha scelto un unico interlocutore (Iit) per ap- prontare un piano scientifico per Ht, e lo stesso interlocutore è stato designato co- me beneficiario del relativo finanziamen- to decennale. Viene spontaneo confrontare questa iniziativa, considerate anche le ambizioni e la scala dei finanziamenti, a quella statu- nitense, conosciuta come Nni (National Nanotechnology Initiative) consultabile sul sito www.nano.gov. Varata nel febbra- io del 2000 dal governo federale america- no e finanziata inizialmente per una cifra pari a 500 milioni di dollari per tutti gli Stati Uniti, la creazione di Nni seguì ben al- tre procedure. Apparve come “report” (piano) pubblico firmato dall’Interagency Working Group on Nanoscience, Engine- ering and Technology Committee on Te- chnology National Science and Technolo- gy Council, cui seguirono bandi pubblici per la presentazione e messa in opera di progetti che prevedevano la creazione di nuovi laboratori, network, centri di ricer- ca eccetera. L’iniziativa Nni, a oggi ancora finan- ziata, non conteneva in sé nessun ele- mento top-down come inteso dal direttore di Iit-Ht. Nessuno dei membri dei vari co- mitati e agenzie che avevano stilato il re- port presentava conflitto di interesse con Nni e nessuno dei membri era responsa- bile di laboratori o gruppi di ricerca che avrebbero partecipato alla competizione nella fase successiva alla pubblicazione dei bandi. Se si confrontano quindi le mo- dalità seguite dal governo americano con quelle fin qui seguite in Italia per varare e finanziare l’iniziativa Iit-Ht, immediata- mente appare chiaro come quest’ultima abbia seguito procedure inaccettabili in qualsiasi Paese moderno. L’entità del finanziamento erogato ri- chiederebbe un ampio coinvolgimento della comunità scientifica nella discussio- ne preventiva dei temi e degli obiettivi a medio e lungo termine, e procedure a ban- do pubblico che comportino una selezione terza, indipendente e competente dei con- tenuti e dei progetti migliori per Ht, non- ché dei profili professionali necessari, a ogni livello, per realizzare l’iniziativa. In tutti i Paesi moderni e per qualsiasi iniziativa che riguardi la ricerca finanzia- ta con risorse pubbliche si fa ricorso a me- todi improntati al cosiddetto «Principio di Haldane». Proposto all’inizio del secolo scorso da sir John Burdon Sanderson Hal- dane, il principio raccomanda la «separa- zione assoluta fra politica e scienza, per- ché la corruzione si previene in questo modo. […] Mischiare politica e scienza è la ricetta del disastro». In altre parole, i pro- cessi di selezione della scienza pubblica non possono essere invasi dalla politica né essere decisi da un singolo ente. Pensiamo che gli sforzi fatti dagli scienziati italiani per adeguarsi e competere con successo sulla scena internazionale rischino di es- sere vanificati dal metodo con cui viene gestita l’iniziativa Iit-Ht per l’impossibili- tà, attuale e futura, che investirà tutti gli scienziati non coinvolti di competere ade- guatamente con “i prescelti”, ovvero colo- ro che saranno invitati a partecipare, con progetti decisi senza alcuna competizione pubblica, al piano Iit-Ht. L’iniziativa Iit-Ht per come è oggi gestita è in pieno e completo conflitto con il Princi- pio di Haldane, e riecheggia i disastrosi ef- fetti causati dal connubio diretto tra politi- ca e top management della Nasa, che igno- rò le valutazioni della comunità scientifica sui rischi all’origine del disastro dello shut- tle Challenger. In questi giorni cade il tren- tesimo anniversario di quel tragico evento e ripensare quella vicenda sarebbe istrutti- vo per i politici e i manager che vorrebbero ridurre la dialettica scientifica condivisa internazionalmente a una procedura top- down, che ha il sapore di “cartello” e di ren- dita di posizione, il cui effetto è quello di cancellare volutamente un’aperta compe- tizione e una selezione meritocratica su base internazionale. Il premio Nobel Ri- chard Feynman, che faceva parte della Commissione Rogers istituita per indagare le cause del disastro del Challenger, dovet- te battersi per far accettare alla Commis- sione stessa le prove che l’incidente fu cau- sato dall’indifferenza del top management della Nasa agli avvertimenti che da anni gli studiosi del programma lanciavano circa l’inaffidabilità di alcuni materiali utilizza- ti. Feynman, che rimane uno degli scien- ziati più esemplari nell’interpretare i valori di integrità nella scienza, chiese e ottenne che fosse pubblicata in appendice al rap- porto ufficiale della Commissione una sua relazione, nella quale si può leggere quanto segue: «Sembrerebbe che, qualsiasi ne fos- se lo scopo, per obiettivi interni o esterni, il management della Nasa abbia esagerato l’affidabilità del suo prodotto elevandolo a un punto di pura fantasia». Ancora: «La Nasa deve ai cittadini, ai quali chiede il so- stegno, di essere franca, onesta e informa- tiva, in modo che questi cittadini possano prendere le decisioni più sagge per l’utiliz- zo delle loro risorse limitate. Per una tec- nologia di successo, la realtà deve avere la precedenza sulle pubbliche relazioni, per- ché la Natura non può essere ingannata». Iit-Ht non manda uomini nello spazio ma promuove se stesso, di fatto svolgen- do ruolo attivo di agenzia di finanzia- mento sui generis, dato che distribui- sce arbitrariamente ingenti risorse pub- bliche, negandone l’accesso su base competitiva a tutto il resto della comuni- tà scientifica. Risorse che provengono dalle tasse dei cittadini italiani, i quali hanno diritto a franchezza e onestà di in- formazione da parte della comunità scientifica italiana e delle istituzioni di ricerca che, grazie ai loro contributi, esi- stono e operano. Il governo e una parte della comunità scientifica nazionale sembrano avere invece intrapreso una strada che nega i più basilari principi su cui la scienza moderna è ovunque fonda- ta e finanziata, e grazie ai quali produce conoscenza verificabile. Noi non cono- sciamo altri criteri per avere successo, se non coltivando l’integrità degli scienzia- ti attraverso la libera competizione delle loro idee, così da ottenere i migliori ri- sultati e un rapporto onesto e trasparen- te con i cittadini finanziatori. – Paola Arlotta, Harvard University, Stati Uniti – Ennio Carbone, Karolinska Institute Stockholm, Svezia – Francesco Colucci, Cambridge University, Regno Unito – Daniele Daffonchio, Kaust, Arabia Saudita – Enzo Di Fabrizio, Kaust, Arabia Saudita – Antonio Giordano, Temple University, Stati Uniti – Daniela Pappalardo, Royal Institute of Technology, Svezia © RIPRODUZIONE RISERVATA La legittima scelta del governo di creare un polo scientifico- tecnologico sull’area ex Expo non implica che l’impresa vada affidata a un unico ente

Transcript of l’appello degli scienziati italiani all’estero Separare ......30 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 20...

Page 1: l’appello degli scienziati italiani all’estero Separare ......30 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 20 MARZO 2016 n. 79 Scienza e filosofia semplicità insormontabili Bilancia precisissima

30 Il Sole 24 Ore DOMENICA - 20 MARZO 2016 n. 79

Scienza e filosofiasemplicità insormontabili

Bilancia precisissimadi Roberto Casati e Achille Varzi

V i scrivo a proposito del vostromodello Bnep2306, da merecentemente acquistato.Come molti altri acquirenti,

sono stato attratto dalla pubblicità che vantava la precisione microgramme­trica del vostro (costoso) modello. L’idea di conoscere il mio peso al millesimo di grammo mi ha dato le vertigini. Come suggerito sulla confe­zione, prima di togliere la bilancia dall’involucro ho letto attentamente le istruzioni per l’uso. Non mi è sfuggito il passaggio in cui si certifica l’accura­tezza della Bnep2306 soltanto per la prima pesata, tutte le altre dovendo effettuarsi su un meccanismo che ha subito un primo trauma che, per quanto piccolo, pregiudica irrimedia­bilmente la precisione di ogni pesata ulteriore. Mi sono così recato in una stanza chiusa, per evitare correnti d’aria che agendo sul piatto avrebbero potuto falsare il rilevamento. Mi sono completamente svestito, dato che il peso di un indumento qualsiasi, inclu­so il più leggero, avrebbe contato in modo significativo nel risultato finale. Salito sul piatto, ho guardato l’indica­tore della Bnep2306, e ho annotato mentalmente il mio peso: settantanove chili, centotrentasette grammi, seicen­tocinquantun milligrammi.

Stavo per scendere dalla bilancia, ma mi sono fermato. Indossavo infatti – mi son reso conto – i miei spessi occhiali da vista, il cui peso certo influenzava la rilevazione. Con movi­mento lento ho tolto gli occhiali, li ho appoggiati su una mensola, e sono tornato a guardare l’indicatore; ma la mia forte miopia mi ha impedito di vedere al di là dei fantasmi grigi e indistinti che erano diventate per me le cifre sullo schermo.

A questo punto mi sono chiesto senon fossi entrato in un circolo vizio­so. Potevo leggere il mio peso solo se indossavo degli occhiali che però influivano sul valore registrato dalla bilancia. Vi ricordo rispettosamente che nel tempo di questa riflessione ero nudo come un verme, con un paio di occhiali alternativamente inforca­ti o tenuti in mano. Se la cosa può sembrarvi comica, è anche vero che siè trattato per me di una piccola ma dolorosa umiliazione, fisica e cogni­tiva a un tempo, tanto più acuta quanto più si protraeva il tempo dell’indecisione.

In quanto produttori, potreste risolvere questo problema in vari modi. Per esempio, potreste richiedere di pesare gli occhiali, per farne in seguito la tara. Ma se questa pesata complementare viene eseguita con la stessa Bnep2306, si ripropone la faccenda dell’accuratezza della secon­da pesata; se invece viene eseguita con un’altra bilancia sorge il problema ulteriore del confronto tra le misure di due bilance differenti. Potreste anche aumentare la dimensione delle cifre del display, o proporre un sistema vocale, tipo bilancia parlante.

Ciò detto, devo scrivere una letteraanche alla OptikGlass, che fabbrica i miei occhiali. Ogni volta che li ho reindossati, mi è sembrato di leggere una cifra diversa sul display della bilancia. Seicentocinquantuno o secentocinquantasette milligrammi? Non distinguevo bene, ma era una differenza di peso, una differenza di pesata, o una differenza di lettura?

Molto cordialmente, ecc.

***Gentile Cliente,la ringraziamo delle sue utili

osservazioni. Cercheremo di miglio-rare il display come da lei suggerito. Al tempo stesso la invitiamo a tem-perare il suo zelo epistemologico. Ogni strumento di misura deve venir letto da un occhio umano o da un altro strumento – di misura o non di misura – e alla fine, se vogliamo utilizzare queste misure, anche l’ulteriore strumento deve farsi leggere da noi. Possiamo migliorare questo e quello, ma non possiamo cambiare più di tanto il nostro modo di conoscere il mondo, che passa da occhi a volte miopi, da orecchi a volte poco sensibili, e da pensieri a volte distratti. È bene cercare di fare attenzione a tutto, ma a un certo punto ci si deve fidare di quello che si vede e si sente.

P.S. Vuole che le mandiamo il nostro modello di tuta aderente Zpnoc3062? Pesa solo ed esattamen-te 32 grammi e 236 milligrammi, e le permetterà di pesarsi per tutto il tempo che vuole senza prendere freddo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

l’appello degli scienziati italiani all’estero

Separare scienza e politicaI finanziamenti «top down»per il progetto milaneseHuman Technopolenon rispecchiano le procedure seguitea livello internazionale

a trent’anni dal disastrodel challengerIl 28 gennaio di trent’anni fa, alle 11,39, lo Space Shuttle Challenger fu distrutto dopo 73 secondi di volo. A fianco un focus sulla folla che assistette al tragico evento. Sotto, l’esplosione e, a destra, il premio Nobel per la fisica Richard Feynman (con Neil Armstrong) che individuò la causa dell’incidente e denunciò l’atteggiamento della Nasa, la quale trascurò gli avvertimenti del mondo scientifico sull’inadeguatezza di alcuni materiali. Il disastro fu causato infatti dall’inadeguatezza di una guarnizione, detta O­ring. 

La prima volta della BombaAgosto 1945: in una lettera alla madre, il premio Nobel per la fisica

Richard Feynman descrive la prima esplosione atomica, avvenuta il16 luglio ad Alamogordo in una copertina della Domenica (26 giugno

2005). «Raccontai la cosa a quelli che lavorano con me. Erano tuttimaledettamente orgogliosi di quello che avevano fatto»

www.archiviodomenica.com

L a decisione del governo italia-no di affidare il coordinamentodel progetto Human Techno-pole (Ht) all’Istituto Italiano diTecnologia (Iit) di Genova èstata definita un’operazione

top­down anche dallo stesso direttore del-l’Iit, Roberto Cingolani, per il quale è deltutto legittimo che sia così, perché nellostesso modo si procederebbe nel resto delmondo. Abbiamo ascoltato alcuni autore-volissimi scienziati italiani, coinvolti nelprogetto, affermare che un’operazione co-me quella di Ht non si può fare se non utiliz-zando la modalità top­down. Proviamo aesaminare la natura del fatto e della corre-lata convinzione, e a riportare entrambi aun ambito internazionale.

La procedura top­down cui si fa riferi-mento non riguarda la legittima decisionedel governo di creare un polo scientifico-tecnologico sull’area ex Expo, ma l’asse-gnazione diretta di un finanziamento de-cennale di 1,5 miliardi di euro a un unicosoggetto, Iit-Ht, senza nessuna competi-zione o procedura di peer review. Il gover-no, per vie non chiare né pubbliche, hascelto un unico interlocutore (Iit) per ap-prontare un piano scientifico per Ht, e lostesso interlocutore è stato designato co-me beneficiario del relativo finanziamen-to decennale.

Viene spontaneo confrontare questainiziativa, considerate anche le ambizioni

e la scala dei finanziamenti, a quella statu-nitense, conosciuta come Nni (NationalNanotechnology Initiative) consultabilesul sito www.nano.gov. Varata nel febbra-io del 2000 dal governo federale america-no e finanziata inizialmente per una cifrapari a 500 milioni di dollari per tutti gliStati Uniti, la creazione di Nni seguì ben al-tre procedure. Apparve come “report”(piano) pubblico firmato dall’InteragencyWorking Group on Nanoscience, Engine-ering and Technology Committee on Te-chnology National Science and Technolo-gy Council, cui seguirono bandi pubbliciper la presentazione e messa in opera diprogetti che prevedevano la creazione dinuovi laboratori, network, centri di ricer-ca eccetera.

L’iniziativa Nni, a oggi ancora finan-ziata, non conteneva in sé nessun ele-mento top­down come inteso dal direttoredi Iit-Ht. Nessuno dei membri dei vari co-mitati e agenzie che avevano stilato il re-port presentava conflitto di interesse conNni e nessuno dei membri era responsa-bile di laboratori o gruppi di ricerca cheavrebbero partecipato alla competizionenella fase successiva alla pubblicazionedei bandi. Se si confrontano quindi le mo-dalità seguite dal governo americano conquelle fin qui seguite in Italia per varare efinanziare l’iniziativa Iit-Ht, immediata-mente appare chiaro come quest’ultimaabbia seguito procedure inaccettabili inqualsiasi Paese moderno.

L’entità del finanziamento erogato ri-chiederebbe un ampio coinvolgimentodella comunità scientifica nella discussio-ne preventiva dei temi e degli obiettivi amedio e lungo termine, e procedure a ban-do pubblico che comportino una selezioneterza, indipendente e competente dei con-tenuti e dei progetti migliori per Ht, non-ché dei profili professionali necessari, aogni livello, per realizzare l’iniziativa.

In tutti i Paesi moderni e per qualsiasiiniziativa che riguardi la ricerca finanzia-ta con risorse pubbliche si fa ricorso a me-todi improntati al cosiddetto «Principio diHaldane». Proposto all’inizio del secoloscorso da sir John Burdon Sanderson Hal-dane, il principio raccomanda la «separa-zione assoluta fra politica e scienza, per-ché la corruzione si previene in questomodo. […] Mischiare politica e scienza è laricetta del disastro». In altre parole, i pro-cessi di selezione della scienza pubblicanon possono essere invasi dalla politica néessere decisi da un singolo ente. Pensiamoche gli sforzi fatti dagli scienziati italianiper adeguarsi e competere con successosulla scena internazionale rischino di es-sere vanificati dal metodo con cui vienegestita l’iniziativa Iit-Ht per l’impossibili-

tà, attuale e futura, che investirà tutti gliscienziati non coinvolti di competere ade-guatamente con “i prescelti”, ovvero colo-ro che saranno invitati a partecipare, conprogetti decisi senza alcuna competizionepubblica, al piano Iit-Ht.

L’iniziativa Iit-Ht per come è oggi gestitaè in pieno e completo conflitto con il Princi-pio di Haldane, e riecheggia i disastrosi ef-fetti causati dal connubio diretto tra politi-ca e top management della Nasa, che igno-rò le valutazioni della comunità scientificasui rischi all’origine del disastro dello shut-tle Challenger. In questi giorni cade il tren-tesimo anniversario di quel tragico eventoe ripensare quella vicenda sarebbe istrutti-vo per i politici e i manager che vorrebberoridurre la dialettica scientifica condivisainternazionalmente a una procedura top­down, che ha il sapore di “cartello” e di ren-dita di posizione, il cui effetto è quello di cancellare volutamente un’aperta compe-tizione e una selezione meritocratica subase internazionale. Il premio Nobel Ri-chard Feynman, che faceva parte dellaCommissione Rogers istituita per indagarele cause del disastro del Challenger, dovet-te battersi per far accettare alla Commis-sione stessa le prove che l’incidente fu cau-sato dall’indifferenza del top managementdella Nasa agli avvertimenti che da anni glistudiosi del programma lanciavano circal’inaffidabilità di alcuni materiali utilizza-ti. Feynman, che rimane uno degli scien-ziati più esemplari nell’interpretare i valoridi integrità nella scienza, chiese e ottenneche fosse pubblicata in appendice al rap-porto ufficiale della Commissione una suarelazione, nella quale si può leggere quantosegue: «Sembrerebbe che, qualsiasi ne fos-se lo scopo, per obiettivi interni o esterni, ilmanagement della Nasa abbia esageratol’affidabilità del suo prodotto elevandolo aun punto di pura fantasia». Ancora: «LaNasa deve ai cittadini, ai quali chiede il so-stegno, di essere franca, onesta e informa-tiva, in modo che questi cittadini possanoprendere le decisioni più sagge per l’utiliz-zo delle loro risorse limitate. Per una tec-nologia di successo, la realtà deve avere laprecedenza sulle pubbliche relazioni, per-ché la Natura non può essere ingannata».

Iit-Ht non manda uomini nello spazioma promuove se stesso, di fatto svolgen-do ruolo attivo di agenzia di finanzia-mento sui  generis, dato che distribui-sce arbitrariamente ingenti risorse pub-bliche, negandone l’accesso su basecompetitiva a tutto il resto della comuni-tà scientifica. Risorse che provengonodalle tasse dei cittadini italiani, i qualihanno diritto a franchezza e onestà di in-formazione da parte della comunitàscientifica italiana e delle istituzioni diricerca che, grazie ai loro contributi, esi-stono e operano. Il governo e una partedella comunità scientifica nazionalesembrano avere invece intrapreso unastrada che nega i più basilari principi sucui la scienza moderna è ovunque fonda-ta e finanziata, e grazie ai quali produceconoscenza verificabile. Noi non cono-sciamo altri criteri per avere successo, senon coltivando l’integrità degli scienzia-ti attraverso la libera competizione delleloro idee, così da ottenere i migliori ri-sultati e un rapporto onesto e trasparen-te con i cittadini finanziatori.

– Paola Arlotta,Harvard University, Stati Uniti

– Ennio Carbone,Karolinska Institute Stockholm, Svezia

– Francesco Colucci,Cambridge University, Regno Unito

– Daniele Daffonchio,Kaust, Arabia Saudita

– Enzo Di Fabrizio,Kaust, Arabia Saudita– Antonio Giordano,

Temple University, Stati Uniti– Daniela Pappalardo,

Royal Institute of Technology, Svezia© RIPRODUZIONE RISERVATA

La legittima scelta del governo di creare un polo scientifico-tecnologico sull’area ex Expo non implica che l’impresa vada affidata a un unico ente